il futuro dell'energia

120
Il futuro dell'energia testi di Monika Psenner a cura di Fiera Bolzano

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Il futuro dell'energia

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Page 1: Il futuro dell'energia

Il futuro dell'energiatesti di Monika Psennera cura di Fiera Bolzano

Page 2: Il futuro dell'energia

2

www.fierabolzano.it | [email protected] BOLZANO SpA Piazza Fiera, 1 I-39100 BolzanoTel. +39 0471 516 000 | Fax +39 0471 516 111

la

rs.it

Fiera internazionale per il risanamentoe l’efficienza energetica in edilizia

KLIMAHOUSE

Fiera internazionale delle energie rinnovabili

KLIMAENERGY

Salone internazionale della mobilità sostenibile

KLIMAMOBILITY

Fiera internazionale della filiera produttivadel serramento

KLIMAINFISSO

BOLZANO | FIRENZE | COMO

Fiere... di cui essere fieri

Page 3: Il futuro dell'energia

3

L’attenzione internazionale rivolta ai temi energetici è da molti anni un argomento di

grande interesse: i costi sempre più elevati della principale fonte di energia, il petro-

lio, e gli appelli per una maggiore tutela ambientale hanno spinto numerose aziende

e privati cittadini a investire nella green economy e a prendere provvedimenti per far

fronte alle necessità future.

Precursore in Italia di questo trend, Fiera Bolzano ha dato voce in modo concreto

alle richieste sempre più rilevanti di un vasto numero di attori del sistema economico

italiano. Risale al 2005 la prima edizione di Klimahouse che si è sviluppata dal 2006 in

maniera autonoma come fiera internazionale specializzata per l’efficienza energetica

e il risanamento in edilizia.

Forte di un know-how e di un’esperienza tipicamente altoatesina, Fiera Bolzano ha

avviato un cammino di crescita alimentando sempre più l’attenzione verso questo

mercato. Il forte impegno nella costruzione di una cultura energetica alternativa a

quella del petrolio e il grande successo riscontrato da Klimahouse hanno spinto Fiera

Bolzano a ‘esportare’ questa formula vincente nel centro e sud Italia con delle edizio-

ni itineranti prima a Roma, poi a Bastia Umbra, poi a Bari e in Toscana e a Como.

Un altro importante progetto intrapreso da Fiera Bolzano è Klimaenergy, fiera inter-

nazionale delle energie rinnovabili, orientata esclusivamente all’ampio ventaglio di

opportunità energetiche alternative affiancata da Klimamobility, il salone dedicato

alla mobilità sostenibile.

Ultima nata tra le manifestazioni di Fiera Bolzano dedicate alla sostenibilità è Kli-

mainfisso, il salone di Fiera Bolzano dedicato all’intera filiera produttiva di finestre,

porte e facciate.

Il territorio e il contesto regionale in cui nasce Fiera Bolzano gioca un ruolo fonda-

mentale per la crescita e il successo delle manifestazioni. L’Alto Adige rappresenta,

infatti, la regione italiana più all’avanguardia in tema di ecologia ed è da numerosi

anni impegnata in prima linea sul fronte della tutela ambientale. Per questo Fiera

Bolzano ha incaricato Monika Psenner, esperta in energia, di scrivere dei testi per

poter offrire spunti interessanti a espositori e visitatori.

Cristina PucherUfficio Stampa Fiera Bolzano

Fiere di cui essere Fieri

Page 4: Il futuro dell'energia

EditorE

Fiera Bolzano SpA39100 BolzanoPiazza Fiera, 1

tel. +39 0471 516000fax +39 0471 516111

intErnEt

www.fierabolzano.it

E-mail

[email protected]

dirEttorE rEsponsabilE

Reinhold Marsoner

rEdazionE

Monika Psenner Cristina Pucher

Florian Schmittner

lito E stampa

Ferrari - Auer

Grafica

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impressum

Page 5: Il futuro dell'energia

5

SOMMARIOIntroduzione .................................................................................................9

Fabbisogno energetico mondiale: situazione attuale e prospettive future .................................................................................... 11

Fonti energetiche fossili nel mondo ...........................................................17

Di quanto calerà ancora il prezzo del petrolio? ........................................ 23

Il ruolo delle energie rinnovabili nel fabbisogno energetico mondiale ......................................................... 27

Produrre energia da gas naturale: un contributo “pulito” alla copertura del fabbisogno energetico? ............................................... 35

Gas di scisto: una rivoluzione ....................................................................43

Il petrolio, un’importante risorsa dell’economia moderna ......................49

Quanto condizionano la nostra vita quotidiana i prodotti ottenuti dal petrolio? .................................................................. 57

L’importanza sempre maggiore delle energie fossili non convenzionali ......................................................................................63

Imposte su benzina, diesel e altri prodotti derivati dal petrolio: fonti di reddito speculative per lo Stato? ...................................................71

Il successo del carbone ............................................................................. 75

La Russia: il gigante dell’energia ...............................................................81

La Cina in corsa per le risorse energetiche ..............................................89

Si può rinunciare all’energia atomica? .....................................................95

Qual è il ruolo delle compagnie petrolifere internazionali nel settore dell’energia? ............................................................................................. 101

Il mercato europeo del gas è in evoluzione .............................................107

La transizione energetica ......................................................................... 113

EditorE

Fiera Bolzano SpA39100 BolzanoPiazza Fiera, 1

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Page 6: Il futuro dell'energia
Page 7: Il futuro dell'energia

7

Monika Psenner è nata a San Cipriano/Tires.

Ha conseguito il diploma di maturità

presso il liceo classico a Bolzano

dopodichè ha intrapreso lo studio

in Scienze Economiche a Vienna

ed Innsbruck.

Dal 1977 al 2010

ha lavorato presso l’OPEC

(Organization of the petroleum

Exporting Countries)

a Vienna.

Attiva nel reparto ricerca,

si è occupata di svolgere analisi

di statistiche relative alle tematiche

energia e macro-economia e di

redigere bilanci energetici,

alla base di decisioni della direzione

ed input per modelli energetici.

Oltre a ciò è stata responsabile

della redazione di ricerche,

relazioni e presentazioni in ambito

energetico, per meeting tecnici e

conferenze. Durante questo lungo

periodo all’OPEC, Monika Psenner è

riuscita a crearsi un ricco bagalio di

conoscenze in ambito energetico.

In questo opuscolo riportiamo

una serie di articoli sul futuro

dell’energia, scritti

da Monika Psenner in esclusiva

per Fiera Bolzano.

Monika Psenner

Page 8: Il futuro dell'energia

8

KLIMAINFISSO 2015

5 - 7 marzo 2015 | BolzanoFiera internazionale della filiera produttiva del serramento

gio-sab: 9.00-18.00

www.klimainfisso.it

la

rs

.it

ConvegnoInternazionale

UNICA

PiattaformainformativaAUTONOMA E INDIPENDENTE

LOCATION

Alto AdigeREGIONE DA SEMPRESCHIERATA SUL FRONTEDELL’INNOVAZIONE

DimostrazioniDI POSA DEL SERRAMENTO

73,9% DEGLI OPERATORI

Serramentisti

Page 9: Il futuro dell'energia

9

IntroduzioneGli articoli contenuti in questo opuscolo intendono fornire una

panoramica della situazione energetica attuale e nel contempo

dare alcune indicazioni sugli sviluppi futuri. Nei vari contribu-

ti s’illustrano il ruolo delle fonti energetiche – petrolio, gas,

carbone – e il significato che il petrolio riveste per l’econo-

mia moderna. Si spiega l’importanza sempre maggiore delle

energie rinnovabili nel mix energetico globale e il loro sviluppo

anche in relazione agli obiettivi fissati dalla politica in difesa

del clima. Si sottolinea, inoltre, l’aumento considerevole della

produzione di fonti energetiche fossili non convenzionali –

gas e oli di scisto – il cui impiego prolunga la disponibilità di

energie fossili per numerosi decenni rallentando il passaggio

ad un mondo di energie rinnovabili e pulite. Infine, si rimarca

il ruolo particolare svolto dal gas, la fonte energetica fossile

“più pulita”, e la sua funzione di “ponte” verso un futuro a zero

emissioni di gas ad effetto serra e altre sostanze dannose per

l’ambiente e pericolose per la salute, provocate dalla combu-

stione di fonti energetiche fossili.

Questa serie di articoli si conclude illustrando il progetto ger-

manico “transizione energetica” il cui obiettivo è il passaggio

ad un’economia basata su un’energia rinnovabile e denuclea-

rizzata.

Page 10: Il futuro dell'energia

10

Page 11: Il futuro dell'energia

11

Fabbisogno energetico mondiale: situazione attuale e prospettive future

L’energia è il motore dell’economia moderna e sempre più

condizione essenziale per sviluppo e benessere soprattutto

in un mondo oramai globalizzato. I combustibili fossili costi-

tuiscono ancora la fonte principale garantendo oltre l’80%

del fabbisogno energetico complessivo: 34% il petrolio, 26%

il carbone e 22% il gas metano.

Nel decennio scorso vi è stato un consistente rincaro del

petrolio: da circa 25 dollari a barile si è passati a 100 e oltre. Il

prezzo del petrolio ha subito, e in futuro continuerà a subire,

significative oscillazioni; nell’ultimo periodo il suo prezzo si è

mantenuto su livelli molto elevati. Gli esperti ritengono assai

improbabile che il prezzo dell’oro nero scenda a quotazioni più

accettabili.

Nel mercato dell’energia, quest’andamento ha portato a cam-

biamenti consistenti: i combustibili fossili, il cui sfruttamento,

in passato non era sinonimo di particolari guadagni, in questa

condizione sono diventati redditizi. Le grandi aziende che ope-

rano in campo energetico investono in nuove forme di energia

e in energie alternative. L’energia eolica e l’energia solare, ad

esempio, hanno registrato importanti sviluppi (grafico 1).

Page 12: Il futuro dell'energia

12

Inoltre, l’elevato costo del petrolio ha generato un incremento

nell’utilizzo di idrocarburi da fonti fossili non convenzionali tipo

gas e petrolio di scisto e ha indotto lo sfruttamento di riserve

di petrolio e gas nel Mar Artico. In proposito si pensi soprat-

tutto alla “rivoluzione” del gas di scisto negli Stati Uniti: grazie

all’impiego di nuove tecnologie questo sviluppo ha portato ad

un boom di petrolio e gas come non si era mai registrato negli

ultimi cento anni e a conseguenze importanti per i maggiori

consumatori mondiali di energia.

In base alle previsioni più recenti, fra qualche anno gli Stati

Uniti non saranno più importatori di gas metano ma espor-

tatori. Aumenterà considerevolmente anche la produzione di

petrolio. Considerato che gli interessi strategici degli U.S.A. si

sposteranno su altri livelli, sulla scena internazionale si assi-

sterà ad un cambiamento imponente dell’assetto energetico

internazionale. Il Medio-Oriente, tradizionale fornitore di ener-

gia perderà rilevanza almeno per gli Stati Uniti, mentre non si

sa quale ruolo giocherà, in futuro, la produzione di gas di scisto

in altre aree. Con queste prospettive la preoccupazione legata

alla futura reperibilità di petrolio passa in secondo piano.

Rivestono, invece, sempre fondamentale importanza le que-

stioni legate alla sicurezza energetica poiché numerosi Paesi

produttori di petrolio e di gas e quelli che fungono da corridoi di

trasporto sono situati in aree politicamente instabili (ad esem-

pio il Medio Oriente e l’Africa).

Nonostante l’elevato costo dell’energia, il fabbisogno ener-

getico aumenta soprattutto nei Paesi emergenti e in quelli in

via di sviluppo. La dipendenza da combustibili fossili, che in

numerosi Paesi è in costante aumento, e la preoccupazione per

l’inquinamento conseguente, fanno sì che il tema legato allo

sviluppo del fabbisogno energetico futuro e al “mix energetico”

sia di scottante attualità.

Grafico 1

Prezzo del petrolio e fabbisogno di energia rinnovabile, 2000-2012

Fonte: BP Statistical Review of the World Energy 2013; toe = tonnellate di petrolio equivalente

(milioni toe) 250

200

150

100

50

0

(US$/b)120

100

80

60

40

20

0

consumo: energie rinnovabili prezzo del petrolio

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Page 13: Il futuro dell'energia

13

Vi sarà sufficiente offerta a fronte di una domanda in costante

crescita? Si riuscirà a diminuire drasticamente la dipendenza

da combustibili fossili e ad aumentare la percentuale di energie

rinnovabili in modo tale da ridurre l’inquinamento ambientale?

Nella tabella in calce alcuni dati sul fabbisogno attuale di ener-

gia nel mondo ed una panoramica dello sviluppo nei prossimi

decenni sulla base delle previsioni più recenti.

I fattori più significativi che determinano il fabbisogno energe-

tico sono l’aumento della popolazione da un lato e l’incremento

economico dall’altro, nonché la crescente industrializzazio-

ne ed urbanizzazione nei Paesi emergenti e in quelli in via di

sviluppo. Tra il 2010 e il 2040 la popolazione mondiale passerà

dagli attuali 7 a 9 miliardi di individui. Questo incremento avrà

luogo esclusivamente nei Paesi emergenti e in quelli in via

di sviluppo. Nello stesso lasso di tempo l’economia nei Paesi

non OCSE aumenterà del 4,4% mentre nei Paesi OCSE solo del

2%. Nei Paesi non OCSE vi è l’enorme esigenza di recuperare

terreno nello sviluppo economico e nello standard vitale con

conseguente, inevitabile incremento del fabbisogno di energia.

Un dato particolarmente significativo: mentre negli Stati Uniti,

tabella 1

Alcuni indicatori relativi al 2012Fonte: Banca Mondiale.

Abitanti (milioni) Prodotto interno

lordo pro capite in dollari USA

Autovetture ogni 1000 abitanti *

Fabbisogno energetico primario

pro capite (t)

Grado di urbanizzazione in %

della popolazione

USA 314 52340 428 7.0 83

Giappone 128 47880 453 3.6 92

Eurozona 334 37884 470 3.5 76

Cina 1350 5720 57 1.4 52

India 1237 1580 18 0.6 32

* I dati si riferiscono all’anno 2011

Page 14: Il futuro dell'energia

14

nell’Eurozona ed in Giappone si registrano tra le 428 e le 470

autovetture ogni 1000 abitanti, in Cina se ne registrano 57 e

in India solo 18 (tabella 1). Nei Paesi non OCSE il fabbisogno

energetico pro capite è considerevolmente inferiore rispetto ai

Paesi OCSE. Se un americano consuma 7 tonnellate di energia

l’anno, un indiano ne consuma solo 0,6.

In base alle ultime previsioni tra il 2010 e il 2040 il fabbisogno

energetico mondiale aumenterà del 35%. L’incremento di ener-

gia si registrerà solo nei Paesi emergenti Cina e India nonché

nei Paesi in via di sviluppo quale conseguenza dell’incremento

demografico, dell’impulso economico, dell’aumento d’indu-

strializzazione, d’urbanizzazione e quindi del benessere. Nei

Paesi non OCSE, invece, si prevede, entro il 2040, una leggera

recessione a patto di incrementare l’efficienza energetica

(grazie ad esempio alla produzione di autovetture a consumo

ridotto di carburante).

Per quel che concerne l’utilizzo dei singoli combustibili fossili

si profila questa situazione: l’impiego di petrolio, gas naturale

e carbone passerà dall’82% nell’anno 2010 al 79% nel 2025

e al 77% nel 2040 anche se tali combustibili continueranno a

coprire più di un terzo del fabbisogno mondiale.

Se nel 2010 la quota di gas metano si attestava al 22%, nel 2025

si attesterà al 24% e nel 2040 al 27%; la quota del carbone che

nel 2010 era del 26%, nel 2040 calerà al 19%; la quota percen-

tuale del petrolio che nel 2010 era del 34, nel 2025 e nel 2040

sarà del 31. Il petrolio continuerà, comunque, ad essere la fon-

Grafico 2

Fabbisogno mondiale di energia (m/t)Fonte: ExxonMobile Energy Outlook 2014(i dati si riferiscono al fabbisogno energetico primario)

OCSE Non OCSE escluso Cina e India Cina & India2010 2025 2040

2000018000160001400012000100008000600040002000

0

quota%3100 24%

4200 32%

5750 44%

quota%

4925 30%

5600 34%

5800 36%

quota%

5375 30%

6825 38%

5550 31%

Grafico 3

Quadro energetico a livello mondialeFonte: ExxonMobile Energy Outlook 2014(i dati si riferiscono al fabbisogno energetico primario)

2010 2025 2040

31% 31%34%

22%

26% 24%

24% 27%

6%6% 8%

8%9% 9%

19%

1% 4%2% 3% 3% 3%

petrolio gas carbone nucleare biomassa energia idrica altre energie alternative

Page 15: Il futuro dell'energia

15

te energetica n° 1 in tutto il mondo. L’aumento di gas metano da

una parte e la diminuzione dei carboni dall’altra sono da consi-

derarsi un fatto positivo poiché la combustione di gas sprigio-

na quantità minori di biossido di carbonio e di altre sostanze

nocive e rappresenta, quindi, alternativa più pulita a carboni

e petroli. Le energie alternative (escluse energia idroelettrica

e a biomassa) aumenteranno in maniera consistente ma, ciò

nonostante, nel 2040 rappresenteranno solo un modesto 4%

del quadro energetico mondiale.

Prendendo in esame i singoli settori economici, il quadro che

ne esce è molto differenziato. Dal 2010 al 2040 il fabbisogno

energetico aumenterà del 28% nel settore privato e commer-

ciale, del 35% nel settore industriale, mentre nel settore dei

trasporti vi sarà un incremento del 42%. In quest’ultimo set-

tore il petrolio continuerà a svolgere un ruolo fondamentale.

Nel 2010 la quota percentuale del petrolio era di 95, nel 2040

continuerà ad essere di un considerevole 87. Le quote percen-

tuali di gas e biocarburanti passeranno dal 4 dell’anno 2010

all’11 del 2040.

Nel settore dell’elettricità nei prossimi decenni assisteremo

a significativi cambiamenti in tutto il mondo. Una premessa:

oggi come ieri 1,3 miliardi d’individui non dispongono di energia

elettrica. In questo settore si prevedono i tassi di crescita più

elevati: tra il 2010 e il 2040 il 90% a livello mondiale, il 163% nei

Paesi non OCSE e solo il 23% nei Paesi OCSE. Nella produzione

di energia vi sarà un elevatissimo aumento di energie alterna-

tive. Tra il 2010 e il 2040 l’aumento più significativo riguarderà

l’energia eolica (540%), altre energie alternative (188%) e l’e-

nergia idrica (80%). Per quel che concerne i combustibili fossili,

entro il 2025 il carbone continuerà ad aumentare leggermente

per poi calare, mentre tra il 2010 e il 2040 il gas aumenterà in

modo consistente (78%). Il petrolio, che nella produzione di

elettricità s’impiega raramente, in futuro perderà di significato.

In questo settore è evidente la tendenza a ricorrere a combu-

stibili “puliti”. Tra il 2010 e il 2040 l’energia atomica aumenterà

del 109% (grafico 4).

grafico 4

Produzione di energia elettrica mondiale per fonte energeticaFonte: ExxonMobil Energy Outlook 2014

2040

2020

2010

0 500 1000 1500 2000 2500 3000

altre energie alternative

energia eolica

energia idrica

nucleare

carbone

gas

petrolio

(mill. toe)

In seguito allo sfruttamento d’idrocarburi da fonti fossili non

convenzionali come il gas e il petrolio di scisto, si allontana la

fine dell’“epoca dell’energia fossile” e con essa il timore per

Page 16: Il futuro dell'energia

16

la diminuzione delle riserve di petrolio disponibili. Gli investi-

menti in campo energetico sono ingenti a tal punto che alcuni

esperti temono che eccessivi capitali vengano investiti in

idrocarburi da fonti fossili non convenzionali a scapito d’inve-

stimenti in energie alternative.

Considerato che il fabbisogno energetico futuro continuerà ad

essere coperto principalmente da combustibili fossili, fino al

2025 le emissioni di CO2 continueranno ad aumentare in tutto

il mondo. In seguito ad un calo del fabbisogno energetico nei

Paesi OCSE le emissioni di CO2 saranno ridotte, mentre nei

Paesi non OCSE aumenteranno in maniera consistente. Solo

dopo si assisterà ad una riduzione di emissioni in tutto il mondo

(grafico 5).

Riassumendo si può affermare che entro il 2040 il fabbisogno

energetico mondiale aumenterà del 35% a condizione che si

riesca a migliorare radicalmente l’efficienza energetica. Anche

nel 2040 saranno i combustibili fossili a soddisfare oltre tre

quarti del fabbisogno energetico primario, anche se una parte

consistente sarà coperta da idrocarburi di fonti fossili non

convenzionali come il petrolio di scisto e il gas di scisto. Non

si sa ancora quando, nel mondo, si potrà produrre energia

senza ricorrere all’utilizzo di combustibili fossili. Il petrolio

continuerà ad essere anche nel 2040 il combustibile fossile

n°1 (31% del fabbisogno energetico complessivo) soprattutto

grazie alla sua flessibilità. Il gas metano, il combustibile fossile

più pulito, registrerà l’aumento maggiore (27%): nel 2040 farà

scivolare il carbone al terzo posto (19%). Tra il 2010 e il 2040 le

energie rinnovabili triplicheranno ma copriranno comunque un

modesto 4% del fabbisogno energetico mondiale. La percen-

tuale di energie alternative assumerà particolare importanza

soprattutto nel settore della produzione di elettricità. Nei

prossimi decenni in campo energetico non si verificherà alcuna

svolta significativa, tuttavia, grazie ad un maggiore impiego

di gas metano da una lato e all’aumento di energie alternative

dall’altro, entro il 2025 le emissioni di CO2 aumenteranno solo

lievemente rispetto ai decenni passati; entro il 2040 possiamo

auspicare un’inversione di tendenza con una leggera riduzione

delle emissioni.

Grafico 5

Emissioni di CO2Fonte: ExxonMobil Energy Outlook 2014

OCSE Non OCSE

2010 2025 2040

40

35

30

25

20

15

10

5

0

quota%

17,8 58%

12,8 42%

quota%

25,0 68%

11,8 32%

quota%

26,6 73%

9,7 27%

(bilioni di tonnellate)

Page 17: Il futuro dell'energia

17

Attualmente oltre l’80% dell’energia mondiale viene prodot-

ta da fonti energetiche fossili: anche nei prossimi decenni

petrolio, gas naturale e carbone rappresenteranno oltre il

75% dell’approvvigionamento mondiale. La grande importan-

za dei combustibili fossili per l’economia moderna e la durata

limitata degli stessi giustificano l’immensa preoccupazione

per la loro futura disponibilità.

Le scorte di energia fossile si suddividono in riserve e risorse e

sia nel primo che nel secondo caso si tratta di stime. Questo è

il motivo per cui i dati pubblicati da varie istituzioni ed organiz-

zazioni non sempre coincidono e per questo vengono corretti

con una certa frequenza in base a calcoli sempre più precisi e a

nuovi criteri.

Per risorse energetiche s’intende l’insieme delle riserve di

petrolio/gas naturale di cui si conosce l’esatta localizzazione

ma che attualmente non è possibile sfruttare né economica-

mente né tecnicamente, nonché l’insieme di quelle quantità

non ancora scoperte ma che si presume potrebbero giacere in

una determinata area.

Le riserve energetiche sono le quantità di petrolio/gas

naturale di cui conosciamo l’esatta ubicazione e che sono

economicamente sfruttabili con le attuali tecnologie. Si tratta

di giacimenti per i quali nella maggior parte dei casi esiste un

progetto di sfruttamento delle scorte. La trasformazione delle

scorte di energia da risorse in riserve dipende da un lato dal

progresso tecnologico e dall’altro dall’andamento dei prezzi

dell’energia. Un esempio: l’esistenza del gas di scisto è nota da

lunghissimo tempo ma il suo sfruttamento si è reso possibile

solo grazie all’impiego di nuove tecnologie e solo in seguito agli

elevati costi dell’energia questo gas è diventato economica-

mente appetibile. E’ ragionevole pensare che anche nel settore

del petrolio e del gas naturale sarà possibile aumentare le

riserve grazie a migliori tecniche di sfruttamento e ad ampliate

conoscenze della struttura geologica del pianeta.

La differenza tra petrolio/gas naturale convenzionale e

non-convenzionale è determinata dal tipo di estrazione: nel

primo caso si applicano tecniche di esplorazione, di utilizzo e

trasporto classici, nel secondo si applicano tecnologie alterna-

tive, più impegnative e più costose. La distinzione tra petrolio

convenzionale e non convenzionale non è sempre netta poiché,

a lunga scadenza, è sempre più scontato il ricorso a tecnologie

alternative e complesse.

Fonti energetiche fossili nel mondo

Page 18: Il futuro dell'energia

18

Petrolio

Alla fine del 2012 le riserve mondiali di petrolio ammontavano

quasi 1700 miliardi di barili (inclusi il petrolio ultra-pesante

in Venezuela e le sabbie bituminose in Canada). Dieci Paesi di

cui cinque in Medio Oriente rappresentano l’85% delle riserve

mondiali di petrolio. Se si confronta l’attuale fabbisogno di

petrolio con le riserve esistenti, si nota uno squilibrio per aree

piuttosto importante. Se quasi la metà delle riserve, ovvero

il 48%, giace in Medio Oriente, il 33% del petrolio viene utiliz-

zato nella regione asiatica, seguita dal Nordamerica con un

consumo pari al 26%, dall’Europa e dalla Comunità degli Stati

Indipendenti pari al 21%.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) il petrolio

non convenzionale include queste categorie: petrolio extra-

pesante e bitumi (detti anche sabbie bituminose), gas di scisto

(Light Tight Oil/LTO) e kerogene. In base alle stime dell’Agenzia

IEA le risorse mondiali di petrolio convenzionale e non con-

venzionale ammontano a quasi 6000 miliardi di barili. Se si

includesse il petrolio sintetico, che si ottiene da gas e carbone,

la cifra aumenterebbe a quasi 8000 miliardi di barili.

grafico 1

Paesi con le maggiori riserve di petrolioFonte: BP Statistical Review of the World Energy 2013

miliardi di barili aliquota percentuale (%)

aliquota percentuale cumulativa %

Venezuela 1/ 298 17,8 17,8Arabia Saudita 266 15,9 33,8Canada 2/ 174 10,4 44,2Iran 157 9,4 53,6Iraq 150 9,0 62,6Kuwait 102 6,1 68,7Emirati Arabi Uniti 98 5,9 74,5Russia 87 5,2 79,7Libia 48 2,9 82,6Nigeria 37 2,2 84,8Altri Paesi 253 15,2 100,0Mondo 1669 100,0

1/ petrolio extra-pesante incluso2/ sabbie bituminose incluse

Nordamerica Europa & Paesi CSI Africa

Sudamerica & America Centrale Medio Oriente Asia & Pacifico

Riserve mondiali di petrolio(fine 2012)

Consumo mondiale di petrolio(2012)

9%8%

8%

48%

4%

33%

26%

7%

21%20%

13%

3%

Page 19: Il futuro dell'energia

19

Il grafico 2 evidenzia l’oscillazione dei costi di estrazione del

petrolio in base alla regione, alla categoria (convenzionale,

non-convenzionale) e alla tecnica di estrazione.

In Medio Oriente e nel Nordafrica si registrano minori costi di

estrazione, mentre nel resto del mondo i costi di estrazione del

petrolio convenzionale sono decisamente più elevati. L’impiego

di tecnologie più sofisticate per un migliore sfruttamento dei

giacimenti (EOR-enhanced oil recovery), l’estrazione di petrolio

in regioni difficilmente accessibili (giacimenti in acque ultra-

profonde in Brasile ad esempio), oppure in regioni artiche

portano a costi ancora più elevati. Estrarre petrolio di scisto,

petrolio ultra-pesante e da sabbie bituminose costa ancora di

più. Costi elevatissimi si registrano anche nell’estrazione di pe-

trolio da olii di scisto e in vari, elaborati processi di trasforma-

zione che a partire dal carbone (CTL) e dal gas naturale (GTL)

portano alla produzione di molteplici varietà di combustibili

liquidi tra cui il petrolio sintetico.

Considerato l’attuale prezzo del petrolio, che si attesta intorno

ai 100 dollari a barile, lo sfruttamento di una buona parte

delle alternative riportate nel grafico risulta economicamente

appetibile. Il prezzo del petrolio sarà soggetto, anche in futuro,

ad oscillazioni. Tuttavia si può ipotizzare che lo stesso non

scenderà più ai livelli registrati all’inizio del millennio poiché le

risorse a basso costo di produzione continueranno a diminuire.

120

100

80

60

40

20

costi di estrazione(2012 US$/barile)

petrolio già estratto Medio Oriente e Nordafrica altro petrolio convenzionale CO2 EOR

non CO2 EOR petrolio nell'Artico petrolio extra pesante e

sabbie bituminose LTO (light tight oil)

offshore-ultraprofondo kerogene GTL (gas to liquids) CTL (coal to liquids)

1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000

risorse rimanenti di petrolio tecnicamente recuperabili (miliardi di barili)

grafico 2

Costi di estrazione del petrolio

Fonte: IEA World Energy Outlook 2013

Page 20: Il futuro dell'energia

20

Gas naturale

Si stima che, alla fine del 2012, le riserve di gas naturale nel

mondo ammontassero a 187 bilioni di metri cubi. Come già

evidenziato per il petrolio, anche le riserve di gas naturale

sono suddivise nelle varie aree in maniera molto irregolare.

Le maggiori riserve giacciono in Iran, Russia e Qatar con una

quota percentuale pari al 48,9%, ovvero quasi la metà di tutte

le riserve mondiali. Prendendo in considerazione le varie aree,

si nota che il 43% delle riserve di gas naturale giace in Medio

Oriente, il 31% in Europa e nella Comunità di Stati Indipendenti

laddove in Russia si registra la percentuale maggiore. L’Eu-

ropa e la Comunità di Stati Indipendenti sono le aree in cui si

registra il maggior fabbisogno di gas naturale (33%), seguite

dal Nordamerica (27%) e dall’Asia (19%).

Secondo l’Agenzia IEA fanno parte dei gas non-convenzionali

il gas di scisto, il gas di sabbie compatte (tight gas) e il gas

metano (Coalbed Methan/CBM). Gli idrati di metano presenti in

grandi quantità in tutto il pianeta appartengono ai gas non-con-

venzionali. Tuttavia nella maggior parte dei casi essi non ven-

gono inclusi nelle stime delle risorse di gas non-convenzionali

poiché la loro estrazione non sarà possibile in tempi prevedibili

sia per ragioni di tipo tecnologico sia di tipo economico. Secon-

do l’Agenzia IEA le risorse di gas convenzionali e non-conven-

zionali si aggirano intorno agli 800 bilioni di metri cubi.

19%

8%

8%

6%4%

4%

5%

27%

33%

12%

43%

31%

Nordamerica Europa & Paesi CSI Africa

Sudamerica & America Centrale Medio Oriente Asia & Pacifico

Riserve mondiali di gas naturale (fine 2012)

Consumo mondiale di gas naturale (2012)

grafico 3

Paesi con le maggiori riserve di gas naturaleFonte: BP Statistical Review of the World Energy 2013

bilioni di metri cubi aliquota percentuale (%)

aliquota percentuale cumulativa %

Iran 33,6 18,0 18,0Russia 32,9 17,6 35,5Qatar 25,1 13,4 48,9Turkmenistan 17,5 9,3 58,3USA 8,5 4,5 62,8Arabia Saudita 8,2 4,4 67,2Emirati Arabi Uniti 6,1 3,3 70,4Venezuela 5,6 3,0 73,4Nigeria 5,2 2,8 76,2Algeria 4,5 2,4 78,6Altri Paesi 40,1 21,4 100,0Mondo 187,3 100,0

Page 21: Il futuro dell'energia

21

Carbone

Il carbone è la fonte di energia primaria maggiormente presen-

te in natura. Le maggiori riserve mondiali di carbone giacciono

negli Stati Uniti (27,6%), seguiti dalla Russia (18,2%), dalla Cina

(13,3%), dall’Australia (8,9%) e dall’India (7%). Questi cinque

Paesi dispongono dell’oltre 75% delle riserve mondiali di

carbone che non sono concentrate, come avviene nel caso del

petrolio e del gas naturale convenzionali, in determinate aree,

ma sono distribuite in tutti e cinque i continenti. Con una quota

percentuale pari a 70 l’Asia risulta essere il maggior consu-

matore di carbone con la Cina che, da sola, necessita di oltre il

50% del carbone mondiale.

Attualmente il maggior fabbisogno di combustibili fossili è co-

perto dal petrolio (38%), dal carbone (34%) e dal gas (28%). Se

si paragonano le riserve con le risorse, il quadro cambia com-

pletamente: rispetto a petrolio e gas naturale, il carbone ha

sia le maggiori riserve che le maggiori risorse. Nelle riserve

fossili mondiali la quota percentuale di carbone è pari al 58%

mentre quella di petrolio e gas naturale è rispettivamente del

23% e 19%. Nelle risorse le quote percentuali di carbone, gas e

petrolio sono rispettivamente del 91%, 6% e 3%. E’ interessante

notare come il petrolio sia da un lato il combustibile maggior-

mente utilizzato, dall’altro abbia la minor quota percentuale di

risorse (grafico 5).

Nordamerica Europa & Paesi CSI Africa

Sudamerica & America Centrale Medio Oriente Asia & Pacifico

Riserve mondiali di carbone (fine 2012)

Consumo mondiale di carbone (2012)

31%

29%

14%

1%

1%

0,3%0,1% 3%4%

70%12%

35%

grafico 4

Paesi con le maggiori riserve di carboneFonte: BP Statistical Review of the World Energy 2013

miliardi di tonnellate aliquota percentuale (%)

aliquota percentuale cumulativa %

USA 237,3 27,6 27,6Russia 157,0 18,2 45,8Cina 114,5 13,3 59,1Australia 76,4 8,9 68,0India 60,6 7,0 75,0Germania 40,7 4,7 79,7Ucraina 33,9 3,9 83,7Kazakistan 33,6 3,9 87,6Sudafrica 30,2 3,5 91,1Colombia 6,7 0,8 91,9Altri Paesi 70,1 8,1 100,0Mondo 860,9 100,0

Page 22: Il futuro dell'energia

22

L’Agenzia IEA calcola che la durata delle riserve, commisurata

alla produzione attuale di petrolio, sia di 54 anni per il petrolio,

di 61 per il gas naturale e di 142 per il carbone. Per quel che

concerne le risorse, la durata del petrolio sarà di 178 anni, del

gas naturale di 233 anni e del carbone di oltre 3.000 anni. Se le

stime delle riserve e con esse il possibile futuro utilizzo sono

considerate attendibili, le cifre che riguardano le risorse sono

molto imprecise poiché non è possibile prevedere quanto delle

risorse oggetto di stima si potrà effettivamente sfruttare e

quindi annoverare tra le riserve.

In sintesi si può affermare che, in base alle conoscenze attuali,

in tutto il mondo esistono ancora riserve molto consistenti di

combustibili fossili e che il carbone ha di gran lunga il poten-

ziale maggiore. La percentuale di risorse che potrà essere

effettivamente sfruttata anche in futuro dipenderà, invece, dal

progresso tecnologico e dalle oscillazioni del prezzo dell’ener-

gia. In futuro, sostenibilità e consenso pubblico rivestiranno un

ruolo significativo nello sfruttamento di combustibili fossili. Il

petrolio è il combustibile fossile le cui riserve sono maggior-

mente sfruttate. Sembrano oramai tramontati i tempi in cui il

petrolio era a buon mercato: le riserve con costi di produzione

contenuti sono sempre meno e in tempi brevi destinate ad

esaurirsi considerato il crescente fabbisogno.

N.B.: i miliardi (109) corrispondono ai bilioni e i bilioni (1012) corrispondono ai

trilioni usati in area anglosassone.

grafico 5

Combustibili fossili: fabbisogno, riserve e risorse (aliquota percentuale)Fonte: Federal Institute for Geosciences and Resources - Germany (BGR)

petrolio gas naturale carbone

Fabbisogno, 2012 Riserve, fine 2012 Risorse, fine 2012

38%

34% 91%6%

3%58%

23%

19%28%

grafico 6

Riserve e risorse dei combustibili fossili - vita media residua (anni)Fonte: IEA World Energy Outlook 2013

178

233

54

61

142

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500

3050

petrolio

gasnaturale

carbone

(anni)(I dati per il petrolio e gas si riferiscono all'anno 2012, i dati per il carbone si riferiscono all'anno 2011)

risorse riserve

Page 23: Il futuro dell'energia

23

Di quanto calerà ancora il prezzo del petrolio?

Dall’inizio di giugno 2014 fino all'inizio di gennaio 2015 il prez-

zo del petrolio è calato di circa il 50%. Gli operatori del setto-

re hanno atteso con trepidazione la decisione del Ministro del

petrolio dei Paesi OPEC se e come tagliarne la produzione per

scongiurare un ulteriore calo dei prezzi. E invece, a sorpresa,

il vertice del 27 novembre 2014 si è concluso con la decisione

di lasciare invariata la produzione petrolifera.

Già in sede di trattativa l’Arabia Saudita ed altri Paesi del Golfo

aderenti all’OPEC avevano lasciato intendere che non avrebbe-

ro votato a favore di una riduzione della produzione di greggio.

Altri Paesi OPEC – Venezuela, Iran e Iraq – premevano per un

taglio della produzione poiché il prezzo basso del petrolio è la

causa delle continue ripercussioni negative sulla loro già de-

bole economia. Un’altra volta ancora si è capito che molteplici

e differenti sono gli interessi dei singoli Paesi OPEC e che l’A-

rabia Saudita, il produttore di greggio più significativo tra tutti

i Paesi OPEC, ha la maggior voce in capitolo. Arabia Saudita ed

altri Paesi del Go

lfo dispongono di sufficienti riserve monetarie per sopportare,

a lungo, un minore prezzo del greggio. Per altri Paesi OPEC tra

cui Iran, Iraq e Venezuela il persistere di minori entrate avreb-

be ripercussioni estremamente negative: non riuscirebbero più

a pareggiare i bilanci!

Quali sono i motivi che hanno portato alla caduta dei prezzi del

greggio e perché l’OPEC non fa nulla per contrastare il trend al

ribasso?

Il consistente calo è la conseguenza di una sovrapproduzione di

greggio nei mercati mondiali. Negli anni passati gli Stati Uniti

hanno aumentato notevolmente la produzione di petrolio per il

grafico 1

Andamento del prezzo del petrolio (Brent) giugno 2014 - gennaio 2015 (US$/barile)Fonte: US Energy Information Adminstration

120

110

100

90

80

70

60

50

40

120

110

100

90

80

70

60

50

40

giu

02, 2

014

giu

09, 2

014

giu

16, 2

014

giu

23, 2

014

giu

30, 2

014

lug

07, 2

014

lug

14, 2

014

lug

21, 2

014

lug

28, 2

014

ago

04, 2

014

ago

11, 2

014

ago

18, 2

014

ago

25, 2

014

set 0

1, 2

014

set 0

8, 2

014

set 1

5, 2

014

set 2

2, 2

014

set 2

9, 2

014

ott 0

6, 2

014

ott 1

3, 2

014

ott 2

0, 2

014

ott 2

7, 2

014

nov

03, 2

014

nov

10, 2

014

nov

17, 2

014

nov

24, 2

014

dic

01, 2

014

dic

08, 2

014

dic

15, 2

014

dic

22, 2

014

dic

29, 2

014

gen

05, 2

015

Page 24: Il futuro dell'energia

24

sempre maggiore apporto di olio di scisto. Nel periodo compre-

so tra gennaio 2005 e settembre 2014 la produzione è aumen-

tata da 5,4 milioni di barili al giorno a 8,9 milioni di barili al

giorno il che significa un incremento di oltre 3,4 barili al giorno.

Se s’include anche l’aumento della produzione di NGL , occorre

aggiungere ancora 1,3 milioni di barili al giorno. L’incremento di

produzione ha diminuito notevolmente le importazioni ameri-

cane di greggio. In base a varie stime, questo trend si manterrà

tale pure negli anni a venire. Anche altri Paesi non-OPEC quali

Canada e Brasile producono maggiori quantità di petrolio.

La debole crescita economica registrata soprattutto nell’Eu-

rozona e i minori tassi di crescita nei Paesi emergenti quali

la Cina hanno portato ad una minore richiesta di petrolio. Le

stime del Fondo Monetario Internazionale, dell’OCSE o di altre

rinomate istituzioni evidenziano che l’economia mondiale si

riprenderà solo lentamente e quindi è assai improbabile, per il

momento, un aumento del consumo di petrolio.

A differenza di un tempo, l’OPEC o meglio l’Arabia Saudita non

è più disposta a ridurre la produzione di petrolio ed a perdere

quote di mercato: sembra invece intenzionata a ribadire che

una consistente parte di piccoli produttori americani di petrolio

di scisto debba limitarne la produzione in modo tale che cali

l’offerta ed aumenti il prezzo del greggio.

Nel corso di un’intervista, il Ministro saudita del petrolio ha

affermato che il mercato finirà per stabilizzarsi rendendo

superfluo tagliare le quote di produzione dell’OPEC: non è dato

di sapere cosa intendesse esattamente. Gli analisti interpreta-

no così il suo pensiero: l’Arabia Saudita parte dal presupposto

che, a breve, sarà necessario ridurre notevolmente la produ-

zione americana di petrolio di scisto.

Alcuni analisti imputano la decisione dell’OPEC di non limita-

re la produzione di greggio ad un contesto anche geopolitico.

Altri ritengono che il prezzo contenuto del petrolio avrà pesanti

ripercussioni sulla Russia la cui economia dipende fortemente

da petrolio e gas. Si fa sempre più largo la teoria secondo la

quale, così facendo, si vuole indebolire l’Iran.

grafico 2

USA: produzione di petrolio 2005-2014 (milioni di barili al giorno)Fonte: US Energy Information Adminstration

9

8

7

6

5

4

3

Gen

-05

Mag

-05

Set-

05

Gen

-06

Mag

-06

Set-

06

Gen

-07

Mag

-07

Set-

07

Gen

-08

Mag

-08

Set-

08

Gen

-09

Mag

-09

Set-

09

Gen

-10

Mag

-10

Set-

10

Gen

-11

Mag

-11

Set-

11

Gen

-12

Mag

-12

Set-

12

Gen

-13

Mag

-13

Set-

13

Gen

-14

Mag

-14

Set-

14

Page 25: Il futuro dell'energia

25

Se il prezzo del greggio continuerà a calare, cosa piuttosto

probabile poiché nel primo trimestre del 2015 la domanda

continuerà a diminuire, i produttori americani più piccoli di

petrolio di scisto dovranno ripensare la propria attività. Negli

Stati Uniti vi sono molte piccole società petrolifere attive nella

produzione di petrolio di scisto: se il prezzo si manterrà su

livelli bassi, esse non potranno più produrre per scarsa reddi-

tività al contrario delle grandi multinazionali che dispongono di

risorse finanziarie sufficienti per poter continuare la produzio-

ne. Quanto dovrà calare effettivamente il prezzo del greggio

per rendere scarsamente redditizia la produzione di petrolio di

scisto? Non è semplice rispondere a questa domanda. In alcuni

studi si ritiene che questo tipo di produzione sia conveniente

anche a meno di 60 US$ a barile.

L’ammontare dei costi di produzione del petrolio di scisto di-

pende dalla condizione geologica dei singoli giacimenti. Alcuni

analisti affermano che in presenza di un calo del costo del

greggio l’industria petrolifera farà di tutto per diminuire i costi

della produzione di petrolio di scisto in modo tale da garantirne

la redditività anche in caso di prezzi minimi del petrolio.

Numerose sono le domande che per il momento non trovano

risposta: nelle prossime settimane e nei prossimi mesi si vedrà

come si svilupperà il prezzo del greggio. Non è dato di sapere

se, in presenza di un’ulteriore caduta dei prezzi, nei prossimi

mesi l’OPEC ci ripenserà ed effettuerà tagli alla produzione e

se altri Paesi non-OPEC (Messico e Russia, ad esempio) la ca-

leranno per portare il costo del greggio ad un livello più eleva-

to. Alcuni analisti sono dell’avviso che a breve termine il prezzo

del petrolio si attesterà intorno agli 80 US$ a barile. Attual-

mente è difficile prevedere a che livello di prezzo si posizionerà

il petrolio una volta raggiunta una fase di stabilizzazione.

Page 26: Il futuro dell'energia

26

Page 27: Il futuro dell'energia

27

Il ruolo delle energie rinnovabili nel fabbisogno energetico mondiale

L’impiego di energie rinnovabili presenta numerosi poten-

ziali vantaggi rispetto all’uso di combustibili fossili. Le fonti

energetiche alternative rivestono un ruolo di fondamentale

importanza soprattutto nella difesa del clima e dell’ambiente

poiché contribuiscono a ridurre le emissioni di gas ad effetto

serra e di altri inquinanti atmosferici. L’utilizzo in costante

aumento di energie rinnovabili porta, tra l’altro, ad una note-

vole diversificazione del fabbisogno energetico e contribuisce

a ridurre la dipendenza da combustibili fossili (petrolio, gas

naturale e carbone). Qual è la quota percentuale mondiale di

energie rinnovabili nel fabbisogno energetico complessivo e

quale sviluppo si prevede per il futuro?

solare

EOLICA

geotermica

idricabiomassa

Page 28: Il futuro dell'energia

28

Sono fonti energetiche rinnovabili l’energia idrica, l’energia

solare1, l’energia eolica, l’energia geotermica, l’energia da

biomassa2 e l’energia oceanica.

Nell’anno 2011 la quota delle energie rinnovabili complessive

nel fabbisogno energetico primario3 mondiale ammontava al

13%: 10% bioenergia, 2% energia idrica e solo 1% altre energie

rinnovabili. La considerevole quota di bioenergia è una conse-

guenza dell’elevato consumo di biomassa tradizionale nei Pae-

si in via di sviluppo. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA)

ritiene che, nel 2035, la quota dell’energia rinnovabile salirà

al 18%: questo dato, seppur modesto, evidenzia che è in corso

la netta tendenza a preferire l’energia rinnovabile sostenibile

a discapito dell’energia fossile (grafico 1). L’impiego di energie

rinnovabili, energia idrica e bioenergia escluse, aumenterà,

entro il 2035, ogni anno mediamente del 7,4%, mentre per

petrolio e per carbone il tasso di crescita sarà rispettivamente

dello 0,5 e 0,7%.

Nei Paesi industrializzati (OCSE) quasi la metà dell’energia rin-

novabile viene utilizzata nel settore della produzione di energia

elettrica, mentre su scala mondiale il 53% è impiegato nei

settori residenziale, commerciale e pubblico. Nei Paesi in via

di sviluppo vi è un diffuso utilizzo di biomassa tradizionale. E’

probabile che, con il graduale aumento dello sviluppo economi-

co, nei Paesi non OCSE la percentuale di utilizzo sarà simile a

quello dei Paesi OCSE.

1 fotovoltaico, pannelli solari termici per la produzione di acqua calda e sistemi

a concentrazione solare (CSP-Concentrating Solar Power)

2 Per biomassa o bioenergia s’intendono tutti i combustibili organici non fossili

di origine vegetale o animale, impiegati quali fonti energetiche. La biomassa

include combustili derivanti da legno, energia di scarto, biodiesel (ad es.

colza) e bioetanolo (ad es. da canna da zucchero). Per biomassa tradizionale

s’intende, legno, scarti di legno, carbone vegetale e residui agricoli tipo pa-

glia utilizzati soprattutto in Paesi in via di sviluppo per cucinare e riscaldare.

3 Una fonte di energia viene definita primaria quando è presente in natura e

quindi non deriva dalla trasformazione di nessun’altra forma di energia. Ri-

entrano in questa classificazione l’energia solare, l’energia eolica, i combu-

stibili (petrolio o gas naturale), l’energia nucleare. Si differenzia dalle fonti di

energia secondaria in quanto queste ultime possono essere utilizzate solo in

seguito ad una trasformazione (ad esempio in prodotti derivati dal petrolio).

L’energia secondaria più importante è l’energia elettrica.

grafico 1

Fabbisogno di energia primaria mondiale suddiviso per fonte: aliquota percentualeFonte: IEA World Energy Outlook 2013 (New Policies Scenario)

29 28 27 26 25

31 30 29 28 27

21 22 23 23 24

5 6 6 6 6

2 3 3 3 3

10 10 10 10 11

1 2 3 3 4

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2011 2020 2025 2030 2035

carbone

petrolio

gas

energia nucleare

energia idroelettrica

bioenergia

altre energie rinnovabili

Page 29: Il futuro dell'energia

29

Negli anni passati vi è stato un considerevole incremento degli

investimenti in energie rinnovabili; nel periodo dal 2005 al 2012

è stato registrato un tasso medio di crescita pari al 28%. Come

si evince dal grafico n° 3, vi è una forte correlazione tra inve-

stimenti in energie rinnovabili e prezzo del petrolio. In seguito

all’elevato costo di quest’ultimo l’utilizzo di energie rinnovabili

è diventato più appetibile ed è aumentata la sua forza concor-

renziale nei confronti dei combustibili fossili. Inoltre sono calati

drasticamente i costi delle tecnologie impiegate, ad esempio,

per la produzione di moduli fotovoltaici. La IEA ritiene che, nel

2012, le sovvenzioni mondiali per le energie rinnovabili am-

montassero a 101 miliardi di dollari, mentre le sovvenzioni per

le fonti energetiche fossili a 544 miliardi di dollari.

Negli anni passati energia solare ed eolica hanno fatto

registrare i tassi di crescita più consistenti. Nel periodo

compreso tra il 2005 e il 2012 l’uso del fotovoltaico è

aumentato, a livello mondiale, in media del 60% l’anno, mentre

nello stesso periodo la produzione di energia termosolare è

grafico 2

Energia rinnovabile: consumo per settore 2010Fonte: IEA Renewables Information 2012

settore residenziale, commerciale e pubblico impianti di cogenerazione (elettricità e calore) e altri impianti termici Industria settore dell'elettricità altro uso trasporto

*Uso dell'industria energetica e perdite dell'energia

Mondo OCSE

11%

26%53%

49%

8%

15%

10%

18%

2%

4%

4%0,2%

grafico 3

Investimenti mondiali in energie rinnovabiliFonti: investimenti in energie rinnovabili - REN21 Renewables Global Status Report 2013prezzo del petrolio - BP Statistical Review of the World Energy 2013

0

50

100

150

200

250

300

0

20

40

60

80

100

120

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

prezzo del petrolio investimenti in energie rinnovabili

(US$ per barile) (miliardi di dollari)

Page 30: Il futuro dell'energia

30

aumentata del 43%; nella produzione di energia da fonte eolica

vi è stato un aumento medio annuo del 25%; buoni i tassi di

crescita anche nell’impiego di pannelli solari per la produzione

di acqua calda e nella produzione di biodiesel ed etanolo

(grafico 4).

Le rinnovabili svolgono già oggi un ruolo significativo nel set-

tore della produzione di energia. Nel 2012 la quota mondiale di

energie alternative nel settore dell’elettricità era pari al 21%

laddove l’energia idroelettrica rappresentava il 16%.

Se si prendono in considerazione le energie rinnovabili senza

energia idroelettrica, allora l’energia eolica figura al primo

posto con il 52%, seguita dalla biomassa con il 31%, dall’ener-

gia solare con il 10% e dalla geotermia con il 7%. Le centrali ad

energia oceanica utilizzano la forza delle onde marine per pro-

durre energia elettrica: questo tipo di produzione è agli arbori

ed infatti è rappresentata da un modestissimo 0,6% (grafico 5).

La IEA ritiene che, nel mercato dell’energia elettrica, la

competitività delle energie alternative sia in continuo aumento

in tutto il mondo, perciò anche nei prossimi anni e decenni si

prevede un incremento importante dei tassi di crescita.

Con tutta probabilità gli incrementi più consistenti verranno re-

gistrati nella produzione di energia elettrica da energia solare

ed eolica.

3,3%

4%

11%

15%

17%

25%

43%

60%energia fotovoltaica

impianti a concentrazione solare

energia eolica

produzione di biodieselpannelli solari termici/

produzione di acqua caldaproduzione di bioetanolo

energia geotermica

energia idroelettrica

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60%

grafico 4

Crescita media annua di energie rinnovabili e produzione di biocombustibili 2007-2012Fonte: REN21 Renewables 2013 Global Report

grafico 5

Produzione di elettricità 2012Fonte: EDF - Observatoire des energies renouvables: Worldwide electricity production from renewable energy sources 2013

carbone, gas, petrolio energia nucleare energia idroelettrica energie rinnovabili senza idroelettrica

suddivisaper fonte di energia

da fonti energeticherinnovabili

da fonti energeticherinnovabili (senza energia

idroelettrica)

68%

11%

52%

31%11%

7%

7%10%

78%16%

5%2%

2%

bioenergia energia solare energia eolica energia geotermica

Page 31: Il futuro dell'energia

31

grafico 6

Produzione mondiale di energia elettrica da fonti rinnovabiliFonte: IEA Renewable Energy Medium- Term Market Report 2013

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

2006 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

energia geotermica & energia oceanicaenergia fotovoltaica & energia solare a concentrazioneenergia eolicabioenergiaenergia idroelettrica

Crescitamedia2012-2018

24.9%

5.2%

15.3%

7.0%

3.2%

TWh

Prendendo in considerazione la quota delle energie rinnova-

bili nella produzione di energia elettrica nei vari Paesi e nelle

diverse aree, si configura questo scenario: nel 2012, nel mondo,

l’apporto delle energie rinnovabili senza energia idroelettrica

era pari a 480 GigaWatt laddove 210 GW ovvero il 44% si riferiva

all’Unione Europea mentre 128 GW ovvero il 27% agli Stati

BRICS. Se si confrontano i singoli Stati, la Cina figura al primo

posto (19%) seguita da Stati Uniti (18%) e Germania (15%). Fra

i primi 6 Stati ve ne sono due emergenti a dimostrazione del

fatto che nell’utilizzo delle energie rinnovabili i Paesi emergen-

ti svolgono un ruolo di tutto rispetto. Sia la Cina che altri Paesi

emergenti puntano molto sulle energie rinnovabili e promuovo-

no consistenti incentivi per il loro sviluppo.

Nei diversi Paesi l’utilizzo delle energie rinnovabili è distribuito

in maniera non omogenea. Nella tabella n° 1 figurano i 5 Paesi

con capacità maggiore: è interessante notare che la Cina, il più

importante Paese emergente, occupa un posto di prim’ordine

nell’uso delle energie rinnovabili. La Cina figura al primo posto

anche nella capacità totale di energia rinnovabile compresa ed

esclusa l’energia idroelettrica, mentre per quel che concerne il

Page 32: Il futuro dell'energia

32

totale pro capite è in testa la Germania. Per quel che riguarda

l’energia eolica, il primo posto è occupato dalla Cina mentre

per quel che concerne l’energia fotovoltaica dalla Germania.

Nel settore delle rinnovabili guidano la classifica i Paesi

emergenti Cina, India, Brasile e la Turchia accanto ai Paesi

industrializzati. E’ interessante notare come l’energia solare

sia utilizzata non solo in Paesi a sud dell’emisfero, ma anche in

Paesi tipo Germania dove l’irraggiamento solare è ben diverso.

La Cina non spicca solo per l’impiego di energie rinnovabili ma

anche per la produzione di sistemi fotovoltaici e pannelli solari.

Alcuni esperti temono che i sostanziosi investimenti nell’in-

dustria del gas di scisto e in altre forme di energia fossile non

convenzionali provochino la riduzione delle risorse finanzia-

rie destinate allo sviluppo delle rinnovabili rallentandone la

crescita. La crescente competitività delle rinnovabili rispetto

alle energie fossili fa, invece, ben sperare nella loro capacità di

conquistare sempre maggiori quote di mercato. In un rappor-

to pubblicato nel 2013, l’Organizzazione Internazionale per le

Energie Rinnovabili (IRENA) spiega che già oggi, in determinate

aree del mondo, nel settore della produzione di energia elettri-

ca parte delle energie rinnovabili è già fortemente competitiva

rispetto alle energie fossili: in zone non allacciate a reti elettri-

che ad esempio, dove gli impianti fotovoltaici contribuiranno ad

aumentare, entro il 2020, la loro forza concorrenziale.

Sebbene le rinnovabili siano, senza ombra di dubbio, più

sostenibili rispetto ai combustibili fossili, gli ambientalisti

temono che la costruzione di dighe per le centrali idriche possa

danneggiare l’ecosistema di determinate aree. Nel contempo

muovono critiche alla produzione di combustibili biologici:

quest’ultima richiede, infatti, la trasformazione di vaste aree a

coltivazione tradizionale in aree destinate a colture energetiche

con conseguente aumento del costo dei cereali.

grafico 7

Energie rinnovabili: capacità mondiale di produzione di elettricità* 2012 (gigawatt)1/ BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e SudafricaFonte: REN21 Renewables 2013 Global Report* senza energia idroelettrica

0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Mondo

UE

BRICS 1/

Cina

USA

Germania

Spagna

Italia

India

128

24

29

31

71

86

90

480

210

Page 33: Il futuro dell'energia

33

La difesa del clima è uno dei punti più importanti nello sviluppo

delle energie rinnovabili. Il loro sempre più diffuso utilizzo con-

tribuisce alla sicurezza nell’approvvigionamento energetico e

riduce la dipendenza da fonti energetiche fossili. A lungo termi-

ne si può senz’altro affermare che è indispensabile aumentare

la produzione di energie alternative poiché le scorte di combu-

stibili fossili sono destinate ad esaurirsi.

La rapidità con cui la quota di energie rinnovabili aumenterà

nel mix energetico, dipenderà dalle condizioni politiche e dalla

disponibilità degli Stati a garantire i necessari incentivi. Gli

obiettivi che la politica si prefiggerà a difesa del clima saranno

parte determinante nello sviluppo delle energie rinnovabili così

come i fattori economici tra cui l’andamento dei costi e il pro-

gresso tecnologico, il livello dei prezzi dei combustibili fossili

(petrolio, gas naturale, carbone) e i costi delle emissioni di CO2.

tabella 1

Energie rinnovabili: Paesi leader Capacità (fine 2012) Fonte: REN21- Renewables 2013 Global Status Report

Totale di energia rinnovabile (compresa l'energia idroelettrica)

Totale di energia rinnovabile (senza energia idroelettrica)

Totale di energia rinnovabile pro capite (senza energia idroelettrica)

Bioenergia

Energia geotermica (produzione di elettricità)

Energia idroelettrica

Energia solare termica (CSP)

1 Cina Cina Germania USA USA Cina Spagna

2 USA USA Svezia Brasile Filippine Brasile USA

3 Brasile Germania Spagna Cina Indonesia USA Algeria

4 Canada Spagna Italia Germania Messico Canada Egitto/Marocco

5 Germania Italia Canada Svezia Italia Russia Australia

Energia fotovoltaica

Energia fotovoltaica pro capite

Energia eolica Pannelli solari termici

Pannelli solari termici pro capite

Energia geotermica

Energia geotermica- riscaldamento diretto

1 Germania Germania Cina Cina Cipro USA Cina

2 Italia Italia USA Germania Israele Cina USA

3 USA Belgio Germania Turchia Austria Svezia Svezia

4 Cina Rep. Ceca Spagna Brasile Barbados Germania Turchia

5 Giappone Grecia India India Grecia Giappone Giappone/Islanda

Page 34: Il futuro dell'energia

34

KLIMAENERGY 2015

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Page 35: Il futuro dell'energia

35

Nel consumo energetico primario globale il gas naturale è, con

una quota percentuale pari a 21, la fonte energetica più impor-

tante dopo petrolio e carbone. E’ considerato un combustibile

fossile sostenibile e “pulito” poiché, in confronto a petrolio e

carbone causa minori emissioni di biossido di carbonio CO2

ed in fase di combustione rilascia minori quantità di sostanze

nocive. Dalle varie previsioni si evince che, nei prossimi anni e

decenni, la quota complessiva di gas naturale nel mix ener-

getico globale continuerà ad aumentare. Se dal 2011 al 2035

petrolio e carbone registreranno a livello mondiale un tasso di

crescita annuale medio rispettivamente dello 0,5 e 0,7%, il gas

naturale registrerà un incremento dell’1,6%.

In base alle stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia

(IEA), la quota di gas nel fabbisogno energetico primario au-

menterà dal 21% dell’anno 2011 al 24% nel 2035.

La forte crescita è dovuta all’eco-compatibilità del gas na-

turale, all’ampia disponibilità in tutto il mondo e alle consi-

stenti riserve/risorse. In confronto a petrolio e carbone, il gas

naturale è il combustibile che nel processo di combustione

emette la minor quantità di biossido di carbonio (CO2). Essen-

do quest’ultimo uno dei maggiori responsabili del surriscal-

damento terrestre è assolutamente necessario intervenire

per limitarne le quantità. Rispetto a petrolio e carbone, nel

processo di combustione del gas naturale si producono anche

minori emissioni di altre sostanze nocive tipo diossido di zolfo,

particolato carbonioso ed altre particelle. Nel 2011 il carbone

crescita media annua 2011-2035

carbone 0,7

petrolio 0,5

gas 1,6

energia nucleare 2,1

energia idroelettrica 2,2

bioenergia 1,5

rinnovabili 7,4

energia primaria totale 1,2

info

grafico 1

Fabbisogno energetico mondiale: aliquota percentuale per fonteFonte: IEA World Energy Outlook 2013 (New Policies Scenario)

carbone gas energia idroelettrica altre energie rinnovabili

petrolio energia nucleare bioenergia

2011 2035

6%

24%27%

25%

4%

11%3%5%

21%

29%

10%

32%

1%

Produrre energia da gas naturale: un contributo “pulito” alla copertura del fabbisogno energetico?

Page 36: Il futuro dell'energia

36

ha emesso il maggior quantitativo di CO2 (44%), seguito da pe-

trolio (35%) e gas naturale (20%). Paragonato al gas, il carbone

emette il doppio delle quantità di CO2. Se si vogliono raggiun-

gere gli obiettivi fissati a livello politico per la difesa del clima,

è dunque importante incrementare ulteriormente il consumo di

gas naturale e diminuire quello legato a carbone e petrolio.

20% 1%

32% 29% 21% 18%

35% 44%

consumo di energia primaria

emissioni di CO2

0% 20% 40% 60% 80% 100%

petroliogas

carbonealtre fonti energetiche

grafico 2

Consumo mondiale di energia primaria ed emissioni di CO2per fonte di energia 2011Fonte: IEA CO2 Emissions from Fuel Combustion (2013 Edition)

Il gas naturale è composto in massima parte da metano. Se in

fase di estrazione il metano entra direttamente nell’atmosfe-

ra produce gas serra e contribuisce in maniera importante al

mutamento del clima. Questo fenomeno si riscontra nel gas

flaring, ad esempio, una pratica consistente nella combustione

del gas che genera una fiamma sopra le torri petrolifere. Il gas

in eccesso estratto insieme al petrolio, viene bruciato perché

risulterebbe troppo costoso costruire infrastrutture adeguate

per trasportarlo nei luoghi di consumo. Sebbene i Paesi che

estraggono gas naturale tentino di utilizzare, per quanto possi-

bile, il gas in eccesso, nel 2011 è stato incendiato ben il 3,6% del

consumo mondiale di gas. La Russia e la Nigeria figurano tra i

Paesi che dispongono delle maggiori quantità inutilizzate di gas

che entra in atmosfera o viene incendiato.

gas „flaring“

A differenza del petrolio, nella produzione di energia la dispo-

nibilità di gas naturale non sarà limitata dallo stato delle scorte

e da un fabbisogno che è in costante crescita. I successi dello

sfruttamento dei giacimenti di gas naturale non convenzionali -

il gas di scisto soprattutto negli Stati Uniti ad esempio - hanno

decisamente migliorato la situazione dell’offerta in tutto il

mondo. Vi sono riserve di gas in tutti i continenti e in moltissimi

Paesi anche se distribuite in maniera non omogenea.

Page 37: Il futuro dell'energia

37

Nella produzione di gas naturale al primo posto figurano gli

Stati Uniti con una quota percentuale pari a 20, seguiti da

Russia, Qatar, Iran e Canada. Gli Stati Uniti guidano la classi-

fica anche nell’utilizzo con una quota percentuale pari a 20,9

davanti a Russia, Iran, Cina e Giappone. I cinque maggiori Paesi

esportatori sono la Russia, il Qatar, la Norvegia, il Canada e

l’Algeria. Per quel che concerne le importazioni al primo posto

figura il Giappone con il 12% davanti a Germania, Stati Uniti,

Italia e Corea del Sud (tabella 1). Grazie al costante aumento

della produzione di gas di scisto, entro il 2020 gli Stati Uniti si

trasformeranno da Paese importatore a Paese esportatore.

Il consumo di gas continuerà ad aumentare in tutte le aree in

particolare nei Paesi non OCSE grazie ad una crescita eco-

nomica importante e alla conseguente industrializzazione,

all’aumento della richiesta di elettricità, allo sfruttamento di

risorse locali. Tra il 2012 e il 2035 l’Asia registrerà l’incremento

medio annuo maggiore (3,4%) in seguito all’aumento del con-

sumo di energia in Cina e in India. Infatti, entro il 2035 in India

l’utilizzo di gas triplicherà e in Cina addirittura quadruplicherà.

Aumenti consistenti si verificheranno anche in Africa (3,2%), in

Medio Oriente (3%), Sudamerica e in Centroamerica (2,8%). In

Nordamerica, in Europa e nella Comunità degli Stati Indipen-

denti C.S.I. l’incremento dell’efficienza energetica e il modesto

aumento della popolazione porteranno a tassi di crescita mo-

derati: con tutta probabilità in media tra lo 0,8 e lo 0,9%.

tabella 1

Gas naturale: produzione, consumo, esportazioni ed importazion 2012Fonte: Eni World Oil and Gas Review 2013

produzionemiliardi di metri cubi

(%) consumomiliardi di metri cubi

(%) esportazionemiliardi di metri cubi

(%) importazi-one

miliardi di metri cubi

(%)

USA 665,9 19,6 USA 709,6 20,9 Russia 189,3 18,5 Giappone 121,6 12,0Russia 642,9 19,0 Russia 461,5 13,6 Qatar 127,8 12,5 Germania 87,7 8,6Qatar 169,3 5,0 Iran 156,3 4,6 Norvegia 110,6 10,8 USA 86,7 8,5Iran 159,6 4,7 Cina 141,9 4,2 Canada 87,3 8,5 Italia 66,2 6,5

Canada 154,8 4,6 Giappone 125,5 3,7 Algeria 51,9 5,1 Corea del Sud 51,1 5,0

Norvegia 116,8 3,4 Canada 99,6 2,9 Paesi Bassi 51,6 5,1 Regno Unito 50,6 5,0

Cina 107,0 3,2 Arabia Saudita 92,7 2,7 USA 44,3 4,3 Francia 46,7 4,6

Arabia Saudita 92,7 2,7 Germania 80,9 2,4 Indonesia 38,7 3,8 Turchia 45,1 4,4

Algeria 81,6 2,4 Regno Unito 79,1 2,3 Turkmeni-

stan 36,1 3,5 Cina 38,3 3,8

Indonesia 79,8 2,4 Italia 73,2 2,2 Malesia 28,9 2,8 Spagna 36,3 3,6Totale 2270,5 66,9 Totale 2020,1 59,4 Totale 766,5 75,0 Totale 630,3 62,0Altri Paesi 1122,0 33,1 Altri Paesi 1379,4 40,6 Altri Paesi 255,5 25,0 Altri Paesi 386,6 38,0Mondo 3392,5 100,0 Mondo 3399,5 100,0 Mondo 1022,0 100,0 Mondo 1016,8 100,0

Page 38: Il futuro dell'energia

38

Se si prendono in considerazione i vari settori, il quadro si pre-

senta in maniera molto differenziata. La crescita più consisten-

te si registra nel settore dei trasporti con il 6,8% nel periodo

compreso tra il 2012 e il 2035: il livello rimane, comunque, mol-

to basso. Attualmente in tutto il mondo si stimano 17,7 milioni

di autovetture alimentate a gas il che corrisponde alla modesta

quota dell’1,7 di tutta la flotta dei veicoli esistenti al mondo

che supera il miliardo. La IEA ritiene che questa percentuale

potrebbe aumentare al 4,8% entro il 2035. Due terzi dei veicoli

alimentati a gas circolano in Paesi non OCSE e sono utilizzati

soprattutto in Asia e in America Latina. Nell’ambito dei Paesi

OCSE un numero apprezzabile di veicoli alimentati a gas circola

solo in Italia e in Corea del Sud.

Attualmente è possibile realizzare dal gas prodotti tipo ben-

zina, diesel e altri prodotti petroliferi nonostante il processo

di lavorazione sia molto complicato e costoso. Ricercatori

americani stanno lavorando ad un processo di produzione più

economico. All’inizio di marzo 2014 la Shell ha lanciato sul

mercato un nuovo olio motore ricavato dal gas. Queste inven-

zioni contribuiscono a diminuire la dipendenza dal petrolio e di

conseguenza le emissioni di CO2.

Nel settore della produzione industriale ed elettrica nel perio-

do compreso tra il 2012 e il 2035 i tassi di crescita medi annuali

ammontano rispettivamente all’1,9 e 1,8%; nell’industria chimi-

ca il gas funge da materia prima nella produzione, tra l’altro,

di plastica, ammoniaca e concimi azotati. Il gas svolge un ruolo

di primaria importanza anche nell’industria siderurgica. Il

gas naturale utilizzato nella produzione di elettricità rilascia

la metà delle emissioni rispetto al carbone e non produce

emissioni di biossido di zolfo. A medio e lungo termine in tutti

i Paesi OCSE il gas sostituirà il carbone nella produzione di

energia elettrica. Le centrali a gas si distinguono per il loro

elevato grado di efficienza e per l’elevato potenziale soprat-

tutto se impiegate in combinazione con energie rinnovabili tipo

l’eolica. Anche le centrali termoelettriche a ciclo combinato

grafico 3

Consumo mondiale di gas naturale per area geograficaFonte: BP World Energy Outlook 2014 * toe = tonnellate equivalenti di petrolio

Nordamerica Sudamerica & America Centrale Europa & paesi CSI

Medio Oriente Africa Asia & Pacifico

2012 2015 2020 2025 2030 2035

500045004000350030002500200015001000500

0

3,4%

3,2%3,0%

0,9%

2,8%

0,8%

(milioni di toe*)crescita mediaannua: 2012-2035

Page 39: Il futuro dell'energia

39

raggiungono un elevatissimo grado di efficienza grazie al loro

funzionamento che può essere fisicamente interpretato come

l’accoppiamento di due centrali più semplici: una centrale a gas

e una centrale termoelettrica tradizionale.

grafico 4

Consumo mondiale di gas naturale suddiviso per settoreFonte: BP World Energy Outlook 2014 * toe = tonnellate equivalenti di petrolio

trasporto settore elettricità industria altri settori

2012 2015 2020 2025 2030 2035

5000

4500

4000

3500

3000

2500

2000

1500

1000

500

0

1,5%

1,9%

1,8%

6,8%

(milioni di toe*) crescita mediaannua: 2012-2035

A differenza del petrolio, per il gas non vi è un mercato mondia-

le, ma solo mercati regionali che funzionano indipendentemen-

te uno dall’altro. I tre mercati principali sono il Nordamerica,

l’Europa e l’Asia. Negli anni passati nel mercato del gas degli

Stati Uniti vi è stato un pesante crollo dei prezzi dovuto all’in-

cremento della produzione di gas di scisto. Nel 2013 in Europa i

prezzi del gas erano tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti

e in Giappone addirittura quattro volte più elevati. Il mercato

americano è liberalizzato e i prezzi si basano sul suo anda-

mento. In Europa e in Asia una parte consistente dei prezzi del

gas è fissata in contratti di fornitura a lungo termine laddove i

prezzi sono parzialmente abbinati al prezzo del petrolio. L’in-

cremento degli scambi commerciali di gas naturale liquefatto

(GNL) contribuisce ad una maggiore differenziazione, mentre

a lungo nonché medio termine tale incremento porterà ad una

globalizzazione del mercato del gas con conseguente costante

diminuzione delle differenze di prezzo nei singoli mercati.

nave metaniera

Page 40: Il futuro dell'energia

40

Il gas naturale si trasporta attraverso gasdotti oppure, trasfor-

mato in gas naturale liquefatto (GNL), in speciali navi metanie-

re. Nel primo caso il gas mantiene il proprio stato nonostante

la forte compressione cui è sottoposto per ridurne il volume

ed aumentarne l’efficienza nel trasporto, mentre nel secondo

caso viene raffreddato ad una temperatura di -164°C e lique-

fatto sotto pressione atmosferica in modo tale che il volume

originario si riduca di un 600°. Trasportato in speciali container,

una volta arrivato a destinazione, su piattaforme dedicate il gas

viene riportato allo stato originario prima di essere immesso

nei gasdotti di distribuzione. Attualmente il più grande espor-

tatore di gas naturale liquefatto è il Qatar seguito dall’Australia

e dalla Malesia. L’illustrazione n° 1 indica le principali reti di

trasporto del gas naturale nel mondo.

Grazie alla costruzione di nuovi gasdotti e all’incremento del

commercio di GNL, nei prossimi anni e decenni le importazioni

e le esportazioni di gas aumenteranno in maniera determi-

nante in tutte le aree del mondo. Consistenti aumenti verranno

registrati in particolare nell’area asiatica: in Cina, ad esempio,

entro il 2035 le importazioni triplicheranno. Si stima che, entro

il 2030, le importazioni e le esportazioni aumenteranno in tutto

il mondo mediamente del 3,7%, il commercio di GNL aumente-

rà del 4,3% mentre il gas trasportato in gasdotti del 3%. Nelle

importazioni complessive di gas, nel 2011 la quota percentuale

del GNL era pari a 26, nel 2012 è aumentata al 32 e nel 2035 si

prevede raggiunga il 46.

illustrazione 1

Principali reti di trasporto del gas naturale nel mondo 2013 (milliardi di metri cubi)Fonte: BP Statistical Review of the World Energy 2013

USA

Canada

Messico

Sudamerica e America Centrale

Europa e paesi CSI

Medio Oriente

Africa

Asia e Pacifico pipeline

GNL

Page 41: Il futuro dell'energia

41

grafico 5

Esportazioni mondiali di gasFonte: BP Statistical Review of the World Energy & BP Energy Outlook 2013

pipeline GNL

2001 2005 2012 2035

2500

2000

1500

1000

500

0

14326%

32%

46%

26%74% 74% 68%

54%

411 533

328

966

706

1134189

miliardi di metri cubi

(previsione)

Nei prossimi decenni il gas svolgerà un ruolo sempre più

importante nel fabbisogno energetico globale. Grazie alla

disponibilità diffusa in tutto il mondo, alle consistenti scorte e

ai costi molto competitivi il consumo di gas è destinato ad un

aumento più elevato rispetto a quello di petrolio e carbone. La

crescente tendenza nelle esportazioni di GNL migliorerà ulte-

riormente la flessibilità del mercato del gas e di conseguenza

la competitività nei confronti di petrolio e carbone. Inoltre,

grazie all’incremento del mercato di GNL, sarà maggiormen-

te garantita la sicurezza nell’approvvigionamento energetico

poiché diminuirà la dipendenza da quei pochi fornitori di gas

presenti attualmente in Europa (importazioni dalla Russia).

Rispetto a petrolio e carbone il gas naturale produce minori

emissioni di CO2 e nel processo di combustione la percentua-

le di altre sostanze nocive tipo biossido di zolfo e particolato

carbonioso sono nettamente minori. Anche per questo motivo

il gas svolge un ruolo determinante nel raggiungimento degli

obiettivi che la politica si è prefissa nella difesa del clima.

Il gas naturale viene considerato il mezzo con cui attuare la

svolta nel settore energetico impiegando energie rinnovabili a

discapito delle fonti energetiche fossili.

Page 42: Il futuro dell'energia

42

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Page 43: Il futuro dell'energia

43

Negli Stati Uniti la produzione di gas di scisto ha portato ad un

drastico cambiamento nell’industria energetica con conse-

guenti ripercussioni in tutto il mondo dell’intero mercato

dell’energia. Questa novità diminuisce di fatto le perplessità

per il progressivo calo dei combustibili fossili. Quali sono

state le premesse e le cause di questo sviluppo? Il gas di sci-

sto sarà in grado di apportare dei cambiamenti nel mercato

energetico anche fuori dagli Stati Uniti?

Il gas di scisto è un idrocarburo definito non convenzionale

anche se è del tutto identico a quello tradizionale sia per for-

mazione che composizione. Rispetto al gas comune, com-

pletamente differenti sono invece i giacimenti e la tecnologia

necessaria per l’estrazione del gas di scisto che si trova in una

roccia, solitamente un’argilla, poco permeabile o addirittura

del tutto impermeabile. Da un punto di vista tecnico la sua

estrazione è molto più complessa e difficile rispetto a quella

del gas convenzionale e i costi che ne derivano più elevati.

Considerato che le riserve di gas naturale convenzionale sono

destinate ad esaurirsi, qualche decennio fa aziende america-

ne hanno cercato di sviluppare nuove tecniche di estrazione.

La combinazione tra “horizontal drilling” (tecnica di perfora-

zione orizzontale) e “hydraulic fracturing” ovvero “hydraulic

fracking” (fratturazione idraulica delle rocce) ha causato una

vera e propria rivoluzione che ha portato all’estrazione del gas

di scisto. La sua presenza è spesso legata a giacimenti di gas

convenzionali.

Da alcuni decenni il continuo incremento dei costi di petrolio e

gas ha finito per rendere conveniente economicamente l’estra-

zione di gas di scisto. Negli Stati Uniti, il rapido aumento della

produzione di questo idrocarburo si è reso possibile grazie alla

delibera presa nel 2005 dal Congresso; in sostanza si è per-

messo alle multinazionali petrolifere e del gas di ricorrere alla

tecnica della fratturazione idraulica, tanto discussa in quanto

sospettata di causare importanti danni ambientali.

Gas di scisto: una rivoluzione

L'estrazione in 4 passi

1. Costruzione di un pozzo verticale fino allo strato degli scisti bituminosi

2. La trivellazione diventa orizzontale attraversando la formazione delle rocce bituminose

3. Le fratture prodotte vengono al largate utilizzando dei getti d'acqua ad alta pressione (90%), con sabbia (9.5%) e agenti chimici (acidi, cloruri e sali 0.5%). permettendo così la fuori uscita del gas

4. Una vo lta terminata l'estrazione del gas la pressione viene abbassata e l'acqua sa le in superficie

Fonte: Commissione Europea 2012

info

4

1

3

2

Page 44: Il futuro dell'energia

44

Se nell’anno 2000 il gas di scisto rappresentava a malapena

il 2% della produzione complessiva di gas degli Stati Uniti,

nel 2012 la percentuale era già salita a 38. Grazie al costante

aumento della sua produzione, nel 2009 gli Stati Uniti sono di-

ventati il maggior produttore di gas al mondo davanti alla Rus-

sia: nei prossimi anni riusciranno non solo a coprire il proprio

fabbisogno di gas naturale da fonti domestiche ma addirittura

ad esportarlo.

Il Ministero americano dell’energia (EIA/DOE) stima che nei

prossimi decenni la produzione di gas di scisto continuerà

ad aumentare e nel 2040 supererà il 50% della produzione

complessiva di gas, mentre la produzione di gas convenzionale

registrerà solo un lieve aumento (grafico 2).

Negli Stati Uniti l’incremento della produzione di gas ha fatto

scendere il prezzo da oltre 10 $/mmbtu1 nel 2008 a meno di 3

US$/mmbtu nel 2012; nel 2013 ammontava a 3,7 US$/mmbtu.

E’ interessante notare che, negli U.S.A., dalla metà dello scor-

so decennio vi è stato un disaccoppiamento dei prezzi del gas

dal prezzo del petrolio.

1 Nel mondo anglosassone i prezzi del gas sono espressi in BTU’s (british thermal units), mmbtu sta per milioni di btu

grafico 1

USA: produzione di gas e prezzo di gasFonte: EIA / US Department of Energy

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

30

25

20

15

10

5

0

10

9

8

7

6

5

4

3

2

1

0

(milioni di piedi cubi)

gas di scisto gas convenzionale prezzo del gas

(US$/mmbtu)

Page 45: Il futuro dell'energia

45

Negli Stati Uniti il mercato del gas è liberalizzato e il prezzo

dipende dalla situazione del mercato. In Europa e in Giappone i

prezzi sono molto più elevati poiché in gran parte sono colle-

gati ai prezzi del petrolio e spesso fissati in contratti a lungo

termine. Nel 2013 in Europa il gas costava più del triplo e in

Giappone più del quadruplo che in America (grafico 3). In base

alle previsioni, l’aumento della produzione di gas negli Stati

Uniti e le conseguenti esportazioni di gas naturale liquefatto

(LNG) in Europa e in Asia porterà, nei prossimi anni, anche in

Europa e in Giappone ad un sensibile calo dei prezzi, mentre

negli Stati Uniti ad un leggero aumento. A lunga scadenza le

oscillazioni dei prezzi nelle tre aree economiche diminuiranno.

Grazie all’incremento dell’offerta di gas naturale negli Stati

Uniti, il carbone verrà man mano sostituito dal gas natura-

le soprattutto nel settore della produzione di elettricità. Ciò

significa che vi sarà un calo di emissioni di biossido di carbonio

e di altre sostanze nocive, calo utile al raggiungimento degli

obiettivi che la politica si è prefissa nella difesa del clima.

Diversi studi confermano che l’industria del gas di scisto influ-

isce positivamente sull’economia degli U.S.A. e che in passato

ha contribuito a creare numerosi, nuovi posti di lavoro. Se da

un lato il settore energetico e i comparti industriali di riferi-

mento – l’industria siderurgica ad esempio - hanno registrato

un considerevole sviluppo, dall’altro i settori industriali ad

elevatissimo consumo energetico – industria chimica, dell’ac-

ciaio, dell’alluminio e delle materie plastiche – hanno tratto

enormi vantaggi dai prezzi contenuti del gas aumentando in tal

modo la propria capacità concorrenziale verso altri Paesi. Il

gas naturale è una materia prima fondamentale per l’industria

chimica e per quella delle materie plastiche: grazie all’in-

cremento dell’offerta di gas e ai costi contenuti, quest’ultimo

settore registra una crescita consistente. I prezzi contenuti del

gas sono di beneficio anche negli ambiti familiari e nei settori

commerciali.

grafico 2

USA: produzione di gas naturale 2011-2040Fonte: EIA/DOE Energy Outlook 2014

14,664,8%

7,935,2%

15,854,2%

13,345,8%

17,550,9%

16,949,1%

17,747,2%

19,852,8%

40

35

3

25

20

15

10

5

02011 2020 2030 2040

gas convenzionale gas di scisto

(bilioni di piedi cubi)

Page 46: Il futuro dell'energia

46

In base alle stime del Ministero americano dell’energia (Energy

Information Administration – EIA) le riserve mondiali di gas di

scisto si attestano sui 7.795 bilioni di piedi cubi (220 bilioni di

metri cubi): si tratta di giacimenti nei quali operare con mezzi

tecnici attualmente a disposizione indipendentemente dal fatto

che l’estrazione sia economicamente appetibile. Queste stime

non riguardano tutti i giacimenti di gas di scisto inclusi quelli

situati in Medio Oriente, in aree sperdute dell’Africa e in aree

che si affacciano sul Mar Caspio. Sebbene essi siano presenti

in tutti cinque i continenti e suddivisi tra i vari Paesi, sono sei

gli Stati che si spartiscono molto più della metà del gas: Stati

Uniti, Cina, Argentina, Algeria, Canada e Messico.

Non è ancora chiaro in che misura i giacimenti di gas di scisto

presenti in aree fuori dagli Stati Uniti possano essere sfruttati

con ritorni economici convenienti: dipende da un lato dalla

situazione geologica, dalle infrastrutture esistenti e dalle

conoscenze tecniche di chi si occupa dell’estrazione, dall’altro

dal grado di accettazione della popolazione e dalle condizioni

politiche. Negli Stati Uniti i giacimenti sono situati in aree non

popolate, mentre in Europa, ad esempio, le riserve di gas di

scisto si trovano in regioni ad elevata densità abitativa.

Attualmente in America e in Canada il gas di scisto viene

estratto in quantità significative; la Cina e l’Australia ne pro-

ducono quantità minori; in Argentina la produzione si trova

ancora in fase di sperimentazione così come in altri Paesi tra

cui Polonia, Gran Bretagna e Indonesia dove hanno luogo per-

forazioni di prova. Per quel che concerne la produzione futura

di gas di scisto, la Cina si è posta obiettivi molto ambiziosi: da

un lato la richiesta di energia continua ad aumentare, dall’altro

per contrastare l’aumento dell’inquinamento ambientale si

sostituisce l’impiego del carbone con quello sempre più diffuso

di gas “pulito” soprattutto nel settore dell’elettricità.

Anche in numerosi Paesi europei vi sono notevoli giacimenti

di gas di scisto: stando alle conoscenze attuali, in Polonia e in

grafico 3Andamento dei prezzi del gas e del petrolioFonti: BP Statistical Review of the World Energy 2013, Worldbank-Commodity Prices1/ Henry Hub (Louisiana) è il centro più importante della rete di distribuzione di gas naturale negli Stati Uniti

20

18

16

14

12

10

8

6

4

2

0

2013

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

1990

Giappone GNL cif

Germania: prezzo gas medio cif

USA prezzo di gas - Henry Hub 1/

prezzo petrolio: paesi OCSE cif

(US$ / mmbtu)

Page 47: Il futuro dell'energia

47

Francia si trovano quelli di maggior entità. Poiché ci sono buo-

ne ragioni per ritenere che l’estrazione di questo idrocarburo

provochi significativi danni all’ambiente, l’Europa è ancora

piuttosto scettica e in alcuni Paesi la tecnica del “fracking”

è addirittura vietata. Alla fine di gennaio 2014 la Commissio-

ne Europea ha presentato un nuovo pacchetto in materia di

clima ed energia per il 2030, nel quale apre a questa discussa

tecnica “formulando dei principi minimi che gli Stati membri

sono invitati a seguire per tener conto degli aspetti ambientali

e sanitari e dare agli sfruttatori e agli investitori la necessaria

prevedibilità”.

Le associazioni ambientaliste hanno aspramente criticato

la raccomandazione della Commissione Europea: “Invece di

investire maggiormente in energie rinnovabili, occorrerebbe

inchinarsi davanti alla lobby del gas di scisto”.

Rischi ed opportunità dell’estrazione di gas di scisto

Quali sono i pericoli dell’estrazione di gas di scisto per l’am-

biente? Il tanto discusso processo di estrazione “fracking”

consiste nel fratturare le rocce, sparando nei pozzi acqua

mista a sabbia e sostanze chimiche. I detrattori considerano

questa tecnica un grande pericolo per le falde acquifere e la

criticano per l’elevatissimo consumo di acqua che non può più

essere impiegata per altri scopi (ad esempio nelle numerose

aree del mondo dove l’acqua scarseggia). Inoltre le tecniche

di fratturazione idraulica del sedimento possono provocare

micro-terremoti.

Coloro che si esprimono a favore dell’estrazione del gas di sci-

sto sostengono che, grazie all’enorme potenziale, in numerosi

Paesi in un lontano futuro vi sarebbe ampia disponibilità di gas

naturale. Quest’ultimo è considerato un’alternativa “pulita”

al carbone e al petrolio, poiché il processo di combustione

rilascia nell’atmosfera minori quantità di biossido di carbonio e

di altre sostanze nocive. In attesa che il fabbisogno energetico

tabella 1

Risorse mondiali di gas da scisto 2013Fonte: US Energy Information (EIA-DOE), giugno 2013

bilioni di metri cubi aliquota percentuale (%) aliquota percentuale cumulativa %

USA 32,9 14,9 14,9

Cina 31,6 14,3 29,2

Argentina 22,7 10,3 39,5

Algeria 20,0 9,1 48,6

Canada 16,2 7,4 55,9

Messico 15,4 7,0 62,9

Australia 12,4 5,6 68,5

Sudafrica 11,0 5,0 73,5

Russia 8,1 3,7 77,2

Brasile 6,9 3,1 80,3

Altri Paesi 43,5 19,7 100,0

Mondo 220,7 100,0

Page 48: Il futuro dell'energia

48

sia coperto interamente da fonti rinnovabili, il gas di scisto rap-

presenterebbe l’era di transizione. La dipendenza dei numerosi

Paesi importatori di gas naturale dai pochi Paesi esportatori

sarebbe ridotta ed aumentata la sicurezza dell’approvvigio-

namento energetico. Una maggiore offerta di gas naturale

contribuirebbe, anche fuori dagli Stati Uniti, a ridurre i prezzi

del gas con conseguenti benefici nei diversi settori economici

laddove esso viene impiegato quale fonte energetica o come

materia prima.

Se e come l’estrazione di gas di scisto si espanderà in futuro

in tutto il mondo dipende da vari fattori quali, ad esempio,

il progresso tecnologico. Migliorare le tecniche di estrazio-

ne in modo tale da diminuire drasticamente i possibili danni

ambientali potrebbe portare ad una maggiore accettabilità

sociale anche in quei Paesi che finora si sono schierati contro il

“fracking”. Le infrastrutture esistenti, il bagaglio di conoscen-

ze tecniche e la densità abitativa svolgono un ruolo significativo

così come l’aspetto politico e legale, premessa fondamentale

affinché la produzione di gas di scisto si affermi anche fuori

dai confini degli Stati Uniti e venga considerata determinan-

te nell’offerta energetica. La crisi ucraina e i conseguenti

mutamenti geopolitici potrebbero contribuire a promuovere

la produzione di gas di scisto anche in Europa e a diminuire la

dipendenza delle importazioni di gas dalla Russia.

Nota: i miliardi (109) corrispondono ai bilioni in uso nell’area anglosassone e i

bilioni (1012) corrispondono ai trilioni in uso sempre nell’area anglosassone.

grafico 4

Risorse mondiali di gas da scisti bituminosi (shale gas)Fonti: US Energyi Information Administration (EIA) - Advanced Resources International Inc. (ARI)

giacimenti di gas da scisti bituminosi con stime di risorse

giacimenti di gas da scisti bituminosi senza stime di risorse

Page 49: Il futuro dell'energia

49

Con una percentuale del 31% rilevata nel 2011, il petrolio

detiene la quota maggiore nel mix energetico e grazie al suo

ampio spettro di utilizzo svolge un ruolo dominante nell’eco-

nomia moderna. Sarà così anche in futuro? O è in atto un lento

cambiamento?

La rapida ascesa del petrolio iniziò alla fine della seconda

Guerra Mondiale. Fino a quel momento il maggior combusti-

bile fossile era il carbone. L’invenzione del motore a scoppio

e la scoperta di vasti giacimenti di petrolio in Medio Oriente

gettarono le basi per un impiego diffuso in tutto il mondo. L’im-

portanza geopolitica del petrolio svolse un ruolo significativo

già nelle Prima e nella Seconda Guerra Mondiale e ha portato

in tempi più recenti a sempre più frequenti instabilità politiche

(nel 1990 invasione in Kuwait e nel 2003 in Iraq).

Il consumo di petrolio aumentò da 10 milioni di barili al giorno

nel 1950 a oltre 30 milioni di barili al giorno nel 1965. Il motivo

di questo repentino incremento è da ricondurre ad un’ec-

cedenza nell’offerta e al prezzo contenuto del combustibile

fossile. Dopo la fine della seconda Guerra Mondiale il prezzo

del petrolio rimase stabile e addirittura calò. Dal 1965 al 2013

il consumo mondiale di petrolio è più che triplicato passando

da 30 milioni di barili al giorno a oltre 91 milioni. Dopo il 1974

e il 1979 vi fu un calo considerevole nei consumi dovuti ad una

diminuzione dell’offerta da un lato e da significativi aumenti

di prezzo dall’altra che portarono ad un’importante recessio-

ne. Lo stesso avvenne nel 2008 e nel 2009 in seguito alla crisi

finanziaria e alla grave congiuntura.

100

90

80

70

60

50

40

30

20

10

-

2013

2011

2009

2007

2005

2003

2001

1999

1997

1995

1993

1991

1989

1987

1985

1983

1981

1979

1977

1975

1973

1971

1969

1967

1965

OCSE non-OCSE

primo shockpetrolifero

1973/74

secondo shockpetrolifero

1979/80

2008-09 crisi economico-finanziaria

(milioni di barili al giorno)

grafico 1

Consumo globale di petrolio 1965-2013Fonte: BP Statistical Review of the World Energy 2014

Il petrolio, un’importante risorsa dell’economia moderna

Page 50: Il futuro dell'energia

50

La crescita demografica e l’aumento delle entrate rappre-

sentano i due maggiori fattori che influenzano la richiesta di

energia, motivo per cui nei Paesi OCSE e non-OCSE si sono

registrati sviluppi contrastanti. Dal 2008 nei Paesi OCSE il

consumo di petrolio è calato. La quota dei Paesi OCSE nel

consumo complessivo è passato dal 75% nell’anno 1965 al

49,9% nell’anno 2013, mentre la quota dei Paesi non-OCSE è

passata nello stesso periodo dal 25% al 50,1%. Con una quota

percentuale di oltre 50, nel 2013, per la prima volta, il consu-

mo di petrolio dei Paesi non-OCSE ha superato il consumo di

petrolio dei Paesi OCSE. In base a studi dell’americana EIA –

Energy Information Administration – nel settembre 2013 la Cina

ha importato, per la prima volta, quantità maggiori di petrolio

rispetto agli Stati Uniti.

Considerato che il petrolio svolge, nell’economia, un ruolo

significativo, va da sé che anche l’andamento del suo prezzo sia

di fondamentale importanza. Una consistente parte di petrolio

viene estratta in aree politicamente instabili, motivo per cui il

suo costo è influenzato non solo da fattori di mercato ma anche

e soprattutto dagli eventi geopolitici. Fino al 1973 il prezzo

del greggio era molto contenuto e veniva fissato dalle società

petrolifere. Nell’anno 1973 si registrò un calo significativo do-

vuto all’embargo degli Stati Arabi. L’Organizzazione dei Paesi

esportatori di petrolio, meglio conosciuta come OPEC e fondata

nel 1960 a Bagdad, decise, alla fine del 1973, di quadruplicare

il prezzo del greggio. Da quel momento l’OPEC svolse un ruolo

più o meno importante nell’andamento dei prezzi.

grafico 2

Andamento del prezzo di petrolio 1960-2013Fonti: BP Statistical Review of the World Energy 2013, US Energy Information Administration (EIA)

120

100

80

60

40

20

0

1960

1962

1964

1968

1970

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

2010

2012

embargoarabo

rivoluzioneiraniana

crisi economico finanziariaguerra

del golfo

forte crescita della domanda petrolifera in Cina,

guerra in Iraq,dollaro debole,

capacità inutilizzate scarse,tagli di produzione OPEC

crisi asiatica 1997-98

11 settembre 2001

(US$/barile)

Page 51: Il futuro dell'energia

51

Nel 1979-1980 la rivoluzione iraniana e in seguito la guerra tra

Iran e Iraq causò un altro importante aumento del prezzo che

però non tenne a lungo: dopo il 1973 le estrazioni di petrolio

in varie aree tra cui il Mare del Nord divennero economica-

mente redditizie e furono la causa di un eccesso di offerta con

conseguente crollo dei prezzi. Nel 1986 il prezzo del greggio

raggiunse i minimi storici ed i Paesi dell’OPEC furono costretti

a calare sensibilmente la propria produzione. Per contrasta-

re il calo e mantenere un determinato livello, l’OPEC stabilì

delle quote di estrazione per i Paesi membri, che potevano

aumentare o diminuire in base all’andamento del mercato. La

regolamentazione delle quote, tuttora in vigore, non ha sempre

avuto successo poiché non tutti Paesi hanno rispettato le quote

assegnate.

Durante la Guerra del Golfo del 1990 e dopo l’11 settembre 2001

si registrarono aumenti consistenti seppur di durata limitata. Il

prezzo del greggio calò anche in occasione della crisi finanzia-

ria asiatica del 1997-1998. Dopo il 2003, il rapido incremento

dei costi del petrolio, che si arrestò brevemente solo durante

la crisi finanziaria e la grande recessione del 2008-2009, è

da ricondurre ad una combinazione di fattori: il significativo

aumento del consumo di greggio in Asia, soprattutto in Cina, la

guerra Iraq-Iran, la debolezza del dollaro, le capacità pro-

duttive limitate dei Paesi OPEC. Numerosi esperti imputano il

tabella 1

Petrolio: produzione, consumo, esportazioni e importazioni 2012.Fonte: Eni World Oil and Gas Review 2013

produzione 1/1000barili al giorno

% consumo1000barili al giorno

% esportazioni 2/1000barili al giorno

% importazioni 2/1000barili al giorno

%

Arabia Saudita 11584 13,3 USA 18907 21,1 Arabia Saudta 9136 13,4 USA 11179 16,3

Russia 10734 12,4 Cina 9600 10,7 Russia 7071 10,4 Cina 6441 9,4

USA 9149 10,5 Giappone 4729 5,3 UAE 3/ 3024 4,4 Giappone 4995 7,3

Cina 4175 4,8 India 3651 4,1 Canada 3022 4,4 India 4157 6,1

Canada 3770 4,3 Russia 3271 3,6 USA 2878 4,2 Corea del Sud 3500 5,1

Iran 3541 4,1 Brasile 3016 3,4 Nigeria 2699 4,0 Paesi Bassi 3114 4,5

UAE 3/ 3539 4,1 Arabia Saudita 3012 3,4 Kuwait 2580 3,9 Singapore 2504 3,6

Iraq 3031 3,5 Germania 2338 2,6 Iraq 2532 3,7 Germania 2502 3,6

Kuwait 2959 3,4 Canada 2327 2,6 Venezuela 2205 3,2 Francia 2048 3,0

Messico 2920 3,4 Corea del Sud 2768 3,1 Paesi Bassi 2149 3,2 Regno Unito 1806 2,6

Totale 55402 63,8 Totale 53619 59,7 Totale 37396 55,0 Totale 4246 61,5

Altri Paesi 31493 36,2 Altri Paesi 3618 40,3 Altri Paesi 30616 45,0 Altri Paesi 26395 38,5

OPEC 4/ 37527 43,2 OPEC 8591 9,6 OPEC 29988 44,1

Mondo 86895 1000 Mondo 89799 100,0 Mondo 68012 100,0 Mondo 68641 100,0

1/ Comprende liquidi di gas naturale e condensati2/ Comprende petrolio e prodotti petroliferi. Le esportazioni e le importazioni dei Paesi Bassi e di Singapore sono molto alte a causa dei grandi centri di raffinazione3/ Emirati Arabi Uniti4/ Paesi membri dell'OPEC: Algeria, Angola, Ecuador,Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Venezuela

Page 52: Il futuro dell'energia

52

consistente aumento del prezzo del greggio e le sue oscillazio-

ni alle sempre maggiori speculazioni dei mercati a termine (fu-

tures markets). Sebbene l’influenza che i vari fattori esercitano

sul prezzo del petrolio non sia quantificabile, si può senz’altro

affermare che lo stesso non si determina solamente in base a

domanda ed offerta.

Nella cosiddetta “era del petrolio” non si è mai registrato un

periodo così lungo nel quale i prezzi del petrolio hanno man-

tenuto livelli molto alti come avvenuto nella metà del decen-

nio scorso. Sebbene tra il 2012 e il 2013 il costo del greggio

fosse leggermente diminuito e che anche per il 2014 e il 2015

si preveda un ulteriore, leggero calo, le previsioni parlano di

aumenti a prescindere da come si svilupperà la situazione in

Medio Oriente. E’ ragionevole pensare che a medio e lungo ter-

mine il prezzo del petrolio non scenderà più ai livelli registrati

all’inizio del 21° secolo anche in considerazione della scarsità

dei giacimenti da cui estrarre a costi contenuti. I costi elevati

hanno portato ad aumentare l’estrazione di idrocarburi da fonti

fossili non convenzionali tra cui scisti, argille bituminose e

petrolio in acque ultra-profonde, il cui costo oscilla tra i 60 e i

100 US$. La maggior parte delle riserve di petrolio esistenti ha

costi di estrazione molto elevati ragion per cui i prezzi contenu-

ti non riuscirebbero più a coprirli.

L’Arabia Saudita e la Russia sono i maggiori Paesi produttori

di petrolio seguiti dagli Stati Uniti. Tra i dieci maggiori Paesi

estrattori di petrolio cinque sono membri dell’OPEC. Nel 2012

la quota complessiva dell’OPEC nella produzione mondiale

di petrolio si attestava al 43% mentre nelle esportazioni di

petrolio e prodotti petroliferi la quota era del 44%. Se si pren-

dono in esame solo le esportazioni di petrolio senza prodotti

petroliferi, la quota dell’OPEC ammonta al 60%. Nel 2012 il

maggior esportatore fu l’Arabia Saudita seguita dalla Russia

e dagli Emirati Arabi Uniti. Per quel che concerne l’utilizzo e

le importazioni al primo posto figurano gli Stati Uniti davanti a

Cina e Giappone.

grafico 3

Consumo petrolifero mondiale per tipo di energia: aliquota percentuale (%)Fonte: IEA World Energy Outlook 2013 (New Policies Scenario)

carbone petrolio gas energia nucleare energia idroelettrica e altre energie rinnovabili

1990 2011 2025 2035

12,7 13,2 28,9 15,5

27,2

28,6

22,5

6,2

6,4

17,6 25,5

26,823,721,3

31,4

25,4

36,8

19,0

5,26,0

Page 53: Il futuro dell'energia

53

Gli incrementi dei costi negli anni Settanta portarono ad una

diminuzione delle quote di mercato di petrolio nel mix ener-

getico: dal 45% nel 1975 al 36,8% nel 1990. Nel 2011 la quota

si attestava al 31,4% pur mantenendo la maggioranza nel

marketing mix. Negli anni passati l’ulteriore perdita di quote di

mercato fu imputata all’incremento dei costi del petrolio, alla

forte crescita di gas naturale e di altre fonti energetiche. Rino-

mate istituzioni concordano nel ritenere che la quota di petrolio

nel marketing mix diminuirà drasticamente anche in futuro,

mentre gas ed energie rinnovabili continueranno a migliorare

la propria quota di mercato. Agenzie internazionali dell’ener-

gia prevedono che la quota di petrolio nel consumo energetico

mondiale calerà, nel 2035, al 26,8%.

Nei Paesi non-OCSE il consumo del petrolio continuerà ad

aumentare. Grazie all’alta densità della popolazione, Cina ed

India svolgeranno un ruolo d’importanza strategica, mentre nei

Paesi OCSE proseguirà la tendenza alla diminuzione, già in atto

da alcuni anni. I motivi sono principalmente due: l’incremento

del coefficiente energetico1 nell’utilizzo, la diversificazione del-

le fonti energetiche, l’aumento della domanda di energie pulite

e rinnovabili per diminuire le emissioni di CO2 e raggiungere

così gli obiettivi fissati dalla politica in tema di difesa del clima.

1 La quantità di energia necessaria a creare un’unità PIL (Prodotto Interno

Lordo) si definisce “intensità di energia” e determina l’efficienza energetica.

Nella maggior parte dei Paesi l’intensità energetica continua a diminuire. Da

un punto di vista storico si assiste ad un andamento in continua osservazione.

L’intensità energetica aumenta se i Paesi vengono industrializzati e la quota

dell’industria ad intenso fabbisogno energetico aumenta nel PIL in modo

più consistente che in altri settori. Solitamente quest’industria raggiunge il

massimo livello quando anche la quota del settore industriale raggiunge il

massimo livello nel PIL. Inoltre la caratteristica dell’industria cambia nel

senso che non è più un’industria pesante e ad elevato fabbisogno energeti-

co, ma si trasforma in industria leggera ad alto valore aggiunto. In tal modo

l’industria diventa più efficiente nel consumo energetico.

grafico 4

Consumo petrolifero mondiale per regioneFonte: BP World Energy Outlook 2013

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

1990 1995 2000 2005 2010 2012 2015 2020 2025 2030 2035

Nordamerica Sudamerica & America Centrale Europa e Paesi CSI

Medio Oriente Africa Asia e Pacifico

(milioni di tonnellate)

Page 54: Il futuro dell'energia

54

Le decisioni prese dalla politica in tema di energia per ridurre

le emissioni di CO2 dimostrano man mano la propria effica-

cia. L’incremento nel consumo verrà frenato dall’aumento dei

prezzi del greggio avvenuto negli anni passati e dalla continua,

sistematica diminuzione delle sovvenzioni destinate ai prodotti

petroliferi nei Paesi non-OCSE. Inoltre, negli anni passati, le

riserve di gas naturale sono notevolmente aumentate grazie

allo sfruttamento di nuove scorte. Tutto ciò indurrà, in futuro,

numerosi settori a preferire il gas naturale al petrolio.

Nei Paesi OCSE la domanda diminuirà in tutti i settori. Se in

tutto il mondo, nel settore dei trasporti, il consumo di petrolio

registra consistenti aumenti, negli altri settori l’incremento è

solo impercettibile o addirittura diminuisce sostituito da altre

fonti energetiche più economiche. Particolarmente consistente

è la quota nel settore dell’elettricità.

Nel settore industriale si prevedono aumenti moderati poiché

attualmente nel comparto petrolchimico e in altri non legati

all’energia sostituire il petrolio con altre fonti energetiche

è possibile solo in minima parte. Nel settore dei trasporti il

petrolio è la fonte energetica dominante. I costi elevati hanno

portato ad un aumento di efficienza dei veicoli. Con oltre il 50%

questo settore vanta la maggior quota nel consumo di petro-

lio seguito dal settore industriale con il 30%. Anche in futuro

entrambi questi settori continueranno ad avanzare notevoli

richieste di petrolio.

L’energia impiegata nel settore dei trasporti verrà dominata dal

petrolio sebbene vi sarà un rallentamento della crescita dovuto

all’impiego sempre più diffuso di combustibili biologi nonché al

miglioramento dell’efficienza dei motori. A lunga scadenza nel

settore dei trasporti l’utilizzo di veicoli alimentati a gas, di vei-

coli elettrici e di auto ibride elettriche plug-in nonché di veicoli

su rotaia porterà ad un calo del consumo di petrolio.

grafico 5

Consumo petrolifero mondiale per settoreFonte: BP World Energy Outlook 2003

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

1990 1995 2000 2005 2010 2012 2015 2020 2025 2030 2035

trasporto elettricità industria altri settori

(milioni di tonnellate)

Page 55: Il futuro dell'energia

55

La flotta mondiale di veicoli aumenterà da 1,1 miliardi nel 2012

a 2,3 miliardi nel 2035 sebbene l’aumento interesserà soprat-

tutto nei Paesi non-OCSE. La percentuale di motorizzazione

aumenterà principalmente in Cina e in India: nel 2013 in Cina si

contavano 74 veicoli per 1000 abitanti, in India solo 34. In base

alle stime della società britannica BP nel 2035 in Cina circole-

ranno 370 veicoli ogni mille abitanti, in India circa 110. Nei Paesi

OCSE la percentuale di motorizzazione si arresterà intorno a

600-800 veicoli ogni 1000 abitanti. L’utilizzo dei biocarburanti

e il miglioramento dell’efficienza dei motori porteranno ad un

calo del consumo di petrolio.

Il petrolio continuerà ad essere, anche nei prossimi decenni,

la maggior risorsa energetica e ad influenzare pesantemente

l’economia. La sua quota nel mix energetico continuerà, però,

a diminuire e dopo il 2035 non svolgerà più un ruolo decisivo. A

lunga scadenza, nel settore dell’elettricità il petrolio svolgerà

solo un ruolo di secondaria importanza, nel settore commer-

ciale, domestico ed industriale vi sarà un sempre maggior

impiego di altre fonti energetiche. Il petrolio primeggerà solo

nel settore dei trasporti poiché sostituirlo con altre fonti ener-

getiche - biocarburanti o gas ad esempio - è un processo molto

lento. Considerato che le scorte di petrolio a buon mercato

sono sempre più ridotte, gli idrocarburi da fonti fossili non

convenzionali – olio di scisto, petrolio di acque ultra-profonde,

petrolio ultra-pesante e sabbie bituminose – rappresenteranno

una quota sempre più elevata nell’estrazione del greggio.

grafico 6

Volume mondiale di vettureFonte: BP Energy Outlook 2035 - January 2014

flotta mondiale di veicoli

miliardi

grado di motorizzazione

vetture per 1000 inhabitanti

consumo: settore trasporto

miliardi tonnellate equivalente petrolio2,5

2,0

1,5

1,0

0,5

0,0

800

600

400

200

0

3

2

1

01965 2000 2035 1965 2000 2035 1965 2000 2035

USA

Germania

Japan

China

India

non-OCSE OCSE

non-OCSE OCSE

Page 56: Il futuro dell'energia

56

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Page 57: Il futuro dell'energia

57

Dal petrolio non si ottengono solo benzina, diesel, gasolio e

asfalto; il petrolio è anche la materia prima più importante

nelle industrie petrolchimica e chimica. Nella vita quotidiana

facciamo largo uso di svariati prodotti ottenuti dal petrolio e

spesso non ne siamo assolutamente consapevoli. Come fare

a sostituirlo nella sua funzione di fonte energetica? E come

sostituire i prodotti da esso derivati nell’industria chimica?

Ben oltre due terzi del petrolio sono utilizzati per alimentare gli

impianti di riscaldamento, impiegati come combustibili per au-

tovetture, aerei, navi, il resto è lavorato come materia prima o

come prodotto intermedio nell’industria petrolchimica laddove

si producono materie prime chimiche. Nel 20° e nel 21° secolo

le innumerevoli possibilità d’impiego hanno trasformato il pe-

trolio nella fonte energetica più importante e in un bene com-

merciale molto appetibile. L’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni

Unite per il Commercio e lo Sviluppo) ha stimato che nel 2012 le

esportazioni mondiali di petrolio e di prodotti petroliferi hanno

superato il 15% dell’export complessivo.

La composizione e la qualità del greggio variano a seconda dei giacimenti così come la consistenza e il colore.

A livello mondiale vi sono vari tipi di petrolio che si differen-

ziano per composizione, varietà e possibilità d’impiego. Nel

commercio mondiale di petrolio vi sono alcune varietà di riferi-

mento denominate benchmark che si distinguono nei prezzi in

base alla qualità. La varietà Brent si trova principalmente nel

mercato europeo mentre la WTI (West Texas Intermediate) nel

mercato americano e la Dubai nei mercati del Golfo Persico/

Arabico. I prezzi delle rimanenti varietà grezze sono determi-

nati dall’aumento o dal ribasso di questi benchmark. Varietà

più leggere di petrolio – WTI e Brent ad esempio – sono costose

poiché da esse si ottengono prodotti di elevata qualità e di con-

seguenza più cari, mentre le varietà di petrolio pesanti hanno

un prezzo più contenuto.

Quanto condizionano la nostra vita quotidiana i prodotti ottenuti dal petrolio?KLIMAHOUSE TOSCANA 20

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Page 58: Il futuro dell'energia

58

Per ottenere una vasta gamma di prodotti pregevoli non è

possibile utilizzare il greggio senza distillarlo e raffinarlo Per

ottenere un prodotto finale – LPG, benzina, diesel, combu-

stibile – nelle raffinerie il petrolio deve essere sottoposto a

processi chimici e fisici. La sua trasformazione avviene attra-

verso tre importanti processi: la distillazione, la conversione e

il reforming. Nella prima fase, la distillazione, il petrolio viene

frazionato in varie parti a diverse temperature di ebollizione in

modo da ottenere gas liquido (LPG), benzina e gasolio, basi per

lubrificanti, bitumi e una serie di derivati.

L’illustrazione n° 1 mostra lo schema di un processo di distilla-

zione. Poiché i prodotti ottenuti in questo modo non soddisfano

le richieste di mercato, è necessario procedere con numerosi

altri complessi processi di raffinazione quali la conversione, il

“reforming”, la desolforazione ecc.

Le raffinerie debbono adeguarsi costantemente alle mutevoli

condizioni di mercato. Infatti, se da un lato cambia la richiesta

di prodotti, dall’altro si emanano sempre nuove direttive sulla

composizione dei prodotti petroliferi che devono rispettare i

vincoli di tutela ambientale. Nei decenni scorsi vi è stato uno

spostamento d’interesse verso i prodotti petroliferi cosiddetti

“leggeri” a scapito di prodotti petroliferi cosiddetti “pesanti”,

spostamento che ha causato un calo della quota di oli combu-

stibili pesanti dal 16% del 1995 al 10% dell’anno 2012 ed un au-

mento della quota percentuale di LPG e nafta, diesel e gasolio

per riscaldamento.

GPL

benzina leggera/nafta

benzina pesante

kerosene

gasolio/ olio da riscaldamento

olio combustibile pesante

fornace

distillazioneatmosferica

Raffineria di petrolio

petroliogrezzo

olio lubrificanteparaffinaasfalto

illustrazione 1

Fonte: BP - Erdöl bewegt die Welt

Page 59: Il futuro dell'energia

59

grafico 1

Consumo mondiale dei prodotti petroliferi (quota percentuale)Fonte: Eni World Oil and Gas Review 2013

GPL/nafta gasolio/olio da riscaldamento altri prodotti

benzina olio combustibile pesante

1995 2012

35%

24%17%

10%14%

39%

10%

13%14%

24%

L’industria petrolchimica è un ramo della chimica che si

occupa della trasformazione del petrolio e del gas metano in

prodotti chimici e di reazioni chimiche per la loro produzione.

Le principali materie prime dell’industria petrolifera sono ben-

zina e prodotti semi-lavorati: per questo motivo gli stabilimenti

petrolchimici e le raffinerie lavorano a strettissimo contatto.

Il 10% circa dei prodotti ottenuti dal petrolio confluisce nell’in-

dustria petrolchimica come materia prima e costituisce la base

per la produzione di una vasta gamma di composti. Le paraffi-

ne e le cere sono utilizzate nell’industria chimica e farmaceu-

tica, per impregnare le superfici e per produrre candele; gli

oli bianchi costituiscono le basi nell’industria farmaceutica;

dall’olefina si ottengono fibre sintetiche e materie plastiche;

gli aromi sono usati come solubili ed utilizzati in numerosi

processi dell’industria chimica. Il petrolio è materia prima per

fibre sintetiche nell’industria tessile, per materie plastiche,

pellicole, tubi, piatti di plastica, caucciù sintetico, polistirolo

per imballaggi e per l’edilizia, lacche, colori, concimi, antipa-

rassitari, detersivi e detergenti, prodotti intermedi per l’indu-

stria farmaceutica e cosmetica (lacche e shampoo). Nell’indu-

stria chimica si utilizzano anche zolfi ottenuti dal processo di

desolforizzazione di combustibili e carburanti.

Il 90% circa dei prodotti chimici – plastica in testa - si ottie-

ne dal petrolio e solo in minima parte dal gas. Paragonati a

materiali naturali tipo legno o metallo essi sono più leggeri e

meno delicati e fanno oramai parte integrante della nostra vita

quotidiana.

Le numerose possibilità di utilizzo hanno fatto sì che nella

società industriale del 20° e 21° secolo il petrolio non sia diven-

tato solo una delle fonti energetiche più importanti, ma anche

uno dei beni commerciali più significativi. Non è possibile lavo-

rare altre materie prime in maniera così semplice e varia.

raffineria dipetrolio

industriapetrolchimica

industriachimica

prodottifinali

petrolio

illustrazione 2

Page 60: Il futuro dell'energia

60

Sebbene le riserve di petrolio abbiano registrato un notevole

incremento grazie all’estrazione di greggio non-convenzionale,

il petrolio resta, comunque, una materia prima limitata. Nel

mondo moderno il variegato impiego di prodotti ottenuti dal

petrolio fa sì che si possa pensare ad un mondo senza petrolio

solo al termine di un lento processo di trasformazione. Nu-

merosi esperti ritengono che il petrolio sia troppo costoso per

essere usato come combustibile per riscaldamento oppure nel

settore dei trasporti. Sono convinti invece che questo idrocar-

buro sia molto prezioso soprattutto per l’industria chimica.

Quali sono le alternative? Nel settore energetico il petrolio può

essere sostituito da gas e carbone le cui riserve sono di ampia

portata1 oppure da fonti energetiche alternative. La multinazio-

nale Shell, ad esempio, ha sviluppato un olio motore lanciato

sul mercato nel 2014, prodotto dal gas. Le riserve limitate di

energie fossili e le problematiche legate al clima richiedono,

a lunga scadenza, l’impiego di materie prime alternative otte-

nute da biomassa2. La biomassa viene già utilizzata nell’indu-

stria chimica laddove s’impiegano materie prime da biomassa

vegetale (vedi grafico 2). Dalla biomassa si ottiene un numero

sempre maggiore di prodotti intermedi e finali. Processi pro-

duttivi basati sul biologico con colza, mais o paglia permettono

di ottenere nuovi prodotti: plastiche, oli idraulici, colori, lacche.

1 La portata indica per quanto tempo ancora vi sarà disponibilità di una deter-

minata materia prima.

2 Grassi, oli, zucchero, lieviti, cellulosa, prodotti ad esempio da colza, mais,

girasole, zucchero di canna, semi di soia, patate, legno ecc.

Uno spaccato di prodotti ottenuti dal petrolio, confezionati in industrie petrolchimiche e plasticheFonte: BP - Erdöl bewegt die Welt

Page 61: Il futuro dell'energia

61

grafico 2

materie prime usate nell'industria chimica in GermaniaFonte: Associazione tedesca dell'industria chimica, Frankfurt 2009

materie rinnovabili

10%

carbone2%

gas8%

petrolio80%

Alla fin fine sarà la politica energetica mondiale ad influenzare

in maniera determinante il passaggio dal petrolio al gas natu-

rale e al carbone, nonché il ritorno generale alle energie fossili

nella produzione di prodotti chimici. Nell’industria chimica

occorrerà vincere le numerose sfide della tecnologia prima di

poter constatare l’effettiva applicazione di materie prime rin-

novabili a sostituzione di petrolio e parzialmente anche di gas

naturale nella realizzazione dei diversi prodotti. Stando così le

cose si può senz’altro affermare che, nell’industria chimica,

occorrerà attendere ancora molto tempo prima di assistere

ad un effettivo passaggio dai combustibili fossili alle materie

prime rinnovabili.

Page 62: Il futuro dell'energia

62

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Page 63: Il futuro dell'energia

63

In seguito all’incremento della produzione di gas di scisto

negli Stati Uniti, nei decenni passati le riviste specializzate

hanno posto in gran risalto le fonti energetiche fossili non-

convenzionali. Di che energie fossili si tratta? Quale ruolo

svolgono e svolgeranno in futuro nel fabbisogno energetico

mondiale?

Il continuo incremento dei costi, il costante aumento del consu-

mo energetico e lo sviluppo delle tecniche di estrazione hanno

contribuito, negli scorsi decenni, ad intensificare lo sfrutta-

mento sempre più intenso di energie fossili non-convenzionali.

Queste energie si differenziano da quelle convenzionali non

per composizione, ma per tipo di giacimento e per metodo di

estrazione. Se per estrarre le energie fossili convenzionali

si applicano metodi classici, nel caso di energie fossili non-

convenzionali s’impiegano tecnologie innovative, in parte molto

complesse e molto costose. Non esiste un’unica definizione

di petrolio o gas naturale non-convenzionali, ma piuttosto

un’interpretazione del termine con il quale s’identificano tutti

quei giacimenti sfruttabili con tecnologie molto complesse. In

questo modo ogni tanto si definiscono non-convenzionali anche

quei giacimenti posti al di sotto di determinate profondità

marine oppure in determinate aree (nell’Artico ad esempio). Il

limite tra energie fossili convenzionali e non-convenzionali non

è sempre chiaro e può cambiare nel corso del tempo. Pertanto,

dopo anni di applicazione, metodi di estrazione non-convenzio-

nali possono trasformarsi in metodi convenzionali. In quest’ar-

ticolo si adotta la definizione dell’Istituto Federale Tedesco per

le Geoscienze e le Risorse Naturali (Bundesanstalt für Geowis-

senschaften und Rohstoffe – BGR).

tabella 1

Fonti fossili non-convenzionaliFonte: Bundesanstalt für Geowissenschaften und Rohstoffe (BGR) Hannover

PETROLIO GAS

petrolio extra pesante (extraheavy oil) tight gas

sabbie bituminose (bitumen) gas di scisto (shale gas)

petrolio di scisto / tight oil coalbed methane

scisto bituminoso / kerogene aquifer gas

idrati di gas (gas hydrate)

L’importanza sempre maggiore delle energie fossili non convenzionali

Page 64: Il futuro dell'energia

64

Se nelle riserve1 predomina la quota di petrolio e gas natura-

le convenzionali, nelle risorse2 la quota maggiore (il 63%) è

rappresentata da energie fossili non-convenzionali. E’ proba-

bile che, in futuro, le risorse saranno definite riserve grazie

al miglioramento delle tecnologie e che l’andamento del costo

di petrolio e gas inciderà sulla convenienza economica dello

sfruttamento di tali risorse. Attualmente, parziali, grandi ri-

serve e risorse di petrolio e di gas non-convenzionali si trovano

in numerose aree del mondo ma la maggior parte di questi

idrocarburi viene estratta nell’America del Nord e nell’Ame-

rica del Sud: sabbie bituminose in Canada, oli extrapesanti in

Venezuela, oli e gas di scisti nonché gas da sabbie compatte

negli Stati Uniti e in misura minore anche in Canada.

Riserve

13%

87%

37%

63%

Risorse

petrolio e gas convenzionale petrolio e gas non-convenzionale

grafico 1

Riserve e risorse convenzionali e non-convenzionali del petrolio e gas 2012Fonte: Bundesanstalt für Geowissenschaften und Rohstoffe (BGR) Hannover

Sabbie bituminose

Le sabbie bituminose sono una combinazione di bitume, acqua,

sabbia e argilla, laddove la quota percentuale di peso tra

bitume e sabbia varia e si attesta intorno al ca. 12%. I grani

di sabbia sono ricoperti da una sottile pellicola a sua volta

ricoperta da bitumi viscosi. Nei giacimenti le sabbie bituminose

non essendo mobili non sono estraibili. Per estrarre petrolio

da sabbie bituminose s’impiegano due differenti tecniche: a

cielo aperto e sotterranea. La maggior parte delle estrazioni

avviene attraverso perforazione. In procedimenti complessi,

la sabbia bituminosa viene lavata con acqua bollente mesco-

lata a sostanze chimiche per separare il bitume e ricavare

petrolio. In uno stabilimento cosiddetto “upgrader”3 il bitume

viene trasformato in petrolio sintetico. Mediamente occorrono

due tonnellate di sabbie bituminose per ottenere un barile (159

litri) di greggio.

1 Si definiscono riserve quelle quantità di petrolio/gas naturale di cui si

conosce l’esatta localizzazione e che sono economicamente sfruttabili con le

attuali tecnologie.

2 Le risorse sono le quantità di petrolio/gas naturale la cui ubicazione è nota

ma che non sono ancora convenientemente sfruttabili con le tecnologie a di-

sposizione dell’Uomo, ovvero quantità non ancora scoperte ma che i geologi

attribuiscono ad una determinata area.

3 Un “upgrader” è uno stabilimento in cui si lavorano sabbie bituminose o

petrolio ultrapesante per renderlo più fluido e poterlo così trasportare attra-

verso oleodotti nelle raffinerie dove verrà lavorato.

Page 65: Il futuro dell'energia

65

Miniera di sabbie bituminose in Canada

I più vasti giacimenti di sabbie bituminose si trovano nel nord

della regione canadese Alberta che conta circa 140.000 chi-

lometri quadrati di miniere, il doppio della superficie dell’Ir-

landa. L’estrazione di petrolio da sabbie bituminose ha luogo

attualmente solo in Canada dove si iniziò a perforare negli anni

Sessanta. L’estrazione di petrolio da sabbie bituminose è

assai contestata poiché l’impatto ambientale è molto alto: con-

sumi energetici elevati, emissioni di CO2 e di metano rilasciate

in quantità sconsiderate, desertificazioni ed inquinamento di

enormi porzioni di terreno, uso spropositato di acqua.

Petrolio ultra-pesante (extraheavy oil)

Per petrolio ultra-pesante s’intende un tipo di greggio di

altissima densità (10 API4) ed elevata viscosità5. Il petrolio ultra-

pesante è simile ai bitumi delle sabbie ma più liquido e quindi

più facilmente estraibile a costi contenuti e soprattutto a minor

impatto ambientale.

Il petrolio ultra-pesante è molto viscoso e richiede pertanto speciali tecnologie di estrazione

I più vasti giacimenti di petrolio ultra-pesante si trovano in Ve-

nezuela nella regione dell’Orinoco dove, negli anni Ottanta, si

4 La densità del petrolio si misura in gradi API. Più alto è il grado API minore è

la densità e più leggero il greggio. I petroli più leggeri sono più costosi perché

da essi si ottengono prodotti più pregiati: benzina e diesel ad esempio. La

varietà brent che si trova nel mare del Nord ha un grado API pari a 38, mentre

il petrolio ultra-pesante venezuelano un grado API pari a 10 e meno.

5 La viscosità esprime la maggior o minore facilità di scorrimento di uno stra-

to liquido. Più alta è la viscosità meno fluido è il petrolio.

Page 66: Il futuro dell'energia

66

diede il via alle estrazioni. Per lavorarlo prima e raffinarlo poi

occorrono gli stessi stabilimenti nei quali si lavorano le sabbie

bituminose. Spesso il petrolio ultra-pesante viene mescolato

con nafta o altri prodotti leggeri per renderlo più viscoso e

poterlo, così, raffinare più facilmente. Il Venezuela è il Paese

con le maggiori riserve di petrolio al mondo grazie allo sfrut-

tamento delle ingenti riserve di petrolio ultra-pesante. Piccole

quantità si trovano anche in altri Paesi: Cina, Azerbaigian e

Gran Bretagna.

Oli e gas di scisto

L’estrazione di oli e gas di scisto si è resa possibile grazie alla perforazione orizzontale controllata e alla fratturazione

Il petrolio e il gas di scisto si trovano in rocce dense e poco

permeabili: arenarie, carbonati o pietre argillose. In numerosi

Paesi vi sono vaste riserve e risorse. Grazie alla combinazio-

ne di due tecnologie – la perforazione orizzontale (horizontal

drilling) e alla fratturazione idraulica (hydraulic fracturing o

fracking) – verso la fine del 20° secolo è stato possibile estrar-

re gas e petrolio di scisto. Attualmente sia gli Stati Uniti sia il

Canada forniscono petrolio e gas di scisto in quantità commer-

ciali, mentre in Cina, Australia, Argentina, Gran Bretagna e in

alcuni altri Paesi hanno luogo perforazioni di prova in attesa

che nei prossimi anni si arrivi anche in queste aree al commer-

cio dei due scisti.

Sebbene il metodo di estrazione con fratturazione idraulica sia

molto contestato per il forte impatto ambientale (inquinamento

della falda acquifera ad esempio), pare proprio che anche fuori

dai confini del Nordamerica l’estrazione di petrolio e gas di

scisto sia inarrestabile. Tutte le maggiori aziende internazio-

nali si dedicano con impegno a questo tipo di produzione ed un

numero sempre maggiore di Paesi rilascia alle multinazionali

del petrolio le necessarie concessioni per l’estrazione. C’è da

sperare che le tecnologie siano sempre più perfezionate in

modo tale da escludere, o quanto meno da rendere minimi,

possibili danni ambientali.

Page 67: Il futuro dell'energia

67

Tight gas

Il gas da sabbie compatte si trova per lo più in pietre arenarie

o calcaree a permeabilità ridotta ed appartiene ai gas non

convenzionali poiché si ottiene estraendolo solo con l’ausilio di

speciali tecnologie. Questo idrocarburo si estrae da molti anni

tramite fratturazione idraulica. I giacimenti si trovano ad una

profondità di 4.000 metri, dunque ad una profondità decisa-

mente maggior rispetto al gas di scisto, ragion per cui il rischio

di una contaminazione della falda acquifera non è così elevato.

Scisti bituminosi (kerogene)

Pietra contenente scisti bituminosi

Gli scisti bituminosi, da non confondere con gli oli di scisto,

sono rocce madri che non sono mai state sepolte a profon-

dità sufficienti alla generazione di idrocarburi. Nonostante

giacimenti di scisti bituminosi si trovino in numerosi Paesi,

tre quarti delle risorse conosciute del pianeta giacciono negli

Stati Uniti. Con l’ausilio di un trattamento termico, dagli scisti

bituminosi si estrae il cosiddetto olio di scisto. Il procedimen-

to è molto complesso e richiede un elevatissimo consumo di

energia. In alcuni Paesi, da oltre 160 anni si estraggono e si

lavorano scisti bituminosi in quantità minime. Attualmente solo

in Estonia, nel bacino di Leningrado, nella Cina meridionale e

in Brasile si estraggono scisti bituminosi. Gli esperti ritengono

che occorra ancora molto tempo prima di poter utilizzare un

metodo di produzione poco costoso e soprattutto sostenibile da

punto di vista energetico.

Gas metano (coalbed-methan)

Gas metano è un termine generico con cui si indicano tutti quei

gas che si trovano comunemente insieme al carbone. Sebbene

la conoscenza di questo idrocarburo corra parallelamente a

quella del carbone solo recentemente sono state sviluppate le

necessarie tecnologie per il suo utilizzo quale fonte energetica.

La sua estrazione è, a dire il vero, piuttosto limitata nonostante

la tendenza sia in crescita. Gli Stati Uniti dominano il mercato

con una quota pari all’80%; in altri Paesi – Canada, Australia,

Germania, Cina ecc. – l’estrazione di gas metano è in aumento.

Per estrarre questo idrocarburo s’impiegano ingenti quanti-

tà di acqua pompate a grandi pressioni che, al termine della

trivellazione, fanno letteralmente schizzare il gas in super-

ficie. A parte l’enorme dispendio di acqua, l’acqua pompata

può contenere sostante velenose che potrebbero danneggiare

pesantemente l’ambiente.

Page 68: Il futuro dell'energia

68

Gas in acquifero

Con questo termine si indica il gas metano sciolto in acqua.

Generalmente la solubilità del metano, che è molto bassa, si

alza man mano che aumenta la profondità e di conseguenza la

pressione. I giacimenti di gas in acquifero sono potenzialmente

sfruttabili in acque bollenti sotto pressioni eccezionalmente

elevate. Sebbene in tutto il mondo vi siano vastissimi giaci-

menti, questo gas non viene estratto poiché attualmente la

sua estrazione è considerata non conveniente da un punto di

vista economico. Paragonato ad altri giacimenti di gas naturale

non-convenzionale, il gas in acquifero possiede il potenziale

economico più basso.

Gli idrati di gas

Gli idrati di gas sono composti cristallini simili al ghiaccio che

contengo molecole di acqua e si formano a basse temperatu-

re e ad alte pressioni. Negli anni passati sono stati scoperti

enormi giacimenti di idrati di gas in quasi tutti i fondali oceanici

del Pianeta e nelle aree continentali interessate da permafrost

ma le attuali tecnologie non sono ancora in grado di prelevarlo.

Gli scienziati sono all’opera fin dall’inizio degli anni Settanta

negli Stati Uniti, in Canada, Giappone e Cina poiché gli idrati di

gas potrebbero, in futuro, rappresentare un’interessante fonte

energetica. Alcuni ricercatori ritengono che gli idrati del gas

potrebbero coprir il fabbisogno energetico globale per decenni

se solo si riuscissero a sfruttare i vasti giacimenti presenti

sulla Terra! E invece non si sa se e quando si svilupperanno le

relative tecnologie per l’estrazione e con quali conseguenze ad

esempio per l’ecosistema dei fondali marini.

I petroli sintetici

Ogni tanto i cosiddetti petroli sintetici e relativi derivati vengo-

no annoverati tra le energie fossili non-convenzionali. Si tratta

di combustibili liquidi derivati da gas (G-t-L), carbone (C-t-L) o

biomassa. Per produrre combustibili o oli sintetici da carbone o

gas si applica il cosiddetto processo Fischer-Tropsch, inventato

in Germania nel lontano 1925 ed utilizzato per la liquefazione

del carbone. Durante il secondo conflitto mondiale questo

combustibile veniva prodotto dal carbone per l’industria bellica

nazista. Il petrolio a buon mercato proveniente dal Medio

Oriente rese questo processo produttivo poco redditizio. Il

processo Fischer-Tropsch fu ripreso e sviluppato dall’azienda

Page 69: Il futuro dell'energia

69

sudafricana SASOL poiché in quel Paese, all’epoca era molto

difficile acquistare sufficienti quantità di petrolio a causa della

politica imposta dall’apartheid.

Nel 1955 entrò in funzione il primo impianto di liquefazione del

carbone, altri ne seguirono e sono tutt’ora in funzione. La mul-

tinazionale Royal Dutch Shell dispone della tecnologia neces-

saria a produrre gas da combustibili liquidi (G-t-L). Nel Qatar e

in Malesia, Paesi che dispongono di ingenti riserve di gas, sono

in funzione impianti analoghi. La produzione di combustibili

cosiddetti sintetici richiede, da un lato, un enorme dispendio di

energia e per questo è considerata molto inquinante, dall’altro

implica costi assai elevati. Attualmente non si sa se, in futuro,

questo tipo di impianti prenderanno piede anche in altri Paesi.

In numerosi altri Paesi vi sono impianti per la produzione di

combustibili sintetici tipo diesel da biomassa (colza, paglia

ecc..). Gli esperti ritengono che questi impianti potrebbero es-

sere utilizzati per una produzione su larga scala e soprattutto

nel rispetto dell’ambiente.

L’estrazione di petrolio non-convenzionale e gas continua ad

aumentare in tutto il mondo e nel mix energetico globale assu-

me un ruolo sempre più importante. La produzione di energie

fossili non-convenzionali ha fatto sì che le riserve e risorse di

petrolio e gas siano aumentate in maniera significativa. Nel

mondo, i giacimenti di petrolio e gas non-convenzionali sono

più numerosi dei giacimenti convenzionali e riducono la dipen-

denza da alcuni (pochi) Paesi ed aree. Per quel che concerne il

fabbisogno energetico mondiale, il potenziale è sufficiente per

molto tempo ancora grazie alle riserve e alle risorse fossili

convenzionali. Se per una parte di giacimenti vi sono le tecno-

logie necessarie all’estrazione, per l’altra parte non si dispone

ancora di adeguati metodi di estrazione. L’estrazione della

maggior parte di energie fossili non-convenzionali avviene in

vari modi ed è spesso ad elevato impatto ambientale poiché la

produzione richiede, da un lato, un ingente quantità di ener-

gia e dall’altro metodi che danneggiano l’ambiente. Inoltre gli

esperti temono che le grandi compagnie petrolifere e del gas

investano massicciamente in energie fossili non-convenzionai

destinando quantità veramente minime di risorse alle fonti

energetiche rinnovabili e sostenibili con conseguente fallimen-

to degli obiettivi fissati dalla politica in difesa del clima.

In conclusione, la grande sfida lanciata alla politica impone

un’attenta riflessione su costi e benefici e nel contempo obbliga

a gettare le premesse per un futuro approvvigionamento ener-

getico sostenibile.

Page 70: Il futuro dell'energia

70

Page 71: Il futuro dell'energia

71

Il prezzo del petrolio, in costante aumento dalla metà dello

scorso decennio, ha fatto segnare numeri da record dei costi

di benzina, diesel e gasolio da riscaldamento. Come si com-

pongono questi prezzi? Quali sono le ripercussioni dei costi

del greggio sul prodotto finale? Chi ci guadagna?

I prezzi del combustibile e del gasolio da riscaldamento desti-

nati al consumatore finale si basano su tre significativi fattori:

il prezzo d’acquisto del greggio, le imposte e i costi accessori

comprensivi di trasporto, stoccaggio, raffinazione, distribuzio-

ne, agi aziendali dei distributori e utili. Gli esperti del settore

ritengono che i costi aziendali di un distributore vengano

coperti nel momento in cui si registra un avanzo di circa cinque

cent al litro. In molti casi però questo valore non viene rag-

giunto cosicché molti distributori sono costretti a lottare per

garantirsi la sopravvivenza economica.

Imposte su benzina, diesel e altri prodotti derivati dal petrolio: fonti di reddito speculative per lo Stato?

Page 72: Il futuro dell'energia

72

Nel grafico 1 si paragonano i prezzi con le imposte che i

consumatori finali dei Paesi OCSE hanno dovuto pagare nel

primo quadrimestre 2014 per la benzina super senza piombo.

Se i prezzi al netto delle imposte variano solo leggermente da

Paese a Paese, per quel che concerne le imposte la differenza

di prezzo varia in maniera consistente a seconda del Paese. In

circa due terzi dei Paesi – Europa in testa - le imposte incido-

no sul prezzo per oltre il 50%. Negli Stati Uniti l’incidenza è di

uno scarso 15%, in Giappone del 40% e in alcuni Paesi Europei

supera il 60%. La Turchia è lo Stato che applica le maggiori im-

poste sulla benzina, seguita da Norvegia, Italia e Paesi Bassi.

Nell’Unione Europea la percentuale d’incidenza delle imposte

sulla benzina si attesta mediamente intorno al 57% mentre sul

diesel al 51%. Per facilitare il confronto, i prezzi della benzina

sono sempre indicati in dollari USA. Le oscillazioni dei cambi

monetari possono influenzare i prezzi praticati al consumatore

finale nei singoli Stati. Il prezzo del greggio viene quasi sempre

fissato in dollari USA: in quei Paesi nei quali la valuta si riva-

luta o si svaluta nei confronti del dollaro, il costo della benzina

subisce delle oscillazioni.

grafico 1

Prezzi e tasse della benzina nei Paesi OCSE 2014Fonte: International Energy Agency (IEA) – Energy Prices and Taxes 2nd Quarter 2014

prezzi senza tasse tasse

0,81

0,36

0,91

0,47

0,87

0,66

0,92

0,62

0,87

0,87

0,90

0,86

0,76

0,14

0,80

0,13

0,89

0,87

1,00

0,77

0,91

0,87

0,85

0,95

0,89

0,94

0,86

0,98

0,94

0,97

0,95

0,97

0,87

1,12

0,87

1,23

0,90

1,20

0,82

1,32

0,92

1,20

0,92

1,27

0,91

1,34

0,98

1,22

0,98

1,28

0,86

1,35

0,86

1,4

5

0,93

1,4

2

0,99

1,4

4

0,95

1,04

0,88

1,18

2,6

2,4

2,2

2,0

1,8

1,6

1,4

1,2

1,0

0,8

0,6

0,4

0,2

0,0

USA

Mes

sico

Cana

da

Aus

tral

ia

Cile

Gia

ppon

e

Pol

onia

Core

a de

l Sud

Esto

nia

Nuo

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Luss

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Rep

ubbl

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Ceca

Ung

heri

a

Aus

tria

Spag

na

Sviz

zera

Slov

enia

Slov

acch

ia

Fran

cia

Ger

man

ia

Irla

nda

Por

toga

llo

Reg

no U

nito

Svez

ia

Bel

gio

Finl

andi

a

Gre

cia

Dan

imar

ca

Pae

si B

assi

Ital

ia

Nor

vegi

a

Turc

hia

(US $ / litro)

0,99

1,4

8

Page 73: Il futuro dell'energia

73

Nel grafico 2 si confrontano le componenti del prezzo della

benzina nei vari Paesi. Se in Europa (in Italia ad esempio) e in

Giappone il prezzo del greggio si mantiene sugli stessi livelli,

negli Stati Uniti è molto più basso. Per quel che riguarda la

quota percentuale delle imposte, le differenze sono notevoli.

Se il prezzo del petrolio aumenta, ci guadagnano non solo i

Paesi produttori (OPEC e altri) ma anche le multinazionali tipo

ExxonMobil, Chevron, Shell, BP ecc.. Se è vero che i Paesi eu-

ropei riescono a trarre enormi profitti dai prodotti petroliferi, è

anche vero che il Giappone non è da meno. Anche in Europa le

imposte variano da Stato a Stato poiché ognuno di essi applica

imposte di varie natura su benzina e altri prodotti e distingue

tra imposte variabili e fisse. Le variabili sono riscosse in quota

percentuale calcolata sul prezzo (ad esempio l’I.V.A.), men-

tre le fisse non dipendono dal costo. Se il prezzo del greggio

aumenta, aumentano anche i prezzi dei prodotti petroliferi e

con essi anche le imposte variabili con conseguente incremen-

to delle entrate dei Paesi consumatori. Per non gravare sul

consumatore finale, in passato alcuni Paesi hanno abbassato le

imposte sulla benzina ma mai in modo tale da pareggiare l’au-

mento dei costi dovuto all’incremento dei prezzi del petrolio.

grafico 2

Composizione del prezzo della benzina in vari paesi 2012Fonte: OPEC

1,26 $ (59%)

0,63 $ (41%)

0,14 $ (14%)

Italia

Giappone

USA

0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5

prezzo del petrolio costi: trasporto, raffineria, stoccaggi, distribuzione , marketing & profitto tasse

tabella 1

Percentuale delle entrate fiscali generate dalle imposte sui prodotti petroliferi sul totale del gettito fiscale 2012Fonte: EUROPIA Annual Report 2012

% %Bulgaria 13,7 Irlandia 7,0Estonia 12,3 Spagna 6,4Lettonia 11,9 Regno Unito 6,3Lituania 10,8 Italia 5,9Romania 10,8 Malta 5,9Slovenia 10,2 Austria 4,9Slovakia 9,7 Svezia 4,7Repubblica Ceca 9,1 Germania 4,6Polonia 9,0 Paesi Bassi 4,5Ungheria 8,9 Finlandia 4,4Grecia 8,3 Belgio 4,1Lussemburgo 8,3 Francia 3,6Cypro 7,3 Danimarca 3,1Portogallo 7,1 Media UE 7,0

Page 74: Il futuro dell'energia

74

Come si evince dalla tabella 1, le entrate fiscali generate dalle

imposte sui prodotti petroliferi sono notevoli. Nella media UE si

attestano al 7% sul totale. E’ evidente come negli Stati dell’Eu-

ropa dell’Est e nella Penisola Balcanica la percentuale sia

assai elevata e come in altri Paesi con reddito pro-capite basso

tale percentuale sia più alta rispetto a Paesi più ricchi.

In base a stime dell’OPEC i Paesi OCSE traggono profitti

maggiori dall’aumento del prezzo del greggio rispetto ai Paesi

produttori (grafico 3). Dal 2008 al 2012 i Paesi dell’OPEC hanno

incassato 4.888 miliardi di dollari USA, mentre nello stesso

periodo le entrate fiscali nei Paesi OCSE sono state pari a 5.553

miliardi di dollari USA. Nel predetto periodo i soli Paesi del G71

hanno incassato imposte pari a 3.772 miliardi di dollari USA.

Nonostante questi calcoli siano basati su stime approssimati-

ve, risulta comunque evidente l’entità delle entrate fiscali da

prodotti petroliferi registrate nei Paesi consumatori.

I Paesi consumatori potrebbero diminuire il prezzo di benzina,

diesel e gasolio da riscaldamento modificando le rispettive

imposte, ma i singoli Stati optano per scelte diverse. Infatti,

nel rispetto della politica a difesa dell’ambiente e per tener

fede agli obiettivi fissati in materia di tutela del clima, si tende

a non diminuire le imposte sui prodotti petroliferi in modo tale

da contenere il consumo ed incentivare l’utilizzo di prodotti più

efficienti. In un’epoca di grave crisi economica è, comunque,

abbastanza improbabile che le entrate fiscali vengano diminui-

te. Pertanto, anche in futuro i consumatori dovranno fare i con-

ti con prezzi elevati di benzina, diesel e gas da riscaldamento.

Nota: i miliardi (109) corrispondono ai bilioni in uso nei Paesi anglosassoni.

1 Paesi del G7: USA, Canada, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia,

Italia

grafico 3

Entrate fiscali del petrolio dei paesi OCSE rispetto alle entrate generate del petrolio dei paesi OPEC, 2008-2012Fonte: OPEC

OCSE OPEC

5553

4888

3772 (Paesi G7)

1781(resto OCSE)

6000

5000

4000

3000

2000

1000

0

(miliardi di USD)

Page 75: Il futuro dell'energia

75

Fino al Dopoguerra il carbone era, in tutto il mondo, la fonte

energetica più importante e tale rimase fintanto che il petrolio

non assunse un ruolo predominante. Attualmente nel pano-

rama mondiale del fabbisogno energetico, il carbone figura al

secondo posto con una quota pari a quasi il 30%. Paragonato a

petrolio e gas naturale, il carbone rilascia le maggiori quan-

tità di sostanze nocive e secondo le autorità internazionali

dell’energia è responsabile per circa il 40% dell’inquinamento

mondiale da CO2. Qui di seguito illustriamo le cause e azzardia-

mo qualche previsione.

Dal 1965 all’inizio del nuovo millennio il consumo mondiale di

carbone ha registrato una battuta d’arresto ovvero solo esigui

tassi di crescita, mentre negli ultimi dieci anni l’incremento è

stato notevole sebbene esclusivamente nei Paesi non-OCSE. Nei

Paesi OCSE il consumo di carbone è calato, dal 2003, dello 0,8%,

mentre nei Paesi non OCSE è aumentato mediamente del 6,6%.

I Paesi in cui si registrano le maggiori quote d’incremento sono

soprattutto Cina e India con rispettivamente l’8,8 e il 7,5%. I Pa-

esi emergenti, che dispongono di consistenti riserve di carbone,

necessitano di sempre maggior energia a basso costo per far

funzionare fabbriche ed industrie siderurgiche ed infatti sia alla

Cina che all’India si deve il 90% dell’aumento del consumo di

carbone. Entrambi i Paesi coprono il proprio fabbisogno energe-

tico principalmente con questo combustibile fossile, molto meno

con energie rinnovabili e centrali atomiche.

Il successo del carbone

Page 76: Il futuro dell'energia

76

Fattori responsabili del consistente incremento del carbone:

- nella produzione di energia il carbone è decisamente più

economico del gas. Le autorità internazionali dell’energia

ritengono che i costi per la combustione del carbone si

aggirino, in Europa, intorno a 3-3,5 cent per kilowatt ora.

L’elettricità ottenuta da gas naturale provoca la metà delle

emissioni di CO2 ma costa il doppio. Negli Stati Uniti, grazie

al forte aumento della produzione di gas di scisto, il gas a

basso costo sostituisce parzialmente il carbone, mentre il

Governo studia misure per diminuire il suo impiego e con-

trastare così le emissioni di CO2. Il carbone di provenienza

americana viene così esportato in Asia facendo diminuire

sempre più il suo prezzo. Inoltre, importanti Paesi consu-

matori - Australia, Indonesia, Russia e Colombia - hanno

ampliato notevolmente le proprie capacità mentre in Cina

si registra un’eccedenza nell’offerta nonostante il costante

aumento della richiesta con conseguente ulteriore flessione

dei prezzi.

- Una gran parte di riserve di petrolio e di gas naturale si con-

centra in pochi Paesi situati in aree parzialmente instabili

dal punto di vista geopolitico, mentre le riserve di carbone

sono distribuite su tutto il Pianeta: oltre 70 Paesi dispongo-

no di giacimenti considerevoli di carbone e in molti casi sono

in grado di coprire il proprio fabbisogno in via autonoma.

- Paragonate a petrolio e gas naturale, le riserve di carbone

sono presenti in misura consistente ed attualmente sfrutta-

bili economicamente ancora per alcune centinaia di anni.

grafico 1

Consumo mondiale di carbone 1965-2013Fonte: BP Statistical Review of the World Energy June 2014

4500

4000

3500

3000

2500

2000

1500

1000

500

0 2013

2011

2009

2007

2005

2003

2001

1999

1997

1995

1993

1991

1989

1987

1985

1983

1981

1979

1977

1975

1973

1971

1969

1967

1965

(milioni di tonnellate di equivalente petrolio)

OCSE NON OCSE

Page 77: Il futuro dell'energia

77

Le percentuali elencate qui di seguito confermano il significa-

tivo ruolo che il carbone svolge a livello mondiale considerato

che: rappresenta il 30% del mix energetico globale, figura al

primo posto con oltre il 40% nella produzione di energia elet-

trica, l’industria siderurgica vi dipende per il 70%. Il carbone

è utilizzato quale combustibile per produrre elettricità e per

il riscaldamento, mentre il coke11 è usato nella produzione si-

derurgica. Il 13% circa della produzione mondiale di carbone è

utilizzata per produrre acciaio: non c’è dunque da meravigliarsi

se i grossi produttori mondiali di acciaio – Cina, Giappone, USA,

India e Russia – registrano un consumo elevato di carbone.

Grazie al processo di liquefazione è possibile estrarre dal car-

bone anche petrolio sintetico. Tale processo fu sviluppato nella

Seconda Guerra Mondiale in Germania ma poiché si tratta di un

processo molto costoso, attualmente è utilizzato solo in alcuni

Paesi (Sudafrica e Cina ad esempio). Il carbone è impiegato in

minima parte anche come materia prima per realizzare pro-

dotti chimici. In Cina, dove si trovano ingenti riserve di carbone,

si sperimentano costantemente sistemi atti ad ottimizzare i

costi relativi ai cosiddetti processi di raffinazione (liquefazio-

ne e carbone quale materia prima per l’industria chimica) e a

sviluppare le tecnologie.

La tabella 1 riporta alcuni dati sulle riserve di carbone pre-

senti sul Pianeta, sulla produzione e sul consumo. Per quel

che concerne le riserve, gli Stati Uniti figurano al primo posto

seguiti da Russia e Cina. Questi tre Paesi dispongono di oltre

il 57% delle riserve mondiali di carbone; se si considerano

anche Australia, India e Germania rispettivamente al 3°, 4° e

5° posto, allora si arriva al 77% ovvero ad oltre tre quarti delle

riserve mondiali. Impossibile non notare il ruolo dominante

svolto dalla Cina che figura al primo posto sia nella produzione

1 Da varietà molto pregiate di carbone in impianti chiamati cokerie si estrae il

coke che, impiegato negli altiforni, si usa per produrre acciaio.

tabella 1

Carbone: riserve, produzione e consumo 2013Fonte: BP Statistical Review of the World Energy 2014

riserve miliardi di ton-nellate

quota per-centuale %

produzi-one

Mtep 1/ quota per-centuale %

consumo Mtep 1/ quota per-centuale %

USA 237.295 26,6 Cina 1840 47,4 Cina 1925,3 50,3Russia 157.010 17,6 USA 501 12,9 USA 455,7 11,9Cina 114.500 12,8 Australia 269 6,9 India 324,3 8,5Ausztralia 76.400 8,6 Indonesia 259 6,7 Giappone 128,6 3,4India 60.600 6,8 India 229 5,9 Russia 93,5 2,4Germania 40.548 4,5 Russia 165 4,3 Sudafrica 88,2 2,3Ucraina 33.873 3,8 Sudafrica 145 3,7 Corea del

Sud81,9 2,1

Kazakhs-tan

33.600 3,8 Kazakhs-tan

58 1,5 Germania 81,3 2,1

Sudafrica 30.156 3,4 Polonia 58 1,5 Polonia 56,1 1,5Indonesia 28.017 3,1 Colombia 56 1,4 Indonesia 54,4 1,4Totale 811.999 91,1 Totale 3579 92,2 Totale 3289,2 86,0Altri Paesi 79.532 8,9 Altri Paesi 303 7,8 Altri Paesi 537,5 14,0Mondo 891531 100,0 Mondo 3881 100,0 Mondo 3827 100,0

1/ Mtep = milioni di tonnellate equivalenti di petrolioNota: i dati includono carbone e lignite

Page 78: Il futuro dell'energia

78

(47%) sia nel consumo (50%). Gli Stati Uniti seguono con quote

percentuali decisamente inferiori: il 13% nella produzione e il

12% nel consumo mondiali. In Cina l’economia in rapida ascesa

necessita di ingenti quantità di energia che il Paese può soddi-

sfare grazie alle grandi riserve di carbone sfruttabili quali fonti

energetiche di prima qualità di cui dispone. Nel 2013 in Cina la

quota del carbone nel fabbisogno energetico globale ammonta-

va al 67%. Per ridurre il forte inquinamento atmosferico la Cina

tenta di ricorrere ad altre fonti energetiche tipo gas naturale ed

energie alternative, ma finora con scarso successo.

Negli anni passati le esportazioni e le importazioni di carbone

sono aumentate in maniera notevole proporzionalmente al suo

consumo. I maggiori Paesi esportatori sono Indonesia, Au-

stralia, Russia, Stati Uniti, Colombia, Sudafrica e Canada. Per

quel che concerne le importazioni la Cina figura al primo posto

seguita da Giappone, India, Corea del Sud, Taiwan, Germania e

Gran Bretagna. Le esportazioni di carbone sono più del triplo

rispetto a quelle di carbone coke.

Quali le ripercussioni sui prezzi? A differenza del petrolio,

l’85% del carbone viene utilizzato laddove viene estratto. Con-

siderato che vi sono svariate qualità di carbone i prezzi variano

in base alla qualità, all’ubicazione geografica e alla compati-

bilità. Il carbone viene impiegato nelle centrali, per il riscal-

damento, nella produzione di acciaio e di ferro: in questi ultimi

due settori è più caro perché è qualitativamente migliore.

tabella 2

I più grandi Paesi esportatori e importatori di carbone 2012Fonte: World Coal Association

(milioni di tonnellate)

esportazioni importazioni

Indonesia 383 Cina 289

Australia 301 Giappone 184

Russia 134 India 160

USA 114 Corea del Sud 125

Colombia 82 Taiwan 64

Sudafrica 74 Germania 45

Canada 35 Regno Unito 45

grafico 2

Prezzo del carbone e del petrolioFonte: World Bank - commodity price dataIl prezzo del petrolio si riferisce a Brent, il prezzo del carbone si riferisce al carbone australiano

120

100

80

60

40

20

0

140

120

100

80

60

40

20

02013201220112010200920082007200620052004200320022001200019991998199719961995199419931992199119901989198819871986198519841983198219811980

petrolio carbone

(US$/barile) (US$/tonnellata)

Page 79: Il futuro dell'energia

79

Generalmente il prezzo dipende dal potere calorifico delle sin-

gole varietà. Se si paragona l’andamento del costo del petrolio

con quello del carbone, a lunga scadenza la tendenza è identica

nonostante dal 2011 il costo del carbone sia drasticamente

calato rispetto a quello di petrolio e gas naturale (vedi grafico

2). Le cause sono da imputare all’eccedenza dell’offerta. Cosa

si prevede in futuro nella produzione di carbone? Riuscirà

questo combustibile fossile a mantenere la propria posizione

nel mix energetico mondiale nonostante il bilancio negativo in

tema di difesa clima? In base alle stime, anche nei prossimi

anni il carbone figurerà al secondo posto dopo il petrolio ma la

quota percentuale passerà da quasi il 30% nel 2011 al 25,5% nel

2035. Nelle varie aree il consumo di carbone avrà andamenti

differenti. Con tutta probabilità nei Paesi OCSE vi sarà un ulte-

riore calo, mentre nei Paesi asiatici (soprattutto Cina e India) il

consumo continuerà ad aumentare.

La Cina, attualmente il maggior produttore, consumatore ed

importatore al mondo di carbone, continuerà a svolgere, anche

in futuro un ruolo predominante nel settore. Dopo una prima

fase di forte industrializzazione la Cina si sta orientando verso

le attività di servizio. Grazie a questo cambiamento e al miglio-

ramento dell’efficienza, dopo il 2030, vi sarà un rallentamento

del consumo di carbone. Attualmente il Paese tenta di utiliz-

zare anche altre fonti energetiche tipo gas naturale, energie

rinnovabili ed energia atomica per limitare almeno in parte le

conseguenze nefaste causate dall’emissione di sostanze noci-

ve. Nella produzione di energia elettrica il carbone svolgerà un

ruolo predominante anche in futuro ma perderà l’elevata quota

del 40%, mentre gas naturale, energie alternative ed energia

atomica potenzieranno le proprie percentuali.

Lo sviluppo del consumo di carbone dipenderà, in futuro, anche

da come i singoli Stati riusciranno a raggiungere gli obiettivi

che la politica ha fissato in difesa del clima. Per raggiungere

questi obiettivi il consumo di carbone dovrebbe diminuire negli

anni e nei decenni futuri: per il momento non è dato di sapere

in che termini ciò sarà possibile.

grafico 3

Consumo energetico mondiale per tipo di energia: quota percentuale (%)Fonte: IEA World Energy Outlook 2013 (New Policies Scenario)

1990 2011 2025 2035

25,4

36,8

19,0

6,0 12,7

28,9

31,4

21,3

5,2 13,227,2

28,6

22,5

6,2

15,525,5

26,823,7

6,4

17,6

carbone petrolio gas energia nucleare energia idroelettrica e altre energie rinnovabili

Page 80: Il futuro dell'energia

80

Page 81: Il futuro dell'energia

81

La Russia: il gigante dell’energia

La Russia domina i mercati energetici globali e, per l’Europa,

è uno dei più importanti fornitori di gas e petrolio. Lo scoppio

della crisi con l’Ucraina ha evidenziato il significativo ruolo

della Russia quale fornitore di energia al vecchio continente.

Quanto sono importanti gas e petrolio russi per l’Europa e

quale posto occupa la Russia nell’offerta energetica mondia-

le? Vi sono delle alternative alla dipendenza dell’Europa dal

gas russo?

La Russia, il Paese più esteso al mondo per quel che concer-

ne la superficie, dispone di immensi giacimenti di petrolio,

gas e carbone che si trovano nelle regioni degli Urali/Volga,

del nord-ovest del Paese, nel nord del Caucaso, nella Siberia

occidentale ed orientale nonché nell’estremo oriente. Con tutta

probabilità vasti giacimenti di petrolio e gas si trovano anche

nelle regioni artiche sebbene l’esplorazione del sottosuolo in

quelle zone sia solo agli arbori. Attualmente l’estrazione di pe-

trolio e di gas si concentra soprattutto nella Siberia occidentale

e nelle regioni degli Urali/Volga. La rapidissima espansione dei

mercati asiatici e la conseguente richiesta di energia nonché

l’applicazione di nuove tecnologie porteranno, a media e lunga

Museo dell'Energia a Mosca

Page 82: Il futuro dell'energia

82

scadenza, ad un significativo potenziamento dell’estrazione di

petrolio e gas in Siberia orientale, nell’estremo oriente russo

nonché nelle regioni artiche. La Russia dispone anche di vasti

giacimenti di gas e petrolio di scisto la cui estrazione non è

ancora iniziata.

Nella classifica dei Paesi in cui vi sono i maggiori giacimenti di

gas e carbone al mondo la Russia figura al 2° posto, mentre si

piazza all’8° per quel che concerne i giacimenti di petrolio. Se

riuscirà a sfruttare le risorse di petrolio e gas naturale presen-

ti nelle regioni artiche, le riserve del Paese potrebbero aumen-

tare in maniera considerevole. Se si prendono in considerazio-

ne petrolio e gas insieme, allora la Russia diventa il maggiore

esportatore al mondo di energie fossili con un volume annuale

di 7,5 milioni di barili di petrolio al giorno e 230 miliardi di metri

cubi di gas all’anno.

Siberia occidentale

regione Ural-Wolga

Siberia orientale

Nord Ovest & Artide

Estremo Oriente

Caucaso settentrionale

7 6 5 4 3 2 1 0 0 5 10 15 20 25

grafico 1

Produzione di petrolio e gas in Russia per regione (2013)Fonte: US Energy Information Administration

Petrolio - milioni di barili al giorno Gas - bilioni di piedi cubi

tabella 1

I 10 Paesi principali con le più grandi riserve fossili (fine 2013)Fonte: BP Statistical Review of the World Energy 2014

Petrolio Gas Carbonemiliardi di barili (%) bilioni di

metri cubi (%) miliardi di tonnellate (%)

Venezuela 1/ 298,3 17,7 Iran 33,8 18,2 USA 237,3 26,6Arabia Saudita 265,9 15,8 Russia 31,3 16,8 Russia 157,0 17,6Canada 2/ 174,3 10,3 Qatar 24,7 13,3 Cina 114,5 12,8Iran 157,0 9,3 Turkmenistan 17,5 9,4 Australia 76,4 8,6Iraq 150,0 8,9 USA 9,3 5,0 India 60,6 6,8Kuwait 101,5 6,0 Arabia Saudita 8,2 4,4 Germania 40,5 4,5EAU 3/ 97,8 5,8 UAE 3/ 6,1 3,3 Ucraina 33,9 3,8Russia 93,0 5,5 Venezuela 5,6 3,0 Kazakhstan 33,6 3,8Libia 48,5 2,9 Nigeria 5,1 2,7 Sudafrica 30,2 3,4USA 44,2 2,6 Algeria 4,5 2,4 Indonesia 28,0 3,1Altri Paesi 257 15,2 Altri Paesi 39,7 21,4 Altri Paesi 79,5 8,9Mondo 1688 100,0 Mondo 185,7 100,0 Mondo 891,5 100,0

1/ petrolio extra pesante incluso2/ petrolio ottenuto dalle sabbie bituminose di progetti in fase sviluppo incluso 3/Emirati Arabi Uniti

Page 83: Il futuro dell'energia

83

L’economia russa dipende fortemente dalle esportazioni di gas

e petrolio: le entrate che derivano da questi due combustibili

fossili rappresentano il 50% del bilancio e quasi il 70% delle

entrate da esportazioni. Grazie alla forte dipendenza dalle

esportazioni di energia, le oscillazioni dei prezzi dell’energia

influenzano pesantemente l’economia della Russia.

$ 174

$ 73

$ 109

68%

32%

$ 300

$ 200

$ 100

$ 0

21% prodotti petroliferi

14% gas

33% petrolio

Russia: 2013(miliardi di US $)

petrolio e gas altri prodotti

$ 171

grafico 2

Nel 2013 le entrate dovute alle esportazioni di petrolio e gas rappresentavano l'68% del totale dei proventi delle esporta-zioni russeFonte: US Energy Information Administration July 2014

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica l’industria del petrolio e del

gas venne privatizzata, mentre nei decenni successivi una par-

te considerevole fu nuovamente statalizzata. Oltre alla Rosneft,

la maggiore società petrolifera russa, ve ne sono alcune priva-

te tipo Lukoil e Novatek. La multinazionale GAZPROM domina

l’industria del gas, produce circa il 75% del gas russo e ha il

monopolio delle esportazioni. Il governo progetta di liberaliz-

zare gradualmente il mercato del gas soprattutto per quel che

concerne le esportazioni di GNL1. Le aziende straniere incon-

trano spesso moltissime difficoltà a collaborare con le aziende

russe. Un importante accordo di collaborazione è stato siglato

tra la Rosneft e la ExxonMobil per l’estrazione di petrolio e gas

nell’area artica del mare di Barents: la Rosneft, non disponen-

do delle necessarie tecnologie per estrarre petrolio e gas nelle

regioni artiche, si è vista costretta a ricorrere al know-how di

aziende estere.

grafico 3

Russia: consumo per tipo di combustibile 2013 (quota percentuale)Fonte: BP Statistical Review of the World Energy June 2014

petrolio22%

gas53%

carbone13% energia nucleare

6%

energia idroelettrica6%

energia rinnovabile0,1%

1 GNL sta per gas naturale liquido (in inglese LNG liquified natural gas). Il gas

naturale standard viene raffreddato ad una temperatura da 164 a 161° (da 109

a 112 K) in modo tale da ridurne il volume specifico di circa 600 volte. Il GNL

presenta enormi vantaggi soprattutto nel trasporto e nello stoccaggio.

Page 84: Il futuro dell'energia

84

Oltre la metà del consumo energetico russo è coperto da gas, il

22% da petrolio, il 13% da carbone, il 6% da energia idroelettri-

ca e nucleare. A differenza di altre regioni e Paesi del mondo,

la percentuale delle energie rinnovabili è insignificante (0,1%).

Grazie ai prezzi contenuti dell’energia praticati ad imprese e

consumatori privati, in passato non si è ritenuto di dover au-

mentare l’efficienza energetica e tanto meno di incentivare le

energie rinnovabili quale alternativa alle fossili. Attualmente,

con i prezzi dell’energia che continuano ad aumentare, i con-

sumatori iniziano a comprendere l’importanza di incrementare

l’efficienza energetica e di investire nelle rinnovabili. Con il

risparmio derivante vi sarebbero maggiori quantità di petrolio

e gas da destinare all’esportazione. Il Ministero russo dell’e-

nergia ritiene che fino al 2020 vi sarebbe un enorme potenziale

di risparmio pari a circa il 40-50% del fabbisogno energetico

primario del 2010.

Nel 2013 la Russia produceva il 13% del petrolio mondiale e fi-

gurava il secondo maggiore produttore petrolifero dopo l’Arabia

Saudita. La Russia è, dopo gli Stati Uniti, il maggiore produttore

mondiale di gas con una quota pari al 18% della produzione mon-

diale. Sebbene disponga pure di enormi giacimenti di carbone

il Paese produce solo minime quantità di questo combustibile

fossile ovvero il 4,3% della produzione mondiale. Il volume

dell’export di petrolio e soprattutto di gas fa della Russia uno dei

maggiori protagonisti dei mercati energetici del Pianeta.

grafico 4

Russia: quota percentuale della produzione mondiale di petrolio e gas 2013 Fonte: BP Statistical Review of the World Energy June 2014

Russia 13%

petrolio gas

Russia 18%

17,7%11,6%

11,1%11,0%

8,0%5,4%

5,2%4,4%

4,3%3,6%

3,2%2,6%

2,5%2,4%2,3%

1,6%1,1%1,1%

0,9%0,04%Taiwan

Paesi BassiGrecia

Corea del SudFinlandia

AustriaSlovacchia

Altri Paesi della C.S.I.Ungheria

Repubblica CecaFranciaPolonia

altri paesi EuropeiGiappone

BelgioBielorussia

ItaliaUcrainaTurchia

Germania

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

Taiwan 0.04

Ucraina 11%

Turchia12%

Europa 60%

Corea del Sud1%

Giappone5%

alti Paesi ade-renti alla C.S.I.

3%Bielorussia

8%

grafico 5

Russia: esportazioni di gas per Paese (%)Fonte: BP Statistical Review of the World Energy June 2014

Page 85: Il futuro dell'energia

85

Nel 2013 la Russia è stata il maggior esportatore di gas al mon-

do grazie a 225,5 miliardi di metri cubi ovvero ad una quota pari

al 22% nelle esportazioni mondiali di gas. A seguire il Qatar con

il 12%. Nel 2013 circa il 60% del gas è stato esportato in Europa

orientale ed occidentale attraverso gasdotti, il 22% in Ucrai-

na, in Bielorussia e in altri Paesi aderenti alla C.S.I.2, il 12% in

Turchia. Solo il 6% è stato trasportato come GNL in Giappone,

Corea del Sud e Taiwan poiché la Russia dispone di un solo im-

pianto per la liquefazione del gas sull’isola Sachalin nell’estre-

mo oriente del Paese. Per intensificare il commercio di GNL

sono in progetto altri impianti che sorgeranno, tra l’altro, sulla

penisola Jamal in Siberia occidentale e a Vladivostok.

gasdotti

gasdotti in fase di progettazione

Paesi UE

Russia

Russia

Gasdotti esistenti o in fase di progettazione dalla Russia all’Europa

Data la posizione geografica è evidente che l’Europa Orientale,

l’Europa Occidentale e i Paesi aderenti alla C.S.I. sono i natura-

li destinatari del gas russo che viene facilmente trasportato nei

vari Paesi grazie ad una rete di metanodotti divenuta sempre

più capillare nel corso degli anni. Gran parte delle forniture

russe attraversano l’Ucraina che è così diventata importante

terra di transito del gas russo verso l’Europa. Per quei Paesi

che soddisfano gran parte del proprio fabbisogno acquistando

gas dalla Russia questa forte dipendenza può rappresentare

un rischio da non sottovalutare memori di quanto già avvenuto

negli anni 2005/2006 e 2007/2008 quando tra Russia ed Ucraina

scoppiò una vera e propria guerra dei prezzi.

2 C.S.I. sta per Comunità degli Stati Indipendenti sorti all’indomani del crollo

dell’Unione Sovietica: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia (1993), Ka-

zakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina,

Uzbekistan.

Page 86: Il futuro dell'energia

86

La crisi attuale dell’Ucraina è causa di una nuova escalation.

La Russia è estremamente interessata a costruire il metano-

dotto “South Stream”, attualmente in fase di progettazione,

che dal mar Nero dovrebbe giungere in Europea passando per i

Balcani evitando di entrare in Ucraina. Per il momento l’Unione

Europa ha congelato il progetto “South Stream”. La costruzione

di questo gasdotto si trova, comunque, in fase molto avanzata e

sarebbe un bene sia per l’UE sia per la Russia se fosse portato

a termine.

La tabella 2 evidenzia un quadro assai articolato della dipen-

denza dei Paesi europei dalle importazioni di gas dalla Russia.

Paesi come la Finlandia, la Slovacchia e l’Ungheria vi dipen-

dono al 100%, mentre Irlanda, Spagna e Gran Bretagna non

effettuano alcuna importazione; tre quarti e più delle importa-

zioni di Polonia, Grecia e Austria avvengono dalla Russia. Nel

2013 l’Europa ha importato, dalla Russia, mediamente il 36%

del proprio fabbisogno di gas.

Quali alternative ha l’Europa se nel prossimo inverno la crisi

ucraina dovesse portare a difficoltà di approvvigionamento? At-

tualmente su tutti i mercati del mondo vi è ampia offerta di gas.

L’Europa potrebbe acquistare GNL (gas naturale liquido) da vari

Paesi anche se ad un prezzo decisamente più elevato3. I rapporti

dei Paesi europei riferiscono che i depositi sono pieni e in grado

di fronteggiare situazioni eccezionali. Poiché l’economia russa

dipende fortemente dalle esportazioni di energia, è piuttosto

improbabile che la Russia blocchi le forniture di gas all’Europa.

3 Il prezzo del GNL include i costi di fluidificazione, di trasporto nei serbatoi e i

costi alle stazioni di arrivo dove deve essere nuovamente trasformato in stato

gassoso prima di essere inviato ai metanodotti.

tabella 2

Europa: dipendenza del gas importato dalla Russia (miliardi di metri cubi)Fonte: BP Statistical Review of the World Energy June 2014

importazioni di gas dalla Russia

importazioni totali di gas

dipendenza del gas russo (%)

Austria 5,1 6,8 76Belgio 12,3 32,8 38Germania 39,8 95,8 42Finlandia 3,5 3,5 100Francia 8,1 39,2 21Grecia 2,4 3,0 79Regno Unito 0,0 51,2 0Irlanda 0,0 4,9 0Italia 24,9 57,1 44Paesi Bassi 2,1 21,5 10Polonia 9,6 11,4 84Slovacchia 5,3 5,3 100Spagna 0,0 30,2 0Repubblica Ceca 7,2 11,0 65Turchia 26,2 44,3 59Ungheria 5,9 5,9 100altri Paesi Europei 10,0 24,4 41

Totale Europa 162,5 448,4 36

Bielorussia 18,1 18,1 100

Ucraina 25,1 26,9 93altri Paesi aderenti alla C.S.I. 5,6 11,4 49

Page 87: Il futuro dell'energia

87

A lunga scadenza è lecito ritenere che la crisi ucraina indurrà il

vecchio continente a diversificare in maniera consistente le fonti

di approvvigionamento di gas.

L’Europa è un mercato importante anche per il petrolio russo.

La Germania è il maggior importatore, seguita dai Paesi Bassi

e dalla Cina. Diversamente dal gas, nelle importazioni di pe-

trolio vi è una maggiore diversificazione dei Paesi importatori

e di conseguenza nessuna forte dipendenza. Inoltre, nel caso

del petrolio è molto più facile rivolgersi ad altri Paesi esporta-

tori poiché il commercio è molto più flessibile considerato che

avviene senza l’ausilio di gasdotti o speciali container per GNL.

0 100 200 300 400 500 600 700 800

Ungheria

Bulgaria

Regno Unito

Spagna

Francia

Italia

Giappone

Lituania

Svezia

Finlandia

Bielorussia

Polonia

Cina

Paesi Bassi

Germania

grafico 6

Russia: esportazioni di petrolio – principali destinatari delle esportazioni 2012Fonte: Global Trade Atlas, US Energy Information Administration (EIA)

(migliaia di barili al giorno)

Piattaforma galleggiante per trivellazioni marine della West Alpha nel Mare di Kara

Page 88: Il futuro dell'energia

88

Nonostante le sanzioni, nell’agosto 2014 la società petrolifera

statale russa Rosneft e la multinazionale americana ExxonMo-

bil hanno dato il via, insieme, a perforazioni di prova nel Mare

di Kara, una porzione meridionale del Mar Glaciale Artico. Non

sappiamo se le nuove, aspre sanzioni riusciranno a bloccare

questo progetto.

Vi è un sufficiente numero di Paesi che dispongono di un ade-

guato potenziale di esportazioni a condizione che si realizzino

le necessarie infrastrutture: i metanodotti e gli impianti di

fluidificazione del gas nei Paesi esportatori, stazioni di riforni-

mento di metano allo stato liquido (GNL) nei Paesi importatori.

Il Qatar, l’Iran e l’Azerbaigian dispongono di enormi riserve di

gas e sarebbero in grado di contribuire adeguatamente a sod-

disfare la richiesta europea di gas. Anche la Nigeria dispone di

vaste risorse e da quando gli Stati Uniti non importano più me-

tano, il Paese è alla ricerca di nuovi acquirenti. La costruzione

di metanodotti richiederebbe parecchi anni mentre la fornitura

di metano allo stato liquido (GLN) potrebbe aver luogo via nave

in tempi brevi a patto che, come già detto, il Paese importatore

si sia dotato degli impianti di fluidificazione e delle stazioni di

rifornimento.

Nonostante le instabilità geopolitiche conseguenti alla cri-

si ucraina, la Russia continuerà ad essere, per l’Europa, un

significativo fornitore di petrolio e gas. Sia il vecchio continente

sia la Russia traggono enormi vantaggi dalla posizione geogra-

fica, dai buoni rapporti instaurati nei decenni passati e dagli

stretti rapporti commerciali intrecciati nel corso del tempo:

non sarà così facile comprometterli con continue discussioni

geopolitiche. La logica conseguenza della crisi con l’Ucraina

indurrà la Russia a cercare di penetrare sempre nuovi mercati

come già avvenuto in Cina con la quale il Paese ha recentemen-

te siglato un importante accordo di fornitura di gas. Dal canto

suo l’Europa dovrà impegnarsi a ridurre la propria dipendenza

dall’importazione di gas naturale russo.

Page 89: Il futuro dell'energia

89

1,4 miliardi di persone circa fanno della Cina il Paese più

popolato al mondo e il maggior consumatore e produttore

mondiale di energia grazie ad un’economia in rapidissima

crescita. Il costante incremento del benessere ha trasfor-

mato la Cina in uno dei protagonisti indiscussi sulla scena dei

mercati energetici mondiali provocando, nel contempo, un

sempre crescente fabbisogno di energia. Quali sono le strate-

gie future del Paese per far fronte alle richieste e soprattutto

per ridurre le colossali quantità di emissioni di CO2?

Nei decenni passati, l’economia cinese in rapida ascesa ha

portato ad un costante aumento del reddito pro-capite. Negli

scorsi 15 anni la forte crescita dell’industrializzazione ha

praticamente triplicato il consumo energetico primario1 del

Paese che nel 2010 ha sorpassato gli Stati Uniti quale maggiore

consumatore di energia. Se nel 2012 si registravano 80 autovet-

ture ogni 1000 abitanti, si prevede che nel 2035 vi saranno 380

autovetture ogni 1000 abitanti: un dato eloquente sulla poten-

ziale, futura crescita del settore energetico.

1 Per consumo primario d’energia s’intende il consumo di fonti energetiche

reperibili in natura: petrolio, carbone, gas naturale, uranio nonché energie

rinnovabili. Attraverso vari processi, l’energia primaria viene trasformata

in energia utile cioè energia finale. Un esempio: la produzione di energia

elettrica e di calore da fonti energetiche primarie quali legno, carbone o gas.

grafico 1

Cina: prodotto interno lordo (PIL) pro capite e consumo energeticoFonte: Fondo monetario internazionale, BP Statistical Review of the World Energy June 2014MTOE = milioni di tonnellate di petrolio equivalente(US $) (MTOE)8000

7000

6000

5000

4000

3000

2000

1000

0 2012

2010

2008

2006

2004

2002

2000

1998

1996

1994

1992

1990

1988

1986

1984

1982

1980

3000

2500

2000

1500

1000

500

0

PIL pro capite consumo di energia primaria

La Cina in corsa per le risorse energetiche

Page 90: Il futuro dell'energia

90

Il grafico indica il rapido sviluppo del settore energetico cinese

nei decenni trascorsi e riporta una previsione di consumo. Se

nel 1990 la quota della Cina nel consumo energetico mondiale

era pari ad un modesto 8,2%, nel 2010 la quota saliva a quasi il

20%: la BP prevede che, nel 2035, il Paese rappresenterà oltre

un quarto del consumo mondiale. Il Paese consumerà il doppio

dell’energia degli Stati Uniti e deterrà una quota pari all’80%

del consumo energetico globale di tutti i Paesi OCSE.

Nel consumo energetico mondiale, nel 2013 la Cina figurava al

1° posto con una quota percentuale pari a 22. Il Paese è anche

il maggior consumatore al mondo di carbone e di energia idrica

e figura nell’ordine: al secondo posto dietro agli Stati Uniti per

consumo di petrolio ed energie rinnovabili, al quarto posto per

consumo di gas, al quinto per produzione di elettricità da ener-

gia atomica (vedasi tabella 1). L’aumento costante del consumo

di petrolio ha fatto sì che, per la prima volta, nel 2014 la Cina

superasse gli Stati Uniti nelle importazioni nette di greggio. Il

Paese è anche il maggior produttore, consumatore ed impor-

tatore al mondo di carbone: circa il 50% del consumo mondiale

si registra in Cina, il maggior responsabile della più elevata

quantità di CO2 rilasciata nell’atmosfera (vedasi grafico 2).

Il rapido aumento dell’industrializzazione e lo sviluppo dell’e-

conomia cinese hanno fatto sì che attualmente la Cina figuri al

primo posto anche nel settore della produzione di elettricità,

quadruplicata tra il 2000 e il 2013.

Nel consumo energetico globale il carbone detiene la quota

maggiore con il 67%; segue il petrolio con il 18%, l’energia

idroelettrica con il 7%, il gas con il 5%, l’energia rinnovabile

e l’energia atomica con rispettivamente il 2 e l’1%. Questo

sbilanciamento a favore del carbone ha ripercussioni dramma-

tiche per quel che riguarda le emissioni di CO2: infatti la Cina

è responsabile delle maggiori quantità mondiali di biossido

di carbonio provocate dal consumo energetico e rilasciate

nell’atmosfera. In alcune aree industriali cinesi le conseguen-

ze sulla salute sono drammatiche, ragion per cui in futuro il

Paese tenterà di ridurre la quota percentuale del carbone nel

mix energetico e in generale delle fonti energetiche fossili. Per

raggiungere questi obiettivi la Cina investe ingenti capitali in

energie rinnovabili e progetta numerose, nuove centrali nucle-

grafico 2

Consumo globale di energia per regione Fonte: BP Energy Outlook 2035, January 2014

2000018000100001400012000100008000600040002000

01990 2000 2010 2020 2025 2030 2035

OCSE Cina India Altri Paesi

(MTOE)

Page 91: Il futuro dell'energia

91

ari che sorgeranno nei prossimi anni e decenni. Considerato

che il Paese dispone di enormi riserve di gas di scisto, il setto-

re del gas verrà rafforzato grazie al contributo delle compagnie

petrolifere internazionali: in confronto a carbone e petrolio,

il gas rilascia una quantità minore di CO2. Ciononostante con

tutta probabilità anche in futuro la maggior parte del consumo

energetico complessivo sarà però rappresentato dal carbone.

Sebbene la Cina disponga di ingenti riserve oltre che di carbo-

ne anche di petrolio, è costretta ad importarne oltre 4 milioni

di barili al giorno per poter soddisfare il proprio fabbisogno. Le

due maggiori compagnie petrolifere e del gas cinesi, la China

National Petroleum Company (CNPC) e la China Petroleum and

Chemical Corporation (SINOPEC), rientrano nella rosa delle 10

maggiori compagnie petrolifere mondiali. Entrambe si dedica-

no ai settori “Upstream” (esplorazione ed estrazione di petrolio

e gas) e “Downstream” (raffinazione, marketing e distribuzione

di prodotti petroliferi e di gas). Oltre a queste due compagnie

ve ne sono molte altre non meno importanti che operano nel

settore dell’energia.

tabella 1

Consumo energetico per fonte di energia: i 5 paesi maggiori consumatori nel 2013 (milioni di tonnellate di petrolio equivalente)Fonte: BP Statistical Review of the World Energy June 2014

petrolio gas carbone energia nucleare energia idroelettrica

energia rinnovabile

consumo totale di energia

USA 831 USA 671 Cina 1925 USA 188 Cina 206 USA 59 Cina 2852

Cina 507 Russia 372 USA 456 Francia 96 Canada 89 Cina 43 USA 2266

Giappone 209 Iran 146 India 324 Russia 39 Brasile 87 Germania 30 Russia 699

India 175 Cina 145 Giappone 129 Corea del Sud 31 USA 62 Spagna 17 India 595

Russia 153 Giappone 105 Russia 94 Cina 25 Russia 41 Brasile 13 Giappone 474Totale mondiale 4185 Totale

mondiale 3020 Totale mondiale 3827 Totale

mondiale 563 Totale mondiale 856 Totale

mondiale 279 Totale mondiale 12730

Quota della Cina nel consumo energetico globale (%)

12,1 4,8 50,3 4,4 24,1 15,4 22,4

grafico 3

Cina: consumo per tipo di combustibile 2013 (quota percentuale)Fonte: BP Statistical Review of the World Energy June 2014

carbone67%

energia nucleare1%

energia idroelettrica7%

energia rinnovabile2%

petrolio18%

gas5%

Page 92: Il futuro dell'energia

92

grafico 4

Emissioni globali di CO2 collegate all'energiaFonte: US Energy Information Administration – International Energy Outlook 2013

50000

45000

40000

35000

30000

25000

20000

15000

10000

5000

02010 2015 2020 2025 2030 2035 2040

Cina USA India Altri Paesi non OCSE Altri Paesi OCSE

(milioni di tonnellate)

Grafico 5

Cina: importazioni di petrolio per Paese di origine 2011(quota percentuale)Fonte: US Energy Information Administration, Country Analysis Briefs China Feb.2014

Iraq5%

Oman7%Russia

8%

Iran - 11%

Angola - 12%

Congo - 2%

Brasile - 3%

Kuwait - 4%

Kazakistan - 4%

Venezuela - 5%

Sudan - 5%

Emirati Arabi Uniti - 3%

Arabia Saudita20%

Altri Paesi11%

Grafico 6

Cina: importazioni di GNL per paese di origine 2011(quota percentuale)Fonte: US Energy Information Administration, Country Analysis Briefs China - Feb. 2014

Indonesia17%

Egitto - 2%Russia - 2%

Altri Paesi - 2%

Trinidad - 2%

Malesia13%

Yemen7%

Nigeria6%

Qatar19%

Australia30%

Page 93: Il futuro dell'energia

93

In caso di attività particolarmente complicate - esplorazioni in

acque profonde o estrazioni di gas di scisto - hanno accesso

al settore energetico anche compagnie petrolifere internazio-

nali. Le maggiori compagnie petrolifere cinesi partecipano a

progetti inerenti i settori del petrolio e del gas in molti Paesi

esteri ed hanno avviato rapporti strategici di collaborazione

con compagnie petrolifere internazionali per acquisire il neces-

sario know-how.

Grazie alle ingenti riserve di denaro (le riserve cinesi in valuta

hanno raggiunto a metà del 2014 la cifra record di 3,9 bilioni di

dollari USA), la Cina possiede partecipazioni in aziende energe-

tiche estere.

Gasdotto „Power of Siberia“ dalla Russia verso la Cina

completamento del gasdotto previsto: 2019

lunghezza del gasdotto: 4000 km

CINA

CINA

gasdotto Altai 1/ gasdotti già costruiti

gasdotti in previsione

Giacimenti di petrolio e gas naturalePower of Siberia

1/ Gasdotto progettato dalla Siberia occidentale alla Cina nord-occidentale. Al suo posto verrà costruito il gasdotto „Power of Siberia“.

Per soddisfare il fabbisogno e per ridurre al minimo i rischi

legati alla geopolitica, la Cina ha sempre cercato di diversifi-

care il più possibile le importazioni di greggio: nel grafico 5 è

evidente che il Paese importa petrolio da diversi Stati esteri.

Inoltre le compagnie petrolifere nazionali CNPC e SINOPEC

hanno partecipazioni nelle estrazioni in numerosi Paesi forni-

tori di petrolio alla Cina.

La Cina importa il gas da Paesi centroasiatici: Turkmenistan,

Kazakistan, Uzbekistan e gas naturale liquefatto (GNL) da vari

Paesi asiatici, dal Medioriente, dall’Africa, dall’Europa e dal

Sudamerica. In seguito alla crisi ucraina, nel maggio scorso la

Russia ha stipulato, dopo numerosi tentativi mai andati a buon

fine, un contratto di fornitura di gas con la Cina. La società

russa GAZPROM fornirà alla Cina 38 miliardi di metri cubi di

gas l’anno per trent’anni: il gas verrà estratto nei giacimenti

della Siberia orientale e portato in Cina attraverso gasdotti. Il

gasdotto “Power of Siberia” avrà una lunghezza di 4000 km ed

una capacità fino a 60 miliardi di metri cubi l’anno. Si appren-

de da fonti ufficiali che il gasdotto sarà pronto nel 2019 e per

quella data prenderanno il via le forniture di gas. Il contratto è

il più consistente mai stipulato da GAZPROM e rappresenterà

una pietra miliare nella fornitura di gas alla Cina.

Page 94: Il futuro dell'energia

94

Per coprire il fabbisogno in continuo aumento di prodotti petro-

liferi e per stare al passo con le tendenze del mercato, la Cina

ha potenziato e modernizzato le proprie raffinerie. Nel 2013 la

capacità di raffinazione cinese si aggirava intorno ai 12,5 mi-

lioni di barili al giorno: con queste quantità il Paese è riuscito

a coprire il proprio fabbisogno e ad esportare prodotti petroli-

feri. Se negli anni passati in Europa molte raffinerie sono state

chiuse perché obsolete, per un evidente calo delle richieste e

per scarsa redditività, in Cina il settore registra un incremento

senza precedenti.

La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale

prevedono che l’economia della Cina crescerà in maniera

consistente e con essa il consumo di energia; le due massime

istituzioni prevedono anche che il Paese continuerà a raffor-

zare il proprio ruolo nei mercati energetici mondiali. In tema

di politica energetica, la Cina è assolutamente consapevole di

doversi impegnare molto seriamente per diminuire il consumo

di carbone a favore delle energie pulite (gas naturale, ener-

gie rinnovabili, energia atomica), per aumentare l’efficienza

energetica e soprattutto per ridurre l’inquinamento ambientale

sempre più grave. Non si sa ancora entro quale data il Paese

riuscirà a raggiungere questi obiettivi e a ridurre le elevatissi-

me emissioni di CO2.

14

12

10

8

6

4

2

0 2013

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

1990

1989

1988

1987

1986

1985

1984

1983

1982

1981

1980

(milioni di barili al giorno)

grafico 7

Cina: sviluppo della capacità di raffinazione 1980-2013Fonte: BP Statistical Review of the World Energy June 2014

La Cina a Expo Milano 2015

Page 95: Il futuro dell'energia

95

La catastrofe del 2011 nella centrale nucleare di Fukushi-

ma in Giappone ha acceso nuove, ampie discussioni sulla

pericolosità dell’energia nucleare. All’indomani di questa

catastrofe alcuni Paesi tra cui la Germania hanno deciso di

bloccare l’ampliamento dei propri programmi sul nucleare

e di procedere gradualmente alla chiusura delle centrali.

Attualmente nel fabbisogno energetico globale la quota

dell’energia atomica è pari a circa 15%: una cifra destinata a

calare o ad aumentare?

L’uso civile dell’energia atomica prodotta nelle centrali

nucleari iniziò verso la metà degli anni Cinquanta. Nel 1957

venne fondata L’Agenzia internazionale per l’energia atomica

(IAEA) allo scopo di promuovere l’utilizzo pacifico dell’energia

nucleare. Nei decenni successivi in vari Paesi industrializzati si

costruirono numerose centrali atomiche nelle quali la capacità

dei reattori aumentò rapidamente. All’inizio degli anni Settan-

ta nacquero in tutto il mondo movimenti anti-nucleare poiché

numerosi cittadini rifiutavano l’energia atomica impauriti dai

rischi derivanti dall’uso civile della stessa. Le due gravi crisi

petrolifere degli anni Settanta, responsabili del drammatico

aumento dei prezzi del greggio, contribuirono ad aumentare la

popolarità dell’energia nucleare sebbene il petrolio svolgesse

Gigwatt

400

350

300

250

200

150

100

50

0

Numero

500

450

400

350

300

250

200

150

100

50

0

1954

1956

1958

1960

1962

1964

1966

1968

1970

1972

1974

1976

1978

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

2010

2012

capacità

numero di centrali nucleari

grafico 1

Centrali nucleari nel mondo - 1954-2013Fonte: Agenzia internationale per l'energia atomica (IAEA)

Si può rinunciare all’energia atomica?

Page 96: Il futuro dell'energia

96

ieri (come oggi) un ruolo secondario nella produzione di elet-

tricità. Gli incidenti avvenuti nel 1979 nella centrale di Three

Mile Island negli Stati Uniti, nel 1986 a Cernobyl e nel 2011 a

Fukushima hanno dimostrato che i pericoli e rischi per la popo-

lazione e l’ambiente non sono frutto di fantasie. Dalla fine degli

anni Ottanta il processo di ampliamento e/o riorganizzazione

dell’energia nucleare è stato decisamente rallentato: in seguito

ai ridotti tassi di crescita e allo spegnimento dei reattori so-

prattutto dopo il disastro di Fukushima, nel 2013 nel mondo si

contavano 434 centrali nucleari con una capacità di 372 GW1.

Gli Stati Uniti figurano al primo posto con 100 centrali, al se-

condo la Francia con circa 60 e al terzo il Giappone con 50; se-

guono la Russia, la Corea del Sud, la Cina e l’India. Sebbene nel

grafico i primi tre siano Paesi OCSE, risulta evidente che Paesi

emergenti quali Russia, Cina e India occupano posizioni di tutto

rispetto. Impossibile non notare poi che Paesi che dispongono

di enormi riserve e risorse di energie fossili e rinnovabili quali

Russia, Brasile, Messico e Iran preferiscono ricorrere all’ener-

gia nucleare.

1 IAEA – International Atomic Energy Agency, Nuclear Power Reactors in the

World 2014 edition

0 20 40 60 80 100(numero)

USAFranciaGiapponeRussiaCorea del SudCinaIndiaCanadaRegno UnitoUcrainaSveziaGermaniaBelgioSpagnaRepubblica CecaSvizzeraFinlandiaUngheriaSlovacchiaArgentinaPakistanBrasileBulgariaMessicoRomaniaSudafricaArmeniaIranPaesi BassiSlovenia

grafico 2

Centrali nucleari attive nel mondo 2013: 434Fonte: Agenzia internationale per l'energia atomica (IAEA)

Page 97: Il futuro dell'energia

97

2910

11111

22222

55

6

CinaRussia

IndiaUSA

Corea del SudEmirati Arabi Uniti

UcrainaSlovacchia

PakistanGiappone

FranciaFinlandia

BrasileBielorussia

Argentina

0 5 10 15 20 25 30 35

grafico 3

Centrali nucleari in costruzione: 71Fonte: Agenzia internationale per l'energia atomica (IAEA)

71 le centrali attualmente in costruzione: la Cina figura al pri-

mo posto con 27 nuove realizzazioni, seguita da Russia, Corea

del Sud, India e Stati Uniti. Nei Paesi dell’Europa occidentale,

invece, ve ne sono in costruzione pochissime. Dopo l’incidente

di Fukushima, molti Paesi europei hanno cambiato mentalità,

ma a livello mondiale l’energia atomica è in crescita. Oltre alle

71 centrali in costruzione ve ne sono circa 100 in fase di proget-

tazione e/o autorizzazione. Anche in questo caso la Cina è in

pole position seguita da Russia, Stati Uniti e India.

grafico 4

Quota dell'energia nucleare nella produzione di elettricità mondialeFonte: ExxonMobil 2014 - The Outlook for Energy: A View to 2040

petrolio energia nucleare

gas energia idroelettrica

carbone altre energie rinnovabili

15%1 20%

26%28%

6%

7%10%

7%

7%

3%

2%

4%

6%

24%

45% 41%

33%

2010 2025 2040

16%

Nel 2010 l’energia atomica rappresentava il 15% della produ-

zione mondiale di elettricità. La ExxonMobil prevede che, nel

2025, la quota aumenterà al 16% e nel 2040 al 20%. Stime di

altre aziende/organizzazioni prevedono più o meno le stesse

cifre. Il confronto tra Paesi OCSE e Paesi non-OCSE evidenzia

una situazione non omogenea.

tabella 1

Quota dell'energia nucleare nella produzione di elettricitàFonte: ExxonMobil 2014 - The Outlook for Energy: A View to 2040

2010 2025 2040

OCSE 26% 28% 32%

Non-OCSE 5% 8% 15%

La quota percentuale è e sarà decisamente più elevata nei Pae-

si OCSE. Nei Paesi emergenti – Cina, Russia e India – la cresci-

ta è più marcata: il 5% del 2010 aumenterà al 15% nel 2040.

Page 98: Il futuro dell'energia

98

Qual è, nei vari Paesi, il peso dell’energia atomica nella

produzione di elettricità? Il grafico 5 riporta un quadro molto

differenziato. Complessivamente al mondo vi sono 31 Paesi

che ricorrono all’energia atomica per produrre elettricità; la

quota percentuale di utilizzo varia in maniera consistente da

Paese a Paese. La Francia è in testa con il 70%, seguita dal

Belgio e dalla Slovacchia con circa il 50%, dall’Ucraina e dalla

Svezia con oltre il 40%. L’energia nucleare ha un’elevata quota

percentuale nella produzione di elettricità principalmente nei

Paesi europei.

L’uranio è la materia prima impiegata nella produzione di

energia atomica e al pari dei combustibili fossili la sua reperi-

bilità non è eterna. Il BGR (Bundesanstalt für Geowissenschaf-

ten und Rohstoffe, Hannover) calcola che le riserve attuali di

uranio si attestino intorno ai 2,16 milioni di tonnellate. Il 98%

di tali riserve è distribuito soltanto in 11 Paesi. L’Australia è il

Paese che dispone delle riserve maggiori, seguito dal Canada,

Kazakistan, Brasile e Cina. In questi 5 Stati vi è l’84% delle

riserve globali; se si prendono in considerazione anche la Rus-

sia, il Sudafrica, il Niger, gli Stati Uniti, la Namibia e l’Ucraina,

la percentuale sale al 98%. Le risorse stimate di uranio (ovvero

le scorte che né l’economia né la tecnologia riescono ancora a

sfruttare) ammontano a 13 milioni di tonnellate. L’illustrazione

che segue illustra la distribuzione delle riserve e delle risorse

di uranio nel mondo.

La produzione di uranio è nelle mani di uno sparuto numero di

multinazionali: nel 2012 solo 8 grandi imprese hanno incenti-

vato l’82% della produzione mondiale di questo elemento. Per

quel che concerne l’impiego, se la maggior parte dell’uranio

produzione cumulativa

URANIO

risorse

riserve in Mt

risorse 13,0 Mtriserve 2,6 Mtproduzione 0,06 Mt

Riserve e risorse mondiali di uranioFonte: Bundesanstalt für Gewissenschaften und Rohstoffe (BGR) Hannover - EnergieberichtMT = milioni di tonnellate

Page 99: Il futuro dell'energia

99

è utilizzata da pochissimi Paesi, oltre la metà praticamente in

soli tre Stati: Stati Uniti, Francia e Cina. Nel mondo le trattative

sull’uranio vertono principalmente su contratti di fornitura a

lunga scadenza.

La catastrofe che ha avuto luogo nella centrale atomica di

Fukushima, l’uscita della Germania dai programmi del nuclea-

re e l’arresto del potenziamento dello stesso in Italia, Svizzera

e Belgio, non hanno frenato, negli anni passati, il costante

aumento della produzione mondiale di uranio. I maggiori pro-

duttori mondiali sono il Kazakistan, il Canada e l’Australia con

una quota pari al 63%. In Canada vi è il maggior giacimento, il

McArthur River che copre il 13% della produzione globale. Da

un punto di vista geologico, il BGR ritiene che vi sia uranio a

sufficienza per i prossimi decenni. E’ ragionevole pensare che

a media e lunga scadenza assisteremo ad un ampliamento dei

giacimenti di questo elemento grazie all’intensificarsi delle

attività di esplorazione.

Francia

Belgio

Slovacchia

Ungheria

Ucraina

Svezia

Svizzera

Repubblica Ceca

Slovenia

Finlandia

Bulgaria

Armenia

Corea del Sud

Romania

Spagna

USA

Taiwan

Regno Unito

Russia

Canada

Germania

Sudafrica

Messico

Pakistan

Argentina

India

Paesi Bassi

Brasile

Cina

Giappone

Iran

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%

73,3%

52,1%

51,7%

50,7%

42,7%

36,4%

35,9%

33,6%

33,3%

30,7%

29,2%

27,6%

19,8%

19,7%

19,4%

19,1%

18,3%

17,5%

16,0%

15,4%

5,7%

4,6%

4,4%

4,4%

3,5%

2,8%

2,8%

2,1%

1,7%

1,5%

43,6%

grafico 5

Quota dell'energia nucleare nella produzione di elettricità per Paese (fine 2013)Fonte: Agenzia internationale per l'energia atomica (IAEA)

Page 100: Il futuro dell'energia

100

L’energia atomica ha successo non solo in Asia e in Medio

Oriente, ma anche nell’America del Nord e del Sud dove si

progettano nuove centrali nucleari. Da quando la riduzione di

emissioni di CO2 è stata inserita nelle agende della politica,

la lobby del nucleare e i sostenitori delle centrali atomiche

difendono l’energia nucleare adducendo che sia più economica

e che il suo impatto ambientale sia positivo poiché nelle varie

fasi di produzione non si generano emissioni di CO2. Conside-

rato poi che vi è ampia disponibilità di uranio, essi ribadiscono

l’elevatissima certezza di approvvigionamento. Coloro che sono

totalmente contrari all’energia nucleare contestano, invece, il

fatto che l’uranio sia economico e addirittura pulito. Infatti essi

ritengono che la tesi in base alla quale l’uranio è più economi-

co non sia sostenibile poiché non è possibile calcolare i costi

di smantellamento delle centrali nucleari e i costi in caso di

incidenti. Non è nemmeno possibile fare un confronto con altre

fonti energetiche poiché non è ancora stato chiarito il proble-

ma dello smaltimento definitivo delle scorie e dunque non è

possibile quantificare una parte essenziale dei costi. Ingenti

investimenti in energia atomica rallenterebbero i necessari

investimenti in efficienza energetica e in energie rinnovabili. La

lista degli argomenti a favore e contrari all’energia nucleare è

lunga…

Si può rinunciare all’energia nucleare? La risposta è di natura

politica, economica e differente da uno Stato all’altro. Se Paesi

come la Germania sono riusciti ad uscire dai programmi del

nucleare, altri Paesi potrebbero seguirne l’esempio e farce-

la anche rinunciando a questo tipo di fonte energetica. Molti

studi hanno confermato che è possibile coprire il fabbisogno

mondiale di elettricità rinunciando all’energia nucleare se solo

la politica chiarisse alcuni punti tra cui le linee guida per au-

mentare l’efficienza energetica ed incentivasse gli investimenti

in energie rinnovabili. Maggiore è la dipendenza di un Paese

dall’energia nucleare, più difficile risulta uscire dai programmi

e comunque il tempo richiesto è molto lungo.

I Paesi che dipendono fortemente dall’energia nucleare di-

spongono, spesso, di tecnologie avanzatissime per costruire

centrali che utilizzano non solo in casa ma che vendono anche

ad altri Paesi. Uscire dal nucleare porterebbe grossi svantaggi

economici considerato che si renderebbe necessario smantel-

lare, nel Paese, importanti settori economici ad alta intensità

di capitale con conseguente trasferimento delle tecnologie,

danno alle esportazioni e perdita di posti di lavoro.

Uscire dal nucleare a livello globale potrebbe essere possibile

a lunga scadenza, ma è improbabile che ciò avverrà. Attual-

mente è ragionevole pensare che, come si evince dalle varie

stime, la quota del nucleare nella produzione di energia conti-

nuerà ad aumentare in tutto il mondo.

Page 101: Il futuro dell'energia

101

Per lunghi periodi del 20° secolo i mercati del petrolio sono

stati monopolio esclusivo di alcune, poche, compagnie pe-

trolifere. Quest’egemonia è cessata solo negli anni Settanta

allorché fu nazionalizzata l’industria petrolifera, sorsero

compagnie petrolifere nazionali nei più importanti Paesi

produttori e fu fondata l’OPEC1. La ripresa economica delle

compagnie petrolifere nazionali in alcuni significativi Paesi

consumatori di greggio come la Francia (la CFP fu privatizza-

ta più tardi e trasformata in TOTAL SA) e l’Italia (Eni) contri-

buì altresì a spezzare l’egemonia delle varie multinazionali.

Nonostante ciò ancora oggi esse sono da considerarsi le mag-

giori e più potenti industrie del Pianeta. Quale ruolo svolgono

attualmente nel settore dell’energia?

Alla fine del 19° secolo negli Stati Uniti e all’inizio del 20°

in Medio Oriente quando per la prima volta il petrolio venne

estratto per fini commerciali, nacquero le prime compagnie

petrolifere internazionali (IOCs). Exxon, Mobil, Shell e BP ope-

ravano già all’epoca nel settore petrolifero anche se parzial-

mente e sotto altri nomi. Il greggio è una delle materie prime

più importanti e maggiormente utilizzate sia come carburante

nel settore dei trasporti sia come combustibile per la produ-

zione di calore o come materia grezza nell’industria chimica:

ne deriva che quello dell’industria petrolifera e del gas è uno

dei settori economici più significativi e soprattutto ad elevatis-

simo impiego di capitale. Quando s’iniziò a produrre su scala

commerciale alcune, poche compagnie dominavano l’industria

1 L’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, fu fondata nel 1960

a Bagdad con l’intento di dare maggior voce al Paesi produttori e difendere i

loro interessi.

Qual è il ruolo delle compagnie petrolifere internazionali nel settore dell’energia?

Page 102: Il futuro dell'energia

102

petrolifera. Disponevano di riserve, rispondevano dell’esplo-

razione, dell’estrazione, dello stoccaggio e della distribuzione,

possedevano i container che trasportavano il greggio in tutto

il mondo, vendevano i prodotti derivati dal petrolio (benzina,

diesel, oli combustibili ecc.), decidevano il prezzo. Ai Paesi

in cui si trovavano i giacimenti di petrolio si versava solo una

determinata quota d’imposta per il greggio estratto, quota che

veniva fissata all’unanimità dalle compagnie petroliere inter-

nazionali. I capi delle sette principali compagnie petrolifere

denominate “le Sette Sorelle”2 si riunirono nel 1928 e nell’ac-

cordo di Achnacarry decisero di spartirsi le zone di produzione

senza coinvolgere governi e popolazioni delle aree interessate

del Medio Oriente.

Da quel momento in poi e fino alla metà degli anni Settanta

queste industrie dominarono il mercato petrolifero. La denomi-

nazione “Sette Sorelle” fu inventata da Enrico Mattei3, manager

dell’Eni. Oggi ne esistono ancora quattro - ExxonMobil, Che-

vron, Royal Dutch Shell e BP – che continuano ad essere tra le

maggiori e più potenti industrie : infatti figurano tra le venti più

importanti industrie al mondo (vedi tabella 4).

ExxonMobil, Chevron, Shell, BP esistevano già prima del 1900

anche se in parte sotto altro nome. Queste quattro multina-

zionali insieme a Total e ConocoPhillips sono chiamate spesso

“super majors”; oltre a queste vi sono molte compagnie inter-

nazionali e nazionali quali Aramco (Arabia Saudita), CNPC e

SINOPEC (Cina), Gazprom (Russia), Eni (Italia) e tante altre an-

cora che svolgono un ruolo significativo nel settore del greggio.

L’OPEC4 fu fondata a Bagdad nel 1960 con l’intento di affer-

mare la piena sovranità dei Paesi membri sui giacimenti di

petrolio. Nel primo decennio dalla sua fondazione l’OPEC non

ebbe alcun peso: la situazione cambiò drasticamente negli

anni Settanta quando i Paesi membri statalizzarono l’industria

petrolifera e quando, nel 1973, per la prima volta interveniro-

no per definire il prezzo del greggio. Negli anni Settanta vi fu

un’ondata di nazionalizzazioni e di espropri nei Paesi ricchi di

petrolio del Medio Oriente e in altre aree. Nel contempo sor-

sero compagnie petrolifere nazionali che, in parte, assunsero

l’attività delle compagnie petrolifere internazionali (IOCs).

A quel punto vi fu un decisivo cambiamento in tutto il settore

2 Nel gruppo figuravano queste sette compagnie: la Anglo-Persian Oil

Company (ora BP); Gulf Oil, Standard Oil of California (SoCal), Texaco (ora

Chevron); Royal Dutch Shell; Standard Oil of New Jersey (Esso) and Standard

Oil Company of New York (Socony) (ora ExxonMobil).

3 Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Enrico Mattei riorganizzò e ampliò la com-

pagnia petrolifera italiana Eni. Fu in grado di trattare significative concessio-

ni in Medio Oriente e di sottoscrivere un importante accordo commerciale

con la Russia, che contribuì ad indebolire l’egemonia delle “Sette Sorelle”.

Con grande disappunto delle stesse, Mattei concesse ai Paesi produttori una

quota maggiore di profitto nella produzione di petrolio.

4 4 I Paesi fondatori dell’OPEC furono: l’Arabia Saudita, l’Iran, l’Iraq, il Kuwait

e il Venezuela cui si aggiunsero, in un secondo tempo, l’Algeria, l’Angola, la

Nigeria, la Libia, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e l’Ecuador.

Page 103: Il futuro dell'energia

103

petrolifero. Le multinazionali non poterono più determinare,

autonomamente, il prezzo del greggio e disporre delle reserve

poichè queste vennero gestite dai Paesi nei quali si trovavano e

che essi consideravano un patrimonio proprio. Per vari motivi

i Paesi produttori di petrolio modificarono gli accordi in vigore

fino a quel momento con le compagnie petrolifere interna-

zionali (IOCs) (“concession agreements”). Tanto per iniziare

pretesero di concordare quantità e prezzo del petrolio estratto

nei giacimenti ubicati nei loro territori, dopodichè, negli anni

Settanta ed Ottanta, allorquando vi fu un incremento decisivo

dei prezzi del greggio, reclamarono quote adeguate. I cosiddet-

ti “concession agreements”, il cui potere di trattativa era nelle

mani dei soli investitori (le compagnie petrolifere internazionali

IOCs), furono sostituiti da nuove forme contrattuali nell’am-

bito delle quali le IOCs furono costrette a collaborare con le

compagnie petrolifere nazionali (NOCs). NOCs e IOCs divennero

partner con pari dignità. Si svilupparono quattro tipi di con-

tratti5 tra investitori (IOCs) e Paesi produttori (NOCs) in vigore

ancora oggi. Il potere di trattativa dei Paesi produttori è tanto

maggiore quanto maggiori sono le riserve di petrolio, la relati-

va produzione e le esportazioni dei singoli Paesi.

grafico 1

La quota percentuale delle compagnie petrolifere nazionali (NOCs) e internazionali (IOCs) nell'industria del petrolio e gas globaleFonte: EIG-Petroleum Intelligence Weekly (PIW) Ranking of the world's top 50 oil companies, November 2013. I dati si riferiscono all'anno 2012.

produzionedi petrolio

produzionedi gas

riservedi petrolio

riservedi gas

vendita diprodotti

petroliferi

capacità diraffinaizione(distillazione)

(%)

100

90

80

70

60

50

40

30

20

10

0

compagnie nazionali (NOCs) compagnie internazionali (IOCs)

Lo spazio di negoziazione dipende dal tipo di know-how di cui

dispongono le NOCS e dalle risorse finanziarie del Paese. Gli

investimenti nel settore petrolifero e del gas sono ad elevato

capitale: numerosi Paesi che non dispongono delle necessarie

risorse finanziarie sono costretti a ricorrere agli investimenti

delle Compagnie petrolifere internazionali (IOCs). Inoltre, molto

spesso, per estrarre petrolio e gas serve un know-how tecnico

specifico che possiedono solo le multinazionali. Anche in

questo caso, è necessario collaborare con le IOCs. Da quando il

gas ha acquisito un ruolo significativo nel settore energetico, le

multinazionali sono largamente rappresentate anche in questo

settore.

Se fino agli anni Settanta la maggior parte della produzione

petroliera mondiale era nelle mani delle multinazionali, attual-

5 “modern concession contracts”, “production sharing agreements”, “joint

ventures” and “service agreements”

Page 104: Il futuro dell'energia

104

mente la loro quota di produzione si attesta intorno al 20%; è

leggermente più elevata nella produzione di gas. Nella produ-

zione petrolifera mondiale la quota maggiore è nelle mani delle

compagnie petrolifere nazionali (NOCs) nei Paesi esportatori di

greggio. Le compagnie internazionali (IOCs) dispongono del 5%

circa delle reserve mondiali di petrolio e di gas. Nella vendi-

ta di prodotti petroliferi la quota delle compagnie petrolifere

internazionali (IOC’S) si attesta sempre intorno al 30%, mentre

nel settore della raffinazione è del 20% circa.

Le compagnie petrolifere si suddividono sostanzialmente in

due gruppi: nel primo vi sono industrie private quotate in bor-

sa, nel secondo compagnie controllate dallo Stato. Negli Stati

Uniti e in Gran Bretagna le compagnie petrolifere sono sempre

state di natura privata e quotate in borsa, mentre nell’Europa

continentale sono rimaste sotto il controllo statale fino agli

anni Ottanta e Novanta e privatizzate solo negli ultimi decenni

(la Total in Francia, ad esempio, e l’Eni in Italia). Al contrario,

nei Paesi esportatori di greggio le compagnie petrolifere sotto-

stanno al controllo dello Stato (la Aramco in Arabia Saudita, la

PDVSA in Venezuela).

Tra le 10 maggiori compagnie petrolifere mondiali, figurano

anche compagnie nazionali dei Paesi esportatori di greggio (ad

esempio la saudita Aramco), compagnie statali di significativi

Paesi consumatori (ad esempio la CNPC cinese) e le gran-

di multinazionali. Paragonata al periodo anteriore agli anni

Settanta, quando il settore era dominato esclusivamente dalle

multinazionali, la struttura del mercato petrolifero è radical-

mente mutata.

Tra i primi cinque produttori di petrolio quattro sono compa-

gnie petrolifere nazionali di Paesi esportatori di greggio: al pri-

mo posto figura la compagnia nazionale Saudi Aramco con una

capacità produttiva pari a quasi 10 milioni di barili al giorno,

seguita dalla compagnia iraniana NIOC con 3,7 milioni di barili

al giorno. E’ interessante notare che tra i maggiori produtto-

ri petroliferi figura pure la CNPC, una compagnia nazionale

cinese. La Cina, Paese ad elevatissimo fabbisogno energetico,

produce oltre 4 milioni di barili di petrolio al giorno in casa

propria e si assicura quote di produzione attraverso partecipa-

zioni in vari Paesi. Per quel che concerne la produzione di gas,

al primo posto figura la Russia che vanta la compagnia statale

Gazprom in grado di produrre 47 milioni di piedi cubi al giorno;

al secondo posto figura l’iraniana NIOC, al terzo la statunitense

ExxonMobil.

tabella 1

Le più grandi società petrolifere nel mondo

Saudi Aramco NIOC ExxonMobil CNPC PDVSA BP Royal Dutch Shell Gazprom Chevron Total

Arabia Saudita Iran USA Cina Venezuela Regno Unito Paesi Bassi Russia USA Francia

Fonte: EIG- Petroleum Intelligence Weekly (PIW) Ranking of the world‘s top 50 oil companies, November 2013. I dati si referiscono all‘anno 2013. Per paragonare le compagnie petrolifere sono stati presi in considerazione i seguenti settori dell‘industria petrolifera: produzione di petrolio e gas, riserve di petrolio e gas, vendite di prodotti petroliferi, capacità di raffinazione.

Page 105: Il futuro dell'energia

105

Per quel che riguarda la vendita di prodotti petroliferi, guida-

no la classifica, come sempre, le multinazionali petrolifere

che occupano i primi quattro posti su cinque. Al quarto posto

figura la compagnia cinese Sinopec. Nel settore della raffi-

neria il quadro è assai differenziato. In pole position si trova

la ExxonMobil con una capacità di raffinazione6 pari a oltre 5

milioni di barili al giorno seguita dalle due compagnie cinesi

Sinopec e CNPC.

La Shell figura al quarto posto prima della compagnia petroli-

fera statale venezuelana PDV. Riassumendo si può senz’altro

affermare che le compagnie nazionali dei Paesi esportatori

svolgono un ruolo assai significativo nella produzione di pe-

trolio e gas mentre le multinazionali continuano a svolgere un

ruolo predominante nella vendita di prodotti petroliferi e nel

settore della raffineria. Non è da sottovalutare l’importanza

crescente delle compagnie cinesi nella produzione di petrolio,

nella vendita di prodotti derivati e soprattutto nel settore della

raffineria.

Il successo delle multinazionali nel settore energetico è da

ricondurre alla loro lunga esperienza e alla parziale mancan-

za di concorrenza del loro bagaglio tecnologico che le rende

insostituibili in progetti arditi: ad esempio nell’estrazione di

petrolio e di gas in regioni artiche oppure in acque ultrapro-

fonde. Le multinazionali sono inoltre in grado di fare investi-

menti importanti grazie alle enormi reserve finanziarie di cui

dispongono, investimenti impossibili per numerose compagnie

petrolifere nazionali. I colossi stranieri continuano a svolgere

un ruolo predominante nel settore energetico anche grazie

all’ampio ventaglio di attività che comprende, tra l’altro, l’e-

strazione dei combustibili fossili non convenzionali tra cui gas

e olio di scisto. Comprovate le loro capacità anche nel settore

della ricerca e dello sviluppo di nuove tecnologie. Lo stesso

dicasi per le industrie petrolchimiche e chimiche: il processo di

trasformazione del gas in gas liquido e la produzione di benzina

o diesel da gas sono opera della Shell. Per quel che concerne

le energie rinnovabili, le multinazionali petrolifere e del gas

hanno effettuato enormi investimenti anche in questo settore.

6 La capacità di raffinazione si basa sulla capacità di distillazione.

tabella 2

Fonte: EIG- Petroleum Intelligence Weekly (PIW) Ranking of the world‘s top 50 oil companies, November 2013. I dati si riferiscono all'anno 2012I principali produttori di petrolio I principali produttori di gas

nome paese 1000 barili/giorno nome paese milioni di piedi cubi/giorno

Saudi Aramco Arabia Saudita 9.988 Gazprom Russia 47.050

NIOC Iran 3.680 NIOC Iran 15.486

KPC Kuwait 3.145 ExxonMobil USA 12.322

CNPC Cina 3.050 Saudi Aramco Arabia Saudita 10.700

INOC * Iraq 2.942 QP Qatar 9.880

* INOC non esiste più, è usata come proxi per la holding statale del petrolio

Page 106: Il futuro dell'energia

106

Per concludere si può senz’altro affermare che i colossi stra-

nieri continuano a svolgere un ruolo molto importante sia nel

settore petrolifero sia in quello del gas e con tutta probabilità il

loro ruolo sarà tale anche in futuro.

tabella 3

Le principali compagnie nel settore di vendita di prodotti petroliferi

Le prinicpali compagnie petroliferi nel settore di raffinazione

nome paese 1000 barili/giorno nome paese milioni di piedi cubi/giorno

Royal Dutch Shell Paesi Bassi 6.235 ExxonMobil USA 5.375

ExxonMobil USA 6.174 Sinopec Cina 5.239

BP Regno Unito 5.657 CNPC Cina 4.421

Sinopec Cina 3.548 Royal Dutch Shell Paesi Bassi 3.360

Total Francia 3.403 PDV Venezuela 2.822

Fonte: EIG- Petroleum Intelligence Weekly (PIW) Ranking of the world‘s top 50 oil companies, November 2013. I dati si riferiscono all'anno 2012

tabella 4

Le 10 imprese più grandi del mondo 2013

impresa Paese settore entrate

1 Walmart USA retail $ 476,3 bilioni

2 Royal Dutch ShellPaesi Bassi

petrolio/gas $ 459,6 bilioniRegno Unito

3 Sinoppec Cina petrolio/gas $ 457,2 bilioni

4 China National Petroleum Corporation Cina petrolio/gas $ 432,0 bilioni

5 ExxonMobil USA petrolio/gas $ 407,7 bilioni

6 BP Regno Unito petrolio/gas $ 396,2 bilioni

7 State Grid Corporation of China Cina settore elettrico $ 333,4 bilioni

8 Volkswagen Germania settore auto $ 261,5 bilioni

9 Toyota Giappone settore auto $ 256,5 bilioni

10 Glencore Svizzera materie prime $ 232,7 bilioni

Fonte: Fortune Magazin 7 Juli 2014

Page 107: Il futuro dell'energia

107

Il mercato europeo del gas è in evoluzione

In Europa il gas svolge un ruolo assai importante dato che

copre quasi un quarto del fabbisogno energetico complessivo.

In alcuni Paesi europei, Italia o Gran Bretagna ad esempio, il

fabbisogno di gas ammonta addirittura rispettivamente al 36 e

al 33%. Il fatto che l’Europa detenga una quota pari ad oltre il

40% delle importazioni mondiali di gas spiega perché i prezzi di

questo combustibile fossile siano di fondamentale importanza

per l’economia europea da un lato e per i consumatori del set-

tore privato dall’altro. Già alla fine del 1990 l’Unione Europea

aveva creato le condizioni giuridiche per liberalizzare il mer-

cato del gas anche nell’intento di mantenere concorrenziale

l’economia europea e di garantire al consumatore finale prezzi

più contenuti. Quali sono le conseguenze di questo processo

di liberalizzazione e quali altri fattori hanno contribuito a far sì

che, negli anni passati, si giungesse a significativi cambiamenti

nella determinazione del prezzo del gas?

grafico 1

Europa: consumo di energia primaria per fonte 2013 (quota percentuale %)Fonte: BP Statistical Review of the World Energy 2014

35,3

23,6

16,9

11,0

7,06,2

petrolio gas carbone

energia nucleare energia idrolelettrica energia rinnovabile

Già dall’inizio degli anni Settanta, in Europa la produzione in-

terna non riusciva a stare al passo con il consumo di gas ragion

per cui il Vecchio Continente si vide costretto ad importarlo.

Da allora le importazioni sono costantemente aumentate e con

esse la discussione sulla dipendenza dall’import e sulla sicu-

rezza dell’energia poiché la maggior parte del gas importato

giunge da pochissimi Paesi. Solo in seguito alla crisi econo-

mica del 2009 si è registrato un leggero calo dei consumi e di

conseguenza delle importazioni (vedasi grafici 2 e 3).

Page 108: Il futuro dell'energia

108

Sebbene negli anni scorsi vi sia stato un forte incremento

d’importazioni di GNL la maggior parte del gas viene impor-

tato in Europa attraverso gasdotti. Con una quota pari al 32,7%

nell’anno 2013 la Russia è il Paese che ne esporta la parte più

consistente, seguita dalla Norvegia con il 20,2%, i Paesi Bassi

con l’11,6% e l’Algeria con il 6,6%. Per quel che concerne le im-

portazioni di GLN, la percentuale è dell’11,7% mentre la quota

di importazioni attraverso gasdotti da altri Paesi si attesta al

17,2%. Sebbene sia aumentato il numero dei Paesi, l’Europa

continua ad essere molto dipendente da alcuni, pochi grandi

Paesi esportatori, in testa a tutti la Russia.

Dagli anni Settanta e fino ad oggi i prezzi del gas sono sta-

ti fissati in contratti a lungo termine tra Paesi esportatori e

grandi aziende importatrici di gas attive soprattutto nel settore

dell’elettricità e dell’energia: ENI ed ENEL in Italia, GDF Suez

in Francia, E.ON e RWE in Germania. Considerato che i profitti

derivanti dai prezzi del gas dovevano contribuire a finanziare lo

sfruttamento dei giacimenti, si firmarono contratti a lungo ter-

mine (25-35 anni). Inoltre, la determinazione dei prezzi doveva

garantire alle compagnie che estraevano il gas adeguati profitti

mantenendone comunque un livello di concorrenza con altre

fonti di energia. Negli anni Settanta le maggiori fonti energeti-

che erano rappresentate dai prodotti petroliferi - olio pesante

e combustibile leggero - motivo per cui si decise di indicizzare

i prezzi del gas ai prezzi del petrolio. Questo sistema è stato

mantenuto fino ad oggi sebbene da qualche anno il prezzo del

gas sia determinato anche dal mercato spot. Nel frattempo il

carbone, e non più i prodotti petroliferi, è diventato un prodotto

concorrenziale del gas soprattutto nel settore della produzione

di energia elettrica ragion per cui molti analisti ritengono sia

più opportuno indicizzare i prezzi del gas a quelli del petrolio.

grafico 2

Europa: produzione e consumo di gasFonte: Agenzia Internazionale per l'Energia

600000

500000

400000

300000

200000

100000

0

1971

1973

1975

1977

1979

1981

1983

1985

1987

1989

1991

1993

1995

1997

1999

2001

2003

2005

2007

2009

2011

2013

(milioni di metri cubi)

consumo produzione

Page 109: Il futuro dell'energia

109

A differenza del petrolio non vi è un mercato globale del gas ma

mercati regionali laddove i maggiori mercati sono americano,

europeo, asiatico e soprattutto giapponese. La mancanza di un

mercato globale è da imputare al fatto che trasportare gas non

è semplice tanto quanto trasportare petrolio. Il gas viene tra-

sportato soprattutto in gasdotti regionali, anche se il trasporto

di GNL in container è aumentato notevolmente e continuerà ad

aumentare anche in futuro portando a medio e a lungo termine

verso la globalizzazione dei mercati. La determinazione nei

prezzi varia molto da regione a regione.

Fino alla metà del decennio scorso negli Stati Uniti, in Euro-

pa e in Giappone i prezzi registravano un andamento simile e

seguivano la tendenza dei prezzi del petrolio. Dopodiché vi fu

uno sviluppo divergente dei prezzi nelle varie regioni (vedasi

grafico 4). L’aumento della produzione del gas di scisto negli

500000

450000

400000

350000

300000

250000

200000

150000

100000

50000

0

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

grafico 3

Europa: importazioni di gas 1990-2013Fonte: Agenzia Internazionle per l'Energia

(milioni di metri cubi)quota percentuale

2013

11,7 %

17,2 %

32,7 %

20,2 %

11,6 %

6,6 %

Algeria Paesi Bassi Norvegia

Russia Altri Paesi GNL

1/ prezzo di gas indicizzato sui prezzi del petrolio * prezzo medio Gen. - Ott.2/ Il prezzo NBP é basato sulla offerta e sulla domandaFonte: BP Statistical Review of the World Energy 20143/ Henry Hub é il piu importante gas hub negli Stati Uniti

grafico 4

Prezzi del gas per regione e prezzo del petrolio

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

*

20

16

12

8

4

0

120

100

80

60

40

20

0

(US$/barile)(US$/mmbtu)

Giappone: prezzo GNL

Germania: prezzo medio all’importazione 1/

UK: prezzo spot NBP 2/

US: prezzo spot Henry Hub 3/

prezzo petrolio

Page 110: Il futuro dell'energia

110

Stati Uniti provocò un drastico calo dei prezzi che non furono

più indicizzati ai prezzi del petrolio. Il mercato americano del

gas è completamente liberalizzato e i prezzi si determinano in

base alle sue condizioni facendo riferimento alla domanda e

all’offerta. Negli Stati Uniti il gas costa circa la metà rispetto

all’Europa e non raggiunge nemmeno lontanamente il prez-

zo del GNL in vigore in Giappone. L’incremento dei prezzi del

petrolio ha portato, negli ultimi dieci anni, ad un importante

aumento dei prezzi anche del gas, prezzi che erano indicizzati

al petrolio.

Il processo di liberalizzazione del mercato del gas ebbe inizio

già verso il 1990 in Gran Bretagna. Nel 1996 fu fondata la NBP

(National Balancing Point) un “gas hub” presso il quale si

scambia gas in base a domanda ed offerta. Nello scorso decen-

nio in vari Paesi europei si istituirono altri hub. Gli hub dell’Eu-

ropa nordoccidentale sono collegati tra di loro tramite gasdotti

che rendono possibile lo scambio.

Il commercio del gas presso gli hub europei è aumentato

notevolmente negli anni passati. Al primo posto figura l’inglese

NBP seguita dall’olandese TTF. In seguito al calo della richie-

sta, nel 2013 vi fu una diminuzione del volume trattato. In base

ai dati attuali, nel 2014 si assisterà, con tutta probabilità, ad un

incremento nei maggiori hub europei.

PEGN

PEGS

NBP

PSV

CEGH

NCG

GASPL

TTF

ZBR

Paesi Bassi

Russia

Norvegia

LibiaAlgeria

Importazione GNL:Qatar, Algeria, Oman,Nigeria, Egitto etc.

Illustrazione 1

Europa: I maggiori hub del gas e relativi flussi d’importazione

Page 111: Il futuro dell'energia

111

grafico 5

Volumi stimati di gas scambiato sugli hub europeiFonte: GDF Suez Trading

TWh35000

30000

25000

20000

15000

10000

5000

0

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

CEGH PEGs PSV NCG Gaspool TTF Zeebrugge NBP

Il prezzo determinato negli hub si riferisce a domanda e offerta.

In seguito alla rivoluzione del gas di scisto, negli Stati Uniti la

produzione del gas subì un’impennata e i prezzi diminuirono.

Inoltre il GNL, che originariamente doveva essere esportato ne-

gli Stati Uniti, venne invece esportato in Europa a prezzi di mer-

cato decisamente più bassi rispetto a quelli fissati per contratto.

In seguito alla crisi economica, in Europa si registrò un calo

nell’impiego di gas con conseguente impatto sui prezzi fissati

negli hub. In sintesi, i prezzi determinati negli hub e nei contratti

erano sempre più divergenti. I grandi importatori di gas subiro-

no pesanti conseguenze finanziarie poiché dovevano continuare

a vendere il gas ai prezzi di mercato. In verità essi cercarono

di rinegoziare i contratti con i Paesi esportatori nell’intento di

scorporare i prezzi del gas da quelli del petrolio e prendendo

invece come base i prezzi del mercato per determinare i costi.grafico 6

Andamento dei prezzi di gas europei: 2005-2013Fonte: IGU - Wholesale Gas Price Survey 2014OPE= prezzo di gas indicizzati sul prezzo di petrolio GOG = prezzi basati sul rapporto tra domanda ed offerta

2005 2007 2009 2010 2012 2013OPE GOG

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%OPE GOG

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%OPE GOG

100%

80%

60%

40%

20%

0%

Totale Europa Europa nord-occidentale

Europa mediterranea

Page 112: Il futuro dell'energia

112

Anche l’Unione Europea fece pressione affinché i prezzi del

gas diventassero più concorrenziali rafforzando l’economia

europea e garantendo ai consumatori finali costi più bassi nei

settori dell’elettricità e del riscaldamento. Grazie a prezzi più

contenuti, le aziende americane attive in settori ad alto con-

sumo energetico – siderurgico e chimico ad esempio – erano

enormemente più avvantaggiate rispetto alle aziende europee.

Inoltre, i contenuti costi del carbone nel settore della produ-

zione elettrica esercitarono un’elevata concorrenza sui prezzi

del gas. Le compagnie olandesi del gas e la norvegese Statoil

furono le prime disposte a rinegoziare i contratti di fornitura

del gas e a ridefinire quelli in essere per evitare che i prezzi del

petrolio fossero presi a riferimento solo parzialmente o addi-

rittura per niente in sede di determinazione dei prezzi del gas.

Nel frattempo anche la Russia ha rinegoziato alcuni contratti

ed accettato che i prezzi del mercato costituissero la base per

fissare i prezzi del gas o che, almeno, venissero proposti prezzi

più bassi .

Come si evince dal grafico 6, la quota dei prezzi del gas basati

sul rapporto tra domanda ed offerta sono aumentati da circa

15% nell’anno 2005 a oltre 50% nell’anno 2013 mentre la quota

dei prezzi indicizzati al prezzo del petrolio è passata da oltre il

75% nell’anno 2005 a meno del 50%. Nell’Europa nordocciden-

tale i prezzi di mercato svolgono, con ca. l’80%, un ruolo molto

più significativo rispetto ai Paesi mediterranei poiché nel nord

la liberalizzazione dei mercati del gas è molto più avanzata e

gli hub del gas sono più forti rispetto al sud.

In questa sede è bene ricordare che il prezzo di mercato del

gas non deve essere sempre più basso di quello contrattuale

indicizzato al prezzo del petrolio. In tempi in cui i prezzi del

petrolio sono molto bassi il prezzo del mercato può essere più

alto di quello contrattuale (vedasi grafico 4). E’ probabile che

in futuro si stipulerà un maggior numero di contratti sulla base

dei prezzi di mercato sebbene molti analisti ritengano che una

parte del gas importato continuerà ad essere oggetto di con-

tratti stipulati a lungo termine e con riferimento al prezzo del

petrolio o forse anche del carbone. I contratti a lungo termine

offrono sicurezza maggiore alle ditte importatrici e permettono

ai Paesi esportatori una pianificazione a lungo termine.

Un punto importante che dovrebbe essere maggiormente

preso in considerazione nei contratti di fornitura del gas è la

garanzia di una maggiore flessibilità dei prezzi considerando la

situazione della domanda e dell’offerta nel mercato del gas.

Page 113: Il futuro dell'energia

113

Da qualche anno i media parlano sempre più spesso di “tran-

sizione energetica”. Il termine equivalente “Energiewende”

in lingua tedesca è entrato a far parte addirittura del patri-

monio linguistico inglese: rinomate testate giornalistiche al

pari del New York Times e dell’Economist vi ricorrono quando

debbono illustrare l’ambizioso progetto germanico di adotta-

re un sistema economico basato sulle energie rinnovabili non

nucleari. Quali sono in Germania gli obiettivi di tale transizio-

ne, quali le sfide e gli ostacoli una volta realizzato il progetto?

La transizione energetica consiste nel passaggio dai combu-

stibili fossili e nucleari alle fonti rinnovabili con l’obiettivo, in

Germania, di produrre energia entro il 2050 principalmente

da fonti rigenerative: energia eolica ed idrica, energia solare,

geotermia o risorse rinnovabili. Inoltre, grazie ad un impiego

virtuoso ed efficiente dell’energia ridurre il consumo energe-

tico.

Una motivazione molto forte che sta alla base della transizione

energetica è legata alle questioni ambientali, ai problemi so-

ciali sempre più pressanti e conseguenza dell’impiego di fonti

energetiche fossili e nucleari. Le prime hanno un forte impatto

ambientale poiché la loro combustione è una delle cause del

surriscaldamento globale; per quanto riguarda le seconde, re-

sta irrisolta la questione delle scorie mentre è reale il pericolo

che esse rappresentano per la popolazione in caso di incidenti

in centrali nucleari (leggasi Fukushima).

La transizione energetica

Page 114: Il futuro dell'energia

114

Energie Rinnovabili

bioenergia

energia idroelettrica energia solare energia eolica

energia oceanica energia da biomasseenergia geotermica

Da un punto di vista energetico-economico, la limitata reperi-

bilità nel tempo delle fonti energetiche fossili e nucleari (alcuni

decenni o secoli, dipende dalla fonte) svolge un ruolo assai

importante.

La tendenza di passare dalle fonti energetiche fossili alle

energie rinnovabili si registra oramai in numerosi Paesi del

mondo; la Germania, sostenendo la transizione energetica, si

è prefissa un obiettivo radicale molto ambizioso cui si guarda

con spiccato interesse trattandosi della maggiore potenza eco-

nomica all’interno dell’Unione Europea e di una delle cinque

maggiori potenze economiche a livello mondiale.

Page 115: Il futuro dell'energia

115

Perché proprio la Germania insiste con tale determinazione

nel passare dai combustibili fossili e dall’energia nucleare alle

energie rinnovabili? A differenza di altri Paesi europei, in Ger-

mania - dove vi è un forte movimento antinucleare - da mol-

tissimo tempo la politica appoggia senza mezzi termini le fonti

rinnovabili. Il partito dei Verdi è rappresentato in Parlamento

dalla metà degli anni Ottanta appoggiando numerose leggi

ambientali anche in materia di approvvigionamento energetico.

La Germania persegue con molta ambizione i propri obiettivi

in tema di politica del clima per ridurre le emissioni di gas ad

effetto serra così come fissato nel protocollo di Kyoto. Non

c’è da meravigliarsi, dunque, se larga parte della popolazione

tedesca è favorevole alla transizione energetica1.

1 Redefining the Energiewende: New German Government Coalition Issues. A

Roadmap for the Nation’s Most Ambitious Domestic Energy Reform-George-

town International Environmental Law Review. Feb. 14, 2014

tabella 1

Status quo e obiettivi quantitativi della " Energiewende"Fonte: Zweiter Monitoring Bericht: "Energie der Zukunft" Bundesministerium für Wirtschaft und Energie März 2014

Categoria 2011 20122050

2020 2030 2040 2050

Emissioni di CO2

Emissioni CO2 -25,6% -24,7% almeno almeno almeno almeno

(rispetto al livello del 1990) -40% -55% -70% -80% bis -95%

Energie rinnovabili

quota nel consumo di elettricità 20,4% 23,6% almeno 35% almeno 50% (2025: 40-50%)

almeno 65% (2035: 55-60%) almeno 80%

quota nel consumo di energia 11,5% 12,4% 18% 30% 45% 60%

Efficienzaconsumo di energia primaria(rispetto al livello del 2008) -5,4% -4,3% -20% -50%

consumo lordo di elettricità(rispetto al livello del 2008) -1,8% -1,9% -10% -25%

quota della produzione di elettricità: generazione combinatadi calore e elettricità

17,0% 17,3% 25%

produttività energetica 1.7% all'anno (2008-2011)

1.1% all'anno (2008-2012)

2.1% all'anno (2008-2050)

Edifici

fabbisogno di energia primaria - - - circa -80%

fabbisogno termico - - -20% -

tasso di risanamento degli edifici circa 1% circa 1% raddoppio del 2% all'anno

Settore die trasporticonsumo energetico(rispetto al livello del 2005) -0,7% -0,6% -10% -40%

numero di veicoli elettrici 6547 10078 1 milione 6 milioni -

Page 116: Il futuro dell'energia

116

grafico 1

Germania: quota di energia rinnovabile nel consumo di elettricitàFonte: Agora Energiewende April 2014 - Das deutsche Energiewende Paradox: Ursachen und Herausforderungen,

(%)

30

25

20

15

10

5

0

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

Con la transizione energetica la Germania si prefigge, entro

il 2050, di ridurre dell’80-90% rispetto al 1990 le emissioni

di gas ad effetto serra e di abbandonare l’energia nucleare

entro il 2022. La quota delle rinnovabili dovrà aumentare

costantemente: la quota del fabbisogno energetico lordo dovrà

essere almeno del 35% nel 2020 e almeno dell’80% nel 2050.

La quota del consumo energetico lordo dovrà essere del 18%

nel 2020 e del 60% del 2050. Per quel che concerne l’aumento

dell’efficienza energetica, l’obiettivo è di ridurre del 20% il

consumo energetico primario entro il 2020 e del 50% entro il

2050 rispetto al consumo energetico primario dell’anno 2008.

Sono previsti forti risparmi anche nei settori delle costruzioni

e dei trasporti in modo tale da ridurre il consumo energetico

primario del 20% entro il 2020 e dell’80% entro il 2050. Finora

la transizione energetica ha avuto luogo soprattutto nel settore

dell’elettricità. Dal più recente rapporto di monitoraggio del

governo federale si evince che il passaggio alle energie rinno-

vabili avviene in modo regolare; al contrario, non hanno avuto

luogo la tanto attesa riduzione delle emissioni di gas ad effetto

serra ed i previsti miglioramenti nell’efficienza energetica .

Obiettivo della transizione energetica è trasformare l’eco-

nomia in un’economia concorrenziale e “decarbonizzata”. Il

successo di questo processo di trasformazione dipende anche

dalla competitività dei prezzi dell’energia. Studi recenti hanno

evidenziato che la transizione energetica necessita di riforme

urgenti che mantengano competitiva l’economia della Ger-

mania. I prezzi dell’energia elettrica sono tra i più elevati al

mondo e negli anni passati sono aumentati del 60% in seguito

alla forte incentivazione delle energie rinnovabili, mentre negli

Stati Uniti e in Cina sono aumentati di uno scarso 10%. Per

l’industria tedesca gli svantaggi sono enormi considerato che

i prezzi dell’energia svolgono un ruolo centrale soprattutto

in settori ad elevatissimo fabbisogno energetico quali quello

chimico, edile e siderurgico. L’economia tedesca è fortemente

dipendente dall’export e vanta un settore di produzione molto

sviluppato. Nel 2013 le esportazioni rappresentavano il 51% del

PIL contro il 26% della Cina e il 13% degli Stati Uniti.

Page 117: Il futuro dell'energia

117

grafico 2

Germania: produzione di elettrictà per fonte di energia 2013Fonte: Statistisches Bundesamt

lignite carbone prodotti petroliferi altri

energia nucleare gas energie rinnovabili

energia eolica biomassa rifiuti domestici energia idroelettrica energia fotovoltaica

Il settore produttivo è uno dei più avanzati nei grandi Paesi

industrializzati grazie al 21% del PIL. Tutto ciò conferma quanto

sia importante per l’economia tedesca mantenere un’elevata

capacità concorrenziale.

Diversi studi dimostrano che la transizione energetica così

come si presenta oggi danneggerebbe pesantemente la com-

petitività dell’economia tedesca. Secondo uno studio della IHS

Inc., in Germania i costi dell’energia elettrica sono aumentati

considerevolmente in seguito al massiccio sfruttamento delle

energie alternative. L’incremento di emissioni di CO2 è dovu-

to all’uscita dal programma del nucleare e al considerevole

utilizzo delle centrali a carbone: tutto ciò ha portato ad una

situazione paradossale poiché l’obiettivo è proprio la riduzio-

ne di gas ad effetto serra. Un significativo passo verso questo

traguardo è quello che prevede un maggiore uso di gas nel mix

energetico per mantenere la capacità concorrenziale dell’eco-

nomia tedesca da un lato e raggiungere gli obiettivi fissati dalla

transizione energetica dall’altro. Per questo motivo sarebbe

opportuno ripensare lo sfruttamento del gas locale compreso

il gas di scisto, che farebbe diminuire i costi dell’energia elet-

trica e le emissioni di gas ad effetto serra grazie al passaggio

dalle centrali a carbone a quelle a gas .

Il gas, il combustibile fossile più pulito, responsabile di emis-

sioni ad effetto serra in misura decisamente inferiore rispetto

a carbone e petrolio, potrebbe assumere la funzione di “ponte”

per ridurre man mano le emissioni e per far sì che l’approvvi-

gionamento energetico si basi su fonti e rinnovabili pulite.

Nonostante una serie di riforme necessarie e numerosi pro-

blemi ancora irrisolti, in Germania la transizione energetica è

un’iniziativa globale. Il Paese svolge un ruolo significativo nel

complesso ed ambizioso progetto di modificare le abitudini

nell’approvvigionamento energetico abbandonando lentamente

le fonti energetiche fossili e i combustibili nucleari in virtù di

energie rinnovabili sostenibili.

Page 118: Il futuro dell'energia
Page 119: Il futuro dell'energia
Page 120: Il futuro dell'energia

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