il gesÙ della rivelazione (i) - barnabiti

4
PER CAPIRE LA PERSONA DI GESÙ Eco dei Barnabiti 3/2016 39 I l piano salvifico di Dio con- templava il ricupero del- l’uomo da una condizione di miseria cui lo condannava la sua natura ribelle; la prima figura che si presenta in questo contesto di reden- zione è quella della Discendenza della donna in cui lo stesso Dio rico- nosce un redentore capace di schiac- ciare la testa del serpente (Gen 3,15); un quadro che ci colloca immediata- mente dinanzi a una profezia che potrà essere compresa solo dopo es- sersi realizzata in Gesù. Sappiamo che essa è frutto di una riflessione sapienziale che incontrò la sua ispirazione in Is 7,14, testo del Libro dell’Emmanuele (Is 6-12). Tutta- via, giacché la profezia d’Isaia all’an- nunciare il segnale che Dio s’impe- gnava di realizzare affinché gli uomi- ni arrivassero ad aver fiducia in lui, si limitava a descrivere la sua caratteri- stica, cioè quella di essere il Figlio di condizione divina della Vergine, per- ché si chiamerebbe «Emmanuele», Gen 3,15, di lui, presenta una speci- fica azione: riscatterà la stirpe umana dal dominio del male. La figura della Discendenza porta con sé un mistero che potrebbe essere formulato con una domanda: «Come può un mem- bro della stirpe umana essere il re- dentore dei suoi fratelli se anche lui, per il fatto di essere un membro della stessa stirpe, a rigore, necessita di re- denzione»? Il saggio d’Israele, in ve- rità, intuisce che dietro le parole del- la profezia d’Isaia c’è un mistero e lo fa suo, confermato più tardi dalla tra- duzione dei Settanta che espliciterà il termine «almah» (giovane madre) con il termine di «vergine», quantun- que sia ancora lontana dall’arrivare a capire il suo significato ultimo. Noi che possediamo il senso pieno del termine, perché sappiamo che l’Emmanuele è Gesù, come chiara- mente ci insegna Mt 1,18-23, e che la condizione verginale di Maria è il segnale che indica come veramente Gesù è di condizione divina, essen- do questo provato in modo definitivo dalla sua risurrezione che lo costituirà Signore con potere, essendo passato dalla condizione di anima vivente a quella di Spirito vivificante (1Cor, 15,45), siamo, come afferma Gesù, beati, perché i nostri occhi vedono quello che gli Apostoli sono riusciti a vedere chiaramente (Lc 10,23). Nella condizione di chi tutto comprende, riusciamo ad apprezzare la ricchezza della dottrina che le prime informa- zioni della Scrittura ci forniscono cir- ca la persona del Signore. alcune figure profetiche La figura di Noè, il giusto che in- contra grazia agli occhi di Dio e che IL GESÙ DELLA RIVELAZIONE (I) Per capire la persona di Gesù dobbiamo percorrere il cammino della sua progressiva rivelazione che avvenne dentro di un piano specifico svolto da Dio al fine di condurre l’uomo alla sua piena realizzazione. Le parole di Gesù, quando ci parla della sua persona, devono echeggiare nel fondo della nostra anima affinché il nostro spirito incontri in noi la disposizione di aprirci sempre più all’azione della grazia. Paolo Baratella: Storia della salvezza - sacrestia della cattedrale di Ferrara

Upload: others

Post on 16-Oct-2021

5 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: IL GESÙ DELLA RIVELAZIONE (I) - Barnabiti

PER CAPIRE LA PERSONA DI GESÙ

Eco dei Barnabiti 3/2016 39

Il piano salvifico di Dio con-templava il ricupero del-l’uomo da una condizione

di miseria cui lo condannava la suanatura ribelle; la prima figura che sipresenta in questo contesto di reden-zione è quella della Discendenzadella donna in cui lo stesso Dio rico-nosce un redentore capace di schiac-ciare la testa del serpente (Gen 3,15);un quadro che ci colloca immediata-mente dinanzi a una profezia chepotrà essere compresa solo dopo es-sersi realizzata in Gesù.Sappiamo che essa è frutto di una

riflessione sapienziale che incontròla sua ispirazione in Is 7,14, testo delLibro dell’Emmanuele (Is 6-12). Tutta-via, giacché la profezia d’Isaia all’an-nunciare il segnale che Dio s’impe-gnava di realizzare affinché gli uomi-ni arrivassero ad aver fiducia in lui, silimitava a descrivere la sua caratteri-stica, cioè quella di essere il Figlio dicondizione divina della Vergine, per-ché si chiamerebbe «Emmanuele»,Gen 3,15, di lui, presenta una speci-fica azione: riscatterà la stirpe umanadal dominio del male. La figura dellaDiscendenza porta con sé un misteroche potrebbe essere formulato conuna domanda: «Come può un mem-bro della stirpe umana essere il re-dentore dei suoi fratelli se anche lui,per il fatto di essere un membro dellastessa stirpe, a rigore, necessita di re-denzione»? Il saggio d’Israele, in ve-rità, intuisce che dietro le parole del-la profezia d’Isaia c’è un mistero e lofa suo, confermato più tardi dalla tra-duzione dei Settanta che espliciteràil termine «almah» (giovane madre)con il termine di «vergine», quantun-que sia ancora lontana dall’arrivare acapire il suo significato ultimo.Noi che possediamo il senso pieno

del termine, perché sappiamo chel’Emmanuele è Gesù, come chiara-mente ci insegna Mt 1,18-23, e che

la condizione verginale di Maria è ilsegnale che indica come veramenteGesù è di condizione divina, essen-do questo provato in modo definitivodalla sua risurrezione che lo costituiràSignore con potere, essendo passatodalla condizione di anima vivente aquella di Spirito vivificante (1Cor,15,45), siamo, come afferma Gesù,beati, perché i nostri occhi vedonoquello che gli Apostoli sono riusciti a

vedere chiaramente (Lc 10,23). Nellacondizione di chi tutto comprende,riusciamo ad apprezzare la ricchezzadella dottrina che le prime informa-zioni della Scrittura ci forniscono cir-ca la persona del Signore.

alcune figure profetiche

La figura di Noè, il giusto che in-contra grazia agli occhi di Dio e che

IL GESÙ DELLA RIVELAZIONE (I)Per capire la persona di Gesù dobbiamo percorrere il cammino della sua progressiva rivelazioneche avvenne dentro di un piano specifico svolto da Dio al fine di condurre l’uomo alla sua pienarealizzazione. Le parole di Gesù, quando ci parla della sua persona, devono echeggiare nelfondo della nostra anima affinché il nostro spirito incontri in noi la disposizione di aprircisempre più all’azione della grazia.

Paolo Baratella: Storia della salvezza - sacrestia della cattedrale di Ferrara

Page 2: IL GESÙ DELLA RIVELAZIONE (I) - Barnabiti

diventa il principio di un’umanitànuova, nel salvare i membri della suafamiglia dalla distruzione del diluvio,definisce la condizione dell’uomoCristo Gesù, che Paolo dichiarerà«unico mediatore tra Dio e gli uomi-

ni» (1Tm 2,5). Guardando al sacrifi-cio che Noè gli offre, Dio si com-piace al punto di stabilire in formasolenne, un’alleanza definitiva conl’umanità, riconoscendo nell’arcoba-leno il suo segnale.Lungo la storia della salvezza si

presenta pure la figura d’Isacco, il fi-glio che assume la condizione di vit-tima del sacrificio poiché carica sullespalle la legna dell’olocausto. È unafigura importante per capire in chemodo Gesù piacque a Dio con la suamorte, inchiodato al legno della cro-ce. Lo fu dovuto all’obbedienza «finoalla morte e alla morte di croce» (Fl2,8), condizione che il Figlio potevarealizzare solo se fosse diventato unodi noi. Da questo, Gesù risulta essere

l’‘adamo’ che unico realizza in sé lecondizioni per le quali il Creatore sicompiace. Sono condizioni che loglorificano. Nel momento in cuiprendiamo coscienza della sua con-dizione divina che la sua risurrezione

ci rivela, arriviamo alla comprensionepiena di cosa l’Emmanuele è capace.Cominciamo a vedere quanto le fi-

gure dell’Antico Testamento, relazio-nate a Cristo Gesù, illustrano il mi-stero della sua persona divina. Que-sto deve essere stato il contenutodella catechesi di Gesù dettata ai di-scepoli di Emmaus, che culminò con«il loro cuore ardendo», particolar-mente nel momento in cui Gesù ce-lebrò la «frazione del pane» seduto atavola con loro, i loro occhi aprendo-si (Lc 24,13-33).

i titoli di Cristo e la catechesi

È la catechesi apostolica che ci in-segna a scoprire le figure profetiche

della Scrittura. Quando leggiamoMatteo, vediamo che l’Emmanuele ènuovamente ricordato come «unagrande luce per quelli che abitavanoin regione e ombra di morte» (Mt4,16). Si tratta di colui che Isaia de-scrive nella condizione di chi è defi-nito con i titoli di «Consigliere ammi-rabile, Dio potente, Padre per sem-pre, Principe della pace» (Is 9,5). Ècolui su cui «riposerà lo Spirito delSignore, spirito di sapienza e d’intelli-genza, spirito di consiglio e di fortez-za, spirito di conoscenza e di timoredel Signore» (Is 11,2). Le prerogativeche la profezia ricorda ci aiutano adistinguere i contenuti dei titoli divi-ni e messianici di Gesù, arricchitidalla sua condizione divina, caratte-ristica che certamente sfuggiva allastessa visione profetica. Quanto piùchiaramente siamo informati sul con-tenuto di ciascuno dei titoli dalla no-vità che l’Incarnazione porta con sé,tanto più riusciamo a comprenderela grandezza della condizione divinadi Gesù. Quello che è attribuito aGesù ci fa diventare sempre più co-scienti della sua divinità, molte volteoffuscata dagli aspetti della sua uma-nità, dovuto alla nostra mancanza dipreparazione nel riconoscere nell’an-nichilazione (gr. kénosis), forma pre-ferita dalla Divinità, la maniera piùconveniente di rivelarsi.Il titolo divino e messianico che

meglio sintetizza le prerogative diGesù e che lo stesso Gesù si attribui-sce apertamente, è quello di «Figliodell’Uomo». Nei sinottici si presentain modo insistente, cominciando dal-la professione di fede di Pietro che lodichiara «Messia, Figlio di Dio». Èbene subito notare che la professionedi Pietro è l’inizio di un camminoverso la rivelazione ultima che Gesùci farà della sua condizione nella Vi-ta trinitaria, perché, nel momentodella professione di fede del discepo-lo, i termini «Messia» e «Figlio diDio» sono sinonimi. Costatiamo, difatto, che è in Giovanni che Gesù, disua iniziativa, annuncia la sua condi-zione divina di Figlio alla quale maigli Apostoli sarebbero arrivati per sestessi. In Giovanni, il titolo di «Figliodell’Uomo» presenta in sé, fin dal-l’inizio, le condizioni divine del mes-sia, la «Gloria di Iavè» di Ezechiele(Ez 1,26-28). Di fatto, vuol essere iltema di tutta la catechesi del vangelodell’Apostolo (Gv 1,51).

PER CAPIRE LA PERSONA DI GESÙ

Eco dei Barnabiti 3/201640

L’arca di Noé - M. Chagall

Page 3: IL GESÙ DELLA RIVELAZIONE (I) - Barnabiti

importanza del prologodel vangelo di Giovanni

Il prologo del vangelo di Giovanni,dopo tutto quello che ci dissero le fi-gure citate dell’AT, utilizzate dalla ca-techesi apostolica, diventa il punto dipartenza di una descrizione ampia diGesù che include tutto quello che larivelazione ci dice. Nella Vita trinita-ria, Gesù partecipa, con il Padre e conlo Spirito, della natura del vero Dio, ilDio unico esistente. A lui è attribuital’opera della creazione, in quanto, se-condo il linguaggio antropomorfico,come ci insegna il prologo del vange-lo di Giovanni, lui è il Verbo che «erain principio presso Dio» (Gv 1,3), es-sendo lui Dio e tutto esistendo persua causa. Nella condizione di «ver-bo della vita, vita, vita eterna» (1Gv1,1-2), quando assume la natura uma-na, diventa la grande luce che «illumi-na ogni uomo che viene al mondo»,una condizione illustrata da una me-tafora della quale Giovanni, opportu-namente, si serve, ed è quella che tro-viamo nell’opera che il Creatore rea-lizza nel primo giorno della creazione(Gen 1,3-5). Gesù è un figlio d’uomoperché è l’Emmanuele, il Figlio cheDio Padre inviò nella pienezza deitempi, che la risurrezione rivelerà“grande” e che «di essere vivente... di-venne Spirito datore di vita» (1Cor15,45). In Lui deve essere riconosciu-to il «Figlio dell’Uomo» che, unico,può ascendere al cielo perché, unico,discese dal cielo, unico in condizionedi parlarci del Padre. Secondo la suacondizione divina vuol realizzare conla sua Chiesa, quella che riunirà nellacondizione di Buon Pastore che offrela vita per le sue pecore, le nozzeeterne, profetizzate da Osea (Os2,22). La narrazione allegorica dellenozze di Cana (Gv 2,1-12) è la suapiù bella presentazione, quando op-portunamente associata al quadrodella Morte di Cristo Gesù, momentoin cui «la madre di Gesù stava là»(2,1; 19,25), essendo arrivata l’«oradella manifestazione della gloria»(2,11; 12,23). Dovuto alla sua condi-zione divina, colui che si presentauguale a noi in tutto, fatta eccezionequanto al peccato, è il figlio dell’uo-mo che perdona i peccati (Mc 2,10).Difatti, Gesù spiega a Nicodemo chein lui si realizza la figura del serpenteche Mosè innalzò affinché tutti quelliche dirigessero a lui il suo sguardo

fossero curati. «Dio infatti ha tantoamato il mondo da dare il suo Figliounigenito, perché chiunque crede inlui non muoia, ma abbia la vitaeterna» (Gv 3,16).Gesù che si presenta secondo la fi-

gura di Iavè che si dispone nuova-mente ad accettare come sua sposacolei che era passata a essere, da«amata», la «non amata», da popolosuo, popolo non più suo, lo stessoche nell’Eden mostra tutta la sua mi-sericordia annunciando la «Discen-denza della Donna» capace dischiacciare la testa del serpente, cirivela quanto è importante associaregli insegnamenti della catechesi apo-stolica alle figure che la stessa gra-dualmente ci presenta, prelevate dailibri profetici, opportunamente ana-lizzate.

figure della redenzione

La lettera agli Ebrei, in quanto,nella sua apertura ci presenta Gesùiniziando dal suo aspetto visibile,chiamandolo «figlio erede», in segui-

to, associa a questo titolo due titolieminentemente divini: «Irradiazionedella gloria di Dio, immagine del suoEssere» (Hb 1,3; cf. Sab 7,26), perpresentarci Gesù nella condizione diFiglio che «realizzata la purificazio-ne dei peccati, si è seduto alla destradella Maestà» (ibid.). È chi l’Apoca-lisse presenta ricevendo la stessaadorazione dalla corte celeste, sedu-to alla destra di Dio. Attraverso que-ste figure della redenzione e dellaglorificazione di Gesù, vediamo sin-tetizzata la maniera secondo la qua-le la Divinità volle farsi conosceredagli uomini. Si tratta di una formasapientissima il cui significato, comeabbiamo potuto notare, è gradual-mente completato attraverso imma-gini del linguaggio figurativo dellaBibbia.

La catechesi apostolica, secondola familiarità che arriviamo ad avercon essa, attraverso i vangeli e altriscritti del Nuovo Testamento, dovu-to alle sue innumerevoli informa-zioni sulla persona di Gesù, finisce

PER CAPIRE LA PERSONA DI GESÙ

Eco dei Barnabiti 3/2016 41

Cristo Pantocratore - Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni a Palermo -la catechesi apostolica ci insegna a interpretare cristologicamente le figureprofetiche della Scrittura

Page 4: IL GESÙ DELLA RIVELAZIONE (I) - Barnabiti

per trasmetterci, quasi per osmosi,la percezione della sua condizionedivina. Da Lui siamo condotti allaVita trinitaria della quale, quantun-que noi rimanendo sempre nellapiù assoluta impossibilità di defi-nirne la natura, possiamo affermaredi possedere una comprensione di ricchezza incommensurabile. Ditutto questo, il fatto che più ci con-sola è che la stessa SantissimaTrini-tà ha voluto effonderla su noi attra-verso l’azione dello Spirito Santo.Un’azione trinitaria, dunque, equesta è la sorprendente conclu-sione, agisce in favore di tutti eciascuno degli uomini; azione chepossiamo potenziare nella misurasecondo la quale, come creature,corrispondiamo all’iniziativa del-l’Artista che ci vuole modellare.Sfortunatamente, la sua opera amo-revole e sapientissima, molte volteè frustrata dalla massa che si ri -bella e questiona lo stesso vasaio(Is 29,16).Le parole di Gesù, quando ci par-

la della sua persona, devonoecheggiare nel fondo della nostraanima affinché il nostro spirito in-contri in noi la disposizione diaprirci sempre più all’azione dellagrazia. Lui è la Vita-Verità, quindi,una delle ipostasi di “Colui che è”,che si fece carne e collocò la suatenda fra noi. Lui è colui che, nellacondizione di figlio «che il Padreconsacrò e inviò al mondo» (Gv10,36), da questo stesso ricevette ilpotere di risuscitare. Di fatto affer-ma: «Sono venuto affinché tutti ab-biano vita e l’abbiano in abbondan-za» (10,10), giacché «Io e il Padresiamo una cosa sola» (10,30). Ilmemoriale della sua Morte è la sua«carne per la vita del mondo»(6,51). Lui è chi, risuscitato, nelmomento della sua ascensione,cioè, come ricorda la lettera agliEbrei, all’entrare definitivamente,con il suo sangue, nel tempio delcielo, annuncia che «ogni poteregli è stato concesso nel cielo e nellaterra» (Mt 28,18).Gesù è la Sapienza che fu giustifi-

cata dalle sue opere (Mt 11,19). «Piùbella del sole» (Sap 7,29) «si esten-de da un confine all’altro con forza,governa con bontà eccellente ognicosa» (8,1).

Ferdinando Capra

PER CAPIRE LA PERSONA DI GESÙ

Eco dei Barnabiti 3/201642

Cristo sole - Mausoleo dei Giuli sec II - Scavi Vaticani

«In principio era il verbo» - incipit del Vangelo secondo Giovanni nel cosiddettoVangelo di San Cuberto, risalente al VII secolo - British Library di Londra