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IL LAOCOONTE Breve storia di una scultura e del suo restauro

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IL LAOCOONTE

Breve storia di una scultura e del suo restauro

Il restauro Rinvenuto nel 1506 nell’area

anticamente occupata dalla Domus Aurea Neroniana.

La scultura risale al periodo ellenistico (175 – 150 a.C.)

Rappresenta un episodio mitologico narrato da Virgilio nel canto II dell’Eneide

Il sacerdote Laocoonte aveva ammonito invano i troiani a non accogliere in città il cavallo donato da Ulisse che egli percepiva foriero di sventure

Per punirlo della sua opposizione al volere degli Dei, Poseidone scatenò contro di lui degli enormi serpenti marini che lo ghermirono sulle rive del mare e lo stritolarono insieme ai suoi figli

L’opera venne recuperata parzialmente mutilata, mancante del braccio destro di tutti i personaggi, del piede di uno dei figli, di parte del serpente marino

Gli artisti dell’epoca cercarono di capire quale fosse la posizione originaria delle braccia non ritrovate

A detta dello stesso Michelangelo esse dovevano plausibilmente protendersi ripiegate sopra le teste del padre e dei figli, nel tentativo inutile di un’estrema difesa dai mostri marini.

A questa interpretazione aderì anche Baccio Bandinelli con una copia in marmo, eseguita fra il 1520 e il 1525

Nel 1532-33 Papa Clemente VII Medici ordinò il restauro del Laocoonte, destinato ad essere esposto nel cortile del Belvedere.

Fu incaricato del restauro Giovan’Agnolo Montorsoli, discepolo di Michelangelo che, nonostante ci fossero già ricostruzioni filologiche dell’opera modellò alle figure del padre e dei figli delle braccia levate in alto.

Il Laocoonte del Montorsoli

Le braccia erano in terracotta, preparatorie al definitivo intervento in marmo che non venne mai effettuato

Per alcuni secoli la sua impostazione non venne smentita

Si riteneva che avesse aggiunto movimento e tensione alla scultura, che ne avesse accentuato in definitiva la grazia

Il restauro cinquecentesco venne convertito in marmo tra il 1725 e il 1727 dallo scultore Agostino Scornacchini, il quale si meritò per il suo lavoro gli elogi di Johann Joachim Winckelmann

All’inizio del XX secolo il gruppo scultoreo tornò alla ribalta per una ennesima vicenda che lo coinvolse

Nel 1905 il tedesco Ludwig Pollack recuperò casualmente il braccio mancante del padre.

Si riaprirono le questioni di attribuzione stilistica

Solo nel 1960 le integrazioni del Cornacchini vennero rimosse e il Laocoonte riacquistò il braccio originale

Non solo ma il de-restauro degli anni sessanta ripristinò lo stato lacunoso della scultura e cancellò l’interpretazione cinquecentesca delle integrazioni

Il Laocoonte odierno