il linguaggio come generatore di realtà

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Diapositiva 1 Diapositiva 2 Breve ripasso delle fasi della conversazione di coaching. Iniziamo dal contesto: Come si genera il contesto adatto per una conversazione di coaching? Quale distinzione utilizziamo? Utilizziamo l’ascolto con tutte le sue azioni: non parlare, guardare negli occhi, rispecchiare, parafrasare; siamo nel mondo del coachee. L’ascolto trasforma l’osservatore che sono e, come succede quando si guarda un film o si legge un libro, i nostri pensieri non ci sono quasi. Chi ascolta «immagina» ciò che racconta l’interlocutore. Se non siamo in quel racconto con la nostra immaginazione non riusciamo ad essere empatici e a capire le emozioni che ne derivano. Quando “vibriamo” con il nostro coachee capiamo anche il suo mondo interpretativo. Situazione attuale: non basta immaginare quali sono le emozioni e le opinioni che il coachee porta in sessione. Un coach ontologico vorrà anche fare domande per capire e verificare quali interpretazioni e quali emozioni il coachee ha e ritiene di avere. Situazione ideale: è fondamentale sapere esattamente cosa il coachee vuole. Cosa idealmente vorrebbe se non pensasse che ci possono essere degli ostacoli, se non pensasse che è impossibile o che non si può fare. Feedback: fase dell’apprendimento, del ritorno di pensieri ed opinioni, accompagnate dai fatti che fondano

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Page 1: Il linguaggio come generatore di realtà

Diapositiva 1

Diapositiva 2 Breve ripasso delle fasi della conversazione di coaching.Iniziamo dal contesto: Come si genera il contesto adatto per

una conversazione di coaching? Quale distinzione utilizziamo? Utilizziamo l’ascolto con tutte le sue azioni: non parlare, guardare negli occhi, rispecchiare, parafrasare; siamo nel mondo del coachee. L’ascolto trasforma l’osservatore che sono e, come succede quando si guarda un film o si legge un libro, i nostri pensieri non ci sono quasi. Chi ascolta «immagina» ciò che racconta l’interlocutore. Se non siamo in quel racconto con la nostra immaginazione non riusciamo ad essere empatici e a capire le emozioni che ne derivano. Quando “vibriamo” con il nostro coachee capiamo anche il suo mondo interpretativo.Situazione attuale: non basta immaginare quali sono le emozioni e le opinioni che il coachee porta in sessione. Un coach ontologico vorrà anche fare domande per capire e verificare quali interpretazioni e quali emozioni il coachee ha e ritiene di avere.Situazione ideale: è fondamentale sapere esattamente cosa il coachee vuole. Cosa idealmente vorrebbe se non pensasse che ci possono essere degli ostacoli, se non pensasse che è impossibile o che non si può fare. Feedback: fase dell’apprendimento, del ritorno di pensieri ed opinioni, accompagnate dai fatti che fondano tali feedback, che il coach offre al coachee. Il coach darà il suo feedback ogni volta che lo riterrà utile per il coachee. Se il coachee non lo «accetta» ne cercherà altri, al fine di aiutare il coachee a trovare nuove interpretazioni, nuovi “occhiali”. Piano di azione: lo costruisce il coachee. E’ importante che sia misurabile e che preveda un tempo in cui tali azioni saranno messe in campo. Monitoraggio: è il supporto che il coach

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dà durante l’esecuzione del piano di azione. Il monitoraggio non va confuso con il controllo: il monitoraggio è un’informazione che ci dà il coachee se lo ritiene opportuno, il controllo lo mette in campo il coach senza un accordo con il coachee.

Diapositiva 3 Il primo incontro di coaching getta le basi del processo di coaching. Si crea un accordo tra coach e coachee che si basa sulla Fiducia e sull’Ascolto. ICF esige che un coach certificato sappia dimostrare 11 competenze, raggruppate in quattro categorie. Le prime due competenze che si trovano all’interno della categoria “Stabilire le basi” sono:1 - Ottemperare alle linee guida etiche e agli standard professionali – Comprendere l’etica e gli standard del coaching ed essere in grado di applicarli in maniera appropriata in tutte le situazioni di coaching.

Comprende e dimostra col suo comportamento le regole di condotta professionale previste da ICF (vedi sezione III del Codice Etico)

Comprende e segue le regole previste dal Codice Etico

Comunica con chiarezza le differenze tra coaching, consulenza, psicoterapia ed altre professioni di supporto

Suggerisce al cliente, se necessario, di rivolgersi ad un altro professionista di supporto, sapendo quando é necessario e quali sono le risorse esistenti

2 - Stabilire l’accordo di coaching – Capacità di comprendere ciò che è necessario nella specifica interazione di coaching e di concordare con il potenziale e nuovo cliente i termini del processo di coaching e della relazione

• Comprende e illustra efficacemente al cliente le linee guida ed i parametri specifici della relazione di coaching (ad es: la logistica, i compensi, il calendario dell’attività, qualsiasi altro dettaglio che sia attinente)

• Concorda insieme al cliente cosa è appropriato all’interno della relazione e cosa non lo è, cosa viene e non viene offerto, e le responsabilità reciproche

• Rileva se vi sia effettiva armonia tra il proprio metodo di coaching e le necessità del potenziale cliente

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Diapositiva 4 Primo IncontroPresentazione reciproca: prima si presenta il coach e dopo il coachee. E’ utile al fine di generare un dialogo alla pari che il coach si renda “vulnerabile”. Creare empatia, fiducia e credibilità: l’empatia si genera con ”l’ascolto generoso” e senza giudizi. La fiducia si genera rendendo prevedibile tutto il processo e stabilendo regole di comportamento (ad esempio con l’accordo di coaching). La credibilità si genera raccontando come sono stati i nostri processi di apprendimento. Esperienza non è quello che facciamo ma quello che apprendiamo con quello che facciamo. Di solito si apprende quando si commettono degli errori. Sottolineare la riservatezza degli incontri: (vedi codice deontologico) Spiegare cos’è il CoachingFare una prima analisi dei punti di forza e delle aree di miglioramento (aiutare il coachee a fare un’analisi introspettiva)Se possibile, individuare un’azione o assegnare un piccolo compito (es. un’analisi sulle sue aspirazioni nell’azienda, sulle sue skill come leader, sulle sue relazioni con il team) che il coachee si impegna a compiere per l’incontro successivo.

Diapositiva 5 Il linguaggio è azione e il linguaggio genera realtà. Più parole/distinzioni ha un coach, più strumenti ha per fare domande. Le distinzioni servono al coachee per cambiare opinioni e per agire in un modo diverso da prima, ma per un coach la distinzione serve per fare domande. Si potrebbe parafrasare Wittgenstein dicendo che «i limiti nella tua capacità di distinguere nel linguaggio è il limite del tuo coaching». Un coach usa il linguaggio per aprire le possibilità di azione del coachee.

Diapositiva 7 Cosa fa un coach ontologico quando ascolta il suo coachee?Principalmente utilizza la distinzione fatti ≠ opinioni per:

Far dichiarare l’obiettivo del coachee in termini di fatti misurabili

Far fondare le opinioni/giudizi del coachee

Abbiamo un compito fondamentale quando siamo davanti al nostro coachee: saper individuare i giudizi/opinioni ed aiutare il coachee a fondarli. Quali opinioni fondiamo? Tutte? Quelle che crediamo possano essere limitanti per il

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coachee. Va sottolineato che se per noi una determinata opinione può essere limitante non è detto che lo sia anche per il coachee. Se per il coachee non lo è, abbiamo il compito di fondarne altre. Quale strumento si utilizza per verificare con il coachee se per lui sono limitanti o meno? Il feedback.

Diapositiva 8 Come si fonda un giudizio secondo Rafael Echeverria:• A quale fine dico quello che dico?

Quali possono essere i vantaggi per me o per gli altri? C’è una differenza tra il perché ed il fine (o per cosa). Il perché ci riporta al passato, alle cause. Mentre il fine fa emergere il vantaggio secondario, quello che chiamiamo “l’economia di un’opinione” che diventa un comportamento

• Il dominio per Echeverria è lo spazio di azione di un’opinione

• I fatti del passato fondano le opinioni ma non le trasformano in vere

• Lo standard dipende a volte dalla cultura e a volte dell’individuo

• Sulla base di altri fatti che prima non avevo preso in considerazione posso cambiare la mia opinione

• La possibilità è la possibilità operativa: cosa posso o non fare con questa.

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