il mare eco del golfo tigullio 6/2012

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Eco del golfo Tigullio Ristorante Pizzeria con forno a legna L.mare Vittorio Veneto 17-18-19 RAPALLO Tel./Fax 0185 52603 O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese) Di Ya s s er Di Ya s s er Associazione Culturale Caroggio Drito Associazione Culturale Anno V - giugno 2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta IL MARE è consultabile anche on line sul sito www.marenostrumrapallo.it Fondato nel 1908 € 1,00 ELEZIONI • HABEMUS PAPAM • LA GIUNTA E IL CONSIGLIO • TUTTI GLI ELETTI • I „TROMBATI‰ • ELEZIONI DI UNA VOLTA SANTA MARGHERITA In pericolo il Tennis Club CONCORDIA Intervista esclusiva al comandante Palombo CROCE BIANCA LÊEnte si tinge di rosa COME ERAVAMO Ö scïto do ‰Ciantê ‰ XXV APRILE Una ricorrenza distorta FEBBRE DELLÊORO Un rapallese nel Klondike RAPALLO Sempre più multietnica Foto: Toni CARTA

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numero di giugno 2011

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Page 1: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RistorantePizzeria

con forno a legna

L.mare Vittorio Veneto17-18-19

RAPALLOTel./Fax 0185 52603

O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o portaIl giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta

(Antico proverbio genovese)

Di Yasser Di Yasser

Associazione Culturale

Caroggio Drito Associazione Culturale

Anno V - giugno 2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

www.marenostrumrapallo.it

Fondato nel 1908

€1,00

ELEZIONI• HABEMUS PAPAM

• LA GIUNTA E IL CONSIGLIO

• TUTTI GLI ELETTI

• I „TROMBATI‰

• ELEZIONI DI UNA VOLTA

SANTA MARGHERITAIn pericolo il Tennis Club

CONCORDIAIntervista esclusiva al comandante Palombo

CROCE BIANCALÊEnte si tinge di rosa

COME ERAVAMOÖ scïto do ‰Ciantê ‰

XXV APRILE Una ricorrenza distorta

FEBBRE DELLÊOROUn rapallese nel Klondike

RAPALLOSempre più multietnica

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Page 2: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Ha vinto Giorgio Costa, viva Giorgio Costa. E'stato un risultato apparentemente imprevisto

in tale percentuale (53,17 per cento contro il 46,83)ma, in effetti, ben più vistoso se si pensa al gap diquasi 5 punti con cui l'ex bancario e il sindacouscente Mentore Campodonico si erano lasciatidopo il primo turno. Escono così definitivamente discena gli uomini del Gabbiano e nomi di spicco tracui numerosi ex democristiani,travolti assieme ad altri da unotsunami che non guardato in fac-cia nessuno.Ora al nuovo inquilino di piazzadelle Nazioni (nelle pagine se-guenti i nomi della giunta e deiconsiglieri incaricati) il compito diprocedere per gradi, ma veloce-mente, a rimettere in piedi leopere lasciate a terra nel 2006. Su di lui pesa l'ombra ingom-brante dell'ex sindaco, l’implosoCapurro, anche se Giorgio Costaalle domande della stampa sullasua reale indipendenza perde unpo' le staffe: "sono stufo di sentirvelo dire; il sindacosono io e le decisioni le prenderò io, ovviamente as-sieme a tutta la squadra". Ha detto proprio così.Grandi eventi sportivi, opere pubbliche urgenti da fardecollare, un arredo urbano da riqualificare in fretta,soluzioni per il traffico autostradale, un centro con-gressi: questi alcuni dei punti più salienti del progetto"Costa". Per ora il cielo è azzurro anche se ai malignipiace ricordare che dopo due anni ci fu un un'im-plosione che portò la città al commissariamento. Baz-zecole, bubbole perché dall'altra parte della barricatai problemi sono ben altri. Ora è il tempo dei processiper una disfatta per alcuni versi inaspettata ma chein realtà era in odore da tempo. “Il PDL e la sua coalizione non avevano gli "occhi ditigre" come gli avversari ma piuttosto lo sguardo dipecorelle smarrite” dicono col senno di poi i detrat-tori. E aggiungono con ancor maggiore cattiveria: “Illavoro svolto non è mai stato suffragato da un'in-formazione dettagliata e precisa e si è scelto un bassoprofilo che non ha pagato, anzi”. Lo ha dichiarato a

cadavere ancora caldo persino l'ineffabile onorevoleScandroglio davanti alle telecamere contento per ilrisultato chiaverese ma "mortificato" per quello ra-pallese e si è fatto vedere in Tv persino il corpulentovate dell'UDC, onorevole Rosario Monteleone,pronto a ricevere l'applauso doveroso per la suascelta vincente.La realtà non può essere ridotta al fatto che i Partiti inquesto momento sono in caduta libera né alla bassa

affluenza ai seggi, né alla pioggiadomenicale o, ancora, alla bassapercentuale di effimeri votantidelle seconde case nella loro vestedi falsi residenti. Molto più banal-mente, Campodonico ha perso so-prattutto per la voglia dicambiamento e di facce nuovedella gente, per la sua scarsa visi-bilità per l'assordante silenzio isti-tuzionale su quanto, poco o tantonon importa, era stato realizzato inquesti cinque anni. Ora tocca a Giorgio Costa. E la cittàora si aspetta che l’ex bancario,

come ha ripetutamente affermato, sia il primo citta-dino di tutti perché Rapallo necessita di concretezzaistituzionale e non merita di essere in balia di scelteumorali o di vendette trasversali. Per troppo tempo i rapallesi hanno assistito al disfa-cimento e al blocco di tutto ciò gli amministratori co-munali, alternandosi sullo scranno più alto delpalazzo di piazza Nazioni, facevano e disfacevanocome la tela di Penelope. Voltiamo pagina quindi efacciamo tanti auguri a Giorgio Costa che, consenti-teci una battuta simpatica e curiosa, nel suo curricu-lum elenca (come il suo predecessore) l'amore per lafamiglia, gli animali e per i colori blucerchiati. In piùè uno sportivo attivo che pratica il tennis. Che siastato quest'ultimo lo smash vincente?

IL MAREMensile di informazione

Anno V - n. 4 2012

€ 1,00

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice

Rapallo - via A. Volta 35,39 [email protected]

tel. 0185273647 - fax 0185 235610

Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa

Direttore responsabile: Emilio Carta

Redazione: Carlo Gatti - Benedetta MagriDaniele Roncagliolo

Hanno collaborato a questo numero:M. Bacigalupo - R. Bagnasco

P. Bellosta - P.L. Benatti - A. BertolloE. Brasey - S. Gambèri Gallo - C. Gatti

E. Lavagno Canacari - B. Magri - B. Mancini M. Mancini - G. Massa - I. Nidasio - A. Noziglia

D. Pertusati - L. Rainusso D. Roncagliolo - V. Temperini

Ottimizzazione grafica:Valentina Campodonico - Ivano Romanò

Fotografie: Fabio Piumetti

Archivio Azienda Grafica Busco

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO

NUMERO:Habemus Papam! di E. Carta 2Il nuovo Sindaco di D. Roncagliolo 3Analisi: premiati e “trombati” di D. Roncagliolo 4Gli eletti: Giunta e Consiglio Comunale 5Elezioni di una volta di P.L. Benatti 6Resistenza e XXV Aprile di R. Bagnasco 7Santa: in pericolo il Tennis Club di P. Bellosta 8/9Concordia: intervista a M. Palombo di C. Gatti10/11Croce Bianca: fiocco rosa di E. L. Canacari 122 giugno di B.Magri 13Rapallo sempre più multietnica di R. Bagnasco 14La famiglia Bacigalupo al Castello di M. Bacigalupo15Capraia, lʼisola ritrovata di A. Bertollo 16Il sangue freddo degli animali di G. Massa 17Route 66 in Harley Davidson di I. Nidasio 18Viaggiare: Nigeria di V. Temperini 19Ricordo o sogno di M. Mancini 20Come eravamo di B. Mancini 21Il potere temporale della Chiesa di D. Pertusati 22/23Lʼappuntamento col destino di E. Brasey 24Amarcord di E. Gambèri Gallo 25Un rapallese nel Klondike di E. Carta 26/27Alzheimer, che fare di A. Noziglia 28Cinema in diagonale di L. Rainusso 29Lettere e notizie 30/31

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i odi Emilio Carta

Habemus Papam

di Pietro Ardito & C.

Hai visto Capurro, cosìtante delegheed importanti,povero sindaco

Costa!!

Mi scappa da ridere...Figurati fra unanno quando ne

chiederà una sola!Quella di fare

il sindaco !!!

LETTERA AI LETTORIda questo numero troverete Il Mare unicamente in edi-cola e al prezzo simbolico di 1 euro. A farci decidere intal senso sono stati i numerosi amici che ci avevanosuggerito una diversa distribuzione del periodico, inmodo da avere la certezza di poterlo acquisire in modopiù semplice ed immediato.In pochi anni, infatti, grazie ad un manipolo di amici daicapelli brizzolati, affiancati da altrettanti giovani e pre-ziosi collaboratori in blue jeans, Il Mare è entrato sem-pre più nel cuore dei rapallesi grazie ad argomentidedicati sia alla cronaca sia alla storia locale; insommaalle nostre radici. Il Mare ha mantenuto, al contempo,un ruolo di attento osservatore del territorio e mugu-gnando - qualche volta ringhiando - ha sempre denun-ciato la necessità di una svolta “viabile”, di una piùattenta salvaguardia conservativa dei nostri beni cultu-rali nonché al mantenimento di un arredo urbano com-misurato alla vocazione turistica della città.Cari lettori, aiutateci a mantenere questa linea edito-riale continuando a leggerci segnalandoci le cose chenon vanno. Solo e soltanto a Voi renderemo conto.

L’EditoreMassimo Busco

Page 3: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Giorgio Costa è l’undice-simo sindaco di Rapallo

dal 1946 ad oggi. Rapallinodoc è nato l’otto marzo di 65anni fa. È sposato con Ivana eha una figlia, Giorgia, che il 9giugno convolerà a nozze.Spesso è possibile vederlo conl’amato cane, un cocker spanieldi nome Davis. Ex funzionario dibanca è attualmente in pen-sione. Politicamente la suaesperienza inizia nel 2004 conla vittoria di Armando Ezio Ca-purro. Dal 2005 è capogruppoin consiglio comunale del Cir-colo via della Libertà 61. Nel2007, nonostante la sconfittadi Armando Ezio Capurro, vieneeletto come consigliere di mi-noranza. Senza mai tessere dipartito in tasca, Costa ha vintograzie all’appoggio di cinque

liste: Circolo via della libertà 61,Italia dei valori, Liguria viva, Noicon Capurro e Udc-liste civichedi centro. Oltre alla politica hauna passione: lo sport. Il suo impegno verso questomondo si è concretizzato, so-prattutto, nel Panathlon. Oggi,infatti, ricopre l’incarico di go-vernatore del Panathlon AreaLiguria ed è past president delPanathlon Club Rapallo. Nonsolo. Costa è anche presidentedella commissione sportiva“Tennis” al circolo Golf e tennisdi Rapallo. Tennista in attività, èun tifoso sfegatato della Sam-pdoria che spesso segue ancheallo stadio. “Lavoreremo per tutti i cittadini- assicura -. Quello che abbiamopromesso lo manterremo. Di-ventare sindaco è un’emozione

immensa, perché è un tra-guardo importante che ab-biamo raggiunto lavorandofaticosamente in questi anni. Lacittà ha capito. Adesso dob-biamo aprirci al comprensorio,perché il dialogo è fondamen-tale. I miei cittadini devonostare tranquilli”. Oltre al sociale, che è stato in-serito al primo posto nel suoprogramma elettorale, Costapunterà soprattutto sul turi-smo di qualità: “A Genova la mo-stra su Van Gogh ha fattoregistrare 346mila paganti.Ecco, penso che per muoverela gente sia necessario orga-nizzare eventi di classe che aRapallo mancano”. Curiositàper gli amanti della storia: Gior-gio Costa è il secondo Costa

che sale sulla poltrona più altadi Rapallo. Dal 1940 al 1945 ilpodestà, la figura introdotta dalDuce al posto del sindaco, sichiamava proprio GiacomoCosta.

Giorgio Costa, il nuovo inquilino di piazza NazioniCHI È

Breve presentazione del neo sindaco. È il secondo Costa nella storia dei primi cittadini rapallesi. Pensionato bancario,da sempre ha messo al primo posto la famiglia e lo sport. Solo recentemente ha aggiunto nei suoi pensieri la politica

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SPECIALE ELEZIONIdi Daniele RONCAGLIOLO [email protected]

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Torte su richiestadi qualunque tipo e pesoVia della Libertà 22A - 16035 RAPALLOTel. 0185 51665 - chiuso il lunedì

Page 4: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Ha guardato verso Milano e in-vece la soluzione era a Genova.

Il Pdl di Rapallo ha voluto seguire ilmodello che ha portato a perdere laroccaforte azzurra del Cavaliere enon ha preso esempio dai nemici“rossi” che nel capoluogo ligurehanno vinto le elezioni. La situazionein cui si trovava Mentore Campodo-nico era simile a quella di Letizia Mo-ratti e Marta Vincenzi. A Rapallo,come a Milano e Genova, c’era vogliadi cambiamento. A Milano nonl’hanno compreso, hanno ricandidatola Moratti che puntualmente haperso. A Genova, nel suo feudo, il cen-trosinistra ha fiutato che l’aria per“super Marta” non era delle migliori,soprattutto dopo i tragici fatti dell’al-luvione. Le primarie, che sono comecerti sondaggi, precisi alla virgola,hanno poi dimostrato che i presaginefasti sulla Vincenzi erano giusti. Ecosì, alle elezioni, l’unica partita checonta, ha vinto Marco Doria che aprima vista sembra avere la metàdelle competenze della Vincenzi. A Rapallo le soluzioni erano due. O sifacevano le primarie oppure, tuttiuniti, si lanciava un giovane. Carlo Ba-gnasco, Salvatore Alongi, Massimo

Pernigotti, Umberto Amoretti: i ta-lenti non mancavano. Chi adessocerca di scaricare tutte le colpe suCampodonico, però, sbaglia. Il suoprecipitare nei consensi è dovutoanche a chi, all’interno della suastessa maggioranza, lo ha attaccatospesso e volentieri. Certo, la strategia comunicativascelta nei cinque anni di ammini-strazione è stata a dir poco scon-certante e non averlo capito intempo è stata forse la sua colpaprincipale. Ma chi ha lavorato al suofianco lo tratteggia come una per-sona pignola, un lavoratore scrupo-loso, attento ai dettagli. Insomma, unperfezionista. Con il degrado morale

che pervade l’Italia, uno come lui èuna risorsa da tenere in considera-zione; da questo punto di vista se lapolitica italiana avesse avuto qualcheCampodonico in più oggi la nazionestarebbe un po’ meglio, almeno intermini di credibilità. Qualcuno, dopo il voto, ha detto che ilprimo cittadino uscente è sempreperdente in questo momento storico.Non è proprio così: La Spezia e Sa-vona, con Federici e Berruti, tanto pernon andare lontano, dimostrano chesi può vincere anche al secondo man-dato. Il Pdl, o la nuova formazionepronta a nascere, inizierà adesso lafase delle epurazioni. Qualche mes-saggio è già stato lanciato. La rico-struzione, posto che Domenico Cianciha già palesato da tempo le sue vo-glie di una nuova avventura, deve ri-partire da due giovani in gamba,preparati e votati come Carlo Bagna-sco e Giorgio Tasso. Il primo non habisogno di presentazioni, il secondoha dimostrato il suo valore con la co-pertura del mercato di piazza Vene-zia, il piano commerciale, il wi-figratuito e il piano dei dehors. Rimanendo in casa della ormai exmaggioranza ci sono bocciature che

fanno rumore come quelle di LelioMilanti, Corrado Castagneto, Alessan-dro Puggioni, Roberto Di Antonio,Fabio Mustorgi e Franco Parodi. Inpoche parole la giunta uscente, un se-gnale premonitore sottovalutato nelledue settimane pre ballottaggio. Il pollice verso deve essere rivoltoanche a chi ha pensato e messo inpiedi le due liste dei ragazzi trinceran-dosi dietro il “viva i giovani, noi li lan-ciamo”. Falsità da campagnaelettorale che i cittadini hanno capito.Se uno crede davvero nei giovani li mi-schia con i più grandi, li fa giocare inprima squadra con i veterani dove pos-sono imparare i trucchi del mestiere;non li fa “marcire” nella Primavera con

i pari età, tanto per usare una meta-fora calcistica. Questa “ghettizzazione”,che anni fa aveva le sembianze di unalista rosa con sole donne, è roba da di-lettantismo politico e non ha pagato.Non è un caso che la nuova maggio-ranza Costa annoveri Lorenzo Gam-bero, 23 anni e primo della lista delCircolo della libertà. Gambero, che èstato inserito tra persone ben piùgrandi di lui, è stato giustamente pre-miato, così come il candidato sindacoche ha creduto in lui. Tra le note dolenti c’è anche quel 50percento di elettori che non è andatoa votare, comportandosi, di fatto,come i grandi partiti nazionali: l’unicadifferenza è che gli astensionisti nonhanno delegato il governo dei tecnicima l’altra metà di Rapallo, ovveroquei cittadini che ancora credononella democrazia e rispettano le bat-taglie portate avanti negli anni per ilsuffragio universale. È ora di voltare pagina, gli errori noncontano più: da pochi giorni è iniziatal’era Costa. Il caso Pernigotti, allon-tanato 48 ore dopo averlo nominatoassessore, è qualcosa in più di unafalsa partenza, è una cosa mai vista,grottesca. Che fa male soprattutto

umanamente per una persona di va-lore come l’ex consigliere provinciale.Come è andata nel 2004 se lo ri-cordano tutti; i precedenti della pas-sata amministrazione, con i rimpastiin giunta e le riunioni alle Carmeli-tane, sono ancora ben impressi nellamente; i cittadini ora vogliono i fatti,esigono meno discussioni e più can-tieri aperti. Chi davvero dice di amare Rapallosuperi le questioni personali e pensidavvero al bene della città lasciandofuori dalla porta le polemiche. Altri-menti, se si andrà avanti a suon di li-tigi, bisognerà dire a Carlo Bagnascoe Giorgio Tasso di accelerare i tempidella ricostruzione.

Gli errori elettorali e le voglie di cantieri apertiL’ANALISI

Una lente d’ingrandimento sulle strategie e i passi falsi dei “guru” della politica

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SPECIALE ELEZIONIdi Daniele RONCAGLIOLO [email protected]

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DALLE PUBBLICHEPIAZZE A TWITTER

COME È CAMBIATA LA CASSADI RISONANZAAi miei tempi, durante le manovreelettorali, i candidati rischiavano lafaccia in pubblico, arringando lagente per convincerla al voto, tramanipoli di supporto plaudenti eplateali dissensi. Ultimamente, loscenario reale si è indirizzato aquello virtuale: internet, con le suenuove piazze, i blog, e quant’altro. E se l’odierno “fratello” è imme-diato, veloce, disponibile a tutti,reca anche qualche controindica-zione. La basilare sta nella voglia diapparire, gridare il consenso/as-senso senza limitazioni, sentirsi ilnuovo Beppe Grillo dé noantri. Tuttobene, finché lo pseudonimo avvolgeil fustigatore, e costui è quel Nes-suno seguace dell’astuzia di Ulisse,che magari negherà le proprie frasi(salvo individuazione – ormai facile– dell’i.p.); ma quando si firma il di-battito con nome e cognome, la ri-cusazione è più aggrovigliata. Cos’èsuccesso? Nulla d’insolito: già lastoria consigliava “verba volant,scripta manent”; e mentre il per-nacchio di piazza torna nell’ombra,le frasi velenose restano. E agevol-mente stampabili. Internet, grandecomunicatore, può essere un me-gafono e può essere un boome-rang; va solo trattato con cura, pernon indurre – a posteriori – ricordiantipatici o sghignazzi gratuiti.La memoria è uno strumento for-midabile, capace di trasformarsi -volendo - in un’arma letale.Recitava Clint Eastwood: “Quandol’uomo col fucile incontra l’uomocon la pistola, l’uomo (con la) pistolaè un uomo morto”.

Silvana Gamberi Gallo

Carlo Bagnasco Mentore Campodonico Massimo Pernigotti Alessandro Puggioni Lorenzo Gambero

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Giorgio COSTASINDACO (Turismo e Commercio)

Armando Ezio CAPURROPRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Salvatore ALONGIVICESINDACO

Politiche Socialie Sociosanitarie

Gualtiero DI CARLOSport

Giuseppe IANTORNOAmbiente e Servizi

Ecologici

Paola TASSARAPubblica Istruzione

e Cultura

Massimo ZEROEdilizia privata

e Demanio

Carlo AMORETTI Gloria BARBETTA Carlo COVRE Salvatore FAENZA Lorenzo GAMBERO

M. Cristina GERBI Maurizio MALERBA Luigi REGGIONI Maurizio VETRUGNO

Carlo BAGNASCO Pier Giorgio BRIGATI Mentore CAMPODONICO Antonella CERCHI Gerolamo GIUDICE Roberto SPELTA

CONSIGLIO COMUNALE E GIUNTA(Deleghe ed incarichi ancora sub judice)

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Page 6: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Tempo di elezioni il nostro. Tempodi messaggi suadenti, sorrisi ac-

cattivanti dal televisore e fotografiea colori sulle ben ordinate plance perle affissioni.Assai diversa la “liturgia” di quelleprime elezioni al ritorno della demo-crazia e di quei “ludi cartacei” che il tra-montato regime non gradiva... Si puòdire che quelle erano campagne elet-torali “ruspanti” in presa diretta, senzaintermediari professionistici specializ-zati, senza pubblicitari, agenzie di pro-mozione d’immagine e manipolatoridel consenso, persuasori occulti e, so-prattutto, senza il dispendio di sommeiperboliche... L’adesione ad una ideolo-gia e la fedeltà a taluni valori erano lamolla che muoveva l’ingranaggio.Nelle appena riaperte sedi dei Partitiuno dei problemi di maggiore rilievo,quella vigilia delle votazioni, era quellorelativo... alla colla! Portati in treno daGenova gli ingombranti rotoli di mani-festi, si trattava, infatti, di affiggerli perla città e le frazioni e questo implicavadi far bollire un pastone di farina edamido sufficientemente diluito per labisogna. Solo in seguito ci fu chi sug-gerì di utilizzare i preparati per i tap-pezzieri, confezionati in comodipacchetti pronti per l’uso. Questo erasolo l’inizio dell’operazione. Distribuitoalle diverse squadre di giovani il liquidovischioso nei secchi, entravano ingioco le scale a pioli (quelle più lunghegiungevano dai cantieri edili o daglioratori) e poi, via con pennelli goccio-lanti e spazzole di saggina per spia-nare gli affissi. Piazza Cavour eral’arena naturale ove s’affrontavano gliattacchini delle opposte fazioni mi-rando a salire sempre più in alto nel-l’attaccar manifesti, al punto che lefacciate delle case cambiarono voltosalvando unicamente indenni le fine-stre e i portoni.

Nascevano selve di scudi con la crocee boschi di martelli e falci... C’eral’estemporaneo esperimento di appli-care un foglio alla saracinesca di unafarmacia con effetto riduttivo; a volte ilfurtivo maligno ricoprire coi propri ma-nifesti quegli degli avversari, creandostratificazioni di rilievo; ma non man-cava talora lo scambio delle preziosecolle con chi ne era ormai privo anchese militava sotto diversa bandiera... Ve-niva poi la distribuzione porta a portadei volantini e ricordo un lancio all’in-terno del cinema Roma (ex Reale - poiGrifone) durante la proiezione cheoscurò lo schermo. Avevamo pagatoregolare biglietto e prima della “piog-gia” ci gustammo un tempo del film. I comizi avevano un’attrattiva straor-dinaria per il nome dell’oratore maanche perché poteva verificarsi il con-traddittorio di un esponente di parteavversa con conseguente fermento,battimani e fischi ed il gracchiare deglialtoparlanti. I seggi erano ubicati allabell’e meglio. Dallo chalet della LegaNavale a Langan, al Collegio Peirano(da O Casettin) in via Maggiocco, al-l’Asilo Rainusso, all’ospedale.Erano ventuno in tutto, comprese le

frazioni, che eleggevano unicamenteun loro rappresentante in Consiglio.Votavano anche le donne (era una no-vità) e destarono curiosità le suoreuscite di convento.Le liste degli elettori aventi diritto divoto comprendevano anche i tanti “di-spersi”, specialmente nell’avventura diRussia, a conferma della speranza diun loro ritorno. Quando questi nomivennero depennati d’ufficio, rimaseroostinatamente ad attendere solo lemadri e le spose...Il primo Consiglio Comunale, eletto il

10 novembre del 1946, si insediò nel-l’aula del Palazzo Civico e i rappresen-tanti del nostro popolo occuparono gliantichi seggi lignei appoggiati alle pa-reti della sala. Lo presiedeva il sindacoavv. Giovanni Maggio, che il C.L.N. (pre-senti ancora i militari alleati) aveva giàdesignato a reggere l’amministrazionedopo la Liberazione. Dalla Torre Civica,finalmente, si riudirono i rintocchibronzei della vecchia campana rima-sta muta per vent’anni. Si ricominciavaa vivere la democrazia.

Nel primo dopoguerra il voto non correva sul webAMARCORDE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SPECIALE ELEZIONIdi Pier Luigi BENATTI

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Piazza Garibaldi, 23 16035 Rapallo (GE) tel. 018551736Chiuso il mercoledì - orari di servizio: 12,30-14,30 e 19,30-22,00

Trattoria a Rapallo dal1 9 6 3

da Mariowww.trattoriadamario.com - [email protected]

Quando le elezioni si vincevano a colpi di comizi, manifesti e colla di farina e Turpini, dal palco di piazza Cavour, tuonava«Non vogliamo essere guidati nè da rossi nè da neri!» con chiaro riferimento all’arciprete di allora, monsignor Daneri

Paolo Emilio Taviani sempre presente aRapallo per ogni elezione

1951 - Il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi in visita alla sede della DC diS. Margherita Ligure. Alla sua destra Giovanni Maggio. Sotto, “affissioni in libertà”nel dopoguerra

Page 7: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Questo pezzo l’ho scritto il 25Aprile ma solo oggi, una volta

attenuati i fastidiosi crampi allostomaco suscitatimi partecipandoalla cerimonia della Liberazione,ho deciso di pubblicarlo.Io all’epoca c’ero, anzi mi ero, in ar-monia con altri, attivato a che quelgiorno arrivasse. Rivederlo ripropo-sto oggi così banalizzato e stru-mentalizzato o, peggio, cosìstancamente rivissuto senza la do-vuta partecipazione corale, mi hacreato disagio. Ero ragazzottoquando mio fratello, più grande, fuaccettato nelle S.A.P. di Prà, “Squa-dre Azione Partigiana”, patrioti ope-ranti nelle Città in appoggio aipartigiani. Mio cugino Franco ed io,passando inosservati perché piùpiccoli, avevamo il compito di com-mettere piccoli fastidiosi sabotaggie “rimediare” armi, ovunque questesi trovassero. Molti miei amici di quel tempo nonci sono più. Troppi quelli uccisi go-mito a gomito con la faccia al muroe, come ultima vista sul mondo, ifori nell’intonaco del vecchio manu-fatto intrisi dal precedente sangueormai coagulato, contro il qualeerano stati teutonicamente alli-neati. Vicini l’un l’altro, indipenden-temente della loro fede religiosa opolitica. Tutti erano accomunatidalla carica ideale di rifare una Pa-tria unita, capace di rilanciarsi nonappena liberata dal Nazifascismo.Quasi tutti eravamo cresciuti co-minciando con l’essere “figli dellalupa” poi “balilla” ed infine “giovaniavanguardisti” ma avemmo però ilcoraggio, quando ce ne accor-gemmo, di non sopportare più e,per farci perdonare dalla Patria pernon averlo capito prima, tutti era-vamo pronti a donare il sangue e lagioventù. Molti si erano accorti chequalcosa non andava più e allora

scelsero di tentare fino in fondo,uniti, di sdoganare la Patria dai so-prusi. Lubrificata dal loro sangue laLibertà la raggiungemmo più rapi-damente. Eroici, cari e dolci illusi. Non pote-vate prevedere che poi, con l’espan-dersi del benessere, sempre più sisarebbe rafforzata la voglia di “nonvoler sapere” per non crearsi ri-morsi ed imbarazzanti paragoni.Alla cerimonia di quest’anno, inpieno tempo d’elezioni, c’erano unpo’ più personaggi ad esibirsi del-l’anno scorso. Addirittura c’eranopiù bandiere tinte di rosso, di quantinon siano forse stati i voti presinelle ultime elezioni degli alabar-dieri presenti. La cosa più vergo-gnosa è che a chiudere il corteo,dopo quelle del PD e standosene vi-stosamente distaccati seguivano,dopo una spazio vuoto, quelle del-l’estrema sinistra. Spettacolo pa-tetico ma testimone di quantoinutilmente si versò sangue per uni-ficarci. Ad ogni fucilazione c’erasempre presente un cappellanoperché si era ancora convinti,come eravamo stati educati, chel’anima non avesse colore ma rap-presentasse la vita: volando via por-tava con sè anche quest’ultima. Ilprete consolava tutti e benedicevatutti i cadaveri martoriati. Nessunosi rifiutò di vederlo. In Basilica in-vece solo le prime quattro fileerano occupate e il resto è rimastofuori abbarbicato a quei vessilli malinterpretati, confondendo il rispettoe il ricordo dovuto a chi cadde, conla sporca bassa politica, strumen-talizzante pure i sindacati. La legitti-mazione, quei vessilli, l’avrebberosolo se avessero partecipato osemplicemente fatta loro, l’ideolo-gia unificante della Resistenza enon riempiendosene la bocca perattribuirsi meriti …. immeritati. Di-

versamente restano pezzi di stoffacolorata che ci emozionano quantole variopinte maglie dei corridori delGiro che ci evidenziano a qualesquadra appartengono, ma nientepiù. Potranno dir qualcosa soloquando avranno fatto pace con lastoria.Gli altri, i cittadini, dopo che la

banda cessò il suo ritmico suonaree lo sparuto corteo era entrato, ri-presero il loro inoperoso girovagarefra le vetrine. Ci sono ancora troppi testimonioculari, per non valutare e soffrirne. Un appunto pure al Consiglio Co-munale uscente: più di metà nonc’era ad onorare il Gonfalone citta-dino che stava, a nome di tutti, ren-dendo omaggio a chi, anche se nonmartirizzato, fu pronto a donare lasua per dar la vita al nuovo Risorgi-mento Italiano. La non partecipazione poi della cit-tadinanza è la dimostrazione diquanto non siamo stati capaci dipresentare e mantenere vivo de-gnamente quel momento storicoche cambiò il paese. Chi seguì su-

bito dopo, seminò un odio strumen-tale, portato poi avanti e alimentatonegli anni a che, impegnati adodiarci, non vedessimo che chiaveva il potere a tutti i livelli, rubavaa più non posso e manco ci siamoaccorti che chi teneva loro il saccoaperto, erano nientemeno che leopposizioni o i contestatori del si-stema di turno. Ed infine, dove erano le scuole: senon le facciamo presenziarequando si ricorda la loro e la nostrastoria, chi domani se la ricorderàpiù e la trasmetterà a chi li segue?I nuovi immigrati?Tutto questo l’ho rivisto la mattinadel XXV Aprile come se guardassisequenze di dagherrotipi ormai in-gialliti e, qua e là, logorati e che, in-vece, credevo li avessimoconservati con cura. Mi sono allon-tanato perché non volevo che, chimi conosce, scorgendo i miei occhilucidi me ne avesse chiesto il mo-tivo.La risposta era però già pronta: al-lergia primaverile, forse... pertroppe primavere.

Caduti nella (o della?) Resistenza, scusateci!XXV APRILE

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RICORRENZEdi Renzo BAGNASCO

7

Rapallo. La stele dedicata ai caduti partigiani realizzata dallo scultore Nicola Neo-nato e, a fianco, il pezzo di muro antisbarco rimasto a memoria dei fucilati

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Page 8: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Negli ultimi mesi se ne sonodette veramente tante.

Troppe. Si è sentito di tutto, si èparlato del mantenimento della de-stinazione sanitaria della strut-tura, della conversione diquest'ultima in edifici turistico-al-berghieri, oppure in appartamentiprivati. Si è detto molto riguardo alla piastra

ambulatoriale, la sua attività sa-

rebbe dovuta cessare alla fine di

aprile, o al massimo agli inizi di mag-

gio, ed è stata poi prorogata fino alla

fine del mese. Ma ora cosa succe-

derà? Nelle ultime settimane alcuni

assessori regionali sono stati visti al

Tennis Club, alla disperata ricerca di

spazi adeguati dove collocare la pia-

stra ambulatoriale. Si sta infatti pro-

filando l'ipotesi che i soldi ricavati

dalla vendita della struttura possano

essere reinvestiti dalla Regione, al

fine di offrire ai cittadini, almeno,

un'assistenza sanitaria di base. Ma

ancora nulla di concreto è stato de-

ciso. Come si evolverà, quindi, la si-

tuazione nell'immediato? In attesa di

una soluzione, Santa verrà lasciata

senza la minima assistenza ambula-

toriale? Tra l'altro in un periodo,

quello estivo, in cui la popolazione au-

menta in maniera esponenziale.

Come ci dice il Sindaco, Roberto De

Marchi, "la confusione regna so-

vrana anche, e soprattutto, in Re-

gione" e allora partendo da questa

confortante premessa cerchiamo di

capirci qualcosa in più, di fare un pò

di chiarezza.

Signor De Marchi, cominciandodalle ultime indiscrezioni, volevochiederle qualcosa riguardo allapossibile parziale trasformazionedel Tennis Club per realizzare lapiastra ambulatoriale. Sulla collo-cazione di quest'ultima sono stateipotizzate diverse soluzioni, sonosolamente voci o c'è qualcosa divero?Di voci se ne sentono sempre tante,

sono state proposte diverse solu-

zioni ma di concreto non c'è ancora

nulla. Innanzitutto il Comune deve an-

cora ufficializzare il cambio di desti-

nazione d'uso dell' ormai ex

Ospedale e poi si penserà al da farsi.

Ma se la Regione non ci darà deter-

minate garanzie non se ne farà

nulla.

La Regione non potrebbe ottenereugualmente il cambio di destina-zione anche senza il vostro con-senso? E per quanto riguardaqueste presunte assicurazioni a

Gli ambulatori al Tennis Club? La commedia continuaSANTA MARGHERITA

Funzionari regionali hanno recentemente effettuato un sopralluogo al Tennis Club per verifi-care la possibilità di acquisire parte della Club House per ospitare gli ambulatori. La Regionenon ha soldi e non sa più cosa fare ma De Marchi attacca: «Il tennis? Non ci penso neanche.»

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SANITÀdi Paolo BELLOSTA

8

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Il sole a mezzanotte29-01 3 giorni Trenino Rosso del Bernina . . . . . . .da € 360,0029-01 3 giorni Zermatt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .da € 370,0030-08 9 giorni Tour dell’Andalusia . . . . . . . . . . . . .da € 970,00LUGLIO04-08 5 giorni Parigi “Ville Lumière” . . . . . . . . . . .da € 610,0004-08 5 giorni La Valle del Reno . . . . . . . . . . . . . .da € 510,0004-08 5 giorni Speciale Amsterdam . . . . . . . . . . . .da € 487,00

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e Isole Porquerolles13-15 3 giorni Provenza e Camargue . . . . . . . . . da € 340,0014-21 8 giorni Tour della Sicilia . . . . . . In aereo da € 935,0018-22 5 giorni Capri e Costiera Amalfitana . . . . . da € 605,0018-24 7 giorni Londra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . da € 1.030,0019-22 4 giorni Lourdes . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . da € 395,0019-22 4 giorni Speciale Vienna . . . . . . . . . . . . . . . da € 375,0019-26 8 giorni Spagna Classica . . . . . . In aereo da € 890,00

I viaggi di Giugno e Luglio

Page 9: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

cosa si riferisce?Innanzitutto, rispondendo alla se-

conda domanda, io chiedo la resti-

tuzione del miliardo di lire (circa 500

mila euro) versato dalla giunta co-

munale nel 1997, al fine di garantire

il mantenimento della struttura

ospedaliera. Questi soldi sono nostri

e ci spettano di diritto, inoltre pre-

tendiamo che ci venga garantita la

piastra ambulatoriale. Cosa inten-

diamo dicendo questo? Semplice,

vogliamo una struttura adeguata

alle necessità dei nostri cittadini, non

un semplice centro prelievi o un

luogo dove effettuare saltuaria-

mente visite specialistiche. Un vero e

proprio centro ambulatoriale, una

struttura decorosa che offra un ser-

vizio giornaliero garantito, non mi

sembra di pretendere molto credo

che sia una necessità imprescindi-

bile. La Asl e la Regione non devono

pensare di trattare con degli scemi,

noi lotteremo affinchè i nostri diritti

vengano garantiti.

Già è stata una vera e propria presa

in giro la questione dell'Ospedale di

Rapallo, è stato fatto un investi-

mento esorbitante, se non sbaglio

intorno ai 50 milioni di euro, per ot-

tenere un risultato davvero medio-

cre. Una struttura che garantisce

meno servizi di quelli che offrivamo

noi, meno posti letto di quelli che

avremmo potuto assicurare a Santa

Margherita. Insomma soldi buttati

via per niente.

Se Burlando e soci collaboreranno

allora anche noi faremo la nostra

parte approvando il cambio di desti-

nazione, altrimenti se vorranno arri-

vare allo scontro noi ricorreremo in

appello in tutte le sedi opportune. La

Regione dovrà sputare sangue e

non mi sorprenderei, se alla fine, fos-

sero loro ad uscirsene con le ossa

rotte.

Se non si dovesse arrivare a un ac-cordo comune quali servizi verranogarantiti? Se la questione si do-vesse spostare nelle aule di tribu-nale immagino che i tempi siallungherebbero di molto, e nelfrattempo che assicurazioni ver-rano date ai cittadini?In questo caso non spetta a noi de-

cidere, la popolazione potrebbe

anche citare in giudizio la Regione

per interruzione di pubblico servizio.

Ipotizzando invece un accordo trale parti, la piastra ambulatorialedove potrebbe essere situata?Questo discorso è inutile farlo ora,

poichè l'iter amministrativo è ancora

molto lungo. Dopo aver approvato il

cambio di destinazione verrà orga-

nizzata una gara pubblica e solo al-

lora verranno prese determinate

decisioni. La Regione crede di vivere

sulla Repubblica di Marte, di risol-

vere tutto in sei mesi. Purtroppo non

è così.

Insomma, accordo o scontro i tempi

sembrano dilatarsi ugualmente e

nell'immediato resta solamente un

grosso punto interrogativo. Al di là di

ricorsi e appelli vari, quale servizio

sanitario verrà garantito ai cittadini?

Purtroppo a questa domanda non

abbiamo ancora trovato risposta.

Roberto De Marchi

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Page 10: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Palombo, un comandante nella tempesta mediatica

Nel novembre 2010 Mare No-strum organizzò la Mostra: “La

famiglia Costa, un pianeta che parlarapallino”. L’evento ebbe come testi-monial il Comandante Mario TerenzioPalombo che lasciò un’impronta inde-lebile con un’avvincente conferenzasulla marineria del nuovo millennio. Fuproprio in quella circostanza che i no-stri lettori conobbero il “PersonaggioPalombo”, comandante carismaticodella Costa Crociere, protagonista diuna storia ormai rara che parte daisegreti della vela, raccontati dal nonnoBiagio, armatore di un pinco-goletta,ed arriva all’assoluta padronanza dellemoderne tecnologie installate sullegrandi navi da crociera che lui stessoha allestito e poi comandato.Mario Terenzio Palombo é da qualcheanno in pensione e si può tranquilla-mente sostenere che molti degli at-tuali comandanti ed ufficiali di CostaCrociere sono cresciuti alla suaScuola. Anche il comandante F. Schet-tino, al primo imbarco da Coman-dante in seconda, proveniente da altraCompagnia fu suo sottordine percirca 5 mesi nel 2002/3, a bordodella Costa Victoria, in crociera ai Ca-raibi. In questo periodo, Il comandantePalombo ebbe modo di poter valutarele capacità professionali di Schettino,che riportò in una scheda datata 18maggio 2003, (già pubblicata da variquotidiani) dove scrive: “ omissis…. Posso dire che, mentreprofessionalmente è valido, tuttavia,ha manifestato alcune lacune relativealla gestione del Personale e Disci-plina di bordo. Ho notato, sin dall’inizio,un suo notevole impegno nel cono-scere la nave e nel dedicarsi alla ma-nutenzione della stessa. Non c’è statoinizialmente con me un buon rapportoin quanto, per orgoglio professionaleo per suoi motivi caratteriali, il Sig.Schettino, in molti casi, preferiva men-tirmi piuttosto che ammettere di aver

sbagliato. Questo fatto naturalmenteha causato una perdita della mia fidu-cia sino a quando, dopo il nostro terzoserio colloquio, cominciava a capirecome doveva comportarsi. Gli ho datomolti insegnamenti che mi auguro nefaccia tesoro specialmente perquanto concerne i rapporti con il Per-sonale …omissis… Ha un buon carat-tere, come uomo è umile e buonod’animo, per questo ho voluto aiutarloa superare le difficoltà incontrate abordo ed a cambiare il suo compor-tamento, facendogli così acquisire piùpersonalità, capacità di gestione delpersonale ed esperienza sulla condu-zione nave per quanto concerne lesue mansioni”.

Mario Terenzio Palombo durante l’in-verno e per 9 mesi all’anno vive aGrosseto. La sera del 13 gennaio2012, 15/20 minuti circa prima del-l’impatto della Costa Concordia con-tro “Le Scole”, mentre stavaguardando la TV, veniva chiamato alcellulare dal Maitre d’Hotel della nave,Antonello Tievoli, originario dell’isoladel Giglio. I due sono legati da buonirapporti di famiglia ma il Comandantenon sapeva dove si trovasse la nave inquel momento. Tievoli, nel salutare ra-pidamente Palombo, riferiva di tro-varsi sul Ponte di Comando e che ilcomandante Schettino stava de-viando dalla rotta per mostrare più davicino l’isola del Giglio ai passeggeri eallo stesso Tievoli, i cui genitori abitanodi fronte al mare. Palombo rimase in-dispettito da quell’inaspettata telefo-nata, in quanto il Maitre sapeva che luisi trovava a Grosseto e rimase ancorpiù indispettito quando gli passò al cel-lulare, senza averlo chiesto, il coman-dante Schettino che non sentiva daanni, nemmeno quando andò in pen-sione per motivi di salute, ma soprat-tutto perché non erano rimasti inrapporti di amicizia. (M. Palombo

sbarcò dalla Costa Fortuna nel portodi Napoli nel 2006 per infarto. N.d.r.)Lo colpì ancora di più quando Schet-tino gli chiese informazioni sui fondaliadiacenti alla zona del porto dell’isola,specificandogli che voleva passare aduna distanza di 0,4 miglia dal molo(circa 750 metri). Molto stupito daquesta domanda, e pur sapendo chela nave era ben fornita di tutti gli stru-menti nautici e dei dati per la naviga-zione, Palombo riferiva che i fondali inquella zona erano buoni, ma tenutoconto della stagione invernale, non viera assolutamente motivo di avvici-narsi e lo invitava a fare un rapido sa-luto suonando la sirena e di rimanereal largo. Detto questo, soltanto l’apertura della“scatola nera” potrà spiegare il mo-vente che spinse il comandante dellaCosta Concordia a pianificare tantascelleratezza...Comunque sia, la tragedia della CostaConcordia, avvenuta il 13 gennaio diquest’anno, ha cambiato la vita del Co-mandante Mario Terenzio Palomboche é diventato, suo malgrado, il per-sonaggio più corteggiato, ma anchetravisato e screditato dai media na-zionali e stranieri. Questa diffusa pra-tica che si chiama “diffamazione”, hasuscitato la reazione degli abitanti del-l’Isola del Giglio che, conoscendo afondo il valore del loro figlio prediletto,hanno voluto esternare la loro ama-rezza con un “appello” apparso in ver-sione murale nel paese, ma anche sulsito di GiglioNews che ora vi propo-niamo insieme alla risposta del prota-gonista, vittima di una cinica quantoingiustificata campagna denigratoria.Di questo scambio di lettere, ci colpi-sce soprattutto la distanza sideraleche esiste tra la sensibilità di chi co-nosce profondamente il mare ed il“personaggio Palombo” e coloro cheosano scrivere di navi e di gente dimare senza appartenere a questomondo tanto difficile da capire quantoaffascinante da vivere. “I Vivi, i Morti ei Naviganti” é forse la più sintetica de-finizione di come é stato visto e divisoil mondo da un grande saggio che lasapeva lunga sull’animo umano."Giù le mani dal Comandante Palombo"Lo urla a gran forza il popolo gigliese elo fa attraverso un eloquente stri-scione comparso nella notte su unbalcone del porto, proprio di fronte alrelitto della Concordia. Non piace agli

isolani la gogna mediatica a cui vienesottoposto il loro concittadino MarioPalombo, ex Comandante di massimoprestigio della Costa Crociere."Quale sarebbe la colpa di Mario? - cidicono infuriati gli isolani - Non è pos-sibile vederlo additato su tutti i giornalie le trasmissioni televisive per il solofatto che attraverso il suo libro ha de-scritto con passione l'amore per lasua gente espresso a volte attraversopassaggi ravvicinati alla sua isola!" "Prima di tutto non chiamateli inchini,che sono un'altra cosa - continuano igigliesi - Gli sporadici passaggi ravvici-nati del Comandante Palombo ed al-cuni suoi colleghi avvenivano semprea distanza di sicurezza (almeno mezzomiglio) e ad una velocità minima chenon creava pericolo né disturbo ai fon-dali."In effetti i passaggi ravvicinati a cui ab-biamo assistito nelle estati passatenon avevano nulla di illegale e la di-stanza di mezzo miglio era ben oltre illimite di 100 metri stabilito dalle Ordi-nanze balneari. In più c'è da aggiun-gere che a mezzo miglio dall'isola ifondali raggiungono profondità impor-tanti tanto da garantire la sicurezzaper ogni genere di imbarcazione."Il passaggio di quelle navi è semprestato uno spettacolo unico - concludestizzita la gente dell'isola - che piacevaa tutti noi gigliesi (nessuno escluso), ainostri turisti ma anche ai passeggeria bordo delle navi che potevano go-dere di uno scenario da favola. Nes-suna necessità di farsi pubblicità, nédell'isola né tantomeno di Costa, soloomaggi tra gente di mare fatti, lo ri-petiamo, in massima sicurezza e tra-sparenza."Per tutti questi motivi si è alzata, per laprima volta, la voce dell'isola che si èprodigata silenziosa e senza clamore

CONCORDIA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIE DI MAREdi Carlo GATTI

10

Il “Commodoro” della Costa racconta a “Il Mare” la sua verità

Page 11: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

quella tragica notte in una straordina-ria azione umanitaria e che in cambionon ha chiesto nulla ma pretendeadesso almeno il rispetto per la suagente difendendo con forza e deter-minazione uno tra i suoi più stimaticoncittadini.Segue la risposta del ComandanteMario Palombo.Cari Gigliesi,non potete immaginare la mia sor-presa quando venerdì mattina un gior-nalista dell’Ansa mi ha chiamatocomunicandomi che nella notte sullamia isola era comparso uno stri-scione in mio onore su un balcone delporto.Subito dopo, attraverso GiglioNews,ho potuto vederlo e leggere i pensierie le parole della gente isolana in miadifesa che mi hanno riempito di gioiaconcedendomi una boccata di ossi-geno in un momento per me vera-mente difficile.Mi vedo ogni giorno attaccato e deni-grato senza motivo da giornalisti cinicie senza scrupoli alla ricerca spesso diprocessi alle intenzioni piuttosto chealla verità dei fatti, senza nessuno diessi che riesca a spiegarmi quale sa-rebbe la mia colpa e quale relazioneavrebbe la mia persona con questatragedia della Costa Concordia.Vedo spesso il mio libro spulciato conmorbosità, con l’intento di trasfor-mare parole di amore verso il Giglio eCamogli in assurde profezie di sven-tura! Ridicoli e goffi tentativi di trovare

in quelle righe, scritte con il cuore edense di emozioni vissute, chissà qualiverità e ricostruzioni fantasiose.Il mio pensiero è fisso verso quellanave tristemente adagiata sul fondaledella Gabbianara, i suoi passeggerimorti durante una vacanza ed i pa-renti disperati in attesa alcuni di ritro-vare i dispersi; l’orgoglio mio e dei mieicolleghi comandanti e l’immagine diuna società rispettabile come la Costaferiti, per un’assurda coincidenza,dagli scogli granitici della mia isola. Ho sempre agito negli anni del mio la-voro con massima trasparenza e pro-fessionalità, con un grande senso diresponsabilità nei confronti dei pas-

seggeri delle mie navi e soprattuttoforte di un infinito rispetto del mare.Non ho mai messo a rischio la vita dinessuno con manovre spericolate edi miei passaggi sono sempre avvenutimettendo in atto tutte le misure di si-curezza, rallentando sensibilmente lavelocità, avvicinandomi in prossimitàdel porto sia al Giglio che a Camogli,dove salutavo i vecchi marinai ospitatinella Casa di Riposo Gente di Mare.Non sono stati assolutamente unaconsuetudine come i media hannoscritto, ma sporadiche e felici occa-sioni che ho avuto nel corso della miacarriera. Questo i miei concittadini lo sanno

bene e me ne hanno dato confermaalzando la voce e prendendo le mie di-fese di fronte a bieche speculazionigiornalistiche. Proprio loro che del si-lenzio e dell’anonima operosità hannodato prova in quella tragica notte eche adesso sono l’orgoglio mio, dellaCosta Crociere e di tutta Italia!Finché la Concordia rimarrà lì, non mene vogliate, non riuscirò a metterpiede sull’isola. Il mio cuore è feritoproprio come quella nave e come leanime di tutte le persone che in queltragico venerdì notte hanno perso ipropri cari.

Comandante Mario Terenzio Palombo

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Page 12: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Intelligenza, capacità, determinazione,volontà di raggiungere obiettivi, alto

spirito umanitario: queste le doti checaratterizzano Daniela Devisi, primadonna nominata Direttore dei Servizidella Pubblica Assistenza “CroceBianca Rapallese”, con sede in Rapallo,piazza Cile nr. 5.La P.A. Croce Bianca Rapallese, nasce il 1luglio 1907 per iniziativa di alcuni notabilie di semplici cittadini rapallesi, con loscopo di “prestare soccorso nelle pubbli-che calamità e nei privati infortuni “.Questo spirito umanitario si compendianel motto latino che i primi militi beneme-riti adottarono, “Ubi necessitas adsum”, atestimonianza della presenza costantedell'Ente in tutte le occasioni in cui, nelcorso degli anni, si è presentata la ne-cessità di intervenire per lenire le soffe-renze ed i dolori delle popolazioni, vittimedi calamità naturali e di squilibri sociali.Una storia gloriosa di interventi, quella

della Croce Bianca Rapallese, che inizianel lontano dicembre del 1908, quandoi suoi militi, affrontando un viaggio nonprivo di difficoltà e di disagi, portando conloro le rudimentali attrezzature del-l'epoca, raggiunsero la lontana Messinaper aiutare le popolazioni vittime di untremendo terremoto che aveva scon-volto quelle terre meridionali, seminandodistruzione e morte.Per questo storico intervento, l'Associa-zione ottenne una menzione onorevoledal Regio Governo dell'epoca.Da quella data, innumerevoli sono statigli interventi della Croce Bianca Rapal-lese, sia a livello locale, sia nei vari terri-tori italiani (e negli ultimi anni anchestranieri), in cui eventi dolorosi di varianatura hanno messo a dura prova la si-curezza delle persone e delle cose.Citiamo, dopo la dolorosa parentesi dellaII guerra mondiale (durante la quale laCroce Bianca Rapallese subì le stesse

sorti di tutte le Associazioni di volontariato,perdendo la sua autonomia), l'interventonell'anno 1963 sui luoghi del disastrodella diga del Vajont in Friuli, nel 1966nelle zone alluvionate di Piove di Sacco enel 1976 in occasione del terremoto delFriuli. In epoche più recenti, è stata pre-sente nel 1994 nella città di Alessandria,dolorosamente colpita dalla alluvione, si èprodigata nel 1995 nella nostra Rapallo,per prestare soccorso in occasione digravi eventi alluvionali, nel 1997 in Um-bria, per aiutare le vittime del terremotodi Foligno e Colfiorito, e nel 2000 in Pie-monte, nella Val d'Ossola, dove, a seguitodi una serie di eventi alluvionali che scon-volsero quelle terre, l'intervento coinvolsei militi dell'Ente per oltre sei mesi, e nelcomune di Trasquera, dove furono por-tati medicinali e venne mantenuto in locoun servizio infermieristico attivo per al-cuni giorni.Queste sono solo alcune delle innume-revoli attività' svolte negli anni dall'Ente,riconosciute dalle Autorità con attestatie medaglie di benemerenza, ma quoti-dianamente l'attività della Croce BiancaRapallese si articola senza sosta in ser-vizi di emergenza, di trasporti ordinari, di Guardia Medica,di Automedica, di soccorso a mare conbarca-ambulanza e di soccorso animali,con la presenza di ben 169 soccorritorie 7 allievi, tra cui 44 donne.Un numero rilevante di volontari, chehanno mantenuto lo stesso entusiasmodei primi militi pionieri degli anni delprimo novecento, animati da un forte spi-rito di umana solidarietà e di rispetto as-soluto dei principi universali di amoreverso il prossimo e di tolleranza per ognidifferenza di razza, di opinione o di federeligiosa.E' in questo contesto che, dal 1 luglio2003, data della sua iscrizione alla CroceBianca Rapallese, opera la giovane volon-taria Daniela Devisi, laureata in Economia

e Commercio ed impiegata in una grandeazienda, che nell'Ente ha consolidato il suospirito umanitario, maturando la suaesperienza nei vari settori dell'attività, mi-litessa, autista, e dal 1 aprile 2012, Di-rettore dei Servizi, votata all'unanimità daiquindici componenti del Consiglio di Am-ministrazione dell'ente.Nell'espletamento di questo incarico, Da-niela Devisi è coadiuvata da CristianaDentone, psicologa dell'emergenza, e dalVice Direttore dei Servizi, Marco Pagliari,infermiere professionale.Un incarico prestigioso, assegnato aduna donna per la prima volta nella storiadella Croce Bianca Rapallese, impegna-tivo e di responsabilità, in quanto com-porta il compito di sovraintendere “atutta l'attività operativa dell'Ente” nei suoivari reparti ai quali sono assegnati vo-lontari ed esperti responsabili.Questa nomina, caldeggiata dal Presi-dente dell'Ente Fabio Mustorgi, che hapuntato su quel “valore aggiunto” fatto dimetodo, di razionalità e senso di respon-sabilità dimostrato da Daniela Devisi nel-l'ambito dei suoi incarichi in CroceBianca, è stata condivisa all'unanimitàdal Consiglio di Amministrazione del-l'Ente, ed apprezzata da tutti i volontariche operano con la Devisi.Inoltre, l'assegnazione di un incarico cosìprestigioso, per la prima volta ad unadonna, viene ad assumere il significato diun segno di riconoscimento al merito ditutte le donne che militano nell'Ente.Noi che amiamo le storie di donne “pococonvenzionali” che credono in quello chefanno e cercano di affermarsi in ambientimaschili con serietà e determinazione,crediamo fermamente nella validità dellanomina prestigiosa di Daniela Devisi all'in-terno della Croce Bianca Rapallese, per-ché questo é un nuovo modo diraccontare la società di oggi, che offremaggiore fiducia nella visione di una mi-gliore società di domani.

PUBBLICHE ASSISTENZE

Svolta femminile nella direzione dei servizi dell’Ente di piazza Chile: dal 1° aprile 2012Daniela Devisi è il nuovo Direttore dei Servizi

La rivoluzione arriva anche alla Croce Bianca

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SANITÀdi Elena LAVAGNO CANACARI

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Via Venezia 105 - RAPALLO (GE) - Tel. 0185 231119È gradita la prenotazione

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Il ristorante storico della città

Da sinistra: Daniela Devisi, Cristiana Dentone e Marco Pagliari

Page 13: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

La Festa della RepubblicaRICORRENZEE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

PIANETA GIOVANIdi Benedetta MAGRI 13

2 giugno 1946: la popolazione si recava alle urne

Gli italiani erano chiamati a vo-tare per decidere l'ordina-

mento della loro nazione. "Dopo 85anni di regno, con 12.717.923 voticontro 10.719.284 l'Italia diven-tava repubblica e i monarchi dicasa Savoia venivano esiliati. Il 2giugno è l'unica festa nazionaled'Italia" così si legge su www.festa-dellarepubblica.it In effetti le altre festività o sono ditipo globale, come il 25 aprile e il 1maggio, oppure derivano da tradi-zioni cristiane. Anche nell'istruzionesi predilige ormai lo studio della ma-teria storica in senso globale, nonsolo europeo, come desiderano i canonidell'UE, ma in senso mondiale, poi-ché ormai la globalizzazione è indi-scutibile. Ciò porta a trascurarealcuni fatti che riguardano più da vi-cino il nostro Paese e forse riguar-dano più da vicino anche noi. Inoltrela scuola è caratterizzata da un per-corso che ripercorre più volte alcunimomenti che costituiscono le tappedella storia dell'umanità e solo all'ul-timo anno di istruzione (ormai nonpiù obbligatoria) cioè nell'anno dellamaturità si arriva al '900 e non tuttele classi riescono ad affrontare lastoria dell'età repubblicana. Cosa nepensano i giovani di una tale man-canza? Cosa sanno di questi avvenimenti? Davide R., del Da Vigo, si dimostra aconoscenza della festività della Re-pubblica Italiana, ma sbaglia sulladata dell'elezione, confondendosi con l'anno dell'entrata in vigore della co-stituzione (1948), poi commenta: "Èuna mancanza il fatto che si studinocon molta attenzione le azioni avve-nute all'epoca dei romani e poi si ri-solva la storia della Repubblicaitaliana in poche lezioni". I fatti deglianni di piombo, ad esempio, sono in-teresse di una ristretta fascia dellapopolazione giovanile, che il più dellevolte rivolge la propria attenzione aquesti avvenimenti per curiosità per-sonale, più che per uno stimolo ri-cevuto dalla scuola.Al giorno d'oggi, in cui assistiamo adun momento di dubbio e incertezzaper i fatti di cronaca che leggiamoogni giorno sui giornali, diventa an-cora più importante conoscere lastoria della nostra nazione? Sara, del De Ambrosis, spiega: "Non

so cosa stia succedendo, o meglionon so come spiegarmi quel che staaccadendo, ma credo che una rifles-sione sulla storia del nostro Paesepotrebbe essere molto utile, forsepiù delle frecce tricolori". Il sito sopracitato in una pagina pre-senta: "Si vorrebbe quest'anno fe-steggiare nel segno dell'apertura alterritorio e alla cittadinanza e... so-prattutto, ai giovani" le motivazionisono legate alla necessità di valorietici, in modo che la festa non siapercepita come qualcosa di lontano,soprattutto nella speranza che si co-nosca maggiormente la nostra Co-stituzione. Francesco Mortola mi risponde coninteresse e piacere all'argomentoche gli ho proposto: è super prepa-rato e riesce anche a ironizzare: "Il 2giugno segna il passaggio da mo-narchia a Repubblica e ed è anche ilcompleanno del mio amico Ninni!"vedendolo così disponibile gli chiedose ha proposte su come andrebbefesteggiato e da vero italiano nonabolirebbe la classica parata e lefrecce tricolore, però proporrebbedi fermare l'Italia per un paio di mi-nuti di silenzio, anche se ha dei dubbisulla reale fattibilità di questa propo-sta. Forse si potrebbe riempire quel mi-nuto di silenzio con la lettura di alcuni articoli della Costituzione, che Fran-cesco ha letto in modo "quasi inte-grale" e mi dice: "Conosco bene iprincipali, una decina, poi ho letto ilresto degli articoli, ma con meno at-tenzione". Allora, vedendo il suo forte interesseper questi aspetti riguardanti la so-cietà civile gli chiedo cosa ne pensadell'organizzazione dei programmiscolastici, soprattutto riguardo al se-condo '900 italiano. "Penso - ri-sponde Francesco - che si studinotante cose inutili e non alcune coseimportanti, ma sono queste le coseda studiare. In molti sanno solo chesi sta a casa perché è festa". In realtà, utilizzando un potentissimometodo di comunicazione (Face-book), sono riuscita a chiedere a 30 ra-gazzi perchè si festeggiasse il 2 giu-gno e, non so se il dato sia influenzato dalfatto che si trattasse dei "miei amici" di Facebook, aspetto che non va sot-

tovalutato, ma il 90% degli interpel-lati ha saputo dirmi le parole magi-che "Festa della Repubblica".Forse abbiamo troppa sfiducia neiconfronti delle conoscenze giovanili?Non saprei, anche perché la mia in-dagine non si è approfondita fino ascoprire realmente cosa sapesseroquesti 30 ragazzi degli avvenimentidel 2-3 giugno 1946. Sicuramente la scuola dovrebbe de-dicare uno spazio diverso a taleevento e forse non una festività, maun momento educativo, perché lafesta non sia vista come una sem-plice vacanza. Gaia De Megni, rap-presentante degli studenti del LiceoDa Vigo, non è della stessa idea: "Ègiusto - mi dice - che sia consideratocome un giorno festivo e che quindi,per noi studenti, non ci sia scuola",d'altro lato però trova sbagliato chenon si studino gli eventi in questioneper mancanza di tempo. Invece ap-

prova il sistema con cui è venuta leia conoscere la Costituzione, infattimi spiega: "Non ho mai letto la Co-stituzione, ma grazie alla materiascolastica chiamata diritto, conoscogli articoli principali".

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Page 14: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

COS’ÈÈ un dispositivo collegato al telefonodi casa che, in caso di emergenza,semplicemente premendo un tasto diun piccolo telecomando che lʼutenteporta sempre con sè, invia un allarmealla Centrale Operativa che provvedead avvertire le persone preindicate o adinviare soccorso secondo la necessità.

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Forse non ce ne stiamo accor-gendo, ma Rapallo o, meglio, i

suoi abitanti, stanno cambiando. Di-rete: ma da sempre nuove genera-zioni subentrano alle precedenti equindi, che c’è di nuovo? C’è che i subentranti, questa volta,non sono più solo discendenti dalletradizionali famiglie locali. Questi a cuiaccenniamo, appartengono al“mondo” e, delle nostre tradizioni, co-stumi, ricorrenze e dialetto, nonsanno nulla perché hanno le loro chedovranno far convivere con le nostre.Speriamo non le sovrapponganocome fecero i primi Cristiani quando,per prevalere, affossarono la culturapagana. Quindi, se non proteggiamole nostre e le facciamo diventareanche gioiosi incontri con loro, ri-schiamo di perderle. Persino il lorocibo è diverso, tanto è vero che perpotersi ricreare la loro cucina, hannoaperto molti negozi etnici, che offronoi più disparati alimenti provenienti datutte le parti del mondo; e sono inespansione. Una nostra incuriosita vi-sita in quei negozi, ci farebbe capiremolto di loro.Negli Ospedali si incontrano semprepiù frequentemente tipologie orientalio donne con il viso parzialmente fa-sciato secondo la loro tradizione;tutti, come noi, in attesa di ricevereaiuto sanitario. Nei loro paesi nes-suno li curava e, arrivando qui e po-tendo disporre di assistenza medicaadeguata, ne approfittano e fannobene a curarsi, principalmente perloro, ma anche per noi, così che leloro nuove generazioni crescerannopiù belle e sane. Sempre più si ve-dono loro donne incinte; é il nuovomodo di “conquistarci”, perpetuandola loro tradizione di prolificità, sino ache resteranno legati al retaggio an-tico senza vivere all’occidentale: poi….Se pensiamo a quanti bambini neiloro territori soffrono per tentare,aimè troppo spesso inutilmente, di

arrivare adulti, il poterseli qui mante-nere e curare, è per loro un sognoche si impegnano a realizzare. In questa fase di ambientamentostanno attenti a non sprecare de-naro perché sanno quanta fatica sifaccia per poterlo avere. Invece, permolti dei nostri giovani, è tutto “scon-tato”, tanto da non avvertire più sti-moli.Visto che la Liguria è la terra degli an-ziani, saranno loro a ripopolare lecittà con i loro figli a cui finalmentepossono dedicare cure e attenzioni,impensabili a casa loro. Rapallo, aquesta legge non si sottrae; basta ve-dere al pomeriggio chi frequenta ilparco “ E. De Martino”. Questo per leetnie visivamente diverse da noi, main Città ci sono tanti europei dell’est anoi del tutto simili. Bella generazionedi giovani che qui si migliorano, i cuidiscendenti saranno pure loro i ra-pallini di … dopo domani. Sono tutti accumunati dal fatto di es-sere fuggiti dalla miseria di casa loro,sperando di crearsi qui un domanimigliore. E’ lo stessa impellenza chespinse i nostri migranti ad andare acercar fortuna nelle Americhe.Anche allora non era certo l’elitedella nostra gente che si muoveva;erano anche loro disperati che ten-tavano la fortuna altrove, visto chequi non vedevano uno sbocco allaloro esistenza. Così questi. A voltetorciamo il naso; teniamo però pre-sente che chi sta bene, in nessunaparte del mondo, lascia la propriacasa per affrontare l’incognito; sonospinti a farlo tutti quelli che, intra-prendenti, non hanno niente da ….. la-sciare e una gran voglia di lavorare.Un universo a sé formano i cinesiche, attraverso loro canali, dispon-gono di capitali e molta capacità d’ini-ziativa, tanto è vero che sono loro checontinuano ad aprire il maggior nu-mero di esercizi commerciali in Città.Ed hanno successo perché i loro

prezzi sono davvero concorrenziali,offrendo sempre meno paccottiglia elavorano senza orari. Lo scadente ini-ziale modo di produrre, oggi viene daloro stessi adeguato, mano a manoche imprenditori di tutto il mondo

vanno a produrre colà, insegnandoloro i “trucchi” e il “meglio” del me-stiere per poi marchiarli come pro-duzione propria. Avete notato che non si vedono maicinesi in attesa di visita nei nostri cen-tri medici? O si curano con la loroproverbiale <medicina cinese>, osono eccezionalmente sani ?

Sta scomparendo anche l’ultimo veronostro patrimonio: l’artigianato, vistoche ormai il dialetto lo stiamo abban-donando. Anche noi, ahimè, ci ade-gueremo a convivere con quello che ilmercato offrirà, ormai tutto uguale inqualunque parte del mondo. Tutte leFiere sono uguali: quanta plastica!La stessa nostra cucina tradizionale,non avendo più avventori che sap-piano apprezzarne i gusti antichi, len-tamente si trasforma perché certecaratteristiche nostrane, i nuovi nep-

pure le avvertono. Quindi il livello, nonpiù stimolato e apprezzato, semprepiù cala, sino a giungere alla onnipre-sente pizza accompagnata dallacoca-cola, anziché da almeno un friz-zantino locale. Se pensiamo che, per

compiacere i villeggianti del nord, ab-biamo già bandito l’aglio dal pesto !Certo è, come scrivemmo in altra oc-casione, che qualcuno dovrà farequalcosa perche ci si possa meglioconoscere e quindi integrarsi, vistoche dobbiamo convivere. Se aspet-tiamo che questo avvenga attraversoil solo ciclo scolastico dei loro bam-bini, credo passerebbe troppo tempo.Nel passato questo era un compitoche si è sempre assunto la Chiesa,oggi più impegnata a procurar loro ilminimo indispensabile per vivere, cheaccoglierli cercando di farli conviverecon i rapallini. Ma se non lo fa lei, chialtri?E in futuro, quando spareranno i fuo-chi di Luglio, chi si ricorderà del per-ché si stanno facendo. Rimarranno,magari ridimensionati per la spesa,relegati a folclore locale?

Rapallo diventa sempre più multietnicaIL FUTURO

La nuova globalizzazione: cambiano la cucina, l’artigianato, le modalità espressive

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

GENSdi Renzo BAGNASCO

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Page 15: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Giuseppe Bacigalupo ha offerto unodei migliori ritratti della Rapallo

degli anni della mondanità internazio-nale nel suo prezioso Ieri a Rapallo, unvolume di ritratti e ricordi conditi da unpo’ di nostalgia e da uno sguardo acutoe divertito su persone ed eventi. Il2012 è il centenario della nascita di Ba-cigalupo, tennista di fama negli anni1930, apprezzato medico e direttoredella Clinica Villa Chiara dal 1949 al1985. Il centenario è occasione di unamostra dedicata sia a Giuseppe (“Bubi”per gli amici) che alla moglie, la pediatraamericana Frieda (si pronuncia “Frida”),che nella Rapallo del dopoguerra ebbeun ruolo importante sia come profes-sionista che come organizzatrice di cul-tura (era nel direttivo del CircoloCulturale del Tigullio guidato da PietroBerri, fu presidente della Biblioteca In-ternazionale dalla fondazione...). Di lei edella suocera, la tedesca e curiosa-mente quasi omonima Elfriede Antze Ba-cigalupo, anch’essa inoltre pediatra, hascritto Alfredo Bertollo sul primo nu-mero del 2012 del “Mare”. La mostra si intitola “Il mondo di Giu-seppe e Frieda Bacigalupo. Cultura in-ternazionale a Rapallo 1912-1999.”,e sarà aperta al Castello dall’8 al 24giugno, nei fine settimana. In seguito èprevista una trasferta a Genova. Infattiintorno a Giuseppe e Frieda si muovevaun mondo culturale e mondano co-smopolita. Tutti sanno che Rapallo fu per l’interoNovecento meta di personaggi notevoli.C’erano artisti come Kokoschka, Kan-dinskij e Nolde, scrittori di grande rilievofra cui quattro Premi Nobel per la lette-ratura (il tedesco Hauptmann, l’irlan-dese Yeats, l’americano Hemingway, lacilena Mistral). Di questi soprattutto

Hauptmann ed Ezra Pound (che il Nobelnon ebbe mai ma nel 1948 ottenne ilPremio Bollingen per la sua opera piùforte, i Canti pisani) vissero così a lungonel Tigullio, che alla stazione bastava chie-dere del “poeta tedesco” o del “poetaamericano” e il vetturale sapeva dove an-dare. E nelle loro opere hanno lasciatoevocazioni bellissime del Golfo.Oltre a queste figure celebri, c’era tuttoun avvicendarsi di personaggi: attori, mu-sicisti, principi più o meno spiantati, leg-gende dei salotti genovesi degli anni50-60 come il russista Alberto Pe-scetto, o il prete-artista celato in palan-drane e occhiali scuri Desmond Chute.Per molti di questi c’è un capitoletto inIeri a Rapallo, e le loro immagini e scrit-ture rivivono in questa mostra che rive-lerà anche ai giovani l’insospettataricchezza di testimonianze e ricordi le-gati alla loro terra. Uno spazio è dedicato alle vicende deiprotagonisti. Il loro incontro da ventennia Siena, dove “Bubi” studiava medicinalontano dalla dolce vita del Tigullio, eFrieda era giunta con una borsa per de-dicarsi alla letteratura italiana. Cono-sciuto il futuro marito, anche Friedadecise di intraprendere la professione difamiglia, con il beneplacito della suocerapediatra e del suocero, quel MassimoRuggero Bacigalupo che fu anch’egli unafigura leggendaria, fisso davanti alla sua“Farmacia Angloamericana” del futuroCorso Matteotti a intrattenere colleghibuontemponi -- l’oculista Corrado, il den-tista Benia -- o magari il Principe di Wind-sor. Di macchine per quell’incrocio nepassava allora una al giorno. Giuseppe e Frieda si sposarono a SanFruttuoso nel giugno 1939, e la guerra(che li vide impegnati come medici) raf-forzò la loro unione. Poi arrivarono i figli,e più tardi ancora i nipoti, anche se l’in-stancabile Frieda uscì di scena già nel1983, rimpianta dalle tante mammeche le portavano i bambini e a cui di-

spensava all’ONMI anche consigli di pue-ricultura e di vita. Un amico, Geoffrey Bocca, scrisse diloro in un pezzo sulle attrazioni del Tigul-lio uscito su “Realités” nel 1981: “Neldopoguerra una coppia straordinaria hareso la vita di Rapallo più felice e intensaper i visitatori anglosassoni. Giuseppe(Bubi) Bacigalupo e la moglie americana,Frieda Bacigalupo Natali, sono entrambimedici. La storia di Rapallo nel dopo-guerra è per larga parte la storia dei Ba-cigalupo. Nessuno scrittore che havissuto a Rapallo ha saputo resisterealla tentazione di scriverne”. Bocca forse esagera un po’ per via dellasua esperienza personale, ma è veroche attraverso la vita di queste due per-sone affiatate e complementari, lui piut-tosto distaccato e ironico, leiintensamente partecipe a appassionata,si capisce meglio la storia del mondoche sta loro intorno. La mostra si apre con un quadro di unodei tanti amici che si sono seduti alla loromensa, Stirling Spadea, che li rappre-senta molto semplicemente, di fronte,con il camice, lui con la sigaretta con unbocchino. Si era nel 1960 e ancora ilfumo non era stato bandito dalla lorobella casa in Via della Libertà.

A quella mensa si erano anche seduti al-cuni militari americani arrivati a Rapallocon gli Alleati il 25 aprile 1945. La loroconnazionale Frieda scese a salutarli ea invitarli a pranzo. Certo si stupirono diessere serviti di tutto punto appenascesi dalle loro jeep polverose e perico-lose. Anche sulla storia di Rapallo du-rante le due guerre sia Ieri a Rapallo chela mostra sono ricchi di informazioni. Come del resto sul contesto internazio-nale: la Pennsylvania industriale doveFrieda era nata nel 1909 da genitori diorigine toscana e la Germania del nordda cui proveniva la suocera Elfriede. Edove essa riparò col figlioletto Bubi al-l’avvicinarsi della prima guerra mondiale,quando per una tedesca non era grade-vole rimanere in Italia. La guerra si pro-trasse tanto che quando i genitori siriunirono alla frontiera nel 1920 il ra-gazzino di sette anni non riconobbe ilpadre che aveva lasciato a due anni, enon conosceva una parola d’italiano.(Una lievissima pronuncia tedesca gli ri-mase infatti tutta la vita.) I racconti pub-blici e privati sono tanti, e affascinanti.Davanti a Rapallo c’è il mare, e Giu-seppe e Frieda condivisero la pas-sione della vela, cui nella bellastagione dedicavano le non molte orelibere. Nella mostra si può vedere laserie delle amate barche: dal beccac-cino Monello, allo star Gioia, al cinque-metri di Baglietto Vagabonda I, alKing’s Cruiser svedese, l’azzurra Va-gabonda II che, perduta in un fortu-nale del 1976, fu sostituita dallagemella Vagabonda III, una dellepoche barche a vela di legno che an-cora si ammirano nel Tigullio, e su cuifanno oggi i primi passi le bisnipotinedei due protagonisti di questa storia.

In mostra “Il mondo di Giuseppe e Frieda Bacigalupo”IERI A RAPALLO

Dall’8 al 24 giugno all’antico Castello per riscoprire la Rapallo internazionale del Novecento

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Massimo BACIGALUPO

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CITTÀ DI RAPALLO

ANTICO CASTELLO

Il mondo di Giuseppe e Frieda

BacigalupoCultura internazionale a Rapallo 1912-1999

8 - 24 GIUGNO 2012da Venerdì a Domenica

ore 16 - 19

Giuseppe e Frieda Bacigalupo, giovani sposi inbarca a vela nel Tigullio nel 1945. A sinistra, i duemedici in un ritratto dell'americano Stirling Spa-dea (1960). Sotto, il Duca e la Duchessa di Wind-sor si intrattengono con il farmacista MassimoRuggero Bacigalupo (padre di Giuseppe) intornoal 1958 (foto Pannocchi).

Page 16: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

Capraia è l’unica isola, fra quelledell’arcipelago toscano, ad

aver fatto parte per alcuni secolidel variegato dominio d’oltremaredella Repubblica di Genova. Questosingolare legame, protrattosi informe diverse sino al 1925 (anno diaggregazione del Comune alla Pro-vincia di Livorno), non si è mai inter-rotto del tutto grazie alla tenacesopravvivenza (sino al 1977) della di-pendenza della locale parrocchia dal-l’Arcidiocesi di Genova ed allaresidua presenza, in anni più recenti,di relazioni umane e culturali allequali, dal 16 novembre 2011, si èaggiunto lo storico ripristino di rap-porti istituzionali fra la terra ligure el’isola toscana mediante l’attribu-zione al municipio di Capraia dellostatus di “Comune onorario dellaProvincia di Genova” da parte delConsiglio Provinciale.Questo riconoscimento, unico nelsuo genere in Italia, trae, come

detto, ampie motivazioni dai secolarirapporti economici e politico-ammi-nistrativi esistiti tra l’isola, Genova ela Liguria marittima. Potrebbe rap-presentare una prima occasioneper ravvivare legami ormai fiaccatidal tempo e rafforzare la presenzaturistica dei liguri sull’isola cui po-trebbe seguire - nell’ipotesi più otti-mistica - il ripristino di uncollegamento marittimo stagionalefra Genova e Capraia.E di certo non mancherebbero le oc-casioni per riconoscere nell’isolal’antica impronta della Dominante.Capraia, infatti, conserva tuttora te-stimonianze materiale che risalgonoal tempo della dominazione ligure fracui si distinguono, per dimensione efascino, alcuni manufatti militari sim-bolo del glorioso passato della Su-perba: il massiccio forte San Giorgio(1540, il cui lungo restauro è termi-nato nel 2011) troneggia sull’abitatodel borgo superiore, mentre le torri

del Porto (1541), dello Zenobito(1545) e delle Barbici (1699) presi-diano il frastagliato litorale dell’isolacosì come la caratteristica torredello scalo al Bagno (1790), termi-nale di una tortuosa e originale “sor-tita a mare” proveniente dallasoprastante fortezza.I monumenti civili comprendono in-vece, tra gli altri, la bella parrocchialededicata a San Nicolò e Sacro Cuoredi Gesù (eretta negli anni 1758-1761) e la chiesa di Sant’Antonio(terminata nel 1662), entrambe inpregevole stile barocco. Ma i motiviper una visita non si limitano certo aquesti, pur rilevanti, monumenti: Ca-praia, infatti, è soprattutto un vero eproprio paradiso naturalistico, ca-ratterizzato lungo le coste dalla pre-senza di fondali strepitosi per varietàe colori e, nell’interno, da una densamacchia mediterranea che tutto in-veste dando vita a paesaggi di soli-taria bellezza. Sono inoltre molteplicile possibilità di “esplorare” l’internodell’isolla utilizzando sentieri e mu-lattiere di diversa lunghezza e diffi-coltà per raggiungere le cime piùsuggestive (Monte delle Penne) o pa-noramiche (Monte Arpagna) o perscendere alle piccole cale del ver-sante orientale o per andare allascoperta di un sito di grande pregionaturalistico come il piccolo lagodetto lo Stagnone o, ancora, degliedifici e i terrazzamenti della vecchiacolonia penale agricola.Ottime guide, anche di recente pub-blicazione, unitamente ad alcuni testistorici editati nell’ultimo decennio,possono costituire validi strumentiper approfondire la conoscenzadelle tante peculiarità dell’isola. Atale proposito si segnala la giornatadi studi svoltasi a Genova nel 2011e significativamente intitolata:

“L’isola ritrovata, Genova, Capraia ela riscoperta di una storia comune”.Ma l’appuntamento più rilevante èstato lo scorso marzo con protago-nista proprio la Provincia di Genovache ha ufficializzato il riconosci-mento della “comunanza onoraria” aCapraia con una cerimonia in cui alsindaco del Comune toscano Gae-tano Guarente è stata consegnatauna pergamena e un dono dal fortevalore simbolico. Dulcis in fundo, gliè stata consegnata copia di tutti i do-cumenti risalenti al periodo 1860 -1928 riguardanti l’isola di Capraiaconservati presso l’archivio storicoprovinciale. È stato un momento percerti aspetti storico che si sperapossa diventare, soprattutto attra-verso l’attivismo delle numerose as-sociazioni culturale del capoluogo edelle riviere (tra cui si segnala, perparticolare intraprendenza, “la Co-rallina” di S. Margherita Ligure) lapremessa per una autentica e piùforte ripresa di contatti umani e cul-turali fra due realtà per lungo tempounite da un destino comune.

STORIA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

GENTE DI LIGURIAdi Alfredo BERTOLLO

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Capraia, l’isola ritrovataLa sua storia è strettamente collegata a quella di Genova

Proseguendo un’attività editoriale tesa al recupero storico-docu-mentale del nostro territorio, la AGB Busco Edizioni presenterà unanuova pubblicazione:

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Aparte i mammiferi e gli uccelli, defi-niti omeotermi perché capaci di re-

golare la propria temperatura corporeamantenendola costante al variare dellatemperatura esterna, quasi tutti gli altrianimali possono essere considerati asangue freddo (ectotermi), con tempe-ratura del corpo, in condizioni di riposo,simile a quella ambiente. Per svolgere leattività vitali molti di questi ultimi devono ri-scaldare il proprio corpo trovando espe-dienti che ne possano alzare latemperatura. Così diverse specie di insetti(che al posto del sangue possiedono unasostanza chiamata emolinfa), sono ingrado di riscaldare i propri muscoli e il lorocorpo facendo vibrare le ali o l’addome o,come le farfalle, posizionandosi per un po’di tempo al sole. Questo secondo espe-diente è sfruttato da serpenti e lucertole,che si crogiolano al sole per accumularecalore. Anche gli anfibi si scaldano al solee per raffreddare il corpo in estate si met-tono all’ombra o possono sempre farsi unbagnetto. I pesci si adattano alle variazionidi temperatura dell’acqua modificando illoro metabolismo, rallentandolo o velociz-zandolo, o, in altri casi, si spostano anchea differenti profondità o in diverse areegeografiche, per trovare a seconda dellastagione condizioni migliori che consen-tano di ridurre lo sbalzo della loro tempe-ratura corporea. In ogni caso il caloreprodotto dai processi metabolici nei pescipuò alzare leggermente, anche se di fra-zioni di grado, la temperatura interna. Lepalamite, i pesci spada e soprattutto itonni, invece, per riscaldare il corpo sfrut-tano ottimamente il calore prodotto dal-l’attività dei muscoli. Addirittura nei tonnila temperatura interna sembra variare inun intervallo di 5°C, indipendentementedalla temperatura dell’acqua. Alcune stra-tegie, come quelle adottate dallo squalobianco e dalla tartaruga liuto, consentonodi rallentare le variazioni della tempera-tura interna sfruttando come isolante laloro grande mole o la ridotta superficiecorporea esposta al raffreddamento/ri-scaldamento (gigantotermia). Secondo al-cuni scienziati, questa strategia potrebbeessere stata propria dei grandi dinosauriterrestri e soprattutto marini.Dopo questa premessa torniamo ai pro-tagonisti dell’articolo: i serpenti. Nel nostroterritorio, a parte la vipera comune(Viperaaspis) che appartiene alla famiglia viperidi,distribuita irregolarmente nell’entroterrae più rara o assente, con alcune eccezioni,lungo la costa, esistono alcune specie,tutte appartenenti alla famiglia colubridi,che occupano diversi ambienti. La vipera ha il corpo tozzo che termina as-sottigliato bruscamente in una “coda”. Mo-stra inoltre una pupilla allungata e nonrotonda come quella degli altri serpenti

che vivono nel nostro territorio. La testamassiccia e allargata in prossimità del“collo” è invece un carattere che condividecon l’innocua natrice viperina. Questo ret-tile predilige le aree dove la vegetazione èscarsa o comunque ridotta in altezza,come i pascoli, soprattutto dove sono pre-senti molte rocce o massi sui quali riscal-darsi. Vive anche in boschi luminosi eradure. I giovani esemplari catturano pic-coli rettili, anfibi e insetti, mentre gli adulticacciano le loro prede, soprattutto piccolimammiferi, utilizzando sovente la tecnicadell’agguato. Le individuano grazie ad unrecettore termico posto al di sotto dell’oc-chio, che funziona anche durante la notte,e, quando queste sono sufficientemente vi-cine, le mordono raggiungendole con unmovimento rapidissimo. Quando il velenoha effetto, le vipere si spostano alla ricercadella preda, individuandone la traccia ol-fattiva. La stagione fredda blocca letteral-mente il metabolismo di questi rettili, chepossono muoversi solo quando la tempe-ratura è superiore ai 5°C, mentre per ladigestione necessitano di temperature an-cora più alte, intorno ai 15°C. Anche perquesto motivo trascorrono un periodo diletargo, come fanno anche quasi tutti i co-lubridi.I colubridi hanno solitamente il corpo al-lungato e possiedono una pupilla circolare.Vivono in svariati ambienti. Tipicamente le-gate all’acqua sono le natrici. La natriceviperina può essere confusa con la vipera,ma è praticamente innocua. Predatore ti-picamente diurno, da giovane questo ser-pente caccia i piccoli vaironi, pescipiuttosto comuni in molti torrenti, e i girini,che ricerca in primavera nelle pozze d’ac-qua. I pesci sono predati anche dagli esem-plari adulti, che inoltre si cibano di anfibi epiù raramente di piccoli mammiferi e ni-diacei di uccelli acquatici, e cacciano re-stando immobili sul fondale o tra lavegetazione dei torrenti sin quando la lorovittima non giunge sufficientemente vicinaper afferrarla con denti, inclinati verso l’in-terno della bocca per rendere più efficacela presa.La natrice dal collare si distingue per i di-segni colorati che ha sul collo ed è un’ot-tima nuotatrice. Può capitare infatti divederla scivolare sulla superficie dell’acquacome fanno gli altri serpenti sulla terra-ferma. Si muove normalmente anche aterra, ma rimane spesso in prossimità diambienti umidi, dove trova abbondanti an-fibi che sono le sue prede principali. E’ piùraro invece che queste natrici si cibino dipiccoli mammiferi o pesci. Sono quasi inof-fensive e raramente mordono, ma piutto-sto, se disturbate, si muovono in avanticome per attaccare. Come le natrici vipe-rine, possono invece secernere un liquidodall’odore disgustoso prodotto da alcune

ghiandole poste vicino all’ano.Molto più terrestre e legato ad ambienticostieri e soleggiati, il colubro verdegialloo biacco è un ottimo cacciatore che simuove sul terreno o permane lungotempo a crogiolarsi al sole. A dispetto delnome può mostrare una livrea dorsale to-talmente nerastra. Quando cerca le sueprede ne segue le tracce olfattive, poi, unavolta individuate, si avvale della sua vista ele raggiunge anche nelle loro tane. Predasoprattutto piccoli roditori, ma anche lu-certole, anfibi, uccelli, uova, nidiacei, luma-che e pare persino pesci. Questi ultimipiuttosto raramente anche se per cattu-rarli questo serpente sembra capace dinuotare in immersione. I grossi biacchi,spesso visti come fastidiosi nelle nostrecampagne, possono anche cibarsi dialtri serpenti, vipere comprese. Sonomolto aggressivi e se bloccati si difen-dono sferrando attacchi ripetuti e mor-dendo. Nonostante ciò non sonoconsiderati pericolosi per l’uomo. Il più agile tra tutti i nostri serpenti è cer-tamente il colubro di Esculapio o saet-tone, che ama arrampicarsi sui cespuglie sui rami degli alberi. Può diventaremolto lungo e sfiorare i due metri di lun-ghezza. Si ciba di piccoli roditori, comeghiri, talpe, toporagni e topi, nonché dipiccoli uccelli e nidiacei che trova suglialberi. Individua le sue prede grazie al-l’olfatto o cercandone le nidiate nelle taneo nei nidi. I giovani predano soprattutto lu-certole. Per uccidere le prede i saettoniutilizzano la tecnica dei boa, avvolgendo imalcapitati nelle spire del loro corpo e stri-tolandoli.Terminiamo la carrellata sui serpenti par-lando del poco comune colubro di Riccioli,simile al colubro liscio, segnalato an-ch’esso in Liguria. Questo piccolo rettile èlungo in media mezzo metro e nel nostroterritorio sembra vivere in ambientiasciutti come la macchia mediterranea.Si tratta di una specie che caccia la nottee preda spesso gechi , orbettini e luscen-gole, ma anche altri giovani serpenti, chesoffoca avvolgendoli con le spire. È un ani-male molto mansueto e per nulla peri-coloso.Vanno ancora segnalate alcune specieosservate nel Ponente Ligure, come lanatrice tassellata, il colubro bilineato (ununico ritrovamento in Provincia di Impe-ria) e il colubro lacertino. Quest’ultimaspecie, lunga e tozza, possiede un velenoche usa per uccidere le prede. In ognicaso utilizza anche le spire per soffo-care la sua vittima, riuscendo a cattu-rare persino piccoli conigli. Si trattacomunque di una specie non molto pe-ricolosa per l’uomo.

FAUNAE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

NATURAdi Giorgio MASSA

Il sangue freddo degli animali

Natrice viperina (Natrix maura) sott’acqua. (foto E. Monaci)

Natrice dal collare (Natrix natrix). (Foto E. Monaci)

Colubro di Esculapio o saettone. (foto E. Monaci)

Il capo di una vipera (Vipera aspis) dove si nota la

caratteristica pupilla allungata. (Foto E. Monaci)

Colubro verde e giallo o biacco. (Foto G. Massa)

Qualche parola sui serpenti, animali che suscitano “gelo” in molti esseri umani

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Un favoloso itinerario di tutta laWest Coast americana in Harley

Davidson, per un totale di 16 giorni e14 notti di avventura e divertimento:potrebbe essere descritto così, in dueparole, il viaggio intrapreso dagli har-leysti del Cento Torri Chapter di Pavia,che la scorsa estate hanno scelto dirinunciare a qualche comodità pur diavventurarsi, on the road, alla sco-perta della costa delle meraviglie. Traloro, anche due rapallesi d'adozione:Massimo Zetti e la moglie Elisa, che so-litamente non si lasciano sfuggire oc-casione per passare un weekend aRapallo, dove trascorrono anche granparte dei mesi estivi. « L'anno scorso,però, abbiamo lasciato Rapallo per duesettimane: del resto avevamo davveroun ottimo motivo! » afferma Massimo,ricordando il viaggio in America, attesoda una vita. Prima tappa del tour natu-ralmente è stata Los Angeles, dove icentauri hanno ritirato i veicoli e l'equi-paggiamento prima di iniziare il viaggiolungo la celebre Highway 1, che seguela costa fino a San Francisco: un per-corso che, non a caso, è stato definito“scenic route” e che dona impareggia-bili scorci sull'immenso Oceano Paci-fico. Passando da Carmel, affascinantevillaggio di artisti amministrato da ClintEastwood in carica di sindaco tra il1986 e il 1990, e ammirando i leonimarini che si possono avvistare sulla

costa, si arriva, dopo 340 km, a SanFrancisco, non senza aver prima fattouna capatina a Santa Cruz, mitica cittàdei surfisti. Il Golden Gate, Fisherman'sWharf, la Lombard Street: tre giorninon bastano per visitare i simboli dellacittà definita come la più bella d'Ame-rica: ma purtroppo è già il momento diripartire, in direzione Yosemite Valley.Lasciato il contesto urbano, gli harley-sti si sono diretti verso il sontuosoparco dai meravigliosi paesaggi mon-tuosi, dove si possono ammirare ghiac-ciai ed gli incredibili monoliti di granitoche furono il tempio del free climbing.Orsi, cervi, aquile: anche la fauna delparco sorprende il gruppo: « ma siamoriusciti comunque a trovare il tempoper una sosta al concessionario Arlen

Ness,uno dei più famosi costruttori di“custon bikes”e chopper su base Har-ley Davidson» commenta Zetti. Il pro-gramma del giorno seguente prevedeuna visita nella piccola località di lakeIsabella, lungo la strada di soste e di pa-norami mozzafiato, prima di immer-gersi nella vita notturna di Las Vegas.Arrivati nella capitale mondiale delgioco d'azzardo, che prima delle 20sembra quasi sonnecchiare, il grupposi lancia alla scoperta di quella che èsenza dubbio la più folle ed affascinantecittà del West e delle sue innumerevolisale da gioco. Dopo una notte di ba-gordi, l'indomani si parte di nuovo: laprossima tappa è Hurricane da cui,dopo aver consumato un pranzo veloce,si procede alla volta di Springdale,prima della visita dello Zion NationalPark e del Bryce Canion, con le suerocce che sembrano modellate amano, come a formare una distesa diselvaggi pinnacoli. «I paesaggi ameri-cani non smettono mai di stupire: nonpotrò mai dimenticare le bellezze dellaMonument Valley, gioiello del NavajoCountry, capace di regalare panoramida favola » interviene Elisa che, inizial-mente intimorita all'idea di affrontareun viaggio così lungo sulle due ruote, neè tornata entusiasta: « La Monument

Valley vale ben più di un mal di schiena!»afferma sorridendo. Qui non è difficilericonoscere gli scenari indimenticabilidei più bei film western di John Ford:giusto il tempo di sognare il Far West,ed è già l'ora di partire per il Grand Ca-nyon, una tra le più grandi meravigliedel pianeta, incredibile abisso scavatodal Colorado River. Per ammirarne almeglio la grandezza e la maestosità, al-cuni harleysti hanno scelto di sorvolarloin elicottero o in aereo, vivendo cosìun'esperienza davvero indimenticabile.Infine, di nuovo in sella alla propriamoto, i centauri hanno percorso unodei tratti più suggestivi e meglio con-servati della mitica Route 66, attraver-sando paesini come Seligman eHackberry, che celebrano la memoriadei tempi d'oro della Mother Road.Dopo un'intera giornata di tour lungo laSixty-six, alla scoperta di altri luoghi mi-tici come il famoso Bagdad Cafè ( loca-tion dell'omonimo film), si inverte la rotta,muovendo in direzione Los Angeles dove,dopo aver riconsegnato la moto e la-sciato un pezzo di cuore in America, gliharleysti hanno preso il volo di rientro inItalia dopo aver vissuto in prima personail sogno americano.

In Harley Davidson verso l’avventuraSTELLE E STRISCE

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

VIAGGIAREdi Ilaria NIDASIO

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LA MAGIA SULLA STRADALa Harley Davidson è più che un mito.Ormai è un’icona. Naturalmente nelsenso greco/antico della parola.Come dice Ellis Miller nel suo scritto“Chitarre, Steinbeck, Hillbilly music” sevuoi veramente vivere e conoscerequella che Steinbeck chiamò “Lastrada madre” (“Grapes of wrath “– initaliano “Furore) o più recentementeKerouac “La strada” ebbene devi farlocon la tua fedele alleata, la Harley Da-vidson. Solo così sarai come il falco chevola e vede tutto subito. Nel sole, nel-l’aria, nel caldo, nel freddo.Pare che sia nata proprio così la mu-sica Country (Hillbilly).Laude dunque a chi la inventò....

Vinicio Temperini

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

VIAGGIARE/2di Vinicio TEMPERINI

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In Nigeria, anche questo è turismo...AFRICA

Vorrei commentare alcune vi-cissitudini per confermare

che viaggiare – soprattutto incondizioni impegnative - è avven-tura ma è anche fondamentaleesperienza di vita ed insegna-mento.Nel 1967 in Nigeria la RegioneIgbo, abitata dagli Ibo , si ribellò alloStato Federale del Presidente Col.Gowon (Capitale Lagos - dal 1991Abuja ) e si dichiarò Republica Indi-pendente del Biafra, Presidente Col.Ojukwu. Va detto che la secessionefu fortemente voluta da quasi tuttigli abitanti della Regione, circa 11milioni , più di un quinto della popo-lazione totale della Nigeria. Eranoben al corrente che la maggiore emigliore parte del petrolio l’avevanoin casa mentre al momento eranoin concreto dominati da Hausa eYoruba, popoli del Centro Nord. In-fatti, subito dopo l’indipendenza nel1960 molti Paesi avevano tentatodi impadronirsi di quell’area. Nota :in quel Golfo si estrae il “LightBonny”, uno dei greggi più pregiatiin assoluto. Il Biafra – che stampòanche moneta - fu riconosciutosolo da alcuni Paesi (Israele,IvoryCoast, Haiti) mentre altri lo appog-giarono non ufficialmente (SudAfrica, Portogallo). Capitale fuEnugu ma successivamente, conl’avanzare dei “Nazionalisti” Aba poiUmuhaia e altre. 1967 / 1969momenti veramente terribili, dram-matici. Tristissima nota a conferma: nel Maggio 1969 sulla piatta-forma di Bonny furono uccisi senzamotivi 10 tecnici italiani dell’ENI.Non è stato mai provato definitiva-mente chi fossero i veri responsa-bili. Questo era l’ambiente.Eppure, nonostante tutto, in quelperiodo la Nigeria era un fervore diiniziative e attività industriali, com-merciali, sociali. Qualche esempio :

ENI e SNAM molto presenti e po-tenti – Bracco Farmaceutici –Tes-sili Gardella – Italimpianti(associati con il Colosso BritishMetal) – SAE /Sadelmi e tanti altri. Tutti a costruire strade e ponti,elettrificare. Urgenti, cruciali ne-cessità per il Paese. Nota di colore:in tutta l’area di Lagos / Apapa eIbadan spiccavano grandi posters ecartelli dove imperversava il cane asei zampe dell’ENI.Fu un momento molto duro, impe-gnativo direi cruciale. Per noi ,cheoperavamo in quei posti in quei mo-menti , vorrei dire …“epici”. Vorrei ri-cordare qualche episodio che direiindicativo, interessante a confermadel mio assunto che viaggiare è cul-tura. 1968. Port Harcourt – Biafra. Unagrossa fornitura di rame in drums(cilindri)venduta dalla British Metaltramite la Barclays Bank alle Auto-rità Petrolifere Nigeriane è sbar-cata, giace in porto praticamenteabbandonata e ormai priva anchedi copertura assicurativa. Il rame sisa è materiale prezioso quantol’oro ed è facile capire cosa signifi-chi (specie in quel periodo) lasciarlaincustodita a disposizione …del piùsvelto. Problema di livello…stellare.Come mettere il più possibile al si-curo, viste le circostanze, il nostro“tesoro”.BUROCRATICAToccò al sottoscritto guidare un pic-

colo gruppo di “svitati” per trovarela migliore, forse l’unica, soluzioneattuabile. In forza dell’incarico ope-rativo della Barclays Bank e buro-cratico del Ministero dei Trasportiottenuta ampia collaborazione dalGoverno Nazionale Nigeriano. Avutovisti per uscire da Lagos , entrarein Zona Niger Bay e, molto impor-tante, …rientrare. Ci trasferimmo aPort Harcourt su una nave dellaMarina Militare Nigeriana.DIPLOMAZIACercare, sempre nei ristrettissimilimiti del momento, che anche i “Lo-cali” - in quel tempo praticamentenemici – collaborassero in nomedel loro concreto interesse co-mune, chiunque avesse vinto.OPERATIVOAssicurare libertà di movimento anoi ed ai collaboratori locali per ini-ziative logistiche sia ordinarie chestraordinarie. Importante ricordareil clima drammatico in cui tutto que-sto avveniva. Del clima meteorolo-gico ne parleremo a parte.Bene, in conclusione - anche sedopo tanti anni a volte mi sembraimpossibile- riuscimmo a risolvere ilproblema. Un gruppo di AltiUfficiali,Doganieri, Autorità Ministeriali, as-sieme con “Anziani Notabili”, Reli-giosi di varie confessioni, CapiVillaggio etc. accettarono di aiutarci(dietro congruo compenso…. mipare di ricordare). ALCABAR – Porto fluviale nigeriano

(sul Niger) vicino al Cameroon.in un’area doganale e.... in attesa ditempi migliori, trasferimmoi“drums” coprendoli camuffandolida materiale vegetale, con coper-tura speciale perché alcune piante(la yuta o le noci di cola, ad esem-pio) sono auto- combustibili con lapioggia. Avevamo preparato una do-cumentazione molto regolare e cor-retta ma anche molto complicatacoinvolgendo quante più personeed enti possibili. Autorità Militari,Doganali, Civili, Religiose. A definitivaconsacrazione dell’operazione laBanca mosse sue pedine molto ri-servate con metodi diciamocosì..….valutari. Consegnate mappa, Polizze di Ca-rico,deleghe e copia di tutta la do-cumentazionela “Operazione Rame” era felice-

mente conclusa. Quel che sarebbevenuto dopo non doveva e non po-teva riguardarci. Ancora oggi, quando sopravissuti,imborghesiti e..diversamente gio-vani ci capita di incontrarci e di par-larne ci sembra impossibile e….ciscappa da ridere.Intanto la situazione bellica, politicae ambientale era molto, molto peg-giorata. Dovevamo rientrare a Lagos maspostarsi era al limite dell’impossi-bile.

(fine prima parte)

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RICORDO O SOGNO? QUANDO...

di Mauro MANCINI20

RAPALLIN

In ’pura confidenza’ neppure noi ciaspettavamo un così vasto gradi-

mento da parte di tutti voi, ”rapalline föresti”, di questo nostro andar peril passato. Ci riempie di gioia e di pia-cere l ’aver ricreato con foto e lin-guaggio quel contatto umano frapersone, allora naturale, che crede-vamo ormai lontano e impossibile dariannodare. Questa vostra partecipazione ci stimolaa continuare nel nostro ”giö di misci”,per scavare nei luoghi, nella vita e neisentimenti schietti di personaggi umilie nobili allo stesso tempo. Eccoci quindi nellazona denominata ”a -ö Ciantê” (al Cantiere), chesi estende, grossomodo, dal ponte Annibale alporto Langano, sulla sponda destra alla foce deltorrente Boate.Venne così chiamata perché sulla grandespiaggia aveva sede dal 1868 un importantecantiere per la costruzione di imbarcazioni didiscreto tonnellaggio ; in questa località alloraperiferica, vi si alternarono nei secoli fiorenti

attività, curiosi , gioiosi e tragici avvenimentiche cercheremo di raccontarvi ; ci faranno datestimonianza, foto e articoli di giornale di queitempi. Parallela al littorale vi è la strada che con-duce a Santa Margherita ricavata nel 1823da quello che era stato fino ad allora il lettodel torrente Boate ; era stata denominata viadelle Americhe ( ’Meriche’ per i rapallin) per-ché nei primi anni del 1900 gli emigrantiche avevano fatto fortuna vi costruirono villesignorili ; ai lati di questo viale , con quel loroverde cupo, due ininterrotti filari del tipico”aexio”, il leccio ligure.La prima immagine ritrae una delle ’case-matte’ anti sbarco costruite dalle truppe na-ziste ; era alla foce del Boate a poca distanzadalla battigia; nel 1944 il percorso di viaDante che lì confluiva, era stato ostruito conuna fitta rete di reticolati .Nocchi Mario ”Memmo” classe 1895 Medagliad’ Argento al Valor Militare era un grande inva-lido della prima guerra mondiale dove una gra-

nata tedesca gli fracassò la spina dorsale; il suoincedere era barcollante e in precario equilibrio,ma riusciva a scalciare con rabbia quei retico-lati , gli stessi che Lui e i Suoi Commilitoni ave-vano trovato sul Carso, sull ’ Isonzo, sul Piave .Non lontano, accampati attorno alla ’casa -matta’militari tedeschi assistevano attenti ed in silen-zio a quello sfogo senza intervenire ; conosce-vano la storia di ” Memmo” e condividevano,forse, con Lui l ’odio per la guerra . Lo ritrovo nelle mie visite al cimitero e gli rac-conto i mutamenti dell ’ Italia attuale che Luicerto non immagina ed assieme ci chiediamose del Loro Sacrificio ne sia valsa veramente lapena. Torneremo ancora, nei prossimi numeri, a rivisi-tare questa zona così ricca di storia rapallese.

Ö scïto do ” Ciantê ”

1926, indicato dalla freccia è Mario ‘Memmo’Nocchi sulla nuova passeggiata a mare

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SPORTE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COME ERAVAMO

di Bruno MANCINI21

Ringraziamo Gregorio “Grego” BoeroInterpretando il pensiero dei tuoi “ragazzi” di allora, pubblichiamo queste foto che testimoniano gli anni trascorsi assieme,guidati da te, persona generosa, semplice e con una grande passione per il calcio. Quindi, la nostra considerazione è che inogni momento hai sempre dimostrato che prima di essere l’allenatore, sei stato e sei un fratello maggiore ed un grandeamico!

ristorante il gamberoVia Gramsci 2 - 16035 RAPALLO - Tel. 0185. 65668-50248 gradita la prenotazione

• Sulla passeggiata a mare con terrazza estiva

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• Sala privé, giardino per cene o party privati

• Sala riunioni

by hotel riviera

Campo Sportivo Comunale “Umberto Macera”15 aprile 1951

Incontro: Associazione Calcio Rapallo Ruentes - Istituto EmilianiQuesti incontri tra ragazzi si di-sputavano solamente se il terrenodi gioco era asciutto, in quanto alleore 15 giocava la prima squadradella gloriosa Ruentes.

Da sinista in alto: Gregorio“Grego” Boero (allenatore) - RenzoMontanari - Luciano “Luci” Mac-chiavello - Giorgio “Giorgetto” Ca-nessa - Guglielmo “Mino” Balloni -Luigi “Gigi” Cordano.Da sinistra in basso: Luigi “Gino”Bogliardi - Antonio “Nino” Merello- Enrico Boero - Ermanno Venturi- Enrico “Enrichetto” Rovegno -Bruno Mancini - Alfredo Ghiara

Campo Sportivo Comunale “Senatore Eugenio Broccardi”S. Margherita Ligure - Campionato Ragazzi 1954-1955

1 9 giugno 1955 - “COPPA DALL’ORSO”

Finalissima: Unione Sportiva Sestri Levante - Associazione Calcio Rapallo RuentesDa sinista in alto: Elio Maddalozzo - Ermanno Venturi - Giobatta “Tino” Tas-sara - Eugenio Rizzolini - Bruno Mancini - Guglielmo “Mino” BalloniDa sinistra in basso: Cav. Gregorio Boero (allenatore) - Renzo MontagnariCarlo “Carletto” Calcagno - Mario Costa - Luigi “Gigi” Cordano - Carlo Merello

Alcuni di questi “ragazzi” hanno proseguito la carriera semiprofessionistica,mentre Eugenio Rizzolini ha giocato quale vero professionista.A margine pubblichiamo una foto di Eugenio che veste la maglia del BresciaCalcio (anno calcistico 1966/1967) ed il prospetto che evidenzia la suabrillante carriera

Eugenio Rizzolinicon la maglia del Brescia

Anno calcistico

1956/1957

1957/1958

1958/1959

1959/1960

1960/1961

1961/1962

1962/1963

1963/1964

1964/1965

1965/1966

1966/1967

1967/1968

Squadra

Football Club Internazionale

Novara Calcio

Footballo Club Internazionale

Ozo Mantova Football Club

Brescia Calcio

Brescia Calcio

Brescia Calcio

Brescia Calcio

Brescia Calcio

Brescia Calcio

Brescia Calcio

Brescia Calcio

Serie

A

B

A

B

B

B

B

B

B

A

A

A

Presenze

nessuna presenzain prima squadra

30

4

29

29

24

19

35

35

34

31

28

goal

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1

5

7_

2

1_

1_

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Ècertamente triste scoprire nel corsodella storia della chiesa ombre e de-

ficienze. Non mancano coloro che riten-gono deplorevole questo “excursus”storico che, insieme a momenti positivi,alza il velo e mette in luce aspetti deplore-voli e negativi con un danno che si riper-cuoterebbe sui fedeli “devoti”, mainconsapevoli. Lo scandalo che viene denunciato dalle au-torità ecclesiastiche è quello di renderenoti fatti e vicende che ormai si ritenevanosepolti dalla polvere del tempo e che, unavolta riscoperti, non fanno sempre onorea coloro che hanno guidato la chiesa. Mala storia non è qualcosa di aleatorio o mo-dificabile a seconda delle convenienze etornaconti. Ritengo che sia importante e corretto farconoscere il passato nelle sue luci edombre con serietà ed impegno, senza pre-giudizi o condizionamenti di sorta.Che dire pertanto sul potere temporaledella Chiesa che dai tempi dell’Impero Ro-mano si protrasse fino al 1870 con la bennota breccia di “Porta Pia”, cui seguironole scomuniche di Pio IX nei confronti deicosiddetti “usurpatori? Un tale potere nonè stato conferito da Cristo ai suoi apostolie discepoli.Se il potere temporale non trova in alcunmodo giustificazione nelle pagine del Van-gelo, ha certamente una sua genesi sto-rica.RUOLO DI SUPPLENZA TEMPORANEAPer lo più gli storici convengono nell'indi-care il sorgere e il rafforzarsi del poteredella Chiesa in quel ruolo di supplenza che,suo malgrado, dovette svolgere in quel pe-riodo in cui l’autorità di Bisanzio era fati-scente, quando non era addiritturaassente. Nel vuoto politico determinatosi acausa delle invasioni barbariche, le popola-zione italiche videro nel Vescovo di Romal'unica autorità presente ed efficiente, ca-pace in qualche modo di venire incontro

alle loro pressanti necessità di difesa e diprotezione. In effetti i Pontefici si presero acuore la sorte delle popolazioni vessatedalle guerre, dalla fame e dalle pestilenze.Una figura emblematica tra tutte fu quelladi Gregorio Magno (540 - 604) che intempi calamitosi dovuti all’invasione e allapresenza ostile dei Longobardi fece sentirela sua voce e offrì la sua azione mediatricee pacificatrice. Prima di lui un altro ponte-fice dalla forte personalità, Leone I, era in-tervenuto ad arrestare l’invasione degliUnni, guidati da Attila nel 452.Le popolazioni a poco a poco si abituaronoa vedere nel Pontefice colui che era ingrado di svolgere quelle funzioni che untempo erano di spettanza delle autorità ci-vili e militari preposte. Se si aggiungono lecontinue donazioni di terre che pii fedeli eanime devote, riconoscenti, lasciavano ineredità alla Chiesa, non è difficile rendersiconto come quell'opera che, ancorché me-ritoria, era stata di mera supplenza daparte del Vescovo di Roma si tramutassein un potere vero e proprio. Pertanto ilpasso ad una effettiva forma di potere tem-porale fu facile. Ma in questo modo laChiesa venne ad alterare le sue funzioni vo-lute dal Suo fondatore: il possesso dei benimateriali si associò e si intrecciò pericolo-samente con le mansioni spirituali.La supplenza si trasformò in regola defini-tiva.L’EVENTO DETERMINANTELa maggior parte degli storici fa risalire lanascita ufficiale del potere temporale altempo della dominazione longobarda nellapenisola: coinciderebbe con la cessione(avvenuta nel 728) del territorio di Sutrialla Chiesa da parte del re longobardo Liut-prando per placare il papa Gregorio II cheaveva protestato per i territori invasi e sot-tratti ai Bizantini.Come abbiamo già sottolineato, la Chiesada tempo possedeva numerosi latifondi,frutto di donazioni e lasciti di anime devote,sui quali esercitava un dominio. Ma, comesi sa, tale sovranità non aveva alcuna va-lenza giuridica; rimaneva un fatto assolu-tamente di natura privata. Ora con taledonazione il pontefice acquisiva un'autoritàpolitica come un vero capo di stato. Il terri-torio non era più dono di un privato, ma unterritorio pubblico sottratto all'Impero diBisanzio con un'operazione militare e ce-duto, con tutti i diritti e doveri connessi, alPontefice. Fu un fatto giuridicamentenuovo che venne a costituire quel nucleo,che, unito ai possedimenti privati che laChiesa nel tempo aveva accumulato,formò lo stato temporale pontificio.LA “DONAZIONE DI COSTANTINO”: DOCUMENTO APOCRIFOIn quel periodo per contrastare la pre-senza sempre più ingombrante dei Longo-bardi e il progetto aggressivo di Astolfo, il

papa Stefano II invocò, nel 754, l'aiuto deiFranchi. Per convincere il re Pipino a rico-noscere la legittimità del possesso dei ter-ritori della Chiesa, gli presentò undocumento col quale l'imperatore Costan-tino avrebbe concesso tale potere tempo-rale al vescovo di Roma (La tradizione ciracconta del rapporto di Costantino conPapa Silvestro che lo battezzò prima di mo-rire).Su questo documento apocrifo i Papi intutto il Medio Evo fondarono la legittimitàdei loro possedimenti. Presentato comeautentico, fu accettato universalmente: lostesso Dante nella sua Commedia imputaa Costantino la responsabilità con la suadonazione di aver provocato alla Chiesatanti mali e conseguenze negative a dannodella missione spirituale. “Ahi, Costantin, diquanto mal fu matre, non la tua conver-sion, ma quella dote che da te prese ilprimo ricco patre!” (Inferno XIX,115-117).Fu solo - come si sa - nell’età rinascimen-tale con Lorenzo Valla, attraverso esami eriscontri filologici, che venne dimostrata lafalsità del documento. (De falso credita etementita Costantini donatione del 1440). IlValla discute con argomenti critici l'anticatradizione del battesimo ad opera di papaSilvestro e della guarigione dell'imperatoredalla lebbra. La Chiesa difese l’autenticitàdel documento, tanto che lo scritto delValla fu inserito nell’Indice del Libri Proibitiin quanto pericoloso per la fede. Già Nic-colò Cusano, cardinale, filosofo e scienziatoumanista, nel Concilio di Basilea (1433)aveva contestato la validità del documento.È fuor di dubbio che l’unificazione del po-tere temporale con il potere spirituale fu incontraddizione con l’ordine di Cristo: “Datea Cesare quel che è di Cesare e a Dioquello che è di Dio.” (Mt. 22,21)Chi osò mettere in dubbio questa lineatemporale della chiesa fu sempre decisa-mente e drasticamente condannato edestromesso dalla Chiesa stessa.Con l'avvento dei Longobardi e la forma-zione dello Stato Pontificio la penisola ita-liana perdette la sua unità: bisognerà

attendere il 1861 quando il Piemontesotto la direzione del Cavour riuscirà a ri-compattare le varie regioni italiane attra-verso una conquista fortunosa e un'abileazione diplomatica.I “PORPORATI” NELLA CHIESAMi limito a citare a grandi linee alcuni Pon-tefici tra i più noti che contribuirono inmodo determinante a modificare e anchea capovolgere e l’insegnamento e l’esem-pio di Cristo. Niccolo II, eletto a Sutri dopo che fu de-posto Benedetto X (cfr. D. Pertusati, Be-nedetto XVI e i suoi predecessori, ediz.Tigullio - il Mare, 2006 pag. 36) con l’ap-poggio di Ildebrando di Soana, suo futurosuccessore, volendo sottrarsi all’influenzadell’Imperatore (Enrico IV) convocò in S.Giovanni in Laterano (1059) un Concilioper stabilire le modalità dell’elezione delPapa. Da quel momento solo i cardinali po-tevano eleggere il Papa: i “cardinali vescovi”delle sette principali chiese di Roma e, inun secondo tempo, anche i “cardinali preti”delle parrocchie suburbicarie. Il popolo e ilsemplice clero dovevano solo acclamare ledelibere prese dai cardinali. Per decisionedi Urbano VIII nel 1630 venne attribuito aicardinali il titolo di “Eminenza”. Questi fino alXIX secolo dovevano provenire da famiglienobiliari. Con i Patti Lateranensi del 1929lo Stato italiano accettò la richiesta che icardinali godessero degli onori riservati aiprincipi di sangue e avessero la prece-denza su tutte le cariche italiane e stra-niere, eccetto il Capo dello Stato. I cardinali indossano la “porpora” comesegno distintivo della loro dignità e supe-riorità. La Chiesa ci insegna che la porporaè indice della dedizione “totale”dei cardinalialla causa di Cristo e dei fedeli con tutte leloro forze, pronti anche a versare il lorosangue (“usque ad effusionem sanguinis”).Ecco il significato del “rosso porpora”. Questa disponibilità “intenzionale” com-pensa i privilegi di cui godono? Sono quelliindicati da Cristo? In verità il Divino Mae-stro aveva raccomandato la massimaumiltà e il rifiuto di “ farsi servire”, ma il do-

Bonifacio VIII con la teoria delle “duespade” ha tentato di giustificare il po-tere assoluto del papato (spirituale etemporale).

“La donazione di Costantino” è il documento apocrifo di cui la Chiesa si è av-valsa per giustificare il suo potere temporale

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CULTURAdi Domenico PERTUSATI

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Il potere temporale della Chiesa

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vere di servire. Questo comando è statocertamente recepito dai papi, i quali ognivolta che firmano documenti importanti ag-giungono “Servus servorum Dei” cioè“servo dei servi di Dio”. Il Papa, cioè il capoassoluto della chiesa, non può non sentirel’obbligo di vivere in profondità e con coe-rente umiltà questo servizio evangelico. Sulsuo esempio si devono allineare tutti i pre-lati e il clero a lui affidato. Ad eventuali ob-biezioni va risposto; “Il vangelo prima ditutto, anzitutto e soprattutto”.

IL POTERE “ASSOLUTO” DEL PAPIA Niccolò II seguì Ildebrando di Soana cheassunse il nome di Gregorio VII (1073-1085). Per rafforzare il potere del Ponte-fice emanò il “Dictatus Papae” (1075),contenente 27 articoli in cui fissò i prin-cipi irrinunciabili per il vicario di Cristo.Trascelgo quelli più significativi: “- II) Solo ilpontefice romano può a buon diritto es-sere considerato universale. - III) Egli solopuò deporre o reinsediare i vescovi. - IV) Inqualunque Concilio il suo legato, anche digrado minore, ha l’autorità superiore atutti i vescovi e può sentenziare la loro de-posizione. - VI) Non è lecito avere rapportio rimanere sotto lo stesso tetto con co-loro che sono stati scomunicati dal papa.- VIII) Egli solo può usare le insegne impe-riali. - IX) Solo al Papa tutti i principi devonobaciare i piedi. - XI) Il suo titolo è unico almondo. - XII) Gli è lecito deporre l’impera-tore. - XIX) Nessuno lo può giudicare. - XXII) La Chiesa romana non ha mai er-rato, né, secondo la testimonianza delleScritture, mai errerà per l’eternità. - XXVII) Il papa può sciogliere i sudditi dallafedeltà verso gli iniqui.”Ci si avviava così verso la cosiddetta “Teo-crazia papale” ad opera del pontefice In-nocenzo III (1198-1216). Fu lui adaffermare solennemente il primato delpotere spirituale su quello temporale deisovrani e soprattutto dell’imperatore. “Noisiamo stati messi da Dio al di sopra deipopoli e dei regni…. Dio, creatore delmondo, ha collocato nel cieli due grandi

astri per illuminarlo: il sole per il giorno, laluna per la notte; ugualmente nel firma-mento, simbolo della Chiesa universale,ha collocato due supreme autorità: il Pa-pato che presiede allo spirituale e la re-galità che governa il temporale: ma laprima è assai superiore alla seconda.Come la luna riceve la sua luce dal soleche le è superiore… così il potere tempo-rale riceve tutto il suo splendore e il suoprestigio dal potere papale”. Pertanto l’imperatore non poteva operaresenza l’assenso pieno del papa. “LE DUE SPADE”La teocrazia papale si incrinò con Bonifa-cio VIII (1294-1303) che tentò di im-porre la sua volontà politica a Filippo IV ilBello, re di Francia. Emanò la bolla “UnamSanctam” (18/XI/1302) nella quale ri-badiva la superiorità del potere spiritualesu quello temporale mediante la teoriadelle due spade (la plenitudo potestatis)formulata sulla base di un’interpretazionedistorta di un passo di Luca al cap 22,38.Bonifacio VIII si serve di questo sbanda-mento esegetico per affermare solenne-mente che: “la Chiesa ha entrambe lespade, quella spirituale e quella tempo-rale: una brandita "dalla" Chiesa, l'altra"per" la Chiesa, una dai sacerdoti, l'altradalla mano di re e cavalieri… Pertanto, sel’autorità temporale erra, è soggetta algiudizio dell’autorità spirituale… Perciò di-chiariamo, affermiamo, definiamo, pro-nunciamo che per la sua salvezza ognicreatura umana debba sottomettersi al

Pontefice di Roma.”Sciarra Colonna fu inviato da Filippo IV conuna schiera di armati a catturare Bonifa-cio VIII ad Anagni dove si era rifugiato:venne umiliato e offeso - così pare - dauno schiaffo (1303). Un mese dopo morìaffranto per l’oltraggio subito. Era il falli-mento della politica “teocratica”.Va ricordato che Bonifacio VIII nel 1300proclamò il primo Giubileo con la conces-sione dell’indulgenza plenaria ai pellegrini.Secondo alcuni storici non va esclusal’aspirazione del Pontefice a fare di Romail centro dell’universo. Tanti rilievi si potrebbero avanzare circai documenti che sono stati citati. Mi limi-terò ad un interrogativo lasciando ai let-tori il compito di rispondere: “Furono inlinea con l’insegnamento evangelico?”Qualcuno potrebbe sorridere e rispon-dere che ormai è storia passata: ”acquapassata non macina più” recita un vec-chio proverbio. Rimane però un dubbio:“l’operato dei Papi è sempre stato tra-sparente, disinteressato, votato unica-mente al bene dei fedeli?”. Il passato nonha talvolta avuto ripercussioni “poco po-sitive”?Il “mea culpa” pronunciato da GiovanniPaolo II nel corso del Giubileo dell’annoDuemila per le colpe registrate nella sto-ria millenaria della chiesa non è statoforse un segnale di ripensamento, di sag-gezza ed umiltà e soprattutto di speranzaper un futuro migliore, un ritorno alla“autentica” tradizione evangelica ?

Giovanni Paolo II, il papa che ha avutoil coraggio di proferire il “mea culpa”per i peccati degli “uomini della Chie-sa” nel corso dei secoli.

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“Quella mattina il destino mi stava aspettando”IL DRAMMA

Quella mattina il mio destino miaspettava in Via Mameli all’altezza

del campo di golf, a Rapallo, aveva lesembianze di una anziana signora di80 anni. Siccome quella mattina il destino nonera ben disposto nei miei riguardi, si eraanche mascherato da due piccole ro-tonde coperture del gas di 15 centime-tri di diametro, scivolose, una dopo l’altradisseminate sulla mia strada, sullastrada carrozzabile, proprio vicino allestrisce pedonali.Due piccole coperture di ottone, insigni-ficanti, quasi invisibili, emergenti di qual-che millimetro dall’asfalto, quel chebasta per farci sobbalzare sopra leruote di una moto; forse ci sono passatosopra migliaia di volte.Aveva studiato tutto con cura quellamattina; la bella giornata che mi avrebbeindotto, appena alzato, a prendere lamoto e non la macchina che inveceavevo deciso di usare la sera prece-dente, aveva attentamente studiatoanche il percorso che avrei dovuto farecon la mia moto, nei millimetri, inducen-domi anche a scegliere di indossare uncasco integrale. Quella mattina tutto era pronto. Il miodestino era appollaiato su un murettodavanti alla tabaccheria di Via Mameli,ed aspettava che passassi, per trave-stirsi da vecchietta ed attraversarmi da-vanti all’improvviso. Tutto era pronto quella mattina, il de-stino mi attendeva. Io non lo sapevo, eroallegro.Quando partii da casa non sapevo chedopo un minuto, nel breve interminabilespazio di un secondo, tutto si sarebbecompiuto, non sapevo che quell’attimomi sarebbe costato mesi di inferno edanni di rassegnazione.La moto era partita subito, quella miabella moto che mi rendeva orgoglioso eche fra un minuto non avrei mai più ca-valcato; ero sceso per la mia solitastrada, ma quel giorno non era il solitogiorno.

Andavo piano ed all’altezza del rivendi-tore di tabacchi, la vidi quella persona an-ziana che si era buttata senza guardarein mezzo alla strada per attraversare,avevo subito frenato e rallentato edormai era passata, aveva attraversato;mannaggia a lei pensai, ma perche que-sti anziani non guardano e si buttano inmezzo alla strada, potevo anche farlemale, ma... ma ….Ma … cosa fa? Non mi ha visto? Cosafa? Quella vecchietta abbozza un se-condo, si ferma e poi si gira su sestessa ed improvvisamente, in un at-timo, ritorna indietro. No, da non cre-derci, me la ritrovo davanti. Ma percheè tornata indietro senza neppure guar-dare, senza neppure fermarsi un at-timo, senza darmi il tempo di unrespiro, come mai? Ah è vero, non ri-cordavo, il destino; non me lo ricordavoquel maledetto destino. La vecchietta è a due passi dalla miamoto, freno d’istinto, la gomma davantiche passa sopra la prima tonda coper-tura del gas, la ruota vi sobbalza sopra,si alza un poco e quando ritocca terracolpisce il secondo tombino lateral-mente, solo di alcuni millimetri, svirgo-landolo, quel poco che basta pergirarmi la ruota anteriore verso destrae, senza appoggi, farmi cadere facciaavanti sull’asfalto. Le vertebre cervicalisono molto mobili e si piegano, ma nonquelle a metà della schiena, quelle sonomolto più rigidi; il colpo sull’asfalto spo-sta facilmente le cervicali e si scaricasu quella piccola vertebra della schienache letteralmente esplode. Il destinoforse ride in quel momento, ma io nonlo sento, sento solo un forte dolore el’odore oleoso dell’asfalto ad un centi-metro dal mio naso. Un secondo ed èfatta, per tutta la vita. Le mie gambe!Dove sono, non le sento. Eppure letocco con le mani, ma non le sento.Ma non basta. Quando sei in un ospe-dale, quando sei in mano ad un nugolo dimedici, con una montagna di paure enon riesci a muovere le gambe, di cosa

hai bisogno di più? Dei parenti ? Di cure?Di amici ? Di un sorriso ? Di cosa hai bi-sogno di più, in quel momento?…… Hai bisogno di speranze, … ecco di cosahai bisogno, di una speranza !!! Ed allora ecco di nuovo il destino cheentra in azione, questa volta si veste damedico. “Ti è andata bene, la vertebra siè spezzata ma il midollo si è lesionatosolo per una piccola parte, potrai tor-nare a camminare, magari con unastampella ma ricamminerai, poi forsepotrai toglierla.” Gioia. Gioia e dolore.Sino alla terza notte quando una fittanella schiena, ti preoccupa. Infermierapresto! Infermiera ho sentito un fittastrana, insolita, cosa sarà ? “ Non ti pre-occupare bevi questo antidolorifico e poidomani mattina ti vede il medico che tiha operato, stai tranquillo non è niente”.Il mattino dopo il medico, viene subito, tisfascia, ti guarda la ferita e tira un urlo.Quell’urlo tutte le mattine mi colpisce leorecchie, da venti tre lunghi anni.“Ma come è possibile” urla “ieri andavatutto bene. Come è possibile”. Nellanotte una infezione, in poche ore, si eramangiata il mio midollo. Ma come è pos-sibile? Ah…. dimenticavo, il destino.Avevo bisogno di una speranza, ecco,ora non c’è più neanche quella, è rima-sto solo il dolore.Ma quando il destino si accanisce, di-venta vorace, non gli basta una vittima,vuole infierire anche su altri. Ad esempiosulle persone a me più vicine. I miei ge-nitori! Tre mesi rimango immobile in un letto diospedale a pancia in giù. Tre mesi inter-minabili senza muoverti, pieno di piaghe,con il midollo in infezione tanto che bastaun microbo per farti prendere tutte lemalattie del mondo, e per tre mesi, hopreso di tutto. Ed ai tuoi che per ben trevolte i medici gli dicono: “probabilmentesuo figlio non ce la farà, morirà”. Come si può sentire un genitore quandogli dicono che il suo unico figlio morirà.Cosa penserà entrando in casa, cosamentre si cucina il pranzo, cosa penseràmentre beve il caffè, nelle notti insonni oentrando nella camera del figlio in ospe-

dale. Non lo so, non ho mai avuto il co-raggio di chiederglielo. Invece non muoio !Dopo tre mesi a pancia in giù su un letto,immobile, riesco a passare due giornisenza qualche malanno. Il medicoprende i miei genitori: “Avete una ca-mera a casa da poter sterilizzare e met-tere vostro figlio, assistito da uninfermiera, qui è talmente debole chebasta uno sternuto nel corridoio cheprende subito qualche malattia, bisognaportarlo via ora, subito, prima che ri-prenda qualcosa, altrimenti di qui nonesce vivo”.Saranno le mura amiche, o forsel’amore dei miei, o il destino che è an-dato a cercare qualcun altro, ma pianopiano mi riprendo, finche un giorno dopomesi e mesi, da una finestra lasciataaperta alcuni minuti, posso persino an-nusare l’aria esterna che mi riempie ipolmoni e quasi mi ubriaca. I miei pol-moni la divorano avidi, dopo mesi e mesidi chiusa aria viziata mi sembra di rina-scere.La vecchietta non l’ho mai vista, so cheha voluto conoscere il mio nome, nonper sapere come stavo, ma per la miaassicurazione. Voleva farsi pagare, per-ché nella mia caduta, un pezzo di frec-cia rotta le aveva procurato un tagliettonella gamba.Anni di faticosa fisioterapia, in tutti icentri d’Italia. Ne ho viste di tutti i colori,persino una bella ragazzona mora, cheaveva voluto suicidarsi, ed aveva sba-gliato, era rimasta paralizzata dal colloin giù; diceva che non era stata buonanemmeno di suicidarsi.Bello il giorno che sono riuscito, a Pia-cenza, a prendere la patente per gui-dare. Giorno con una alluvione in corso,ma per me era come ci fosse il sole. Pa-tente speciale ovvio, comandi manualial volante.E’ ormai ventitre anni che vedo il mondodal basso della mia carrozzina.Ma il destino, quel maledetto destino,l’ho fregato proprio per bene.Sono vivo, e sono felice!! E la vita conti-nua!!

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STORIE DI UOMINIdi Eugenio BRASEY

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Conosco individui cui la pa-rola cultura provoca un’or-

ticaria immediata: diagnosi,qualcuno gli ha offuscatol’anima con un nozionismo ri-petitivo e senza nerbo. Culturaderiva dal verbo latino còlere,ossia coltivare, e per estensioneci porta a un mondo più varie-gato, dove abbracciare tanti in-teressi e – perché no? – inmodo anche giocoso. I miei coe-tanei, o limitrofi, hanno avutovarie fortune in questo senso, ealcune televisive; quando il pic-colo schermo, ancora in bianco enero ma con cervelli pensanti, riu-scì a veicolare informazioni e let-teratura con soavità edumorismo. In omaggio alle repli-che notturne – gustate maggior-mente ora, da adulta, rispetto alloro debutto (1964!) – non possoesimermi dal citare “La Bibliotecadi Studio Uno”. Qui, i componentidel Quartetto Cetra (per tutti co-loro sotto i quarant’anni, è neces-saria la ricerca su Google),musicisti raffinati e ottimi inter-preti, donarono azzeccate parodiedi alcuni classici della letteratura,scherzando sui motivetti in voga ecoinvolgendo nel divertissementanche attori provenienti da cosepiù “serie”. E così, ecco un GinoCervi pre-Maigret esibirsi come unbaritonale Richelieu ne “I quattroMoschettieri”; o Alberto Lupo (ge-novese, vero cognome Zoboli) chein parallelo al romantico dottorManson de La cittadella, gorgheg-giava e ballava interpretando D’Ar-tagnan. Senza dimenticare unformidabile Walter Chiari neipanni dell’abate Farìa (“Il conte di

Montecristo”), Rai-mondo Vianello quale improbabileTintoretto (“Il fornaretto di Vene-zia”) e un arguto Renato Rascelcome Robespierre (“La primularossa”). Può far sorridere, ma nonè così. A parte l’accuratezza dellericostruzioni, l’impareggiabile iro-nia e l’eccellenza collettiva (tutto gi-rato con presa diretta, oraimpensabile) c’era quel piccoloseme gettato: la cultura. La bramadi scoprire – a posteriori - il testooriginale, e il virus del leggere simaterializzava. Garbato. E neglianni citati, o immediatamentedopo, il nostro riferimento localeera “La Fiera del Libro”, in CorsoItalia. Bepi e Margherita si muove-vano ineffabili tra scaffali altissimie ripiani corposi: dai fotoromanziagli albi per l’infanzia, le edizionieconomiche e i best-sellers rile-gati. Leggevano tutto, e di tutto: eillustravano, con parole semplici, letrame e i contenuti richiesti. FuMargherita, ricordo ancora, a par-larmi di un giovane scrittore “al-ternativo” conosciuto ad unmeeting: Aldo Busi, tuttora con-troverso e irriverente, già alloranon banale. E tra Oscar e Gar-zantine, Bignami (obbligatori!) efumetti, il rapporto personale siè evoluto, irrobustito. Anche

adesso che la libreria non esistepiù, gli incontri con Bepi e Mar-gherita rimangono; casuali, mapiacevoli. Loro sono immutati (luiquello estroverso, lei più schiva),mentre io ho dovuto – pur-troppo, causa età - abdicare dalruolo di fanciulla inquieta (i Bi-gnami) o sognatrice (i fotoro-manzi). Ma la mia strutturacritica di adulta, ha un debito sin-cero verso tutti quei colloqui,quelle ricerche, quei dialoghi alla

“Fiera del Libro”; e un po’ di no-stalgia per la “Biblioteca di Stu-dio Uno”.Groucho Marx (antenato diWoody Allen) scrisse: “Trovoche la televisione sia molto edu-cativa. Ogni volta che qualcunol’accende, vado in un’altrastanza e leggo un libro”. Io ho cercato una via di mezzo.E, francamente, mi sta perfetta;come una vecchia, gradevole, te-nera pantofola.

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C’era anche il rapalleseFrancesco Castagneto

tra coloro che parteciparonoalla corsa all’oro che tra il1856 e il 1862 trasformò laBritish Columbia, un desolatoe selvaggio territorio del Ca-nada, nel mitico Eldorado.Castagneto, come ricorda an-cora oggi una lapide nel piccolocimitero dell’ex centro minera-rio di Barkerville – “In memoriadi di F. Castagneto nativo di Ra-pallo, Italy, 4 luglio 1882, di anni44” – ebbe fortuna prima comecercatore d’oro e poi comemercante ma perse tutto in se-guito a un terribile incendio chenel 1868 distrusse il paese. Il

rapallese subì un danno quanti-ficato in 33mila dollari e a nullavalse un suo temporaneo tra-sferiemento nello Stato del Ne-vada per rifarsi.La British Columbia eraun’aspra terra dove indiani ecacciatori di pellicce si divide-vano il territorio sino a quandonel Fraser River venne trovatol’oro. Da quel momento migliaiadi cercatori si riversarono nellavasta e vuota terra come un’on-data di marea ripulendo i filoni esconvolgendo i ritmi di vita deinativi.Venivano dal Canada orientale,dagli Stati Uniti e dalla Cina incerca di ricchezza ma molti se

ne andarono con poco, vittimedi sfortuna, di malattie e di in-verni crudeli, dei banditi. Altri in-vece, come FrancescoCastagneto, seppero trasfor-mare quell’oro in fiorenti attivitàche ebbero inizio nel 1862quando nelle vicinanze del ca-nyon di William Creek, doveoltre duemila persone si affan-navano a spalare, un certo BillyBarker trovò una vena d’oro chelo rese milionario.Dopo l’incendio del villaggio mi-nerario ed esauritosi il giaci-mento aurifero, Barkervillevenne abbandonata e solo nel1958 il governo provinciale ca-nadese, con l’aiuto di uno speci-fico comitato, ne ha deciso larinascita all’interno di un vastoparco oggi meta di turisti pro-venienti da tutto il mondo.A Barkerville, negli anni d’oro deicercatori, un paio di stivali co-stava la bellezza di 150 dollari,una barretta di sapone la tro-vavi nello store a un dollaro e25 cents, mentre un giro diballo con un’allegra e prospe-rosa ragazza del saloon costavaa un cercatore 10 dollari.Era un villaggio di frontiera puz-zolente di fumo, sudore e pol-

vere da sparo, dove le pistole“cantavano” per un nonnulla.Era insomma più facile morire difreddo o sotto il piombo di unaColt che di vecchiaia ma questonon impediva che compagnieviaggianti di attori recitasseroShakespeare nel Royal Theatre(oggi ricostruito e visitabile),mentre l’ordine era mantenutodalla giustizia inglese imperso-nata dal severo e imparziale giu-dice Matthew Baillie Bagbie.

L’avventurosa storia di Francesco CastagnetoPEPITE

In questa foto e nella sottostante: cercatori dʼoro allʼopera nelleacque della British Columbia

Liquori, sigari e donnine non mancavano mai al seguito dei primi pionieri

Una slitta trainata dai cani, unico mezzo di locomozione durante igelidi inverni del nord America

La corsa all’oro nel Klondike tra il 1856 e il 1862 ebbe tra i suoi protagonisti anche un rapallese. Ilpioniere divenne ricchissimo, poi perse tutto nell’incendio che distrusse il centro minerario diBarkerville nella British Columbia. Una lapide lo ricorda nel piccolo cimitero del villaggio cana-dese ricostruito e oggi meta di turisti provenienti da tutto il mondo

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PERSONAGGIdi Emilio CARTA

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Esiste una malattia che haun inizio subdolo ed un

esito devastante sia per il ma-lato che per i suoi familiari: è lademenza di Alzheimer. Questamalattia colpisce la memoria ele funzioni cognitive, ripercuo-tendosi sulla capacità di parlaree di pensare, crea stati di con-fusione, cambiamenti repentinidi umore e disorientamentospazio-temporale. I soggetti col-piti da questa patologia arrivanoa non riconoscere più i loro cari,a non sapere più dove vivono,come arrivare a casa, e a nonriuscire a svolgere quelle attivitàquotidiane, anche le più elemen-tari, che rendono una persona

autonoma e autosufficiente. Inu-tile spiegare quali siano i disagiche la famiglia del malato di Al-zheimer si trova ad affrontare

sia da un punto di vista praticoche affettivo. La malattia prende il nome dalneurologo tedesco Alois Alzhei-mer che per primo nel 1906 nedescrisse i sintomi e gli aspettineurologici. Fino agli anni ’70 sipensava che questo morbo col-pisse solo le persone al di sottodei 65 anni, veniva infatti defi-nito “demenza presenile”. Solonegli ultimi anni si è capito che èmolto presente anche nei sog-getti di età superiore ai 65 annie che la sua frequenza aumentacon l’aumentare dell’età. L’in-vecchiamento della nostra so-cietà che è sempre più anzianane giustifica l’espansione, ren-dendo sempre più necessariauna sensibilizzazione sulla ma-lattia e una rete d’aiuto per letante famiglie che devono accu-dire con innumerevoli difficoltà imalati di Alzheimer.Stando ai dati AIMA (Associa-zione Italiana Malattia di Alzhei-mer) questa patologia colpisceattualmente in Italia circa150mila persone l’anno e costi-tuisce almeno il 50% di tutte leforme di demenza. In Italia si sti-mano circa 600mila malati chenella maggior parte dei casi ven-gono curati in casa. La sezionedi Rapallo dell’AIMA, proprio pervenire incontro alle necessitàdelle tante famiglie che si ve-

dono coinvolte, si farà promo-trice di un’iniziativa davvero im-portante aprendo un puntod’ascolto presso la farmacia Co-lombo dove un sabato al meseun volontario offrirà consulenzee materiale informativo a chiun-que voglia informazioni o abbiabisogno di condividere i pro-blemi legati alla gestione di taleaffezione.L’Alzheimer è una malattia fami-liare, è devastante sia per il ma-lato che per chi gli sta intorno, lefamiglie in poco tempo si ritro-vano sole, impaurite e con unamole di lavoro indescrivibile. Senzacontare che spesso sono propriopersone già anziane a doversi oc-cupare di familiari ancora più an-ziani. L’Alzheimer è una patologiache coinvolge quindi anche la so-cietà che non è ancora abba-stanza preparata e sensibilizzataper affrontare questo tipo di cro-nicità.L’AIMA dedica questo servizio atutti coloro che si trovano a doverconvivere con un malato di Alzhei-mer, a tutti quelli che desideranoprendere coscienza delle molte-plici problematiche legate a que-sta malattia perché solo quandosi ha piena coscienza di un pro-blema si è pronti per affrontarlo.Il motto dell’Associazione è “nontutto è Alzheimer” pertanto anchechi comincia a “perdere qualchecolpo” a causa dell’età avrà mododi non scoraggiarsi e di essererassicurato.Un volontario sarà quindi a di-sposizione di chiunque sia inte-ressato presso la farmaciaColombo dalle ore 9 alle 12.30di sabato 19 maggio e di sabato23 giugno, con la speranza chequesti incontri, ancora a livellosperimentale, possano in se-guito diventare un appunta-mento mensile in modo daessere un concreto supportoper chi con l’Alzheimer si trovaa combattere ogni giorno.

SANITÀ

Famiglie sempre più in crisi a causa di una malattia devastante che colpisce soggetti sempre più giovani

Uno spazio per parlare di Alzheimer in farmacia

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SOCIALEdi Annalisa NOZIGLIA

28

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Paradiso amaro Arduo attribuire un'etichetta a questo nuovo film di Alexander Payne, un registacui si debbono due opere di tutto rispetto: A PROPOSITO DI SCHMIDT e SI-DEWAYS, realizzate rispettivamente nel 2002 enel 2004 Entrambe commedie, la prima conJack Nicholson, vincitore di Oscar, nel ruolo diun misantropo in pensione, la seconda centratasu due amici in giro per i vigneti della California,uno dei quali prossimo al matrimonio.Commedia, infatti, è in parte anche PARADISOAMARO, se si tiene conto che il protagonistascopre un adulterio della moglie e si prefigge direnderne edotta la consorte del fedifrago. Ma,nel film ha peso pure il dramma, in quanto lamoglie del protagonista è in coma senza risve-glio e questo crea rapporti difficili tra il padre ele due figlie che conosce poco e delle quali si èoccupato ancora meno. Ad ogni modo, drammao commedia che sia, il film è un riuscito amal-gama di toni diversi. Senza affidarsi a situazioniovvie, arricchisce la vicenda, dando ampio spazio all'originale ambientazioneconsistente in taluni paradisi hawaiiani; paesaggi che presto non saranno più tali,per la cupidigia di chi li ha avuti in eredità. (Significativo, in questo senso, il titolooriginale del film: THE DESCENDANTS). In bermuda e infradito, George Cloo-ney meritava ampiamente l'Oscar per come ha saputo essere genitore e maritovulnerabile. Il premio fu invece attribuito al protagonista di THE ARTIST, il film-caso degli ultimi mesi.

Quasi amiciUn'altra bella recente sorpresa da parte dei nostri cine-cugini d'oltralpe. Questacommedia non proprio d'invenzione se è vero che trae origine da un fatto vero.Ci sono un bianco ricco oltre misura, munito di Maserati, ma disabile, e un po-

vero nero con famiglia a carico che cerca la-voro soltanto perchè in Francia le leggi glieloimpongono. Il ricco ha bisogno di qualcunoche si prenda cura di lui, l'altro si propone e,sebbene si dimostri assai poco affidabile,viene assunto. Per loro e tra loro tutto cam-bierà in meglio, perché, ogni tanto al mondopossono succedere simili miracoli. Miracoli dafavola, direte, e infatti non è detto che i duevivranno per sempre insieme felici e contenti.Il film campa dall'inizio alla fine sull'inverosi-miglianza, ma fa in modo che tutto sia credi-bile. Ci riesce grazie al talento dei due registi,gli sconosciuti per noi Olivier Nakache edEricToledano, nonché per i due protagonistiOmar Sy e Francois Cluzet, entrambi davvero

straordinari. (Il secondo è tornato sui nostri schermi dopo un paio di settimanecon un altro bel film francese, PICCOLE BUGIE TRA AMICI).

29E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CINEMAdi Luciano RAINUSSO

Il cinema è il modo migliore per esprimere

il mondo dei sogni, delle emozioni, dell'istinto.

Luis Bunuel, genio del cinema iinn ddiiaaggoonnaalleeiinn ddiiaaggoonnaalleeAL CINEMAPosti in piedi in paradisoMaestro nell'ambito della nostra cine-commedia, Carlo Verdone anche stavoltaaffronta un argomento serio in maniera comica, evitando la mortificante va-cuità che caratterizza tanti filmetti nostrani più o meno recenti. Di scena orala situazione di tanti divorziati che vengono a tro-varsi senza più casa e costretti dal loro stato eco-nomico ad accettare soluzioni assai pocodignitose. Per trattare questo tema, Verdone hascelto il caso di tre ex mariti che, senza cono-scersi, prendono in affitto un precario apparta-mento dove naturalmente non tarderanno ascoprire tutti gli svantaggi della convivenza forzata.Personaggi messi sulla carta con un po' di crudeltàe tanta ironia: un ex discografico di successo tra-sformatosi in venditore di vecchi dischi di vinile, unex cine-critico ridotto a occuparsi di gossip e unnon più giovane consolatore di donne a paga-mento con un passato da imprenditore. Tre ex intutto, vilipesi dalla sorte, che non troverebbero di sicuro posti a sedere, se maitoccasse loro un giorno di finire lassù (sempre che un lassù ci sia). Qua e làqualche fastidiosa scivolata nella farsa, ma il film convince, per l'intento sin-cero, per le tante trovate intelligenti e per la sintonia degli interpreti: lo stessoVerdone, Pierfrancesco Favino (il più visto, quest'anno, sul grande schermo)e Marco Giallini, il migliore di tutti). Aggiungasi la sorprendente Micaela Ra-mazzotti nel ruolo di una svampita cardiologa ambulante piuttosto generosa.

Magnifica presenzaIn un quartiere romano, una fatiscente villa anni '30 è affollata di fantasmi. Sene accorge dopo averla presa in affitto, un giovanottello salito dal Sud per in-

traprendere la carriera di attore. Fantasmi reali, allaPirandello o alla De Filippo. Membri di una com-pagnia di teatro, rimasti per decenni nei loro abitida sera d'epoca, esattamente com'erano quandofurono uccisi in una notte del 1943. Indagando, ilprotagonista (che nasconde una natura vaga-mente gay) scoprirà l'enigma della loro fine, maanche una verità importante, ossia che la finzione,essendo un'arte, aiuta a vivere. Non entusiasma ilnuovo film di Ferzan Ozpetek, regista di origineturca, ma attivo in Italia, la cui attenzione per iltema dell'omosessualità è sempre stato evidente.(Impressionò particolarmente la sua opera d'esor-dio, IL BAGNO TURCO, per la misura con cui evo-cava l'atmosfera sensuale dei vecchi quartieri di

Istanbul). Qui sembra che Ozpeterk non sia riuscito a creare il giusto clima ma-gico, o irreale, che la vicenda esigeva. Indovinata però la variegata composi-zione del gruppo di fantasmi (otto in tutto, tra i quali la maliarda biondo-platino, ilsuo amante non più giovane, il gigolò, il diverso – pure nell'abbigliamento, in gri-gio – il bambino, la camerierina triste). Ma l'invenzione e l'originalità non vannooltre. Interessante l'impiego di Elio Germano, premiato a Cannes per questaprova. Emoziona la presenza di Anna Proclemer: attrice di teatro dallo sguardodi fuoco, classe 1923, le bastano pochi minuti per insegnare come si recita.

Il movimento politico LIGURIA MODERATAdesidera ringraziare i cittadini di Rapallo che hanno votato

i suoi candidati nelle elezioni amministrative.In particolare, PERNIGOTTI MASSIMO ringrazia per le219 preferenze personali che rappresentano motivo di orgoglio

ed un incoraggiamento ad andare avantiwww.pernigotti.net - [email protected]

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S. MICHELE - STRETTOIAIl traffico nella strada che da Rapalloe Santa Margherita Ligure, due citta-dine che si contendono da tempo l'ap-pellativo di "Perla del Tigullio", nel

passaggio attraverso la frazione ra-pallese di San Michele di Pagana sof-fre per una strettoia ad "esse" per viadi due case prospicienti una dellequali, con la solita fantasia che pos-siedono anche gli abitanti di una re-

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi

la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE”Via Volta 35 - 16035 Rapallo E-mail: [email protected]

LETTERE

E NOTIZIE

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gione "seria" come la Liguria, ha dop-pia data di nascita. C'è chi, per inte-resse di pochissimi, la dichiara natanel XVII secolo, quindi da preservaread ogni costo così com’è per saeculasaeculorum, e chi, per interessedelle masse di residenti e turisti, sache in realtà vide la luce a fine Otto-cento. E' un budello pericolosissimoche se non rallenti la tua automobilea cinque km/ora, rischi di finiresotto qualche torpedone che siste-maticamente omette di azionare ilclacson prima delle due curve. Pare che già agli inizi del Novecentoi barrocci rischiassero di schiantarsiuno contro l'altro e che solo permezzo del radar presente alla basedelle orecchie dei cavalli potesseroessere quasi sempre evitati gravi in-cidenti... Nonostante ciò, c'è chi mar-cia compatto per mantenere lastrettoia e, sempre con italica fanta-sia, ha scoperto che gli Enti che po-trebbero dargli ragione sono unamoltitudine (ne cito alcuni: Sindaciuno-su-due, Consiglieri regionali ditendenze varie ed eventuali, Soprin-tendenza ai Beni Culturali della Ligu-ria ove agiscono opinionisti didiversa estrazione e decisione, levarie Conferenze dei servizi,quasi tutti i Ministeri della Repub-blica - pare che solo quello degli Af-fari Esteri non si siaespresso sull'argomento - e Tribunali

Amministrativi Regionali). Pare che il problema della demoli-zione, ma anche della "retroces-sione" dei due edifici siainsormontabile, esempio lampante dicome funzionano le opere cosiddette"pubbliche" nel nostro Paese. Ma perfortuna in qualche parte del mondocominciano a volare, oltre che i gab-biani, anche le... auto.

Cordialmente daLuigi Fassone, Camogli

Gentile lettore, che dirle di Villa Ar-cadia? L‘edificio di cui lei parla è unastrana villa, visto e considerato che inumerosi campanelli a fianco delportone la farebbero sembrare unvecchio quanto obsoleto condominio.Chissà se qualcuno dei vari soloni sen’è mai accorto!

LUNGOMARESpett.le Redazione,dopo innumerevoli segnalazioni, ap-parse più volte anche sul vostro pe-riodico, l’amministrazione comunaleuscente si è finalmente decisa a ri-posizionare le piastrelle mancanti sullungomare. Evidentemente ci vorrebbero le ele-zioni almeno una volta al mese pervedere l’arredo urbano finalmente aposto.

Un albergatore

Associazione Culturale

Caroggio DritoMERCOLEDÌ 30 MAGGIO

Pellegrinaggio a Montallegro. Visita al Santuario e agli ex voto.

Pranzo in loco

DOMENICA 24 GIUGNOCena a San Tommaso con falò di San Giovanni

Gentilissimi Sig.ri Carlo Gatti e Giorgio Fanciulli,avendo letto gli articoli posti sul "Il Mare" mi congratulo con l’eloquenzae la quasi precisa spiegazione dei problemi associati alle navi, (spe-cialmente da crociera). È da notare che ogni volta che una nave si an-cora, per sicurezza dovrebbe calare 6X la profondità di catena;supponendo che non ci sia vento, e la catena non traini, la fossa saràuguale alla lunghezza della catena. Calcolando la distruzione diquel fondale che si ripete per centinaia e centinaia di volte il golfo Ti-gullio è già devastato. È da notare che il mio lavoro, con la guardia co-stiera Canadese, era fra l’altro, di fare ricognizione aerea sulle rotte,e sulle rade. In tempo calmo con mare limpido si possono contaretutte le fosse lasciate dalle navi. Inoltre se moltiplichiamo i viaggi dei"tenders" con i loro motori a nafta con scappamento immerso per ra-gioni di soppressione rumori, non vorrei essere allarmista, però allafine del giorno ci sarà parecchio inquinamento.Detto ciò, i signori Gatti e Fanciulli, hanno ragione: dal 1960 ad oggigli equipaggi non sono più addestrati a dovere, molti navigano con ilpassaporto e non credo che aderiscano alle leggi marine internazio-nali, e neppure credo sappiano comportarsi in modo adeguato in casod’incendio, uomo in mare e abbandono nave.Riguardo alla Bianca C, mi feci trasferire assieme a mio fratello adaltra nave, perché a mio parere su quel transatlantico non mi sentivosicuro. Per quanto rigurda gli ufficiali di quella nave, è meglio che nonmi pronunci... Eroi???Cordiali saluti.

Carlo Barni

INQUINAMENTOLettera dal CANADAUn “rapallino” ricorda il suo imbarcosulla Bianca C.

Egregio Direttore, nel mio vagabon-dare in giro per l’Italia, mi è capitatoa Tarquinia di vedere e fotografareun tabellone elettronico nel quale, acura dell’Osservatorio Ambientale,è riportata la qualità dell’aria intempo reale. Sarebbe curioso setale rete, che immagino predispo-sta dalla Regione Lazio, fosse in-stallata anche a Rapallo, non nelcampo golf bensì in via della Libertào zone limitrofe.Cordiali saluti

Franco Dellavalle

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Giugno

CASARZA LIGUREVia Annuti 40(Croce Verde)Apertura: Martedi ore 12www.ac-ilsestante.it

Lunedì 04 13:11 Luna Piena - Eclissi parziale di Luna,non visibile dallʼItalia

Lunedì 11 12:41 Ultimo Quarto

Martedì 19 17:02 Luna Nuova: 4A Lunazione delle Praterie

Giovedì 21 01:09 Il Sole entra nel segno del Cancro (o granchio)Solstizio dʼEstate

Mercoledì 27 05:30 Primo Quarto

Il proverbio del meseMazzo e frasche, Zugno e burrasche

Maggio pioggerelle, a giugno acqua a catinelle

Spazio Aperto di Via dell’Arco

Associazione di Promozione Sociale

GiugnoVENERDÌ 1, ore 17.00I sogni son desideriLa Psicologia per riconoscere e trasformare i “pensieri limitanti” dellʼInconscio in consapevolezza e realizzazione di sé Sabrina Cassottana, psicologa, counselor,teatroterapeuta Elisabetta Simoncini, psicologa Clinica e di Comunità

SABATO 9, ore 17.00Le Repubbliche Partigiane nel Nord-Italia tra 1943 e 1945 Come in molte località liberate venne ripristinato il tessuto civico e si riorganiz-zarono le istituzioni pubbliche primarieVittorio Civitella, saggista e ricercatore storico

SABATO 16, ore 17.00Garibaldi fu ferito... Aspromonte, 29 agosto 1862: cinquemesi di traversie mediche che si intrec-ciano con la Storia dʼItaliaAngelo Argenteri, professore ordinario Cattedra di Chirurgia Vascolare dellʼUniversità di Pavia

SABATO 16, ore 21.00Canti di montagna al sapore di sale Concerto del coro “Voci dʼAlpe” degli al-pini di Santa Margherita

SABATO 23, ore 17.00Il mondo in casa Internet, la posta elettronica e altre diavolerieGiovanni Galvani[RISERVATO AI SOCI]

SABATO 30, ore 17.00Lʼorto della Bibbia Recupero dellʼambiente e della biodiver-sitàMarilena Roversi Flury Fabrizio Morea, fotografo e giornalista

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

20Lunazioni, Stagioni

e Segni ZodiacaliMESE Giorno Ora./min. Descrizione

12

Pollo Yassa

Gargantuadi Renzo Bagnasco

INGREDIENTI: 1,5 kg di pezzi di pollo, 1succo di limone, 3 spicchi d’aglio, 2 foglie dialloro spezzettate, brodo con granulare dipollo, 6 cipolle bianche, olio extravergine, pe-peroncino, senape di Digione e riso BasmatiESECUZIONE: in una ciotola preparare lamarinatura con il brodo, insaporito dagliaromi elencati e, una volta lavati e asciugati,immergervi i pezzi di pollo. Tenerveli, rigi-randoveli, per almeno 4 ore ( più stanno me-glio è). Quindi, scolati, infornarli a 170° per25’. Prima di sfornarli, soffriggere in una pa-della antiaderente con olio la cipolla e l’agliotagliati a piccoli tocchetti; pronti, unirvi ilpollo irrorandolo con la marinatura tenuta daparte e cuocere per 30’, scrollando ogni tantoa che non si “attacchi”. Si serve accompa-gnandolo con riso Basmati lesso.

E’ un omaggio al più tradizionale piatto Senegalese

Associazione Culturale

A COALINN-ASABATO 2 GIUGNO

Conferenza di Marzia Dati sul tema:"Il risanamento dell'anima attraverso

il potere miracoloso dell'icona"alle ore 17.00 nella sala di "Spazio Aperto"

di via dell'Arco

MERCOLEDÌ 6 GIUGNO Gita giornaliera in bus a Voltaggio (visita

della galleria d'arte) e a Gavi (La fortezza).

DOMENICA 10 GIUGNO lettura di brevi racconti di Alfredo Bertollo e

di alcune poesie di Lisa PesatoriHotel Tigullio e Milan di S. Margherita Ligure -

ore 17.00 Per informazioni sulla gita telefo-nare ad Alfredo Bertollo 0185-281945;

cellulare 339-8688040

È NATA L’ASSOCIAZIONE “AIUTACI AD AIUTARE”Le bancarelle di Natale predisposte dalla neo associazione “Aiutaci ad aiutare” hanno per-messo ai genitori aderenti e grazie alla disponibilità dei Volontari del Soccorso la distribuzionedelle offerte raccolte. All’Associazione Alzheimer Tigullio Rapallo sono stati assegnati 350 europer incontri con pazienti e per un loro progetto sociale. Alla Fondazione Gaslini Band Band (750euro) per l’apertura del locale “La tana dell’orso” posizionato davanti al Gaslini finalizzato alleesigenze dei genitori con figli ricoverati a lunga degenza. Nel locale si trovano una lavanderia constendibiancheria, un bagno con doccia, assistenti psicologici ed uso del computer per informa-zioni. Alla Residenza Flessibile per l’Autismo “l’appartamento” sono stati messi a disposizione500 euro per la creazione di un laboratorio per impegnare i ragazzi nella coltivazione di un ortoed altre attività di carattere musicale. Il centro è sito nella scuola elementare di S. Ambrogio diZoagli. A sostegno di una ragazza madre che, durante l’alluvione a Borghetto S. Spirito ha persocasa, lavoro e vestiti, sono stati consegnati 700 euro con fornitura quindicinale di prodotti ali-mentari. In questo grave momento di crisi generale, ha inoltre scelto di aiutare i poveri “silen-ziosi” rapallesi tramite una donazione (500 euro) alla Parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio.“Aiutaci ad aiutare” ha infine sostenuto un’anziana signora pagandole la bolletta della luce.

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