il menate n. 6 - giugno 2011

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LA FINE DELL’ANTIPOLITICA LA FINE DELL’ANTIPOLITICA Il tuo futuro sindaco Il tuo futuro sindaco ANNO VIII, NUMERO 6 GIUGNO 2011 € 1,00

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Il numero di giugno del mensile che racconta, fatti, politica e cronaca della città di Fasano e non solo.

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Page 1: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

LA FINE

DELL’ANTIPOLITICALA FINE

DELL’ANTIPOLITICA

Il tuo futuro sindacoIl tuo futuro sindaco

ANNO VIII, NUMERO 6GIUGNO 2011

€ 1,00

Page 2: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

pag. 2 giugno 2011

Page 3: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

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pag. 3giugno 2011

Il 12 e 13 di giugno è stato sman-tellato un modo di fare politica. Il governo Berlusconi è stato affondato su importanti temi di interesse collettivo, acqua, energia e giustizia. Il messaggio uscito dalle urne è fin troppo chiaro: gli elettori hanno scritto la parola fine su un modo fumo-so di gestire le grandi questioni che toccano la carne viva del Paese. Non è un caso che abbia vinto chi ha un modo semplice e trasparente di dire le cose. Nel Paese, al sud come al nord, hanno preso forma due scuole di pensiero. La prima, quella che ha vinto, ha partecipato depositando nell'urna il pro-prio pensiero, la seconda, quel-

la che ha perso, si è adeguata al messaggio del “capo”, pur nella consapevolezza che il ber-lusconismo altro non è che iso-lazionismo del pensiero e pre-varicazione degli interessi col-lettivi. Queste due realtà si sono trova-te in sintonia da una parte con la trasparente dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “io nella mia vita ho sempre votato” - come a dire ho sempre espresso la mia opinione - dall'altra, con l'imposizione mediatica del Pre-sidente del Consiglio Silvio Ber-lusconi che in tutti i modi ha ten-tato di far passare il voto refe-rendario come voto inutile, con-vinto ancora di incrociare nei sui sproloqui il consenso della maggioranza degli italiani.Il vento, però, è cambiato. L'imponitore, il venditore di sogni fasulli non incanta più, troppe le promesse non mante-nute; il Paese è sull'orlo del tra-collo e la reazione è stata fin troppo chiara. Il mondo intero ha guardato con attenzione e un pizzico di ammirazione alla reazione civile del Popolo italia-no che, con una forte partecipa-zione al referendum, ha svelato l'altra faccia dell'Italia. Anche a

Fasano, una campagna referen-daria partita in sordina ha visto superare lo scoglio più duro di questo tipo di competizione. Superare il quorum e raggiun-gere un netto 51% è stato un bel segnale. I berluscones in salsa paesana, affaccendati nella spartizione delle risorse rima-ste - basta leggere delle “schiaf-feggiate” tra l'assessore Zacca-ria e il suo amico di partito Anglani - non hanno ancora compreso che il messaggio è rivolto anche a loro. Non hanno compreso, per esempio, che si è esaurita la rendita di apparte-nenza al partito delle mille pro-messe non mantenute. Il prossi-mo anno, quando si voterà per le amministrative, i berluschini locali saranno giudicati per quel che hanno prodotto. Al falli-mento nazionale si sommerà l'unica capacità dimostrata dagli amministratori locali, quella di sottrarre dalle tasche dei cittadini fiumi di danari per sperperarli in malo modo. Tanto da trasformare Fasano, da Città virtuosa (2000/2001) a Città vicina al dissesto finanzia-rio. Un dissesto evitato grazie ai sacrifici dei fasanesi. A un anno, quindi, dalle elezioni ammini-strative il risultato del referen-

dum ha disegnato un quadro molto chiaro. I cittadini fasane-si hanno dichiarato in modo ine-quivocabile che la difesa degli interessi collettivi, tabù per certi ambienti, è il perno intor-no al quale deve nascere e cre-scere una nuova classe dirigen-te. Un totale e radicale cambia-mento che prende forma e forza dal coinvolgimento dell'intera collettività, quella che non è più o non lo è stata mai, interessata ad obbedire in maniera passiva all'imponitori di turno. La spontaneità dell'azione dei singoli, dei grup-pi, delle associazioni, dei comi-tati referendari e di partiti che si contaminano e combinano a vicenda alla ricerca di soluzioni “giuste” per il bene di tutti. È finito il tempo delle imposizioni di “palazzo”, spacciate per deci-sioni Politiche. Le imposizioni, le forzature di parte sono l'antipolitica, la Politica è quella prodotta dai cittadini il 12 e il 13 giugno scorso indicando le stra-de da seguire su temi di interes-se collettivo; questa volta l'acqua, l'energia, la giustizia, la prossima altri temi, a partire dai giovani e dal lavoro.

Aldo Carbonaro

LA FINE DELL'ANTIPOLITICA

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pag. 4

IL SUONO DELLA DEMOCRAZIA

giugno 2011

La parola democrazia nasce nell'antichità per dare un suono alla partecipazione di tutti i citta-dini al governo della propria città, delle proprie piazze e dei propri mercati. Ha un suono, questa parola antica, che somi-glia a quello di un'altra parola antica: libertà. Nei secoli libertà e democrazia sono state calpe-state, come la terra madida di sangue calpestata dai soldati in guerra, dall'arroganza del pote-re e dall'accumulo interminato di denaro. Nei secoli, uomini coraggiosi, perché nei loro occhi brillavano nobiltà di animo e forza intellettuale, hanno prova-to a difendere libertà e democra-zia da ogni abuso di potere. Tante le battaglie vinte. Una delle ultime, in Italia, la stesura della Costituzione Italiana all'interno della quale i padri costituenti introdussero sistemi di partecipazione democratica diretti. Non solo il voto per la scelta dei rappresentanti parla-mentari. Ma anche il voto per riformare la Costituzione o abro-gare leggi dello Stato. Non è eccessivamente retorico consi-derare il risultato del referen-dum abrogativo del 12 e 13 giu-gno un'altra battaglia di demo-crazia vinta. L'ampia partecipazione degli Italiani, chiamati a pronunciarsi sull'abrogazione delle norme che riguardano nucleare, legitti-mo impedimento, privatizzazio-ne dei servizi pubblici locali, remunerazione del capitale investito quanto al servizio idri-

co, è stata una grande manifestazione democrati-ca. Più del 51% degli italiani si è recato alle urne. Più della metà degli Italiani ha esercitato un diritto costituziona- le, quel-lo del voto, e il 97 % dei votanti ha scelto il “Sì”. Sì per dire No al nucleare. Sì per dire No alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, tra i quali il servizio idrico. Sì per dire No al rincaro della bolletta dell'acqua a favore dei capitali investiti dei privati. Sì per dire No al legittimo impedimento, l'impossibilità per

Presidente del Consiglio e Mini-stri di esser sottoposti a proces-so penale. Si è spesso assistito a discussioni politiche sulla “stan-chezza” degli elettori. I cittadini sarebbero stanchi di andare a votare, stanchi di esser chiamati a decidere i propri rappresentan-ti. In realtà, queste consultazioni referendarie hanno dimostrato che i cittadini non sono stanchi di votare e decidere quando sono chiamati a votare e a decidere su questioni di merito. Si dimentica spesso che gli elettori non sono percentuali manovrabili. Numeri che si spostano da un candidato ad un altro, da uno schieramen-to ad un altro a seconda dei piani e dei progetti politici calati dall'alto. Gli elettori sono cittadi-ni che pensano. Il dato veramen-te politico di queste consultazio-ni referendarie risiede nell'idea della partecipazione democrati-

ca. Quando i cittadini sono chia-mati a decidere nel merito, gli stessi cittadini si adoperano per la buona politica. La campagna referendaria è stata portata avanti da cittadini. Lo studente verso l'altro studente, la casalin-ga verso il vicino di casa, il nipote verso la propria nonna. Tutti, aldilà di colori di partito o comi-tato, hanno fatto la propria par-te. Ed a vincere non è stata né una coalizione, né un partito, ma la democrazia. Ciò che ora il mondo della politi-ca dovrebbe fare è ampliare la partecipazione dei cittadini ad ogni livello. Il sistema dei partiti e dei gruppi politici può salvarsi solo se non si chiude in se stesso, ma si apre ad ogni contributo cittadino. È questa la nuova stra-da da compiere. Applicare il senso delle democrazia per fare di questa società una società realmente libera e aperta.

Francesca Radesco

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Page 5: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

pag. 5giugno 2011

I RISULTATI DEI REFERENDUM A FASANO

Page 6: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

pag. 6 giugno 2011

PIANO DI ZONA

IL PASTICCIACCIO

Piano di Zona: ancora una volta l'annuncio de il Menante in merito alle irregolarità nella gestione delle gare dell'Ambi-to territoriale dei Comuni di Fasano, Cisternino e Ostuni ha trovato conferma. La costosis-sima gara per l'affidamento del servizio di assistenza domicilia-re integrata affidata a una cooperativa sociale di Ostuni - unica rimasta in gara dopo l'esclusione di altre due concor-renti ree di aver reso dichiara-zioni non conformi al bando di gara - ha subito una brusca interruzione dal Tribunale amministrativo. La procedura d i gara era apparsa f in dall'inizio piuttosto fumosa, anche per via della frettolosità con cui il Dirigente fac totum dell'Ufficio di Piano aveva modificato i requisiti di parteci-pazione, rendendoli – come dire- un po' meno gravosi. Il Comune di Fasano, dopo l'aggiudicazione, aveva comin-ciato a fare la voce grossa. Certo le rimostranze sarebbero state più credibili se fossero

intervenute prima di affidare il servizio e invece, a conferma della proverbiale inerzia in fatto di servizi sociali, la ex componente uddiccina della maggioranza consiliare – pare molto vicina ad una delle ditte escluse – ha cominciato a scalciare, al punto da richiede-re la convocazione di un consi-glio comunale congiunto con Ostuni e Cisternino per discute-re della questione. Qualcuno ha affermato che era giunto finalmente il momento di riprendere in mano le fila del Piano di Zona. Più correttamen-te, senza correre il rischio di cadere in vacui campanilismi, sarebbe stato opportuno che il Comune ed i suoi amministra-tori cominciassero prendere coscienza del reale significato che il Piano esprime in termini di servizi da rendersi ai cittadini più bisognosi. Parole su parole, chiacchiere e comunicati. Certo si è avuto un gran daffare in questi mesi a sporcare le carte. Il Sindaco di Fasano che si lamenta per iscritto e quello di Ostuni che gli risponde così: “Le lamentate rettifiche appor-tate al bando di gara del servi-z i o S a d e A d i i n e r e n t i l'abbassamento dei requisiti di capacita economica e finanzia-ria che hanno suscitato per-plessità tali da adombrare nel

Sindaco e nel capogruppo dell'UDC di Fasano delle irrego-larità nella procedura della gara sono state interpretate in maniera alquanto errata. Con la rettifica apportata al bando, non si sono affatto abbassati i requisiti di capacità economica e finanziaria dei partecipanti dal 60% al 50% dell'importo a base di gara – che rimane pari ad € 1.658.240,00-, ma solo la percentuale di fatturato richie-sta per i servizi oggetto dell'appalto … La rettifica … – intervenuta, peraltro, appena due giorni dopo la pubblicazio-ne del bando (08/02/2011) - è stata fatta perché in preceden-ti bandi la percentuale massi-ma richiesta non aveva mai superato il 40%, mentre nel bando di che trattasi, per mero errore, era stata fissata una percentuale di gran lunga superiore (60%), tale da appari-re manifestamente illogica, irrazionale e, quantomeno arbitraria, essendo detta quan-tificazione rimessa alla discre-zionalità della stazione appal-tante, mentre non è stata assolutamente modificata la dimostrazione del fatturato globale pari ad € 1.658.240,00 – dato, come già detto prima, indispensabile. Il richiesto 60% avrebbe infatti ridotto sensibil-mente la platea dei potenziali partecipanti : ciò in contrasto con l'orientamento giurispru-denziale formatosi in materia secondo il quale la stazione appaltante deve richiedere nel bando formalità che corrispon-dono al comune canone di ragionevolezza in stretta correlazione con l'esigenza di garantire la più ampia parteci-pazione di operatori. La rettifi-ca apportata collima con il

detto orientamento giurispru-denziale ed evita una formalità illogica ed arbitraria che avreb-be potuto costituire fonte di contenzioso e lungaggini nel procedimento della gara … (comunicato stampa del Comu-ne di Ostuni del 4 maggio 2011)”. Insomma, per il Comu-ne di Ostuni era tutto regolare e così il servizio è stato avviato in tutta fretta. Ma i concorrenti esclusi non erano del tutto persuasi e hanno presentato ricorso. Il 13 maggio scorso, il Tar Lecce ha disposto la riam-missione in gara dei due con-correnti esclusi e l'instancabile dottor Minna, Coordinatore dell'Ufficio di Piano, è stato costretto ad adeguarsi al con-tenuto delle ordinanze cautela-ri. Tutto in discussione dunque? Commissione di nuovo al lavo-ro? Il Sindaco del Comune di Ostuni proclamava, solo pochi giorni prima, la regolarità dell'operato del suo dirigente, sbandierava l'opportunità di ampliare la partecipazione alle gare (da ciò la repentina modi-fica del bando di gara), il dott. Minna, insieme ai componenti della Commissione – composta da soggetti di piena fiducia dell'amministrazione, si legge negli atti – provvedeva ad escludere in malo modo due concorrenti e ora nulla ha da dire di fronte al pronunciamen-to del TAR? Non è forse giunto il momento di mettere in discus-sione l'operato di tanti anni in cui il Piano di Zona – ben lungi da quanto stabilito dalla legge - ha corrisposto esattamente solo ai compensi del Coordina-tore dell'ufficio di Piano e a progetti e soldi spesi per finali-tà tutte da decifrare?

a.c.

Via Roma, 115 - FASANO (BR)Tel./Fax 080.442.71.63 - Cell. [email protected]

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pag. 7giugno 2011

I gruppi consiliari del centrosinistra fasanese hanno proposto una modifica alla legge regionale sulla tutela degli ulivi monumentali. Sinistra Ecologia Libertà ha diramato un comunicato con cui si dichiara contraria all'iniziativa. Abbiamo intervistato il segretario politico del PD e la portavoce di SEL per cercare di comprendere le posizioni e il contenuto della proposta di modifica.

Chiediamo alla segretaria del PD Francesca Radesco e alla portavoce di SEL Carmen Cofano: non potevate telefonarvi?

F.R.Non trovo necessario discutere su telefonate fatte o non fatte, su colloqui tenuti e non tenuti, su fax inviati o non inviati. Comincerebbe un circolo vizioso di cui non si conoscono le origini e soprattutto si finirebbe per discutere per l'ennesima volta del metodo migliore e non di merito. Quando il merito si fa buona politica, i metodi molto spesso sono intercambiabili. La modifica della legge regionale sulla tutela degli ulivi monumentali è stata un'iniziativa dei gruppi consiliari del centrosinistra: dal Pd a Rifondazione Comunista. È una proposta di modifica. Come le leggi ordinarie posso essere modificate ed integra-te, anche le proposte possono essere ulteriormente limate e migliora-te se si vuole partecipare alla discussione. Purchè non se ne facciano stendardi di contrasto. Queste idee devono essere solo occasioni di confronto e di riforma.

C.C. Mi domando, al contrario, perché SEL, partito di sinistra ed ecolo-gista per principio, non è stato interpellato? Tra l'altro prima che Gofa-sano la divulgasse, la notizia circolava già in consiglio regionale. Tanto è vero che il capogruppo di SEL in regione, Michele Losappio, qualche giorno prima aveva già diramato un comunicato in cui SEL Puglia si dichiarava costernata per la proposta del centrosinistra fasanese. Si rende ora necessario il dialogo che è il sale della democrazia: avviene tra opposti, figurarsi se non deve avvenire tra alleati.

Com'è che gli ulivi secolari sono diventati un problema per l'economia fasanese?

F.R. Gli ulivi non sono un problema per l'economia fasanese. Tutt'altro. Forse non sappiamo come meglio rendere gli ulivi secolari e la loro bellezza economia e sviluppo. La legge regionale prevede determina-te procedure per identificare ed eventualmente poter spostare e trapiantare sullo stesso lotto un ulivo monumentale. La proposta di modifica dei gruppi consiliari del centrosinistra è volta a rendere più snelle queste procedure. Ma l'impianto della legge resta lo stesso.

C.C. Questo è il dato politico più interessante. Gli ulivi, che in Toscana non hanno certo la storia e i secoli di quelli pugliesi, sono però in quella regione una delle risorse fondamentali dell'economia e del paesaggio. In ogni dove, comunque, a trarne giovamento non sono solo l'economia a partire dal turismo, ma anche e soprattutto la cultura. Intorno agli uliveti infatti gira il mondo agrario e contadino ma la Toscana, al contrario di quanto avviene dalle nostre parti, ha saputo stare al passo con i tempi approfittando delle più moderne tecnologie che la scienza mette a disposizione. Si può immaginare quanta ricchez-za sociale, culturale ed economica si potrebbe condividere se si desse-ro i giusti strumenti amministrativi al comparto agricolo, non solo per trasformare le nostre masserie in resort ma anche in aziende agricole moderne e innovative. Si tratta semplicemente di saper guardare lontano, di avere una visione del futuro, senza trascurare di pensare alle future generazioni e all'identità del nostro territorio.

Quanto bisogno ha, la città di Fasano, di nuove costruzioni?

F.R. Non è semplicemente un problema di costruzioni. Il problema di qualunque proprietario di un terreno con ulivi monumentali è quello di poter utilizzare tale terreno. Costruire o procedere ad una meccaniz-zazione delle colture o avviare attività turistiche … le possibilità sono molte. Senza mai cedere (cosa che non fa la legge regionale e non è nemmeno tema della proposta di modifica) in termini di tutela degli

ulivi. Ad esempio, si potrebbe avviare un percorso turistico ed educati-vo nelle scuole sugli ulivi monumentali tale per cui i proprietari venga-no sostenuti nella cura degli stessi e possano non rendere vani i propri investimenti. Questo è un esempio di quell'opera di contemperazione di interessi a cui la politica dovrebbe abituarsi, senza cedere a slogan propagandistici.

C.C. Fasano è una città con un alto numero di case sfitte e in vendita, per non parlare dei tanti immobili in stato di abbandono. Eppure c'è chi ha bisogno di una casa, ma i prezzi impossibili e la diffusa instabilità economica rendono difficile usufruirne. Al contrario si nota il prolifera-re di lottizzazioni non tanto di edilizia popolare quanto di quella priva-ta, soprattutto villette, intorno alla città e non proprio alla portata di chi ne avrebbe bisogno. Il gioco è quello di sempre: lottizzazioni sel-vagge spesso dirette a incrementare gli interessi privati dei soliti gruppi di potere. Lo scorso 6 giugno in consiglio comunale solo per un caso fortuito sono state rinviate tre grosse lottizzazioni, anche in agro di Savelletri. Forse che l'edilizia popolare la si sta spostando nelle località turistiche e in forma di villette?

Vi propongo di chiudere l'intervista ricominciando dall'inizio. Quan-do ci si trova di fronte alla necessità di dover scegliere tra sviluppo economico e tutela ambientale, qual è la differenza tra destra e sinistra? E qual è la differenza tra i vostri partiti?

F.R. Io credo in realtà che esistano temi che dovrebbero far parte di una cultura e di una società aldilà di appartenenze partitiche. La neces-sità di uno sviluppo economico improntato alla tutela ambientale e alla sostenibilità non dovrebbe più soffrire di colori politici. Si tratta in sostanza di necessità oramai collettive a cui tutto il mondo politico deve dare risposte. Gli amministratori di qualsiasi livello e di qualsiasi appartenenza politica si trovano inevitabilmente ad affrontare tali necessità. La tutela ambientale è nella nostra Costituzione. Resta pertanto un valore imprescindibile per qualsiasi colore di governo o di partito, se ci consideriamo italiani. Possiamo discutere sui metodi migliori per contemperare sviluppo economico e tutela dell'ambiente. Ma oggi è sotto gli occhi di tutti che non ci può essere sviluppo econo-mico senza tutela ambientale. Lo dicono gli eventi naturali a cui assi-stiamo. Ecco perché non cedo al gioco delle differenze. Non lo faccio perché ho letto la Costituzione Italiana, ispirata alla protezione del diritto alla salute, dei beni culturali, dei paesaggi ed alla necessità di uno sviluppo economico sostenibile. E devo dire che la Costituzione mi è piaciuta ed a questa tutti i partiti e tutti i cittadini devono fare riferi-mento costante.

C.C. Lo sviluppo economico è il primo e fondamentale pilastro dell'evoluzione umana, senza del quale non è possibile nemmeno coltivare la cultura. Ma fino a non molto tempo fa, anche quando la politica era una prerogativa dei signori, le costruzioni osservavano con scrupolo certi principi fondamentali. Innanzitutto mai ci si sognava di costruire lungo o a ridosso di un sito archeologico o di un canale natu-rale, come una lama. Non solo, ma le stesse forme architettoniche erano rispettosissime dei principi di sostenibilità e della tradizione locale, e soprattutto erano funzionali alla vita economica e sociale. Oggi facendo una passeggiata nelle nostre campagne e nelle zone di villeggiatura vediamo, al contrario, obbrobri di cemento armato, l'uno a ridosso dell'altro. Un vero e proprio insulto all'architettura sponta-nea da sempre patrimonio tecnico e culturale del nostro territorio. Noi siamo convinti che il futuro, del nostro territorio e dei nostri centri abitati, deve fondarsi sulla sostenibilità ambientale e sulle necessità reali ed essenziali della cittadinanza. Ciò significa che, ad esempio, una politica volta all'edilizia popolare darebbe non solo lavoro al comparto edile e al suo indotto, ma renderebbe giustizia in termini sociali. Per noi di SEL, infatti, sono principi fondamentali il lavoro, la giustizia sociale, il sapere e la riconversione ecologica dell'economia e della società.

Franco Vergine

LA TUTELA DEGLI ULIVI

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pag. 8

L'UNIONE SPEZZATA

giugno 2011

Ci sono legami che sono desti-nati a durare una vita. Altri invece il cui destino è avverso: finiscono e le ragioni talvolta restano celate ai più. O così si vuole far intendere. Il centro-destra fasanese non vive più quello splendido connubio di intenti che si è da sempre pro-pagandato. Non lo vive da molto. Ma soprattutto, aldilà delle beghe interne di coalizio-ne, si è da sempre trattato di un connubio poco procreativo in termini di risultati ammini-strativi e di buona politica per la città (e non solo per consi-glieri ed assessori affaccendati a candidarsi alle prossime elezioni amministrative). Gli unici risultati che la città di Fasano raggiungerà nei prossi-mi anni riguardano, nonostan-te l'auto propaganda poco aderente alla realtà delle cose dell'attuale sgretolata ammi-nistrazione, i finanziamenti regionali provenienti in parti-colare dall'assessorato alle Opere Pubbliche. Per il resto, la città del mare e delle colline continua a vivere una delle stagioni amministrative più basse della sua storia. I malu-mori ed i mal di pancia interni aumentano nella coalizione. Recentemente anche l'Udc locale, di concerto con la sezio-ne provinciale coordinata da Euprepio Curto, ha preso le distanze dall'attuale ammini-strazione. Nel consiglio comu-nale sul bilancio consuntivo i consiglieri dell'Udc (fatta eccezione del consigliere Ferrara) hanno espresso voto contrario al bilancio stesso. Si è aperta ufficialmente la crisi politica nella maggioranza. Dalle parole del consigliere Franco Mastro si intuisce che l'Udc fasanese, pur in piena maggioranza, non sia stata coinvolta nelle decisioni dell'amministrazione comuna-le. Sembra infatti che molte iniziative fossero state appre-se dall'Udc fasanese solo a

mezzo stampa. Lo stesso con-sigliere Mastro ha concluso però non precludendo la possi-bilità di una futura e fattiva collaborazione, sempre che siano rimossi gli attuali ostaco-li politici. Pochi giorni dopo, invece, ecco arrivare la dichia-razione del coordinatore pro-vinciale dell'Udc Curto “Il fallimento dell'amministra-zione Di Bari è certificato”. E si apre la querelle tra il Sindaco Di Bari e l'On. Curto con il ricor-do anche di trascorse espe-rienze russe assieme. Da un lato, la consacrazione di falli-mento, dall'altro l'apertura a future collaborazioni. Un po' di disordine in queste unioni spezzate, si potrebbe dire. Un dato su tutti però è certo: che sia l'amaro della vicenda del casinò russo o il disagio ammi-nistrativo dell'Udc, l'attuale maggioranza ha ben poco da propagandare in termini di risultati e di coesione. Il Pdl è stato investito dal Sindaco del compito di avviare le dovute consultazioni con i consiglieri “fuoriusciti” e tra gli assessori esplodono discussioni e risse. Insomma, in questa maggio-ranza accade tutto eccetto la normalità: occuparsi dei pro-blemi della città. Si spera che la fuoriuscita dell'Udc sia ora definita come una posizione netta e decisa e che soprattut-to possa essere motivata dalla realtà politica dell'assoluta assenza di effettivo governo cittadino. Si spera che alle prossime elezioni amministra-tive qualcuno non faccia pro-pri i risultati di altre ammini-strazioni (quella regionale, per esempio). Si spera che il futuro governo della città possa esse-re frutto di rinnovamento e che non si occupi più di risse e giacchette di assessori tirate per il nodo delle successive candidature né di russi o casinò. La città merita una classe politica più onorevole.

Francesca Radesco

GIOVANI SGUARDI DELUSI

Una r a p i d a r i c e r c a s u internet ci elenca vari monumenti e luoghi di interesse presenti nel nostro territorio. Inoltre, si legge di una città custode di una storia ricca e preziosa, ma per uno sguardo giovane e ambizioso che guarda attentamente e vive la realtà che lo circonda, è difficile essere orgogliosi del proprio paese. I portici e il centro storico sono letteralmente infestati da incivili che prendono il sopravvento e si sentono padroni di luoghi che fanno parte di un patrimo-nio comune e inestimabile.. Il degrado regna tra i ragazzi che si rendono pionieri di una tangibile ignoranza, la quale si trasfor-ma in vandalismo e prepotenza. Si possono anche addizionare lo scioccante decadimento di una zona molto estesa quale l'ex mercato ortofrutticolo, l'utilizzo comicamente inadeguato dei bagni pubblici e la desolazione della villa pubblica, ormai privatizzata e trasformata in punto di incontro per gente poco raccomandabile e dedita all'alcool. Ogni fattore partecipa ad un risultato complessivo che affossa le grandi potenzialità di una splendente città immersa tra mari e monti e impedisce a Fasano di spiccare il volo. I giovani fasanesi, desiderosi di avere un ruolo importante nella società, sono ormai determinati a dimenticare le proprie origini e svoltare pagina in una nuova realtà. Così certi politici possono permettersi di pronunciare continue promesse senza mai attuarle, in quanto non vi è nes-suno che vigili, ammonisca e consigli. Vivere la città significa reale collaborazione fra amministratori e cittadini, affinché Fasano possa crescere in maniera sana e creativa, e passo dopo passo imprimere la fierezza nell'animo collettivo di una società attiva.

Alessio Franchini

72015 LAURETO DI FASANO - VIA CALEFATI, 52TEL.: 080.4434096 - 336.712026 - 338.6758130

Page 9: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

Così è …se vi pare È certo che nel 2011 ricorre il 150° anniversario dell'Unità

d'Italia.

È certo che il Comune ha speso, tra gli altri, oltre 5.000 euro

per rimborsare le spese per l'organizzazione degli eventi

commemorativi.

È certo che 600 euro sono stati spesi per “realizzazione grafica

materiale promozionale e servizio hostess”.

Pare che i 600 euro siano stati versati a un'agenzia di

comunicazione di un consigliere comunale di maggioranza ,

previa presentazione di documento contabile per il tramite di

un suo stretto collaboratore.

È certo che un consigliere comunale di opposizione abbia

richiesto e ottenuto di vedere e di avere copia di quella nota

contabile.

È certo che il Sindaco non abbia contenuto la sua ira per una

così vistosa ingerenza negli affari comunali.

Pare che la faccenda dovesse essere mantenuta sotto silenzio

perché si trattava solo di 600 euro (questione di quieto vivere).

È certo che il senso della cosa pubblica abbia assunto gli

sgradevoli connotati di un affare di famiglia.

È certo che ogni cittadino ha il diritto di sapere come sono spesi

i soldi delle tasse versate.

Così è … se vi pare.

Oscar

pag. 9

ROTTO A TUTTE LE ARGOMENTAZIONI

Le crisi politiche dell'Ammini-strazione Di Bari sono diventate ormai un appuntamento ricor-rente all'inizio di ogni stagione estiva. Dall'ultima, risalente a due estati fa, diventata celebre per l'affermazione del Consiglie-re Trisciuzzi che invitava il Sinda-co a svegliarsi dal torpore cato-dico (!!!) in cui era precipitato, rieccoci nel 2011 a celebrare nuovamente l'ennesimo mal di pancia. Questa volta Legrotta-glie & Co. pare non siano coinvol-ti, paghi di certe situazioni di stallo politico amministrativo in cui vegetare costituisce il massi-mo dell'aspirazione. Del resto, con la campagna elettorale alle porte, occorre cominciare a studiare il modo con cui accapar-rarsi nuovamente la poltrona. Poco importa che di certi espo-nenti politici della maggioranza non sarà mai dato ricordare lo spessore degli intendimenti, la collettività dovrà accontentarsi di averli visti comodamente seduti in poltrona in attesa del fatidico pronunciamento, “sì”, di cui molto probabilmente non avevano mai capito il senso. Diversa appare invece, almeno per il momento, la crisi dichiara-ta dall'Udc. Non da tutti i suoi componenti, a dire il vero. Il Consigliere Ferrara, svegliatosi finalmente dal torpore (non catodico) che lo affligge costan-temente proprio in occasione dei consigli comunali, ha dichia-rato di essere in contrasto con gli ex compagni Contento e Leonardo Cofano che, per bocca

di Franco Mastro, hanno dichiarato il proprio dissenso e hanno espres-so voto negativo al conto consuntivo, il documen-to che mostra i risultati dell'amministrazione. Un mal di pancia che dura da molto tempo e che è stato riacutizzato di recente, di fronte a proposte inascoltate, a emendamenti passati sotto silenzio e al manca-to coinvolgimento nelle decisioni. Il Sindaco Di Bari , evidentemente stremato dalla presa di

posizione dei suoi ex alleati, ha dichiarato di essere rotto a tutte le argomentazioni. Di recente, gli assessori Anglani e Zaccaria hanno dato prova che, quando si rimane inascoltati, è possibile anche ricorrere agli schiaffoni, ma evidentemente certe prati-che non sono in voga nell'Udc, partito in cui pare essere fisso e costante il richiamo alla memo-ria. Già, la memoria, gli accadi-menti del febbraio 2008, la vicenda del finto russo che, approdato sul Palazzo di Città, dava il via al più deplorevole spaccato della vita politica della maggioranza di centro destra e dei suoi affiliati. Prendersela con Paolo Calabresi e la sua capacità di recitare la parte del dispensa-tore di denaro in cambio delle autorizzazioni a realizzare un casinò non ha molto senso oggi. Senso ha invece ripercorrere quei momenti, a mo' di foto-grammi, gli stessi che tutta l'Italia ha potuto guardare: l'incontro nella stanza del Sinda-co in cui campeggiava la foto del padre dell'attuale Primo Cittadi-no – sindaco anch'egli, ma di ben più elevato spessore – le gite in auto per raggiungere il fido Gino Bianco, esperto in comunicazione, nonché accani-to mediatore dello scambio più deplorevole e infine il senatore Curto, raggiunto fino a Roma pur di conseguire il suo interes-samento alla vicenda del casinò. Oltre alla Città di Fasano, chi ha patito le più amare conseguen-ze? Il “povero” Senatore Curto

estromesso dalla politica nazio-nale, il sindaco Di Bari – reo anche di aver fatto emettere al Comandante della polizia muni-cipale dell'epoca un'ordinanza con cui si vietava, per ragioni di ordine pubblico, la riproduzione in piazza del filmato di Italian Job - indegnamente ancora alla guida di una Città, prima del 2008 nota solo come la città dello zoo, Gino Bianco, apparen-temente estromesso dagli affari di Palazzo di Città, tornato alla ribalta- faccende di famiglia - dapprima con un orrendo totem pubblicitario in Piazza Ciaia, poi come organizzatore di eventi di comunicazione a prezzi strato-sferici e da ultimo come destina-tario, sempre con l'intermedia-zione della Comunicando srl, di 1800 euro per lo studio, la pro-gettazione, la realizzazione e la posa in opera di una tela comme-morativa su cui campeggiano i

nomi dei Sindaci di Fasano. Ha davvero da essere arrabbiata l'UDC, danneggiata e beffata, nonostante la nomina di un assessore ai servizi sociali, la delega alla questione del Mina-reto, all'arredo urbano e le rotatorie. Graziose concessioni – prive di sostanza, visto che non erano accompagnate dalle necessarie risorse economiche – che con l'andare del tempo si sono rivelate per ciò che erano realmente: nulla.E così, l'estate 2011 segna l'ennesima crisi, il mal di pancia dell'Udc. Ad oggi è solo possibile ipotizzare sui suoi esiti, ma si può comunque affermare che stavolta la sete di vendetta sembra avere avuto il soprav-vento su certi personaggi este-nuantemente alla ricerca di un'identità politica e che il Primo Cittadino è “rotto a tutte le argomentazioni”.

giugno 2011

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MERCATI A TORRE CANNE E FIERE FASANESI

Che i commercianti ambulanti fossero spesso considerati commercianti di serie “B”, lo si era già capito da tempo. Che fossero un serbatoio di voti per le varie elezioni, lo hanno capito in tanti e da tempo. Piccoli favori burocratici, strani e a volte non adeguati pagamenti, metraggi di posteggio conteggiati non corrispondenti agli effettivi utilizzati. Lasciare in un limbo al limite dell'illegalità questo settore facilita parte degli ambu-lanti, i più furbi, e gli amministra-tori. Ma a tutto c'è un limite e di questo se ne sono fatti convinti tanti protagonisti di questa vicenda: commercianti giovani, nuovi vigili e anche politici che non usufruiscono di vantaggi a fini elettorali. Il mercato della domenica di Torre Canne, il più redditizio per gli ambulanti, fino a pochi giorni fa era al limite dell'illegalità. Senza concessio-ni, vi aprivano commercianti che comunque avevano richiesto autorizzazione e pagavano. Vi ottenevano posteggio, però, anche i soliti illegali tollerati che aprivano senza versare un euro nelle casse del Comune. Da aprile 2011 si sarebbe dovuto spostare il mercato su altra area, possibilmente attrezzata, così come promesso dall'assessore Pagliara. Ma per la poca impor-tanza di questi commercianti, per le lungaggini burocratiche, non si è risolto nulla in 10 mesi. Ad aprile il caos, pronosticabile.

Il mercato crea disagi alla viabili-tà. Dove sistemare questi rompi-scatole? La situazione più logica mai presa in considerazione è chiudere parte di via Del Faro al traffico la domenica, la via centrale, come avviene in tutte le località turistiche. Ma a Torre Canne vige la pessima abitudine di fare il passeggio in macchina. Per la viabilità le colpe sono state scaricate a questi commer-cianti e non ai negozianti che con le loro bancarelle vanno fuori i confini dei negozi e del suolo pubblico concesso, crean-do vero intralcio… ma tanto nessuno li multa. Soluzione trovata? Asfaltare un'area concessa da un privato con costi esorbitanti, operazione quasi al limite della legalità. Ma in emer-genza, purtroppo, operazione da fare per evitare altri proble-mi. Emergenza cui non si doveva arrivare, ma la programmazione non esiste. Nelle prime due domeniche “regolari” di merca-to, comunque, i soliti piccoli imbrogli: il commerciante che vende alimenti in un mercato che dovrebbe essere solo non alimentare (bastava una denun-cia ai vigili sanitari), l'ex abusivo che da di matto, pur essendo a rischio per pagamenti a dir poco “originali”. La speranza rimane in un maggior controllo dei vigili urbani e in politici che non favo-riscano i soliti amici. Altra strana faccenda è quella delle fiere, con incassi finalmen-

te noti, ma dalla valutazione ambigua. Partiamo da una affermazione, quella del Coman-dante dei vigili urbani Orefice. “Nella fiera del 18 maggio abbia-mo incassato molto più che in quella del 18 aprile”.Affermazione che ci vede total-mente d'accordo, non fosse altro per le voci raccolte dai commercianti che così dichiara-vano. Anche il pagamento attraverso i bollettini di c/c avvalorava queste ipotesi: 3.129 euro incassati per l'ultima fiera contro i 1.958 della penultima. M a l ' i t e r p e r c o n c e d e r e l'autorizzazione ad aprire non prevede il pagamento del bollet-tino in anticipo? 260 commer-cianti autorizzati per la fiera del 18 aprile, ad una media di 30 euro a posteggio avrebbero dovuto portare 7800 euro nelle casse comunali. E noi abbiamo contato 100 commercianti in più, compresi gli abusivi! Tra riscossioni varie, si sarebbero dovuti superare i 10.000 euro. Qui probabilmente interviene la politica interpretativa. Contia-mo la statistica delle agevolazio-ni. C'è il commerciante che apre più metri di quelli che dichiara: un ombrello sviluppa 12 metri quadrati, 2 sono 24, ma a chi ne apre due si conteggiano solo 21 metri. Una seconda agevolazio-ne è quella di poter pagare dopo, a mano. Chi paga dopo ed è tollerato, anzi è un dritto, risparmia se piove. Ma non è giusto e neppure onesto, in quanto il pagamento è anticipa-to ed è condizione necessaria per il ritiro dell'autorizzazione. Lo spuntista che apre alle 8, come tutti, può dichiarare di aver avuto il posteggio pochi minuti prima del passaggio dell'addetto alla riscossione. Se questi passa nel pomeriggio, il commerciante paga meno. Il riscossore può mettere in atto sistemi legali per far pagare di meno al commerciante. Il riscos-sore può scontare anche se il commerciante ha aperto nel posteggio meno metri quadrati (e appena va via si “allarga”).

Bisognerebbe pagare il posteg-gio a prescindere del metraggio utilizzato e in anticipo, la regola dovrebbe valere per tutti. Nell'ultima fiera, la paura dei controlli ha aumentato la per-centuale dei quasi “precisi”. Quelli che hanno seguito l'iter in toto che prevedeva anche un pagamento di una marca da bollo da 14 euro per il ritiro autorizzazione, sono stati 14. Per opinione comune, potreb-bero essere considerati dei fessi; in realtà sono persone oneste. 14 rispettosi delle regole su 290. Passi da gigante. Quanto si è incassato “a mano” grazie al pressing dei vigili e dei consiglie-ri comunali che scortavano il dipendente della tricom? 4.662 euro! Strabiliante. A mano si dovrebbe incassare solo dagli spuntisti. E al Comandante Orefice diciamo che ci siamo sbagliati, la fiera del 18 maggio ha fatto incassare 7.791,50 euro contro gli almeno 9.000 previsti. Quella precedente 7.386, sep-pur con tanti banchi in più. Non si sono raddoppiate le entrate come previsto, i dati provvisori e le dichiarazioni dei commercian-ti ci hanno fuorviato. Qualcosa non quadra, certo. Bisognereb-be non fare aprire a chi non paga in anticipo, eliminare il sistema dei pagamenti a mano. Solo così si tornerebbe ad un iter più legale e più trasparente. Una chimera in un paese dove, solo dal 2011 si possono avere i dati certi degli incassi delle fiere. Del 2009 e 2010 si conoscono solo i dati degli incassi in contanti, 11.093,50 e 11.613 euro per tre fiere. Già 10.090,50 per le prime 2 di quest'anno. Basterebbe poco a far rispettare le regole, a programmare meglio il settore. Solo buona volontà e rigore. La chimera è trovare politici che siano intenzionati ad operare per bene e che eliminino gli sprechi, che pressino gli organi di controllo affinché facciano il proprio dovere. E gli addetti alla riscossione? Basta che riscuota-no il dovuto.

Gianluca Monopoli

giugno 2011

Confusione e scarsa programmazione nel settore commercio ambulante

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È mortificante constatare come , a livello locale, il pd sia del tutto incapace di creare l'unità del centro sinistra . per esempio, com'è avvenuto di recente per la tutela degli ulivi. E non solo. Anche per l'indicazione delle candidatu-re, noto una certa confusione, mista a una specie di paura matta di essere additati con futuri sindaci, di provenienza Pd . Ma se un vescovo del Pd ha paura di uscire in pubblico per annunciare la sua parola , perché si è fatto vescovo? Forse si accontenteranno di un prete che dirà messa in una lingua diversa da quella di questo paese, forse non sarà neppure del Pd. Gli accordi sotto banco si fanno di solito con i cardinali e i vescovi che stanno alla regione o al nazionale. Io credo che si tratti di un metodo non idoneo a trovare un candidato sindaco per la Città. Il Pd ha sbagliato e sbaglierà ancora se non chiede-rà l' aiuto di tutto il centro sinistra. Spero che il cardinale e il vescovo non vogliano dare alla destra questo paese anche perché c'è un Cardinale della politica fasanese che vuole l'unità della sinistra.

Pino Carrone

LA MORTIFICANTE POLITICA DEL PD

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UN OMICIDIO ASSURDO Un altro ragazzo morto ammazzato a Fasano. Ancora una macchina del fango pron-ta a mettersi in funzione, azionata da lingue incaute ma veloci nell'emettere giudizi o nel rielaborare notizie spesso inesatte. Un altro morto, causato forse dall'alcool e da una follia sconosciuta. Sui media del faso, le foto dei due fratelli presunti assassini abbracciati con un piccolo segno sugli occhi per celare i visi. Deontologia professiona-le che va a farsi friggere, come coprire una donna nuda con una foglia di fico minuscola. Prurito da accontentare e foto da regalare al commento da piazza, bisogna sfamare la curiosità del fasanese e sput-tanare i due presunti assassini che, tanto, sono poveri cristi. Ma di quella donna, la nudità è ben chiara e conosciuta. Foto tratta da facebook e, per averne la conferma, una ricer-ca velocissima fuga ogni dubbio. Ogni dubbio sulla personalità del pluripapà presunto omicida a soli 28 anni, Annibale, ce li fuga pur-troppo anche il tenore degli scritti. Sulla sua bacheca si leggono frasi da giovani camorristi, da giovani che lottano contro la legalità e cresciuti nel mito della giusti-zia fai da te. Uno dei post, successivo all'omicidio, invece recita “Parleranno male di te e

sarà difficile che incontri qual-cuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un opera di teatro, che non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita... prima che l'opera finisca senza applausi…” Rimorso e penti-mento non trapelano assolu-tamente, a differenza di chi una coscienza dovrebbe averla. Affermazioni da miti sbagliati e malati, amplificati dai social network sempre più contenitore del vuoto. Eppure questi ragazzi si sono sposati o hanno avuto figli grazie all'aiuto di quella società che volevano combattere. Gli stessi ragazzi che, come cani inferociti, si sarebbero lanciati sulla vittima rea di uno sguar-do o di una parola di troppo. Ragazzi conosciuti dall'infan-zia dai servizi sociali, grandi troppo presto o mai fanciulli. Pochi esempi positivi da imita-re e molti “rubati” da un imma-ginario malavitoso. Esempi che hanno segnato una vita e ne hanno cancellata un'altra, tormentata ma preziosa. Una bravata che peserà, se i giudici dovessero confermare la ricostruzione dei fatti, su mogli e bambini, su famiglie intere e su chi non c'è più, più volte in debito con il fato. Giovanni, il ragazzo morto per un nulla, aveva rischiato la

morte per problemi di salute, ma forse mai si sarebbe aspet-tato questa fine per difendere qualcuno o qualcosa. Anniba-le ha avuto altri problemi con la legge, ma mai forse avrebbe pensato di farla così grossa. A differenza di altri omicidi, il prurito del locale è stato comunque meno forte. Meno curiosità, ma più rabbia. Meno chiacchiericcio, meno voglia di spiare o emettere giudizi. Forse perché i presunti assas-sini erano poveri emarginati? Forse perché non c'è un moti-vo passionale alle spalle o non c'è tanto da commentare? Forse per paura di potersi trovare casualmente un gior-no al posto di Giovanni e imbattersi in due pazzi che ti possano togliere la vita per uno sguardo di sfida? Fasano sta cambiando, ma non ha tra le sue corde una malavita omicida come altri paesi del Sud. Eppure la gente continua a morire ammazzata e spesso gli assassini sembra che ven-gano perfino giustificati. Cambia la morale, il rispetto per la vita degli altri diviene sempre più una chimera. Da chi sfrutta il lavoratore negan-dogli diritti fondamentali, pur di arricchirsi e lo rende sempre più arrabbiato o lo spinge a lavori illegali, pur di guadagna-re. Da chi spende i fondi desti-nati ai servizi sociali che poi funzionano male in confronto

ad altri paesi, commettendo errori su ragazzi recuperabili. Ricordo ancora un grossolano - e per tale motivo ancor più grave - errore commesso dai servizi sociali a carico di uno dei due presunti assassini e della sua compagna, all'epoca minorenne e ospitata presso l'Istituto Latorre. Occorreva stare al fianco di Annibale e aiutarlo diversamente, ma a chi importava di un teppistello una volta conseguita la mag-giore età? Forse, non avrebbe mai fatto male a nessuno. Non è facile essere una generazio-ne che non vede nel proprio futuro nulla di buono, che non vede orizzonte. Non è bello scoprire che spesso, per eleva-re la propria posizione sociale ed economica, conviene delinquere, visto che in tante occasioni non c'è certezza della pena. Per ora, amaramente si deve constatare che un uomo non c'è più a causa, pare, di uno sguardo di troppo e due ragazzi, che avevano bisogno di un aiuto e di un'educazione diversi, sono rinchiusi in carcere. Di ragazzi come Annibale a Fasano ce ne sono ancora tanti; occorre interro-garsi su come aiutarli sul serio, per evitare che Fasano si macchi nuovamente di altri assurdi omicidi.

G.M.

giugno 2011

Page 13: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

DO UT DES

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Ho sempre amato le locuzioni latine: amate per il loro saper essere dirette, mai scontate e sempre veritiere. Ce n'è sem-pre una lì per te, azzeccata alla situazione, pronta per essere pronunciata, in tutta la sua semplice potenza linguistica.Da qualche minuto però, c'è una locuzione latina che non smetto di ripetere mnemonica-mente: DO UT DES.Anche non avendo mai nutrito forti simpatie per la grammati-ca latina, questa breve frase è di semplice traduzione: ti do, affinché tu mi dia.. “Quid pro quo” direbbero erroneamente gli anglosassoni, per indicare uno scambio reciproco di beni o favori. Chissà se nella mia ridente cittadina, oggi, sono l'unica a tenere così costante-mente attivo nella mente que-sto motto. Vorrei sperare di no, anche perché, sinceramente, non lo sto facendo perché ho ricevuto una proposta indecen-te, né sto per farne io una ma per aver preso coscienza di una situazione che riguarda la comunità intera.Vorrei, dunque, sperare di non essere l 'unica fasanese, nell'età della ragione, che con-tinua a chiedersi perché certe pratiche sono così maledetta-mente diffuse tra noi. Vorrei affacciarmi, scendere in strada, suonare ai citofoni e chiedere alla folla se qualcuno la pensi come me. Se la folle sono io. Arrivo al punto. Credo di aver fatto un preambolo troppo

prolisso. Tutta questa indigna-zione nasce dal fatto che, pochi minuti fa, mentre ormai mi accingevo a staccare ogni colle-gamento con ciò che non fosse il mio accogliente letto o il mio comodo cuscino, mi sono casualmente imbattuta in un articolo giornalistico, riportan-te l'elenco degli scrutatori e dei presidenti di seggio nominati per i Referendum. Era una tran-quilla e sonnolenta serata di fine maggio, il figlio di Ipno e di Notte, l'adorato Morfeo, stava già per accogliermi tra le sue b r a c c i a , q u a n d o a h i m è , quell'elenco beffardo è appar-so davanti ai miei occhi. In un impeto di nervosa gelosia, i miei pensieri hanno iniziato a correre formando frasi scon-nesse del genere: “Questo è il parente di, questa è l'amica di, questa è la nipote dì e, questa sarebbe in grado di fare da scrutatrice, anche lui? Si com-

porta come un prode cavaliere senza macchia e senza vergo-gna e poi guarda un po', nomi-nato anche lui, ma guarda, non è possibile…”.Leggere poi, tra i nomi, quelli di gente benestante e/o con un lavoro stabile, non ha fatto altro che peggiorare la situazio-ne. Se le elezioni, i referendum e più o meno tutto quello che

ha a che fare con la politica è ormai diventato nient'altro che un enorme giro d'affari, essere chiamati a fare il presidente di seggio o lo scrutatore, potreb-be essere per un disoccupato, una buona opportunità di gua-dagno. E va beh, la storia è sem-pre la stessa. Non sarà la mia indignazione a far cambiare qualcosa. C'è da dire però che come dicevano sempre quei saggi latini, “qui tacet, consen-tire videtur” (chi tace, accon-sente). Per quanto mi riguarda, questa volta ho preferito non tacere, volendo condividere con chiunque leggerà queste mie riflessioni, se mai qualcuno ci fosse a farlo. Provo un males-sere quando mi rendo conto di come l'avere un cognome o una parentela importante, sia necessario anche per le cose più banali. Ma io non ci sto più, e i pazzi siete voi.

Roberta Montanaro

pag. 13giugno 2011

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MUSICAL DA 10 E LODE10 anni di musical per la Scuola Media “Galileo Galilei” di Pezze e Montalbano

giugno 2011

Fare teatro in una scuola per 10 anni. Far fare teatro a più di 1000 alunni. Creare una passione nei ragazzi e vederli diventare dopo anni professionisti nella danza e nel canto. Educare la creatività e la comunicazione, la condivisio-ne, la cooperazione, educare a fare scuola. Già questo baste-rebbe a dare il dieci e lode a un affiatato gruppo di docenti dell'istituto Comprensivo “G.Ga-lilei” di Pezze di Greco e Montal-bano che da dieci anni lavora in armonia per regalare agli alunni di scuola media delle frazioni la magia del teatro. Voto 10 da attribuire a tutte le utenze della scuola, dagli alunni ai collabora-tori, dai genitori a tutti gli spetta-tori. Tutti i prof, la Grimaldi, la Santoro, la Cisternino, la Tardi-no, Santoro e Zaccaria, tutti gli esperti che si sono succeduti per far musica, coreografia, trucco, tutti i dirigenti scolastici, tutti

quanti sono artefici di questo piccolo record. Il laboratorio teatrale, approvato dal CSA di Brindisi ed inserito nel progetto relativo alle aree di forte impat-to migratorio, ha regalato agli spettatori 9 musical diversi e un medley rievocativo di tutti gli spettacoli che ha visto sul palco del Kennedy anche “ex alunni”. Tutti bravi, davvero, ma impo-nente è comunque il risultato dell'insieme. Come al solito sem-brava di vedere uno spettacolo di una compagnia di ragazzi più grandi e rodati. Quanti cassetti della nostra memoria si sono aperti per lo stupendo Hair, il brillante Jesus, la sorpresa Rugantino. Le sorelle Ferrara, Giovanni Abbracciavento e Ange-lo Amati, giovani artisti che hanno avuto nel Kennedy il primo proscenio e la scuola come prima maestra. Ci sembra ancora di vederli, piccolini, muo-

versi su quel palco. Degno di un 10 e lode è anche il lavoro certo-sino che parte dall'idea del musi-cal, dalla sua visione, rielabora-zione e riadattamento per i ragazzi. Hair-lascia che il sole sorga, per esempio, è nato dopo un concer-to visto al Teatro Team a Bari. Traduzione del testo, canzoni preparate e arrangiate per la musica dal vivo o create dal nul-la. Duro il lavoro nei pomeriggi a scuola, lotta con le attività pome-ridiane dei ragazzi e le disponibi-lità dei genitori, con i compiti da fare, con la stanchezza e l'ansia di non arrivare preparati allo spettacolo. Spettacolo che pun-tualmente si chiude con le lacri-me dei ragazzi di terza che vedo-no tramontare una stagione della propria vita, gli anni della scuola media e delle tantissime ore passate insieme.Quest'anno, però, mancavano le

parole orgogliose del dirigente Silvestro Ferrara, il papà di que-sta comunità che, come per ogni fine spettacolo, avrebbe dovuto avere il compito di coc-colare alunni, docenti e spetta-tori. Parole che comunque echeggia-vano nel Kennedy per uno spet-tacolo dedicato anche a lui, pur-troppo assente. E l'anno prossi-mo cosa riserverà? Di sicuro, un service migliore, unica nota negativa dello spettacolo. Aver cambiato la ditta “storica” ha portato a non pochi errori di apertura e chiusura microfoni, cui i ragazzi hanno posto rimedio come se fossero brillanti profes-sionisti. E in attesa del prossimo spettacolo, aspettiamo di vede-re sui palchi di tutta Italia ballare o cantare i ragazzi dei musical di Pezze e Montalbano.

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Page 15: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

pag. 15giugno 2011

MUSICA IN AZIONE

Un concerto per chi non ce la fa. Non ha tradito le aspettative MusicAzione, evento musicale organizzato lo scorso 26 maggio dall'associazione fasanese “Ami-ci del Fasancult”. Tanti musicisti, sotto la direzione artistica del jazzista nostrano Vincenzo Delu-ci, hanno fatto vibrare il palco del Teatro Sociale con le loro note. Una macedonia di generi e stili musicali, voci e strumenti: tutto finalizzato a raccogliere fondi, tramite contributi ed offerte libere, per aiutare chi è in difficoltà. «

Durante la serata sono stati raccolti contributi ed offerte da devolvere al Centro Diurno per disabili adulti gestito dalla Asso-ciazione “la Fontanella”». Non solo. Sempre durante la stessa serata è stata consegnata la borsa di studio “Giovanni Cosen-za”, giunta alla sua terza edizio-ne. A vincerla quest'anno un orfanotrofio con sede a Yana-ma, un villaggio in Perù: tramite tra i due mondi la sezione locale dell'Operazione Mato Grosso, da anni molto attiva a Fasano. Il piatto musicale offerto non ha per nulla deluso il palato del nutrito pubblico che ha assistito all'evento. Giusto un piccolo elenco: il dixieland di Giuliano De Cesare e della sua

experi-mental-world music

L'associazione “Ami-ci del Fasancult” - spiega il presi-dente Bruno Marchi - ha tra i suoi obiettivi quello di diffondere la cultura del volontariato e della solidarietà verso le fasce sociali più deboli attraverso l'organiz-zazione di eventi artistici e cultu-rali.

Olivoil Jazz Band, le rielaborazioni

di Thegod-fatherexperience con la vocalist

Raffaella Piccoli, esibitasi anche nel trio Suoninversi, il repertorio di genere classico, rivisitato in chiave moderna, del duo The art of modern crooner, la popmusic della cover band Nikaleo Cover Experience, i brani originali di Ciro Brescia e quelli di Bob Mar-cialledda, il recente progetto musicale del chitarrista Carlo Losavio, “Acoustic Guitar Experi-ment”, il sound della Complana-re Blues Band del rochissimo Mar-tino Palmisano e, per chiudere, il jazz pop del duo composto da Rox d'Aprile e Giuseppe Donvito ed il jazz misto a funky della M'Shop Band. Musica per tutti i gusti ed in tutte le salse. Ma sul palco si è rivisto soprattutto, dopo il successo de Il Viandante, Vincenzo Deluci, capace di far trattenere il fiato all'intera pla-tea con la sua tromba.

Giuseppe Cofano

«La mani-festazione - commenta Marchi -, finalizzata a dare un aiuto con-creto a due realtà di volontaria-to quali l'OMG e l'associazione "la Fontanella", è riuscita grazie allo sforzo organizzativo e all'entusiasmo di tutti i soci "Ami-ci del Fasancult". Una parola a parte occorre spenderla a favo-re del maestro Vincenzo Deluci, che si è impegnato nella direzio-ne artistica dell'evento, garan-tendo la presenza di musicisti di spessore che con intensità hanno offerto la loro musica e le loro emozioni. L'obiettivo di contribuire ad animare cultural-mente la città credo sia stato conseguito, e questo lascia ben sperare per la seconda edizione di MusicAzione».

Un' edizione da applausi la quat-tordicesima del FasanoJazz. Da applausi perché ha saputo tra-sformarsi, coniugando la pre-senza di artisti internazionali di eccelso livello a talentuosi musi-cisti nostrani, legittimandosi su consueti palchi e location più caratteristiche, e riscontrando soprattutto un successo di pub-blico extraregionale mai rag-giunto fino ad ora. D'altronde, il calendario in programma pro-metteva fuochi d'artificio: all'annuncio della presenza di Steve Hackett, il leggendario chitarrista dei Genesis, i siti web del set-tore sono stati sommersi di link per quella che era l'unica data italiana dell'acoustic trio di questo gigante del rock progressive. E Hackett non ha tradito le aspettative. Un trionfo di pubblico l'8 giugno, con il Kennedy pieno zeppo di gente proveniente da tutto il sud ma anche dall'estero, ha assistito ad una esibizione toccante, emotiva, scintillante, conclusa con un "tutti in piedi" durato minuti. Un cammino retrospettivo attraverso i suoi capo-lavori da solista, ripercorrendo anche a grandi linee l'epopea dei Genesis, di cui forse è rimasto l'unico esponente ancora in pro-fonda attività creativa. "The Journey", "Firth of fifth", "The aisle of plenty" si son levate in chiave acustica sorrette alla perfezio-ne dal flauto di John Hackett e dalla tastiera di Roger King. Di fondo, la calda chitarra di uno Steve Hackett in grande forma ha descritto vorticosi esempi di stile.Il 6 giugno era stata la volta sempre al Kennedy del sempre gra-dito ritorno del batterista Roberto Gatto, in una veste però a noi inedita. L'omaggio al progressive rock, rivisto in chiave jazz assieme a musicisti come Roberto Bosso e Maurizio Giammar-co, per citarne qualcuno, o a cantanti come John De Leo, ha siglato un trionfo compositivo salutato calorosamente da un pubblico competente ed estasiato nel ripercorrere le scie magi-che di Pink Floyd, Genesis, Wyatt, King Crimson, Emerson Lake & Palmer. La serata d'apertura e quella di chiusura, invece, il 4 e il 10 giugno, si sono svolte nello scenario suggestivo del sagrato della Chiesa Matrice. Non accadeva dal 2007, dall'esibizione dei "Tangheri" di De Lorenzo assieme a Marc Ribot. Quest'anno, nella prima serata, ad esibirsi è stato lo stesso trio di De Lorenzo (batteria), con Vince Abbracciante (Hammond) e Davide Penta (basso), ma sotto il nome del nuovo progetto "The Bumps pla-yin' Italian cinedelics", ripercorrendo assieme alle voci di Fawn Tolson e Giuseppe Del Re una florida letteratura italiana di can-zoni cinematografiche, ovviamente rielaborate dall'estro del brillante De Lorenzo. A chiudere FasanoJazz 2011 poi, è stato il doppio concerto tenutosi sempre sul sagrato il 10 giugno. Prima l'esibizione del Master Funk Trio di Carlo Losavio, chitarrista fasanese dalla limpida tecnica, assieme a Piero Boggia al basso e Mimmo Colucci alla batteria; Poi gli "Sciò Live", con il loro tribu-to a Pino Daniele assieme alla tastiera di Joe Amoruso e al con-trabbasso di Rino Zurzolo. Questi ultimi, che con l'artista napo-letano hanno suonato per tanti anni, si sono esibiti tra gli appla-usi del pubblico sostenendo uno show che ha toccato le corde più profonde dell'operato storico del cantautore nostrano. Una degna conclusione per una kermesse che dopo pochi anni è divenuta un punto di riferimento importante nel panorama jaz-zistico musicale di tutto il sud-Italia.

Fabio Cofano

FASANO-JAZZ, EDIZIONE TRIONFALE

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LAVORO E PSICOLOGIA

giugno 2011

Secondo quanto emerge dai dati pubblicati nell'indagine Censis su “la crescente regolazione delle pulsioni”, gli italiani sono sempre più depressi e aggressivi, viene sottolineato come sia sempre più diffuso il sentimento autoreferenziale, analogamente cresce anche l'idea che le regole possano essere aggirate in varie situazioni. Mi sorge il dubbio che la crisi economica possa viaggiare in parallelo con quella delle idee e della personalità. Approfondisco il tema con Bruno Marchi, psicoana-lista, libero professionista. Quanto influisce la crisi economica sullo stato d'animo, se così si può dire, di un'intera nazione? Il discorso è complesso, perché lo “stato d'animo collettivo” ha a che fare con quella che Freud definiva “la psicologia delle masse”e posso-no mettersi in moto meccanismi, collettivi appunto, non sempre positi-vi. È il caso delle “masse” che seguivano il loro conduttore (o duce). Oggi, le masse non sono più quelle dell'Ottocento o Novecento poiché sono cambiati i modi di approcciarsi ad esse. Oggi, è la comunicazione mediatica che raggiunge milioni di persone e, come ben sappiamo, il potere televisivo, soprattutto, può manipolare a proprio piacimento le coscienze. Ciò non toglie che le stesse “masse” siano in grado di trova-re risposte alternative di aggregazione e comunicazione. È il caso delle rivolte dei Paesi nordafricani, lì è stato l'uso di internet e della telefonia mobile che ha aggregato le masse su obiettivi diversi da quelli che pro-ponevano i regimi locali. Pertanto, avvicinandomi alla risposta alla sua domanda, si può dire che se il bombardamento mediatico pressa in una direzione voluta, sottolineando che c'è la crisi ma contemporaneamen-te spinge l'immaginario collettivo, attraverso la pubblicità, verso forme e stili di vita “alti”, si può verificare una stridente conflittualità tra le aspettative e la realtà. Da qui, in alcuni soggetti, possono anche scatu-rirne forme depressive. Occorre, però, tenere conto che qualsiasi storia psicopatologica affonda le radici nella storia soggettiva, gli aspetti sociali e culturali sono importanti ma, in genere, non sono quelli deter-minanti. Sì, ma la crisi c'è e non si può certo nascondere … Certo, è oggettiva. Però, ripeto, non si può dire che sia la diretta respon-sabile di vere e proprie patologie. Piuttosto, si può ipotizzare che possa procurare un certo disagio relazionale e di comunicazione, nel senso che un disoccupato, per esempio, può sentirsi socialmente inadatto e

da qui manifestare delle difficoltà di relazione. L'uomo s'identifica spesso nel lavoro mentre la donna si sobbarca maggiormente degli impegni familiari oltre quelli lavorativi, questo può aiutare a subire meno la sofferenza in caso di perdita di un impie-go? Sì, penso che ne patisca soprattutto l'uomo. Nella nostra cultura occi-dentale, valori quali la produzione, il guadagno, lo status symbol, sono ad appannaggio maschile e, forzando un po' il concetto, che andrebbe approfondito, si può dire che possono essere assimilati ad una sorta di “espressione fallica” che ha riscontri nel portafoglio pieno, la macchina di lusso, la casa, il vestito buono con la cravatta, la moglie curata e, magari, pure l'amante. Per cui, la perdita del lavoro può diventare anche perdita simbolica del potere. Quindi il lavoro è un'”espressione fallica”? Questo è un modo un po' estremizzato, da addetti ai lavori, per dire che nella cultura occidentale il lavoro è ancora espressione simbolica (non solo concreta) del maschile. Allora, le donne che lavorano fuori di casa, che fanno carriera, che vogliono essere autosufficienti, significa che sono androgine? No, al massimo è così che i maschi vorrebbero dipingerla, si pensi a parecchia letteratura cinematografica in merito, risalente agli anni Ottanta del secolo scorso. A partire dal femminismo e dalla pratica dell'autocoscienza le donne hanno generato una diversa visione del lavoro. Tale diverso atteggiamento, sicuramente meno esasperato di quello maschile, meno votato alla produttività a tutti i costi, salvaguar-da le donne dalle conseguenze negative, in seguito a una eventuale perdita lavorativa. Ciò non toglie che anche per una donna la perdita del lavoro possa essere un dramma. Perdere il lavoro è sempre un dramma. Ci sono giovani che non riesco-no nemmeno a trovare il loro primo impiego, i casi di licenziamenti, anche in età avanzata, si stanno moltiplicando. Ci sono diverse sinto-matologie o loro avvisaglie dal punto di vista psicologico, secondo l'età della persona quando deve affrontare un simile disagio? Sempre tenendo presente che il malessere ha una sua base soggettiva e che la perdita del lavoro può essere un detonatore destabilizzante, si può dire che il disagio più frequente può essere quello della depressio-ne in tutte le sue gradazioni, fino all'estremo del suicidio come, ogni tanto, purtroppo leggiamo in cronaca. Nelle forme meno gravi, la depressione può essere segnalata da comportamenti tipo l'abulia, la mancanza di voglia di alzarsi la mattina per andare a trovare un altro lavoro, la vergogna, il sentirsi inadeguati e così via. Negli anni scorsi ci sono stati uomini che quando erano messi in cassa integrazione, face-vano finta di continuare a lavorare e mentivano restandosene chiusi in casa. Oppure, non comunicavano subito ai familiari la nuova situazione. Oggi la questione si pone in maniera leggermente diversa perché la crisi è talmente diffusa che, in qualche modo, si trova sostegno nell'accomunarsi alla stessa situazione di tanti altri lavoratori in crisi. Naturalmente un giovane può affrontare con risorse diverse un momento critico quale può essere il licenziamento poiché ha davanti a sé una prospettiva di crescita. Ma, è difficile dire a un uomo, ma anche a una donna, di cinquant'anni di riproporsi nel campo del mercato del lavoro, di essere creativo. A quell'età è normale per una persona ritro-varsi a dover tirare le somme di quel che ha fatto nella vita e non di guar-dare al futuro, almeno non più di tanto. Tenendo presente la logica e la cultura occidentale, è chiaro che un licenziamento a questa età può essere vissuto come un fallimento. In questi casi, ci sarebbe qualche eventuale supporto da parte della società o anche psicologico? Esistono strutture in merito e per questi casi, sarebbe meglio una terapia individuale o di gruppo? Per il superamento delle conseguenze psicologiche legate alla perdita del lavoro ci vorrebbe parecchia cultura (cioè mentalità) specifica per rendersi conto che dalla disoccupazione può scaturire un problema psicologico, non solo economico e sociale. Per rimediare a questo potrebbe essere importante che l'individuo, invece di rinchiudersi in

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casa, partecipasse a forme e svolgesse attività socializzanti e “produtti-ve” quali potrebbero essere il sindacato o il volontariato o, comunque, momenti comuni organizzati. In altre parole sarebbe bene che conti-nuasse a sentirsi utile per sé e per gli altri. Nei casi più gravi una psicote-rapia potrebbe essere utile, ma sempre nella valutazione della storia soggettiva, laddove la crisi lavorativa può essere un cofattore di avvio del disagio psichico. Se è principalmente un fatto di cultura, è plausibile che le dipendenze (in questo caso quella da gioco) tocchino principalmente le classi bas-se? Se uno perde il lavoro ha più tempo, e spesso si perde dietro alle macchinette mangia soldi o, forse, è la mentalità del voler raggiunge-re una meta quanto prima che porta a questa dilagante tendenza? Penso ora al berlusconismo, oppure è solo semplicemente cercare il colpo di fortuna in un momento disperato? Non c'è un legame vero e proprio tra la dipendenza da gioco (o magari l'alcolismo) e crisi lavorativa. In realtà, il gioco compulsivo, proprio come fa l'alcol o la droga in genere, può agire da sedazione delle ansie che, in questo caso, scaturirebbero per i motivi detti prima. Evidente-mente, la proposta di modelli “culturali” riferiti all'essere arrivati, rea-lizzati, belli, abbronzati o cose del genere, ricordano che occorrono molti soldi e quindi, in assenza di altri mezzi, il dipendente da gioco, pressato e in qualche misura modellato da queste ingiunzioni culturali e sociologiche, cerca il colpo di fortuna. Ma, il “banco” vince sempre e al giocatore, anche quando vince, non restano che le briciole. Se, quindi, consideriamo che una delle maggiori entrate per lo Stato sono proprio gli introiti derivanti dal gioco, si può ben affermare che siamo in presen-za di uno Stato biscazziere che alimenta l'illusione di poter guadagnare senza esserselo sudato. Sul piano sociale si può verificare che si cominci a lavorare sempre più tardi, quindi può essere che si cerchi di bruciare le tappe? Fino a qualche decennio fa, in effetti, a trentacinque anni già si aveva una famiglia e parecchi anni di lavoro alle spalle. Oggi alla stessa età ci si

sposa, si comincia appena a metter su famiglia e spesso il matrimonio è visto come un punto di arrivo e non il contrario. Altro dramma dell'Italia che tocca sia il mondo del lavoro che la crisi economica è la “fuga dei cervelli” all'estero. Anche in questo caso, penso che i giovani subiscano una pressione psicologica legata al senso della lontananza. Io dividerei la questione in due grosse fasce: chi, in ragione di quella che chiamiamo la “globalizzazione”, sceglie di andare a lavorare a New York piuttosto che a Bari e chi invece è costretto ad andarsene. In sinte-si, chi è costretto a fare qualcosa che non voglia è difficile che sia felice. Il lavoro può aiutare molto nel momento in cui si fa quel che piace, indi-pendentemente dal posto. Chi invece vive la costrizione, poiché non aveva alternative, giustamente reclama il diritto di poter fare ciò che desidera sul suo territorio d'appartenenza. Chi si trova in questa condi-zione, pertanto, può andare incontro a problemi di adattamento ai posti nei quali vive. Concludendo? Io credo che compito di ogni individuo o di gruppo, nonché della politi-ca, sia quello di ricominciare a pensare al lavoro come a qualcosa di creativo, di piacevole. Se il lavoro è legato all'economia, penso che stiamo sbagliando tutto. In questi ultimi anni l'economia è diventata il centro di molte delle nostre riflessioni, culturali e politiche, ma questo spesso ci ha distratti dai tanti compiti evolutivi ai quali, comunque, dovremmo assolvere. Di fatto, l'homo economicus, inventato qualche anno fa, non esiste. Oggi può essere riconsiderata, a mio avviso, l'idea di circa quaranta anni fa: rallentare il ritmo prendersi il tempo di fare altro che non sia strettamente legato al lavoro. Del resto, anche oggi insigni economisti ripropongono il classico “lavorare meno, lavorare tutti”. Probabilmente, se si riuscisse in questo, migliorerebbe non solo la qualità della vita soggettiva, ma ne risentirebbe positivamente la stessa produzione.

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di Rosa Lombardi

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TRE BELLE PERSONE

RedazioneVia Bosi, 19 - Fasanotel./fax 080.4427696

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mensile

Direttore responsabileAldo Carbonaro

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iscritto col n. 3/04nel Registro della Stampa

presso il Tribunaledi Brindisi

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Anno VIII - n. 6Chiuso il 20 giugno 2011

Grafica: [email protected]: Martano Editrice srl - Lecce

È difficile imbattersi in facce allegre quando si va a lavorare; è un dato di comune evidenza. Svegliarsi presto la mattina, correre, organizzare tutti gli altri momenti della vita quoti-diana, non fare tardi la sera perché altrimenti, all'indoma-ni, chi la sente la sveglia? Cono-sco tre persone – tre rappre-sentanti di quello che amo definire il “sesso gentile” – le incontro quasi tutti i giorni – a dire il vero, “l'immancabile appuntamento” è il giovedì pomeriggio – che, armate di secchi e detersivi, lustrano i grigi uffici del Palazzo di Città. Hanno visi allegri e animi cor-diali, dissimili da certi musi lunghi che affollano i corridoi comunali. Non sono dipenden-ti del Comune a tutti gli effetti, ma meriterebbero di diventar-lo per l'amorevole passione con cui svolgono le proprie mansioni. Chi mai penserebbe di dedicare loro un articolo di giornale? Se manca la notizia, scema l'attenzione e il lettore si disinteressa. Fatto sta che

qualche giorno fa, Anna, Pina e Assunta sono balzate agli onori della cronaca per un gesto importante e denso di signifi-cato. Hanno ritrovato un porta-foglio, zeppo di banconote, oltre che di carte di credito e documenti e prontamente hanno fatto in modo che venis-se restituito al legittimo pro-prietario. Mi chiedo dove sia la notizia e perché il lettore potrebbe essere interessato. Dovrebbe essere un gesto naturale provvedere a restitui-re ciò che si è trovato per caso e che appartiene con certezza ad un'altra persona. Invece, l'evento fa notizia. Forse per-ché il ritrovamento è avvenuto al Comune, spesso, troppo spesso, impropriamente consi-derato la casa di tutti e di cui tutti possono prendere un pezzetto per portarlo via. Per fortuna, non tutti la pensano così: piazza Ciaia non ospite-rebbe più quel bel Palazzo che, ancora oggi, riesce a far riempi-re di orgoglio qualcuno dei suoi abitanti. Certo, l'evento meri-tava menzione, soprattutto in un momento storico che spro-na il prossimo al mito del “vin-cere facile”, trascurando le esigenze del prossimo. Eppu-re, non sento di condividere pienamente le parole del Primo Cittadino: “Ho molto apprezzato il gesto delle tre signore, già a me note per essere ottime lavoratrici. Le tre donne col nobile gesto di ieri sera hanno dimostrato quanto sia forte in loro il senso di one-

stà. Un modello comporta-mentale per tutti”, in quanto ritengo che solo una persona onesta possa essere un ottimo lavoratore e le due qualità non debbano essere scisse. Non ricordo, infatti, di aver mai conosciuto un tizio, zelante lavoratore, ma onesto solo per una parte o per nulla. Forse il primo Cittadino può racconta-re esperienze diverse. Quanto al fatto di assurgere a modello

comportamentale per tutti, penso che Anna, Pina e Assun-ta diano la loro lezione magi-strale quotidianamente, quan-do le osservi lavorare instanca-bilmente, senza spazientirsi di fronte a scrivanie zeppe di carte e su cui spolverare è impresa pressoché impossibi-le, quando certi tipi trascurati attraversano i pavimenti appe-na lavati e occorre nuovamen-te mettersi all'opera, quando la mattina scopri che sulla scrivania è passata una mano invisibile che nulla ha cambiato del tuo ordine e che con il suo gentile posarsi ti ha augurato “Buon lavoro”. Grazie Anna, grazie Pina e grazie Assunta per dare ogni giorno prova di essere belle persone, contribu-endo col sorriso a trasformare il luogo di lavoro in un posto accogliente e familiare.

Aurora Nardelli

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pag. 19giugno 2011

ALLA CAZZO DI CANEArriva giugno e già s'inizia a dover fare voli pindarici low cost per progettare la vacanza estiva. Liberando le mosche dal mio portafogli, mi accorgo che la gatta inizia a scatenarsi in una furiosa danza in preda al desi-derio di cacciare qualsiasi tipo di volatile. È la legge della natu-ra e non si può frenare l'istinto primordiale di ciascuno di noi, pur incrementando la dose di croccantini nella ciotola, l'indole segue il suo percorso oriundo. Talvolta i proprietari di animali domestici, a lungo andare, e sicuramente a causa della felice convivenza coatta, incedono con atteggiamenti stravaganti, appunto da coatti. Un esempio limite è quello di definirsi addirittura il legittimo genitore della bestiola casalin-ga: “Vieni, Boby, dai la zampa alla mamma”, “Fuffy, vieni a vedere la televisione con me”. Si aggiunga il dilagare di com-portamenti inconsulti, come quello di far indossare un cap-pottino a un criceto o trasfor-mare in una ragazza pon pon il proprio barboncino per fare da pendant con l'ulivo potato all'ultimo grido nel giardino, oppure andare a letto col pro-prio pitone. A Berlino, una volta, vidi in metropolitana un ragazzo cencioso, con i capelli color viola elettrico, che aveva al guinzaglio un topo di fogna, eppure ci sono parecchi luoghi ameni dove far scorazzare i propri amici faunistici: campi sperduti di papaveri, spiagge deserte e assolate, periferie urbane notturne, boschi odoro-si di tartufo e così di seguito. Basta dare sfogo alla fantasia pur mantenendo il dovuto rispetto dei luoghi visitati, anche per evitare una fucilata a sale, augurandoci comunque che il proprietario del posto abbia una cattiva mira e senso d'ospitalità. Questo è facilmen-te evitabile nel caso si frequenti una costa, dove il suolo dovreb-be essere demaniale, ma ormai, con il proliferare di concessioni in gestione ai privati, è come cercare un ago nel pagliaio. Di

una delle tante concessioni elargite, ha usufruito anche una taverna, dove si degustano tipici prodotti greci. Il proprie-tario, essendo un grande aman-te della razza canina ed essen-do lui stesso proprietario di alcuni esemplari, ha avuto la splendida idea di creare un lido che ospitasse sia i vacanzieri sia i loro amici a quattro zampe. Ricordo che da bambina anda-vo nei pressi di quella torretta a raccogliere cozze patelle e mi risulta difficile pensare come, su quegli scogli, non possano non traballare lettini e sdraio o ciotole e paletti per tenere legato un essere al guinzaglio non allungabile secondo il regolamento interno, salvo che non ci siano state delle varianti topologiche. Oggi va tanto di moda il prato all'inglese, che ha un impatto visivo notevole se ubicato fuori luogo, lo spaesa-mento crea meraviglia e stupo-re: potrebbe essere una propo-sta nel caso non sia stata già realizzata. Non lo so perché dalla strada che collega Savelle-tri a Torre Canne, di quella tor-retta ormai si vede poco e nien-te, un po' per via del par-cheggio antistante, un po' per la rustica recin-zione, fortunatamen-te vivo di ricordi. A proposito di ricordi, mi viene in mente ora la figura della fulva ministra del turismo, anche lei amante dei cani. La signora Bram-billa ha premiato que-sto lido, consegnando il titolo di “Animal Frendly”. Si tratta di una qualifica che ha c o m e f i n e q u e l l o d'incoraggiare il turi-smo attraverso il fiori-re di complessi ricetti-vi che abbiano come caratteristica quella di accogliere il gitante e il proprio animale. Ani-male è un termine generico, diciamo che l'onorevole ha un occhio particolare per

una sola specie, vorrei tanto portare il mio acquario tropica-le con me in vacanza per non ritrovarmelo vacante al ritorno e scoprire la mia gatta strana-mente ingrassata. Un altro centro che l'onorevole Michela Vittoria ha fregiato di tale tito-lo, si trova a Peschiera del Garda e la struttura balneare si chiama “Bau beach”, già dal nome, mi rendo conto che il mio acquario non potrebbe avere accoglienza, non oso nemmeno immaginare se dovessi andarci con la gatta. È risaputo che la ministra guidi alla cazzo di cane, infatti, sono numerose le sue multe, i par-cheggi improvvisati e le fughe dal parrucchiere, forse è per questo che nello spot da lei voluto su tutti gli schermi fin dal 2010, si vede sfrecciare a veloci-tà inusitata e a dir poco disedu-cativa, una macchina rossa (il colore ricorda la chioma dell'onorevole) con delle bestiole a carico che si chia-mano Birba e Birillo (trovo una certa assonanza con B r a m b i l l a , q u a s i u n

anagramma). Che dire del cani-le di Lecco? Definito dagli stessi animalisti e volontari della struttura, un lager. La dama rossa chiomata, essendo la gestrice del canile, ha estro-messo tutti i volontari per sem-pre. Il canile municipale di Lecco fu affidato alla signora Brambilla per delibera comuna-le, senza consultare altri sog-getti esterni, ma la cosa ancora più curiosa è che quando il comune stipulò la convenzione con l'associazione della mini-stra, la stessa ancora non era stata registrata. Com'è possibi-le per un'associazione presen-tare domanda alla Regione prima che la stessa sia formal-mente costituita? Per accedere ai contributi pubblici l'iscrizione al registro è indispensabile. È certo che questa o è una storia in buona fede e quindi fatta alla cazzo di cane, oppure la mini-stra dovrebbe essere l'ultima persona al mondo che possa

incoronare spiagge cinofile.

A. R.

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POMERIGGIO DI SANGUEDue morti e tre feriti, di cui uno grave. È il bilancio di un terribile incidente avvenuto lo scorso 10 giugno nei pressi di Montalbano, lungo la provinciale che collega la statale 16 alla 379. A perdere la vita sono stati Giuseppe Chiarelli di 17 anni e Massimo Sbano di 16, entrambi di Martina. Secondo le prime ricostruzioni, lo scooter sul quale viaggiavano - un Aprilia Scarabeo 125 - si è scontrato frontalmente con una Ford C-Max. Per i ragazzi, sbalzati a terra, non c'è stato nulla da fare. Sono morti prima dell'arrivo dei soccorsi. Feriti altri due 16enni di Martina, amici delle vittime. Anche loro a bordo di uno scooter, non sono riusciti a evitare l'impatto con lo Scarabeo che nel frattempo era finito a terra. Uno è in prognosi riservata ma fuori pericolo. L'altro ne avrà per dieci giorni. Sono usciti invece praticamente illesi il conducente dell'auto - un carabiniere di Pescara fuori servizio - e sua moglie, mentre il figlio della coppia - un bimbo di dieci anni - guarirà in quindici giorni. L'incidente ha visto coinvolta anche una Lancia Y che era parcheggiata nelle vicinanze. La proprietaria della vettura - una 66enne del posto - ha accusato un lieve malore forse causato dallo spavento.

Valerio Fiume

LOTTA ALL'EVASIONE FISCALEUn sequestro preventivo di beni per 300mila euro è stato compiuto dalla Guardia di finanza di Fasano nei con-fronti di un imprenditore del posto che opera nel commer-cio di materiale elettrico. Il provvedimento, chiamato “per equivalente” perché calibrato sulla quantità di iva evasa, riguarda auto di lusso e immobili.

V. F.

AGLI ANTICHI SPLENDORITorna agli antichi splendori la statua di Sant'Anna dopo il restauro reso possibile dal sostegno del Rotary Club e presentato lo scorso 15 giugno nella chiesa Matrice. La scultura, realizzata in legno e risalente al sedicesi-mo secolo, riveste una notevole importanza storica per la comunità fasanese. Nei terribili anni della peste - dal 1690 al 1692 - divenne infatti uno dei maggiori riferimenti devo-zionali della città. Alla cerimonia c'erano i due presidenti del Rotary, Francesco Bagorda e Oliviero Perrini, il priore Ramirez, il restauratore De Sario e la relatrice Antonietta Latorre.

V. F.

giugno 2011

Come già preannunciato ne il Menante del mese scorso, il 6 giugno, nella Chiesetta di Cocolicchio, Don Gino Copertino, Parroco anche della caratteristica contrada, oltre alla solenne Messa con musica e canti, ha celebrato il rito nuziale con il fatidico “sì, lo voglio” pronunciato dagli sposi. Uno scenario bellissimo di fede e di gioia che lascia presagire un matrimonio felice e duraturo, come la tradizione ascendentale vuole. La chiesetta restaurata ha portato alla luce i muri in pietra grezza, lavoro dei nostri antichi artigiani “caseddari” che, con perizia, innalzarono muri e volte a stella. Un pensiero è volato a Don Sante perna che nel lontano 1903, novello sacerdote, fu nominato cappellano della laboriosa frazione di Cocolicchio. Fu proprio lui, Don Sante, ad ideare la Chiesa. Il novello sacerdote, appena ventiquattrenne, si rimboccò le maniche e con il sangue nelle vene del padre “mèste Gnazzie Perne”, muratore di cartello, si mise al lavoro ed in un tempo relativamente breve Cocolicchio, con la sua Chiesa a vista, cambiò volto. A distanza di un secolo, il dinamico Don Gino ha voluto restaurare la Chiesetta , svelandone l'anima in pietra grezza e così donandole un nuovo aspetto. Era certo che la nostra Anna Rosati desiderasse che la celebrazione del suo matrimonio avvenisse nella Chiesetta della sua amata Cocolicchio. Chissà se Anna, involontariamente, non rappresenti un punto di riferimento per le nuove coppie che vorranno pronunciare con passione e fede il “sì, lo voglio”. Dopo la suggestiva cerimonia religiosa che ha unito in matrimonio Anna e Vito, gli sposi hanno salutato amici e parenti a Polignano a Mare con una festa ricca di canti e di musica.

Cosimo Donnaloia

TUTTI IN FESTALe nozze della Capo Banda Anna Rosati con il sig. Vito Convertini

ASSOCIAZIONE “SANTA CECILIA”

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DAL PALAZZO DI CITTÀ LA RACCONTANO COSÌ:

giugno 2011

Oggetto: il sindaco ha emesso l'ordinanza di divieto di sosta sul suolo demaniale per autocaravan e cara-van. “La sosta dei camper lungo la costa Savelletri-Torre Canne è davvero uno spettacolo vergognoso - afferma il sindaco -. I controlli saranno rigidi, all'insegna della tolleranza zero”.Il sindaco di Fasano Lello Di Bari ha emesso ieri l'ordinanza di divieto di sosta sul suolo demaniale per autocaravan e caravan valida nel periodo dal 1° aprile al 31 ottobre di ogni anno per l'intera durata del giorno. Peraltro, nella stessa zona e negli stessi periodi, il divieto è esteso ad ogni tipo di veicolo e mezzo ma nella fascia oraria compre-sa dalle ore 22 alle 6 del mattino. «La sosta dei camper lungo la costa Savelletri-Torre Canne è davvero uno spettacolo vergognoso, inde-gno di un paese civile – afferma il sindaco Di Bari -. Questi camperisti sono incuranti del rispetto dell'ambiente e delle più elementari norme di conferimento dei rifiuti. Troppo spesso si ritrovano sulla costa buste di plastica piene di scarti e di avanzi e di ogni rifiuto domestico che vengono lasciate senza curarsi minimamente del fatto che quel gesto incivile produce solo sporcizia ed inquinamen-to. E' troppo comodo – sottolinea Di Bari – trascorrere sulla nostra splendida costa week-end o interi periodi di vacanza sostando con i caravan, senza pagare un centesimo per la sosta, senza rispettare sicure condizioni igienico-sanitarie, senza peritarsi di depositare buste con rifiuti negli appositi cassonetti che pure, come Ammini-strazione comunale, abbiamo fatto posizionare lungo la fascia costiera. E' il momento di dire basta con forza: i controlli per il rispet-to dell'ordinanza saranno rigidi, all'insegna della tolleranza zero. E pensare – soggiunge il sindaco – che proprio lungo la litoranea Savel-letri-Torre Canne sono presenti delle aree per campeggi attrezzate di tutto punto (anche di bagni e docce) dove si può tranquillamente sostare senza creare l'indecoroso spettacolo del bivacco camperi-stico sulla costa». Nell'ordinanza il sindaco Di Bari motiva la sua decisione scrivendo che “durante la stagione primaverile, ed ancor più in quella estiva, lungo la costa del territorio comunale, nei tratti ove la conformazio-ne e la natura del terreno rendono possibile la circolazione e la sosta dei veicoli, l'eccessiva presenza di mezzi arreca di fatto un pericolo per la salute, la sicurezza e l'igiene pubblica”. Nei prossimi giorni, come prescritto dall'ordinanza sindacale, i vigili urbani apporranno, lungo la costa, i cartelli di divieto di sosta per autocaravan e caravan, già ordinati alla ditta esecutrice.

Deve essere l'effetto del riconoscimento ambito della Bandiera Blu ad avere provocato nel Primo Cittadino un atteggiamento dittatoriale per l'utilizzo della costa. Divieto di sosta per camper e caravan dal 1° aprile al 31 ottobre per tutto il giorno e divieto di sosta, nella fascia oraria che va dalle 22 alle 6 del mattino, anche ad ogni tipo di veicolo e mezzo. E per di più, a giustificazione di tanto operato, il richiamo improprio a un' ordinanza regionale che prescrive, è vero, il divieto di sosta per i mezzi, ma solo sulle aree demaniali marittime ed inoltre quello di campeggiare con tende, roulotte, camper ed altre attrezza-ture nonché di pernottare, al di fuori delle aree specificatamente destinate con regolare titolo abilitativo. Che senso ha l'ultima trova-ta del Sindaco? Un legislatore razionale avrebbe previsto divieti e correlate misure sanzionatorie per chi, preso dall'enfasi della vacan-za, dimentica che l'ambiente va rispettato. Invece, sull'onda di un'enfasi dispotica , il Primo Cittadino si fa garante di un divieto di sosta generalizzato che, a ben vedere, provocherà – questa volta sì – tolleranza zero da parte delle coppiette che sono solite appartarsi sulla costa per un momento di intimità e per chi – lungi dal dare sfogo alla passione amorosa – cerca solo un po' di spazio per rimirare le stelle. Un

solo monito alle coppie di fidanzati frequentatori assidui della costai:l'amore non si dimostra abbando-nando in terra i residui della passione.

Il Sindaco sospende mercato domenicale di Torre Canne. Verrà attrezzata un'altra area che fungerà, durante la settimana, da par-cheggio a pagamento. Il sindaco di Fasano Lello Di Bari, con apposita ordinanza, ha dispo-sto la sospensione del consueto mercato domenicale di Torre Can-ne, proprio per questa domenica 29 maggio. Pertanto, non vi saran-no bancarelle nello spazio di via Messina. Ed è stata proprio l'ubicazione non adatta all'allestimento di un mercato a far prende-re la decisione al sindaco, aggravata dal fatto che la zona è interessa-ta da lavori di arredo urbano già avviati dall'Amministrazione comu-nale. Scrive nell'ordinanza il primo cittadino che proprio l'ubicazione del mercato in via Messina, dove si era tenuto domenica scorsa, “ha creato notevoli disagi alla vivibilità del centro urbano con blocco del traffico ed impossibilità, anche per i mezzi di emergenza, di raggiun-gere lo stesso”. Il sindaco, peraltro, motiva la sospensione anche “per ragioni di ordine pubblico, sicurezza e viabilità”. La sospensio-ne sarà valida fino a quando non verrà sistemata l'area già individua-ta e nella quale il mercato verrà trasferito. Di Bari ha già dato manda-to alla dirigente dei Lavori pubblici Rosa Belfiore di definire la que-stione e reperire i fondi necessari per completare l'allestimento dell'area. «Sono certo – assicura il sindaco – che già per domenica 5 giugno i commercianti potranno sistemare le loro bancarelle in uno spazio adatto a questo tipo di attività che, indubbiamente, porta nel nostro territorio una grossa fetta del turismo domenicale che, finita la visita al mercato, si riversa nel centro di Torre Canne con indubbi benefici per tutte le altre attività commerciali. Vorrei, inoltre – tiene a puntualizzare Di Bari - a beneficio di tutti coloro che già stanno speculando sull'iniziativa, attribuendo a questa Amministrazione una poca oculatezza nella gestione e destinazione delle risorse pubbliche, che l'area in oggetto sarà adibita per tutta la settimana e per la domenica mattina a parcheggio a pagamento (affidato alla “Vigeura”, la società appaltatrice del servizio) e, quindi, con un rientro nelle casse comunali delle somme impegnate per la realizza-zione dell'area mercatale».

Un'espressione dell'idioma locale descrive magnificamente l'atteggiamento tenuto dal Sindaco nella'annosa questione del merca-to settimanale di Torre Canne. Ha proprio l'atteggiamento di chi gira con la pietra in tasca, conscio della propria incapacità di trovare solu-zioni adeguate per il territorio e le persone che lo abitano e della altret-tanto scarsa capacità di mettere pezze a colori. il problema di fondo è che le brusche marce indietro dell'Amministrazione comunale non fanno che ritorcersi a danno dei cittadini; infatti, per rendere adeguata la nuova area mercatale, ovverosia per riversarvi un po' di asfalto (tra l'altro ad un prezzo onerosissimo), sono stati già spesi circa sessanta-mila euro, mentre la brillante idea di adibire a parcheggio a pagamen-to l'area in questione durante gli altri giorni della settimana, compresa la domenica mattina, non fa che dimostrare l'atteggiamento da Dracu-la che Sindaco e amministratori manifestano incessantemente verso la collettività. Se si trattasse solamente di scarsa oculatezza nella gestio-ne delle risorse pubbliche, il danno, seppur grave, sarebbe riparabile facendo constare la responsabilità dei cattivi amministratori. Tutta-via, facendo due conti approssimativi, difficilmente si potrebbe pensa-re di rivalersi sulle tasche di costoro; per non parlare del diritto al risar-cimento danni dell'intera Città che questa maldestra classe politica continua a far maturare.

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pag. 22 giugno 2011

LA SOMA DELLA PSICHEDevo iniziare questo articolo e contemporaneamente, più o meno in mente, canticchio silenziosamente un verso più o meno sonoro di Guccini. Andare via percorrendo stra-de che non portano a niente, gente proteggersi in cupi pensieri e sieri odorosi di ospedali sopiti tra proposte inquietanti di rappresentanti di ditte farmaceutiche e di multinazionali che si sfrega-no le mani benefattrici e leste in soluzioni immediate chimi-che e alchimie latenti. Mine in mani nemiche e ortaggi in corrotti orti solinghi. Vaccini e vicini come Dulcamara pro-pongono giornali all'ultimo strillone. Quando la natura si rivolta, un batterio muta silenzioso in amara stirpe. Escherichia esci dai colon ed entra in orti e terre coloniche. Se ospite di una verde e oblunga cucurbitacea, se ne frega. La zanzara diventa killer: strega. Il batterio si appropria dello stesso aggettivo. La catastrofe, tra stro-fe e scrofe, reitera, come un refrain scon-tato, la parola chiave fomenta l'origine di psicosi collettive. Tutti vedono la Madonna accecati da un isteri-smo collettivo. Tutti vedono il demonio, con occhi di bragia, scuote-re virgulti di soia, durante notti insonni a contar quattrini. Tra le polarità estreme la lingua segue un percor-so diastatico, perva-dendo con verticalismi gotici e giochi di parole barocche, confonden-do la quieta non troppo agognata. Tsunami di parole. Chi non ricorda, quando imparammo il

termine “tracimazione” men-tre la Valtellina piangeva? Chi di noi rammenta, in verità, il nome di un vulcano islande-se? Eppure le polveri ci riem-pirono i polmoni, ma in quel caso non s'intuì di chiamarle sottili. La parola deve essere in precedenza abusata e ha bisogno di una stringatezza essenzialmente consumisti-ca. Il piccolo Alfredino, la pic-cola Yara, la piccola Sara. Sarà sempre così, un aggettivo, un piccolo e sottile aggettivo polveroso, ma con grande funzione legante, attraente e tracimante. “È sacro il luogo del dolore” disse Oscar Wilde e ognuno se lo tenga stretto per sé, chi fa per sé chiude le fredde frontiere della grande

Russia, non ottenendo nean-che tre rubli. In bilico stabile da contabile, un necrologio, per perifrasi, approda al menù: filetto di mucca pazza, salmì alla suina, frittata avia-ria. La psicosi di massa sfocia in isteria, che, se accomunati con l'alimentazione o alla salute, (ecciù! Grazie), acca-rezza l'ipocondria. Una fobia nutrita dai Media, che ango-scia i mercati, in seguito sfo-cia in reazioni reboanti di con-tadini, mesti e chini a pregare al tramonto, come in un qua-dro di Jean François Millet, intriso di messaggi sublimina-li che invitano alla predestina-zione e all'assuefazione alla stessa. Rassegnazione com-presa come omaggio per

l'acquisto. Pandemia, epide-mia, mia colpa, mia grandissi-ma colpa. E' tutta roba mia: intinti ami di bari in un mare confuso con carte truccate e radio accondiscendenti dedi-te a esperimenti. Orson Wel-les fu il maestro dell'azzardo: una notizia, anche se falsa, trova la verità sia attraverso il mezzo di comunicazione, sia attraverso le modalità della presentazione. Stufa di ufo . Subentrando le superstizioni che, se poste come se fosse-ro dei binari che all'infinito s'incontreranno solo grazie al senso comune, la gente dis-sotterra leggende Maya, oppure spopola la caput mun-di, come se effettivamente terremotata, per colpa di una

previsione mistica simi-le all'odore stitico intri-so nella carta di un libro di Nostradamus. Tutto i n i z i ò c o l t e s t o dell'Apocalisse, nessu-no ci crede e poi tutti toccano ferro, inve-stendo un gatto nero. La morte è come la vita, si nasce e si muore con dolore, temete più l'odore del dolore. Renè Magritte scrisse in una lettera a Michel Foucault che: “Il pen-siero è visibile come il piacere o il dolore”, il p e n s i e r o c o m u n e riporta agli istinti pri-mordiali e crea una regressione scansando il misero gatto nero sul percorso della logica individuale.Un'insalata di cetrioli nostrani non ha mai fatto male a nessuno, tranne che al contadi-no che subisce un calo di vendite per colpa della soma di somari psicotici.

Giullaremissiva

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pag. 23giugno 2011

MA NELLA VILLA COMUNALE SI PUÒ FUMARE?

Quando ho accettato di scrivere un articolo su questo episodio, mi sono trovato subito di fronte ad un propedeutico problema da risol-vere: ma come si scrive marijuana? Ora la parola la vedete così, ma ho fatto vari tentativi prima di accertarmi che questa fosse la versio-ne giusta, e per la verità non sono manco così convinto che stia bene così. Il correttore del computer non mi da errore, ma è pure vero che questo disgraziato, un sacco di volte mi ha sottolineato in rosso tante di quelle parole che ancora non ho capito fino a che punto posso fidarmi di lui. Intanto me la da buona ed andiamo avanti.Dunque, cosa c'entra la marijuana col sottoscritto? Col sottoscritto che è arrivato a trent'anni per associare alla parola 'erba' l'idea della sostanza stupefacente (prima, 'erba' richiamava alla sua memoria l'idea di sconfinati e verdi pascoli magari con qualche bisonte inse-guito dagli indiani). Non che andasse meglio con 'stupefacente' che per me ha da sempre espresso il grado super superlativo dell'aggettivo bello. O il termine 'fumo'. Eppure ho fumato. Ma le Marlboro, passando per le MS e per il tabacco sfuso, il Samson, fatto venire a Fasano da 'Marziudd' perché ne facevo largo uso, ma soprattutto ne facevo sigarette. Ma andiamo avanti un'altra volta, anche perché se no corro il rischio di dimenticarmi la ragione per cui sto scrivendo questo articolo.Non c'entra niente! La marijuana e Nicola Fiume non hanno mai condiviso niente e niente condivideranno anche perché, ad essere sinceri, oramai ho ben poco da condividere. Il fatto è che nella villa comunale del borgo natio hanno trovato una piantina di marijuana. Ed io mi sto ponendo tutta una serie di interrogativi. Oltre all'ovvio 'chi l'ha piantata?' (perché, lasciamolo stare perché è troppo ovvio), mi sto chiedendo: perché proprio lì? E perché l'hanno scoperta dei ragazzi di Matera che venivano fuori allora allora da un convegno sul

d isagio g iovani le tenutosi presso il L a b o r a t o r i o Urbano? A que-ste due doman-

de, io le risposte me le sono date,

ma non so se sono condivisibili. Riguar-

do alla prima credo che si tratti del gesto di

bontà da parte di un misterioso floricoltore o piantacoltore se la mari-

juana non fa fiori. Ha pensato bene di

condiv idere i l bene proprio

con la comu-nità locale e disinteressa-t a m e n t e , c o m e n e l l a

migliore tradi-zione dei benefattori che quando fanno un'opera di bene non si fanno propaganda e di conse-guenza restano anoni-mi. In altri termini, la piantina, una volta cre-

sciuta, sarebbe stata a disposizione di chiunque ne avesse voluto fare uso. Ma un'obiezione è d'obbligo. Figlio santo che te ne vai in giro piantando marijuana nelle ville comunali, se il lavoro lo devi fare, fallo per bene. Come hai potuto pensare che una misera pianti-na potesse essere sufficiente a soddisfare il fabbisogno comunale? Piantane dieci, cento, mille di piantine, che ci dobbiamo fare con una piantina sola sola?Sempre relativamente alla prima domanda che mi faccio, mi do una risposta bis. La villa comunale è in stato di abbandono da un bel po', per cui l'idea di portarci la droga è da interpretare come un sistema per rendere più piacevole ed eccitante il soggiorno in quel posto. Basta non abusare, altrimenti l'eccitamento potrebbe produrre effetti indesiderati per contrastare tuttavia i quali, male non sareb-be piantare di fianco alla marijuana delle piantine di camomilla. Rida-re un po' di vitalità ed entusiasmo alla villa comunale non mi sembra una cattiva idea, dopodiché se al misterioso floricoltore o piantacol-tore non è passato niente di meglio per la testa, che se la faccia veni-re chi di dovere qualche bella idea per rivitalizzare più legalmente e meno pericolosamente il loco.Per la verità ci sarebbe un'altra ipotesi circa il come la piantina di marijuana è arrivata nella villa. Colpevole del reato in questo caso sarebbe un uccello migratore. Non chiedetemi quale, perché gli uccelli migratori sono assai, ma uno di questi potrebbe involontaria-mente aver ingurgitato un seme di marijuana e poi, svolazzando svolazzando, averlo digerito durante una sosta nel territorio del nostro Comune, e dove meglio che nella villa comunale, dove nessu-no ti da fastidio semplicemente perché non c'è mai nessuno. Nel qual caso quello che poteva essere un esempio di beneficienza ano-nima diverrebbe un esempio di sfortunata coincidenza. Vero è che in primavera, quando arrivano le rondini, gli uccelli svolazzano fre-netici ed alla luce della scoperta della nostra piantina ora possiamo liberamente chiederci se questo svolazzare tarantolato è il frutto della felicità per la sopravvenuta bella stagione o non è piuttosto il segno inequivocabile che le rondini si sono drogate.Ma finiamola qui ed andiamo a cercare risposte alla seconda doman-da. Che non mi ricordo più qual era. Tornando indietro nel testo (non so di quanto perché io sto scrivendo formato A4, carattere Times New Roman, grandezza carattere 12, ma non so come l'articolo verrà impaginato) ritrovo la domanda che mi ero fatta. E dovevano venire da Matera per scoprire una piantina di marijuana? Franca-mente qualche dubbio mi viene. Con tutta l'esperienza che hanno i fasanesi in materia di droga, ci facciamo soffiare la scoperta da un gruppetto di ragazzi materani in visita alla nostra ridente città!? E che cazzo! E l'orgoglio fasanese dov'è finito? Ora ci tocca andare a scoprire qualche nuovo 'sasso di Matera' per riacquistare la dignità perduta!E mi pongo anche un'altra domanda. I ragazzi materani che uscendo dal convegno sul disagio giovanile sono andati dritti dritti dalla pian-tina nella villa comunale ... e che hanno avuto una soffiata durante il convegno? O qualcuno gli ha detto che per combattere il disagio vatti a fare una passeggiata nella villa e quello che trovi non si sa mai, ti potrebbe servire?Una cosa è certa: dopo questa avventura molti studenti di Matera e provincia hanno chiesto di iscriversi nelle scuole di Fasano, e pure qualche dipendente statale ha chiesto il trasferimento. Ed io non capisco proprio il perché! Come pure continuo a chiedermi: ma nella villa comunale si può fumare? Io, cartelli di divieto non ne ho visti!

Nicola Fiume (che le poche droghe che conosce sono quelle che servono per insa-

porire le ingenti quantità di cibo che ingurgita)

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pag. 24

IL PARTITO DELL'AMORE

giugno 2011

L'ha fatto di nuovo. Non gli bastava aver invitato al suo bunga bunga tutta l'assemblea dei Cristiano-Riformisti a febbraio scorso. Gli sarà sembrato simpatico dichiarare (era il mese di aprile, durante una conferenza sull'immigrazione, coi morti galleggianti nel Canale di Sicilia) di aver registrato il marchio bunga bunga. Si sarà piaciuto tanto mentre, a maggio, dichiarava che una giornalista giovane e bella (guarda caso) gli aveva chiesto di essere invitata al bunga bunga. Ma almeno poteva evitare di dire, in presenza del premier israeliano Netanyahu, che il quadro alle sue spalle, il Parnaso di Appiani, rappresentasse il bunga bunga del 1811. Non per la figura fecale rimediata in ambito internazionale, che ormai noi italiani ci siamo abituati (ci manca di fare figuracce solo col governo della Papua-Nuova Guinea, ma dategli tempo e provvederà). Però certi argomenti, proprio con Israele, lasciamoli stare. Possibile che nessuno dei suoi arguti collaboratori lo abbia avvisato che l'ex capo di stato israeliano Moshe Katsav era stato condannato per stupro e molestie sessuali? Del resto chi l'avrebbe dovuto avvertire? L'Ignazio Larussa che, imitando (male) Fiorello e ignorando perfino l'esistenza della Bielorussia, chiede a un assistente chi è Lukashenko? Che stiamo parlando di Berlusconi (Silvio, tessera P2 n° 1816) l'avete capito, anche perché i lettori de il Menante, tutti e tre, sono notoriamente più intelligenti dei lettori di altre testate locali. O

forse sono gli altri a essere meno intelligenti. Stiamo divagando, rientriamo in argomento. Dunque, dicevamo, il vecchio rattuso ormai è letteralmente fuori di zucca e la fa di continuo fuori dal vaso, e non crediate che la mia sia una metafora, se la fa proprio sulle scarpe, ma voi non ve ne accorgerete mai perché è circondato da leccapiedi. Non è mai stato un grande politico ma ai suoi tempi è stato un grande imprenditore. Diciamo quando, grazie all'iscrizione alla su menzionata loggia P2, col numero di tessera a voi ormai noto, otteneva favori dai suoi confratelli iscritti alla medesima loggia: tipo il Ferruccio De Lorenzo, presidente dell'Ente di Previdenza dei Medici (ENPAM) che acquistò gli immobili del tesserato 1816, costruiti e invenduti a Milano 2, salvandolo dal crack. Ma ormai è tutta acqua passata e prescritta. Il nostro amato Presidente del Consiglio è soltanto un vecchio paranoico che continua a paventare il pericolo comunista a vent'anni di distanza dalla scomparsa di ogni forma di comunismo dal pianeta terra, che racconta barzellette anche ai funerali (per giunta sempre sullo stesso argomento), che tenta di mettere in cattiva luce la magistratura mentre ormai tre quarti della nazione non vede l'ora che sia arrestato e messo ai domiciliari (è pur sempre un anziano, che diamine, un po' di umanità). Il povero vecchio è così vecchio che non riesce neanche a creare un nome nuovo per l'ennesima loggia. Ormai hanno i nomi in serie: P2 quella di Gelli. P3 quella di Verdini. P4 quella di Bisignani (che per

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pag. 25giugno 2011

non farsi mancare niente aveva anche quella della P2, la 1689), amico di Gianni Letta, braccio destro di Berlusconi, che lo difende in quanto “persona per bene”. Come se non bastasse il capo, a collezionare figure escrementizie provvedono anche i suoi giullari nominati Ministri. Prendete il ministro della Funzione Pubblica: Renato Brunetta, già soprannominato Brunetta dei ricchi e poveri, ormai solo dei poveri. A un convegno sull'innovazione una signorina chiede di parlare, Brunetta acconsente, appena lei apre la bocca per presentarsi e dice “sono della rete dei precari”, il simpatico Ministro scappa via urlando “siete l'Italia peggiore”. Chi vi scrive è sposato con una precaria e sarebbe pronto a sottoscrivere tale affermazione. Chiunque conosca un precario sa che nelle loro menti ottenebrate dalla fannullonaggine allignano l'odio e l'invidia per chi ha un posto fisso (ad esempio come redattore de il Menante o Ministro della Repubblica, più o meno siamo li). Il livore di questi individui cresciuti a sbafo alle spalle dei genitori si manifesta soprattutto nei confronti delle persone che son riuscite a farsi da sole e Brunetta decisamente si è fatto da solo, altrimenti i suoi genitori andrebbero malmenati. Tuttavia non sta bene che un Ministro faccia affermazioni discriminanti tra categorie: perché parla male di una categoria, i precari, trascurando di maltrattare tutte le altre? Non sta bene, no. Un altro che non sta bene è l'ex Sindaco di Fasano Dott. Ing. Vito Ammirabile. Prima che gli venga in mente di querelarmi un'altra volta (che non ho voglia di perdere altro tempo in tribunale per sentirmi dire che ho ragione io, lo so già) chiarisco che intendo dire che non sta bene senza l'incarico di Sindaco a cui teneva tanto. Tanto è il disagio in cui versa quest'uomo, a causa dell'eccessivo

tempo libero di cui dispone da quando non è più sindaco, ch'è giunto ad affermare che gli assessori del Comune di Fasano sono degli incapaci. E meno male che sono quasi tutti gli stessi che aveva scelto lui per la sua Giunta! Invece alcuni di questi assessori dimostrano di essere in possesso di doti nascoste (molto ben nascoste, a dire la verità). Prendete l'episodio accaduto alcuni giorni fa. Durante una riunione di Giunta, l'assessore Bebè Anglani (e dai, non ridete, fatemi prima raccontare il fatto), chiedeva soldi per la programmazione estiva del suo settore, il Turismo. A molti sembrerà strano che della programmazione estiva ci si ricordi a giugno inoltrato. All'assessore al Bilancio, Zaccaria, anche. Infatti, il gestore delle finanze comunali, ha detto di pazientare ancora: se si trovano un po' di soldi faremo la programmazione estiva, magari verso ottobre. Bebè è buono e caro, lo puoi sfottere bonariamente e lui risponderà con altrettanta bonomia, ma non sopporta essere preso per il didietro senza che nemmeno si chieda il permesso. I due si sono scambiati accuse di vario genere (dall'incapacità all'abigeato) e quando l'assessore Zaccaria ha “avvicinato” una mano al volto di Anglani e questi era pronto a reagire violentemente, coronando il sogno di ogni cittadino fasanese vessato dagli aumenti di tasse, ecco che avviene l'imprevisto. Uscendo dal torpore che ha caratterizzato la sua attività politica fin da quando era consigliere comunale di sinistra, l'assessore Caroli decide di immolarsi, frapponendo il proprio corpo tra i due contendenti e impedendo la rissa. Sedati gli animi e ristabilito l'ordine, accertato che i due assessori rivali fossero usciti illesi, una domanda si levò dal popolo fasanese: Assessore Caroli, farsi i cavolacci propri, no, eh?

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ELETTORALFLEXTutto cominciò quando si deci-se – per fortuna – che i referen-dum si dovevano fare; era in gioco l'idea stessa della demo-crazia nel senso più vero e pro-fondo del termine. Poco impor-ta che fino all'ultimo istante uno dei quesiti – difficile sareb-be non qualificarlo come il più importante – quello sul nuclea-re, sia rimasto in bilico su un filo a mo' di funambolo, nell'attesa che la Corte di Cassazione con-fermasse – e ce n'è bisogno quotidianamente – che l'Italia è ancora uno stato di diritto. I seggi sarebbero stati finalmen-te aperti e i cittadini avrebbero potuto scegliere. Certo Berlu-sconi ci ha messo del suo, non consentendo che la tornata elettorale di primavera com-prendesse anche i quesiti refe-rendari. Il Premier sperava che, fissando la data dei referen-dum il 12 e il 13 giugno, e appel-lando chi intendeva votare come poco intelligente, avreb-be spronato gli elettori ad anda-re al mare piuttosto che a vota-re o a rimanere a casa a dormire piuttosto che esercitare un diritto. Dormire. Anche il sonno è un diritto perché il riposo ritempra e rinvigorisce il corpo e lo spirito. Devono averlo capi-to anche all'ufficio elettorale del Comune di Fasano quando hanno deciso di fare incetta di

materassi. No ai luoghi comuni! I materassi non servivano agli impiegati comunali che hanno imparato a dormire anche in piedi, pur di non sottrarre tempo al piacere di una penni-chella. I materassi erano desti-nati ai militari impegnati a pre-sidiare i seggi. Pronti, via! Dal Comune parte una lettera di invito contenente indicazioni dettagliate e precise sulle caratteristiche dei giacigli: “im-bottitura ammortizzante ed isolante con rivestimento esterno composto da prodotti che permettono la traspirazio-ne (anallergici ed antiacari) – lato estivo in cotone e lato invernale in pura lana vergine; sistema di protezione perime-trale anti abbassamento; dimensioni: altezza 20 cm, lun-ghezza 180 cm, larghezza 80”. Vien da pensare che sul Comu-ne siano proprio degli esperti in fatto di dormire e pertanto chi tale non si ritiene è tenuto a documentarsi. Visita lampo in un negozio di mobili della Città, arriva la conferma che effetti-vamente al Comune in fatto di dormire sono bravissimi. Le caratteristiche richieste sono esatte… un solo neo. La dimensione standard di un materasso singolo è 20x190 x 80; invece dal Comune hanno richiesto materassi un po' più

corti (180 cm)… evidentemen-te erano attesi militari di dimensioni ridotte. Ma non fini-sce qui. La lettera del Comune imponeva che l'offerta venisse presentata a mano (devono avercela con le poste sul Palaz-zo!) e che si componesse di una busta grande ed una piccola (ma a questo dato ci si arriva solo dopo un'estenuante inter-pretazione della lettera del Comune). L'offerta inoltre doveva comprendere anche la materiale consegna dei mate-rassi in un posto non meglio identificato. Ma di ciò si dirà dopo. Com'è andata a finire la gara dei materassi fuori misu-ra? La base d'asta era fissata in 3.700 euro, iva inclusa. Sono arrivate due offerte, 3500 euro una, 2.910 euro l'altra. Chi ha vinto? L'offerta col prezzo più alto. Ma non si gridi subito allo scandalo. C'è un motivo: l'offerta col prezzo più basso si riferiva a materassi con caratte-ristiche generiche e non con-formi a quanto richiesto dal Comune. Eppure dalla lettera di invito non si poteva desume-re che nell'offerta dovessero essere richiamate ed elencate le caratteristiche dei materassi. O meglio, si presume che l'offerta forse conforme alla richiesta del Comune. I dubbi aumentano. Perché è stato

escluso il concorrente che aveva presentato l'offerta più bassa? Ha forse offerto un materasso “come sia sia” (diffi-cile a credersi, dato che la mag-gior parte dei materassi a molle possiede quelle caratteristi-che) oppure un materasso con dimensioni standard (190 cm di lunghezza) e il Comune si è impuntato sull'altezza di 180 cm? E soprattutto, dove ha por-tato i materassi chi si è aggiudi-cato la fornitura? Proprio in que-sto punto la lettera del Comune raggiunge un livello di entusia-smante ilarità: il luogo di conse-gna sarà indicato dal responsa-bile dell'ufficio elettorale entro le ore 12 del 7 giugno. Che signi-fica? Due sono le possibili lettu-re; la prima – inverosimile, ma plausibile - è che entro le ore 12 del 7 giugno il responsabile doveva indicare il luogo di con-segna; la seconda – verosimile – è che quel termine di conse-gna, a pena di decadenza, valesse per l'affidatario. Ah, la punteggiatura… questa sco-nosciuta… un po' come il luogo di consegna dei materassi. Spe-riamo almeno che i militari abbiano riposato bene. Certo è un po' difficile pensarlo, se dal materasso fuoriuscivano i dito-ni dei piedi!

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I dubbi dubbi del Prof. Nicola Fiume

21 maggio 2011 – Caso Strauss-KahnIl giudice ha deciso: concessi gli arresti domiciliari a Strauss-Kahn che va a casa e paga una cauzione di un milione di dollari. L'ex direttore del Fondo Monetario Internazionale, che non aveva spiccioli in tasca, ha chiesto ai francesi collaborare con un dollaro ciascuno e di pazientare perché la verità verrà a galla. Le francesi invece verseranno due dollari ciascuno perché Strauss-Kahn ritorni in carcere e ci rimanga.

23 maggio 2011 – Crisi in Medio OrienteRigida presa di posizione dell'ONU nei confronti di Gheddafi. Inflitte al capo libico quindici bacchettate con la riga sulle mani. Di taglio. Ancora più severa la punizione inflitta al Raìs Assad in Siria: faccia al muro dietro la lavagna e tre giorni senza merendina.

24 maggio 2011 – Pedofilia EcumenicaQualcuno dovrebbe spiegare a don Seppia che quando Gesù diceva 'la-sciate che i pargoli vengano a me' intendeva dire un'altra cosa.

6 giugno 2011– Notizie dal CileProntamente denunciato alla buoncostume andina un vulcano in Cile che si è risvegliato dopo oltre cento anni eruttando.

Sono stato all'IKEA. Tra le altre cose mi sono lasciato tentare dai prodotti alimentari svedesi ed ho comperato una confezione di gallette. Qualche giorno dopo un collega mi ha detto, a proposito di queste gallette, che in Svezia esiste una leggenda: se mettendo una galletta sul palmo della mano e dandoci un colpo secco al centro, la galletta si fa in tre pezzi, si avvera un desiderio. Ho preso la confezione di gallette, l'ho aperta ed ho incominciato a mettere gallette sul palmo della mano e dare colpi secchi nella speranza di realizzare un desiderio a cui tengo tanto. Sono dovuto ritornare all'IKEA ed ho comprato altre tre confezioni di gallette svedesi. Niente da fare. Non sono bastate: le gallette si fanno in due, quattro, cinque, sei e sette pezzi, si sbriciolano, ma in tre pezzi manco se ti metti a piangere. Sono ritornato all'IKEA ed ho preso altre cinque confezioni di gallette. Il giorno dopo ancora all'IKEA ed ancora gallette svedesi. E via così anche per la settimana successiva. Adesso il desiderio che vorrei realizzare non è più quello di prima, adesso il mio sogno è che una galletta si faccia in tre pezzi ed io possa finalmente smettere di comprarne. Per il momento continuo a comprare gallette svedesi.

L'ex direttore del Fondo Monetario Internazionale Strauss-Kahn ha pagato un milione di dollari di cauzione per uscire di prigione ed essere assegnato agli arresti domiciliari. Siccome nel mio portafogli ci sono soltanto 34 euro e cinquanta centesimi, mi sto chiedendo qual è il massimo reato che posso permettermi per non finire al fresco. Precauzionalmente ho chiesto al mio avvocato che ha escluso categoricamente l'uxoricidio e mi ha consigliato al massimo lo sputo per terra senza premeditazione.

Le Gallette Svedesi

la vignetta è di Cosimo Rosati

Lettere al ProfessoreCaro Gino,Effettivamente, per colore, forma e dimensione, alcune varietà di olive nostrane potrebbero facilmente essere scambiate per cacche di pecora, ragion per cui se intendi raccogliere le olive da sotto gli alberi devi prestare attenzione a quello che realmente riponi nel paniere. Se invece le olive intendi raccoglierle direttamente dalla pianta, francamente non ho mai visto una pecora cagare sopra un albero.

Caro Sergio,Mi congratulo vivamente con te per la straordinaria cattura avvenuta la sera del giorno 15 ottobre scorso sulla spiaggia del Capitolo. Effettivamente certi eccezionali avvenimenti non si dimenticano. Faresti bene, tuttavia, a ricordarti che se ha le corna, pesa attorno ai quattro quintali, ha una chiara espressione bovina, e per di più aveva un vitello al seguito, probabilmente quella che hai tirato a riva non è una mastodontica spigola. Per cui non sarebbe male, se non l'hai già cucinata al forno con le olive, se la riportassi all'allevatore della masseria vicina che ha già provveduto a denunciare il furto di una mucca e di un vitello. Se non te la senti di trasportare la mucca ed il vitello dal legittimo proprietario, almeno vanne a denunciare il ritrovamento dai carabinieri, e mi raccomando a come gli spieghi l'accaduto.p.s. se decidi di andare dai carabinieri chiedi se per cortesia uno di loro è disposto ad andare a far visita a zia Madia, alla masseria, perché mia zia c'ha questo irrefrenabile desiderio.

Caro Mario,Leggo con soddisfazione che hai trovato una sistemazione idonea per il cavallo che ritieni oramai parte della tua famiglia. Apprendo inoltre, con piacere, e ti faccio gli auguri anticipatamente, che il 27 corrente mese ricorre il tuo venticinquesimo anniversario di nozze ed intendi invitare parenti e amici a ristorante per festeggiare. Esprimo tuttavia seri dubbi circa la possibilità, ma soprattutto l'opportunità, che tu possa invitare anche il cavallo. Non lo faranno entrare.

Caro Giorgio,Leggo con costernazione la tua lettera nella quale racconti dello spiacevole episodio accadutoti. Per una prossima volta, quando una bella ragazza si presenterà al bar e ti chiederà un limonata, prima di buttarti addosso, assicurati che la limonata che hai pensato tu sia realmente quella che vuole lei, se no limitati a servirle quanto ordinato.

Caro Arturo,Anche a me la frase che mi hai chiesto di aiutarti a decifrare ricorda qualcosa. Mi pare che la proclamò il condottiero romano che distrusse la città nordafricana sua rivale. Non ricordo chi fosse questo condottiero, ma sicuramente la frase non era “Delenda Castagne!”

giugno 2011

Attualità

Teledò (la tv che non fa per voi)

Page 28: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

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I RAGAZZI DI FASANO DIVENTANO GRANDI UN'ALTRA VOLTA

giugno 2011

A distanza di due anni, ci ritroviamo a dover riscrivere i nomi di un gruppo di adole-scenti fasanesi che portano alto in Italia il nome della propria città. La cosa curiosa è che i nomi sono in larga parte gli stessi di due anni fa. Quei monelli che due anni fa vinsero i l campionato naz ionale categoria under 14, con le maglie della Junior Fasano, hanno ripetuto l'impresa a distanza di due anni nella categoria superiore degli under 16. Li guardi e ti accorgi che stanno cambiando: quelle barbette incolte, forse lasciate crescere per intimorire gli avversari dimostrando cariche ormonali da categoria superio-re, ci dicono che i nostri bimbi campioni di due anni fa non sono più bimbi. Le coppe es ib i te orgogl iosamente insieme alla bandiera nazionale ci dicono che restano ugual-mente campioni. Non solo i nomi dei campioni e della squadra sono rimasti gli stessi: anche il presidente è lo stesso ed è raggiante come due anni fa. Angelo Di Carolo, presidente della Junior, in queste occasioni è poco presidenziale. L'unico termine che trovo per descrivere al meglio il suo stato d'animo è priscio, e pazienza se chi legge non sa il fasanese. “Sono contento che i ragazzi abbiano vinto, perché lo hanno merita-to per tutto l'anno e soprattut-to nelle finali in Abruzzo. E sono contento che la società abbia completato l'elenco delle competizioni giovanili vinte, dopo il primo storico titolo dell'Under 18 di cinque anni fa e l'Under 14 di due anni fa con questi stessi ragazzi. E poi non dimentichiamo che quest'anno siamo campioni regionali under 18 e vicecam-pioni under 14”. Entusiasmo condiviso dai tifosi che hanno atteso il ritorno dall'Abruzzo della squadra neocampione d' I ta l ia per festeggiar la

degnamente al Palestrone con striscioni e cori. Per la squadra maggiore, nel frattempo, raccogliamo dal presidente la conferma della s e r e n a s e p a r a z i o n e d a Giancarlo Costanzo, che pare aver ceduto alla corte del Conversano, e della conferma di tutto il resto della rosa di quest'anno, Kokuca e Bobicic compresi. Di Carolo ci confer-ma che sarà preso il terzino tiratore che quest'anno è mancato alla squadra, non si sbottona sul nome, ma tra gli appassionati non è un mistero che i nostalgici di Zeliko Beharevic nutrono speranze di un suo ritorno a Fasano. Stuzzicato sul nome di chi potrebbe sostituire Costanzo, il presidente appare sincero nel dichiarare che “Tra Messina che può giocare ala controma-no, Rubino che a tratti può coprire il ruolo, e il lancio definitivo di Danilo Ancona, non riteniamo di aver bisogno di altre ali destre. Questo sarà l'anno in cui speriamo di raccogliere i frutti del lavoro svolto negli anni scorsi col vivaio, i ragazzi devono giocare per crescere e quest'anno è nostra intenzione farli crescere a n c o r a , a n c h e t e n e n d o presente la seconda squadra, l ' H a n d b a l l F a s a n o , c h e quest'anno disputerà il cam-pionato di A2 e abbiamo intenzione di farlo per bene”. A g g i u n g i a m o c i c h e d a quest'anno torna in vigore il campionato Under 20 (altro titolo che giungerà a Fasano?) e concludiamo con la riflessione che tra campionato di Elite, due squadre in A2 (Polisportiva Roberto Serra e Handball Fasano) e le rispettive giovanili, senza contare Basket e Volley, se ci fosse in città un palazzetto degno d i questo nome, raramente sarebbe inutilizzato e forse sarebbe già troppo poco. Ma se ci fosse il palazzet-to a Fasano vorrebbe dire anche che finalmente avrem-

mo trovato amministratori capaci. E se… se… se mio nonno non fosse morto, a quest'ora sarebbe ancora vivo.

F.V.

I campioni d'Italia Under 16 della Junior Fasano (foto mediapulia)Sante COLELLA20.1.97, centrale –terzinoNicola DICAROLO13.7.96, alaGiovanni FASANO12.10.95, ala –pivotGiuseppe LATORRE28.3.97, pivotNicolò LEOCI2.3.95, portiere

Antonio LORUSSO27.5.96, portiereGiampiero MAGGI23.12.97, alaGiovanni MANCINI 10.8.95, ala –centraleGiovanni MARANGI22.6.96, ala-terzinoVito Claudio MARINO26.1.96, pivot-terzinoAndrea OSTUNI12.3.95, terzinoMarco PIGNATELLI1.4.95, terzinoMattia SAPONARO10.11.97, terzinoNicola TEMPONE1.4.96, ala-terzino

www.bluver.it

foto: mediapulia

Page 29: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

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3° MEMORIAL GIOVANNI COSENZA“Si è tenuto a Fasano presso il centro sporti-vo “Il Fenomeno” il “3° Memorial Giovanni Cosenza”,torneo di calcio a 5 in ricordo di Giovanni Cosenza,ven-d i t o r e a m b u l a n t e fasanese molto impe-gnato nel sociale, appassionato di politi-ca e un' infinita passione per lo sport e il calcio in particolare.La partecipazione alla competizione calcistica ha visto la presenza di associazioni operanti sul territorio, parenti e amici ed inoltre la presenza del le assoc iaz ioni d i categor ia d i Fasano, A.V.A.(Associazione Venditori Ambulanti) e di Martina C.A.R.I.(Commercianti Ambulanti Riuniti Italiani).I proventi delle iscrizioni al torneo e la vendita di materiale inerente la manifestazione sono stati devoluti alla associazione A.P.A.D. (Associazione Per le Adozioni a Distanza) progetto del quale se ne occupa Don Giorgio Pugliese della chiesa S.Antonio Abate di Fasano.Nel pomeriggio, all'interno della struttura, i gestori del “Blabber” hanno divertito i più piccoli con una loro attrazione gonfiabile.Per quanto riguarda la competizione calcistica la vittoria è andata ad appannaggio dell' A.V.A. di Fasano guidata da Angelo Maglionico, vittoriosa in finale per due a zero, contro i venditori ambulanti di Martina Franca guidati da Silvestro Solito.La premiazione tenuta nella serata stessa ha visto la presenza di Don Giorgio, il quale ha illustrato nei dettagli la sua attività, i programmi futuri del suo operato e come verranno utilizzati i proventi a lui destinati. Il progetto attuale si occupa degli “enfants sorciers” i bambini del Ruanda accusati di stregoneria il più delle volte dai propri parenti e cacciati di casa.Un pensiero ed un ringraziamento a tutti i partecipanti e gli organiz-zatori è stato rivolto da parte della famiglia di Giovanni prima di liberare al cielo dei palloncini con dei bigliettini allegati da parte della figlia, la piccola Giovanna, e da parte dei nipotini Sante, Anna-maria e Conny.Il contributo da parte dei famigliari e dei numerosi volontari ha fatto si che il ricordo di Giovanni Cosenza, sia stato un giorno di condivisio-ne, di socialità e di allegria, elementi fondamentali della sua vita, testimoniato anche attraverso la proiezione di un video fotografico.Ringraziamenti doverosi, infine vanno a chi ha sostenuto e aiutato questo progetto solidale: videogiochi Spagnulo, Centro Sportivo “Il Fenomeno”, Lucifero Tattoo, giochi per bambini Blabber, Iris Cafè, Opera Caffè, il gruppo di lavoro della Parrocchia di “S.Francesco D'Assisi” di Don Carlo Latorre e tutti coloro i quali hanno contribuito dedicando il loro tempo ad un uomo,un figlio,un marito e un padre meraviglioso”.

Cosa si può aggiungere a questo comunicato stampa? Solo scrive-re di un gruppo di amici che onora il ricordo di Giovanni, un' asso-ciazione di giovani commercianti nata anche dalle sue idee per dare dignità e legalità ad una categoria talora bistrattata. Giovanni era un uomo di destra (segretario della Destra) amato da tanti amici anche di sinistra. Persona corretta e leale, a differenza forse di altri che vorrebbero utilizzare il suo nome a fini elettorali. Ricor-dare un amico, portare avanti le sue idee, far sì che il ricordo non svanisca con il tempo. Bravi ragazzi!

G. M.

CORRERE TRA SENTIERI OSSERVATI DALLA LUNA PIENA

Trenta amici davanti al Barbacco in tenuta podistica. Tutti con

una torcia in mano. Sono le 21. Non devono andare in discoteca,

non è idoneo l'abbigliamento. Non devono andare a caccia,

sono in pantaloncini! E allora? Si sono uniti per una piccola gara

in salita, in notturna. 7 chilometri per il sentiero Stella fino a

Laureto, alle spalle della grotta del presepe e piccola discesa

fino alla fontana sulla statale. Lungo il tragitto, un piccolo

ristoro presso una masseria e a fine gara cena presso la pizzeria

vicina all'arrivo. 45 minuti di corsa in allegria a buon ritmo: tutti i

podisti sono infatti abituè delle corse amatoriali locali. Il ritorno

di passo, chiacchierando, al Barbacco, nel dopocena. Una

discesa in compagnia, per digerire la cena e per fissare la

prossima uscita magari organizzando meglio l'evento e

rendendo fissa la data. L'organizzatore, Antonio Cofano, è

felice per la riuscita della gara tra amici.”Credevamo di essere

una quindicina, ma il passaparola ci ha fatti diventare una

trentina. Ringrazio Mimmo Minoia e Piero Recchia per l'aiuto

ricevuto. L'anno prossimo molto probabilmente ripeteremo la

gara il giovedì prima della festa della Madonna”.

Tutti contenti i partecipanti. “Ringrazio l'amico Tonio per l'idea

avuta. Spero di poter ripetere l'uscita l'anno prossimo.

Suggestivo il percorso, spettacolare la luna piena” afferma

Mimmo Liuzzi. “Sono contento, tra l'altro, di aver corso con

amici tesserati in società diverse della zona. Davvero puro

divertimento.”

Caro Tonio, aspettiamo la prossima edizione. Anche noi de Il

Menante ci metteremo in pantaloncini e canotta e

gareggeremo con voi.G.M.

giugno 2011

DEL LOTTONumero del mese 87.

Possibile ambo 87 e 19.

Possibile terno 87 - 19 - 59.

Ovviamente sulla ruota di Bari.

Buona fortuna.

ANGOLO

Page 30: IL MENATE N. 6 - GIUGNO 2011

pag. 30 giugno 2011

Si celebra prima di “inghianare fuori” (5-5-7)

SOLUZIONE GIOCHI DELLO SCORSO NUMERO

F O P E R A I L G A T E S O

O A B A N C H E T T O T L A

S I O R E H C C U Z D I E L

R R E R G I O R S A V L E S

O A P L R A U E C E A O A M

C N R T I V F M A D O B D O

V I A V A I A L M E L O N I

D M C O S A L S I C C I A G

M U S I C A I O C C A I B G

E L L E C O N G I O S T R E

S S O A C I E T A T S E A S

S N L R N N T A T M A I B S

A C U A B A N C A R E L L A

E T P E N O I S S E C O R P

CRUCIPUZZLEBANCARELLABANCHETTOBANDABARBACAOSCASSACHIAVI CITTA'CORSOESTATEFUOCHIGIOSTRELIETILUMINARIAMADO'MAGIAMATRICEMELONIMERCE

MESSAMUSICANEGRINOCELLEOBOLIOLIVEALLACALCEOPERAPANINOPASSEGGIOPRECIPROCESSIONESALSICCIASCAMICIATASCARPESELVATAGLIARETURCOVIAVIAIZUCCHERO

REBUS: E' andato di traverso a Berlusconi: (6)

CRUCIPUZZLE: - REBUS: – Equitalia

CAPOZZI

Collo… senza testa. – 5. Lo è il fratello di papà. – 6. Le prime di Zaccaria. – 7. Nemica di Livorno. – 8. Assessore Re di Pezze. – 10. Zadar… in italiano. – 12. Frutto che spesso si conserva e combina con le mandorle. – 14. Lago tanto caro a Manzoni. – 16. Affittare all'inglese. – 18. Gaetano Vinci ne è il fantomatico e pittoresco leader a Fasano. – 19. il Sindaco Di Bari che dice sempre sì. – 20. Né quinti né settimi. – 21. Grosso cioccolatino con la ciliegia sotto spirito all'interno. – 22. Teschio senza le finali. – 23. Campobasso. – 24. Federazione Italiana Sci. – 25. Come inizia un'inserzione da cerca lavoro… – 27. Dentro. – 29. Figlio di sconosciuti.

ORIZZONTALE1. Consigliere comunale di destra con l'hobby del teatro. – 2. Potenza. – 9. La maga del Vesuvio… creata dalla Walt Disney. – 10. Sorella di mamma. – 11. Individuo inesperto e credulone… come un volatile. – 12. Mezzo fascista. – 13. Margine estremo. – 14. Un “Giacomo” politico francese famoso. – 15. L'ultima, la sesta e la quinta. – 16. Voce poco limpida. – 17. L'inizio di Zorro. – 18. Popolo, folla… a inizio parola. – 19. Lorenzo Rubino. – 20. C'è quello di levante e di ponente… – 21. Belli… poetico. – 22. Quello di intelligenza dovrebbero farlo ai nostri politici. Esiti negativi scontati! – 23. La coca è la più famosa… ma quella da bere!. – 24. Il circolo Alter la organizza a Cisternino ogni anno. – 25. Lo show che impazzava al Canale di Pirro qualche anno fa. – 26. Una parte di Croazia molto italiana. – 28. Rosalino Cellamare. – 29. Vice sindaco pidiellino.

VERTICALE1. Consigliere comunale di destra con l'hobby della pubblicità. – 2. Privo di forma o personalità, come tanti consiglieri comunali fasanesi. – 3. Negli uomini può essere di diversi colori ed è spesso causa di razzismo. – 4.

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