il mondo domani. la città che vorrei

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ISSN 1724-7594 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE INABB.POSTALE DL 35372003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 - N.46)ART. 1, COMMA 2 - DCB - ROMAANNO XXX NUOVA SERIE - N.3 MAGGIO - GIUGNO 2010 la città che vorrei uniti per i bambini il MONDODOMANI Bimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF - Onlus il MONDODOMANI Bimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF - Onlus

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È importante indagare il benessere dei bambini anche in riferimento al loro ambiente circostante nei diversi contesti sociali. Questo numero, dedicato al bambino e al suo habitat, ospita voci di esperti di arhcitettura, sociologia, eco-sostenibilità. Una monografia sugli spazi sia interni che esterni, nella dimensione della città e della metropoli o della piccola comunità (casa, scuola, asilo, parco giochi).

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la città che vorreiuniti peri bambini

il MONDODOMANIBimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF - Onlus

il MONDODOMANIBimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF - Onlus

il MONDODOMANIBimestrale del Comitato Italiano perl'UNICEF - Onlus

Anno XXX nuova serien°2 marzo-aprile 2010Registrazione Tribunale di Roman. 304 del 25.5.89

DirettoreVincenzo Spadafora

Direttore responsabileSusanna Bucci

RedazioneSilvia AntoniniPatrizia PaternòRaffaella Zannetti

Si ringraziano tutti coloroche hanno collaboratoa questo numero:

Valerio Di Bussolo, Silvia Giordano,Dora Giusti, Roy Lorenzo,Luciano Pantaleoni, Luciano Ventura,

Redazione e amministrazione

Via Palestro, 68 00185 Romatel 06478091 - fax [email protected]/mondodomani

Progetto grafico Silvia PersiImpaginazione KaomaStampa PrimeGrafVia Ugo Niutta, 2 00176 Roma

tel 062428352 - fax 062411356

Finito di stampare il 30/06/2010su carta ecologica e riciclata Symbol Freelife Satin

Le opinioni espresse dagli autori non riflettononecessariamente il pensiero dell’UNICEF e delComitato Italiano per l’UNICEF - Onlus

Contributo annuale per spese di stampa espedizione 20,00 euro da versare sul ccp745000 intestato a Comitato Italiano perl'UNICEF - Onlus, con causale: “ilmondodomani”

INFORMATIVA SULLA PRIVACYAi sensi dell’art. 13, d. lgs 196/2003I dati saranno trattati da Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus– titolare del trattamento –Via Palestro 68, 00185 Roma, perle operazioni connesse alla donazione, per informare suiniziative e progetti realizzati anche grazie al contributoerogato e per inviare il catalogo prodotti, la rivista ed ilmateriale informativo riservati ai sostenitori, per campagne diraccolta fondi e sondaggi. Previo consenso, le informazionipotranno essere inviate anche via fax e e-mail. I dati sarannotrattati, manualmente ed elettronicamente con metodologiedi analisi statistica, esclusivamente dalla nostraorganizzazione e dai responsabili preposti a servizi connessi aquanto sopra; non saranno comunicati né diffusi né trasferitiall’estero e saranno sottoposti a idonee procedure disicurezza. Gli incaricati del trattamento per i predetti finipossono essere preposti ai rapporti con i sostenitori, al callcenter, ai sistemi informativi, all’organizzazione di campagnedi raccolta fondi, alla preparazione e all’invio di materialeinformativo. Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003, si possonoesercitare i relativi diritti fra cui consultare, modificare,cancellare i dati od opporsi al loro trattamento per l’inviodimateriale informativo rivolgendosi al titolare al suddettoindirizzo, presso cui è disponibile, a richiesta, l’elenco deiresponsabili del trattamento.

editoriale

Qualità della città = qualità della vitadi Vincenzo Spadafora, Presidente Comitato Italiano per l’UNICEF

La qualità della vita dell'infanziae dell'adolescenza è una sfidaculturale che non possiamopermetterci di perdere. Ancoraoggi, tuttavia, l’attenzione atemi cruciali per la crescita sanaed equilibrata dei nostri figli èlasciata alla sensibilità eall’intelligenza delle amministrazioni locali. Masolo poche fra queste intervengono in tal senso,per mancanza di un strategia di politiche cheindichi una via nazionale e un investimentofinanziario reale. Non è solo una questione dipolitiche sociali ed educative. Va risolto anche ilnodo dell’esclusione delle nuove generazionidalle politiche di sistema e dai meccanismidecisionali: solo attraverso una loro rapidainclusione nelle scelte della vita collettiva,potremo accrescere il livello di cultura politicadel nostro paese. Il tema, nonostante la diffusamiopia dell’attuale classe dirigente, è al centrodel dibattito. Ma quasi mai in modo corretto. Sene discute molto quando si parla di scuola e delsuo “triste” destino di tagli. Se ne parla moltomeno in relazione alla qualità dei contestiextrascolastici che offriamo ai più piccoli percrescere. Eppure, se si guarda in manieraattenta e non strumentale alle diverse indaginisulle performance di apprendimento dei nostristudenti, ci accorgiamo che il contestoterritoriale e familiare incide per un 50% sulrendimento scolastico: territori più attrezzati acontesti culturali e di partecipazione avanzatigenerano cittadini più colti e più consapevoli deipropri diritti e dei propri doveri nei confrontidella res publica. Se si inserisce il mondodell'infanzia e dell'adolescenza nellacomplessità delle relazioni all'interno delcontesto urbano, ci si accorge che una cittàcon un ambiente sostenibile fa stare meglio i

suoi cittadini. Grandi o piccoliche siano. Avere a disposizionecontesti urbani ed extraurbanisani e aperti, in cui vivere ladimensione generazionale nelproprio territorio, è piùimportante di politichespecifiche. In molte parti del

nostro paese esistono realtà ed esperienzeavanzate, monitorate e rivolte al mondodell'infanzia, molto attente al sostegno e allarelazione con le famiglie. Ma rimangonopurtroppo politiche di settore, che raramenteriescono ad influenzare le politiche strutturalirelative alla qualità della città. Pensiamo acontesti come Torino e Caltanissetta, duerealtà che dedicano un grande impegno allepolitiche per l'infanzia e l'adolescenza, ma chea guardare alcune statistiche troviamo semprenella parte medio bassa degli indicatori sullaqualità ambientale, fra i comuni capoluogo diprovincia. Occorre dunque porsi la domanda sucome dare qualità della vita a bambini eragazzi, in città che faticano a gestire inmaniera sostenibile indicatori di qualitàambientale e di inclusione sociale: mobilitàsostenibile, spazi di aggregazione, luoghi disvago e di cultura, verde pubblico. In Europasono temi da anni nell’agenda dei decisoripubblici. La crisi climatica, in questaprospettiva, in relazione anche ai nuoviimpegni che si sono assunti gli Stati per lariduzione dei gas serra, può rappresentareun'importante cornice e una buona opportunitàper ripensare le nostre città, i nostri stili di vita,la nostra cultura dei consumi. In questoripensamento, coinvolgiamo i cittadini piùgiovani: non ci sarebbe da stupirsi che, nelleloro riflessioni, ci siano già le soluzioni per ilfuturo.

03 Le città amiche dei bambinidi Dora Giusti

06 I bambini progettano il futurodelle cittàdi Ray Lorenzo

08 Questo l’ho fatto iodi Luciano Pantaleoni

10 In strada a giocaredi Luciano Ventura

12 Lo spazio internodi Valerio Di Bussolo

13 Bio-ecologia e architetturaper l’infanziadi Silvia Giordano

14 I non luoghidi Silvia Antonini

16 Libria cura di Patrizia Paternò 03

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A Kiev, capitale dell’Ucraina, si dorme e si vive sulle strade, a tutte le età...come in molte altre piccole e grandi città di paesi colpiti da povertà endemica o da profonda crisi economica.

Negli ultimi decenni, la popolazione urbana nelmondo ha subito una crescita tale che, per laprima volta nella storia, nel 2008, ha superatoquella che vive negli ambienti rurali. Si calcolache entro il 2030, cinque miliardi di personevivranno in città di diverse dimensioni; più del50% avrà meno di venticinque anni. Ilprecedente Segretario Generale dell’Onu, KofiAnnan ha descritto questo trend come “ilringiovanimento della povertà”, riferendosi allestatistiche del 50% dei giovani che vivono conmeno di 2 dollari al giorno.

Di fronte a questa situazione, dagli anniNovanta, iniziano a emergere delle iniziative incittà e comuni del Nord e del Sud del mondomirate a rispondere alle esigenze e ai bisognidell’infanzia e dei giovani. Nel 1996 durante laConferenza dell’UN Habitat, nasce l’iniziativaglobale Città Amiche dei Bambini (Child FriendlyCity Initiative - CAB), lanciata dall’UNICEF e UNHabitat in risposta alla Risoluzione dellaConferenza. Il lancio dell'iniziativa si fonda sulriconoscimento che il benessere del bambino èl’elemento essenziale di una società sostenibilee che una società giusta per i bambini è giustaper tutti.

L’iniziativa diventa unvero e propriomovimento globale.Incontri nazionali,regionali e mondiali sisuccedono in manieracostante. L’approccioCAB si basa sull’ideache i governi localisono responsabilidella tutela dei dirittidell'infanzia, comesostenuto dallaConvenzione (CRC);tale responsabilitàviene ribadita dallaSessione Specialesull'Infanzia del 2002e dal suo documento"Un mondo giusto per

l'Infanzia".La Città Amica non è altro che la traduzione

della CRC e dei suoi principi a livello locale. UnaCittà Amica indica un’amministrazione locale incui i bambini hanno voce e partecipano aiprocessi decisionali; partecipano alla vita dellafamiglia, comunità, società; hanno accesso aservizi di base, come salute e istruzione; hannospazi per giocare; possono muoversiliberamente e in maniera sicura; accedono aspazi non inquinati; e hanno a disposizionenorme e apparati che assicurano la loroprotezione contro violenza e sfruttamento. Èimportante segnalare che il termine Città Amicapian piano arriva ad estendersi all'idea dicomuni più piccoli e anche di villaggi e quartierioppure comunità rurali, presentandosi dunquenon solo come un approccio che risponde alleesigenze urbane, ma anche come un modello disviluppo locale che promuove i principi digovernance, basati sulla trasparenza el’accountability delle istituzioni oltre che allapartecipazione democratica dei cittadini nelle

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progetti UNICEF

Le città amiche dei bambiniLe fondamenta per costruire una città amica delle bambine e dei bambini sono i quattroprincipi basilari della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza: nondiscriminazione, superiore interesse del bambino, diritto alla vita e al pieno sviluppo eascolto e rispetto delle sue opinioni.

di Dora GiustiSpecialista Protezione dell’InfanziaCentro di Ricerca dell’UNICEF “Innocenti”, Firenze.

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decisioni politiche.Per fornire un orientamento tecnico econtribuire alle diverse esperienze che sisviluppano in varie parti del mondo, nel 2000, ilCentro di Ricerca Innocenti dell'UNICEF, incollaborazione con UN Habitat, e il Ministerodell'Ambiente e degli Esteri, il Comitato Italianoper l'UNICEF e l'Istituto degli Innocenti hacreato la Segreteria Internazionale dell’iniziativaCittà Amiche dei Bambini, presso il Centro diRicerca Innocenti dell'UNICEF (UNICEFInnocenti Research Centre) a Firenze. Il ruolodella Segreteria è di favorire la disseminazionedi conoscenze e di contribuire alla ricerca sultema, compresa l’identificazione di buonepratiche. Uno dei contributi più importanti, fruttodi partnership e interazione con diversi attori, èil documento quadro che definisce la città

amica, identifica 9 passi per la sua costruzione,tra cui: riforma legislativa, politiche e strategieper l'infanzia e una valutazione della loroesecuzione. Un meccanismo di coordinamento,un piano regolatore che rifletta le esigenzedell’infanzia, un rapporto sulla condizionedell’infanzia, la promozione di una cultura deidiritti dei bambini e la presenza di enti autonomiche svolgano attività di advocacy. L'elementoprincipale e trasversale di una Città Amica è lapartecipazione di bambini e ragazzi. In una CittàAmica i bambini e i ragazzi vengono ascoltati ele loro voci vengono riflesse nelle politichelocali.

Buone pratiche internazionaliSono numerose e diverse le esperienzepromosse o anche solo supportare dall’UNICEF,

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nei vari paesi, in quest'ambito. Nel 1999, ilBrasile lancia un’iniziativa di comunicazione emobilitazione sociale che aspira ad accelerare latutela dei diritti dell’infanzia e gli Obiettivi delMillennio nello stato del Cearà. Si tratta delMarchio “Comune Approvato”. L’ufficio indiceuna vera e propria gara tra comuni, i qualivengono raggruppati secondo indicatoricomparabili. I comuni che si iscrivono hannodue anni per dare prova del progresso ottenutoin termini di a) impatto sociale,b) amministrazioni delle politiche pubbliche ec) mobilitazione sociale (questa si concentraampiamente sulla partecipazione dell’infanzia).

La performance dei comuni rispetto a unaserie di indicatori viene analizzata e ad ognunodi essi viene dato il simbolo verde o rosso.Viene poi stilata una graduatoria che permettedi assegnare il marchio. Il titolo di “ComuneApprovato” è considerato un riconoscimento dicarattere internazionale e molto prestigioso. Siinstaura dunque un meccanismo dicompetizione positiva tra i vari comuni. Nel2004 la stessa strategia si è estesa a undicistati della regione chiamata Semi-Arida, chepresenta i più bassi indicatori del paese, el’anno scorso è stata lanciata la Piattaforma deiCentri Urbani, un’iniziativa simile, ma adattataalle grandi metropoli brasiliane.

Le Filippine hanno avviato un altro processointeressante. Anche qui vi è un sistema dipremiazione basato sul raggiungimento diventiquattro indicatori che rappresentano ilbenessere dell’infanzia. Il concetto è che leamministrazioni locali facciano quattro “regali”ai bambini: il piano di sviluppo sull’infanzia, ilpiano regolatore per l’infanzia, una leggesull’infanzia e un rapporto sulle condizioni deibambini nel comune. Oltre al monitoraggio perla premiazione, sono stati installati dei sistemi diraccolta dati a livello locale e persinocomunitario.

La Spagna, la Francia, la Svizzera e l'Italia,attraverso i Comitati nazionali per l’UNICEF, hannoideato processi di accreditamento/premiazioneanaloghi. Ognuno ha specificato le dimensioni incui una città deve affermarsi come amica. LaSpagna ha dato un taglio interessante al temadell’esclusione sociale, mentre la Francia haenfatizzato il potenziale delle CAB comestrumento di solidarietà per il mondo menoindustrializzato.

La Svizzera ha evidenziato il ruolo delrapporto sull’infanzia per misurare il progresso,mentre l’esperienza dell'Italia - che dopo unexploit ha perso un poco di peso - è alquantosignificativa per la partecipazione dei bambini,tradotta molto frequentemente nell’esperienzadi veri e propri consigli comunali di ragazzi.

Un'attenzione particolare, nel contesto dellaricerca sulle Città Amiche, viene dato in questomomento agli strumenti di autovalutazione, chefanno sì che le città possano, insieme ai lorobeneficiari, valutare fino a che punto sono"amiche" dei bambini, cioè fino a che punto netutelano i diritti. Il Centro di Ricerca Innocentidell’UNICEF, insieme alla rete Childwatch e alChildren’s Environments Research Groupdell’Università di New York, ha ideato unametodologia e strumenti di autovalutazioneattualmente impiegati in dieci paesi. Il carattereinnovativo di questi strumenti sta anche nelfatto che i bambini hanno un ruolo essenzialenel processo di valutazione della città.Numerose sono anche le nuove iniziative chestanno emergendo o riorientandosi. L’ufficiodella Repubblica Dominicana, che lavora daglianni Novanta su questa iniziativa, dopo avercondotto una valutazione del programma, harivisto la strategia e i criteri, insieme allecontroparti governative. Il Marocco ha adottatoall'interno di un suo progetto comunitario, ilmodello delle Città Amiche. Il Kazakistan, orache la capitale Astana è in fase di ricostruzione,è aperto all'idea di progettarla fin dall'iniziocome una città amica.

C’è ancora molto da fare, ma vi sono anchemolti esempi su cui incentrare gli sforzi avenire, con l’obiettivo di garantire il benesseredell’infanzia e una maggiore tutela dei diritti deibambini. In fondo, una Città Amica dei bambiniè una città amica di tutti.

1 UNFPA. Growing Up Urban.State of the World Population2007.

2 In occasione dell’InternationalYouth Day, vederehttp://www.unhabitat.org/content.asp?cid=3971&catid=14&typeid=8&subMenuId=0

3 www.childfriendlycities.org4http://www.unicef.org/specialsession/wffc/5 “Costruire Città Amiche dei

Bambini e delle Bambini:Nove Passi per l’Azione »,http://www.unicef.it/Allegati/Costruire_citta_amiche.pdf

6 Queste esperienze sono docu-mentate su

SE CITTA' FA RIMA CON DIRITTIUna Città Amica delle bambine e dei bambini,garantisce il diritto di ognuno a:

• influenzare le decisioni adottate nella suacittà;

• esprimere la sua opinione sulla città chevuole;

• partecipare alla vita familiare, comunitaria esociale;

• avere accesso ai servizi di base come lasanità, l'istruzione e la casa;

• bere acqua potabile e usufruire di adeguatiservizi igienici;

• essere protetto da sfruttamento, violenza eabuso;

• camminare sicuro per le strade da solo;• incontrare gli amici e giocare;• avere spazi verdi per piante e animali;• vivere in un ambiente non inquinato;• partecipare agli eventi culturali e sociali;• essere un cittadino con pari diritti e accesso

a ogni servizio, senza discriminazione peretnia, religione, reddito, genere o disabilità;

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Cambiare la città con bambini e giovani - cioè, at-tivare processi efficaci e genuini di Progettazionepartecipata nei luoghi a loro vicini - significa ricon-quistare spazi che aumentano la loro autonomia eoccasioni di socialità, avventura e apprendimentoe che garantiscono la loro salute fisica e psicoso-ciale. Lo sviluppo e i requisiti della partecipazionesono stati direttamente influenzati dal mutamentodel ruolo dell’infanzia nella società odierna. Le vitedei bambini sono diventate sempre più strutturatee controllate. Il loro accesso ai luoghi all’aperto èpiù limitato e il loro uso di luoghi strutturati è au-mentato. Il risultato è che a molti bambini mancail controllo sulla propria vita di tutti i giorni. Quandoascoltati, veramente, i bambini “dicono” che sonomolto infelici di questa situazione.

La partecipazione dei bambini per essere effi-cace e concreta deve essere parte integrante diprocessi consapevoli che (vanno oltre i bambini, e)coinvolgono attivamente la più ampia gamma disoggetti interessati in e/o delegati per l’assettodello spazio o situazione in questione. Una cittadi-nanza attivamente coinvolta nelle scelte che la ri-guardano è più consapevole, responsabile e de-mocratica. Bambini cresciuti in tali scenari sonocittadini migliori, oggi e domani. Dall’altro canto, è– al mio avviso – indiscutibile che spazi, situazionie città progettati e gestiti in maniera partecipatasono più vivibili, sostenibili, rispondenti ai diversibisogni e, quindi, più equi1.

Con il beneficio dell’inventario (il luogo è statoinaugurato solo due anni fa) il caso del Parcodell’Acqua a Cormano (MI) ci sembra dimostrare -nel suo processo gestionale e nei risultati - la so-stanza delle riflessioni e indicazioni sovraesposti.

Il processo di Progettazione partecipataIl progetto “Un parco per bambini e ragazzi” èstato a noi commissionato per la predisposizionedi un progetto preliminare, le prime stime di costidi realizzazione e materiali per la stesura di un pro-getto preliminare relativo ad un'area verde di circa56.000 mq nel Comune di Cormano (18.000 ab). Ilprogetto si configurava quale azione in campo am-bientale di interesse per l’intera città e si inserivain una serie di iniziative del Comune rispondentialle esigenze di tutela e riqualificazione delle con-

dizioni di vita urbana dell’infanzia. A tal fine, l’ap-proccio adottato - sia in fase di stesura dell’impian-to progettuale sia in fase di realizzazione dellostesso - ha puntato al coinvolgimento attivo deibambini, ragazzi e di tutti i futuri utenti dell’area inoggetto. Il progetto è stato svolto nell’anno scola-stico 2002-03.

Il processo di partecipazione è stato caratteriz-zato da:il coinvolgimento diretto delle bambine e dei bam-bini nella ideazione e progettazione delle iniziativeattuate o in corso di attuazione nonché nella rac-colta di spunti e ipotesi progettuali sul tema delparco;la costruzione di una strategia integrata nell’af-frontare i problemi ambientali urbani attestataanche dalla capacità di raccordare diversi soggettilocali: settori dell’amministrazione, associazioni,rappresentanze del volontariato, enti, istituzioni,organizzazioni sindacali, imprese ecc.;l’innovazione degli interventi ovvero lo sviluppo diiniziative tese a sperimentare soluzioni avanzate ingrado di avviare processi di disseminazione ed at-tuazione anche in altre realtà.

Il percorso si è proposto e ha ottenuto il rag-giungimento dei seguenti obiettivi tecnico-scienti-fici: (a) l’acquisizione di competenze e di metodo-logie relative alla partecipazione dei bambini daparte dei tecnici dell’Amministrazione, insegnanti,genitori, cittadini, ecc.; (b) l’avvio e la gestione diiniziative/attività/laboratori nelle scuole per la pro-mozione della Progettazione partecipata attiva econsapevole dei bambini e dei ragazzi nella riqua-lificazione dello spazio verde individuatodall’Amministrazione; (c) la valorizzazione delle ri-sorse esistenti (soprattutto, i bambini) e l’acquisi-zione di capacità tecniche (da parte di tutti i coin-volti) per il lavoro collaborativo in rete; (d) l’integra-zione delle competenze e dei saperi a livello inter-disciplinare, interistituzionale e intersettoriale.In sintesi le azioni previste e attuate, secondotempi concordati di volta in volta con l’amministra-zione e gli altri soggetti, coinvolti sono state:1. La costituzione di una équipe di progetto: il

primo passaggio chiave per la buona riuscitadell’ intervento di Progettazione partecipata èstato la strutturazione di un organismo interset-

I bambini progettano il futuro delle cittàLa Progettazione partecipata fa bene ai bambini: esperienze, ricerca e il senso comuneindicano che far partecipare i bambini alla valorizzazione e al miglioramento del loroambiente procura benefici alla loro vita presente e getta le basi per un sano sviluppofuturo.

di Ray LorenzoPresidente Cooperativa ABCittà

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1 Le cosiddette “cricche” odierne, per esempio, troverebbero una vita difficile in una società più partecipate e quindi consapevole.

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toriale d’azione denominato équipe di progetto.2. Il percorso formativo e di accompagnamento:

un gruppo di 23 insegnanti rappresentanti di di-verse discipline e impegnati nei tre plessi scola-stici cittadini hanno seguito un percorso forma-tivo e di accompagnamento sul tema operativodella Progettazione partecipata urbanisti-co/ambientale.

3. Il laboratorio extrascolastico: il Centro diAggregazione Giovanile, adiacente all’area delprogetto, è stato attivamente coinvolto.

4. I workshop e le consultazioni pubbliche: : sonostati aperti ad associazioni culturali e sportive,genitori, gruppi di artigiani e cittadini insiemecon gli “autori” (bambini e giovani) delle propo-ste progettuali. Lo scopo princi-pale dell’azione è stato quello diallargare la partecipazione a tuttii possibili fruitori del futuroparco e implementare in modoconcertato e condiviso alcunipassaggi progettuali e organiz-zativi atti a costruire i presuppo-sti per: (1) valutare la disponibili-tà di risorse locali; (2) avviareprocessi partecipati intergenera-zionali; (3) gettare le basi per unbuon controllo sociale dell’areafutura.

Il Parco dell’AcquaLa nostra predisposizione di nume-rose schede analitico-progettualiche riportavano tutte le strutture,aree e percorsi ideati dai bambini eragazzi, le riflessioni degli adulticoinvolti, ecc. ha permessoall’Amministrazione ed ai progetti-sti incaricati di realizzare un parco ilpiù vicino possibile a quello imma-ginato dai piccoli autori e condivisocon la cittadinanza. Il nuovo “Parcodell’Acqua” inaugurato nel maggio2008 contiene, tra l’altro, una pistaciclopedonale che lo percorre daNord a Sud dove un attraversa-mento pedonale protetto consenteun facile accesso al CentroSportivo. Due aperture verso l’asi-lo Carcano consentono ai bambinidi entrare direttamente nell’areagiochi, predisposta anche perbambini disabili. Gli alunni dellascuola media possono accederedirettamente anche alla pista atle-tica. L’elemento caratteristico delParco, da cui il suo nome, è la pre-senza di canali e fontane che ri-chiamano la tradizione agricola e

contadina della zona e di canali ludici e tappetid’acqua che collegano le due fontane del parco.Un porticato e il giardino delle erbe costituisconoun interessante spazio tra Biblioteca e CentroGiovanile. Un ampio spazio verde, individuato fra itracciati delle piste può essere utilizzato comecampo da calcio mentre due colline completanol’allestimento con la possibilità di assistere a spet-tacoli teatrali o soltanto rotolarsi.

In un sabato del maggio nel 2008, oltre un mi-gliaio di bambini hanno allegramente festeggiatol’apertura del loro parco. Più significativamente,ancora oggi, molte migliaia di cittadini Cormanesi -di tutte l’età - continuano a godersi il Parcodell’Acqua tutte le settimane.

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Il quartiere Coriandoline è il frutto di un lavoro di ricercainiziato nel 1995. Per quattro anni architetti, tecnici eartigiani hanno lavorato con 700 bambini, 50 maestreuna pedagogista e le famiglie. La ricerca ha indagato conmolta cura e attenzione le esigenze abitative dei bambiniper realizzare abitazioni che rispondessero alle loroaspettative. Destinatari del progetto erano comunque lefamiglie che avrebbero vissuto in quelle case. Il“parametro bambino” è stato adottato come misuratoredi qualità di un’ architettura che raramente parte daibisogni e dai desideri degli abitanti e spesso fariferimento a interessi e a necessità esterne all’abitare.

Sono stati attivati laboratori di partecipazione vera econsapevole dove ogni attore è intervenuto in precisiambiti di competenza e di responsabilità. Al terminedella ricerca, nel 1999 è stato pubblicato un documento(Il manifesto delle esigenze abitative dei bambini e dellebambine - Maggioli Editore), dal quale emergevano 10indicazioni per la realizzazione delle abitazioni.

La casa doveva essere: trasparente - così guardofuori; dura fuori - sicura; morbida dentro - accogliente;bambina - a misura di bambina; grande - che possaaccogliere gli amici e le idee; giocosa - per giocareliberamente; decorata - dove metto tutte le cose piùbelle; intima - per potermi ritirare; tranquilla - nontrafficata; magica - per stupirmi.

È stato subito evidente che si doveva camminare sudi un filo sottilissimo sospeso nel vuoto tra due rischi: dauna parte la “casa delle favole” dall’altra la “banalità”.Si è cercato con pazienza e impegno di dare forma alleidee realizzando delle abitazioni innovative per tutta la

famiglia, con la convinzione che se i bambini avesseropotuto vivere meglio, tutta la famiglia avrebbe miglioratola propria qualità della vita. I bambini hanno il coraggio ela libertà di chiedere prestazioni che gli adultigradirebbero, ma ormai non riescono nemmeno asognare. Nel 2001 è iniziata la progettazione del quartieree nel 2007 si sono conclusi i lavori: 10 appartamenti e 10abitazioni unifamiliari oltre ad un piccolo centro didocumentazione e di aggregazione sociale. Entrare nelquartiere è come entrare in un mondo di magia. Non èuna favola finta ma è la fantasia che conquista la città e latrasforma. Si entra in una magia vera, dentro una poesia,dentro un sogno, all’interno di una poesia che si realizza.Ogni casa ha un suo nome e nasce da un’idea. È unpiacere entrare.La vigna parcheggioVerso Nord, il quartiere si relaziona paesaggisticamentecon il territorio agricolo, con le vigne della campagna.

È stato reinterpretato il tema del parcheggioscandendolo con il ritmo della “piantata” tradizionaleemiliana. La “piantata” era un impianto colturale chemaritava la vite all’olmo.I lampioni uccelloIl “lampione uccello” è un lampione tradizionale la cuiestremità è stata curvata appositamente per conferireun’immagine di movimento.

La lampada si trasforma in un uccello dalle ali apertecome se stesse per spiccare il volo; la luce esce dalventre dell’animale.Colline-garageLuogo privilegiato di osservazione e gioco.

Le macchine sono seppellite sotto a una montagna diterra. E così si creano due divertenti colline per giocare.

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buone pratiche

Questo l’ho fatto ioEsiste un piccolo quartiere a Correggio, una cittadina della provincia di Reggio Emilia, chepiù a misura di bambino non si può, a cominciare dal nome: Coriandoline. Case, vialetti egiardini coloratissimi che sono il risultato di un progetto urbanistico al quale hannolavorato, al fianco di architetti e ingegneri, educatori, maestri e gli stessi bambini, con unruolo, di primo piano...vedere per credere.

di Luciano Pantaleoniarchitetto, tra i progettisti di Coriandoline, Andria.

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La varietà del paesaggio diventa elemento dipregio, una nuova opportunità. Sopra una collina sonoesaltati, attraverso diverse essenze, gli aspettisensoriali: il gusto, l’olfatto, il tatto. Sull’altra collina,attraverso la loro fioritura, le piante segnano l’alternarsidelle stagioni realizzando un calendario dei colori.Caverna-palestra-corsia dei garageLuogo dalle tante identità.Dal “prato dei mostri che ridono“ si può entrare,attraverso le bocche spalancate, in due giganteschecaverne.

Sono luoghi misteriosi nascosti sotto le colline,luoghi con luci strane che entrano dalle bocche, chevengono dall’alto e disegnano i pavimenti. Sono lecorsie allargate dei garage per diventare altro. Di solitoil garage è un posto che fatica a diventare luogo, hauna identità strana molto spesso notturna (vieneabitato dalle macchine di notte), vive quando fuori c’èfreddo, piove, c’è bagnato. In questo quartiere vive inaltri momenti della giornata assumendo anche altrisignificati e trasformandosi, luogo di corse, di giochi, disuoni, di rumori. Una strana palestra coperta - aperta.Il prato dei mostri che ridonoLuogo fra.È un posto magico nel quale vivono grandi mostri conla bocca spalancata. Sono mostri buoni, mostrisimpatici.

Nella loro pancia tengono nascoste le macchine efuori sorridono per rendere il mondo più allegro.È uno spazio di gioco, di incontro situato fra le duecolline. È un basso, fra due alti, un vuoto fra due pieni.È un prato fra due caverne, la luce fra due bui.Serpente-stradaLuogo di incontro, di relazione e di gioco.Quando si entra nel quartiere un serpente mangia lemacchine. Le automobili spariscono per ricomparire ingarage. Le macchine lentamente possono entrarenella pancia del serpente e silenziosamente procederee convivere con altre funzioni che sono assolutamenteprioritarie. Nel quartiere le automobili non sono piùveloci e pericolosi strumenti meccanici, soprattuttonon hanno più la precedenza. Il ritmo è lento perchénon è scandito dalle macchine ma dai nostri sensi. Sicammina su percorsi disegnati da strane figure o davecchi giochi. Le strade ritornano a essere luoghi diincontro, di relazione, di gioco.La corte della grande querciaLuogo di riferimento.La corte centrale del quartiere sulla quale prospettanotutte le abitazioni è caratterizzata dalla presenza di unagrande quercia. La quercia è la pianta più grande epossente dei nostri luoghi, un riferimento certo esicuro che dura nel tempo.

È un perno naturale attorno al quale ruota la vitadel quartiere. Per questo motivo è stata posta allaconfluenza dei vari percorsi, là dove più forte pulsa il“cuore”. Per rafforzare il suo ruolo simbolico è statadotata di una serie di sedute e di attrezzature che laqualificano anche come luogo di incontro.

La torreLa trappola per i cattivi.Ci sono degli appartamenti dentro alla torre.

C’è anche una bella scala con lo scivolo. La torreserve perché si vede da lontano e così le personesanno dove è il quartiere e non si perdono. E poi sullatorre c’è una struttura con dei ferri e dei fili che è unatrappola per i cattivi e per i fulmini.Le case dipinteNon solo bianche.Le case non sono in fila e non hanno un davanti e unretro. Sono tutte diverse, di tanti colori come icoriandoli.

E come i coriandoli portano allegria ed entusiasmo. Imuri, i vuoti, i pieni accompagnano le idee e offronoemozioni: visive e tattili. Cambiano i materiali, i colori, idisegni e ogni passo è una scoperta. Le case sonodecorate con disegni fantastici. Entrare nel borgo ècome entrare in un mondo di magia.AtelierLuogo del possibile. Di quello che ancora non c’è mapuò diventare Abbiamo dotato ogni abitazione di unnuovo spazio: l’atelier. L’atelier è un condensato deidesideri dei bambini. Un luogo insolito: trasparente,magico, giocoso, grande, intimo … È strano perl’ubicazione, per le forme, le dimensioni, i materiali. Puòessere in cielo, in terra, di fianco, sopra, sotto …

È un laboratorio, un luogo dove è possibile riflettereinsieme su intuizioni, concetti, teorie. Alcune ancoranon formulate chiaramente, ma tutte alla ricerca diinterlocutorietà che consentono all’inespresso didichiararsi. È il luogo dove si possono costruire magie,dove le idee possono sostare.L’officina dei coriandoliCORIANDOLINSIEME – sala riunioni.Luogo della comunità.

È un luogo di documentazione aperto a tutti iricercatori che vorranno approfondire o continuarequesto lavoro sperimentale. I residenti sarannotestimoni e partecipi dei successi e degli erroridell’esperienza, che non si esaurisce con la costruzionedelle case. É una grande officina di idee coloratecostituita per ospitare iniziative amiche dei bambini edelle bambine.

Attivare processi partecipativiLa partecipazione intesa nel modo più corretto è un percorso organizzato nel quale ognisoggetto interviene per le proprie competenze in modo autorevole e riconosciuto.Questo significa che ai bambini è stato richiesto di essere bambini e non adulti earchitetti. Gli è stato chiesto quali fossero le loro idee e le loro esigenze (aspettative) e noile abbiamo ascoltate, discusse e accettate conferendogli valore e interesse. Nonabbiamo chiesto di progettare le soluzioni e non abbiamo dato loro la matita per fare gliarchitetti. Lo spontaneismo, l’ingenuità, il naifismo sono soluzioni banali a temi complessi.L’architettura in questi anni è in profonda crisi d’identità. Le uniche novità introdotte, sononovità marginali, che non incidono sul progetto ma riguardano i livelli prestazionali e dicomfort. La grande rivoluzione che può avvenire nei prossimi anni sarà prodotta dallapartecipazione delle persone e dalla capacità di ascolto dei progettisti. Dalla partecipazionee dall’ascolto soprattutto degli utenti che non sono mai stati ascoltati. Alcuni soggettideboli, proprio perché reduci da un lungo silenzio, sono una miniera inesplorata di idee.

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Una domanda mi pongo: i bambini, i ragazzi dioggi, vivono meglio o peggio di quindici anni fa?

In quindici anni le parole d’ordine sui dirittidell’infanzia sono entrate nel lessico comune dellapolitica, dei media e perfino nella comunicazioned’impresa. Diritti dell’infanzia, adozioni a distanza,cooperazione internazionale, Progettazionepartecipata hanno trovato spazio in luoghi epensieri. I bambini, di tutto il mondo, hannotrovato i loro difensori: persone, enti, associazionisi sono fatte carico di dare visibilità e credito aquella Convenzione che per la prima volta nericonosceva i diritti fondamentali. Un percorsolungo e faticoso se, ancor oggi, alcuni grandi Statine rimandano la ratifica. In Italia il fronte deisoggetti che si occupano di infanzia eadolescenza è stato, ed è, molto ampio. Fino aqualche anno fa leggi nazionali e territorialigarantivano finanziamenti per servizi epartecipazione. Il rischio che si correva era soloquello di spendere e non investire, di raccoglierema non seminare. Oggi lo possiamo dire, èmancata la capacità di progettarecomplessivamente intorno al pianeta infanzia, nonsi è riusciti a creare i presupposti affinché nellanostra società potessero crescere il diritto allacittadinanza e quello ai servizi, il diritto al gioco eagli spazi, alla famiglia e all’istruzione. Troppospesso si è pensato che i bambini nel nostropaese non avessero problemi, immaginandoli piùfortunati dei tanti che, in troppe parti del mondo,cercano di strappare un giorno in più di vita alvirus dell’Aids o, ancor più semplicemente, allapiaga della fame. Vedevamo, quindici anni fa, ilrischio di distrarsi in scelte demagogiche e difacciata. I governi sono cambiati, e con essi lepriorità della politica. Oggi c’è la crisi a giustificaretutto ma le cose dei bambini sono state relegatead affari di secondo piano già da tempo.

Aumentano, forse, i servizi, quelli privati.Tempi e luoghi a pagamento scadenzati da ritmiadulti. Bambini, ragazzi, giovani che voglianotrovare momenti di autogestione non hanno adisposizione luoghi e strumenti per farlo.

Nelle città le strade dove incontrarsi sono oggirappresentate dai grandi centri commerciali, gli

stessi genitori si sentono più tranquilli nel sapere iloro figli al sicuro (?) tra file di vetrine in piazzecommerciali. Incontrarsi in una città peròdovrebbe essere anche potersi guardare intorno,scoprire gli angoli più belli del proprio paese,conoscere i quartieri per sentirsi cittadini. Oggi inostri ragazzi hanno paura della città. Si è scelto diassecondare una mobilità insostenibile, di favorirel’industria delle macchine e non quella degliuomini. Abbiamo sacrificato l’ambiente pur consciche il sacrificio avrebbe coinvolto anche i nostrifigli. Eppure guardare bambini e adulti giocare instrade libere e sicure ogni volta ci riempie il cuoree ci fa pensare che non dovrebbe essere difficileimmaginare un mondo più pulito. È il mondo cheogni anno ci restituisce l’iniziativa “100 Strade perGiocare”. Un giorno per giocare sì, ma soprattuttoper riflettere. Un giorno in cui si incontranogenerazioni e culture, un giorno in cui siconfrontano progetti e visioni.

Quando nel 1995 organizzavamo la primaedizione di "100 Strade per Giocare" eravamoconsci dell’importanza di limitare l’invasione delleautomobili per restituire la strada al gioco deibambini altrimenti costretti davanti a quella che èstata definita "mamma" televisione. Quindici anni fapuntare alla chiusura, seppur per un giorno, di 100strade in tutta Italia ci sembrava una sacrosantaambizione. Niente automobili, solo giochi,laboratori, mostre e musica. Tutti gli ingredienti perla ricetta più bella: stare insieme. Erano gli annidelle città sostenibili, dei diritti dell’infanzia, dellapartecipazione.

La risposta del territorio fu entusiasta. Centinaiadi strade vennero chiuse al traffico in quella primaedizione. Centinaia le città che ogni anno, dal 1995,vengono coinvolte in un giorno che non è solofesta ma anche, anzi soprattutto, una vertenza dicittadinanza. E da allora, grazie alle vertenze natecon l’iniziativa di Legambiente alcune strade sonostate trasformate in piazze o pedonalizzate, moltiamministratori hanno rivisto la viabilità di quartieri epaesi, molte piste ciclabili hanno preso il posto distrade carrabili. Questo è stato possibile perché"100 Strade per Giocare" si è presentata comestrumento a disposizione di cittadini e associazioni

In tutta Italia c’è un’iniziativa che una volta l’anno restituisce ai cittadini il territorio, lestrade, le piazze, la città. Permette loro di poter attraversare senza rischiare di essereinvestiti, camminare su un marciapiede senza essere ostacolati dalle automobili in sostaselvaggia, respirare senza pericoli per la salute derivanti da traffico e smog. Peccato che siauna sola volta l’anno...

di Luciano VenturaResponsabile Legambiente Ragazzi

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per poter mettere in luce problemi e proposte.Esercitare il diritto alla cittadinanza

Non basta lamentarsi e prendersela con ilSindaco, bisogna capire e studiare, pensare eprogettare per far buon uso di quel diritto dicittadinanza che non sempre rispettiamo. Queldiritto di cittadinanza che i bambini hanno spessodimostrato di saper utilizzare meglio dei grandi.

Ecco, dietro all’iniziativa di Legambiente c’eraquesto, la convinzione che ognuno di noi abbiacompetenze da mettere a disposizione di tutti eche queste competenze debbano esserecondivise. I giovanissimi questo lo fanno, se si daloro spazio e tempo. Purtroppo il tempo non c’èmai, o non si vuole che ci sia. La politica cercasempre strade veloci e pericolose scorciatoie.

Forse è per questo che anche oggi, con unacrisi economica e sociale che investe l’Europatutta, si sceglie di tagliare nei settoridell’educazione e della formazione. Si sceglie, equesto da tempo, di dare meno spazio alla vocedei bambini, di offrire meno tempo per scoprire econoscere. La conseguenza è che le città civengono negate e i più giovani non hannostrumenti e riferimenti per accorgersene. Ibambini di quindici anni fa, oggi maggiorenni eprobabilmente guidatori incalliti, reclamavano lestrade, sentivano che qualcosa era stato loro toltoo negato. "100 Strade per Giocare" rappresentavalo strumento per dare voce e sostanza alla lorogioiosa protesta.

Durante "100 Strade per Giocare" li vedidivertirsi, colorare l’asfalto e sfidare le auto conmulte morali; ma quella voglia di strada c’èancora? L’esigenza di poter stare all’aperto, in unapiazza o su un muretto per scambiare idee e

giocare è ancora sentita realmente? È percepita oè stata soffocata dalle tante proposte“casalinghe”? Non credo esista una sola risposta.

Dipende dalle famiglie, dal territorio e daibambini stessi. La scelta tra un videogioco e unapartita di calcio in piazza, tra un cartone animato intv e una merenda al parco oggi è orientata,appunto, da tanti fattori. E allora "100 Strade perGiocare" non si limita, dopo quindici anni, a darvoce a chi rivuole una strada ma quella voce larivolge a tutti, bambini e adulti, perché tornino aguardarsi intorno per scoprire che un mondodiverso è possibile, che città più vivibili e sicuredipendono anche da quanto le vogliamo.

Le nostre scelte possono contare, per noi eper le generazioni future, possono fare pressionesu chi deve amministrare le nostre città ogovernare il nostro paese. Perché le città sononostre e il paese è nostro e non possiamopensare, non dobbiamo pensare, che ci siasempre qualcun’altro che decide per noi, nel benee nel male. Ma la domanda iniziale tornapressante e la risposta è forse una non risposta: ibambini, i ragazzi di oggi non stanno meglio opeggio di quindici anni fa. I giovanissimi cittadinihanno tanti strumenti in più, a cominciare dallatelevisione digitale e da internet, che pureadditiamo spesso come il male, per sapere ecapire cosa avviene nel mondo, ma anche tantiostacoli per poterli utilizzare e per decodificare itanti messaggi e i tanti linguaggi con cui sidevono rapportare. Oggi più che mai, allora, servela capacità di tanti soggetti, politici ed educativi dirimettere i bambini al centro, per potere tornaread essere grandi occupandoci dei diritti dei piùpiccoli.

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Muoversi, giocare, relazionarsi e socializzare sonotutti prerequisiti importantissimi per lo sviluppoarmonico del bambino, che tramite queste azioniconosce il mondo attorno a sé.

La crescita dei bambini attraversa diversi stadidi apprendimento, ognuno dei quali ha delle parti-colari caratteristiche legate all’età; per questo inIKEA abbiamo pensato ad un assortimento speci-fico che tenga conto dei vari cambiamenti, nonsolo attraverso la produzione di mobili estetica-

mente attraenti per i più piccoli, ma anche fornen-do al cliente nuove linee guida su come allestireuna cameretta o uno spazio comune all’internodella casa, invitando in questo modo i bambini avivere il gioco in modo sicuro e divertente.

Nel creare un’ambiente dedicato ai bambini cimettiamo “alla loro altezza”: capita di frequenteche un arredatore IKEA cammini a carponi per ve-dere e fruire la stanza così come lo farebbero gliocchi di un bambino.

Partendo dal presupposto che qualsiasi ogget-to è potenzialmente un gioco, abbiamo stressatoquesto concetto: le nostre proposte vanno daigiochi di ruolo che imitano le azioni dei grandi finoalla versione “adulta” - in cui non esiste più l’an-golo dedicato al bambino, ma è la stanza interache interagisce con gli adulti che vivono con deibambini.

Questo è certamente un elemento rivoluziona-rio per alcune culture europee: ma a poco a pocosta prendendo piede anche in una cultura comequella italiana, da sempre molto restrittiva negliambiti di azione dedicati ai bambini.

Sempre più spesso vediamo all’interno di unsoggiorno italiano un tavolino “mammut” farebella mostra accanto al divano e sul tappeto; op-pure, sotto il tavolo della cucina, un tappeto giocoe tanti piccoli utensili “duktig” che i bambini uti-lizzano durante la preparazione del pranzo; oanche, in modo ancora più originale, un percorsocreato da tanti piccoli specchi che percorrono laparete lungo un corridoio a pochissimi centimetridi altezza.

Le camerette, poi, sono state pensate ad al-tezza bambino e vengono costruite spesso conmateriali ecocompatibili. La conoscenza del mododi vivere dei bambini da 0 a 7 anni ci ha permes-so di sviluppare un assortimento dotato di formeaccattivanti e di colori accesi, che richiama ilmondo delle favole e gli universi più fantastici, ac-compagnando ogni momento della crescita senzamai trascurare requisiti di sicurezza molto rigidi.

In IKEA abbiamo la certezza che se i prerequi-siti sopra elencati saranno applicati, la generazio-ne a venire non potrà che essere formata da adul-ti responsabili e consapevoli.

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imprese solidali

Lo spazio internoLa più famosa azienda di arredamento e complementi di arredo, IKEA, deve il suosuccesso anche a designer, architetti e creativi che progettano in maniera funzionale edecocompatibile. Primo partner aziendale dell'UNICEF nel mondo, il colosso svedeseinveste anche per migliorare le condizioni di vita dei paesi in cui lavora, soprattutto didonne e bambini, in 500 villaggi indiani.

di Valerio Di BussoloResponsabile relazioni esterne IKEA Italia.

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Ogni edificio è un organismo con unacomplicata vita interiore: temperatura, umiditàdell'aria, superfici, colori armonici, tutti fattoriche concorrono affinché possa crearsiun'atmosfera abitativa confortevole. Il senso dibenessere che si può provare ha a che farecon i materiali da costruzione usati e con leloro combinazioni, con gli oggettid'arredamento, con il trattamento dellesuperfici, con l'allestimento di luci e colori e,naturalmente, con i metodi costruttivi.All'interno di qualsiasi edificio dovrebbe esserepossibile una vita sana, in un'atmosferagradevole, ma questo non è semprefacilmente attuabile nell'era della chimica edella plastica. Se, poi, questo tipo di attenzionidovrebbe essere rivolto ad ambienti nei qualil'adulto è solito soggiornare per periodi più omeno brevi, è palese come garantire unambiente salutare e stimolante sia prioritarionel caso in cui l'utente principe sia il bambino.In seguito a queste riflessioni ho volutoanalizzare, secondo i principi dellaprogettazione bioecologica, le tecniche e imateriali adatti a soddisfare, in modo ottimale,il requisito di qualità dell'aria interna nellearchitetture dell'infanzia. Sono partitaindividuando le esigenze e i bisogni dell'utenzache un progettista deve soddisfare attraversoanche la sinergia di competenze diverse especializzate quali gli educatori, gli psicologi,ecc. Tale analisi è stata, a mio parere,necessaria per capire la relazione esistente tral'involucro edilizio e l'allestimento degli spaziche, interagendo sinergicamente, concorronoal raggiungimento di un obiettivo comunequale il comfort. Esiste una corrispondenza traesigenze psicologiche e fisiologiche, ènecessario riflettere su quali debbano essere irequisiti ambientali che devono possedere lestrutture destinate ai più piccoli, affinché ilmicroclima indoor e la qualità dell'aria sianoper loro salubri. Esistono infatti sorgentipossibili di inquinamento e le proprietà degliinquinanti che possono intaccare l'interno deilocali, avendo effetti sull'organismo deibambini; ma esistono anche limiti normativivigenti e possibili strategie progettuali per

controllare l'ingresso di tali sostanze. Dopoun'indagine di mercato, effettuata nelpanorama delle ditte produttrici di materiali perl'edilizia, ho redatto un centinaio circa dischede prodotto, previa analisi delle possibilistrategie di controllo che si possono adottarein fase progettuale per eliminare l'emissione disostanze nocive indoor. Le schede prodottopossono costituire uno strumento prezioso diinformazione che, nelle mani dell'utente, dellepubbliche amministrazioni o dello stessoprogettista, rappresenta un valido aiuto perapprofondire la conoscenza dei prodotticommercializzati, scaturire stimoli, contatti escambi commerciali che abbiano come fineultimo quello di migliorare la produzione dimanufatti architettonici sani, funzionali e anche"belli". (abstract da Archivio Webthesis.it)

Bio-ecologia e architettura per l’infanzia

di Silvia GiordanoArchitetto, si è laureata alla facoltà di architettura del Politecnico diTorino, con una tesi su “La progetta-zione bio-ecologica applicata all'architettura per l'infanzia: materiali e tecniche per il controllo dell'inqui-namento indoor." Di cui presentiamo un breve stralcio.

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Vincenzo Lorefice (a cura di)Rispetto dell’ambiente e svilupposostenibilePer una nuova Educazione allaConvivenza CivileRoma, Bonanno Editore, 2009,pp. 158, Euro 14,00

Il volume raccoglie una serie direlazioni sul tema ambientaletenute nell’ambito di un corso diaggiornamento promosso dalComitato Provinciale UNICEF diCatania.L’idea interessante che sottende aquesti contributi è la prospettivainterdisciplinare con cui vieneaffrontata l’Educazioneambientale, che è parte di una piùampia Educazione alla convivenzacivile. Vincenzo Lorefice,Presidente della sede UNICEF diCatania, in qualità di curatore e coordinare del corso ha volutoraccogliere e presentare i punti di vista di diversi specialisti. Si tratta diesperti di ambiente e di educazione ai diritti, di docenti e ricercatorianche nel campo medico, che sottolineano quanto l’impegno per ilrispetto dell’ambiente non possa considerarsi secondario per ilbenessere delle persone, in particolare dei bambini, a tutte le latitudini.L’ambiente è dunque salute, sviluppo, futuro sostenibile, civiltà,educazione: il volume, composto di 14 saggi, è rivolto soprattutto aglistudenti universitari ma è senz’altro una lettura molto interessante ancheper un pubblico più ampio.

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I ragazzi vissuti negli anni Ottanta comunicavano esi ritrovavano insieme in maniera diversa dai giovaninell’era di Internet, di Facebook, del cellulare equesto è tanto più vero quanto più si vivenell’ambiente urbano.

Eppure i ragazzi cercano ogni modo percomunicare, esprimersi, confrontarsi con gli altri ecercano luoghi di aggregazione in un ambienteurbano pensato, progettato e costruito in funzionedelle esigenze dei cittadini adulti.

Cittadino non è solo chi è over 18, ma cittadini,abitanti di uno spazio sono ragazzi e bambini, le cuiesigenze sono spesso circoscritte e costrette aimetri quadri del parco giochi, protetti dal mondoesterno e vincolati in uno spazio che noninteragisce con il resto della città e dei suoi abitanti.

Mentre i bambini giocano “confinati” nei parchi,gli adolescenti cercano spazi grandi e dispersividove ritrovarsi: centri commerciali, ipermercatidiventano per loro nonluoghi, come li ha definitil’altropologo Augé, dove l’imperativo è l’acquisto diprodotti o di divertimento, dove l’identità,l’individualità, la relazione umana si perdono,inghiottite dal vortice del consumo.

I luoghi di aggregazione sono dunque pilotatisempre più dal sistema consumistico che induce i

ragazzi e gli adulti verso questi spazi dove trovarestimolanti offerte di acquisto e divertimento.

Effettivamente gli spazi urbani sono spessodifficilmente frequentabili per molteplici cause, inprimis il numero di automobili in circolazione.

Tuttavia lo spazio libero nella città, ossia lastrada, la piazza hanno in sé un valore educativoimportante e la possibilità di poter vivere questispazi è formativo per il ragazzo o il bambino cheimpara a conoscere e riconoscere gli elementi, isimboli della società in cui vive.

Quindi seppur con le difficoltà che la modernitàdell’ambiente urbano pone, è importante che gliadulti offrano ai giovani e ai bambini la possibilità divivere la propria città e di permettere loro diincontrarsi ed esplorare l’ambiente urbano,alimentando la curiosità, la determinazione ascegliersi uno spazio aggregativo (come unsemplice muretto o una panchina in una piazza) cherappresenta luogo di scambio tra coetanei e con ilmondo circostante.

Lo spazio, l’habitat in cui si cresce rappresentasempre un luogo formativo ed educativo per igiovani; ci vuole volontà politica, coraggio, capacitàdi offrire loro qualcosa di più importante che spazivuoti da riempire con il consumo.

tempi moderni

I non luoghiI ragazzi. La città. I luoghi di aggregazione, il sentimento di appartenenza a una comunità.Cambiano i tempi, cambiano le modalità, ma il bisogno di comunicare, di ritrovarsi, diaggregarsi è una necessità umana, fisiologica e costante.

di Silvia AntoniniUNICEF Italia

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La città si chiamava Fretta. Era così grande che non si sapeva dove cominciava e dove fini-va. Era così grande che mai nessuno era riuscito ad attraversarla tutta senza fermarsi.Dentro la città c’erano fiumi e colline, laghi vulcanici e campi coltivati.C’erano perfino qualche palude e un paio di risaie che in primavera venivano sommersedall’acqua.E poi naturalmente fabbriche che sputacchiavano fumi bianchi e neri, negozi e case e iper-supermegamagazzini quasi a ogni angolo.La città era talmente grande che ribolliva di attività a ogni ora del giorno e della notte.C’erano sempre tante cose da fare e non si aveva tempo da perdere: per questo tutti cor-revano. Correvano a piedi, o sui pattini, o in bici, in macchina, in moto, in monopattino.Per tenere il tempo sotto controllo, la città era piena di orologi, che correvano rumorosa-mente come il resto: bum, bum, bum. È ora di preparare la cena. È ora di mangiare. É oradi dormire. Sveglia, sveglia, è ora di lavarsi.La scuola sta per cominciare. Bum, bum, bum. Farai tardi in ufficio. C’è appena il tempoper un caffè. Scotta, mi sono bruciato la lingua, fa niente. Bum, bum.Nessuno sapeva quando e come fosse iniziata tutta quella fretta. Qualcuno si ricordavaqualcuno che aveva conosciuto qualcuno che giocava a carte, e di qualcun altro che quan-do era piccolo giocava giochi lenti e lunghi, e addirittura di qualche cane randagio chedormicchiava sul bordo della strada. Ma forse erano solo favole, come draghi volanti o lestreghe a cavallo delle scope.Un giorno come tanti arrivò in quella città una signora molto vecchia con un sorriso in fac-cia e il passo lento. – Si muova prego – diceva la gente per la strada. – Non intralci, per fa-vore – incitava il vigile all’incrocio. Ma la signora continuava a camminare adagio.Ogni tanto si fermava e si guardava intorno. Seguiva con gli occhi gli intrecci delle strade,osservava le pietre quadrate del selciato, alzava gli occhi fin sulla cima dei platani potatida poco. – Si scansi – le dicevano i passanti.Dopo un po’ la signora arrivò in un piccolo giardino: si guardò intorno e trovò una vecchiapanchina dimenticata. Le diede una pulitina, si mise a sedere e restò lì.Arrivò un bambino grasso e si fermò. Tirò fuori una mela e si sedette sulla panchina. –Perché ti sei fermato? – gli domandò la signora vecchia. – Lo faccio spesso rispose il bam-bino –.– Davvero? - Mmm – rispose lui masticando piano. – E nessuno ti spinge? – Come no. Cihanno provato tutti. Mamma, papà, la maestra. Mi hanno perfino portato da un dottore –rispose il bambino grasso. – E com’è andata? – Il dottore si è arrabbiato perché gli facevoperdere un sacco di tempo. Ci mettevo troppo a rispondere, così ha detto che non c’eraniente da fare...(estratto dall'articolo La città di festa, di Anna Vivarelli contenuto nella pubblicazione Diversi e uguali, Città Nuova)

Riflessioni di Anna Vivarelli

La città di fretta

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Anna Vivarelli, è una scrittrice edrammaturga italiana. Ha esordi-to giovanissima come autriceteatrale e radiofonica per la Rai.Ha insegnato storia del teatro inscuole di recitazione, e ha svoltoper molti anni attività giornalisti-ca. Dal 1996, anno in cui vinse ilpremio Battello a Vapore, si dedi-ca esclusivamente alla letteraturaper ragazzi. Nel 2010 le è statoassegnato il Premio Andersencome miglior scrittore. Vive elavora aTorino.

Laura Monica Majocchi (a cura di)Associazione AmiciTrentini OnlusHo adottato mamma e papàStorie di adozione internazionaleTrento, Edizioni Erickson, 2010, pp. 168, Euro 14,50

Il mondo dell’adozione, soprattutto per chinon l’ha percorso, è un mondo a sé, fatto disogni e speranze, ma non meno di fatica edisincanto.È quindi un territorio delicato e complesso daesplorare e forse è possibile comprenderlosolo se ci si è passati molto vicini. Per questoè bene accogliere i libri e le testimonianzedirette sull’argomento con rispetto per lecoppie che intraprendono questo cammino, esoprattutto per i tanti bambini in tutto ilmondo che sono rimasti soli e sono in attesadi essere affidati a una famiglia adottiva.Per questo il cuore del libro è rappresentato dalletestimonianze dei genitori, nella convinzione che solo le loroparole possano comunicare in modo incisivo e credibile

l’esperienza dell’adozione. Vale davvero lapena leggere queste bellissime storie, anchese si è distanti dall’esperienza genitoriale odell’adozione, perché aiutano a capire senzaretorica i desideri, l’attesa, le paure e ledifficoltà di tutti coloro che voglionoaccogliere un bambino.Si intuisce in fretta di dover attingere a moltequalità, scrive Claudia nella suatestimonianza, come forza fisica, intuizione,capacità organizzativa, pazienza, controllo.Scoprendo, alla prima crisi, che tutti i corsi,i libri e i consigli raccolti negli anni possonorivelarsi insufficienti.Ogni testimonianza è seguita da “Spunti perla riflessione” che aiutano a capire einterpretare i vissuti dei bambini e dei neogenitori. In appendice, per dare voce aibambini, sono pubblicati alcuni loro disegni

che rappresentano in modo più diretto le emozioni e isentimenti del loro viaggio nella nuova famiglia.

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Libri a cura di Patrizia Paternò

Laura AlcobaLa bambina della casa dei conigliMilano, Piemme, 2009, pp. 140, Euro 13,50

Argentina 1975. Nei mesi che precedono ilgolpe, nella vita di Laura, che ha solo 7 anni,si verificano tante cose strane. I suoi genitorisono oppositori del regime e la vitaquotidiana di tutta la famiglia è sconvolta.Pur essendo così piccola, Laura sa che devestare attenta, non deve parlare, devesimulare. E soprattutto deve mantenere ilsegreto della casa in cui vive con due amicidella mamma, Diana e Cicho. Proprio lì,dietro l’apparente costruzione di uncapannone per allevare i conigli, si cela ilprogetto di nascondere una tipografia

clandestina.Col passare dei mesi la vita si fa sempre piùpericolosa e i nonni spingeranno la madre afuggire dal paese. Anche Laura laraggiungerà qualche tempo dopo e terrà consé tutti i ricordi della casa dei conigli,scoprendo solo tempo dopo che tutti coloroche ci vivevano sono stati uccisi.L’autrice affida i suoi ricordi alla voce narrantedi Laura bambina e alle sue emozioni,“non tanto per ricordare, quanto, sepossibile, per riuscire a dimenticare un po’”.E forse soprattutto per restituire un segno diaffetto ai suoi vecchi amici, Diana e Cicho, ealla loro piccola Clara, figlia della dittatura einghiottita dalla dittatura mentre i suoigenitori venivano uccisi.

Beatrice MasiniBambini nel boscoRoma, Fanucci Editore, 2010, pp. 200, Euro 14,00

Sulla forza vitale dei libri c’è un’ampialetteratura e un’affascinantecinematografia. Così non sorprende se a“salvare” un gruppo di bambini senzaricordi e memoria, senza famiglia e senzacasa saranno proprio le storie conservatetra le pagine di un unico libro gelosamentecustodito da Tom, uno dei ragazzini chevivono prigionieri nel campo vicino albosco, la Base.Tom è un po’ diverso dagli altri esoprattutto dalla durissima Hana, leader delgruppo, perché a differenza dei suoi

coetanei si perde in mille pensieri e a voltesente riemergere frammenti di vita passata,i Cocci. Gli altri sembra abbianodimenticato tutto, o quasi.Un giorno Tom spinge i ragazzini ascappare dalla Base e a raggiungere ilbosco, dove per loro ricomincerà una vitadi emozioni, sentimenti ma anche dicontrasti.Un po’ fantascienza e un po’ thriller, questolibro per ragazzi è un viaggio attraverso itimori e le emozioni di alcuni bambini cheriscoprono, grazie alla lettura delle favole, illoro mondo dimenticato. E attraverso lestorie dei personaggi delle favole ancheloro inventano una personalissima storia.

ABRUZZOPescaraTel. 0854219158Fax 0854210251www.unicef.it/pescaraChietiTel. 0871331081www.unicef.it/chietiL'AquilaTel. e Fax 0862420401www.unicef.it/laquilaTeramoTel. e Fax 0861241541www.unicef.it/teramo

BASILICATAPotenzaTel. e Fax 097137529cellulare: 339 5686395www.unicef.it/potenzaMateraTel. e Fax 0835388055www.unicef.it/matera

CALABRIACosenzaTel. 0984481532www.unicef.it/cosenzaCatanzaroTel. 0961771901 - 0961775060Fax 0961771741www.unicef.it/catanzaroCrotoneTel. 096224453www.unicef.it/crotoneReggio CalabriaTel. e Fax 0965810655www.unicef.it/reggiocalabriaVibo Valentiacell. 3409022187www.unicef.it/vibovalentia

CAMPANIANapoliTel. 0817147057Tel. e Fax 081645895www.unicef.it/napoliAvellinoTel. 0825792276Fax 0825281420www.unicef.it/avellinoBeneventoTel. e Fax 0824482065www.unicef.it/beneventoCasertaTel. 0823320055www.unicef.it/casertaSalernoTel. 089756054www.unicef.it/salerno

EMILIA ROMAGNABolognaTel. e Fax 051272756www.unicef.it/bolognaFerraraTel. e Fax 0532211121www.unicef.it/ferraraForlì - CesenaTel. 054334937www.unicef.it/forlicesenaModenaTel. e Fax 059244401www.unicef.it/modenaParmaTel. 0521821547Punto d'IncontroTel. 0521235914www.unicef.it/parmaPiacenzaTel. e Fax 0523335075www.unicef.it/piacenzaRavennaTel. e Fax 05443955www.unicef.it/ravennaReggio EmiliaTel. e Fax 0522454841www.unicef.it/reggioemiliaRiminiTel. e Fax 054123344www.unicef.it/rimini

FRIULI VENEZIA GIULIATriesteTel. e Fax 040351485www.unicef.it/triesteGoriziaTel. e Fax 0481545275www.unicef.it/gorizia

PordenoneTel. e Fax 043443743www.unicef.it/pordenoneUdineTel. e Fax 043221901www.unicef.it/udine

LAZIOFrosinoneTel. e Fax 0775604618www.unicef.it/frosinoneLatinaTel. 0773691746www.unicef.it/latinaRietiTel. 0746498456www.unicef.it/rietiRomaTel. 0647809264www.unicef.it/romaCivitavecchiaTel. e Fax 076620484www.unicef.it/civitavecchiaViterboTel. e Fax 0761325833Punto d'IncontroTel. e Fax 0761304830www.unicef.it/viterbo

LIGURIAGenovaTel. e Fax 010532550www.unicef.it/genovaChiavariTel. 0185320063www.unicef.it/chiavariImperiaTel. 338149107Punto d'IncontroTel. 0184500930www.unicef.it/imperiaLa SpeziaTel. e Fax 0187515707www.unicef.it/laspeziaSavonaTel. 019812358www.unicef.it/savona

LOMBARDIAMilanoTel. 024654771Punto d'IncontroTel. e Fax 0286996612www.unicef.it/milanoCinisello BalsamoTel. e Fax 0266017376www.unicef.it/cinisellobalsamoBergamoTel. 035219517Punto d'IncontroTel. 035249649www.unicef.it/bergamoBresciaTel. e Fax 0303752647www.unicef.it/bresciaComoTel. e Fax 031571174www.unicef.it/comoCremonaTel. 037223577Punto d'incontroTel. e Fax 037230475www.unicef.it/cremonaLeccoTel. e Fax 0341282994www.unicef.it/leccoLodiTel. 0371431660www.unicef.it/lodiMantovaTel. 0376223520www.unicef.it/mantovaPaviaTel. e Fax 038229937www.unicef.it/paviaSondrioTel. e Fax 034336045www.unicef.it/sondrioVareseTel. e Fax 0332238640www.unicef.it/vareseSaronnoTel. 0296280096www.unicef.it/saronno

MARCHEAnconaTel. e Fax 071202750Punto d'IncontroTel. 0712080600www.unicef.it/anconaAscoli PicenoTel. e Fax 0735581227www.unicef.it/ascolipicenoMacerataTel. 0733264406www.unicef.it/macerataPesaro - UrbinoTel. 0721638033www.unicef.it/pesarourbino

MOLISECampobassoTel. e Fax 0874484541www.unicef.it/campobassoIserniaTel. e Fax 0874413752www.unicef.it/isernia

PIEMONTEBiellaTel. e Fax 01521021www.unicef.it/biellaAlessandriaTel. 0131610487Punto d'IncontroTel. 0131821458www.unicef.it/alessandriaAstiTel. e Fax 0141358023www.unicef.it/astiCuneoTel. 0171690291www.unicef.it/cuneoNovaraTel. e Fax 0321390591www.unicef.it/novaraTorinoTel. 0115625272 - 0115622875www.unicef.it/torinoVerbaniaTel. e Fax 032353699www.unicef.it/verbaniaVercelliTel. 0161215788Punto d'IncontroTel. e Fax 016327495www.unicef.it/vercelli

PUGLIABariTel. 0805235482www.unicef.it/bariBrindisiTel. 0831986135www.unicef.it/brindisiFoggiaTel. 0881771605cell. 3498940571www.unicef.it/foggiaLecceTel. e Fax 0832241744www.unicef.it/lecceTarantoTel. e Fax 0994795009www.unicef.it/taranto

SARDEGNACagliariTel. 0702776034www.unicef.it/cagliariNuoroTel. 0784238627www.unicef.it/nuoroOristanoTel. 078371117www.unicef.it/oristanoSassariTel. e Fax 079278981www.unicef.it/sassari

SICILIAMessinaTel. e Fax 09043804www.unicef.it/messinaAgrigentoTel. 092228949www.unicef.it/agrigentoCaltanissettaCell.: 3804593200www.unicef.it/caltanissettaCataniaTel. 095320445Fax 0957151638www.unicef.it/catania

EnnaTel. e Fax 0935960532www.unicef.it/ennaPalermoTel. e Fax 0916810605www.unicef.it/palermoRagusaTel. e Fax 0932682450www.unicef.it/ragusaSiracusaTel. 0931442631www.unicef.it/siracusaTrapaniTel. e Fax 092321500www.unicef.it/trapani

TOSCANAFirenzeTel. 0552207144www.unicef.it/firenzeArezzoTel. 0575908484www.unicef.it/arezzoGrossetoTel. 0564418051www.unicef.it/grossetoLivornoPunto d'IncontroTel. e Fax 0586802188www.unicef.it/livornoLuccaTel. e Fax 0583467791www.unicef.it/luccaMassa CarraraTel. e Fax 0585633590www.unicef.it/massacarraraPisaTel. e Fax 05048663www.unicef.it/pisaPistoiaTel. 057322000www.unicef.it/pistoiaPratoTel. 057427013www.unicef.it/pratoSienaTel. 0577232151Fax 0577232392www.unicef.it/siena

TRENTINO ALTO ADIGETrentoTel. e Fax 0461986793www.unicef.it/trentoBolzanoTel. e Fax 0471982011www.unicef.it/bolzano

UMBRIAPerugiaTel. e Fax 0755849590www.unicef.it/perugiaTerniTel. 0744300711www.unicef.it/terni

VAL D’AOSTAAostaTel. 016541119 - 0161238500www.unicef.it/aosta

VENETOVeneziaTel. 0412793878www.unicef.it/venetoVeneziaTel. 0415239950www.unicef.it/veneziaBellunoTel. e Fax 0437942987www.unicef.it/bellunoPadovaTel. 0498754988Punto d'IncontroTel. 0498751886www.unicef.it/padovaRovigoTel. e Fax 042529449www.unicef.it/rovigoTrevisoTel. e Fax 0422412314www.unicef.it/trevisoVeronaTel. e Fax 045575345www.unicef.it/veronaVicenzaTel. e Fax 0444300484www.unicef.it/vicenza

Sedi e punti d’incontro dei Comitati Regionali e Provinciali UNICEF