il mosaiko kids 11-12 2005

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Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo: Favolarevia Editore, via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018 e-mail: [email protected] Anno 2 - n° 11 - 12, novembre - dicembre 2005 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Periodico mensile Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL) i i d d Il Mosai o K Il M osai o K s s pag.3 pagg.4, 5 e 7 pag.6 A pag.6: Natale è tempo di bilanci... GRAZIE MOSAIKO! CONTINUATE COSI’! di Mimma Franco di Laura Spantigati la voce fuori campo E LI CHIAMANO DISABILI... Riflessioni ad alta voce sul libro di Candido Cannavò Il Natale visto dal Mosaiko CARO GESU’ BAMBINO Le letterine natalizie della redazione Pianeta cane n.7 LE RISPOSTE ALLE DOMANDE PIU’ FREQUENTI di Paola Maggi L’amicizia tra un marine e un cucciolo iracheno fa notizia, l’uso di armi chimiche a Falluja invece no CANI IRACHENI di Mauro Mainoli pag.8 Michele Mainoli, La droga - olio su tavola, 1978 E cco il secondo Na- tale di «Mosaiko». Un anno di lavoro, di sogni e di speranze hanno percorso le pagi- ne di questa rivista che è diventata una vera e propria finestra sul mondo dei giovani. Cosa pensano? Cosa sognano? Come si preparano alla vita da adulti? Ma so- prattutto: i ragazzi co- me vedono il mondo che li circonda? Erano queste le doman- de che hanno spinto Mimma Franco, l’edito- re e vero motore della rivista, e me come di- rettore responsabile, a dare il via a questo pro- getto. Forse non siamo riuscite a dare voce a tutti i colori del “mosai- ko”, forse le pagine del- la rivista sono troppo poco per tutti quei ra- gazzi che vogliono rac- contarsi: ma sono co- munque un inizio, uno spazio, una moltitudine di voci. Cercheremo di prosegui- re in questa avventura con nuove inziative, al- tri stimoli e molta pas- sione, perché crediamo nei giovani che credono in questo progetto. Cer- to Mosaiko ha bisogno di aiuto, per non rimanere una voce colorata sì ma isolata, i giovani hanno bisogno della partecipa- zione degli adulti. Quel- la partecipazione che vorremmo fosse estesa a tutti coloro che creden- do nel futuro, credono nei nostri ragazzi. Vi aspettiamo, anzi i ra- gazzi aspettano che gli adulti rispondano alle loro domande, alla loro voglia di esserci nella vita, nella scuola, nel mondo che ogni giorno li mette alla prova. E da parte di tutta la re- dazione del Mosaiko: Auguri! V edo il mondo della droga di- stante dal punto di vista mio strettamente individuale e al tempo stesso vedo che la possibilità di entrarvi è in realtà più vicina di quanto sembri, tristemente vicina. E’ come se fosse un mondo paralle- lo, nemmeno troppo lontano, nem- meno troppo nascosto, una sorta di retroscena della facciata sociale che tende a mimetizzarsi più che a oc- cultarsi e che proprio per questo può condurre la sua esistenza in un modo tutto sommato indisturbato. Il por- tale d’accesso può essere ovunque e chiunque; anche nelle scuole forse, ma credo che queste siano piazze di scambio più che il magazzino princi- pale. Ed è anche difficile dire se è veramente così, se le scuole siano realmente coinvolte o se siano solo, come altri luoghi in cui si trovano molte persone, un contenitore di di- verse tipologie sociali. Come si fa a smascherare gli eventuali responsa- bili se questi si mimetizzano e come si fa ad essere sicuri che non vi sia- no altri camaleonti sfuggiti anche al- la ricerca più attenta? Spesso si sen- te “Non me lo dire, sembrava un co- sì bravo ragazzo!”oppure”Ma no! Una ragazzina così perbene e cari- na…”. Ogni tanto i giornali locali se ne saltano fuori con notizie che pro- vocano nella gente reazioni di que- sto genere; e nella retata magari in- dividui il tuo compagno di classe al- le elementari o la figlia del vicino. Il mondo della droga è come un flui- do che scorre tra le fenditure e le crepe della società; infiltrazioni for- se o magari mancanze della società stessa? Il problema non è tanto il co- involgimento della scuola, piuttosto il suo ruolo e il ruolo di tutti. Il pro- blema è il non tollerare il “drogato” e considerarlo un individuo pericolo- so, una minaccia per l’immagine del- l’istituto o per il quartiere. Il “dro- gato” prima di tutto è un dipenden- te. E prima di fare del male agli al- tri lo fa a se stesso. Ogni dipenden- za porta progressivamente ad una perdita inconsapevole, non accetta- ta dal dipendente stesso ma abba- stanza evidente, della volontà origi- naria, fino a farla coincidere con la volontà del più forte. Cosa succede se il più forte è l’ “amico” che ti in- cita a drogarti? Cosa succederebbe se il più forte fosse la scuola o qual- che altro organo sociale? Sincera- mente mi spaventa di più la seconda risposta, mi spaventa constatare che chi potrebbe far qualcosa o avrebbe dovuto farlo non l’ha fatto o non ab- bastanza. Mi fa arrabbiare che chi potrebbe essere forte e saggio è so- lo arido e passivo, più ancora di chi è dipendente. Perché chi è dipen- dente, ed è diverso da chi prova per curiosità, è spessissimo una persona che soffre, a volte senza rendersene conto, qualunque sia il grado della sofferenza, fosse anche senso di in- feriorità piuttosto che incomprensio- ni famigliari. Ma chi è arido non pro- va niente, può solo far finta di scan- dalizzarsi, di preoccuparsi. Il peggio è che si può dar fiducia ad una per- sona che vuole realmente darsi da fare, ma quando ci si trova all’inter- Il mondo della droga sembra lontano ed è tristemente vicino polvere bianca Gli sbagli dei giovani e gli sbagli degli adulti Simona Lucarno segue a pag. 2 Il secondo Natale Antonella Mariotti I ragazzi del Mosaiko scrivono la loro letterina ideale a Gesù Bambino (o a chi per Lui). Desideri, emozioni e sfoghi lanciati lassù, in un cielo natalizio un po’ affumicato e nebbioso, offuscato da troppe luci. Alle pagine 4, 5 e 7 Caro Gesù Bambino

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il periodico dell'associazione Il Mosaiko Kids

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Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo:Favolarevia Editore, via C. Alberto 1315053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018e-mail: ilmosaiko @tiscali.it

Anno 2 - n° 11 - 12, novembre - dicembre 2005 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL)Periodico mensileDirettore responsabile: Antonella MariottiStampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)

ii ddIl Mosai oKIl Mosai oK ss

pag.3

pagg.4,5 e 7

pag.6

A pag.6: Natale è tempo di bilanci...GRAZIE MOSAIKO! CONTINUATE COSI’!

di Mimma Franco di Laura Spantigati

la voce fuori campoE LI CHIAMANO DISABILI...Riflessioni ad alta voce

sul libro di Candido Cannavò

Il Natale visto dal MosaikoCARO GESU’ BAMBINOLe letterine natalizie della redazione

Pianeta cane n.7LE RISPOSTE ALLE DOMANDE PIU’FREQUENTI

di Paola Maggi

L’amicizia tra un marine e un cucciolo iracheno fa notizia, l’uso di armi chimiche a Falluja invece no

CANI IRACHENI di Mauro Mainoli

pag.8

Michele Mainoli, La droga - olio su tavola, 1978

Ecco il secondo Na-tale di «Mosaiko».Un anno di lavoro,

di sogni e di speranzehanno percorso le pagi-ne di questa rivista cheè diventata una vera epropria finestra sulmondo dei giovani. Cosapensano? Cosa sognano?Come si preparano allavita da adulti? Ma so-prattutto: i ragazzi co-me vedono il mondo cheli circonda?Erano queste le doman-de che hanno spintoMimma Franco, l’edito-re e vero motore dellarivista, e me come di-rettore responsabile, adare il via a questo pro-getto. Forse non siamoriuscite a dare voce atutti i colori del “mosai-ko”, forse le pagine del-la rivista sono troppopoco per tutti quei ra-gazzi che vogliono rac-contarsi: ma sono co-munque un inizio, unospazio, una moltitudinedi voci.Cercheremo di prosegui-re in questa avventuracon nuove inziative, al-tri stimoli e molta pas-sione, perché crediamonei giovani che credonoin questo progetto. Cer-to Mosaiko ha bisogno diaiuto, per non rimanereuna voce colorata sì maisolata, i giovani hannobisogno della partecipa-zione degli adulti. Quel-la partecipazione chevorremmo fosse estesa atutti coloro che creden-do nel futuro, credononei nostri ragazzi. Viaspettiamo, anzi i ra-gazzi aspettano che gliadulti rispondano alleloro domande, alla lorovoglia di esserci nellavita, nella scuola, nelmondo che ogni giorno limette alla prova.E da parte di tutta la re-dazione del Mosaiko:A u g u r i !

Vedo il mondo della droga di-stante dal punto di vista miostrettamente individuale e al

tempo stesso vedo che la possibilitàdi entrarvi è in realtà più vicina diquanto sembri, tristemente vicina.E’ come se fosse un mondo paralle-lo, nemmeno troppo lontano, nem-meno troppo nascosto, una sorta diretroscena della facciata sociale chetende a mimetizzarsi più che a oc-cultarsi e che proprio per questo puòcondurre la sua esistenza in un modotutto sommato indisturbato. Il por-tale d’accesso può essere ovunque echiunque; anche nelle scuole forse,ma credo che queste siano piazze discambio più che il magazzino princi-pale. Ed è anche difficile dire se èveramente così, se le scuole sianorealmente coinvolte o se siano solo,come altri luoghi in cui si trovanomolte persone, un contenitore di di-verse tipologie sociali. Come si fa asmascherare gli eventuali responsa-bili se questi si mimetizzano e comesi fa ad essere sicuri che non vi sia-no altri camaleonti sfuggiti anche al-la ricerca più attenta? Spesso si sen-te “Non me lo dire, sembrava un co-sì bravo ragazzo!”oppure”Ma no!Una ragazzina così perbene e cari-na…”. Ogni tanto i giornali locali sene saltano fuori con notizie che pro-vocano nella gente reazioni di que-sto genere; e nella retata magari in-dividui il tuo compagno di classe al-le elementari o la figlia del vicino.Il mondo della droga è come un flui-

do che scorre tra le fenditure e lecrepe della società; infiltrazioni for-se o magari mancanze della societàstessa? Il problema non è tanto il co-involgimento della scuola, piuttostoil suo ruolo e il ruolo di tutti. Il pro-blema è il non tollerare il “drogato”e considerarlo un individuo pericolo-so, una minaccia per l’immagine del-l’istituto o per il quartiere. Il “dro-gato” prima di tutto è un dipenden-te. E prima di fare del male agli al-tri lo fa a se stesso. Ogni dipenden-za porta progressivamente ad unaperdita inconsapevole, non accetta-ta dal dipendente stesso ma abba-stanza evidente, della volontà origi-naria, fino a farla coincidere con lavolontà del più forte. Cosa succedese il più forte è l’ “amico” che ti in-cita a drogarti? Cosa succederebbese il più forte fosse la scuola o qual-che altro organo sociale? Sincera-mente mi spaventa di più la secondarisposta, mi spaventa constatare chechi potrebbe far qualcosa o avrebbedovuto farlo non l’ha fatto o non ab-bastanza. Mi fa arrabbiare che chipotrebbe essere forte e saggio è so-lo arido e passivo, più ancora di chiè dipendente. Perché chi è dipen-dente, ed è diverso da chi prova percuriosità, è spessissimo una personache soffre, a volte senza renderseneconto, qualunque sia il grado dellasofferenza, fosse anche senso di in-feriorità piuttosto che incomprensio-ni famigliari. Ma chi è arido non pro-va niente, può solo far finta di scan-dalizzarsi, di preoccuparsi. Il peggioè che si può dar fiducia ad una per-sona che vuole realmente darsi dafare, ma quando ci si trova all’inter-

I l mondo de l la d roga sembra lontano ed è t r i s temente v i c inop o l v e r e b i a n c aG l i s b a g l i d e i g i o v a n i e g l i s b a g l i d e g l i a d u l t i

Simona Lucarno

segue a pag. 2

Il secondoN a t a l e

Antonella Mariotti

I ragazzi del Mosaikoscrivono la loroletterina ideale aGesù Bambino (o achi per Lui). Desideri,emozioni e sfoghilanciati lassù, in uncielo natalizio un po’affumicato enebbioso, offuscato datroppe luci.

Alle pagine 4, 5 e 7

Caro Gesù Bambino

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no di organi che in quanto talisono una pluralità di persone,per una che si interessa ce nesono tre che hanno altro da fa-re. Sarò pessimista o poco fi-duciosa, ma la conicità e lafreddezza sono malattie oggitroppo diffuse. Vero o no, sen-za pretendere che tutti i ra-gazzi la pensino così, anzi spe-

rando che ci sia qualcuno piùottimista, l’opinione di una ra-gazza che ha i suoi grattacapicome tutti è questa. Posso im-maginare quale sia quella dichi si sente vittima di tantoaccademico distacco. Di chi sisente rifiutato, giudicato peraver scelto la soluzione sba-gliata a un suo problema, dichi si sente additato come unanimale feroce e finisce o perscappare in se stesso con lasensazione di venire braccatoo per autoconvincersi di esse-re un pericolo e compiacerse-ne. La volontà di chi è dipen-dente è la volontà del più for-te. Se i dati dicono che il 60%degli studenti farebbe uso didroghe ed in molti casi il con-sumo avverrebbe all’internodegli stessi edifici scolastici,credo che la scuola si sia mes-sa i piedi in testa da sola. For-se dare un modello di rigori-smo eccessivo non è sempre ilmetodo giusto per far crescerediritta la piantina e anchequesta metafora andrebbe in-terpretata con il giusto spiri-to: il paletto non serve per im-porre alla piantina come devecrescere, ma serva a sostener-la. Il paletto non deve preten-dere di essere l’unico tutoredella piantina, perché per cre-scere questa ha bisogno anchedi altro. Quando si ha un ruolo

così importante e così bellocredo (e sarebbe preoccupan-te se non ci credesse chi que-sto ruolo lo ha) di avere a chefare con dei ragazzi, di averela possibilità di aiutarli perchébisogna allontanarli, sottova-lutarli, giudicarli?Ribadisco che la scuola do-vrebbe preoccuparsi del suo

ruolo.Agli occhi di molti ragazzi i co-etanei, gli amici, i conoscentiche fanno uso di droga (ma lostesso discorso vale per qual-siasi altro tipo di dipendenza)non sono visti né come dei mi-ti da imitare né come dei leb-brosi da evitare; sono visti conuna rabbia amichevole, con ilsentito dispiacere di chi ha laconsapevolezza del valore del-la vita e vede un altro sprecar-la, e in questoforse i giovani so-no ancora più mo-ralisti che gliadulti. Ma il mora-lismo dei giovani è“dei giovani” siain senso soggetti-vo che oggettivodel complemento:è il moralismo chefanno i giovani,ma è anche il mo-ralismo per i gio-vani. E’ un morali-smo sentito, coin-volto, soprattuttosincero, spessoascoltato e accet-tato. Non è unmoralismo impar-tito e calato dal-l’alto, visto comeun’imposizione,un limite alla pro-pria libertà di

pensiero e quindi rifiutato.C’è da dire che i ragazzi capi-scono, ma l’orgoglio è tanto. Egli adulti capiscono, ma l’or-goglio è tanto. Quando la ma-dre dice al figlio “ Non ti dro-gare” è spinta da una sincerapreoccupazione materna. Mal’inghippo credo possa essereindividuato proprio nel fattoche si tratti di una preoccupa-zione. Tra coloro che si inte-ressano, infatti, c’è poi da fa-re una distinzione: chi, consa-pevole del problema, se nepreoccupa e corre ai ripari echi, consapevole del proble-ma, se ne occupa e corre alfronte. Gli adulti dovrebberopreoccuparsi perché è giustotenere alla salute dei ragazzi,ma non preoccuparsi per esse-re a posto con la coscienza,perché è un dovere più che unpiacere o perché è giusto (co-me dicono sempre i genitori).In questo modo scatta un mec-canismo che fa sentire il ra-gazzo quasi privato di fiducia,amalgamato alla massa a cuila società ha attribuito conno-tazione negativa e ci sono po-che altre cose che provocanoin un giovane un irrefrenabileimpulso di “ribellione” comeessere considerato uno tratanti, incapace di sapere cosaè bene e cosa è male, privatoanche della sua sacra indivi-dualità e dover stare in silen-zio senza discutere dopo frasidel tipo “ Perché io sono tuopadre e tu sei solo un ragazzi-no”. Mai far vedere ai ragazzidi essere preoccupati per loro,ma farlo capire.Purtroppo un instabile soste-gno o un paletto troppo rigido,una società stereotipata chemostra tramite i media le suepecche anziché informare, ge-nerando così ignoranza, sonoun terreno fertile per le di-pendenze e troppo duro perpermettere una redenzione.

E’ già difficile uscire da untunnel, è già difficile dovercorrere dietro ai modelli eperdere la propria identità, sese ne esce e ci si rende contodel male che ci si è fatti è dif-ficile accettarsi, ricominciare,non vedo quale diritto abbiaquel mondo che non ha portoprima il suo aiuto di giudicareora e negare nuovamente ilsuo supporto.Il problema della droga, perme, è in evidente polemicacon quelle che ne sono le cau-se più che gli effetti. Sonoquasi sicura che tanti altri gio-vani posti di fronte al proble-ma farebbero un discorso ma-gari diverso ma sempre voltoindietro nell’ordine cronologi-co degli eventi. Può essere in-terpretato come inconsapevo-lezza delle conseguenze? Cre-do che tutti i ragazzi sappianoche la droga nel migliore deicasi fa male, nel peggiore uc-cide. Il problema è che i gio-vani sentono che si può farqualcosa e non accettano chenon si faccia; quando provanoa farlo difficilmente trovanochi li sostiene. E poi che sensoha parlare solo della drogasenza prima parlare di comesconfiggerla? Anzi, che sensoha fermarsi a parlarne quandosi potrebbe agire? Se le istitu-zioni ispirano così poca fiduciaai giovani da essere oggetto dicritiche e dimostrazioni di dis-senso, anziché corazzarsi e ri-pararsi dietro un “gli adultisiamo noi e voi non capiteniente”, potrebbero dimostra-re, se è vero, di avere real-mente a cuore il problema,ammettendo limiti e sbagli, ri-parando le crepe, ponendo co-sì fine a quelle infiltrazioni,preoccupanti per gli adulti,tristi per i ragazzi.Sempre che si tratti di infiltra-zioni… Mancanze forse? E di chi?

Progetto grafico e impaginazione:

Favolarevia - Mauro Mainoli

Fotografie: favolarevia

RedazioneDirettore Resp.: Antonella MariottiPresidente: Mimma FrancoAnna Bruni - Giovanna Spantigati -Paola Maggi - Elisa Pareti - MauroMainoli - Silvia Pareti - Marta Lama-nuzzi - Livia Granata - Giada Gatti -Simona Lucarno - Davide Varni -Elena Pisa - Paolo Pareti - MarcelloSpinetta - Giorgia Bresciani - CeciliaSacco - Andrea Accatino

Piccoli PiccoliLisa R. Magnaghi - Cecilia Mariotti -Martina Ruta - Sofia Falchetto - Da-niele Accatino - Marta Poggio - Fa-bio Porta Scarta - Claudia Poggio -Federica Marini - Marta Chiapedi.

Collaboratori

Claudio Bertoletti - Elio Pisa - Ma-

nuela Gandolfi - Paola Picena

IllustrazioniCarlotta Ruotolo

Vietato riprodurre senza autorizzazione testi, fotografie e impo-stazione grafica

Proprietà artistica letteraria

Casa Editrice

Favolarevia

Via C. Alberto, 13

15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

p o l v e r e b i a n c asegue dalla prima (Simona Lucarno)

Bar - Pizzeria - PaninotecaBar - Pizzeria - PaninotecaL o c a l e C l i m a t i z z a t o

A p e r t o t u t t i i g i o r n i d a l l e 1 7 : 0 0 a l l e 0 1 : 0 0Fe s t i v i d a l l e 1 1 : 0 0 a l l e 0 2 : 0 0Via Masnaco Nicolosio (Area Crespi)

Castelnuovo Scrivia (AL)

Tel. 340 1854008 - 349 5751878

MUSICA DAL V IVO tut t i i G iovedì seraVenerdì sera KARAOKE

prog

etto

gra

fico

favo

lare

via

TG2delle ore13, chiusu-ra del no-

tiziario: un mezzobusto daitoni rassicuranti ci informache, dopo tante brutte no-tizie provenienti dall’Iraq(“brutte notizie” starebbead indicare l’indicibileabisso di orrore in cui èsprofondata la nazione), fi-

nalmente si può raccontareuna storia a lieto fine. Se-gue servizio su un giovanemarine che incontra tra lemacerie di qualche marto-riata cittadina irachena uncucciolo spaurito (difficiled’altronde, immaginarloche zampetta felice tra icadaveri) e se ne innamo-ra, trasformandolo nel suoinseparabile compagno dimissioni. Vengono mostratele foto del cagnolino checompie azioni di guerra in-sieme al suo nuovo padro-ne. Un brutto giorno, però,anche il cane, ormai piut-tosto cresciuto, è missingin action, disperso duranteun’operazione militare, e ilmarine deve rassegnarsi atornarsene in patria senzail suo inseparabile amico.Ma non si dà per vinto: do-po incredibili ricerche e unfrenetico scambio di foto edi passaparola tra commili-toni, riesce a riconoscerlofra i cani chiusi in qualchegabbia di uno dei tanti zoodevastati dalla guerra, loriabbraccia e se lo porta acasa, nella sua grossa e

bianca villa americana, do-ve l’eroico cane corre feli-ce sul prato dell’enormegiardino. Il servizio termi-na con l’inquadratura dellapiastrina appesa al collodel cane, un’onorificenzaconquistata sul campo: tar-ghetta blu a forma di osso,con la dicitura «war dog»,cane di guerra. Tutto vero

e tutto trasmesso da unodei più importanti organid’informazione televisivain orario di grande ascolto,con tanto di commento mu-sicale in perfetto stileTG2.Rainews 24, canale satelli-tare d’informazione, ore7.40 circa del giorno prece-dente, fascia d’ascolto de-dicata ai pochissimi cheguardano le notizie primadi andare a lavorare: pas-sano le immagini di Fallu-ja, la strage nascosta, ildocumentario di SigfridoRanucci e Maurizio Torreal-ta che documenta l’uso diarmi chimiche, in partico-lare del fosforo bianco e diun agente simile al napalm,l’MK77, durante l’attaccoamericano a Falluja, 65chilometri a ovest di Bagh-dad, 350.000 abitanti(600.000 contando gli ag-glomerati di periferia).Una galleria di orrori chepuò evocare un’immaginesola: l’inferno. Corpi ustio-nati, a volte fusi dal calo-re, sorpresi nel sonno o incucina, annientati mentre

pregavano, mentre fuggiva-no, mentre aspettavano in-difesi l’apocalisse. Accantoai combattenti con unifor-mi militari, donne, bambi-ni, anziani, civili inermi eavvolti ancora nei loro abi-ti grottescamente intatti:il fosforo bianco brucia lemolecole che contengonoossigeno, devastando le

mucose e tutte le parti diun organismo vivente concui viene in contatto, malascia integri i vestiti. Do-po l’attacco americano delnovembre 2004 a Falluja sicontarono 36.955 case di-strutte (dati ufficiali),1.200 – 1.600 «combattentinemici» morti (dati delPentagono), nulla si sa deiferiti (ma un’idea ce lapossiamo fare guardando ilnoto filmato del marineche trucida un ferito inno-cuo disteso all’interno diuna moschea), «nessun ci-vile ucciso» secondo le af-fermazioni del generaleSattler, centinaia e centi-naia di vittime civili secon-do il Centro per la Demo-crazia e i Diritti Umani diFalluja, che ha mostrato alParlamento Europeo unasequenza fotografica che èimpossibile guardare nellasua interezza se si conservaanche un solo briciolo dicapacità di immedesima-zione (archivio fotograficodisponibile su www.rai-news24.it, insieme a tuttol’agghiacciante e inconfu-

tabile materiale necessarioper farsi un’idea di quelche successe a Falluja nelnovembre 2004). Scorrono le immagini delservizio di Ranucci e Tor-realta, ma scorrono soloprima delle 8 del mattino esolo per chi si è messo sultetto una parabola. Entrain poche case italiane adora di colazione l’orrore diun nuovo ordine mondiale,e agli Italiani più accortitorna in mente qualcosa ditragicamente vecchio: nel1935 il nostro esercitoesportò la democrazia inEtiopia avvolgendola in cal-de pillole di fosforo bian-co. Allora si trattava dimettere a tacere la «gaz-zarra negussita», oggi sideve estirpare il cancro delterrorismo. Ad ogni epoca il suo nemi-co, a farne le spese quasisempre chi chiede solo diterminare la giornata senzatroppi sacrifici e senzatroppa sofferenza, pregan-do quel Dio benevolo cheveglia sull’armonia familia-re e sui piccoli commerci dibottega e ignorando quelDio iracondo che infiammale armate e succhia avida-mente le vite di chi si con-vince al martirio. L’eserci-to più potente della terraha atteso con professiona-lità la rielezione di un pre-sidente che si definisce“rinato in Cristo” per co-prire con una pioggia di fo-sforo bianco un’intera cit-tadina densamente popola-ta. Rainews 24 documentatutto, e tra le tante crea-ture rimaste a giacere nel-la polvere delle macerie,per un attimo una teleca-mera di qualche giornalistapoco embedded inquadra lecarcasse di due cani stesiuno accanto all’altro, nes-sun segno di proiettili o dischegge, consumati dallostesso fuoco che ha uccisole persone senza lasciaresul corpo alcuna ferita.Vittime dello «Shake andbake», «scuoti e cucina»,come le riviste specialisti-che militari definisconol’effetto combinato diesplosivi e fosforo bianco. Due cani sfortunati, moltopiù sfortunati di quell’altrocucciolo che aveva saputomettersi dalla parte giustaal momento giusto e oracorre felice in un pratoamericano invece di giace-re nella polvere contami-nata di Falluja. Ma questa non è una “buo-na notizia” e non disturbe-rà il pranzo di chi guarda ilTG2. Dei cani morti di Fal-luja ad ora di pranzo non èopportuno parlare. Dei loro padroni neanche.

C a n i i r a c h e n iL ’ a m i c i z i a t r a u n m a r i n e e u n c u c c i o l o i r a c h e n o f a n o t i z i a ,

l ’ u s o d i a r m i c h i m i c h e a F a l l u j a i n v e c e n o

K r i t i k a3

Mauro Mainoli

Due fotogrammi del filmato che è possibile vedere sul sitowww.rainews24.it: elicotteri americani riversano unapioggia di fosforo bianco sulle abitazioni di Falluja.A sinistra: una foto scattata da Jeff Englehart, il marineintervistato da Rainews 24. Jeff Englehart ha ammesso diavere sparato sui civili, di aver ricevuto l’ordine diconsiderare target anche i bambini di 10 anni, di averascoltato alla radio del suo mezzo blindato l’ordine diusare il fosforo bianco, di essere stato testimone ocularedei cadaveri di civili bruciati dal fosforo.

4

Caro Gesù BaIl Natale visto

Caro Gesù Bambino (per me che credo),

cara Vanna Marchi (per chi crede nella cartomanzia),cara Filosofia (per i fans di Platone ed Aristotele),cara Psicologia (per le menti scientifiche),ciò che desidero per questo Natale sono alcune risposte.Non chiedo la risoluzione dei grandi problemi del mondo, diquelli politici ed ambientali che sono nelle mani deipotenti, né, tanto meno, di quelli che non sono neppurenelle mani dei potenti come le catastrofi naturali. Non misono del tutto ignoti e so benissimo che noi giovani siamo ilfuturo del mondo e che questi problemi saranno prestonelle nostre mani, ma temo che questo mondo e i suoigrandi problemi debbano aspettare ancora per qualcheanno e intanto che ci aspettano noi possiamo pensare alnostro mondo, al piccolo universo a cui apparteniamo. Nonsi tratta del mondo del quale percepiamo l’eco daitelegiornali, anche se questo eco si fa più chiaro einsistente man mano che cresciamo, né del mondo di cuispesso vogliamo dimostrare di sapere tutto ma di cui inrealtà sappiamo ancora così poco. Sto parlando di unmondo che è alla nostra portata poiché lo viviamo tutti igiorni, è la nostra realtà quotidiana. Anche questo mondocostituito dai nostri amici, conoscenti e coetanei, daragazzi che abitano nel nostro Paese, nella nostra città, hadei problemi, ed è riguardo a questi problemi che mi pongodelle domande.Al pomeriggio chi frequenta una scuola media o superioredovrebbe studiare, almeno un po’, per il suo futuro, micaper altro, e fare un po’ di sport, per la sua salute, perdivertirsi. Invece c’è chi passa il pomeriggio nell’inerziatotale, rinscemendosi davanti ad un videogioco,accendendosi uno spinello di tanto in tanto o facendosi unviaggetto mentale con qualche pasticca… Perché?Siamo fortunati, le nostre famiglie sono piuttostobenestanti, non solo non ci mancano i beni di primanecessità, ma spesso i genitori ci foraggiano generosamenteper permetterci di divertirci. Qualcuno però spende (anchese mi sembra più appropriato: butta via) notevoli somme didenaro in fumo, cocaina e altri stupefacenti che provocanodanni gravi e permanenti all’organismo… Perché?Al sabato sera possiamo andare a mangiare fuori, alcinema, a ballare, ad un concerto, in qualche locale dellevicinanze. Non viviamo in una metropoli, ma neppure sulTibet. Però c’è chi a tutte queste alternative preferiscequella di gelare all’aperto o soffocare a casa di qualcunoper condividere quei geniali formati collettivi di canne oqualche pista di quelle non asfaltate né da sci… Perché?

Marta Lamanuzzi, 17 anni.

Storie ordinarie di vittorie straordinarie

Caro Gesù bambino,quest’anno mi permetto di segnalarti alcuni regali che devi recapitarecon la posta celere perché queste persone lo meritano davvero.Dovresti consegnare un gigantesco dono a Brice Mellen. E’ un ragazzoamericano di diciassette anni con la passione per i videogiochi, e glipiacciono così tanto che riesce a vincere senza usare lo schermo. Anzi,a volte ridicolizza gli avversari giocando spalle al video. Ma non lo faper superbia o presunzione; per lui non fa differenza, infatti è ciecodalla nascita. Si è avvicinato ad un mondo che tutti considerano ancorasoggiogato ai voleri del pubblico vedente. Ha provato, ha sbagliato, hariprovato senza arrendersi. Ha cominciato chiedendo aiuto a chi glistava vicino, poi ha memorizzato i suoni collegati alla pressione dei tasti(si, esistono i suoni, oltre alle figure che si muovono), e nel torneogiovanile di videogames ha battuto tutti gli sfidanti (vedenti) ad unagara di arti marziali virtuali, raggiungendo il primo posto. Brice haindubbiamente mostrato, ancora una volta, che gli handicap non sonobaratri incolmabili ma solo barriere che cedono alla forza di volontà.Un altro grosso regalo va al professor Hawkings, il famoso fisico che daanni rivoluziona il mondo della fisica col solo aiuto della mano destra,l’unico arto che riusciva ancora a muovere. Il brillante fisico è afflittodalla sclerosi laterale amiotrofica, una malattia degenerativa cheparalizza gradualmente tutto il corpo ed impedisce anche i movimentipiù comuni, come la respirazione. Ormai da un anno, Hawkings ha persoanche l’utilizzo della mano che riusciva a muovere. Era paralizzatocompletamente. Ma non si è arreso, e ora continua a sovvertire la fisicae a diffonderla alle persone, che rimangono sempre più colpite dallafermezza di questo genio che comunica solo col movimento degli occhi.E in questo caso si supera la semplice forza di volontà, ma è necessariauna fermezza, una determinazione e una disperata voglia di vivere chepochi posseggono, e tra questi pochi non ci sono le persone “normali”.Ed ora vorrei molti altri regali, da dare a tutti gli atleti che nel 2006andranno a Torino per partecipare non alle Olimpiadi ma alle Para-olimpiadi, un evento di cui pochi parlano, che viene nascosto, come unavergogna da tenere segreta. Eppure il messaggio dello sport non èsempre stato quello di abbattere le barriere e superare i pregiudizi? Equesto messaggio lo possono diffondere meglio loro di tutti i varicampioni più o meno gonfiati. Questi sono stati solo tre esempi. Per favore, caro Gesù Bambino, portatanti doni non solo a loro ma anche a tutte le persone che devonolottare contro qualcosa più grande di loro. Per ricordargli che non sono sole. Per ricordargli che sono d’esempio per tutti noi.Grazie.Ciao.Davide Varni, 16 anni.

Caro Gesù Bambino, quest’anno per Natale vorrei la…Giustizia.

Sì, esatto, proprio la Giustizia: il valore su cui ogni umana istituzione dovrebbe fondarsi, un diritto che dovrebbe essere garanzia per ogni essere umano, e che invecetroppe volte viene calpestato, accantonato e dimenticato. Quante volte in un giorno vengono commesse tremende ingiustizie? Quante volte in un’ora una madre piange il proprio figlio? Quanti innocenti soffrono in un minuto?Troppi, sempre troppi. Tu hai ci hai insegnato che gli ultimi in questa terra saranno i primi nel regno dei cieli, che la giustizia non è terrena, ma divina… però non sarebbe bello se almeno unavolta l’uomo imparasse dai suoi errori? Se riuscisse a regolarsi autonomamente e riuscisse ad agire in modo che le sue azioni non siano sempre ed esclusivamente cagione didolore per coloro che lo circondano?Non sarebbe più… giusto… se parte dei torti che vengono inflitti fossero riparati non soltanto in quella vita che viene dopo questa, ma almeno in parte anche in quella chetuttora viviamo? Ma l’uomo è crudele, è consapevole che suo fratello soffre, e ben conscio di ciò continua ad agire in modo da perseguire sempre e solo i suoi obbiettivi,incurante di calpestare i diritti e la libertà di qualcun altro, incurante del fatto che a causa della sua sconsiderata condotta altri sono condannati alla sofferenza.Per questo, per Natale, ti chiedo la Giustizia, con la Giustizia anche la Pace non sarebbe più un’utopia, ma una realtà, perché in una società giusta retta da giusti la paceriesce a realizzarsi e a compiersi nella sua totalità. L’uomo è difficile da ammaestrare, o meglio è difficile riuscire ad insegnare all’uomo quale sia la giusta via da seguire ea convincerlo della sua validità, perché è una via stretta e tortuosa. Tu duemila anni fa ci hai provato, ci hai lasciato su una croce con la speranza di aver cambiato per sempre il mondo. Il mondo è cambiato, ma così tanto in meglio? Forseno, e forse perché non sei stato capito, le tue parole non sono state comprese, e non le comprendiamo appieno neppure ora, perché sono parole di amore, di pace, e digiustizia… ed è così difficile scegliere di incamminarsi su un sentiero difficoltoso, sorretti soltanto da valori astratti, al termine del quale non è garantita e promessanessuna remunerazione per il nostro operato... al contrario è così facile lasciarsi sedurre e stregare dalle ambizioni, dai sogni di falsa e facile ricchezza, perché maidovremmo scegliere la più impervia delle strade, quando possiamo percorrere la più spaziosa? Perché solo così potremo realizzare un solido terreno sul quale fare attecchire la Giustizia.Pertanto, a questo punto, modifico la mia richiesta iniziale… non voglio più la Giustizia, perché solo noi,e nessun altro, possiamo far sì che vi sia non una Giustiziavagheggiata e poi ignorata, ma una reale Giustizia; piuttosto ti chiedo l’Ispirazione, per far sì che gli uomini sentano la tua voce e si ricordino dei tuoi insegnamenti,l’Ispirazione che ci guidi lungo la via più impervia, e che permetta alla Giustizia di fiorire in tutto il suo splendore in questo mondo funestato da infiniti lutti.Livia Granata, 18 anni.

Caro Essere Supremo,

tu che sei padrone del tempo, delascolta, ovunque tu sia, ciò che uSono una ragazza di 17 anni che, dalle sue esperienze tutto ciò chemomenti felici, che riescono a farl’adrenalina, a farti sopportare quIn alternanza a questi periodi si sucontrollare, scivola via dalle maniQuesto è quello che nell’essere umcontrapposizione. Il sorriso e la lasfortunatamente, dipende dai pundecidere quale di essa si vuole sfonella sua essenza, pur sempre “mNon importa, dunque, sapere quase veramente si vuole arrivare a cproporzioni diverse l’una rispetto La filosofia dell’ “Uno, nessuno, cè singolo ma al tempo stesso moltall’infinito universo. Può sembrareragioni a noi sconosciute. Alla fineLo stesso vale per le esperienze ccondividiamo la stessa fragilità. Npossiamo formulare delle vaghe teconoscere non la possediamo. A mcuriosità e ci permette di compierdelle generazioni che verranno).Non tutto però è deciso dal destinpresenta e da esse impariamo a caccompagnerà per tutta la vita e decisioni più importanti. Accanto stimola a combattere. Tutto questo discorso per ringraziaed imparare dagli errori che ho coringrazio soprattutto per questo, che ho trovato la forza di far emeesplodere.Visto che ci avviciniamoriuscire a farmi trovare un equilibquella che continuo a conservare bene. Riconosco che in questo perlibero sfogo ad una parte di me scserie difficoltà per gestirla, perchvolte che l’ho soffocato per evitaprovando sensazioni nuove e appre quanto sia prezioso sapersi godeSono sicura che ognuno di voi avràquesto mi comprenderete. AuguroBuone feste a tutti!!!

Elena Pisa, 17 anni.

I n g r o s s o o r t o f r u t t i c o l i

T r o v a m a l a M a r i oStrada Secco, 5

15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

5

ambino...

vita, della morte, dell’equilibrio, del caos, della fortuna, della sfortuna…ilmente ho bisogno di chiederti!

el pieno della sua adolescenza, osserva il mondo dove vive, cercando di impararea vita le può insegnare. Come la maggior parte delle persone, ho vissuto anch’iosentire scorrere nel sangue una forza nuova, a risvegliare il corpo con

lsiasi fatica o dolore.seguono quelli più spiacevoli, dove tutto quello che prima si credeva capaci diIl dolore è talmente lacerante che le lacrime non bastano più ad alleviarlo. ano continua a verificarsi: sentimenti opposti e continuamente inrima, il vero e il falso, il bianco e il nero, il bene e il male… Fortunatamente o

di vista, si ha la possibilità di conoscere entrambe le facce della medaglia egiare. Ciò non significa essere doppiogiochisti, anzi… ognuno di noi è comunque,daglia”: d’oro, d’argento o di bronzo, sin dal momento della sua nascita. e facce essa abbia o in che modo vengano usate, ma l’importante è scoprirle tuttenoscere ciò che si è. I diamanti sono formati da numerose sfaccettature inaltra, ma è proprio il loro insieme che ne costituisce l’essenza.ntomila” ci fornisce un esempio molto chiaro della nostra essenza: l’essere umanoplice, formato da varie personalità e contemporaneamente nullo rispetton apparenza contraddittorio, ma è una verità perché così ci hanno creati per

che gusto c’è se in tutto questo non esiste il mistero?e viviamo: il destino di uno è differente da quello dell’altro, anche se tuttin capiamo perché succede qualcosa in un certo momento e perché proprio a noi;rie, ma una spiegazione che soddisfi completamente il nostro bisogno dio parere personale, forse è meglio così perché ciò stimola la nostra continuagrandi passi in ogni campo culturale ( e la cultura è il nostro futuro e quello

, qualche volta a decidere siamo noi. Affrontiamo le grandi difficoltà che la vita ciscere facendo tesoro dei nostri errori. Molto spesso ci affidiamo all’istinto, che citutte le nostre scelte, malgrado si cerchi di essere sempre razionali nelle

d esso c’è la paura, che ci spaventa ma che al tempo stesso ci dà forza e ci

e colui che mi ha donato il mio destino, che mi ha dato la possibilità di cresceremmesso, malgrado ora non stia vivendo uno dei periodi più felici della mia vita. Loerché è grazie a una spiacevole esperienza, tra le tante di questo periodo grigio,gere un lato di me, soffocato per tanto tempo, che non riuscivo più a faralle feste, forse un po’ egoisticamente volevo chiedere a Te, Essere Supremo, dio tra le varie mie personalità, soprattutto tra quella che è emersa di recente e

mmutata dentro di me. Non vorrei rischiare di deludere le persone che mi voglionoodo molto instabile sto facendo, involontariamente, del “male” ad esse. Lasciandonosciuta e che ho sempre tardato (forse per paura) ad affrontare, ora mi trovo inl’istinto è quasi completamente padrone di me: vuole riscattarsi di tutte quelledi ferire. Ora che sono stata ferita si è liberato impossessandosi di me… sto

zzando di più ciò che la vita mi ha donato. Ho capito quanto importante sia viveree la vita. passato un periodo “no” nella sua vita che l’ha segnato fortemente e so che pera tutti di trovare il conforto dell’amicizia e la forza di non fermarsi mai!!!

Cosa chiederei a Gesù …

Il mondo è composto da tanti piccoli puntini, che uniti formano la sua immagine: gli uomini, l’ambiente e tutte le opere createdall’intelligenza e dall’abilità umana. L’immagine del mondo appare, però, sfocata e i puntini sembrano quasi distaccati tra loro, come seognuno stesse cercando di ritrovarsi e di riconoscersi in mezzo agli altri. Attualmente, infatti, l’uomo sta errando alla ricerca della via che locondurrà alla conoscenza di se stesso e che lo porterà ad accettarsi con tutti i suoi difetti e, infine, ad amarsi. Intanto, però, è accecato dallaviolenza, che fin da piccolo entra a far parte della sua vita attraverso i cartoni animati, i quali sempre più spesso mostrano immagini dicombattimenti e scontri. I bambini sono ormai abituati a vedere i loro eroi preferiti che si sfidano a duello e sono portati a pensare che anchele persone umane si scontrino in continuazione. Poi, crescendo, capiscono che gli uomini sono mortali, a differenza dei loro eroi, ma nonrimangono stupiti più di tanto, visto che anche nei loro cartoni animati accadono fatti dolorosi. E’ davvero giusto, però, che i bambinicomprendano già dalla televisione la dura e fredda realtà? L’infanzia dovrebbe essere un periodo spensierato e felice, nel quale si cercano ditrasmettere a un bambino i valori più importanti, altrimenti sarà scontato per lui che due persone si uccidano, come nei cartoni. Quandodiventerà grande, non farà niente per migliorare una situazione per lui abituale. Situazione che vede l’uomo, in preda alla violenza,annientare prima di tutto se stesso. In quest’epoca di consumismo sfrenato, spesso le persone diventano schiave degli oggetti e non siaccontentano più di niente, portandosi dentro un grande senso di insoddisfazione. Nei casi peggiori la droga, il fumo e l’alcool incatenanol’uomo, non rendendolo più padrone delle sue decisioni e delle sue azioni. Lo scarso amore e rispetto verso se stessi porta a perdere lacoscienza delle conseguenze del proprio agire: l’uomo scivola così nell’abisso delle azioni distruttive, dal piccolo gesto di vandalismo contro lestrutture pubbliche, fino all’irreparabile sopraffazione del prossimo attraverso la violenza, in una spirale che conduce all’omicidio, alterrorismo, alla guerra.L’uomo spesso si accanisce, per giunta, proprio sulle creature più indifese, gli animali, abbandonandoli come se fossero giocattoli da buttarevia quando non lo divertono più. Una volta innescata la bomba dell’egoismo, la furia dell’uomo non risparmia neppure l’ambiente in cui vive,l’aria che respira e l’acqua che beve. Le fabbriche riversano i loro rifiuti tossici su tutto ciò che di prezioso offre la terra. La natura, madredell’uomo, viene continuamente sfidata da questo suo figlio presuntuoso che sperimenta tutto ciò che si può sperimentare, dai prodottiagricoli artificiali, gli ogm (i cui effetti a lungo termine non sono ancora stati scoperti e che possono mettere a rischio la salute pubblica), allareplicazione forzata della specie attraverso la clonazione.La vita umana appare, quindi, svuotata del suo senso più profondo poiché i valori semplici hanno perso importanza e manca l’armonia tra leparti del mondo, necessaria per vedere nitidamente la sua immagine.Spero che Gesù riesca a infondere Amore in tutti i cuori, per far sì che l’uomo apra gli occhi sulla realtà, si renda conto dei suoi errori ecerchi di porvi rimedio, dopo aver compiuto un percorso interiore che lo porti ad accettarsi così com’è e sentirsi pronto a donare affetto.

Giada Gatti, 17 anni.

Vacanze di Natale? D’accordo. Spirito natalizio?

Ci penserò in seguito.Il Natale ci aspetta, come meritata ricompensa dopo unautunno di lavoro e come periodo di riposo per poiprepararsi a lavorare con poche interruzioni finoall’estate. Principalmente il Natale e il capodanno sonofondati su due principi-cardine: il dormire e il mangiare,che da soli bastano a conferir loro quell’aurea di magicae gioiosa tranquillità, aiutata anche dalla dolce econciliante atmosfera che crea la neve. Al riparo dallavoro e dallo studio l’uomo si sente più buono: latredicesima è stata incassata, le verifiche e leinterrogazioni sono passate e la dispensa è piena di cibo.Ci sono preoccupazioni e problemi che non vanno invacanza a Natale ma in generale chi è sopravvissuto tuttol’anno non avrà problemi a giungere all’anno successivo.Il bambino è entusiasta. Il ragazzo è felice. L’uomo ècontento. L’anziano è tranquillo. Il cane dorme panciutonella cuccia innevata. Ora c’è tutto il tempo per esserepiù buoni. Ora c’è la voglia di progettare un annomigliore. Ora nei nostri pensieri c’è lo spazio per pensarea tutto quello che non abbiamo fatto ma che cipromettiamo di fare nel prossimo anno. Ora il nostrocuore vorrebbe vedere un po’ di generosità e perché no,magari compiere qualche buona azione. Ma ora è passatocapodanno e siamo già nel 2006. Adesso basta con questesciocchezze che c’è da studiare. Adesso ho da lavorare, aqueste cose penserò in seguito.

Paolo Pareti, 15 anni.

Caro Babbo Natale,

quest’anno mi devi per forza accontentareperché sono stata molto brava e c’è anche chi lo può confermare.Ho cambiato direzionee non ti chiedo più la fine della guerra,la pace nel mondo e un domani migliore per la nuova generazione.Le mie richieste sono terra terra,voglio ingozzarmi di dolci sotto l’albero di Natale,ricevere un regalino costoso e dimenticarmi,nello scintillio universale,di chi è lontano e non potrà più amarmi.Viva il Natale, viva la Befana, per chi vive, spera e, nonostante tutto,cerca di essere felice e festeggiare.A tutti un augurio calorosoper un anno nuovo ugualee un cambiamento interno portentoso.

Elisa Pareti, 24 anni.

Caro Babbo Natale,

è da un po’ che non ti scrivo, vero? Sai, quando sicresce… si cambia.Questa non è la solita lettera con la lista deiregali che desidero, anche se l’abitudine mispinge a scriverla, ma è una lettera con scrittol’unico desiderio che ho nel cuore. Si riassume inuna sola ed unica frase in cui voglio racchiudereun’infinità di desideri per il mio mondo, il tuo equello di tutti gli altri.“Desidero un mondo migliore che porti felicità epace a tutti gli esseri viventi”.Con affetto.Buon Natale da Giorgia Bresciani, 15 anni.

Caro Gesù Bambino,

dopo un’attenta riflessione sono giuntaalla conclusione di voler rovesciare itermini della questione: perché nonoffrire invece che chiedere? Mi spiegomeglio. Quando in famiglia nasce unbambino, c’è gara tra i parenti perfare i regali. Allora perché anche noinon possiamo fare almeno un regalo ate, Gesù Bambino?Certo non è facile fare un regalo a te:il Figlio di Dio, il Re dei Re, ma ci sonocose che solo noi ti possiamo offrire. Caro Gesù Bambino vorrei regalarti inostri sorrisi, le nostre gioie, la nostradisponibilità verso il prossimo, laserenità e la voglia di vivere a pienoritmo la vita, la speranza in un mondomigliore e l’impegno a realizzarlo.Sono cosciente che il futuro dipendesoprattutto da noi e dai nostricomportamenti, dal rispetto per ilprossimo e per la natura che cicirconda. Ecco, questi sono i pensieri che tivoglio offrire quando festeggeremo latua nascita. Certa che quanto ti doniamo ti saràgradito, ti do il benvenuto tra noi e tisaluto.Ciao.

Cecilia Sacco, 15 anni

dai ragazzi del Mosaikofo

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Centro studi A l e x a n d r i aSpalto Borgoglio 59 - 15100 Alessandria

Tel - fax: 0131 442483 E-mail: [email protected]

Scuola Elementare Paritaria(per bambini di 5/6 anni)

La scuola Elementare Paritaria Bilin-gue rappresenta ormai nella nostracittà un punto di riferimento. Presso lanostra scuola le lezioni di molte mate-rie, soprattutto del gruppo scientifico,si svolgono in Lingua Inglese. Inoltrenel momento in cui i bambini conse-guono la Licenza Elementare sono ingrado di utilizzare lʼevoluta padronan-za della Lingua Inglese acquisita, perconseguire anche le prime Certifica-zioni Linguistiche Internazionali.

British Institutes

Deutsch Institut

Instituto Velàzquez

Via Mazzini, 50I s o l a S a n t ’ A n t o n i o ( A L )Tel. 0131 857569

B a r S p o r tdi Venicia e Tatiana Pro

getto g

rafico F

avola

revia

LOCALE SKY

E’normale, in clima natalizio, rivolgere lo sguardo verso l’alto, fare un bilancio dei giornitrascorsi, ringraziare le stelle per ciò che si stringe tra le mani o nel cuore e spingersi achiedere quel che sembra indispensabile per tirare avanti. I ragazzi della redazione l’hanno

fatto con molta semplicità e sincerità, riassumendosi in un desiderio.Qualche grazie vorrei dirlo anch’io.Non so chi devo ringraziare della mia imperfezione, della mia sensibilità, del mio bisogno degli altri,della mia pazzia che mi permette di vivere.Se ad un uomo si toglie la voglia di giocare, la sensibilità, la giusta dose di follia, non può chetrasformarsi in una perfetta macchina da guerra. Ne vale la pena? Direi proprio di no, e per questoringrazio la bambina che ancora vive dentro di me, la piccola avventuriera di tanti anni fa che mi hatrascinato in un’altra avventura bislacca ed esaltante: il giornale che avete tra le mani…Avventura resa possibile dall’infinita pazienza e dall’immensa carica umana di Antonella Mariotti, amicapiù che direttrice. Mi scuso di averla travolta con la mia incontenibile impulsività, ma spero abbiacapito lo slancio ideale che anima i miei eccessi.Il Mosaiko, però, non vivrebbe senza la freschezza e l’entusiasmo dei suoi giovani redattori, e miconsolo di ogni sforzo e di ogni fastidio guardandoli avvicinarsi in punta di piedi al duro sentiero delgiornalismo o superare i primi rossori dei propri fogli scrutati da occhi estranei.Li ringrazio con tutta la sincerità di cui sono capace e auguro loro di riuscire a conservare intatti i valoriin cui credono. Abbraccio idealmente tutti i collaboratori che, a vario titolo, hanno reso possibilematerialmente la realizzazione e la diffusione del giornale: Claudio, Elio, Fiorenza, Mariuccia, Paola,Manuela, Laura, Giovanna e le numerose persone che hanno scritto alla redazione, rivolto domande airagazzi del Mosaiko o ai collaboratori esterni, condiviso con il Mosaiko l’emozione di un giornale tuttoper i giovani, sfogliato con passione queste pagine sempre meno sperimentali.Voglio infine rivolgere un ringraziamento particolare al Prefetto di Alessandria, dott. VincenzoPellegrini, per l’attenzione con cui ci ha seguiti fin dall’inizio del nostro viaggio.A tutti l’augurio di un Natale profondo…

Mimma Franco

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la voce fuori campo

E’ nato un anno e mezzo fa, e il MosaikoKids ne ha fatta di strada!I ragazzi – grandi e meno grandi – che lavorano allasua realizzazione dimostrano un entusiasmo e unavolontà encomiabili: il gruppo redazionale è così uni-to, compatto, da suscitare in noi meraviglia e ri-spetto. Il progetto ideato da Mimma Franco, in-stancabile e generosa in ogni sua iniziativa, sta an-dando avanti con grande successo: basta leggere gliarticoli del giornale per rendersene conto. I ragaz-zi dimostrano di aver capito che bisogna crederenei veri valori della vita e che quelli – solo quelli –bisogna impegnarsi a difendere. Bravi, andate avan-ti così!Aiutiamo il giornale a crescere, non disperdiamo ilpatrimonio di idee e progetti che traspare dagliscritti di questi giovani. Un giornale fatto da loro etutto per loro è già un miracolo!Lunga vita al Mosaiko Kids e buon Natale a tutti!

Laura Spantigati

Cont

inuat

e

così!

Sono accoccolata sulmio accogliente divanovicino al caminetto che

riscalda il mio corpo abban-donato, gli occhi persi aguardare fuori dalla finestrail lento movimento delle fo-glie rosse e gialle che, mos-se dal vento e dalla pioggia,sembrano danzare. C’è mol-ta quiete in questa immagi-ne autunnale. La radio acce-sa mi fa compagnia in que-sta domenica pomeriggiouggiosa, mi piace ascoltareRadio 24, sono le 16.30 e laradio sta trasmettendo unprogramma dal titolo Diario24, ospite della trasmissio-ne il giornalista CandidoCannavò. Parla del suo libro“E li chiamano disabili”, altelefono i personaggi del li-bro da lui descritti dannovoce alle loro storie, storie

commoventi, storie ricchedi passioni, di tanta vogliadi vivere, storie di personeche vogliono essere consi-derate persone e non esseridiversi, persone con grandipotenzialità e ricchezzaumana. Storie che hannodell’incredibile quando sipensa a uno scultore comeFelice che riesce a scolpirela creta ritraendo la suadonna con tale fedeltà da la-sciare senza fiato un veden-te, o alla bellissima balleri-na che ama più di ogni altracosa la danza e la pittura elo esprime al meglio anchesenza le braccia; e altre sto-rie ancora che lascio scopri-re a voi leggendo il libro(Candido Cannavò, “E lichiamano disabili”, edizioniRizzoli, pagg. 252, euro16,00). Ma la cosa che mi

ha più colpita è l’importan-za che Cannavò attribuisceal ruolo della famiglia: se igenitori dei cosiddetti dis-abili non aiutano i loro figlia vedere e sviluppare le pro-prie potenzialità, allora ilmarchio della diversità edell’esclusione saranno i fi-gli stessi a incollarselo ad-dosso ancor prima di esserediscriminati dagli altri. Cer-tamente mi rendo conto checome mamma non è facileaffrontare tutte le difficoltàche un bimbo diversamenteabile incontra crescendo eintegrandosi nel mondo del-la scuola e del lavoro o sem-plicemente dedicandosi alleattività ricreative. Occorrededicare tutto il propriotempo, sostenere continuelotte ed essere animati dauna grande determinazio-

ne, da una grande intelli-genza e da un enorme co-raggio, perché nonostantetutta la tecnologia a nostradisposizione il lavoro piùdifficile e pesante spettasempre ai genitori, agli in-segnanti e agli amici, men-tre a livello sociale, a mioavviso, resta ancora moltoda fare nei confronti dei co-siddetti disabili. Chiudoquesta lettera salutandotutta la redazione del Mo-saiko e dedicando ad Ema-nuele e alla sua mammaun’annotazione di GennaroFioretti tratta dal libro “Il si-lenzio emette un suono”,edizioni L’Alfabeto Urbano,1988:Libera la tua istintività:la strada è quella di essere se stessi al di là di tutto.Ciao, Mariuc.

e li chiamano disabili...

Grazie Mosaiko!Ennesimo (dovuto) pensiero natalizio

Pikkol i P ikkol i7

Pikkol i P ikkol i

Caro Gesù Bambino,non voglio cambiare la vita, voglio stare così. Mipiacerebbe diventare famoso per disegnare le

macchine. Mipiacciono tantissimole macchinesportive. Lemacchine sportivele fanno moltobene. Mi piacerebbecomprare unaMercedesdecappottabile cheva velocissima. Sichiama Classe S.Vorrei che regalassialla mia famiglia e aSonia un cuorenuovo per starebene, per nonarrabbiarsi, nonbisticciare.

Emanuele Ruta, 14 anni, classe 1ª Liceo ArtisticoStatale "R. Cottini" di Torino

Caro Gesù Bambino,secondo me la cosa più bella che un uomo possa desiderare è la felicità,perciò ti chiedo di donarla a tutti quelli che sono tristi e di non farla mancaremai, a nessuno. Non mi dimentico certo dei miei amici animali, per loro ti prego di faraumentare le persone che li amano, li rispettano e, invece, di far diminuirequelli che li abbandonano e che distruggono i loro ambienti naturali. Per finire ti domando una cosa per la natura: fai ridurre il numero degliuomini che rovinano e inquinano il nostro pianeta.

Leggendo questalettera ti saraiaccorto che èsempre l’uomo checommette azionicattive, per questocorreggo la miarichiesta riguardantegli uomini: oltre chela felicità desideroche tu doni a tutti lacapacità di tirarfuori l’animo buonoche c’è in ognuno eper le persone che silasciano sedurre dalmale, ti prego diaiutarle a ragionaresempre prima checommettano azionimalvagie. Con questo ti salutoe, anche a te,auguro di passare unbuon Natale!!!

Sofia Falchetto, 12 anni, Scuola Media “L. Valenziano” di Tortona

Caro Gesù Bambino...il Natale dei più (o meno) piccoli

Caro Gesù Bambino,vorrei parlarti di come dovrebbe essere la scuola. La mia scuola ideale dovrebbe essere tipo un college dove poter praticare uno sport, andare a scuola, fare il bagno inpiscina, sia d’inverno sia d’estate; inoltre mi piacerebbe avere un mini appartamento con le mie amiche per i momen-ti di relax, fare i compiti in pace, andare al bar in compagnia e mangiare bene. Il college dovrebbe essere aperto alle8:00; ma l’orario scolastico dovrebbe durare dalle 9:00 alle 12:40 lunedì, mercoledì, venerdì e sabato, o alle 13:35martedì e giovedì. Finita la scuola, si andrebbe al ristorante; dalle 15:00 alle 16:50 ognuno praticherebbe il propriosport e dalle 17:00 alle 18:00 ci sarebbe o arte, o musica, o religione, o ginnastica, o disegno tecnico, o informatica;dalle 18:00 in poi si potrebbero fare varie cose: stare nell’appartamento o fare il bagno in piscina o andare a ballare egiocare in compagnia. Alle 19.30 il college chiuderebbe. Il college dovrebbe aprire l’ultima settimana di agosto cosìche i ragazzi possano conoscere alunni e professori per poter scegliere i propri compagni di classe e di appartamentoentro la seconda settimana di settembre, cioè l’inizio della scuola. La scuola dovrebbe finire nella prima o nella se-conda settimana di giugno ma il college dovrebbe chiudere a fine luglio. Nel periodo tra giugno e luglio sarebbe possi-

bile utilizzare una piccola spiaggia con sauna, bagno turco, vasca conidromassaggi profumati, piscina e centro benessere.

Lisa Rita Magnaghi, 11 anni, Scuola Media Statale "Leonardo da Vinci"(Pavia) - Sezione BS

Caro Gesù Bambino, per Natale voglio unconiglio e un maialino.

Anita Magnaghi, anni 4, Scuola Materna "Angelini" Torred'Isola (Pv) - Classe Verde

Caro Gesù Bambino perNatale vorrei…“una macchinina, ilgameboy, la playstation, labici e poi vorrei che queibambini lì, quelli in Africa,com’è che si chiamano?Bambini poveri, ah, si,proprio loro, beh,insomma, vorrei dargliqualche spicciolo…”Ecco, questa sembra unalettera di Natale? Beh, si,ogni bambino ha bisognodei propri spazi, dei propridivertimenti, ma casostrano nessun bambinovuole donare qualcosa disuo in Africa. Certo sipotrebbe dire a ogniragazzino per forza diinserire all’inizio di ognilettera che si dispiace che non tutti i bambini sono fortunati come lui etanti cari saluti… No così no…Io in nessuna lettera ho mai parlato deibambini poveri, perché? Perché pensavo solo a me stessa, alla miafelicità, certo a 5 anni non si può capire il senso della vita ma a 13 annimagari qualcosa in più si capisce; o no? Io per Natale vorrei… Beh, sedicessi che non voglio niente non sarei onesta… vorrei dei vestiti, dellescarpe… e tante altre cose che ora probabilmente non mi vengono inmente. Comunque a Natale io vorrei pensare anche a chi sta soffrendo.Questa sembra una frase fatta, scritta in un manoscritto antico, ma miviene dal profondo del cuore. Per ultima cosa volevo dire che a Nataletutti sono bravi e con l’aureola sopra la testa, da meritare tutti i doniche chiedono, ma bisogna anche imparare che nella vita non si puòavere tutto: la macchinina, la play-station e poi? Un castello?Equilibriamo le cose ad ogni età e soprattutto non sprechiamo i soldicosì tanto per sprecarli, se ne abbiamo usiamoli anche per fare del beneogni tanto. Almeno a Natale!

Martina Ruta, 13 anni, Scuola Media “Gualandi” di Pianezza (TO)

Disegno di Carlotta Ruotolo

Non ci “sentiamo” da unpo’ e le domande di voiragazzi si sono davvero

accumulate, quindi senza in-dugio ci dedichiamo alle vo-stre curiosità.

Quale differenza c’è tra uncane da lavoro, guardia,compagnia? La sua indoleè diversa?

Sono definizioni che si riferi-scono alla sua “storia” e cioèal percorso di selezione chel’uomo ha affrontato per crea-re quella razza. Un cane da lavoro è stato se-lezionato per svolgere mansio-ni ben precise e quindi si sonoricercate e rinforzate nel corsodegli anni quelle caratteristi-che strettamente necessarie aisuoi compiti. Ad esempio in unpastore si sono rafforzate ledoti di conduttore e di indi-pendenza (a volte deve pren-dere decisioni da sé e non so-lo eseguire gli ordini del pa-store), la reattività, mantellirobusti (devono proteggerlodalle intemperie visto che vive

sempre all’aperto); in un caneda caccia si sono privilegiatiolfatto, vista (i cani da riportosono in grado di “marcare” ilpunto esatto dove cade la sel-vaggina abbattuta dal caccia-tore e di raggiungerlo congrande precisione), rispettodella gerarchia (il cane da cac-

cia deve riconoscere nel suopadrone il suo capo fino alpunto di accettare spontanea-mente di riportare a lui la suapreda anziché sgranocchiarse-la tranquillamente dopo averlatrovata); ad un cane da lavoroin acqua sono richieste grossapotenza fisica (a volte develottare contro le correnti) e unmantello con un ricco sottope-lo che lo protegga e lo isoli dalfreddo dell’acqua. In un cane da guardia è statomantenuto ed esaltato al mas-simo il senso del territorio, lapossessività nei confronti dicose e del suo branco umano(infatti i cani appartenenti aquesto gruppo di razze sonospesso quelli che hanno “unsolo padrone”) e si è salva-guardata la diffidenza nei con-fronti dell’estraneo propria de-gli antenati lupi.Il cane da compagnia è unarealtà molto complessa da de-scrivere … in linea di massimasi tratta di razze sviluppate ap-punto solo per essere compa-gni dell’uomo quindi senzamansioni specifiche, da qui

animali a voltecon un’esteticamolto particolareche difficilmentesopravvivrebbe-ro in natura co-me il cane nudocinese o il piùconosciuto chi-huahua. Sonospesso cani mol-to sensibili che,anche se impos-sibilitati a svol-gere un vero eproprio ruolo diguardia per lapiccola mole,svolgono con en-tusiasmo (a voltaun pochino ec-cessivo a dettadei vicini) unafunzione di “av-visatore”, infattispesso questipiccoli (soprat-tutto le razzeorientali come loshi-tzu) svolge-vano questo ruo-lo nei confrontide grossi mastinida guardia (ma-stino tibetanoetc.).

Chi porta a ca-sa un cane dacompagnia puòstare tranquilloche non verràmai morsicato?

La risposta non èlegata solo alla ca-tegoria dei cani dacompagnia e richie-

de una serie di premesse. Laprima in assoluto è che il canenon morde MAI per prima co-sa, in natura al lupo convienepiù spesso cercare di spaven-tare l’avversario e farlo scap-pare o fuggire lui stesso emettersi in salvo piuttosto cheattaccare col rischio di venireferito e non poter poi cacciareper procurarsi il cibo. Lo stes-so atteggiamento è presenteancora nel cane: c’è sempreuna serie di segnali (più o me-no breve a seconda di razza etemperamento) che indica chela situazione si sta facendo in-sostenibile per il cane e che cidà la possibilità di smettere ilcomportamento pericoloso, senoi non abbiamo la sensibilitàdi leggere questi segnali opeggio se scegliamo di igno-rarli…dovremo fare un bell’e-same di coscienza prima di da-re la colpa al cane. La secon-da cosa che va presa in consi-derazione è la storia del no-stro cucciolo… Se viene da unambiente sereno dove la suacrescita è stata seguita corret-tamente da mamma canina edallevatore umano (e questovale per i cani di razza così co-me per i meticci) e se la suaeducazione procede nel mi-glior modo anche nella nostra

casa allora le probabilità che ilnostro cane arrivi a mordercisono veramente quasi nulle…altro discorso va fatto se laprovenienza del cane è incer-ta: se è stato separato troppopresto da mamma e fratelli(vedi i cani dell’Est), se haavuto pochi contatti con l’uo-mo o peggio se ha avuto trau-mi causati dall’uomo. In que-sto caso diventa fondamentaleche noi si sia preparati ad ave-re a che fare con un piccolo“ferito” e dobbiamo essereparticolarmente sensibili alsuo modo di comunicare. Esiste anche un meccanismonel cane che si chiama “ag-gressività rediretta”: quandoper lui lo stress che una situa-zione gli provoca è troppo altoper poterlo sopportare alloralo abbassa sfogandosi sul pri-mo oggetto (o soggetto) chegli capita a tiro, padrone com-preso. Un esempio tipico è ildolore, quante volte si sentedire di fare attenzione ad uncane ferito perché potrebbemordere, è vero anche se nelmorso non c’è niente di perso-nale: lui non sta attaccandonoi, sta cercando sollievo alsuo dolore per non impazzire.Tenete presente che noi uma-ni possiamo razionalmente

dirci “mi sono rotto un braccio,fa un male folle ma poi me loingessano e tutto passerà…”, ilcane sente solo il dolore senzasapere da dove viene e, peg-gio ancora, quando se ne an-drà.Ci sono poi i casi disperati do-ve effettivamente il cane èmordace ma la percentuale èpiù o meno quella dei “serialkiller” umani sul resto dellapopolazione, uno suqualche milione diindividui!!!Quindi nel pensaredi evitare i morsi ionon mi fermerei allarazza del cane mastarei bene attenta acostruire con il miocane un rapportosolido con una buo-na intesa da TUTTEE DUE le parti in gio-co.

È vero che prendelo stesso caratte-re dei suoi padro-ni?

In un certo senso sì.Soprattutto il canesingolo senza altricompagni caninicercherà di integrar-si il più possibile nel

suo branco umano acquisen-done le abitudini, quindi ve-dremo padroni pigri con canidormiglioni e padroni nevroticicon cani “schizzati”. Anche perquesto sarebbe importantescegliere un cane le cui carat-teristiche di base si adattino alnostro stile di vita … così glichiederemo un sacrificio mino-re: provate a pensare ad unBorder Collie, che non cono-sce il concetto di riposo, inuna casa di pantofolai o ad unpacifico San Bernardo a casadi maniaci della corsa.

Lui è il cane solo del suopadrone o di tutta la fami-glia?

Dipende dal tipo di razza chescegliamo: in linea di massimaquanto più “primitiva” (e quin-di vicina al lupo) è la razza,tanto più per questi animalisaranno importanti le gerar-chie e di conseguenza tantopiù marcata sarà la differenzadi comportamento nei con-fronti del membro della fami-glia che verrà considerato ca-pobranco rispetto agli altri fa-migliari che potrebbero essereconsiderati dei “pari-grado” oaddirittura sottoposti. Anchein questo caso se la famiglia ègrande e magari ci sono bimbipiccoli sarebbe meglio sceglie-re un cane più “democratico”in modo da non dover lavora-re troppo per insegnargli il suoposto nella graduatoria fami-gliare.

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