il parco regionale della vena del gesso romagnola · il paesaggio vegetale è caldo e arido nei...

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il parco regionale della vena del gesso romagnola

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il parco regionale della vena

del gesso romagnola

ImolaRavenna

Forlì

CesenaRimini

Bologna

Parco regionale della Vena del Gesso

Romagnola

Le foto della pubblicazione sono di:Christian Asirelli, Massimiliano Costa,

Ivano Fabbri, GST, Teresa Inghilesi, Piero Lucci, Fiorenzo Rossetti, Davide Pansecchi

Indice:Geologia ............................................................. pag. 2Carsismo ............................................................ pag. 2Flora e vegetazione ............................................ pag. 3Fauna ................................................................. pag. 4La storia ............................................................. pag. 5I Geositi nel Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola ...................... pag. 6Siti e luoghi di interesse .................................... pag. 8Il patrimonio naturalistico: alcune specificità ... pag. 10Il Centro Visite Rifugio Ca’ Carné ...................... pag. 12Il Centro Visite Palazzo Baronale ...................... pag. 12Natural Park Vena del Gesso Romagnola ......... pag. 13

premessaIl Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola tutela e promuove un’area di grande valore, che spicca tra le eccellenze dell’Appennino settentrionale e, in generale, delle montagne italiane, come raro esempio di catena montuosa costituita esclusivamente di cristalli di gesso selenitico.L’area protetta si estende dalla vallata del Fiume Lamone a quella del Torrente Sillaro e interessa il territorio di sei comuni: Brisighella (1.824 ettari); Borgo Tossignano (1.526 ettari); Casalfiumanese (255 ettari); Casola Valsenio (981 ettari); Fontanelice (440 ettari); Riolo Terme (1.001 ettari). Attraversa due province, Bologna (2.257 ettari) e Ravenna (3.806 ettari).

Flora e vegetazioneIl paesaggio vegetale è caldo e arido nei versanti a sud, dove sulle rocce vegetano piante rade e specializzate, tra cui la rarissima felcetta persiana (Cheilanthes persica) che ha qui l’unica stazione italiana ed altre piante in grado di sopravvivere al clima torrido, come varie specie di borraccina (Sedum sp.pl.) e le specie della gariga e della macchia mediterranea, tra cui elicriso, eliantemo, leccio, terebinto, alaterno.Nel versante nord il clima è fresco e umido, con boschi di carpino nero e orniello, talvolta sostituiti da castagneti; nelle forre incassate il bosco è costituito anche da tigli, normalmente presenti allo stato selvatico oltre gli 800 metri s.l.m. e vi si trovano altre specie montane, come bucaneve, acetosella e un bell’arbusto che si chiama borsolo per via dei frutti a forma di sacchettino; presso le grotte si trova la bella felce lingua cervina.La Vena del Gesso è un’area importante per le felci, qui presenti con 19 specie e per le orchidee, presenti con 30 specie, tra cui le rare barbone adriatico e seràpide maggiore.

GeologiaLa Vena del Gesso romagnola è uno straordinario bastione roccioso costituito in

prevalenza da una roccia “monomineralica”, il gesso (solfato di calcio) della Formazione Gessoso-solfifera, formatosi in seguito all’evaporazione delle acque marine e alla

precipitazione di sali minerali, innescatasi circa 6 milioni di anni fa a causa dell’isolamento del Mediterraneo dall’Atlantico (“Crisi di Salinità” messiniana), avvenuto in ripetute fasi,

a formare una successione di grossi banchi (da 13 a 16), di spessore variabile da 2 a 30 metri. I cristalli di gesso sono fittamente addossati a formare una roccia macrocristallina

chiamata selenite (dal greco selene = luna) per gli argentei riflessi “lunari”. A monte della dorsale gessosa affiorano le rocce più antiche della Formazione Marnoso-arenacea (sabbie cementate e argille calcaree), il substrato su cui poggia la Vena del Gesso; a valle i gessi sono ricoperti dalle più recenti Argille Azzurre del Plio-Pleistocene, modellate dal

tipico fenomeno dei calanchi.

CarsismoIl gesso è un minerale solubile e l’acqua che penetra nella roccia determina la presenza

di importanti fenomeni carsici e di un vastissimo sistema di grotte, oltre 220, per uno sviluppo complessivo di più di 40 km. Le numerose doline e valli cieche, che terminano in inghiottitoi in cui l’acqua penetra nel sottosuolo, sono veri e propri “ingressi” da cui

originano i numerosi torrenti sotterranei che attraversano la Vena del Gesso in profondità. Le risorgenti attraverso cui le acque ritornano in superficie originano spettacolari forre,

gole strette e tortuose scavate nel gesso. Questo imponente sistema fa della Vena una delle maggiori zone carsiche gessose

d’Europa. Le grotte più note sono la Tanaccia di Brisighella e la grotta di Re Tiberio in comune di Riolo Terme

Giglio rosso (Foto Massimiliano Costa)

Abisso Tre Anelli (Foto Piero Lucci)

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FAUNATra i mammiferi sono da citare innanzitutto i pipistrelli, con importanti colonie (ferro di

cavallo maggiore ed euriale, vespertilio maggiore e di Monticelli, miniottero) per un totale di ben 19 specie. Altri mammiferi interessanti sono il lupo, il gatto selvatico e l’istrice. Gli uccelli presentano molte specie di rapaci diurni e notturni nidificanti, tra cui pecchiaiolo,

albanella minore, falco pellegrino e gufo reale. La specie di rettili più interessante è il colubro di Riccioli, serpente mediterraneo che vive sulle rupi assolate. Tra gli anfibi

spiccano geotritone italico (anfibio delle grotte), salamandra pezzata (specie montana che nelle forre della Vena si trova a 50 m s.l.m.) e il rarissimo ed endemico ululone dal ventre

giallo appenninico.Tra gli invertebrati di maggiore interesse sono le specie legate alle grotte (come la

strana cavalletta Dolichopoda laetitiae e il diafano gamberetto Nyphargus), agli ambienti mediterranei (come le belle farfalle azzurre Iolana iolas e Maculinea arion) o alle forre

fresche e umide (come l’appariscente Euplagia quadripunctaria e alcuni coleotteri montani del genere Nebria).

LA STORIALe prime notizie circa la presenza umana sulla Vena del Gesso risalgono all’età protostorica (secondo periodo della Preistoria) dove la frequentazione si è concentrata nelle cavità naturali presenti (grotta di Re Tiberio, grotta dei Banditi, Tanaccia).La frequentazione delle grotte ha avuto inizialmente un uso di tipo sepolcrale; a partire dal VI secolo a.C. la grotta di Re Tiberio fu utilizzata anche per culti religiosi legati alle acque.La Vena del Gesso in età romana divenne un importante sito di sfruttamento del lapis specularis, gesso secondario particolarmente puro e trasparente che veniva estratto da profonde miniere e sfaldato in scaglie per farne vetro da finestre.La frequentazione è poi proseguita durante il Medioevo e il Rinascimento, con lo sviluppo dei due centri di Tossignano e Brisighella e l’utilizzo delle cime della Vena del Gesso per la costruzione di numerosi castelli e, successivamente, lo sfruttamento della Vena del Gesso come area estrattiva per materiale da costruzione, il gesso cotto e macinato per farne legante da utilizzare in edilizia. Questo uso del gesso si è poi sviluppato tra Ottocento e Novecento, fino a diventare un fenomeno industriale a partire dal secondo dopoguerra.

Ferro di cavallo maggiore (Foto Ivano Fabbri)

La Rocca di Brisighella (Foto Piero Lucci) 54

Cosa sono i geositi?Si definiscono geositi (ovvero “luoghi della geologia”) quegli oggetti geologici che pre-sentano caratteri di rarità e unicità. Sono ben visibili e ben conservati, formano paesag-gi spettacolari e restituiscono informazioni fondamentali per la conoscenza della Terra. L’insieme dei geositi di un dato territorio costituisce il suo Patrimonio geologico ed espri-me la geodiversità di quel territorio.

Il progetto di censimento e schedatura del patrimonio geologico regionale è un progetto di grande respiro che intende rilevare la consistenza e lo

stato del patrimonio geologico regionale al fine di identificare i luoghi che conservano testimonianze geologiche particolarmente significative, per le quali appare importante definire una mirata tutela e favorire il più possibile valorizzazione e fruizione. In termini di tutela l’Emilia-Romagna è la prima

Regione in Italia ad avere approvato una legge dedicata alla tutela della geodiversità per la cui applicazione è necessario disporre di un censimento

dettagliato e continuamente aggiornato

I geositi del proposto GEOPARCO DELL’APPENNINO che ricadono nel territorio dell’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità-Romagna sono 11:

Ben 8 ricadono all’interno del Parco della Vena del Gesso o nelle sue immediate vicinan-ze e la loro ubicazione è illustrata dalla cartografia semplificata.

LA ReGIONe emILIA-ROmAGNA

I geositi nel parco regionale della vena del gesso

romagnola 22 Cascata di Moraduccio

47 Fronte della falda Liguride del Sillaro da Gesso

48 Backthrust di Monte Penzola

49 Riva dei Cavalli

50 Sezione ex cava Paradisa

51 Punto panoramico di Tossignano

53 Cava di Monticino

54 Le Sabbie gialle di Imola del Monte Castellaccio

55 Vulcani di fango di Bergullo e La Serra

56 Formazione delle Argille azzurre plio-pleistoceniche

57 Le sezioni di M. del Casino e M.Tondo

I Gessi di Monte Penzola (Foto Massimiliano Costa)

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La tanaCCiaVisitando la Tanaccia si entra nel Parco della Vena del Gesso nel vero senso della parola, esplorando la grotta con la visita speleologica guidata che è possibile prenotare presso il centro visite Ca’ Carné.Le visite sono organizzate a partire dal centro stesso o presso il capanno Speleologico posto lungo il sentiero che porta all’ingresso della grotta; per informazioni, giornate ed orari, prenotazioni, rivolgersi al centro visite Ca’ Carné, telefono 0546.80628; cellulare 339.2407028.Uscendo dal Carné ci si dirige verso Brisighella e, dopo circa 1 chilometro, si incontra sulla sinistra il parcheggio ben segnalato da cui parte il sentiero con cui si raggiungono il capanno Speleologico e l’ingresso della grotta Tanaccia.La facile escursione speleologica dura circa un’ora e mezza e attraversa la suggestiva Sala delle Sabbie, ricca di pendenti di gesso, il grande Salone di Crollo, la Sala del La-ghetto e la Sala Piatta, prodotta in seguito allo scollamento di due grandi banchi gessosi.A fronte della Tanaccia si trova l’ex-cava Marana, la cui suggestiva galleria ovest può essere visitata a margine dell’escursione speleologica alla Tanaccia, scoprendo alcuni attrezzi utilizzati per l’attività estrattiva ed il fascino di un lago sotterraneo dalle acque immobili e limpidissime.

La grotta di re tiberioDi recente riapertura la Grotta del Re Tiberio è la parte terminale di un vasto sistema di cavità naturali che ha uno sviluppo complessivo di oltre 6 km e un dislivello di 223 metri. Queste grotte drenano le acque dell’aera di Monte Tondo. Nell’antichità la grotta rappre-sentò uno dei luoghi di culto naturali più importanti della regione. Ne sono testimonianza i bronzetti votivi e le centinaia di vasetti miniaturistici deposti in prossimità delle vaschette di raccolta delle acque di stillicidio.

Dagli ultimi scavi archeologici, da cui è emersa la stratigrafia completa dei depositi ar-cheologici dalla preistoria all’età moderna, si è accertato che la grotta fu utilizzata inizial-mente come luogo di sepoltura, tra l’età del rame e gli inizi del Bronzo Antico (III – inizio II millennio a. C) e, successivamente, a scopo cultuale dalla metà del I millennio a. C. fino all’età romana imperiale. Ora la Grotta di Re Tiberio è visitabile nel primo tratto con un percorso guidato di circa 90 minuti, aperto a tutti.

SITI e LUOGHI DI INTeReSSe:

La grotta deLLa LuCernaLa Grotta della Lucerna, situata sulla base della parete sud dell’ammasso gessoso di Monte Mauro a quota 357 m. s.l.m., è stata scoperta casualmente nel 2000 dallo Speleo GAM di Mezzano (RA). I lavori di scavo e di svuotamento della cavità hanno portato alla luce degli aspetti di straordinaria importanza storica e archeologica. La grotta, infatti, si è scoperto essere, in realtà, una galleria di cava romana di lapis specularis, il gesso se-condario che i romani utilizzavano per la costruzione delle vetrate per le finestre. Sulle pareti sono stati infatti scoperti i segni di scalpellature fitte e regolari, gradini scavati nella roccia, alloggiamenti per il materiale estratto, fori in parete entro i quali infilare pioli e travature ed un anello scolpito nella roccia che serviva per ospitare la fune necessaria per issare carichi. Inoltre, sono stati rinvenuti molti materiali databili tra I e il V secolo d. C., tra cui numerose lucerne e una moneta dell’imperatore Antonio Pio (138-161 d.C.).

grotte

L’ imperatore Romano Tiberio, per evitare l’avverarsi della profezia di morte dovuta ad un fulmine, si nascose per molto tempo nella grotta omonima. Stanco, però, del lungo isolamento, in un giorno

completamente sereno, con il cielo libero da nubi e su suggerimento del suo servitore, decise di uscire all’aperto. Ma in un attimo apparve

una nube all’orizzonte, che oscurò il cielo e un fulmine si scagliò sull’imperatore, uccidendolo.

LA LeGGeNDA

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riva di san biagioLa Riva di San Biagio è il baluardo gessoso più lungo: si sviluppa ininterrotta per oltre 5 Km, da Borgo Rivola a Tossignano.Per apprezzare lo spettacolo delle imponenti bancate di gesso che si ergono dalle colline circostanti si consiglia di percorrere la panoramica Strada della Lavanda, che collega la valle del Senio, poco prima di Casola Valsenio, con la valle del Santerno presso Fontane-lice.

Monte MauroCon i suoi 515 metri la vetta di Monte Mauro è la più elevata della Vena del Gesso roma-gnola ed il sito di maggiore interesse naturalistico e paesaggistico del Parco.Le tre cime del monte sono incastonate in un vasto e selvaggio sistema di rupi e di doline, fittamente ricoperte da vegetazione arbustiva e arborea; la maestosa rupe meridionale presenta spettacolari panorami e interessanti popolamenti vegetali rupicoli.Un percorso ad anello di 11 Km (circa 6 ore di cammino) aggira il monte ed interessa l’intero affioramento tra le valli dei Torrenti Sintria e del Senio, in un itinerario che è il più completo e affascinante del Parco e permette di scoprirne tutti gli aspetti salienti.

iL Museo geoLogiCo deL MontiCinoQuesto interessante museo geologico all’aperto è stato realizzato all’interno di una cava abbandonata, nei pressi di Brisighella, in corrispondenza del colle del Monticino, una delle propaggini orientali del Parco della Vena del Gesso Romagnola.Le attività di cava hanno portato alla luce un prezioso patrimonio geologico, paleontologi-co e naturalistico, tanto che il Museo e rappresenta un sito di riferimento della comunità geologica internazionale per lo studio delle evaporiti messiniane, della geologia dell’Ap-pennino romagnolo e della paleontologia.

La parete di scavo della cava mostra chiaramente le bancate di gesso, messe in risalto dalla brillantezza dei cristalli di selenite, formatesi a più riprese nella seconda parte del Messiniano (Miocene superiore), tra 6 e 5,6 milioni di anni fa.Il percorso di visita a questo particolare museo parte dal piccolo parcheggio posto ai piedi del santuario della Madonna del Monticino, raggiungibile dalla provinciale n. 23 che sale dal vicino paese di Brisighella in direzione di Riolo Terme.Nel sito affiorano tutte le cinque formazioni rocciose che costituiscono l’impalcatura dell’Appennino romagnolo: dalla più antica alla più recente è possibile osservare la For-mazione Marnoso-arenacea, le Peliti eusiniche, la Gessoso-solfifera, la Formazione a Colombacci e le Argille Azzurre. Molto interessante è anche la spettacolare discordanza angolare visibile sul vecchio fronte di cava, con il diverso orientamento tra bancate di ges-so e rocce argillose sovrastanti dovuto ad imponenti fenomeni tettonici.Il ritrovamento di maggiore interesse, tuttavia, è rappresentato dalla scoperta dei fossili di faune e flore marine e, soprattutto, continentali risalenti a circa 5 milioni e mezzo di anni fa, ritrovati all’interno dei crepacci portati allo scoperto dagli scavi. Tra gli altri, sono stati scoperti resti di coccodrilli, antilopi, rinoceronti, iene e scimmie.Tutta l’area è percorsa da un sentiero didattico ad anello, attrezzato con una ventina di pannelli esplicativi che accompagnano il visitatore alla scoperta della geologia e dei ca-ratteri naturalistici non solo dell’ex-cava, ma anche della Vena del Gesso e delle colline circostanti. Sempre accessibile, è percorribile in circa 1 ora; in caso di pioggia può essere fangoso.Naturalmente, qui come altrove è severamente vietato raccogliere minerali, rocce e fos-sili!

IL PATRImONIO NATURALISTICO: ALCUNe SPeCIFICITÄ

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The valleys of the Santerno, Senio, Sintria and Lamone rivers, that cut through the Apennines in the western part of Romagna are intersected by the Gypsum Vein, about ten kilometres before they reach the plain.The Vein consists of a ridge of calcium sulphate, variously crystallised and it is stratified in imposing walls that outcrop for a length of about 25 kilometres with a width that never exceeds one kilometre, passing through the territories of six municipalities.This gypsum-sulphurous feature has influenced the formation of the surrounding landscape due to its size and composition, the extraordinary variety in its morphology and the typifying flora and fauna, producing a favourable influence on the local microclimate and also leaving its mark in history and the life of man. It is a natural and historical asset that offers surprises and fascination for the excursionists who walk the paths of the park.Starting with the paths that cross the spurs where you can enjoy the greenery and shade of the northern slope or the arid brilliance of the cliffs on the southern side that reflect the moon light and thus were called “moonstones”. Continuing along the paths that wind along the ridge that after every turn or ridge offer suggestive views of the crystallised gypsum; swallow holes, springs and caverns with traces of ancient human presence and deep caves, botanical rarities or the rapid flight of a wild bird.Man has also left traces of his work and life in the form of dwellings, the remains of religious and military settlements and ancient gypsum quarries. But the most exciting trip is along the top of the ridge, a route that provides a feast for the eyes and enthrals you with the extraordinary wealth of the Gypsum Vein and the landscape that opens up towards the mountains and down to the plain.On one side the bluish-green ridges follow one after the other towards into the distance until they fade into the horizon, on the other side, beyond the arid low-lying network of badlands, a brilliant white plain dotted with houses, villages and cities extends to the sea.

tHe naturaL HeritageThe outcrop of Miocene gypsum that extends in a series of spectacular cliffs, like the Riva di San Biagio and Monte Mauro, consists of a soluble mineral and contains extensive Karst-formations with a vast labyrinth of caves, dolinas, sinkholes and springs. The landscape is hot and arid on the southern slopes where sparse specially adapted plants grow such as the stonecrops or the rare Cheilanthes persica fern which, in Italy, grows only here. Where there is a little soil you can find brush of curry plant, white rock-rose or clumps of downy oak with holm oak, terebinth, buckthorn. On the slopes facing the north the climate is cool and damp, with woods of hop hornbeam with common lime and bladdernut on the bottom of dolinas.There are many species of raptors, among whom the rare eagle owl, peregrine falcon, honey buzzard and huge colonies of bats, with 19 species.

Historic and natural landscape, typical products

Natural Park Vena del Gesso Romagnola

Il Centro Visite Rifugio Ca’ CarnéIl centro visite Rifugio Ca’ Carné si estende su circa 43 ettari nel comune di Brisighella. Offre numerosi servizi e attrattive per il visitatore: punto informazioni del Parco; museo della fauna della Vena del Gesso; rifugio (telefono 0546.81468), con ristorante, bar e con alcune stanze da letto (due camerate comuni e due stanze più piccole per famiglie, per complessivi circa 30 posti letto); aree pic-nic; capanna Scout (edificio di appoggio per i campi estivi degli Scout o per gruppi organizzati); punto fuoco.Il centro visite Ca’ Carné è energeticamente autonomo ed è stato definito una “vetrina delle fonti rinnovabili”.L’area su cui si estende il territorio del centro è molto interessante: vi si trovano numero-se cavità carsiche, per lo più abissi a sviluppo verticale (adeguatamente recintati) e par-ticolari fenomeni superficiali, come le erosioni a candela che si trovano lungo il percorso pedonale di accesso.

Il Centro Visite Palazzo BaronaleIl centro visite Palazzo Baronale si trova nel centro del paese di Tossignano, nucleo abitato costruito direttamente sulla Vena del Gesso.è allestito all’interno del Palazzo Baronale, edificio del XVI secolo con giardino in splen-dida posizione panoramica sulla Vena, da cui è possibile connettersi alla rete dei percorsi del Parco.Presso il centro si trova un’esposizione sugli aspetti geologici della Vena del Gesso; le dotazioni del centro sono completate da un laboratorio didattico e da una biblioteca spe-cializzata, entrambi dedicati alla geologia. Nella stessa piazza di Tossignano si affaccia l’Ostello dei Gessi, posto a poche decine di metri dal centro visite, all’interno del cosid-detto Palazzo Pretoriale. è dotato di quattro camere con 4-8 posti letto, servizi igienici al piano e sala comune, con angolo cucina e frigorifero. è aperto tutto l’anno, ma solo su prenotazione.

and itineraries in the Northern Apennine

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Per inForMaZioni e PrenotaZioni

Centri visitaCentro Visite Ca’ Carné Via Rontana, 42 a Brisighella, traversa a sud della strada provinciale Limisano-Monticino che collega Brisighella e Riolo Terme; tel. 0546.80628; cell. 339.2407028Centro Visite “Palazzo Baronale”, Piazza Andrea Costa, 9 a Tossignano, Borgo Tossignano (BO); tel./fax 0542.628143; c/o Ecosistema s.c.r.l. Imola (BO), [email protected]

ristoro e aLLoggioPasti e pernottamenti: Rifugio Ca’ Carnè, via Rontana 42 a Brisighella, tel. 0546.81468Pernottamenti: Ostello dei Gessi, piazza Andrea Costa, 13 a Tossignano; per prenotazioni 0542.30558

esCursioniAssociazione Culturale PANGEA - Faenza; cellulare 338.4710140; www.pangea-faenza.it.Ecosistema s.c.r.l. – Imola; tel. 0542.628143, cell. 334.7041312, [email protected]

Le guide deL ParCohttp://parchiromagna.it/parco.vena.gesso.romagnola/indotto.php?id_servizi_ap=761

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Con il contributo del Programma PSR - GAL Appennino Bolognese

UNIONE EUROPEAFondo Europeo Agricoloper lo Sviluppo Rurale:l’Europa investe nelle zone rurali

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