il pozzuolese degli ultimi - parrocchiapozzuolomartesana.it · dopo l’estate intervista al nuovo...
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CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO MARTESANA
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ORATORIO PARLANO PULCINI E VETERANI
8-17
DOPO L’ESTATE
INTERVISTA AL NUOVO
ARCIVESCOVO 2-6
12 OTTOBRE CON LA
MADONNA PELLEGRINA
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FATIMA MARIO DELPINI
Il pozzuolese degli ultimi
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Don Mario EDITORIALE
uest’anno mi sono sentito un po’ invecchiato, perché in pochi mesi
mi sono trovato a conoscere di persona il prefetto del s. Uffizio (con il quale ho fatto la tesi a Roma) e, adesso,
il nuovo arcivescovo (con cui sono sta-to per sei anni collega in seminario, ma, molto prima, era stato mio profes-
sore e rettore per altri sei anni). Visto che – almeno questo penso sia evidente – non ho alcuna volontà di fare carriera
e nessuna abilità o volontà di appog-giarmi a conoscenze o raccomandazio-
ni, voglio condividere con gli amici di Centogiorni alcuni episodi piccoli e feriali circa mons. Delpini o, come giu-
stamente la stampa ha rimarcato, don
Mario.
Un primo ricordo è quando – circa
trent’anni fa – è venuto a casa mia a Suello per incontrare mia mamma. Era
il suo primo anno di rettore (in liceo) e mi sembra di dire che nemmeno sapeva bene come si faceva. Una delle sue
prime decisioni fu quella di avere gesti di attenzione personale: fare trovare una lettera – di tanto in tanto – nel cas-
setto della scrivania di ogni ragazzo, lasciare sempre aperta la porta del pro-prio studio per far capire che ognuno
era libero di entrare a parlare anche senza appuntamento (anche se i più
vivaci vedevano malvolentieri una for-ma di controllo negli anni esuberanti dell’adolescenza) e poi visitare le fami-
glie di tutti i seminaristi. L’impresa era ardua, perché allora i numeri erano vicini al centinaio e perché la vastità
della diocesi lo avrebbe portato da Pre-mana a Abbiategrasso e dalle valli a
confine con la Svizzera fino a Trevi-glio. Don Mario programmava metodi-camente, se ben ricordo, otto incontri
per giorno con una tabella di marcia serratissima e centinaia di chilometri con la sua macchina che – absit iniuria
verbis – assomigliava a quella degli zingari: un po’ grossa, molto vecchia,
forse poco sicura, di certo poco costo-sa. A casa mia, visto che ero l’ultimo della giornata e si trovava lontano da
Venegono, si sarebbe fermato a man-giare. Si presentò in perfetto orario e, sorpresa, con un mazzo di rose per mia
mamma, forse per ringraziare in antici-po della cena. Mia mamma gradì molto (non solo per il pensiero gentile, forse
un po’ eccessivo nelle forme, ma pen-sando a come sarebbero state bene al
cimitero). Il resto della cena fu per me un po’ surreale: la mamma che non sapeva cosa dire, anche perché non era
sicura che le vivande fossero ben cuci-nate, don Mario che anch’egli non sa-peva cosa dire e io che ero solo curioso
di ascoltare cosa avrebbero detto di me. Ad ogni modo, ha sempre avuto un’at-tenzione ai piccoli gesti, nonostante la
sua naturale timidezza che lo portava spesso a rompere il ghiaccio ricorrendo
all’ironia o ad aneddoti.
icordo poi la linearità di don Mario. Non l’ho mai visto nascon-
dersi dietro a frasi di circostanza o nascondere il suo pensiero se richiesto. Questa linearità era fin troppo evidente
anche dall’arredamento del suo studio: senza alcun vezzo, utilizzando quanto
già il seminario forniva senza alcuna personalizzazione e preoccupandosi della sola funzionalità. Anche la stanza
ci aveva sorpreso: sullo stesso nostro piano, solo un po’ più grande della no-stra, rinunciano all’alloggio ben più
comodo e fornito che era previsto per i professori. In fondo l’unica cosa perso-nale che aveva erano molti libri, eppure
un giorno decise di fare un’asta benefi-ca a favore del seminario. Aveva inca-
ricato il vicerettore di vendere tutti i suoi libri, uno per uno, al migliore offe-rente (per noi la circostanza era anche
divertente, spuntare per qualche lira un libro del rettore magari con le sue an-notazioni!). Ci aveva anche motivato il
gesto: la biblioteca del seminario era molto fornita e vi avrebbe trovato tutto
quello che gli serviva e poi, diceva, non aveva più molto tempo per studiare, anche se in realtà ricordo di averlo in-
contrato in un caldo mese d’agosto mentre leggeva il De civitate Dei di s. Agostino (oltre 2000 pagine, ovvia-
mente con la copia presa a prestito dal-
la biblioteca).
nfine un ricordo di quando, dopo diverso tempo, ho ritrovato don Mario negli anni del mio insegna-
mento. Aveva una profonda considera-zione per i professori, persino esagera-ta. Ascoltava con estremo interesse
ogni questione, perché sapeva di non avere più la possibilità diretta di dedi-
care tempo ed energie allo studio in prima persona e quindi beneficiava
volentieri di chi svolgeva questo com-pito anche per lui. Purtroppo vedevo che non era particolarmente amato dai
ragazzi, perché nei colloqui, con since-rità, li poneva davanti ai loro limiti, per dare loro l’occasione di migliorare.
Inoltre, la sua timidezza innata e il ri-corso all’ironia lo dipingevano ai loro occhi con poca empatia, mentre invece,
negli scrutini e quando si informava sui seminaristi, ho sempre visto un’atten-
zione per le persone e un affetto since-
ro.
a vorrei chiudere con un ricordo
che mi ha sempre accompagnato, da quando avevo diciott’anni fino
a quando ho lasciato il seminario: don
Mario è stato sempre uomo di preghie-ra, anche molto più dei padri spirituali
(che, non leggendo questo giornalino, non hanno modo di offendersi): nella preghiera liturgica (se era in Seminario,
concelebrava a tutte le Messe e presen-ziava alla preghiera di Lodi e Vespri), nell’adorazione (soprattutto il venerdì
pomeriggio) e nella presenza in chiesa. Di notte, poi, aveva l’abitudine di dire il rosario camminando per i corridoi,
pregando così per i seminaristi di cui era responsabile (oltre che garantendo
nel contempo il silenzio notturno).
uando era in corso il mio ultimo trasferimento, ed egli era Vicario
generale, ha curato gli ultimi dettagli venendo egli stesso da
me e, per togliere ogni enfasi, diceva
che era già di passaggio (non so se fos-se del tutto vero ma, in fondo, su questa
terra siamo sempre di passaggio). Non è stata un’eccezione o una preferenza: se appena poteva, preferiva scomodarsi
personalmente e raggiungere i preti anche in parti remote della diocesi, che conosceva profondamente. Di Pozzuolo
ricordo che mi aveva comunicato la sua impressione: mi sembra brava gente,
laboriosa e con una buona base di fede, forse un po’ chiusi ciascuno con la sua villetta, aiutali a collaborare con le par-
rocchie vicine. Sono certo che il suo magistero ci aiuterà e che noi non gli faremo mancare la nostra disponibilità
e la nostra preghiera..
don Alfonso
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TU SEI AMBROGIO
GRAZIE ANGELO FORZA MARIO
Serata di devozione mariana nella
bucolica cornice di Bisentrate per mons. Mario Delpini, da pochi giorni nuovo arcivescovo di Mila-
no. La sera del 13 settembre scor-so l’antico borgo ha ospitato una
celebrazione in occasione del centenario delle apparizioni di Fatima. Padroni di casa i Servi
del Cuore Immacolato di Maria,
custodi di un centro di spiritualità
immerso nel verde sulle rive della celebre cava.«Ho bisogno di inco-raggiamento e preghiera, non so-
no così spavaldo nell’assumere un incarico così complicato», ha
detto l’Arcivescovo, al termine della Messa celebrata al riparo di un antico cascinale. Forse anche
Mario Delpini è il nuovo arcivescovo della Diocesi ambrosiana. Tra i primissimi gesti, la visita alla Famiglia del Cuore Immacolato di Maria di Bisentrate, dove ha partecipato al Rosario e ha celebrato la Messa
L’abbraccio tra l’arcivescovo
uscente, Angelo Scola, e quello
nuovo, Mario Delpini. In basso,
lo stemma del nuovo
arcivescovo. Il motto recita: “la
terra è piena della sua gloria”-
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“
Un raduno cui fa da sfondo
una natura quasi bucolica. Si è
parlato molto di una sua pre-
sunta passione per la bici…
Non ho nessuna passione per la
bicicletta! Semplicemente la uso perché a Milano è il mezzo più rapido per spostarsi. È tutta una
fantasia che io sia uno sportivo. Sono solo un impiegato di Curia che per andare in Curia usa la
bicicletta.
Parlando ancora di natura, è
uno degli argomenti ricorrenti
del pontificato di Francesco.
Ne condivide la preoccupazione
per le sorti del creato?
Soprattutto sono preoccupato del fatto che non ci si preoccupi
per questo non gli ci è voluto
molto per accogliere la proposta di don Giuseppe Cardani, 96 anni di saggezza sacerdotale e fermez-
za nella fede, splendidamente portati: consacrare il proprio mi-
nistero a Nostra Signora di Fati-ma. Per mons. Delpini la visita a Bisentrate è un ritorno. Già vica-
rio episcopale della Zona VI dell’arcidiocesi ambrosiana, è stato proprio l’attuale arcivescovo
di Milano ad inaugurare l’Opera della Famiglia del Cuore Imma-
colato di Maria nel 2009. «A muovermi questa sera è prima di tutto un impegno preso prima di
essere nominato arcivescovo», ha
spiegato.
Eccellenza, la visita – anzi, il
ritorno – ad un piccolo paese
della provincia a pochi giorni
dal suo insediamento come
nuovo arcivescovo di Milano
non è scontata. A motivarla è
una forte devozione mariana o
la volontà di iniziare subito a
prendere il polso della diocesi?
Certamente mi interessa incon-trare la gente, quindi dove si raduna la gente mi piace esserci.
Qui il motivo del raduno è la devozione a Maria, quindi le due
cose vanno insieme. È interes-sante rendersi conto che la devo-zione alla Madonna è capace di
fare della gente un popolo. È qualcosa meritevole dell’osser-vazione mia, di vescovo, e in
generale della Chiesa.
Braccio destro
di tre cardinali
Nato a Gallarate, terzo di sei figli,
mons. Mario Delpini entra nel semi-
nario di Venegono nel 1967, a 16 anni,
e nel 1975 è ordinato sacerdote dal
card. Colombo. La vita di Delpini fi-
nora si è svolta pressoché interamente
all'ombra della Madunina. Laurea in
Lettere classiche alla Cattolica, licen-
za in Teologia e diploma in Scienze
teologiche e patristiche, nel 1989 il
card. Martini lo sceglie come rettore
del seminario inferiore di Venegono e
nel 2000 di quello maggiore. Vescovo
ausiliare con Tettamanzi, Scola fa di
Delpini il proprio vicario generale.
Conoscitore delle molte parrocchie
dell'arcidiocesi, immediato nelle ome-
lie, ironico nel ruolo di scrittore,
mons. Delpini dà mostra di non teme-
re la critica dei peccati di Curia e di
parrocchia, dei sacerdoti così come
dei fedeli.
Convinto sostenitore della gioia del
Vangelo, il nuovo arcivescovo crede
nell'importanza di perseverare nella
speranza. «Resistere, non solo per sé,
ma anche per gli altri. Resistere per-
ché gli altri contano sulla tua resisten-
za; resistere perché se anche tu cedi
alla rassegnazione si spegnerà una
luce e la terra sarà solo più buia. Se tu
resisti anche nel buio, resterà una luce
a indirizzare il cammino».
CHI È
Mons. Mario Delpini,
arcivescovo di Milano.
“ La devozione
alla Vergine
può fare
della gente
un popolo.
E a me piace
esserci in
mezzo
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“
“
abbastanza. Mi sembra che l’u-
manità abbia molte possibilità di rimediare ai mali che si sono combinati, però mi sembra che
non ovunque ci sia la consape-volezza della serietà della situa-
zione. Si continua a consumare, a sprecare, ad inquinare pensan-do che, alla fine, in qualche mo-
do, si risolverà. Credo, invece, che la soluzione stia soltanto nel
cambiare il nostro stile di vita.
Nella sua recente visita agli orti
di via Padova, a Milano, però,
ha tracciato un confine: evitare
il fanatismo.
Questo è evidente. Talvolta c’è il
rischio di essere così tanto schie-rati per l’ideologia da ritenere che l’umanità sia quasi un danno
per la natura e, al limite, auspi-care che possa esistere un mon-
do senza l’uomo. Nella visione biblica e cristiana, invece, il mondo è stato creato per l’uo-
mo. Questo non vuol dire che l’uomo ne è il padrone assoluto e che può rovinarlo a suo piace-
re – questo sarebbe sciocco – ma che il senso della bellezza e il senso della utilità sono finalizza-
ti all’umanità.
Fortunatamente progresso non
significa soltanto cementifica-
zione. Il paese si appresta a
dare alloggio ad un gruppo di
giovani migranti. L’accoglienza
diffusa è la via giusta, cristia-
na, per affrontare la questione
migratoria?
È un tema complesso che è diffi-cile affrontare in poche battute.
L’accoglienza è un dovere, e l’accoglienza diffusa è certa-mente meglio della concentra-
zione. Sarebbe, però, importante adottare una prospettiva più in-telligente e più realistica per
capire che tipo di Europa inten-diamo realizzare. Non può esse-re soltanto un tetto provvisorio
per delle persone che rimangono inutili ed inutilizzate, come fos-
sero degli ospiti sgraditi. Acco-glierli è sempre meglio che but-tarli in mare, ma mi sembra che
questo non sia abbastanza.
Simone Varisco
Mons. Mario Delpini in auto (ma
preferisce spostarsi in bicicletta) e
davanti ala statua della Madonna di
Fatima.
E’ vero, uso
la bicicletta.
Ma perché è
il mezzo più
veloce in
Milano. Io
sportivo?
Una
leggenda
Altri articoli a pag. 6
6
TU SEI
AMBROGIO
Cambio al vertice dell'arcidiocesi
di Milano, fra l'8 e il 9 settembre scorsi, con il passaggio di testi-mone dal card. Angelo Scola al
nuovo arcivescovo di Milano voluto da papa Francesco, mons.
Mario Delpini.
Scola, per oltre sei anni alla gui-da dell'arcidiocesi, ha salutato gli
oltre 5mila fedeli riuniti in Duo-mo lo scorso 8 settembre, solen-nità della Natività di Maria. Anni
intensi, durante i quali la Chiesa ambrosiana ha dovuto affrontare
le conseguenze della crisi econo-mica e sociale, le sofferenze cre-scenti patite dai migranti e la
nuova minaccia del terrorismo. Una diocesi – oltre che un'Italia e un'Europa – che più volte si sono
scoperte fragili e incapaci di rea-gire.
LA SPERANZA - Un sentimen-to di rassegnazione che però mal si combina al Cristianesimo. «Ho
visto brillare la speranza, suscita-ta dall’incontro con Cristo, nelle più disparate condizioni di vita»,
ha detto il Cardinale durante la sua ultima omelia in Duomo, ricordando i lunghi anni di epi-
scopato. «Ho avuto la fortuna di vivere il mio ministero in un mo-
mento in cui, al di là delle con-
traddizioni, dei conflitti e dei
problemi che ancora attanagliano la nostra metropoli, ho visto non pochi elementi di risveglio. Nello
stesso tempo però avverto l’ur-genza di dire con franchezza che
questo non basta».
DIO CON NOI - Dopo l'addio a Milano, il card. Scola risiederà
nella parrocchia di Imberido, nel lecchese. A Milano lascia un consiglio. «“Non dimenticarti di
Dio” avevo raccomandato alla nostra città all’inizio del mio
ministero in mezzo a voi, perché "Dio è con noi" (Mt 1,23). Que-sta memoria – in sei anni l’ho
potuto toccare con mano – è an-
cora viva in molti tra le genera-
zioni adulte dei vecchi e nuovi milanesi. Ma non sempre vedia-mo l’enorme potenziale di spe-
ranza e di costruzione di vita buona, cioè bella vera e giusta,
che tale memoria contiene. Per-ciò spesso non riusciamo a farlo scoprire ai giovani».
Famiglia e giovani sono anche al centro del programma pastorale del nuovo arcivescovo di Mila-
no, mons. Mario Delpini, che ha salutato i fedeli dell'arcidiocesi il
9 settembre. Non un addio, il suo, bensì un ingresso, con la presa di possesso canonica della
Cattedrale, la Messa in Sant'Am-brogio, con la professione dei voti perpetui di due giovani con-
sacrate, e la partecipazione alla festa dell'Associazione nazionale
famiglie numerose a Flero, pro-vincia e diocesi di Brescia.
GIOVINEZZA E’ CAMMINO
- «Il fatto che nel primo giorno del mio episcopato, per una coincidenza non voluta, abbia
celebrato sia una professione solenne sia un incontro di fami-glie mi permette di evidenziare
alcune priorità che ci stanno a cuore, che appassionano l’impe-
gno pastorale dei preti, dei ve-scovi e di tutta la comunità», ha detto mons. Delpini di fronte ai
genitori e soprattutto ai tanti bambini riuniti presso l'oratorio don Bosco. Perché «la giovinez-
za non è un parcheggio, ma un cammino verso una scelta defi-
nitiva. Questo è orientamento e desiderio di tutta la Chiesa». Un episcopato iniziato all'insegna
della giovinezza, promessa di speranza.
S.V.
Il ricordo di Tettamanzi
Accanto alla gioia che ha accompagnato l'insediamento di
mons. Delpini non è mancato il ricordo per la recente scompar-
sa del card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito di Milano.
83 anni, il card. Tettamanzi si è spento sabato 5 agosto. Arcive-
scovo degli "ultimi" – su tutti famiglie in difficoltà a causa della
crisi e migranti – Tettamanzi è stato un attento osservatore ed
interprete di una città e di una diocesi attraversate da profondi
cambiamenti. «Sempre si distinse come pastore sollecito, total-
mente dedito alle necessità e al bene dei sacerdoti e dei fedeli
tutti, con una peculiare attenzione ai temi della famiglia, del
matrimonio e della bioetica», ha ricordato papa Francesco nel
proprio messaggio di cordoglio.
Famiglia e giovani al centro
A destra: Milano, mons. Delpini saluta papa Francesco, alla
presenza del card. Scola.
Nella foto sotto: il cardinale Dionigi
Tettamanzi, scomparso il 5
agosto, a 83 anni. Si era ritirato nella Villa
del Sacro Cuore a Triuggio.
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FATTI & PROGETTI
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“
La prima statua della Vergi-
ne Pellegrina di Fatima, fatta secondo le indicazioni di Sr. Lucia, fu offerta dal Vesco-
vo di Leiria e incoronata solennemente dall’Arcive-
scovo di Evora, il 13 di Maggio del 1947. A partire da questa data la
Statua percorse, per diverse volte, il mondo intero, por-tando con sé un messaggio
di pace e di Amore. BERLINO 1945 - Tutto
ebbe inizio nel 1945, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando un
Parroco di Berlino propose che una statua della Madon-na di Fatima percorresse
tutte le capitali e le sedi ve-scovili dell´Europa sino alla
frontiera della Russia. L´idea fu ripresa nell’aprile del 1946, da un rappresen-
tante del Lussemburgo, nel Consiglio Internazionale della Gioventù Cattolica
Femminile, e, il primo viaggio della Vergine Pellegrina
ebbe inizio nell’an-no seguente, nello
stesso giorno della Sua incoronazione. Dopo mezzo secolo di
pellegrinaggio, in cui la statua visitò 64 paesi dei vari continenti, alcuni di
questi per diversi volte, la Rettoria del Santuario
di Fatima credette op-portuno di non far uscire più, abitualmente la sta-
tua, ma solo in circo-stanze straordinarie.
Nel maggio del 2000 fu collocata
nell’esposizione “Fatima Luce e Pace”, dove é stata venerata da decine di migliaia di visitanti.
Passati tre anni, più precisamente nel giorno 8 di dicembre del
2003, solennità dell’Immacolata Concezione, la statua fu introniz-zata nella Basilica dello stesso
Santuario di Fatima, ed è stata posta in una colonna vicino all’Altare Maggiore.
LE 8 REPLICHE - Peri dar
risposta alle numerose richie-ste, furono fatte varie repliche della Prima statua della Ver-
gine Pellegrina. Quella che visiterà il Decanato di Melzo
dall’8 al 14 ottobre e in parti-colare Pozzuolo il 12 ottobre, è la statua ufficiale del san-
tuario portoghese n° 6.
ALLA FONTE - Ogni venu-ta della statua pellegrina è
opportunità di andare alle sorgenti del Vangelo, che
vedono in Maria Vergine non solo la Madre di Nostro Si-gnore Gesù Cristo, ma anche
la madre di ogni cristiano, chiamato come San Giovanni a prenderla “nella propria
casa” (cfr. Gv 20):
“Affidandosi filialmente a
Maria, il cristiano, come l’a-postolo Giovanni, accoglie «fra le sue cose proprie la
Madre di Cristo e la introdu-ce in tutto lo spazio della pro-pria vita interiore, cioè nel
suo «io» umano e cristiano: «La prese con sé». Così egli cerca di entrare nel raggio
d’azione di quella «materna carità», con la quale la Ma-
dre del Redentore «si prende cura dei fratelli del Figlio suo» «alla cui rigenerazione e formazione
ella coopera» secondo la misura del dono, propria di ciascuno per la potenza dello Spirito di Cristo.
Così anche si esplica quella ma-ternità secondo lo spirito, che è
diventata la funzione di Maria sotto la Croce e nel cenacolo”. (Redemptoris Mater, 45)
p.Alberto Rocca
Arriva la Madonna Pellegrina da 100 anni regina della pace
Il 12 ottobre sarà a Pozzuolo la statua ufficiale. Continua una tradizione di popolo iniziata nel 1945 da un parroco di Berlino desideroso di portare speranza in tutte le capitali dell’Europa dilaniata dalla guerra
Madre di ogni
cristiano,
chiamato
come San
Giovanni a
prenderla
nella propria
casa
Celebrazioni il 12 ottobre
La statua sarà esposta dalle 8 del mattino del 12 ottobre, in chiesa parroc-chiale. Vi sarà una Messa (alle 8.30), confessioni, meditazione, Angelus alle 12, Rosario alle 18. Alle 20.430 in San France-sco conferenza su signifi-cato attualità di Fatima. Programma dettagliato: vedi in ultima pagina
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ORATORIO & DINTORNI
metrica (ancora adesso non ho
capito come facevano!) In parti-colare è stato uno spasso il corso che ho fatto in cucina di espres-
sioni dialettali, proverbi, modi di dire che Graziella e Teresa ogni
momento tiravano fuori. E’ un peccato che questo tesoro si stia perdendo.
Il lavoro di Gabriele e degli ani-matori nel respon-sabilizzare i ragazzi
nelle attività quoti-diane, nei giochi,
nei momenti di riflessione e quello di privarli del cel-
lulare mi ha molto colpito per l’impor-tanza del messag-
gio che hanno cer-cato di trasmettere.
La sera fatta davan-ti al focolare è stata molto romantica,
emozionante, carat-terizzata da una serata bellissima
con i colori del tramonto e poi il buio con il cielo
pieno di stelle. IL CUORE - Si
sono toccati momenti di commo-zione profonda, soprattutto quan-do i ragazzi hanno espresso ciò
che avevano nel cuore e le ragaz-ze hanno cominciato a piangere e abbracciarsi tra di loro. Anche
perché mi ha fatto venire in men-te quando anch’io… ero giova-
ne! Così come la sera dei fantasmi in cui le varie squadre dovevano
risolvere un giallo in condizioni
letto e nel contempo mi asciu-
gavo gli occhi ! Innanzitutto la casa, molto con-fortevole, in una zona molto
tranquilla, con una vista mozza-fiato sulla valle e manco a dirlo
una cucina attrezzatissima. Siamo stati un bel gruppo, ab-biamo interagito nelle varie esi-
genze che man mano si presen-
tavano, sia nei momenti di pre-ghiera, di riflessione che nei momenti di divertimento, abbia-
mo avuto la possibilità di vede-re alcuni posti molto belli come Bressanone e l’Abbazia di No-
vacella. CHE CUOCHE - Abbiamo
mangiato benissimo grazie a Graziella e Teresa, i pasti sono sempre stati serviti agli orari
stabiliti con precisione crono-
Alla veneranda età di 65 anni ho
fatto la mia prima esperienza esti-va con l’oratorio in una bellissi-ma località dolomitica della Val
Pusteria: Maranza, a circa 1400 metri di altezza.
Dopo… un’estenuante selezione fatta dalle due cuoche ufficiali: Graziella e Teresa (quello che
vedete in televisione nelle tra-
smissioni tipo Master Chef non è niente!) sono stato selezionato come “aiuto cucina” e ho così
potuto partecipare a questa bellis-sima esperienza. A parte gli scherzi, sono rimasto
molto contento di essere andato con i ragazzi, perché ho vissuto
momenti molto intensi anche di commozione a “partire dalla par-tenza” dell’autobus quando ho
salutato i genitori… con il fazzo-
A 65 anni la mia prima volta in vacanza con l’oratorio
Una settimana in montagna raccontata da un non più giovanissimo debuttante come “aiuto-cucina”. Il lavoro degli animatori, le gite, i giochi, e quella sera a guardare le stelle e dirsi i desideri del cuore
Maranza, Val Pusteria. Tutte in
cerchio a prendere il sole dell’alta
montagna..
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ambientali particolari: luci spen-
te della casa, fantasmi che si aggiravano, rumori strani. E’ stato bello vedere le reazioni dei
ragazzi in queste condizioni, l’animazione che avevano den-
tro, la voglia di reagire alle diffi-coltà che incontravano per arri-vare a scoprire la verità.
FUNIVIA - Vicino a noi aveva-mo la funivia che ci ha permesso un pomeriggio di andare a circa
2.200 mt di altezza. Mentre i ragazzi svolgevano i loro giochi,
con don Alfonso abbiamo preso un sentiero e siamo saliti per alcune centinaia di metri e devo
dire che sono rimasto impressio-nato dalle sue risorse
“montane”. E’ stato bello perché è stata un’occasione per cono-scerci meglio. Infine non posso
dimenticare la disponibilità di Suor Buonaventura e Suor Fa-brizia per l’aiuto che ci hanno
dato in cucina. Questa esperienza è rimasta im-pressa nel mio cuore, tant’è che
mi sono già prenotato per il prossimo anno, ammesso… che
riesca a vincere ancora la sele-zione per il posto di “aiuto cuci-na”. Un grazie di cuore a tutti.
Andrea Gualeni
Selfie per il gruppetto in gita
Nelle foto in basso, altri momenti della
vacanza: giochi all’aperto e nel
salone.
Resi responsabili
nelle attività
quotidiane,
i ragazzi hanno
imparato a non
passare le ore
attaccati al telefonino
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ORATORIO & DINTORNI
entonovanta ragazzi cui si
aggiungono 50 animatori e almeno 25 adulti volontari.
E ancora parroco e suore, un
coordinatore -quest’anno coadiu-vato da quattro educatori dell’o-
ratorio- e numerosi collaboratori che hanno offerto il loro prezioso contributo. A riempire le 25 gior-
nate dell’Oratorio estivo (dalla fine della scuola fino alla metà di luglio)
oltre ad una serie di gio-chi, sfide, tornei e labo-
ratori, sono state realiz-zate 4 serate, per le di-verse fasce d’età, all’in-
segna del divertimento. 6 in tutto, invece, le gite tra parchi, piscine, laghi e montagne. Quest’anno
sono stati 2 i meeting con i nostri dirimpettai di Trecella, uno ani-
mato dai ragazzi del CSI, un po-meriggio animato dal gruppo degli ex dipendenti della Ferrero
(soprattutto per i più piccoli con le magie del ‘Mago di Merli-
no’) e un’altra mezza giornata dedicata ai ra-
gazzi delle me-die, in trasferta
negli studi mila-nesi di Sky.
Oratorio Estivo 2017 ha scelto co-
me linea guida la bellezza del crea-to. Sulla scia dello slogan Scegli il
Bene (tema 2016-17) i mesi delle vacan-
ze hanno rappresentato un’importante occasione di riflessione legata a tutto ciò
da cui siamo normalmente circondati, spingendo i ragazzi a riconoscere il buo-no e aiutandoli a stupirsi, con gli occhi
del Creatore. Il racconto che ha fatto da filo rosso a tutto il pe-riodo è stato il primo capitolo
del libro della Genesi -quello dei giorni della creazione - in
cui ci si parla di un mondo or-dinato, perché voluto e deside-rato pezzo per pezzo, costruito
poco alla volta, in un lavoro creativo di assemblaggio della realtà. Le giornate dell’Oratorio estivo hanno ripercorso le
tappe dell’inizio del mondo, alla scoper-ta del significato profondo delle cose e
recuperando la gioia di un Dio che ha detto e fatto bene ogni cosa, proprio per-ché noi potessimo poi fare altrettanto.
Questo il grande progetto di Dio: ciascu-no di noi è stato desiderato, per essere un suo riflesso e vivere nel mondo assomi-
gliandogli, con la stessa carità e segno della sua presenza. La relazione fra di noi, nell’amicizia, nei legami familiari e
nell’amore, rende possibile questa somi-glianza che ci rende non solo delle sem-
plici creature ma delle persone amate da Dio che sanno amare come Dio.agazzi a
IL TEMA
Detto-Fatto Estate di stupore per la Bellezza
La scoperta del creato
L’ C
I NUMERI
La carica dei 190
11
gni giornata di oratorio estivo è stata
organizzata secondo un ordine che consentisse di equilibrare le attività
e di fare un’esperienza piena di senso.
08.00 Pre-orario e iscrizioni
09.00 Inizio attività - accoglienza
e animazione
09.30 Giochi o laboratori
11.00 Pausa breve in cortile
11.15 Le sfide e i giochi fair-
play in teatro
11.45 Preghiera di mezzogiorno
e avvisi (prima parte)
12.00 Pranzo (mensa in orato
rio) o a casa
13.30 Riapertura oratorio e bar
14.00 Ripresa delle attività con
giochi o laboratori
15.45 Merenda + pausa
lunga in cortile
16.15 Preghiera del pomeriggio e
avvisi (seconda parte)
16.30 Gioco finale - anima
zione - classifica
17.00 Apertura oratorio per
tutti - bar – iscrizioni
Siamo stati al parco di Leo-
landia, poi sul lago Maggiore
fin sulla statua di San Carlo
ad Arona, attraversato le ac-
que e raggiunto Angera dove
abbiamo visitato la famosa
Rocca. Infine al parco acquatico Le Vele
e all'Acquatica Park di Milano. Per le
medie Gita ai laboratori di Sky tv a Ro-
goredo (Milano). Nella foto: gita breve
al fontanile. Sopra: a Leolandia.
O
LE GITE LA GIORNATA
Tempo pieno
Da S.Carlo a Sky Tv
12
A piedi (solo
andata) con un breve percorso ciclabile abbia-
mo raggiunto per due volte l'Acquaneva di Inzago. Ritorno tutti sul bus.
Giochi by night:
ogni giovedì sera dedicati a tutte le fasce d'età con le
elementari, le medie, per tutta la fami-glia e in versione genitori insieme ai
figli. In aggiunta, serata di spettacolo grazie alla seconda edizione de 'La
Corrida'.
Tantissimi i laboratori: da
quelli artistici, al ricamo e cu-cito, al labora-
torio teatrale a quello sportivo, dal pic-colo chimico alla danza, da quello mu-sicale al laboratorio di tennis (in colla-
borazione con il Tennis club di Pozzuo-lo), ad un pomeriggio speciale di Magia offerto dal gruppo dei pensionati della
Il tuo gioco prefe-
rito: i più getto-nati in stile top ten sono Palla
prigionirea (resistendo agli
urti del tempo), Baseballone
(mini-baseball), Quattro cantoni, Cap-
pelli, Spazzola Calciata, Famiglie, Cer-chio Magico, Pistolero, Caccia al tesoro e le insostituibili prove dei Giochi a
stand.
a cura di Gabriele Pendola
Meeting a
Trecella: in collaborazio-ne tra i due
oratori e con il CSI (Centro Sportivo Italiano) Camp con attività ed educato-
ri sportivi scelti per noi
LA PISCINA
BY NIGHT
Cammino, nuoto
Corrida anno 2 Una vera magìa
Ther winner is... palla prigioniera
Trecella meeting SPORT
IL GIOCO PREFERITO
I LABORATORI
13
ORATORIO & DINTORNI
“
“
PIETRO, uno degli animatori
più esperti, ha fatto alcune do-
mande a due ragazze delle me-
die sulla loro esperienza in ora-
torio, ormai consolidata da tan-
te estati passate insieme.
Da quanto tempo frequenti l'o-
ratorio?
CATERINA - Cinque anni.
ARIANNA - Ormai sono sei anni
che frequento l'oratorio.
Rispetto a quando sei arrivata,
cosa è cambiato?
CATERINA - Gli animatori,
sono nuovi e più simpatici. Le più simpatiche sono Alessia e Fiorel-
la perché mi fanno ridere.
ARIANNA - Sono cambiate mol-te cose. Esteticamente ora l'orato-rio ha un'altra faccia, migliore
rispetto a come me lo ricordo. Alla fine tutto è cambiato, tranne
il motivo per cui ci andiamo: qui ci saranno sempre persone dispo-ste ad ascoltarci e ci sarà Dio a
guidarci.
Hai visto amici che hanno smes-
so di frequentare l'oratorio? Se
sì, perché? E cosa ne pensi?
CATERINA - Sì, Andrea, perché non si trovava a suo agio. Anche
Sofia non frequenta più l'oratorio
e per questo sono molto triste.
ARIANNA - Sono molti i miei amici che hanno smesso di fre-quentare l'oratorio, chi per la
mancanza di voglia, chi per la mancanza di tempo. Penso che abbiano preso la loro scelta, e
giusta o sbagliata che sia, è stata
una loro decisione.
Tra pochi anni potresti essere
animatore, pensi di diventarlo?
Cosa ti aspetti dall'esperienza
di animatore?
CATERINA - Mi piace vedere i bambini sorridere e vorrei inse-
gnargli dei nuovi giochi. Mi aspetto che anche i miei amici
diventino animatori con me.
ARIANNA - Sono qui in orato-rio proprio perché voglio diven-
tare animatrice e mi piacerebbe esserlo. Amo stare coi bambini
quindi mi aspetto di divertirmi e farli divertire ma anche fatica,
necessaria per un buon fine.
Durante l'oratorio estivo hai
fatto nuove amicizie?
CATERINA - Sì, e mi è piaciu-
to conoscere meglio i miei com-
pagni di scuola che di solito vedo
di sfuggita solo nei corridoi.
ARIANNA - Purtroppo quest'e-state non ero presente all'oratorio
estivo ma sono pronta ad iniziare
il nuovo anno!
Pensi che l'oratorio possa in-
fluenzare la tua vita da adole-
scente?
CATERINA - Continuerò a fre-quentare l'oratorio che penso
cambierà ancora sia esterior-mente sia per il modo in cui io
lo vedrò.
ARIANNA - Ovviamente l'ora-torio influenzerà in modo posi-
tivo la mia vita ma non credo che influenzerà il mio modo di
pensare e le mie scelte.
(segue a pag 14)
Dopo le elementari e la Cresima, ha senso rimanere in oratorio? C’è chi se ne va. E chi rimane. Perché? Cosa lo attrae? Cosa si aspetta?Due ragazze delle medie rispondono alle domande di un animatore
Molti amici non verranno più Peccato. Io invece continuerò
Andrea non si
trovava a suo
agio. Anche
Sofia non
verrà più.
Ma qui ci
saranno
sempre
persone
disposte ad
ascoltarci e ci
sarà Dio a
guidarci.
14
ORATORIO & DINTORNI Nove domande
a quattro animatori: reclute e veterani a confronto
Riccardo I
1 Perchè hai scelto di essere
animatore?
Mi piace divertirmi facendo
divertire anche gli altri
2 Perdi spesso la pazienza? Sì troppo, per il comporta-
mento di alcuni ragazzi, i più
grandi soprattutto
3 Quale fascia d'età preferisci? I medi, dalla terza alla quinta
elementare, perchè si diverto-
no con più semplicità
4 Ci sono liti tra gli animatori?
E se ci sono come si risolvo-
no?
Non ci sono spesso liti fra
animatori
5 Ti ricordo il primo giorno da
animatore?
Non mi ricordo il primo gior-
no da animatore ma da bam-
bino sì: ero in prima elemen-
tare ed ero molto scosso, poi
è andato tutto bene
6 Di solito di cosa ti occupi? Mi occupo soprattutto dei
giochi
7 Quale parte della giornata
preferisci?
La pausa pranzo
8 Hai fatto fatica a integrarti
nel gruppo?
Tranquillo
9 Adesso ti trovi bene nel
gruppo animatori?
Molto bello
(segue da pag. 13)
GIULIA, ragazza delle medie,
ha fatto alcune domande ai
più piccoli, per capire come
vivono l'oratorio. Rispondono
Lucia, Simone eAlexia.
Cosa preferisci dell'oratorio?
LUCIA - Mangiare e i giochi
SIMONE – I laboratori
ALEXIA – I laboratori
Hai trovato nuovi amici?
LUCIA - Si ho già tre nuove
amiche.
SIMONE- Sì, io faccio amicizia in fretta: vado li, ci parlo un atti-
mo e poi giochiamo insieme
ALEXIA – Sì, alcuni
Hai imparato qualcosa in que-
sti giorni?
L UCIA – Sì, a fare i fiori di
carta nel laboratorio per la festa
del paese
SIMONE – Sì, a non litigare
subito
ALEXIA – Sì, a non litigare con
certe persone
Quale è il tuo laboratorio pre-
ferito?
L UCIA – La preparazione del-
la festa del paese
SIMONE – Il piccolo chimico e
la preparazione per la festa del
paese
ALEXIA – Il piccolo chimico
perchè si fanno tanto esperimen-
ti divertenti
Ti sei divertita?
LUCIA - Sì
SIMONE– molto, nei laboratori
ALEXIA – Sì molto
Ti piace la squadra in cui sei?
L UCIA – Sì, sono nellka squa-
dra dei “gialli”
SIMONE – Sì molto
ALEXIA - Preferivo essere in
una squadra diversa, con altre mie amiche, ma anche in questa
ho trovato delle amiche
15
Riccardo II
All'inizio ero un po' indeciso però dopo
vedendo gli altri animatori tranquilli mi
sono rilassato. Anche se io ero nuovo,
aiutare un bambino, stare nel gruppo, era
una bella idea e mi è piaciuto molto.
Quando non riordinano sì: capita, ma non
spesso
Non ho mai tenuto i piccoli ma mi piace-
rebbe provare; coi medi è stata più dura
del previsto, quindi sceglierei i grandi
perchè ti fanno perdere la pazienza ma
capiscono di aver sbagliato, anche se han-
no bisogno di crescere ancora un po'.
Tra di noi non ci sono molte liti, ma a
volte, quando bisogna prendere una deci-
sione, uno prova a dire la sua e non rie-
sce. Si dovrebbe lasciare spazio ai nuovi
che hanno nuove idee e provare a conci-
liare le idee di tutti.
Sì, all'inizio è stato difficile perchè non
riuscivo a stare molto dietro agli altri però
col tempo mi è piaciuto.
Alcune volte mi occupo di organizzazio-
ne ma anche di giochi e animazione
Il mattino perchè il pomeriggio sono mor-
to
All'inizio un po', dopo ho socializzato con
tutti
Sì tutto bene
Giada
Beatrice
Mia sorella faceva l'animatrice
e quando andavo all'oratorio ed
ero una ragazza ero contenta di
vedere gli animatori che si
prendevano cura di me, così ho
deciso di ricambiare l'affetto
che i bambini mi danno
Perchè mi piace stare in mez-
zo alla gente, mi piace curare
i bambini e sentivo che ave-
vo voglia di farlo
Mi è capitato ma sono riuscita
a gestire la situazione
No per adesso no
I piccoli: dimostrano più affet-
to; la fatica che faccio è ripaga-
ta dall'affetto dei bambini
I piccoli: sono carini
Quest'estate c'era un po' di di-
sorganizzazione ma liti non ci
sono mai state.
Ho iniziato ieri quindi non è
ancora successo nulla
Sì, mi hanno coinvolta subito
gli animatori più grandi e mi
sono sentitra parte del gruppo
dal primo momento
Arbitro
Ballo e arbitro
Ballo, giochi
I giochi a stand, quando le
squadre si ritrovano insieme
Merenda e quando si gioca
insieme
No, conoscevo già tutti
No
Sì
Penso di si
16
FATTI & PROGETTI
“
Dopo 100 giorni di cammino pronti al dono dello Spirito
re, formarsi . Sette parole che come semi , noi catechiste
abbiamo cercato di gettare nelle menti e nei cuori di que-sti ragazzi. Alcuni di loro le
terranno bene a mente e ne faranno uso, altri magari le ritroveranno tra molto tempo,
noi siamo felici di averle ri-scoperte insieme a loro e ci auguriamo che ne facciano
largo uso per:
Anche quest'anno con i cresimandi
abbiamo fatto insieme il cammino dei 100 GIORNI (da febbraio a giugno con in mezzo la bella visita
a papa Francesco a San Siro), sco-prendo e approfondendo i sette
doni che lo Spirito Santo ci regala : fortezza, pietà, scienza, consiglio, intelletto, sapienza, timor di Dio.
Sette parole che all’inizio ci sono sembrate strane , ma che poi abbia-mo scoperto essere una ricchezza
profonda a cui attingere per cresce-
1. essere forti nelle difficoltà
2. diventare persone capaci
di accogliere
3. persone che guardano al
bene comune
4. aperte al dialogo
5. che non rimangono in su-
perficie ma sanno andare
al cuore delle situazioni
6. ragazzi pieni di bellezza da
regalare agli altri
7. che sanno di poter contare
su un Amico che li aspetta
sempre .
Noi catechiste vi diciamo gra-
zie per questo pezzo di strada fatto insieme. A volte è stato faticoso ma è il bello delle sfi-
de che la vita ci propone: tante volte abbiamo riso e lavorato
insieme bene, altre volte ci siamo dovute arrabbiare , vi abbiamo visto crescere in que-
sti cinque anni e siamo conten-te di come siete diventati. Un abbraccio da
Sr Fabrizia, Sandra e Liana
La parrocchia è on-line
Un sito semplice e chiaro. E soprattutto utile. Vi si trova-
no con grande facilità gli orari delle Messe e della Confes-
sioni e gli avvisi aggiornati del Bollettino settimanale. Ci
si trova anche il trimestrale Centogiorni (con tutte le edi-
zioni precedenti consultabili). Il sito comprende inoltre le
sezioni: Le nostre chiese, Oratorio, Suore, Gruppi (per
esempio la Cantoria, i ministri dell’Eucarestia, ecc.), E
naturalmente i Contatti, con telefono, e-mail e orari di
ricevimento dell’ufficio parrocchiale.
www.parrocchiapozzuolomartesana.it
17
Anche nella nostra parrocchia,
da qualche anno, esiste il Movi-mento Terza Età, che coinvolge diverse persone che si ritrovano
due volte al mese, il mercoledì. Questi incontri offrono il mezzo
per uscire dalla solitudine, per riprendere una consuetudine col Signore, forse dimenticata nel
corso degli anni, per riprendere vivacità intellettuale sostenuta dall’incontro con altri amici.
FRATERNITÀ - Certamente il nostro movimento non è l’unica
possibilità di aggregazione, ma il suo valore consiste nell’aiutarci a vivere più profondamente una
fraternità basata sulla fede del Signore Gesù e sul suo insegna-mento. Esso si è sempre distinto
in due aspetti per la vita delle
persone anziane: la formazione spirituale e la partecipazione attiva alla vita comunitaria e
della parrocchia. Inoltre il perio-dico bimensile, che arriva agli
iscritti, presenta argomenti vari molto interessanti ed istruttivi; la proposta annuale di catechesi
negli incontri in parrocchia ci aiuta nella nostra formazione permanente; il ritiro spirituale
che si fa una volta all’anno in-contra grande soddisfazione,
senza dimenticare poi l’impor-tanza delle relazioni di amicizia e di reciproco sostegno.
FORMAZIONE - Nella società contemporanea in cui si sono verificati e si verificano grandi
FATTI & PROGETTI
Movimento della Terza Età: aiuto a vivere una fraternità di fede. Scopi: crescita personale, e partecipazione attiva alla vita della Parrocchia
Anche a noi chiede: Adamo dove sei?
Itinerario biblico 2017-’18
Sarà il libro dell’Apocalisse a fare da filo conduttore dei sei incontri, condotti da Don Matteo Crimella, responsa-bile dell’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano, che
si terranno presso il Centro pastorale di Vignate (Piazza della Chiesa) con il seguente calendario:
Martedì 3 ottobre 2017: Ap 1,1-20 Rivelazione di Gesù Cristo
Martedì 10 ottobre Ap 2, 1-29
Le lettere alle chiese di Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira Martedì 17 ottobre: Ap 3, 1-22
Lettere alle chiese di Sardi, Filadelfia, Laodicea Martedì 24 ottobre: Ap 4, 1-5,14 Un agnello in piedi immolato
Martedì 7 novembre Ap 6, 1-7, 17 I sette Sigilli
Martedì 14 novembre: Ap 12, 1-18
La donna
mutamenti si è reso necessario un nuovo progetto di formazio-
ne e, per questo, alcuni nostri rappresentanti con quelli di altre parrocchie hanno parteci-
pato a Melzo al convegno pri-maverile che ha avuto come tema: “Per generare un’umanità
nuova, Adamo dove sei?”. Il convegno ha indicato alcune linee di vita cristiana feconda,
rivolta anche alle persone più giovani.
Noi anziani, a partire dalla no-stra esperienza, possiamo testi-moniare loro come siano fonda-
mentalmente utili e belle queste linee per la realizzazione della propria vita cristiana.
La domanda che Dio ha rivolto ad Adamo:”Dove sei?” è rivol-
ta anche a noi, perché responsa-bilmente dobbiamo e possiamo farci carico del bene della co-
munità.
I motivi della nostra formazio-ne permanente non sono soltan-
to di tipo intellettuale, ma so-prattutto di tipo umano e spiri-tuale, assai necessari nel mo-
mento storico in cui viviamo.
Per questo sentiamo il dovere e
la necessità di incoraggiare e aiutare la partecipazione al Mo-vimento della terza età.
Stella Ratti
V Convegno delle Parrocchie e Comunità pastorali
Dopo la pausa dello scorso anno dovuta alla Visita pastorale il Decanato di Melzo torna a chiamare a convegno parroc-
chie e comunità pastorali per una riflessione collettiva. Il tema del convegno, giunto alla sua quinta edizione, sarà la lettera apostolica Misericordia et Misera scritta da Papa
Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia. Introdurrà i lavori il vicario episcopale mons. Michele Elli. Seguiranno poi i lavori di gruppo incentrati sui diversi modi
attraverso i quali la forza rinnovatrice della misericordia si manifesta nelle varie attività pastorali: dalla liturgia, alla famiglia, ai sacramenti, alla diffusione della Parola di Dio,
al valore sociale della Misericordia. A conclusione del convegno verrà celebrata, nella chiesa
prepositurale dei Ss. Alessandro e Margherita, la S. Messa presieduta da Padre Elli. L’appuntamento è per sabato 4 novembre 2017 dalle ore
15 alle ore 18 a Melzo presso la Sala Banfi dell’Oratorio
di Sant’Alessandro.
DECANATO DI MELZO
18
I NOSTRI AMICI
Padre Luigi Brusadelli il pozzuolese degli ultimi
Luigi Brusadelli nasce a Poz-
zuolo Martesana il 17 luglio del
1946. Fin da ragazzino rivela
doti di inventiva ed intrapren-
denza che caratterizzeranno poi
tutta la sua esistenza. Diploma-
tosi tecnico del suono, segue
fino agli inizi degli anni settanta
i cantanti ed i complessi musica-
Tecnico del suono per cantanti e gruppi beat negli anni ’70 Poi la vocazione e 45 anni di missione in Brasile Le opere di carità per bambini abbandonati, malati rifiutati, anziani soli. L’amicizia di Marcello Candia e del card. Martini. In questa intervista racconta una vita
19
“
“
li più in voga di allora. E, come
ha scritto in un vecchio articolo
Giorgio Torelli, fu proprio in
quell’ambiente, quello dello
spettacolo e dell’effimero, che
“Gigi, nei viaggi di ritorno in
torpedone dopo gli spettacoli,
seduto accanto al tamburo della
batteria, mentre saliva l’alba,
ripuliva adagio le lenti e si chie-
deva se davvero era quella la
vita che aveva pensato di con-
durre. Fu così che Dio Padre si
prese Luigi Brusadelli. Gli
mandò l’invito in quelle albe
rarefatte, amplificò la sua voce
d’invito dentro quegli stessi mi-
crofoni da dancing. Gigi rispo-
se, in silenzio, che ci stava”.
Lasciò il lavoro, entrò nel PI-
ME (Pontificio Istituto per le
Missioni Estere), divenne sacer-
dote nel 1976 e partì nel 1977,
destinazione Santana, porto
commerciale di Macapà, città
attraversata dall’equatore e po-
sta alla foce del maestoso Rio
delle Amazzoni. Ed è da allora
che svolge la sua attività di mis-
sionario a favore degli ultimi, di
quelli che tutti rifiutano.
Ha fondato dal nulla dapprima
la Casa da Hospitalidade, che
accoglie bambini abbandonati
ed handicappati e che ora ha
affidato alle Piccole Suore della
Divina Provvidenza di Alessan-
dria. Successivamente ha dato
vita alla Granja, fattoria, labo-
ratorio agricolo, officina, fale-
gnameria e scuola (rivolta sem-
pre a ragazzini “difficili “ o ab-
bandonati) nella gestione della
quale è ora supportato dalla
Congregazione degli Artigianel-
li di Brescia. Ed infine ha aper-
to L’Abrigo dos Idosos, del qua-
le si occupa ora a tempo pieno,
che accoglie anziani, malati
terminali, paraplegici e tutti
coloro che nessun’atro ente
socio-sanitario accetterebbe.
La sua opera è apprezzata dalle
autorità brasiliane, che lo han-
no insignito della cittadinanza
onoraria di Macapà, e dalla
gente comune, che lo ha indica-
to, attraverso un sondaggio con-
dotto dal Journal do Dia di Ma-
capà nel 2008, come una delle
figure più conosciute ed apprez-
zate dello Stato di Amapà.
Padre Luigi, sono passati 45
anni dalla tua partenza per il
Brasile. Cosa è che ti è manca-
to di più della tua terra?
Innanzitutto all’inizio la vici-
nanza con i miei genitori che tanti sacrifici avevano fatto per farmi studiare. Allora non era
come ora che con Internet da qualunque parte del mondo ti metti in contatto con chiunque,
allora anche una semplice tele-fonata era un problema e le let-
tere ci mettevano mesi ad arriva-re, Quando sono partito sapevo che non avrei più rivisto mio
papà che era malato e che morì
nel 1979. Mia mamma è riuscita invece a venirmi a trovare. Mi
mancavano le notizie di Pozzuo-lo, le voci degli amici, anche se mia mamma incideva delle cas-
sette che poi mi inviava con re-gistrate le voci di parenti ed amici. E poi le lunghe discussio-
ni seduti sui gradini dell’orato-rio, quando ancora sognavamo di cambiare il mondo. E poi una
cosa magari strana, ma di cui ho veramente patito la mancanza
che è stata l’assenza del ciclo delle stagioni, là da noi all’equa-tore, non c’è la primavera né
l’autunno e poi alle sei di sera è
Padre Luigi con i ragazzini della sua
parrocchia.
All’equatore
dove sto io
non c’è
primavera né
autunno. E
alle sei di sera
viene già buio
20
buio ed alle sei del mattino sor-ge il sole, sempre così per tutto
l’anno. “
Sei uno dei pochi missionari
che è sempre rimasto nello
stesso posto. Questo ti ha crea-
to problemi o ti è stato di aiu-
to?
All’inizio ero preoccupato so-prattutto per quanto potessero pensare i miei confratelli del
fatto che non mi spostavano da Santana. Magari potevano pen-
sare: non lo spostano perché è incapace o è matto, raccomanda-to no perché Santana non è pro-
priamente il posto in cui uno sogna di vivere. Poi ho capito che questa è stata la mia fortuna
perché mi ha permesso di cono-scere a fondo le persone e le
varie situazioni e mi ha messo in grado di fare veramente qualco-
sa di utile e concreto.
LA FAVELA - Grazie all’atti-vità pastorale, che mi ha portato a girare per tutte le parrocchie di
Santana, sono venuto in contatto con le diverse realtà del territo-rio e questo mi ha aiutato a capi-
re quali fossero le reali necessità della gente. Ad esempio, se non
avessi visitato come parroco la favela, mai sarei venuto a cono-scenza di situazioni nelle quali
venivano segregati i bambini malati o venivano abbandonati
gli anziani.
E da lì, iniziando a vedere in quel bambino paraplegico o epi-
lettico nostro Signore, ho inizia-to ad accoglierli prima in par-rocchia e poi, per ovvi motivi di
convivenza con gli altri sacerdo-ti, ho iniziato a costruire una piccola casa per ospitare questi
malati, chiamando una famiglia ad assisterli. Da lì è iniziato tut-
to, la Casa da Hospitalidade per i piccoli, poi la Fattoria per gli adolescenti ed i ragazzi di strada
ed infine l’Abrigo degli anziani.
INCONTRI - Non sono arrivato in Brasile con un progetto in
testa, sono state le circostanze, gli incontri e la benevolenza del
Signore che mi hanno guidato.
Ho cercato di mettermi al servi-zio degli ultimi e tutto è venuto
di conseguenza: il governatore
che mi regala il terreno, la gente che aiuta, diverse persone che
arrivano dall’Italia per dedicare un periodo della loro vita agli ultimi e via di questo passo.
Questo mi ha sempre permesso di dare le migliori cure ed il mi-glior insegnamento ai miei assi-
stiti, ad esempio adesso abbiamo anche il gabinetto dentistico interno e abbiamo un accordo
con un medico che opera di ca-taratta coloro fra i nostri malati
che soffrono di questa patologia
che li porta alla cecità.
Frequentando certe realtà in
Brasile, come in tanti altri luo-
ghi, è facile venire in contatto
con situazioni violente. Ti è mai
capitato direttamente?
In una zona come quella di San-
tana, con sacche grandi di po-vertà e miseria, non è difficile. La situazione è ulteriormente
peggiorata da quando, qualche anno fa, la furia dell’acqua ha fatto crollare le infrastrutture del
porto di Santana, con conse-guente interruzione di tutte le attività ad esso legate. Ciò ha
comportato la perdita di lavoro e quindi di reddito per un numero
elevato di persone e di conse-guenza un aumento della crimi-
nalità.
ANCHE RAPINATO - A me era capitato qualche volta di venire derubato, ma il fatto che
comunque la mia attività fosse rivolta ai più poveri pensavo mi
garantisse anche per così dire un trattamento di favore. E invece circa un anno e mezzo fa per
ben due volte nell’arco di 24 ore sono rimasto vittima di una rapi-na a mano armata. Prima uno,
con la scusa di confessarsi, è venuto nel mio studio e puntan-
domi la pistola alla tempia mi ha imposto di dargli i soldi che ave-vo in casa, che fra l’altro erano
molti perché dovevo pagare al-cune cose. Si è fatto poi rag-giungere da un complice ed han-
no frugato ancora un po’ senza però trovare nulla, mentre io ero sempre lì impaurito e con la pi-
stola puntata. L’ aspetto se vo-gliamo comico della faccenda è
che da fuori nessuno dei miei si è accorto di nulla, anzi quando i
21
due banditi sono usciti, li hanno salutati normalmente. Solo
quando sono uscito io tutto tre-mante e bianco in volto si sono resi conto della situazione. Bene
durante la stessa notte, altri due minacciando la guardia si sono fatti aprire, mi hanno detto che
dovevano portarmi un ammalato e siccome io sospettando dal loro atteggiamento, che fossero
banditi, non aprivo la porta, l’hanno sfondata e puntandomi
un coltello alla gola mi hanno chiesto di dar loro i soldi. Ho cercato di spiegare loro che ero
appena stato rapinato, ma non volevano sentire ragione, allora ho detto loro di prendere il tele-
fonino, che era l’unica cosa di valore che ancora avevo. Lo
hanno preso, hanno buttato all’aria tutto e poi se ne sono
andati.
Devo dire che ho avuto vera-mente paura, paura magari an-che solo di avere qualche reazio-
ne sbagliata che poteva compro-mettere tutto. E per molto tempo dopo questo fatto ogni notte alla
stessa ora della rapina mi sve-gliavo tutto sudato e rivivevo
quei momenti, poi dicevo una preghiera alla Madonna e cerca-
vo di riaddormentarmi.
Ci sono alcune figure, fra le
tante che hai incontrato, di cui
parli spesso: uno è il dottor
Marcello Candia, di cui si sta
discutendo la causa di beatifi-
cazione.
Il dottor Candia era un sant’uo-mo veramente. Ha dedicato la
sua vita ai poveri, amava vera-mente i poveri. L’ho conosciuto dopo alcuni mesi che ero a San-
tana, lui stava costruendo un ospedale per i poveri a Macapà e
io presi i pochi dollari che mi ero portato dall’Italia e glieli diedi dicendogli: tu stai facendo
qualcosa per la povera gente e credo che non ci sia causa mi-gliore. Poi ci perdemmo di vista
per qualche anno, fino a quando lui, venuto a conoscenza di quel che stavo iniziando per i bambi-
ni abbandonati, mi venne a tro-vare e mi disse: non preoccupar-
ti, qualsiasi cosa voi abbiate bisogno chiedetemelo che io
provvederò. E fu davvero così e ancora adesso la Fondazione
Candia, che prosegue la sua ope-ra, sta aiutando la casa dei bam-bini che ho ceduto alle suore e
che è situata di fronte all’Abrigo
degli anziani.
IL MIO AMICO MARCEL-
LO - La nostra è stata un’amici-zia veramente forte, ci scambia-vamo consigli, gli siamo stati
vicini nei momenti difficili, quando nacquero alcuni dissapo-
ri tra lui e la congregazione dei Camilliani, cui aveva ceduto l’ospedale, e quando la malattia
cominciò a minare la sua salute. Mi ricordo bene quando partì da Macapà per quello che sarebbe
stato il suo ultimo viaggio in Italia, sentivo che non sarebbe
tornato e così presi su i miei ragazzi col pullman e lo andam-mo a salutare all’aeroporto: sia-
mo stati gli unici. E’ stato uno
che ha vissuto il Vangelo.
La tua vocazione è nata negli
anni dell’adolescenza, quelli
dell’oratorio. E non si può par-
lare dell’Oratorio di Pozzuolo
senza parlare di Don Franco:
che ruolo ha avuto nella matu-
razione della tua vocazione?
La mia vocazione è nata quando, pur avendo un lavoro invidiabile
come quello di tecnico del suo-no, sempre a contatto col mondo artistico, mi sono chiesto se
quello che facevo era veramente ciò che sognavo di fare, se vera-
mente dava un senso alla mia vita. E così mi sono consultato con Don Franco e lui, senza fare
tanti discorsi altisonanti e senza cercare di fare pressione su di me, mi invitò a leggere il Van-
gelo, dicendomi che lì avrei tro-vato le risposte che cercavo. E
così mi sono innamorato del Vangelo e ne sono innamorato tuttora. E se riesci ad innamorar-
ti del Vangelo allora tutto assu-me un senso e ti accorgi che tutto ciò che avevi vissuto prima
non è stato altro che il modo che ha scelto il Signore per preparar-ti a quella scelta. Ecco in questo
senso Don Franco è stato uno degli strumenti scelti dal Signo-
re per farmi trovare la strada
della missione e dei poveri.
Dall’alto in questa pagina: 1. l’incontro con il cardinale Carlo Maria Martini, 2. padre Luigi con alcuni suoi collaboratori; 3. nella chiesa pozzuolese di San Francesco, insie-
me al parroco don Alfonso Valsecchi. A pag. 20: 1. padre Luigi ricevette il mandato missionario; 2. la prima Messa celebrata a Pozzuolo 3. uno scorcio dell’Abrigo dos idosos (cioè ricovero
per gli anziani.
22
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equilibrio, alla fine la spunta
Fontanile. La sera dopo, musica. I concor-renti dovevano correre attorno a
un cerchio di sedie, con l’obiet-tivo però di farsi trovare seduti
nel momento in cui la musica cessava. Naturalmente, come nei quattro cantoni, il gioco prevede
che le sedie siano sempre una in meno dei concorrenti, cosicchè chi resta in piedi viene elimina-
to. Una serata di grande diverti-mento, con adulti, famiglie inte-
re figli compresi, appassionata-mente coinvolti. Indovinate chi ha vinto? Ancora Fontanile.
Ultima serata: quiz su argomenti riguardanti le canzoni degli anni Cinquanta. In sostanza bisogna-
va indovinare il titolo del brano: per aver diritto alla risposta oc-
correva lanciare in aria (per pri-mo) dei sacchi. Alla fine vincitore della disfida
dei rioni è risultato Fontanile, che ha bissato il successo dello scorso anno con 825 punti. Ca-
sello e Convento secondi a pari merito. Ultimo, Villaggio.
Tra i personaggi che ti sono
venuti a trovare in missione c’è
anche il Cardinale Martini.
Che impressione ne hai avuto?
Si mi ricordo che fu il Dr. Can-
dia a portarlo a visitare la Casa dei bambini. Si è fermato un pomeriggio intero, ha voluto
visitare tutto e mi ha incoraggia-to a continuare . Avere l’appro-vazione e la benedizione di una
figura carismatica come il Car-dinale Martini mi ha fatto capire
ancora di più che la scelta che avevo fatto era quella giusta ed ha rafforzato la mia fede. E la
fede è fondamentale per farti superare i momenti critici, e volte nelle quali ti senti inade-
guato e vorresti mollare tutto.
E ora, a settantuno anni, devi
pensare al futuro dell’Abrigo.
Il futuro è nelle mani del Signo-re. Anche per le altre due opere
la provvidenza mi ha fatto trova-re le persone a cui affidarle al momento giusto e perciò sono
convinto che anche per l’Abrigo Lui saprà indicarci la soluzione migliore. Mi piacerebbe che
fosse il Pime, la mia congrega-zione, a portare avanti l’espe-
rienza degli anziani abbandona-ti. Potrebbe diventare il migliore spot per le vocazioni missiona-
rie. Dovreste vedere quanta gen-te viene a trovarci e a fare festa
con noi e tutti ci vogliono bene.
Nel momento di ripartire per il
Brasile, cosa vuoi dire ai tuoi
amici di Pozzuolo?
Non li ringrazierò mai abbastan-za per aver creduto nella mia
opera e di conseguenza non avermi fatto mai mancare il loro appoggio materiale e morale.
Questi periodi che passo qui ogni tre anni sono per me un
pieno di energia e di bontà e mi fanno capire che là a Santana non sono solo, ma sono sola-
mente l’avanguardia di una co-munità che attraverso di me vuole spendere un po’ di bene a
favore degli ultimi.
Giacomo Bossi
Le serate in oratorio in occasione della festa patronale all’insegna dello stare insieme in amicizia fra giochi di squadra e buona cucina
Vinta da Fontanile la disfida dei Rioni
Per una settimana, quella dopo la festa patronale, l’oratorio è
stato il terreno della grande di-sfida dei quattro rioni pozzuole-si: Fontanile, Convento, Casello
e Villaggio. Un buon gruppo di animatori ha organizzato i gio-chi del torneo.
Prima serata, la sfida delle car-riole. Come l’anno scorso, visto l’apprezzamento ricevuto. Dopo
la cena, in una serata decisa-mente controindicata a stare
all’aperto, tutti nel salone del teatro. Dopo una breve spiega-zione del gioco, via con le scar-
riolate. Risultato a lungo in
FATTI & PROGETTI
LE CARRIOLE - Due concorrenti alle
prese con il gioco delle carriole che ha
elettrizzato tutti
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Come da tradizione anche quest’anno è
stata la Banda cittadina ad introdurci nel clima della Festa Patronale, con un concerto fatto di pezzi classici ed
elaborazioni moderne che ha rallegrato il pubblico che ha affollato i giardini
comunali. Quest’anno la Banda è stata più forte del tempo avverso, infatti l’esibizione si è
conclusa pochi minuti prima del classico acquazzone che di solito accompagna i concerti della nostra filarmonica.
Un grande bravo a tutti i suonatori ed alla famiglia Elemi , anima storica della
Banda, anche per come hanno curato l’allestimento del concerto nella cornice dei giardini di Palazzo Fumagalli.
La compagnia dialettale Im-pronte di teatro ha presentato
sabato 9 settembre nel salone dell’oratorio il suo ultimo lavoro teatrale.
Una commedia brillante, come è nello stile della com-pagnia, intitolata : L’impur-
tant l’è ves cuntent per la regia di Ivana Fedeli. Grazie ad una ben riuscita
caratterizzazione dei vari personaggi e al buon affiata-
mento degli attori, lo spetta-colo ha appassionato e diver-tito il pubblico in sala, che
non ha lesinato gli applausi a scena aperta.
Come sempre queste com-medie, pur caratterizzate dal-
la comicità delle situazioni, lasciano alla fine un messag-gio positivo, una specie di
morale che, come si deduce dal titolo, invita a non la-sciarsi sopraffare dalle avver-
sità,né venire a compromessi con sé stessi, ma, anziché piangersi addosso, trovare
anche negli eventi contrari una spinta per rimettersi in
gioco e scommettere sul fu-turo. L’importante è soprat-tutto “ves cuntent”, cioè es-
sere in pace e sintonia con le persone a noi più vicine.
L’impurtant l’è ves cuntent
Se suonano non piove
Con don Franco e don Marino due Messe che non si dimenticano
Il teatro
I NOSTRI AMICI
L’ex coadiutore di Pozzuolo ha celebrato la Festa della Natività Il parroco di Cavaione si è congedato: destinazione Valle d’Aosta
Immagini dalle due celebrazioni:
particolari di settembre: don
Franco distribuisce la
Comunione nella chiesa dominata
dalla statua processionale
della Madonna. Don Marino
celebra la Messa di congedo
insieme a padre Luigi Brusadelli.
La banda
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N. 9 - AUTUNNO 2017 - Supplemento de “La domenica” Autorizzazione Tribunale di Milano
16.5.1978 - Direzione e amministrazione: Parrocchia Natività di Maria, 20060 Pozzuolo Martesana, Via
Manzoni 2 - Stampato in proprio
Battesimi
Tene Nicole
Romeo Aurora
Politi Alice
Malorni Mattia Giovanni
Arcagni Rebecca
Funerali
Bonaiuto Ciro
Giuliani Maria Colombina
Mantegazza Vincenzina
Busca Cinzia
Margutti Luigi Giorgio
Comizzoli Bassiano
Soldati Valerio
Codolo Genoveffa
Donida Angelo
L'Ingresso Francesco
Pigazzi Paola
- - - - - - - - - -
(non ci sono stati MATRIMONI)
ANAGRAFE
8.00 arrivo della statua in Chiesa
Parrocchiale
8.30 Santa Messa con affidamento
A seguire confessioni, momenti di
meditazione ed adorazione.
12.00 Angelus e preghiera mariana.
17.00 Preghiera con i ragazzi del
catechismo
18.00 Rosario meditato
20.30 Trasferimento solenne della
statua dalla chiesa parrocchiale alla
chiesa di San Francesco.
21.00 Chiesa San Francesco
Fatima: storia, attualità, profezia.
Serata di approfondimento guidata da
Padre Alberto Rocca in
collaborazione con l’associazione
Cardinale Peregrosso e la Parrocchia
di Pozzuolo
Intervengono
P. Alberto Rocca (Opera NS del
Rosario di Fatima - Bisentrate)
Giacomo.Bossi (Ass. Cardinale
Peregrosso)
Interventi musicali a cura della
Cappella Musicale di Gorgonzola.
LA MADONNA PELLEGRINA - Giovedì 12 ottobre
SOMMARIO
EDITORIALE Don Mario
TU SEI AMBROGIO
3 Cambio della guida in
Diocesi. Grazie Angelo, forza Mario
5 Famiglia e giovani sempre
al centro
FATTI & PROGETTI
7 Arriva la Madonna
pellegrina
ORATORIO & DINTORNI
8 A 65 anni la prima
vacanza con l’oratorio
10 Detto-Fatto. Estate di
stupore per la Bellezza
14
Interviste: Animatori ed Educatori si raccontano
I NOSTRI AMICI
18
Il pozzuolese degli ultimi. Padre Luigi Brusadelli
LA FESTA PATRONALE
22
Vinta dal Fontanile la disfida dei Rioni
23
Il Teatro. La Banda. Le Messe di don Franco e
don Marino
AVVISI PARROCCHIALI
Sabato 7 ottobre
FESTA DELL’ORATORIO BY NIGHT
ore 21.00 nel salone: (Spettacolo canoro)
Domenica 8 ottobre
FESTA DELL'ORATORIO
- ore 10,30: s. Messa di inizio con i ragazzi e man-
dato ai catechisti e educatori
- dalle 15 in oratorio: iscrizioni al catechismo e
giochi genitori-figli
ORARI DEL CATECHISMO
Da lunedì 9 ottobre nei seguenti giorni e orari:
ELEMENTARI ore 16.45 – 17.45
seconda: lunedì
terza: giovedì
quarta: venerdì
quinta: martedì
PRIMA MEDIA
mercoledì ore 16.45 – 17.45
SECONDA - TERZA MEDIA
venerdì ore 17-18
SUPERIORI
mercoledì ore 20.45 – 21.45
Domenica 15 ottobre
- ore 10,30 s. Messa con ricordo degli ANNIVERSARI
DI MATRIMONIO
Domenica 22 ottobre nel pomeriggio in oratorio: CASTAGNATA e anima-
zione
PROGRAMMA