il processo alla canzone napoletana

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NUMERO 5 - FEBBRAIO 2011 di Alessandra Giordano V isto che non si riesce a dare una svolta ai malesse- ri di questa città, i rotariani decidono per una sera- ta di “pensare ad altro” e si sono inventati un vero e proprio processo ai “danni” della canzone napoletana, quella antica per intenderci, praticamente immortale e ai suoi stereotipi come l’ideale femminile, il sole, il mare, la passione e il tormento, la gelosia e la lontananza. E l’hanno fatto con tutte le regole del gioco: la bella sala Martucci del Conservatorio di San Pietro a Majella - “il più illustre del mondo”,come ha affermato il Maestro Riccardo Muti - trasformata in aula di tribunale, due avvocati per l’accusa, il penalista Maurizio Sica e Mauro Giancaspro, direttore della Biblioteca Nazionale, due per la difesa, il glottologo Renato De Falco e il prof. Pinky Coppola della Federico II, un presidente la giornalista Titta Fiore, un cancelliere Dino Falconio, presidente del Rotary Castel dell’Ovo, un giudice Edoardo Sabbatino, presidente del Napoli Su! d Ovest e una giuria presiedu- ta da Biagio Vallefuoco (presidente del Castel Sant’El- mo) e Patrizio Marrone, direttore del Conservatorio, for- mata da tutte signore “sorteggiate” tra il pubblico. Il presidente del Conservatorio, Antonio Falconio, nel dare il suo benvenuto nel tempio della musica, aveva predi- sposto una visita guidata tra i preziosi cimeli e l’antichis- sima biblioteca che fu dei Padri Celestini nel 1826, l’ordi- ne fondato da Celestino V eremita sulla Majella. Nasce così il Conservatorio di San Pietro a Majella dove si con- servano autografi, manoscritti e stampe rare relative, in particolare, alla musica del Settecento napoletano. Il capo d’imputazione, che viene letto dall’avv. Sica, recita: “La napoletanità è insita nel dna dei napoletani o è stata creata dalla canzone? È’ istigazione al suicidio della vera anima del napoletano per lasciare il posto alla napoletanità, la canzone napoletana è accusata dunque di stalking in danno della donna in! particolare e del napoletano in genere poichè narcotizzante!”. “La canzone napoletana è stata definita un ‘monumen- to’ - afferma Giancaspro - ma si deve stabilire se que- sta è verità e mi rivolgo alle donne che sono qui e che dovrebbero protestare con me - continua Giancaspro nella sua esilarante accusa - poichè la donna nella can- L’anno che se ne è andato ha trascinato via con sè una serie di eventi pubblici e privati, che rimarranno dentro il ricordo di ciascuno di noi. La gamma dei sentimenti che colorerà la memoria del 2010 sarà di ampio spettro, oscillando tra la gioia e la tristezza, la nostalgia e la felicità, la malinconia e l’ebbrezza, la dolcezza e il rammarico, oltre che tra gli altri poli del pendolo dell’animo umano. LA SUPREMAZIA DELLA NATURA Tra i messaggi che ci ha consegnato il primo degli anni ‘10 del XXI secolo, vi è il monito della supremazia della Natura su tutto e su ogni sfida dell’uomo. Ne sono stati segnali clamorosi: il terremoto di Haiti in gennaio con la sua luttuosa strage di oltre 260mila vittime e la conseguente scandalosa epidemia di colera; in aprile la ribellione del vulcano islandese dall’impronunciabile nome (Eyjafjöll) che, eruttando una L e “due città” è una sintesi verbale priva di qualunque valore sociologico o antropologico, ma è evocativa di una serie di convinzioni, stati d’animo e spesso addirittura sentimenti che, più o meno consapevolmente, ci accompagnano dalla nascita. Una parte della società napoletana - quella che ama definirsi aggiungendo un abusato aggettivo al sostantivo società - ritiene di non essere diversa dalla borghesia delle altre città italiane o europee, di non avere nulla da invidiare a questa, di condividerne i valori, quali il senso civico, il rispetto per le istituzioni e la legalità, la tolleranza e il rispetto per altri, gli interessi culturali, i gusti e le tendenze sociali. D evo confessare che non amo le riunioni assemblea- ri, spesso “traditrici”, anche se in buona fede. Con- vegni generalisti ed eventi in senso ampio che mirano a catturare l’interesse di grandi pubblici, il più delle volte, infatti, per quanto “focalizzati” su temi anche cir- coscritti, non riescono ad apportare contenuti concre- ti e risposte originali e utili: non c’è mai abbastanza tempo per approfondire, capire, confrontarsi, discute- re, e si rimanda pertanto inevitabilmente ad incontri ed analisi successive, che non sempre poi davvero si ha la voglia di fare. Accade, quindi, di frequente, di salutarsi con un senso di vuoto, una “mancanza”. Il processo alla canzone napoletana Anno Domini 2010-2011 di Dino Falconio Il mio Vicolo verso il Rotary continua a pag. 5 di Alfredo Contieri continua a pag. 3 continua a pag. 10 Le due città Forum con il Governatore Caldoro continua a pag. 3 di Roberto Vona Dino Falconio, Titti Fiore, Edoardo Sabbatino, Biagio Vallefuoco

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Page 1: Il processo alla canzone napoletana

NUMERO 5 - FEBBRAIO 2011

di Alessandra Giordano

Visto che non si riesce a dare una svolta ai malesse-ri di questa città, i rotariani decidono per una sera-ta di “pensare ad altro” e si sono inventati un vero

e proprio processo ai “danni” della canzone napoletana,quella antica per intenderci, praticamente immortale eai suoi stereotipi come l’ideale femminile, il sole, il mare,la passione e il tormento, la gelosia e la lontananza.E l’hanno fatto con tutte le regole del gioco: la bella salaMartucci del Conservatorio di San Pietro a Majella - “ilpiù illustre del mondo”, come ha affermato il MaestroRiccardo Muti - trasformata in aula di tribunale, dueavvocati per l’accusa, il penalista Maurizio Sica e MauroGiancaspro, direttore della Biblioteca Nazionale, dueper la difesa, il glottologo Renato De Falco e il prof. PinkyCoppola della Federico II, un presidente la giornalistaTitta Fiore, un cancelliere Dino Falconio, presidente delRotary Castel dell’Ovo, un giudice Edoardo Sabbatino,presidente del Napoli Su! d Ovest e una giuria presiedu-ta da Biagio Vallefuoco (presidente del Castel Sant’El-mo) e Patrizio Marrone, direttore del Conservatorio, for-mata da tutte signore “sorteggiate” tra il pubblico.Il presidente del Conservatorio,Antonio Falconio, nel dareil suo benvenuto nel tempio della musica, aveva predi-sposto una visita guidata tra i preziosi cimeli e l’antichis-sima biblioteca che fu dei Padri Celestini nel 1826, l’ordi-ne fondato da Celestino V eremita sulla Majella. Nascecosì il Conservatorio di San Pietro a Majella dove si con-servano autografi, manoscritti e stampe rare relative, inparticolare, alla musica del Settecento napoletano.

Il capo d’imputazione, che viene letto dall’avv. Sica,recita: “La napoletanità è insita nel dna dei napoletanio è stata creata dalla canzone? È’ istigazione al suicidiodella vera anima del napoletano per lasciare il postoalla napoletanità, la canzone napoletana è accusatadunque di stalking in danno della donna in! particolaree del napoletano in genere poichè narcotizzante!”.“La canzone napoletana è stata definita un ‘monumen-to’ - afferma Giancaspro - ma si deve stabilire se que-sta è verità e mi rivolgo alle donne che sono qui e chedovrebbero protestare con me - continua Giancaspronella sua esilarante accusa - poichè la donna nella can-

L’anno che se ne è andato hatrascinato via con sè una serie dieventi pubblici e privati, cherimarranno dentro il ricordo diciascuno di noi. La gamma deisentimenti che colorerà lamemoria del 2010 sarà di ampiospettro, oscillando tra la gioia e latristezza, la nostalgia e la felicità,la malinconia e l’ebbrezza, ladolcezza e il rammarico, oltre chetra gli altri poli del pendolodell’animo umano.

LA SUPREMAZIA DELLANATURATra i messaggi che ci haconsegnato il primo degli anni‘10 del XXI secolo, vi è il monitodella supremazia della Natura sututto e su ogni sfida dell’uomo.Ne sono stati segnali clamorosi:il terremoto di Haiti in gennaiocon la sua luttuosa strage dioltre 260mila vittime e laconseguente scandalosaepidemia di colera; in aprile laribellione del vulcano islandesedall’impronunciabile nome(Eyjafjöll) che, eruttando una

Le “due città” è una sintesi verbale priva diqualunque valore sociologico o antropologico, ma è

evocativa di una serie di convinzioni, stati d’animo espesso addirittura sentimenti che, più o menoconsapevolmente, ci accompagnano dalla nascita.Una parte della società napoletana - quella che amadefinirsi aggiungendo un abusato aggettivo alsostantivo società - ritiene di non essere diversa dallaborghesia delle altre città italiane o europee, di nonavere nulla da invidiare a questa, di condividerne ivalori, quali il senso civico, il rispetto per le istituzioni ela legalità, la tolleranza e il rispetto per altri, gli interessiculturali, i gusti e le tendenze sociali.

Devo confessare che non amo le riunioni assemblea-ri, spesso “traditrici”, anche se in buona fede. Con-

vegni generalisti ed eventi in senso ampio che miranoa catturare l’interesse di grandi pubblici, il più dellevolte, infatti, per quanto “focalizzati” su temi anche cir-coscritti, non riescono ad apportare contenuti concre-ti e risposte originali e utili: non c’è mai abbastanzatempo per approfondire, capire, confrontarsi, discute-re, e si rimanda pertanto inevitabilmente ad incontri edanalisi successive, che non sempre poi davvero si ha lavoglia di fare. Accade, quindi, di frequente, di salutarsicon un senso di vuoto, una “mancanza”.

Il processo allacanzone napoletana

Anno Domini2010-2011di Dino Falconio

Il mio Vicolo verso il Rotary

continua a pag. 5

di Alfredo Contieri

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Le due città Forum con ilGovernatore Caldoro

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di Roberto Vona

Dino Falconio, Titti Fiore, Edoardo Sabbatino, Biagio Vallefuoco

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Chi vi parla in questo momento è unamico di Antonio, uno dei tantissimiamici che Antonio ha avuto nella sua,

ahinoi, non tanto lunga vita. Molti di voi lohanno ben conosciuto, ne sono certo, percui non vi dirò cose incredibili raccontan-dovi della sua spontaneità, della sua riser-vatezza, della sua costante disponibilità.Ho conosciuto Antonio tantissimi anni fa,prima per lavoro, nei suoi lunghi anni alBanco e, quando lo incontravo, la prima cosache mi raggiungeva era il suo sorriso, quelsorriso degli occhi dolci e sereni che ti face-vano sentire immediatamente a tuo agio.L’ho incontrato, poi, nel Rotary e lì, l’inte-resse per la Città ed i suoi valori, l’amoreper il prossimo, il desiderio di operare nelsociale ci hanno legati in un’amicizia forte,vera, basata anche e soprattutto sull’amo-re per la famiglia e su un bagaglio di princi-pi etici che Antonio ha saputo trasmettereinteramente ai suoi splendidi figli.Chi ha avuto il privilegio di frequentare lasua casa, nelle feste che Annamaria con

immenso amore preparava per lui ricordacome, ogni volta, Antonio mostrasse, ose-rei dire senza ritegno, una gioia immensanell’incontrare tanti amici, quasi che non siritenesse meritevole di tanta attenzione.Era una persona semplice, Antonio, sem-plice e vera e tale è rimasto anche quando

Ricordo di Antonio Falconio

Appuntamenti di Gennaio e Febbraio

Lunedì 24.01.2011 ore 20,30 c’è stata laConviviale con consorti nel corso dellaquale il socio, past President 2003/2004,Maurizio Salvatori ha svolto l’interessantetema della pillola Rotariana sulla storia ed irisultati progettuali della Polio Plus, che tro-verà ospitalità nel prossimo numero delnotiziario, ed il socio Rudy Girardi, presiden-te ACEN, ha tenuto una brillante conversa-zione sul tema: “Idee per Ri-CostruireNapoli”. La complessa ed articolata argo-mentazione sarà anch’essa ospitata nelprossimo numero del notiziario. Anticipia-mo, per ora una immagine della serata perringraziare Girardi per gli stimoli dati allaplatea dei presenti che attraverso l’ascoltodi tematiche così complesse si arricchisco-no di informazioni che aiutano a valutare ilcontesto ambientale e socio economico diquesta nostra città e della Regione.

Lunedì 14.02.2011 ore 20,30: Convivialecon consorti in Interclub con il Rotary ClubNapoli Sud Ovest presso il Circolo “La Staffa”.Buffet di San Valentino e a seguire: “… anni‘50, l’Italia ricomincia a ballare …” conversa-zione in musica di Peppe Ventrella e BrunoFerrara con la partecipazione di Saia Ventrel-la e Fabiana Sera. Nel corso della serata saràpresentato il nuovo socio Fabio Mangone.

Venerdì 18.02.2011 ore 19,30: Visita allachiesa di Monteoliveto guidati dalla nostraamica Francesca Amirante. Appuntamentodavanti al sagrato e solite prenotazioni alprefetto. Chi vorrà, potrà proseguire la serataa cena al “Leon d’oro” in piazza Dante.

Mercoledì 23.02.20011 ore 20,00, all’l’Ho-tel Royal, Conviviale con Consorti per cele-brare “Il Rotary Day”, il giorno anniversariodella fondazione del primo club nel 1905 daparte di Paul Harris e dei suoi primi tre soci.Vi sarà un primo video collegamento con

Evanston per ascoltare il messaggio del Pre-sidente Internazionale del Rotary Ray Klin-ginsmith e un secondo con Roma dove dallaFontana di Trevi i dieci Governatori Italiani cidaranno il loro saluto, dopo che sarà statoproiettato un filmato sulla Storia d’Italia nel150° anniversario dell’Unità.Alla serata parteciperanno, unitamente adalcuni soci dei loro Clubs, anche gli altri novepresidenti del Gruppo Partenopeo. E’ ungrande onore per il nostro Club ospitare que-sto evento rotariano a nome dell’intero Grup-po Partenopeo.

Sabato 5 marzo 2011 ore 10,30 in inter-club con l’Inner Wheel Napoli Castel dell’Ovo:Visita alla biblioteca nazionale di Napoli conmostra dei manoscritti originali ivi custoditi,tra cui quelli leopardiani e crociani.

Lunedì 7 marzo 2011 ore 18,00 consigliodirettivo presso studio Falconio allargato ai cin-que presidenti delle commissioni permanenti.

Domenica 13 marzo 2011 forum distret-tuale su Alma Mater progetto in corso di rea-lizzazione presso l’Ospedale Pausillipon edain altre città di cui verrà presentato lo statodi avanzamento distrettuale.

Lunedì 14 marzo 2011 ore 9,30 manife-stazione conclusiva di Alto Rischio allaMostra D’Oltremare con presentazione deirisultati statistici dell’indagine conoscitivanelle scuole del distretto e premiazionedei vincitori del concorso fra gli studenti delle

scuole partecipanti.

Giovedì 17 marzo 2011 ore 19,30 inter-club con tutti i Rotary del Gruppo parteno-peo, presso le catacombe di San Gennaro,per celebrare il 150.mo anniversario dell’Uni-tà d’Italia. Dop il buffet, sarà proiettato unvideo di Nicola Forte past president del Rota-ry Club Napoli Flegreo.

Lunedì 21 marzo 2011 ore 13,30 conver-sazione del nostro socio Sergio Cardaropolisulla sua attività.

Lunedì 28 marzo 2011 ore 20,30 pressol’Hotel Royal conversazione del Prof. MarioRusciano, ordinario di Diritto del Lavoro ePresidente del Polo di Scienze Umane del-l’Università Federico II, sul tema: “il metodoMarchionne, i casi Pomigliano e Mirafiori: lenuove relazioni sindacali e del lavoro”.

ha ricoperto ruoli di prestigio, nella società,l’ultimo dei quali nel Conservatorio di Musi-ca di S.Pietro a Majella, uno dei più famosi equotati del mondo, di cui aveva recente-mente assunto la Presidenza.Durante il suo anno di presidenza del nostroClub Rotary, Antonio aveva scelto, cometema, le “eccellenze” di Napoli e di sicuro,per la sua modestia, il suo concetto delladignità del lavoro, la semplicità comporta-mentale cui ha sempre ispirato la sua vitamai avrebbe pensato che ora noi, oggi, gliriconosciamo quella “eccellenza” meritatasul campo per il prestigio del suo operare,per la correttezza del suo vivere, per l’amo-re cui ha ispirato tutti i suoi giorni.Ti ringraziamo, Antonio, per l’eredità diaffetti che ci lasci, sicuri che la tua dolcepresenza continuerà ad accompagnarci nelcammino della vera amicizia.E ringraziamo il Signore, per averci conces-so il dono di incontrarti.

Edoardo Sabbatino Avvocato - Presidente del Rotary

Club Napoli Sud Ovest

Antonio Falconio e Maurizio Salvatori,Presidenti 2003-2004Rotary Club Napoli Sud OvestRotary Club Napoli Castel dell’Ovo

Appuntamenti di Marzo

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Un forum dei rotariani napoletani con il Presidente della Regione Cam-pania, Onorevole Stefano Caldoro, poteva anch’esso presentare rischi edinsidie di questo genere, aprire discussioni ampie, “a tutto tondo”, auto-revoli ed esperte, “muscolari”, ma che “fisiologicamente” avrebberopotuto trovare difficoltà ad esaurirsi con una compiutezza appagante.Ebbene, devo ammettere, con altrettanta franchezza, che la serata miha invece profondamente arricchito e vi spiego perché.Avevo seguito la campagna elettorale di Stefano Caldoro da semplicecittadino che si interessa più o meno distrattamente di politica, filtran-do in modo assolutamente soggettivo i contenuti proposti dai “media”e costruendosi un’idea del tutto personale e, quindi, anche fondamen-talmente “astratta” e teorica del politico Caldoro, oggi Presidente dellaRegione Campania, senza alcun riscontro “empirico” basato su unminimo di conoscenza diretta. Errore grave, specie per chi ama la ricer-ca e la sperimentazione “sul campo”.Tutto questo giro di parole per dire che sono rimasto estremamentecolpito, l’ho detto nei giorni successivi al Forum a tutti coloro, amici ecolleghi, con i quali ho avuto l’occasione di commentare la serata;dicevo, anche: mi verrebbe voglia di scrivere un “pezzo” da mandaread un quotidiano, anche se poi, come spesso accade, la pigrizia e la“routine” quotidiana hanno preso il sopravvento. Ma per incanto, il mioamico Dino Falconio, che oltre ad essere un valente notaio e un brillan-te Presidente di Rotary Club, è evidentemente anche un “sensitivo”,pochi giorni dopo il “Forum” mi chiama e con il suo fare simpatico midice: caro Roberto, mi faresti un “pezzo” sulla serata con Caldoro? L’ho presa un poco “lunga”, mi rendo conto, ma lo spirito del notizia-rio, credo, debba essere anche quello di raccontare piccole e grandiemozioni.Tornando al tema centrale di questo mio breve e personalissimo “com-mento” al Forum dei rotariani napoletani di lunedì 8 novembre scorso,devo dire in tutta sincerità, che grazie al Rotary ho “conosciuto” meglio il

nostro Governatore, ho avuto l’opportunità di “misurare” più direttamen-te il suo pensiero rispetto ad una serie di temi impegnativi, importanti,ela-borati con cura e con metodo democratico da tutti e dieci i Club Rotarydel Gruppo Partenopeo, che hanno avuto l’utile e meritoria intuizione diorganizzare e gestire con sobrietà ed efficienza questa pregevole iniziati-va. Tutte le questioni poste erano (e restano) di assoluta importanza efarne un elenco sarebbe certamente riduttivo; ma devo dire che mi ha col-pito in modo particolare la disponibilità, l’apertura mentale, l’umiltà, lacapacità di ascoltare con pazienza, la competenza professionale davveroeccezionale per un politico di scuola di estrazione culturale non certa-mente tecnica, con cui per oltre due ore ha affrontato “a viso aperto” tuttii temi e le questioni proposte, anche quelle più delicate, con l’obiettivo didare risposte concrete, individuare percorsi di soluzione, inquadrando leproblematiche con un’ammirevole visione strategica, dando soddisfazio-ne a tutto l’uditorio, attento e competente. Complimenti Governatore, sin-ceramente. Ma complimenti anche ai rotariani napoletani, che ritengonola strada del confronto costruttivo con le Istituzioni, basato sul rispetto esulla valorizzazione delle idee e delle professionalità, il giusto viatico percontribuire a creare un futuro migliore per il nostro territorio.Ancora una volta il Rotary è pronto a fare la propria parte, con immutatospirito di servizio.

Roberto Vona

Forum con il Governatore Caldoro

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Tale convinzione è sicu-ramente alimentatadalla grande tradizioneculturale della nostracittà nel campo delle pro-fessioni e della ricercauniversitaria sia umani-stica che scientifica e dei

livelli di eccellenza che, almeno in passato, e quasisempre individualmente,sono stati raggiunti.Questo senso di appartenenza ad uno statussociale, tuttavia, convive ed anzi si alimenta conuna convinzione altrettanto forte, secondo laquale una parte dei nostri concittadini è altro danoi, e si caratterizza per inciviltà, rozzezza, vol-garità, ignoranza, ostentazione di status sym-bol, abitudine all’illegalità, inclinazione a delin-quere. Tutto ciò che di negativo evoca in Italia enel mondo, il nome della nostra città è qualcosache non ci appartiene, si deve ai comportamen-ti “non virtuosi” del resto della popolazione, neiconfronti della quale rimarchiamo e rivendichia-mo la nostra più assoluta diversità.L’espressione “le due città” allora identifica allo

stesso tempo il senso di appartenenza da un latoe una orgogliosa,ma anche arrogante e spocchio-sa, convinzione di diversità. Col tempo il senso didiversità si è trasformato in sindrome da accer-chiamento. Nella nostra città viviamo segregati inalcuni quartieri-enclave, non più di tre o quattro,nei quali, seppure terrorizzati dalla microcrimina-

lità, concentriamo gli interessi lavorativi, gli affettifamiliari ed il tempo libero.Per noi Napoli è questae rivendichiamo con orgoglio con i nostri amicinon napoletani di non essere mai stati a Scampia.Si tratta di un atteggiamento ottuso e miope,oggi ancor più grave. Infatti, da un lato si è defini-tivamente persa, con l’omologazione derivantedall’unicità dei modelli globalizzati imposti daimass-media,quel minimo di identità napoletana,fatta di calore nei rapporti umani, di approcciodisincantato ed allegro alla vita, che,insiemeall’amore per la grande tradizione musicale costi-tuiva un fragile collante della società napoletana.Dall’altro, lo smantellamento delle industrie diStato ha determinato il dissolversi di quella clas-se operaia che per molti decenni aveva costituitoun fondamentale polo d’aggregazione dei cetipopolari, favorendone la crescita culturale, l’im-pegno civile ed il senso di appartenenza allacomunità ed alle sue istituzioni. Questo vuotorischia sempre più di favorire l’infiltrazione dellacriminalità organizzata nel tessuto sociale.A ben vedere, il solo immaginare l’esistenzadelle due città, determina un meccanismo psi-cologico di autoassoluzione, costituendo uncomodo alibi per la perpetuazione dello spiritodi isolamento, per la chiusura egoistica nelleproprie occupazioni. È suggestivo pensare chequesto atteggiamento rinunciatario nei con-fronti della cosa pubblica e dell’interesse gene-rale risalga al 1799, quando una borghesia dialtissimo spessore culturale (quella si di livelloeuropeo) imbevuta di idee illuministiche, ani-mata da impegno civile e amore per la libertà edil progresso osò sfidare l’assolutismo regio,uscendone distrutta ed eliminata fisicamente.

Le menti più eccelse e gli animi più valorosi dellaborghesia e di una parte della nobiltà furonosconfitti dalla scellerata alleanza tra corona,clero ed una plebe sanguinaria dalla quale nonerano stati capaci di farsi comprendere. Non sose quei tragici eventi fanno parte del DNA, del-l’inconscio collettivo di una classe sociale. Ècerto, però, che la borghesia intellettuale e delleprofessioni, in assenza di un ceto imprenditoria-le, non è stata in grado di trasformarsi, come ciha detto Aldo Masullo, in classe egemone e diproporsi come guida della società napoletana.La rinuncia e l’isolamento hanno lasciato quasisempre campo libero a forme di gestione dellacosa pubblica che hanno ricercato il consensoattraverso populismo e metodi clientelari anzichépreoccuparsi del perseguimento del bene comu-ne. La rinuncia ha creato un corto circuito con ilpotere politico, che ha spesso rivolto la sua atten-zione esclusivamente ad altri settori della societànapoletana,visti come veri e propri serbatoi di voti.In realtà le due città non esistono. Sappiamobene che sia l’illegalità che il rispetto delle regoleed il senso civico non sono appannaggio di unaclasse sociale e che la società è molto più com-plessa. Abbandonare questo pericoloso sche-matismo assolutorio costituisce un passonecessario verso una maggiore consapevolezzadell’appartenenza ad una comunità nella qualec’è bisogno del contributo di tutti, soprattutto dicoloro che più possono dare, sia nel campo dellaeducazione, della formazione e della cultura ingenerale, sia attraverso una maggiore e piùdiretta partecipazione alla vita pubblica.

Alfredo Contieri

Le due città

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di Giulio Del Vaglio

Un appuntamento straordinario per i Rotariani del RC Napoli Castel del-l’Ovo, in una location d’eccezione: la Cappella del Tesoro di San Genna-ro ha ospitato lo scorso 7 novembre il “CONCERTO PER LA PACE”, nel-

l’ambito del “Anno internazionale di riavvicinamento delle culture UNESCO2010”. L’evento, organizzato dal Club Unesco di Bisceglie con la collaborazio-ne di Unesco di Napoli e sotto l’egida della Deputazione della cappella deltesoro di San Gennaro, è stato un’occasione inedita per riscoprire uno dei sitinapoletani più suggestivi, e promuovere, attraverso la cultura della musica,l’ideale della pace. Il concerto è stato introdotto dal dott. Palo Jorio, direttoredel museo del tesoro di San Gennaro, sono intervenuti: Monsignore VincenzoDe Gregorio (Abate del tesoro di San Gennaro), don Riccardo Carafa d’Andria(vice presidente Deputazione della cappella del tesoro di San Gennaro), MariaLuisa Stringa (presidente Federazione Italiana Club e Centri Unesco), RosaRusso Iervolino (sindaco di Napoli), Francesco Spina (sindaco di Bisceglie),Pina Catino (Presidente Club Unesco Bisceglie) e Denise Fortunato (presiden-te Club Unesco Napoli). Sono stati eseguiti brani di Bach, Händel, Durante,Faurè e letture da Testi sacri di don Tonino Bello, Antonino, Brecht, Remarque.Gli interpreti del concerto, artisti di livello nazionale e internazionale, sonostati i soci dei Club Unesco di Bisceglie.Tutti lungamente applauditi dai Rota-riani presenti e da un foltissimo pubblico. Il duomo di Napoli, crocevia di fede-li e visitatori, appare del resto un sito ideale per promuovere la cultura dellapace: San Gennaro unisce oltre 25 milioni di devoti e, per questo, rappresentaun esempio unico e trasversale di cooperazione e pace tra i popoli di ognirazza, tradizione, cultura e culto. L’evento si è svolto con i patrocini di Comu-ne di Bisceglie, Regione Puglia - Presidenza del Consiglio decreto 89, Pontifi-cia Basilica S. Nicola - Bari, Regione Campania, Comune di Napoli.

Concerto della pace Concerto Santa Lucia

Visita Egiziaca

di Pina D’Aniello

Il giorno 12 dicembre siè tenuta la terza edizio-

ne del Concerto di SantaLucia, concerto dedicatoalla memoria di LuciaLietz in Di Trapani, pro-mosso dalla FondazioneDi Trapani con il contri-buto di aziende ed asso-ciazioni tra cui anche ilnostro Club Castel del-l’Ovo. Il concerto che si èsvolto nella cornice delConvento di Santa Lucia al Monte, oggi Hotel san France-sco, si è valso dell’apporto del maestro Pino De Maio e delLaboratorio Corale di San Pietro a Majella diretto dal Prof.Carlo Mormile dell’omonimo conservatorio. I contributiraccolti sono stati destinati all’ospedale Cardarelli diNapoli, al reparto di Ematologia diretto dal dr FelicettoFerrara. Oltre all’ascolto delle musiche e dei canti la sera-ta ha avuto un evento di rilievo: la consegna del PremioGiovanni e Lucia di Trapani alla prof.ssa Lida Viganoni ,rettore della Università degli Studi di Napoli l’Orientale.(nella foto). La partecipazione può essere descritta conpochi aggettivi: corale, commovente, numerosa e pervasada affettuosa amicizia.

avvolta in una mistica leggenda. Si narra, alriguardo, che dopo anni trascorsi in una vitadai facili costumi, si redense e visse per 47anni in uno stato eremitico nel deserto. Lanarrazione termina con la sua sepoltura,realizzata nel desertodal vescovo del tempo e da un leone. Aseguire abbiamo visitato un’ altra delle chie-se monumentali di Napoli: San Giovanni aMare, nelle vicinanze della zona portuale.Alcune fonti sostengono che esistesse già nel1200. Eretta dai Benedettini rappresenta unaimportante testimonianza dell’ architetturamedievale napoletana e si può sostenere chene sia una sintesi. Nell’atrio dell’ ingresso fabella mostra di se la scultura di DonnaMarianna ‘a capa ‘e Napule. Nel tempioveniamo ricevuti dal simpatico e cordiale par-roco, che dopo una piacevole introduzionelascia l’ illustrazione del monumento a Fran-cesca. Quest’ultima ne ricorda la storia e pre-cisa che nel Medioevo la chiesa era annessaad un Ospedale dell’ Ordine dei Gerosolimita-ni, che assisteva i viandanti da e per la terrasanta. Inoltre, ci racconta che - nel XVII seco-lo - all’ interno della chiesa si celebravanomanifestazioni religiose al limite del profano,

che creavano un gran scalpore, che cessò sol-tanto quando il tempio venne soppresso.L’ edificio religioso costituì, nell’ Ordine diMalta (precedentemente sembra che ci sianostati i Templari) la commenda o baliaggiodipendente dal Priorato di Capua.La strutturaospedaliera cessò la sua attività alla fine delXIX secolo. All’ interno si notano prestigiosecolonne gotiche e sono presenti elementi ara-bici e bizantini. Sui muri si trovano scrittestemmi e testimonianze di varie epoche.Nellecappelle fanno bella mostra di se: altari baroc-chi e rinascimentali. Terminata la visita a que-ste due splendide chiese, andiamo in via Gran-de Orefici n. 9, ed esattamente nella interes-santissima sede della de Laurentis Argenterie.Ci ricevono con cordialità e grande affettoGino,Roberto e Famiglia de Laurentiis. Cirifocilliamo con un più che gradevole aperiti-vo e poi sottoponiamo le nostre pupille, neitre piani della sede, ad un “tour de force” dibellezze argentee, fuori dal normale.In una velocissima zumata, abbiamo vistopezzi pregiatissimi ed antichi lavorati in argen-to sino a gradevoli e simpatici ciondoli. In sin-tesi vi è di tutto,per tutti i gusti e per ognispesa. E per finire in bellezza, il nostro presi-dente assistito dall’instancabile e bravo Ser-gio ci ha condotti nell’ Antica Osteria delBorgo, aperta nel 1890, di Graziano. Qui dopoun ricco antipasto e due primi,di cui una geno-vese “che andava davanti al re”, una croccantefritturina di paranza ed un dolce al cioccolato,il tutto innaffiato da un buon bianco ed da unottimo aglianico del volture, in un clima moltoamicale e cordiale abbiamo chiuso la serata.Per chiudere: la pioggia ci ha quasi comple-tamente graziati.

di Renato Silvestre

Il nostro eclettico Presidente Dino accom-pagnato dalla gentile consorte Paola ci haofferto un’altra bella opportunità di conti-

nuare a conoscere i tesori della nostrasplendida monumentale città.Infatti la sera del 22 novembre scorso guida-ti dalla bravissima Francesca Amirante e conla partecipazione numerosa di soci ed amiciabbiamo visitato uno dei gioielli dell’architet-tura barocca di Napoli, principalmente peromogeneità di stile, la chiesa di Santa Mariaa Forcella, situata a ridosso del popolarequartiere di Forcella, affacciata sul rettifilo. L’edificio fu eretto per volere della regina San-cha d’ Aragona nel 1342.La chiesa è stata sottoposta a diversi rifaci-menti tra i secoli XVI e XVII. Tali rifacimentihanno conferito alla chiesa un impiantobarocco, con pianta ellittica. Marmi policro-mi disegnati nel settecento da Nicola Taglia-cozzi Canale ne rivestono l’interno.Importanti tele, come quelle di Paolo DeMaio (ai lati dei finestroni del presbiterio edai piedi della cupola) o le due di FrancescoSolimena (nella terza cappella sulla destra)o quella di Andrea Vaccaro, dal titolo SantaMaria Egiziaca, situata sull’altare maggiore,opera di Andrea Ragozzino, e per terminarecon le due poste ai lati dell’ altare di Luca Giordano ne esalta-no la bellezza.L’ immagine della Santa Maria Egiziaca, perquanto si sa (non vi sono documenti), è

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di Gianni Tomo

È sempre difficile riuscire a coniugare il tempo del lavoro e quello dellepassioni personali e dell’impegno sociale: un vero slalom e negli ultimi10 anni credo di aver raggiunto l’ambito risultato anche se comportaalla fine di lavorare anche nei momenti che prima erano di solo auten-tico svago! Nella mia professione di dottore commercialista con la pas-sione dello sci e delle montagne e socio storico dello Sci Club Vesuvio,dieci anni or sono è diventato quindi quasi obbligato raccogliere la sfidadi occuparsi dell’organizzazione sportiva dilettantistica, sociale ed ago-nistica, di questo antico sodalizio fondato nel 1969, dall’epoca del suorilancio nella stagione 2002/2003 a tutt’oggi, transitando per tanti fan-tastici risultati di adesioni - da 15 a 180 atleti, da 2 a 20 allenatori coin-volti - al primato di tesseramenti ed agonistici in ambito regionale edinterregionale con due titoli italiani nella categoria degli atleti più picco-li, che durante questa mia presidenza hanno valso per il Club l’ambitoriconoscimento d’oro al merito della Federazione Italiana Sport Inver-nali. E’ stata ed è una sfida ardua, sfida che dal mio recente ingressonella Famiglia Rotariana vedo, con ammirazione e promessa di impe-gno, coltivata ed amplificata per obiettivi, anzi….traguardi e slalom diinteresse sociale di ben più elevato valore!

Tra sci e scienze fiscali: conversazione sul tema diGianni Tomo del 13 dicembre 2010

sterminata nuvola di fumo e vapori habloccato il traffico aereo dell’intero piane-ta, respingendo di un secolo indietro lastoria del genere umano.Intanto un pozzo a 1500 metri di profondi-tà nel Golfo del Messico sputava dalla suabocca greggio per 106 giorni nel più gravedisastro ecologico d’America e una squa-dra di minatori cileni sopravviveva prigio-niera nel ventre della terra, sorvegliata permesi dall’occhio di una telecamera cherendeva quel vero dramma umano uno frai tanti reality - show da scegliere con iltelecomando alla mano.I moti e le reazioni della terra non conosco-no limiti alla loro forza e qualsiasi baluardo,preventivo o difensivo, creato dall’uomomostra la sua cedevolezza se la Naturadavvero decida di avere il sopravvento.

LA PRECARIETA’ DELLE COSE UMANEPrecaria la Natura, precaria anche l’econo-mia di questo 2010.L’onda lunga della catastrofe finanziariaamericana dei mesi scorsi ha travolto, nellaormai completa interdipendenza fra le nazio-ni, l’intero pianeta, provocando smottamentie disastri persino nell’unione Europea doveGrecia e Irlanda sono clamorosamente capi-tolate con buona pace dell’Ecofin.Questa precareità dell’esistenza basata supiù ampie riflessioni ha avuto nell’annataappena terminata il suo specchio ridottonelle miserie di altre vicende legate delnostro Paese. Il 2010 sarà ricordato comel’anno zero delle nuove relazioni sindacali,con l’affermazione del “modello Marchion-

ne” e solo i posteri potranno risponderealla domanda se fu vera gloria o se piutto-sto non si trattò dell’ultimo sussulto di unmondo turbo-capitalista in agonia. Certo èche il mito della flessibilità (che è il voltobuono della precarietà?) non dovrà mai,però, offendere la dignità del lavoratore.Così come precari sono diventati in questo

finale d’anno gli equilibri di governabilità diun’Italia offesa da mesi di dibattito politicosulle case di Montecarlo e sul rito tribale del“bunga- bunga”, mentre altrettanto scanda-losamente le opposizioni perdono tempo adecidere se portare o meno l’orecchino.

LA METAFORA DEI RIFIUTIEsatta rappresentazione di questo sfascioè stata la performance, questa sì da dimen-ticare, della Nazionale ai mondiali di calciodel Sud - Africa, dove una Italia stanca econfusa è uscita al primo turno senzaaccendere i cuori del pubblico d’inizio esta-te, in un Paese che festeggiava freddamen-te i centocinquant’anni di Unità.E venendo alla nostra Città, questo 2010sarà ricordato come quello del ritorno deirifiuti divenuti la metafora plastica dellaputrefazione di una società sempre piùdisgregata e irredimibile.In questo contesto abbiamo, però, lanciatola nostra riflessione di amici sul dovere dinon mollare, di continuare a lottare fino aquando la partita non sia terminata. L’im-pronta data ai nostri incontri di Club hasempre sotteso questo imperativo moralee dovrà continuare nella stessa direzionesenza sbandamenti.La notazione del mio personale dolore perla prematura scomparsa di Papà sul finired’anno, rende più amare queste riflessioni,ma se penso e riferisco al Suo esempio,anche nella resistenza fisica e spiritualealla infame malattia che lo ha ucciso, nonvedo altro che l’indicazione coraggiosa di

battersi fino all’ultimo per salvaguardarela propria dignità, senza mai arrendersialla disperazione.

SEGNALI POSITIVI?D’altro canto alcuni segni positivi nel sensodel miglioramento della direzione delmondo, vengono proprio da questo stessodifficile anno 2010. Dopo sette anni e mezzodi guerra è terminato l’incubo dell’Iraq, con ilritiro del contingente americano avvenuto il18 agosto. All’insegna della Pace si stava svi-luppando anche una presa di coscienza inCina sulla distanza tra questo grande paesee la democrazia, poichè i giovani cinesihanno accolto con spirito critico le reazionicontrarie di Pechino all’attribuzione del Pre-mio Nobel al dissidente Liu Xiabo, la cui pol-trona è rimasta vuota nella cerimonia di con-segna a Stoccolma essendo questi reclusoin Patria per “incitamento alla sovversione”.Così come può essere interpretato comeun segno buono l’altro tormentone dellacronaca legato alla telematica e allo spio-naggio diplomatico, che però mostra ladoppia faccia (nuovamente precaria) di unmondo sospeso tra la trasparenza dell’in-formazione e la violazione della privacy.Un evento storico di carattere positivo èanche la timida apertura del Papa Cattolico diRoma al profilattico, dopo decenni di fermodiniego della Chiesa sulla contraccezione.E con lo sguardo fiduciosamente rivolto alfuturo, dobbiamo lavorare per l’afferma-zione della Pace fra le genti e nei cuori.Queste e mille altre storie resteranno del2010. La mia intima speranza è che in ognicaso, anche quando abbiano costituitoferite sanguinolente, queste storie si rive-lino insegnamenti per il futuro e soprattut-to si trasfigurino, anche se è troppo prestoper dirlo, in dolci ricordi.

Dino Falconio

Anno Domini2010-2011

continua dalla prima

Gianni Tomo con i suoiatleti in erba

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Il Rotary che unisce

di Roberto Vona, Presidente incoming2011-2012, Rotary Club Castel dell’Ovo

Con profonda emozione ed entusiasmo,accompagnato da mia moglie Marina,ho partecipato, su delega del mio Pre-

sidente Dino Falconio, alla conviviale orga-nizzata dal Gruppo Partenopeo e dal Gover-natore Ambrosio in onore dei Governatori ditutti i Distretti rotariani d’Italia, per la primavolta riuniti tutti insieme a Napoli.Una riunione che attesta la solidità dei legamidella grande famiglia del Rotary che, in unperiodo di grave crisi economica e di tensionepolitica e sociale come quello che stiamovivendo, rappresenta un segnale concreto atestimonianza della volontà di una parte rile-vante della società civile italiana di difendere ilprezioso valore dell’unità della nostra Nazione.La conoscenza non superficiale e la dialetti-ca costruttiva su opinioni e idee priva di con-

dizionamenti ideologici e politici, rappresen-tano infatti il “credo” dei rotariani che in que-sto modo lavorano quotidianamente senzapersonalismi alla progettazione e alla realiz-zazione di iniziative di servizio finalizzate allacostruzione di un futuro migliore per la col-lettività.Potersi confrontare e discutere liberamentecon esponenti di comunità rotariane appar-tenenti a realtà territoriali anche moltodiverse e con problematiche spesso specialiè stata un’esperienza segnante che mi hacertamente arricchito e di cui sono profon-damente grato al Rotary.Questa nostra straordinaria organizzazione,che riesce a coniugare con sorprendentesemplicità ed efficienza prospettive di svi-luppo guidate da orientamenti globali con lediversità e le necessità di ogni singola por-zione di territorio in cui operano le individua-lità rotariane, può interpretare senza alcun

dubbio un ruolo incisivo di guida e di esem-pio nei processi di cambiamento che stanno“travolgendo” gli equilibri sociali in ogni con-testo nazionale.La presa di coscienza della gravità e com-plessità del momento ha spinto i Governato-ri a ricercare con umiltà e disponibilità nuovipercorsi di servizio a “scala territoriale”ancor più elevata, condividendo obiettivi,risorse, passione ed impegno, sovente fuoridalla portata di singoli Distretti, per quantograndi e “robusti”.Di questo si è parlato con gli amici rotarianiche ho avuto l’onore di conoscere in occasio-ne di questo importante evento, che speropossa rappresentare solo l’inizio di un pro-cesso di avvicinamento e di condivisione dicui ritengo non si possa fare a meno se sivogliono fronteggiare con qualche “chance”di successo sfide epocali come quelle chestiamo vivendo.

Forum Distrettuale di Rende (Cosenza)

L’incontro di Rende aveva più di uno obiettivo, almeno tre: a)discutere di un tema complesso, assembleare, delicato e di cuinon si sapevano bene tutte le implicazioni, come è stato ampia-

mente detto nella vivace assise quando si è affrontato il tema delleprocedure per la nomina del Governatore; b) presentare il progettodistrettuale sulle acque, argomento fondamentale dell’azione del-l’anno 2010/11 che avrà il suo naturale epilogo nazionale ed interna-zionale nei giorni 16 e 17 aprile ad Assisi c) svolgere un forum distret-tuale sulla Fondazione, oltre che presentare alla platea convenuta nelsalone del Comune di Rende tutta la progettualità di cui sono staticapaci i Club del distretto, che hanno dato una risposta adeguata allaprogrammazione dell’anno di Ambrosio. La ridefinizione delle regoleprocedurale per la nomina del Governatore, o meglio il dibattito chene è seguito, non ha trovato consensi unanimi tra i signori della primafila i Governors, PDG, Incoming ed Eletto; ha fatto però emergere undato: la centralità dei Club e la esigenza di uno sforzo per far cresce-re in loro maggiore consapevolezza. La serata è proseguita, con otti-ma ospitalità, in una conviviale con signore con il Club di Rende. Ilgiorno dopo, con trasferimento in pulman, tutti a Rende centro, al

Comune della cittadina ove nella aula magna si è affrontato il temadell’acqua come problema anche delle società opulente, ma soprat-tutto come criticità del terzo millennio al quale il Rotary vuole dare ilsuo determinante apporto soprattutto per aiutare le popolazionimaggiormente bisognose di aiuti.Ad Assisi verrà affrontato con la partecipazione di tutte le grandiassociazioni umanitarie mondiali la problematica che l’Ocse, fondoMonetario Internazionale, Fao ed altri considerano, insieme all’effet-to serra, alle bolle finanziarie il terzo rischio del nuovo secolo delnostro pianeta. La sessione è proseguita con la presentazione delprogetti finanziati dalla Fondazione e dal Distretto scelti come pro-getti a valenza collettiva e con una acuta disamina sulle nuovemetodologie di finanziamento che si associano alla “Visione Futura”quale approccio strategico della Fondazione verso linee operativepiù allargate al “sistema mondo” e di azione per incidere significati-vamente nella società. Per il club ha presenziato su delega del presi-dente chi scrive. Per approfondimenti vai sul sito www.rotary2100.it

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Il Concerto di Natale a Caserta

La festa di Natale per il Distretto 2010 haavuto un evento di eccezione ed unalocation di eccezione. Tutti i rotariani

sono stati invitati da Michelangelo Ambrosioe dal Presidente del Club di Caserta al Con-certo di Natale che si è tenuto nell’Audito-rium della Scuola di Specializzazione del-l’Aeronautica Militare a Caserta sabato 11Dicembre 2010. La rassegna musicale, pre-sentata dall’orchestra sinfonica diretta dalmaestro VINCENZO ROMANO, ha esorditocon la Sinfonia di L.W. Beethoven per prose-guire con le arie più famose del repertorionazionale di lirica che tutto il mondo ci invi-dia. Ma la particolarità non era tutta qui: ilnostro Governatore ha avuto ospiti di ecce-zione e tra questi tutti i Governatori deglialtri distretti italiani che non hanno potutofare a meno di gioire non solo per le musichee per l’amicizia che il Rotary riesce a costrui-

re, ma anche per il clima di serena e cordialefestosità al quale non ha fatto venir meno ilsuo contributo la cena di gala consumataall’Hotel Vanvitelli, sito a ridosso dei giardiniche fanno da cornice al palazzo Reale diCaserta. Un bell’evento dal quale chi ha par-tecipato ha tratto la convinzione della solidi-

tà del vincolo rotariano che i momenti nata-lizi esaltano ancor di più consentendo atanti,amici e talvolta solo conoscenti, unoscambio di auguri all’insegna del calorefamiliare sprigionato dalla Ruota.

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Sala dell’auditorium

Il Governatore al centro dell’orchestra

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Imputata dei delitti di cui agli artt. 81,110, 580 aggr. 579 n.3 e 577nn.1 e 2, 612 bis aggr. 61 n. 2 e 5, c.p.

“per aver determinato il suicidio del Napoletano attraverso reiteratecondotte di Stalking, poste in essere lentamente ed infondendo con-tinue suggestioni nella vittima - dapprima solo donna e poi napole-tana in genere - così costringendola a mutare le proprie abitudini divita fino all’eutanasia della propria anima, poi sostituita con la c.d.napoletanità.Delitto commesso approfittando delle circostanze di tempo e diluogo offerte dalla città di Napoli ed utilizzando, con volontà perse-cutoria, sofisticate armi di distruzione di massa, come “la maledizio-ne del sonno”, “l’effetto inebriante del raggio di luna”, “il cullare delmare ed il fruscio del tirar la rete dei pescatori”.Condotta agevolata sia dall’uso narcotizzante della melodia deisuoni - diffusa grazie all’abile uso di mandolini, menestrelli e serena-te - sia dal legame di filiazione e, quindi, dalla paterna fiducia che lavittima ha sempre riposto nella canzone napoletana.Reato, infine, aggravato dall’uso di mezzi insidiosi ed ingannevoli,

come parole e messaggi subliminali celati nei testi delle canzoni:“Basta ca ce sta ‘o sole, ca c’è rimast o’mare, “e cche vuò ffà?” edancora “duormm !” e “..nun ce penzamm cchiù”.Condotta perdurante, dall’inizio dell’Ottocento fino al suicidio(quando la vera anima napoletana ha lasciato il posto alla bieca“Napoletanità”).

Maurizio Sica

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Accusa: Maurizio Sica

La Corte: Cancelliere Falconio, Presidente Fiore,giudici a latere Sabbatino e Vallefuoco

La Giuria

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Difesa: Renato De Falco

Accusa: Mauro Giancaspro

Al cospetto di tanto celebre imputata mi sono prioritariamentechiesto quali potevano essere i capi di imputazione contestati:abuso di credulità popolare? Falso in scrittura privata? Sta in

fatto che la nostra canzone, abbracciando ed illuminando tutta larealtà quotidiana, sta a Napoli come il cielo sta al sole, rendendosi lapiù sonora caratteristica della Città.E questo da sempre: non a caso Omero aveva ubicato nell’arcoazzurro del nostro golfo le mitiche Sirene che cantando incantavano,mentre lo storico Velleio Patercolo - di origine beneventana - narranelle sue “Istorie” (redatte intorno al 20 d.C.) che i coloni Calcidesiprovenienti dall’Attica e diretti a Napoli, giunti alle porte della Città,avvertirono il suono di un cembalo che li induceva a cantare. Si trat-ta, fuor di dubbio, della più antica ed autorevole attestazione de quae da essa prende le mosse il mito reale della canzone napoletana.Canzone eternamente presente nel quotidiano, sia nei momenti lietiche in quelli tristi... Libero Bovio affermò che “anche la più gaia delle

canzoni appare venata di malinconia” - è l’abituale ossìmoro napole-tano - mentre E. A. Mario nella sua Comme se canta a Napoli (1911)specificò che “Dint’’o core va nu raggio ‘e sole sentenno na canzone”ed Ernesto Murolo nella Mandulinata a Napule (1921) scrisse: “Pusil-leco lucente canta canzone e addora d’erva ‘e mare”.Una caratteristica della canzone napoletana è quella di potersi adat-tare alle più svariate forme musicali: da quella lirica al jazz, al Rockand Roll ed al blues.Al suo fascino non intese sottrarsi l’abbruzzese Gabriele d’Annunzioscrivendo infelicemente ‘A vucchella (musicata da F. P. Tosti nel 1892ma pubblicata solo nel 1909).Da tener presente che la Canzone di Napoli, sacrale inno alla vita, èuniversalmente conosciuta e apprezzata: il Giappone le ha riservatoappositi corsi, essa palpita in Cina, invade pacificamente la calda Ara-bia e l’algida Albione, furoreggiando in Germania, in Francia ed inRussia. Quale allora e quanto fondata la sua asserita colpevolezza?

Intere generazioni hanno sognato lascian-dosi ammaliare dal fascino della musicadella canzone napoletana: la longevità del

genere ha consentito ad ogni generazione diavere la sua, legandovi amori ed emozioni.Quelli della nostra generazione, degli attualisessantenni, hanno sognato da giovanissimicon Luna Caprese e con Notte senza finedell’Equipe 84, l’unica che il famoso com-plesso abbia cantato in napoletano. L’ una el’altra contenevano l’insidia del sonno. Nellaprima, Peppino di Capri raccomandava allascintillante e spettacolare luna che apparivaa prima sera, stendendo una fascia di argen-to sotto i Faraglioni di Capri, non di accende-re la passione amorosa della fidanzata, ma diaddormentarla. Nella seconda, i quattro del-l’Equipe 84 chiedevano alla notte senza finedi non svegliarli dal migliore dei sonni e difarli sentire incatenati a quel sonno. Perchéquesta fissazione? Perché piuttosto chegodersi il piacere dell’amore si preferisce

addormentarsi? Ma tanto Peppino di Capriquanto l’Equipe 84, ce se ne siamo accortida adulti, si riallacciavano fedelmente allatradizione della canzone napoletana nellaquale il sonno l’ha sempre fatta da padrone,addormentando i marinai, le rose, i canarini,gli uomini e soprattutto le donne. La condi-zione della donna nella canzone napoletanasembra quella deprimente dell’addormen-tata, che non si sveglia mai nemmeno al

suono delle più accattivanti e melodioseserenate e che, se pure è sveglia, deve farfinta di dormire profondamente: per non diredella fanciulla che prende sonno proprio nelmomento in cui la si vorrebbe baciare. Dalmito del sonno alla retorica della napoletani-tà il passo è stato brevissimo Nel corso di un giocoso processo alla can-zone napoletana di qualche sera fa al Con-servatorio di Musica, su questi temi si èarticolato l’intervento scherzoso dell’accu-sa: scherzoso, ma non troppo.

Mauro Giancaspro

L’intervento è disponibile per interosul DVD prodotto per la serata chepotrete anche visionare ed ascoltareconnettendovi a You Tube al link Pro-cesso alla Canzone Napoletana.

Di seguito le impressioni e le opinioni chesi sono fatte strada nella mente del pub-blico, numeroso, presente al processoche ha apprezzato l’intervento scherzosoma non troppo di Giancaspro:

Giancaspro assume nella sua impetuosa edarticolata requisitoria che la canzone napo-letana ha relegato la donna in una funzione

di umile ancella, di modesta protagonista divicende ausiliarie, di marginale e servilecomplemento della coppia, caratterizzatacom’è sempre da sonnacchiosi atteggia-menti, di quasi “addormentata”. Nel suo dire(vedi foto per intuire la carica emotiva), egliha ricordato, attraverso significative citazio-ni, le strofe ed i passi delle canzoni in cuiemergono tali atteggiamenti di soporosa

ancella dell’amore dinanzi ad un “macho”che ne dispone e ne condiziona il ruolo.Di qui la sua richiesta di una severa condannaper abuso di machismo e per una doverosaricostruzione della dignità femminile lesa dallateatralità e napoletanità dei canti costruiti soloper la gioia del popolo “maschile”.

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Difesa: Pinki Coppola

Essa allieta anime intristite, carezza sogni beati, desta sentimenti diamore, lenisce malinconie, rende allegri e spensierati... Non inganna,non istiga all’odio (come oggi tante “in lingua”), non vìola alcunalegge ed è pertanto immune da qualsiasi colpa!A riprova di quanto sostenuto propongo tre astri del nostro firmamen-to canoro: Chiove, di Bovio e Nardella (1923), Quanno tramonta ‘osole, di Ferdinando Russo e Gambardella (1911) e Totonno ‘e Quaglia-rella di Capurro e Buongiovanni (1919), immortalata da Raffaele Vivia-ni, che resta il più autentico ritratto dell’homo neapolitanus, affidan-done l’esecuzione ai provetti Allievi del nostro glorioso Conservatorio.E concludo chiedendo alla onorevole Giuria non solo l’assoluzionedell’imputata con formula piena, ma anche una generosa attestazio-ne di affetto e di stima per questa palpitante realtà, che è struttura edimensione della eterna anima canora napoletana. Grazie!

Renato De Falco

Queste, in larga sintesi, le tesi difensivedell’avvocato della difesa Pinki Coppola. Iltesto integrale si può ascoltare dal DVD osu Youtube e lo si può leggere sul sitowww.rotarynapolicasteldellovo.it nellasezione attività dedicata al Processo.

La canzone napoletana è da sempre lavoce dolente, passionale, ironica o sem-plicemente spassionata di questa città;

della Napoli d’ogni epoca, da quella delledominazioni straniere, delle incursioni sarace-ne (Micheleammà), a quella che fu capitale, aquella delle fortezze volanti dell’ultimo conflit-to mondiale. E non poteva che trovarsi qui ilterreno più fertile per accogliere il germe diuna musica dolorosa, giocosa e provocatoria,una musica universale come solo la musica ela canzone napoletana sa essere. La assolutasolarità di questa musica l’abbiamo fin daisuoi primordi nel 1200 con “Iesce sole” (cita-to anche da Boccaccio nel suo Decameron)ed “Il Canto delle lavandaie del Vomero”. Ed èuna canzone che fin dai primordi appare desti-nata al successo perché, come nelle Villanelledel ‘500, parte dai sentimenti più elementari ecosmici che sono di tutti. La costante delpopolo napoletano è proprio il suo aver canta-to sempre in tutti i secoli. Così sarà pure nelseicento, secolo che vide sfiorire la villanellaed apparire i primi ritmi della tarantella (lacelebre Michelammà o la divertentissima LoGuarracino. Si continuerà a cantare nel sette-cento secolo dell’opera buffa napoletana. Lastruttura melodica e lirica tipica della canzonenapoletana apparirà, infine, solo nell’ottocen-to che fra l’altro vedrà anche il recupero di pre-ziosi antichi brani. Qual’è la ragione del suc-cesso? perché questo accade a Napoli e nonin altre parti di Italia? Due i punti principali: ilprimo riguarda i poeti e i musicisti. A Napolis’infrange la divisione tra musica alta e musi-ca bassa; poeti e musicisti, anche di derivazio-ne accademica si cimentano col genere popo-lare e compongono per il popolo. E’ questo,certamente, il caso di musicisti come Gam-bardella (garzone di bottega che componevafischiando e che scrisse la musica di alcunefra le più belle canzoni napoletane quali ‘OMarenariello, Serenata a Surriento, Quantotramonta ‘o sole).Il secondo punto riguarda i contenuti: la canzo-

ne napoletana fonde elementi locali e universali.Il binomio amore e morte, il conflitto tra benee male, tra gioia di vivere ed insanabile malin-conia: come dice Turturro - nel suo film “Pas-sione” - l’intera gamma dei sentimentiumani. Il linguaggio musicale risulta vienepercepito da tutti. Il tutto darà vita ad unastagione d’oro della canzone che durerà cen-t’anni e che la vedrà trionfare in tutto ilmondo. L’inizio di questa stagione d’oroviene datato con quella “Te Voglio BeneAssje”, che fu portata il 7 settembre del 1837a Piedigrotta al festival della natività di MariaVergine ove si univano sacro e profano.Na sera ‘ e maggio di Gigi Pisano e GiuseppeCioffi del 1938 sembra datare la fine dellastagione d’oro..L’opera dei poeti dialettali degli anni d’oro, daSalvatore Di Giacomo, a Giovanni Capurro,da Roberto Bracco a Rocco Caldieri, a LiberoBovio, denota una attentissima coscienzad’arte, uno scrupolo stilistico sorvegliatissi-mo e addirittura puntiglioso che genera effi-cacia ed immediata comprensione.La canzone lirica napoletana viene così adassumere una forma musicale tanto popola-re da farla assurgere, come il valzer viennese,a vera e propria tradizione che scavalcando iconfini regionali ha assunto un valore di iden-tificazione di una intera nazione. Pensoovviamente a ‘O sole mio (Capurro - DeCapua) che è stata cantata, come è noto, daitenori più famosi come Ferdinando De Lucia,Enrico Caruso, che la portò in America e datanti altri prestigiosi interpreti ovunque, sinoai più recenti, alcuni addirittura imprevedibili

come Elvis Presley e Josephine Baker.Alle Olimpiadi di Anversa del 1920 in occasio-ne della vincita di due medaglie d’oro nellamaratona da parte di un milanese, Ugo Frige-rio, per un incidente organizzativo ‘O sole miovenne suonata al posto dell’inno nazionalecon il risultato che la folla scattò in piedi e siprofuse in un interminabile e calorosoapplauso. Gli autori di questa canzone, artistieccezionali, morirono poveri e dimenticati.Venendo da ultimo più specificamente all’ac-cusa mossa dal Giancaspro debbono rilevar-si le seguenti circostanze. Quanto ai conte-nuti ed alla connotazione di napoletanità,occorre rispondere con quanto scritto dallostesso Di Giacomo nel 1917 sul fascicolodella Piedigrotta del maestro VincenzoValente: “tutte le nostre canzoni sono sugge-stive, sono penetranti, sono amabili, origina-li……e nessuna è stupida o banale….In essenon si trovano soltanto le Nannine, le Luisel-le, le Concettine. Nella canzone napoletana èun po’ di tutto: è l’amarezza, è il compianto,èla rassegnazione, è la rinunzia, è insomma lafilosofia di tutta la nostra vita, come chidicesse una meditazione alata, percorsa, divolta in volta, da gridi d’amore”.Come fa capire Turturro a chi, condizionatoda pregiudizi culturali, giudica borghese opiccolo borghese la canzone napoletana clas-sica, relegando la stessa ad una raccolta dicanzoni belle ma provinciali, melodrammati-che, strappalacrime, la musica napoletana èl’opposto esatto della musica provincialelocale. Quanto poi al ruolo gregario, margina-le e assolutamente passivo dato alla donna,secondo la precisa accusa mossa dal Gianca-spro, non vi è dubbio invece che nel rapportouomo (autore della canzone) e donna (è ilprimo a soccombere. E’ la donna “domina”nella sua accezione latina. È una donna chedietro le quinte in realtà muove le fila dellevicende che vedono solo l’uomo protagonistadi scelte dalla donna fatte: ci ricordiamo tuttiil testo di “Uocchie c’arragiunate”.L’uomo nella canzone napoletana è soloquell’auciello friddigliuso che aspettach’esce o sole,/ncopp’ o terreno ‘nfuso. Maa decidere se il sole uscirà è sempre la donnacome scrive Salvatore Di Giacomo in Catarì.

Pinki Coppola

Page 10: Il processo alla canzone napoletana

In nome del popolo rotarianoIl tribunale di Napoli sud ovest dell’Ovo, Castel Sant’Elmo

Così pronuncia:

Come una sterminata bibliografia attesta, le canzone napoletana affondale sue origini nel tredicesimo secolo, quindi ai tempi della fondazione del-l’Università partenopea istituita da Federico II. Nasce come espressionespontanea del popolo, e segna soprattutto la contraddizione tra le bellez-ze naturali dei luoghi e le difficoltà oggettive del vivere (vedi il Canto dellelavandaie del Vomero, divenuto canto di protesta in cui il fazzoletto - moc-catora - assume il significato di terra). Si sviluppò poi nel Quattrocentoquando la lingua napoletana divenne la lingua ufficiale del regno e nume-rosi musicisti iniziarono a comporre farse, frottole, ballate, e ancora mag-giormente dalla fine del Cinquecento, quando la “villanella alla napoleta-na” conquistò l’Europa, sino alla fine del Settecento. Questa espressionepopolare era allora carica di contenuti positivi ed ottimistici e raccontavala vita, il lavoro ed i sentimenti popolari.Questo per dire quanto varie e diverse furono le fonti d’ispirazione e i temiaffrontati fin dalle origini del genere.Qui, però, viene presa esclusivamentein esame la produzione dell’Otto e Novecento.La più nota nel mondo e per-ciò quella più soggetta a riproposizioni e rielaborazioni. Ebbene, è la stessadiffusione globale della canzone napoletana a trasformare i suoi temi fon-danti in stereotipi concettuali. E’ proprio il fascino che fra la seconda metàdell’Ottocento e la prima metà del Novecento essa esercita sui maggioripoeti e musicisti dell’epoca a indurre questi ultimi a cimentarsi con i model-li archetipici del genere introducendovi elementi peculiari del loro decaden-tismo e drammatismo che contribuirono a modificarne lo spirito originario.Vedi,ad esempio, Gabriele D’Annunzio e <A vucchella>. Oppure il brano cuimolte fonti fanno risalire la nascita ufficiale della canzone napoletana uni-versalmente conosciuta, nel 1839: <Te voglio bene assai>, che una leggen-da popolare vorrebbe scritta da Gaetano Donizetti. A dimostrazione delsuccesso e dell’importanza della canzone napoletana ottocentesca, ilbrano <Palummella zompa e vola> (1873) fu addirittura proibito per i suoicontenuti sovversivi, poiché alludeva alla libertà, e infatti gli autori ne cam-biarono il testo, ma il popolo continuò a cantarne la musica a bocca chiusa.La seconda guerra mondiale segnò profondamente la città e anche lacanzone non poté sfuggire alla tragicità degli eventi (<Munasterio ‘eSanta Chiara> è la testimonianza più struggente di quel momento.) MaNapoli riesce anche a sorridere nei momenti più bui, ed ecco <Tammur-riata Nera>.Il pessimismo esistenziale di <Luna rossa> (ccà nun ce stanisciuno, 1950) apre, però, una nuova stagione d’oro della canzone napo-letana alla ricerca di una rigenerazione non solo musicale. Se RobertoMurolo diviene l’interprete per eccellenza della tradizione, Renato Caro-sone fonde le sue esperienze di pianista classico e di jazzista con ritmiafricani e americani e crea un nuovo sottogenere.Questo rapido excursus sottolinea quanto la canzone napoletana abbiaassunto nei corso del tempo un valore identitario che si fa punto di forza

dei suoi contenuti, ma nello stesso tempo li prescinde. Perché identifica einforma una cultura al di là dell’attualità dei valori che veicola.Pertanto vanno accolte le opportune analisi contenutistiche, filologiche estoricistiche portate avanti dall’accusa e sono condivisibili i rilievi mossialla ripetitività dei temi.Tuttavia, la canzone napoletana continua ad essere depositaria di unpatrimonio immateriale di sempre più rara reperibilità: le emozioni. Lesue armi del delitto - mandolini, chitarre, lampare, scialli, reti di marinaio-se opportunemante adoperate, riescono ancora a colpire al cuore.E quanto a mare, luna e sole, restano fonti artistiche di energia rinnovabi-le cui non ci sentiamo di rinunciare. Insomma, siamo sì figli di Gianbatti-sta Vico e Giordano Bruno, ma non rinneghiamo una certa parentela conSalvatore Di Giacomo e Libero Bovio.Alla luce di tutto ciò. e pur tenendo nel debito conto le tesi razionalistichedell’accusa, questa corte:manda assolta la canzone napoletana.Condanna i tre club Rotary Napoli Castel dell’Ovo, Castel Sant’Elmo eSud Ovest all’esecuzione di “O sole mio” negli Inni di apertura delle con-viali per tutto l’anno 2010-2011 con attuazione seduta stante della penaa conclusione di questo processo.

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zone napoletana è rappresentata come una deficiente che dormesempre e che non si vuole svegliare… Scètate! Ma la donna non sisveglia. In pratica è un obbligo della donna nella canzone napoletanaquello di dormire, una sorta di maledizione… La vera tragedia delnapoletano è perdere il sonno, non il lavoro! E ci “abboffano ‘e cafè”…E giù risate a scrosci da parte del folto pubblico presente in “aula”. Eancora: “Ricordo anche il nocumento sociale che ha apportato unacanzone che parla di un ragazzo che faceva mangiare alla sua ragaz-za solo pane e ciliegie…”“La canzone napoletana sta a Napoli come il cielo sta al sole - ha

ribattuto il glottologo Renato De Falco - poiché la canzone è i! l pre-supposto della città stessa ed è palpitante e presente nel quotidianodi tutti sia nei momenti allegri che quelli malinconici”. Sono state aquesto punto accennate alcune delle più belle melodie, come Chiove,Catarì, Uocchie c’arraggiunate…

“Ciò che traspira dalle canzoni belle, ma ridondanti e strappalacrime -ha sentenziato l’avv. Coppola - e che ha portato alla rassegnazione eall’abbandono e al compiacimento, è in realtà un inno viscerale alla vitae alle donne”.Sono state chiamate in causa tutte le canzoni dalle villanelle all’Equi-pe 84, nonchè la malvarosa, fiore misconosciuto dal sapore dolcissi-mo e velenoso.“In nome del popolo rotariano - ha dunque letto la sentenza TittaFiore - assunte le testimonianze motiva: la canzone napoletananasce nel XII secolo e affonda le sue radici nel popolo che grazie allacanzone riesce a superare anche i momenti più bui pertanto, acco-gliendo le analisi filologiche e storicistiche, sentenzio che la canzon!e napoletana è viva e depositaria di vita: luna, mare e sole sonoenerg! ie rinnovabili alle quali non ci sentiamo di rinunziare… questacorte dunque assolve la canzone napoletana dal reato ascritto, ma invia subordinata, con capo d’accusa nella persona del “giovane prati-cante” Giancaspro all’esecuzione coatta, nella prima conviviale delsuo club di appartenenza, di Scètate Carulì ca l’aria è ddoce… E con-danna i tre Club, Castel dell’Ovo, Castel Sant’Elmo e Sud Ovestall’esecuzione di ‘O sole mio al posto degli inni fino alla fine dell’annorotariano”.

continua dalla prima

Processo alla canzone napoletana

La sentenza

Agli Amici Presidenti dei ClubNapoli Sud Ovest,Castel dell’Ovo, Castel Sant’Elmo

Napoli,01 dicembre 2010Carissimi Amici,Eduardo, Dino e Biagio,con Rosaria, ho goduto di una serata deltutto particolare e densa di significato. Vi ringraziamo per averciconsentito di stare con Voi e di assistere, in piena armonia, all’inizia-tiva che premia il Vostro impegno. Gli interclub sono una manifesta-zione d’intesa fra i rotariani e Voi, quest’anno, raccogliete l’opportu-nità che tende sempre di più ad una osmosi di amicizia. Il GruppoPartenopeo, da alcuni anni, manifesta questo impegno perché i Pre-sidenti hanno trovato un equilibrio d’intesa. Non così, negli anniscorsi, quando sussisteva il principio “essere io” e basta. Durante ilmio anno di servizio, fui costretto a modificare lo statuto che reggeil Gruppo e mi compiaccio che non abbia subito variazioni successi-ve. Vi ringrazio per aver speso così bene il Vostro tempo: difficoltànon mancano per una valida organizzazione. L’argomento dellaCanzone Napoletana, svolto con vivacità, è stato apprezzato in ogniangolazione. Bravissimi, chi ha avuto l’idea? Bravissimi ancora peraverla così ampiamente condivisa. La Vostra attività, così tracciata,Vi offrirà lodevoli soddisfazioni. Un Caro saluto a Voi tutti ed un gra-zie al nostro Amico Antonio Falconio per il Suo messaggio e per ladimostrata disponibilità nel metterci a nostro agio usufruendo deimaestosi locali del Conservatorio, vanto della nostra Napoli.

Con un abbraccioSandro Marotta

Lettera di Sandro Marotta Governatore

del Centenario

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di Hannalisa Costantini Lambiase

Una Passeggiata a ritroso dal Chiatamone verso piazza Plebiscito,per i rotariani, nelle profondità di una Napoli Sotteranea,nel sot-tosuolo tufaceo che è stato prima cava per i Greci del IV sec

.a.C., che prelevarono il tufo, materiale abbondante e di facile lavora-zione, per l’edificazione di mura difensive, poi acquedotto borbonico esede di cisterne pluviali, che nel 1600 servivano i palazzi e le fontanedella città ed, infine, ricovero antiaereo durante la II guerra mondiale.Tutti insieme sottoterra nei cunicoli progettati dal Carmigiani i rotariani,donne, vecchi e bambini come dei pozzari,liberi professionisti del ‘600che grazie alla loro agile figura si muovevano con destrezza in questi

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Mercoledì 29 dicembre alle ore 21,00presso il teatro Mediterraneo dellamostra d’Oltremare di Napoli è anda-

ta in scena l’opera teatrale scritta e direttada Pino De Maio “MARIALUNA” una vitatutta in salita con la partecipazione deiragazzi detenuti del carcere di Nisida checonducono il laboratorio musicale e teatralecon lo stesso De Maio. Con loro, un gruppo diallievi dell’Istituto Galiani, qualche ex dete-nuta ed infine giovani attori, incontrati neglianni nei laboratori, e oggi professionisti.Lo spettacolo è stato registrato da RAI TRADEper la trasmissione “Palco e Retropalco” inonda su Rai tre. Tutto questo è stato possibilegrazie anche al contributo di enti privati tra

cui la Fondazione Giovanni e Lucia Di Trapani,l’Unione Industriale di Napoli ed i Club Rota-riani di Castel Dell’Ovo e Napoli Sud-Ovest.

LO SPETTACOLOMarialuna è una ragazza che non riesce più asopportare “l’aria” che si respira nel suoquartiere, dove il male e la violenza sonoesperienze quotidiane. Ha solo sedici anni esogna di volare via, di scappare da quella vitad’inferno. Finirà in un letto di un ospedalesconvolta per aver assistito all’omicidio di unsuo compagno di scuola, ennesima vittimainnocente di camorra.Lo spettacolo si articola in quattro segmenti.I musicisti in scena diretti da Pino De Maio

(voce e chitarra) sono: Agostino Mas per-cussioni, Arcangelo Michele Caso, violoncel-lo; Peppe Di Colandrea sax e clarinetto.

fda

MARIA LUNA... Una vita tutta in salita

Il Rotary nelle profonditàantri camminandolungo stretti cunicoli earrampicandosi su per ipozzi tramite dei foricreati a distanza regola-re lungo le pareti di tufo.Come dei munacielli,spiritelli bizzarri edispettosi che attraverso i canali di scolo potevano entrare in ogni casaper fare i dispetti. Munaciello come “anima ignota, grande e sofferentein un corpo bizzarramente piccolo, in un abito stranamente simbolico;un’anima umana dolente e rabbiosa; un’anima che ha pianto e fa pian-gere; che ha sorriso e fa sorridere; un bimbo che gli uomini hanno tortu-rato ed ucciso come un uomo; un folletto che tormenta gli uomini comeun bambino capriccioso, e li carezza, e li consola, come un bambinoingenuo ed innocente”.Come degli sconfortati bombardati, come Carmela Montagna chequando aveva 25 anni nel 1943 nelle scale del ricovero di S.Anna diPalazzo, partoriva sua figlia e restava lì sotto, a 40 metri di profondi-tà, per la paura dei bombardamenti. Ci restavano sei mesi Carmela ela figlia, per le bombe che piovevano su Napoli più di ogni altra cittàitaliana, fin quando la neonata, che non era il dolicopode, la solitariafauna di queste cavità artificiali, un mezzo grillo-ragno che come lamantide ha il sesso invertito, non è stroncata da una probabile bron-chite causata dall’umidità che sfiora il 90%.Una città delle tenebre capace di contenere fino a 4000 persone cheha ospitato fidanzamenti e matrimoni come si legge nell’antro di unapiccola caverna “Anna e Renzo oggi sposi XX 9 1943”. In un altro antroil graffito di una chiesetta, forse a ricordare un antico pozzaro che inquei luoghi aveva perso la vita.Orme di un passato vicino si leggono tra le carcasse di automobili anni‘50 abbandonate nelle caverne, nelle enormi statue marmoree di perio-do fascista nascoste tra cumuli della immancabile… “munnezza”… ed ègrazie alla “munnezza “che e stato scoperto l’ingresso a questiluoghi:Tutto è iniziato nel giugno 1979, quando in una cavità sotto unpalazzo ai Gradoni si incendiarono tonnellate di segatura e rifiuti che unfalegname della zona riversava in un “anonimo buco”. I vigili del fuoco nonriuscendo a domare l’incendio fecero sgomberare tutti i palazzi circo-stanti. Per giorni cercarono invano un accesso alla cavità in fiamme, finoa quando lo speleologo Michele Quaranta, presidente della associazioneLAES, ricordò una vecchia scala murata che aveva visto da bambino.Venne trovato il passaggio, spento l’incendio e riscoperto un ricoveroantiaereo dimenticato. Il rifugio, abbandonato nel periodo post bellicograzie all’associazione è stato ripulito e reso visitabile per un affascinan-te viaggio nelle profondità della terra, della storia, dell’anima… La visita al tunnel Borbonico si è conclusa con un rinfresco ristorato-re gentilmente offerto da Massimo Vernetti, patron del nuovo garageMorelli aperto per l’occasione per il Club, al caffè di Piazza dei Martiri.

Dino Falconio e Carlo Ruosi:due presidenti nel tunnel borbonico

di Marcella Leardi

Domenica 31 ottobre si è tenuta una piacevolissima serata al tea-tro Augusteo di Napoli patrocinata dal gruppo partenopeo delRotary International, distretto 2100. Il noto attore teatrale Luca

De Filippo, consocio del club Napoli Sud Ovest, ha portato in scenauna rappresentazione teatrale straordinaria della commedia scrittada Eduardo nel 1946: “le bugie hanno le gambe lunghe”. Lo spettaco-lo sul tema della verità e della menzogna è stato accolto con grandepartecipazione ed entusiasmo dai numerosi soci di tutti i 10 club par-tenopei. Al termine della recita Luca De Filippo congiuntamente alGovernatore distrettuale Michelangelo Ambrosio ed ai presidenti deiclub napoletani ha salutato gli amici in sala illustrando i progetti delRotary a cui saranno destinati i fondi raccolti. Verranno finanziati, inparticolare, (oltre tutti i progetti del Rotary del Gruppo Partenopeo), ilprogetto Alma Mater Pausillipon, finalizzato alla costruzione di unastruttura che ospiti i genitori dei piccoli degenti in ospedale offrendoloro contestualmenteausilio scolastico e psico-logico, e al progetto Nisi-da, molto caro all’attore,rivolto ai ragazzi del car-cere minorile omonimo.La serata si è conclusaalla pizzeria F.lli La Bufalain Galleria Umberto Idove Luca ed un nutritogruppo di amici si sonoritrovati.

Serata all’Augusteo

Luca De Filippo, socio del RCNapoli Sud Ovest, ricevela Paul Harris per la sua Compagnia.

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di Lucio Todisco Walter Di Fiore

Il giorno 13 novembre il Rotaract NapoliCastel dell’Ovo in collaborazione con lazona 4 Rotaract Castellammare Sorrento

e Rotaract Napoli Nord Est ha organizzatouna iniziativa volta alla scoperta di un luogomolto spesso poco conosciuto dai cittadinipartenopei e non: la Napoli sotterranea.Non è un caso che tutti conoscono le eccezio-nali bellezze, la cultura e l’arte di Napoli, masono pochi coloro che sono a conoscenza dellastoria del sottosuolo della città. E’da pochi anniche l’interesse dei napoletani si è indirizzatoanche verso esso, anche se ancora oggi non sene possiede una sufficiente conoscenza.La storia della Napoli sotterranea risale acirca 5.000 anni fa, quasi alla fine dell’erapreistorica.Successivamente i Greci procedettero al prele-vamento di grosse quantità di tufo per lacostruzione delle mura e dei templi e scavandonumerosi ambienti per creare una serie di ipo-gei funerari e ricavarono tutto il materiale tufa-ceo per la costruzione della fortificazione dellaNeapolis del IV secolo a.C. I Romani continua-rono nell’ epoca augustea attraverso la costru-zione di un grandioso acquedotto e gallerie via-rie: la grotta di Cocceio e la grotta di Seiano.Nel 1600 la città era talmente estesa che ilvecchio acquedotto e le tante cisterne plu-viali presenti sul territorio non riuscivano piùa soddisfare le esigenze idriche della città. Fucosì che nel 1629 un facoltoso nobile napole-tano, il Carmignano, decise di costruire unnuovo acquedotto.Agli inizi del 1900 si terminò definitivamente discavare nel sottosuolo per l’approvvigiona-

mento idrico, e iniziò il lento abbandono di unarete di cunicoli e cisterne di oltre un milione dimq. che attraversava tutta la città. E’con loscoppio della seconda guerra mondiale e i con-seguenti bombardamenti che il sottosuolodella città riprese nuovamente vita a causa del-l’utilizzo delle gallerie come ricoveri antiaerei.Ad oggi la maggior parte di queste cavitànon sono più raggiungibili perchè ostruite dadetriti che sono stati gettati in maniera abu-siva da pozzi che erano collegati al sottosuo-lo, soffocandone così l’enorme interesse sto-rico-culturale per la nostra città.L’iniziativa ha visto la partecipazione nume-

rosa da parte dei soci dei vari Rotaract e daparte di coloro che erano interessati a que-sta esperienza culturale.A capo del Tour c’è stata la presenza di unaguida specializzata in questo ambito, che hadato a tutti modo di capire e conoscere la sto-ria fantastica di questi luoghi, che si diffondonoper chilometri nel sottosuolo della città e chehanno fatto la storia degli abitanti partenopei.L’iniziativa si è conclusa con un altro momen-to di aggregazione legato ad una sosta in unadelle pizzerie più antiche ed importanti dellanostra città: la pizzeria del Presidente sita invia dei Tribunali, via storica della città.A conclusione del pranzo i Presidenti dei variRotaract partecipanti hanno ringraziato gliorganizzatori dell’evento e coloro che nehanno preso parte, ricordando che l’incassodi questa iniziativa è stato devoluto all’Asso-ciazione Nazionale Tumori (ANT), unendo, inquesto modo, l’aspetto solidale alla espe-rienza culturale di riscoperta del territorio,spesso dimenticato, della città di Napoli.

Commissione Stampa Rotaract Casteldell’Ovo: Lucio Todisco; Walter Di Fiore.

La magia della Napoli sotterranea:una giornata col Rotaract

di Lucio Todisco Walter Di Fiore

Il 13 gennaio 2011 alle ore 20.00 nellasala dell’Hotel Royal a Via Partenope si ètenuta la prima riunione del 2011 del

Rotaract Club Napoli Castel dell’Ovo. L’in-contro ha avuto come elemento principa-le di dibattito i progetti futuri del Club eper rincontrarsi dopo le festività natalizie.La Riunione si è subito incentrata sul pro-getto della visita all’Osservatorio Astrono-mico di Capodimonte da tenersi alla fine diFebbraio. La visita ha come scopo quellodi contribuire alla realizzazione di un car-tone animato al fine di istruire gli alunnidelle scuole elementari e medie.Si è poi successivamente discusso su unaserie di incontri da tenersi durante le riu-nioni del Club con professionisti soci Rota-ry nel settore economico, giuridico, scien-

tifico, con l’intento di dare un contributo airagazzi per una scelta consapevole delproprio percorso di studi e di quello lavo-rativo.Si è inoltre parlato dell’organizzazionedella gara di Go-Kart e del Progetto AltoRischio e della partecipazione del Cluball’iniziativa all’Istituto Fermi del 19 gen-naio.Altro argomento è stato quello di porre leprime basi per la serata Casinò, da tenersiin collaborazione con il Rotary Club nelperiodo di Maggio legata ad una iniziativadi Service ancora da stabilire. A conclusio-ne della serata si è proceduto alla nominadi due nuovi soci; Andrea Tomo e AlessiaMallano con un brindisi di auguri per unpercorso brillante di Service all’interno delClub.

Riunione Rotaract NapoliCastel dell’Ovo 13 gennaio 2011

Mallano e Tomo

Il gruppo dei Rotaractiani

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Napoli, 24 novembre 2010, ore 18.Una data da ricordare per 22 amiche che sisono riunite nella bella casa di Paola Falconioalla presenza della Chairman all’Espansionee della Past Board Director Bettina Lombardie hanno dato vita al nuovo Club InnerwheelNapoli Castel dell’Ovo, patrocinato dall’omo-nimo Club Rotary “Napoli Castel dell’Ovo”.Una cerimonia commovente e coinvolgenteha accompagnato il festoso evento: 22 can-dele,ognuna accesa dalle 22 socie del nuovoClub, si sono aggiunte alle circa centomilafiammelle che brillano nel cielo dell’InnerWheel fatto di 103 nazioni (168 distretti e3894 clubs), mentre la Chairman, CuccaAndria, ha dichiarato costituito il giovaneClub. Si è aggiunta,poi, la voce di Bettina

Lombardi che ha auspicato i migliori succes-si e ha esortato le socie a onorare e rispetta-re le finalità della Associazione che in Italiaconta 6000 socie(1017 nel distretto210 di cui176 a Napoli). Una standing ovation ha salu-

tato questo importantemomento. Alla neo Presi-dente, Pina D’Aniello, ilcompito di guidare il Clubche ha serie ambizioni didare concreta testimo-nianza di service assecon-dando lo spirito cheanima la più importanteassociazione femminile almondo. In serata, si èlevata anche la voce diBianca De Stefano, laGovernatrice, assente per

“motivi di servizio” che ha formulato al ClubNapoli Castel dell’Ovo gli auguri del Distrettoe suoi personali, auguri che nei giorni succes-sivi sono pervenuti anche da molti club Rota-riani della città oltre che da esponenti nazio-nali della stessa InnerWheel.Il Consiglio è cosi composto: presidente PinaD’aniello,vice pres.Angela Di Costanzo,segreta-ria Paola Falconio, tesoriera Mallano Paola, refe-rente Internet Annamaria Falconio, addettastampa Lilia d’Acunto, consigliere Patrizia Pane,Giovanna Pinto, Marina Vona, Roberta Schisa,addetta ai serv. Internazionali Wanda Messina,delegata al distretto Luciana Carbone Illiano.Socie ordinarie Francesca Daniele, MariaGelardi, Maria Paola Falconio, Viviana Falco-nio, Alessia Nuzzo, Brunella Poulet, FabiolaSciarelli, Anna Lucia Sciarelli, Mimma Soli-mene, Anna Tomo.

Fiocco giallo-blu nel distretto 210

Nella accogliente casa della Presidente Pina D’Aniello si è tenuto il14 dicembre il primo degli incontri del neonato Club, la cui cerimo-nia costituente è avvenuta il 24 Novembre a casa del Presidente

del Club Padrino Rotary Castel dell’Ovo da cui ha preso il nome. Scopodella riunione, oltre allo scambio degli auguri natalizi e di un felice annonuovo, è stata la illustrazione delle iniziative che è nelle intenzioni di tuttele socie avviare rapidamente sul territorio e che sono in linea con le fina-lità della associazione mondiale, con gli ideali di servizio e di promozio-ne della comprensione internazionale.La socia fondatrice Brunella Poulet ha illustrato il service già operativonella chiesa di S. Maria della Provvidenza che è stato adottato dal Club.La chiesa opera in un quartiere degradato e ad alto rischio per i giovani.Con l’apporto di volontari è stato ivi realizzato un laboratorio di ceramica.Le iniziative non si fermano qui. Il club al femminile non intende sfiguraredinanzi alla prorompente carica di vitalità del Club Rotariano padrino egià nella prima giornata di incontro, ma anche in quella successiva del 19gennaio, di nuovo a casa D’aniello, sono state messe in cantiere tante ideeche sono state poi deliberate nella assemblea del 25 gennaio cui hannopartecipate quasi tutte le socie,accolte,ancora una volta,nella ospitale ed

accogliente abitazione della segretaria Paola Falconio.Anche le attività esterne non sono state da meno. Il club ha parteci-pato al Forum per la Formazione a Cava dei Tirreni, alla celebrazionedel trentennale del distretto a Torre del Greco,ove, in uno all’eventoistituzionale, è stato possibile visitare lo storico palazzo Vallelongadella Banca di Credito Popolare di Torre del greco ed ove tutte lenumerose convenute e le altre sei governatrici dei distretti hannoavuto modo di ammirare la preziosa collezione di lavori in corallo,vanto della città e della Campania Un buon inizio ; non c’è che dire.

Lilia d’Acunto

Riunione in casa D’Aniello

Con queste parole contenutenel messaggio indirizzato dalPresidente Dino al suo Club sene da l’annunzio pubblicato sulsito dell’Innerwheel, nazionale edistrettuale, e sul sito del ClubRotariano padrino.“Cari Amici, sono veramentelieto di comunicarvi che ieripomeriggio 24 novembre 2010è stato fondato l’Inner WheelNapoli Castel dell’Ovo. In allega-to troverete le fotografie dellaemozionante cerimonia dellecandele che segna la nascita di

un nuovo club. Potrete ricono-scere insieme alla Chairman delDistretto 210 Inner Wheel,dott.ssa Cucca Alagna, che hapresieduto l’assemblea costitu-tiva, molte delle nostre Signoreche saranno le protagoniste diquesto sodalizio gemmato dalnostro Rotary. Con un pizzico diorgoglio e una punta di soddi-sfazione, a nome di tutto il Rota-ry Club Napoli Castel dell’Ovo,rivolgo gli auguri di un luminosofuturo al neonato Inner WheelNapoli Castel dell’Ovo!”

Il saluto del Presidente del Club PadrinoRotary Napoli Castel dell’Ovo

Pagina a cura dell’Inner Wheel Castel dell’Ovo

La cerimonia a casa Falconio

Le socie attente ascoltano

Un momento del Consiglio in casa D’Aniello

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Progetto Alto Rischio

di Ugo Oliviero

Le Commissioni “Punto Rotary e Pubblico Inte-resse del distretto 2100 hanno dedicato partedel Service per l’anno 2010-2011 al problemadell’abuso di alcol e delle tossicodipendenzegiovanili. Hanno, pertanto, attivato un Progettodal nome “ALTO RISCHIO”. (ALcohol, TOxicsubstances,Rotary International,SCHool, Insti-tutional Organizations) Queste le fasi: A) sceltadi Istituti di scuole secondarie superiori, ubi-cati nei territori del Distretto 2100 e contattocon i Presidi per autorizzare lo svolgimento delprogetto includendovi le classi terze, quarte equinte, frequentate da giovani di età fra i 16 ed i20 anni.Aquesti studenti è stato consegnato unquestionario anonimo per renderli consapevolidegli effetti del consumo di alcool e/o sostanzepsicotrope. B) giornate divulgative dedicatead incontri interattivi tra figure professionalifacenti parte dei Rotary e dei Rotaract con glistudenti prescelti. Nel corso di tutti gli incontrisono stati esposti i rischi dell’uso e/o abuso dialcool e di altre sostanze psicotrope in particola-re per quanto riguarda la sicurezza stradale. E’stato dimostrato come vari spot pubblicitariinducano in maniera più o meno manifesta alconsumo di alcool e/o di droghe da non assu-mere in situazioni che richiedono performancedi alta concentrazione. Nel piano del progetto siprevede di far realizzare ai ragazzi un cortome-traggio o uno spot finalizzato ad evocare emo-zioni positive sullo stato di sobrietà e a stigma-tizzare i comportamenti socialmente pericolosiindotti dalle droghe, in particolare di quelle cheprovocano apparente senso di benessere,aumento della sicurezza e della fiducia nelleproprie possibilità, ma deficit della capacità cri-tica e riduzione della sensazione di fatica fisica ementale.C) approntamento da parte dei ragazzidelle scuole coinvolte di uno spot od uncortometraggio da divulgare tra i ragazzistessi con le tipiche metodiche giovanili (sipensa ai telefonini ai blog, ai “social network”etc) o passa parola. D) tre manifestazioni aNapoli, ad Avellino ed Cosenza, dedicatealla illustrazione dei dati raccolti ed dei risul-

tati conseguiti dal progetto, con presenta-zione dei cortometraggi e gli spot realizzatidagli studenti e premi ai ragazzi propositori

ed esecutori del video.I questionari distribuiti interessano circa10000 studenti; la popolazione studentescaraggiunta è quelle delle città di Ischia, Poz-zuoli, Castellamare, Nola e poi di Napoli,Avellino, Caserta e Cosenza.Per il gruppo partenopeo il progetto è statoseguito da vari Club. Ciascuno ha adottatoda solo o insieme ad altri una scuola. Ilnostro Club, che ha avuto in Pasquale diCostanzo come responsabile di Progetto, siè associato ad altri quattro, quelli dei Presi-denti di cui alla foto.L’istituto prescelto per tutte le attività pro-gettuali è stato l’Istituto Tecnico StataleFermi che conta una popolazione studente-sca di circa 1300 alunni, con i quali sono statitenuti due incontri uno il giorno 13 gennaioper la distribuzione dei questionari e la rac-colta delle notizie ed un secondo nella gior-nata del 19 per la fase divulgativa ed infor-mativa.

L’Istituto Tecnico Industriale Fermi diNapoli di corso Malta 141 è un Istitutoprincipale di II grado che propone aglistudenti numerosi indirizzi di studio:chimico, elettrotecnico edautomazione, meccanica, progetto Ibiscostruzioni aeronautiche. Ha unapopolazione scolastica fatta di giovanie meno giovani, cioè non proprio in etàscolare, proveniente anche da comuniviciniori.

Nella foto uno degli incontri con gli studenti del-l’Its FERMI da sinistra Lalla Falconio del Club diPozzuoli, Ugo Oliviero delegato del distretto ecoordinatore referente del Progetto, il Preside del-l’IT Fermi Gennaro Mirabella che riceve il gagliar-detto dalle mani di Dino Falconio, Presidente delClub Castel dell’Ovo, Pier Francesco Valentini Pre-sidente del Flegreo, Pier Luigi Izzo Presidente diNapoli Nord e Biagio Vallefuoco Presidente di Castel Santelmo

di Valentino Valentini

Due dei progetti del RC Gruppo Parteno-peo sono il Punto Rotary in piazza del Car-mine e l’Alma Mater presso l’ospedalePausillipon. Sul primo progetto,già in faseoperativa avanzata, si può dire che grazieal RC Flegreo,capogruppo del progetto,aimedici di questo Club ed alla loro dedizio-ne continua si stanno avendo grandi risul-tati. Il numero degli interventi, visite e tera-pie, è in continuo aumento sia a favoredegli extracomunitari che di bisognosi ita-liani che gravitano in quella zona. Si conta-no circa 35 richieste al giorno. Si attende

un contributo ed un apporto più significa-tivo da parte dei medici degli altri Club perun decollo pieno e definitivo. L’altro pro-getto,Alma Mater,presso l’ospedale Pau-sillipon, è in fase di attuazione. Sono incorso di realizzazione le opere murarie diristrutturazione dei locali da adibire acamere per familiari di bambini degentiper patologie oncologiche in fase termina-le. Solo al completamento di queste operesi potranno fare delle previsioni sulla ope-ratività. E’ stato previsto per il prossimo 12Marzo un convegno sul tema che si terrànell’aula magna della ex Facoltà di Econo-mia e Commercio in via Partenope.Le foto saranno inserite nel prossimonumero

Progetti Alma Mater Pausillipone Punto Rotary

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Consiglio Direttivodel Rotary Club

���������Diomede (Dino)

Falconio

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e Stefano Daniele

�� ������Paolo Mallano

�� ���������������Federico D’Aniello

������Sergio Sangiovanni

���������Alessandro Lambiase

����� �����Roberto Cappabianca,

Mario Mustilli,

Maurizio Salvatori,

Maurizio Sica,

Gaetano Troncone

��������������������Federico D’Aniello

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La comunicazione serve

Dino mi ha chiesto pezzo sulla comunicazione che io penso ditradurre cosi. Forse non è a tutti noto che i Manuali del RotaryInternational pongono specifiche domande alla governance dei

Club intese a caratterizzare gli elementi che connotano i Club cosid-detti efficienti. Tra di esse figurano dappertutto: disponibilità di unsito, di una rivista di Club, ricorso a tutte le fonti multimediali dispo-nibili, rapporti con i media, con la stampa da utilizzare tutti quali stru-menti di diffusione delle informazioni sulle attività sociali. Ognuna diqueste fonti deve proporsi l’obiettivo di assolvere a più di uno scopo:circolazione delle notizie all’interno del club, del gruppo territoriale,del distretto e soprattutto attendere alla finalità ben più importaneche è quella di allargare la comunicazione delle attività rotariane allasocietà civile ed al territorio. Chi conosce le fonti disponibili e ha unabuona familiarità con il sito www.rotary.org, quando vi accede, hasottomano un mare interminabile di notizie senza fine, di ogni gene-re, di ogni formato, con ogni possibile caratterizzazione (per scopo,territorio, per iniziative, per finalità progettuali, per continenti etcetc). Naturalmente il panorama informativo ivi allocato non è dispo-nibile solo per i soci ma anche per tutti quelli che vi accedono vuoiper curiosità, vuoi per approfondimento o perché ivi condotti attra-verso link che, ad esempio, parlano della polio plus, del disastro diManila, di un evento rotariano che richiama l’attenzione, o perchéspinti, come spesso accade, per soddisfare le domande più banali sucosa è il rotary, su cosa fanno i rotariani e su quali sono i contenutidell’associazione. Partendo dalla considerazione sul valore dellacomunicazione che, peraltro, non è solo strumento per alzare la visi-bilità sul Rotary ma anche un mezzo che sollecita e genera l’impegnodei rotariani determinando un contratto sociale tra le parti, dentro efuori, e dal fatto che il Rotary vive nella società della informazione, siè ritenuto che l’investimento in media fosse fondamentale ed essen-

ziale per dotare il Club delle leve necessarie. Non voglio qui ripercor-rere le diverse tappe del processo, non sempre agevole, ma soloricordare che il sito di Club www.rotarynapolicasteldellovo.it, che è alsuo secondo anno di vita, ha richiesto una fase di sviluppo (il veroinvestimento delle idee sulle funzionalità), che il suo aggiornamentoimpone una pesante e sistematica attività di gestione, che l’attivitàeditoriale vede il notiziario pervenire al quinto numero, che il giorna-le genera sempre maggiori stimoli e contributi da parte di tutti, dive-nendo perciò sempre più ricco (anche il notiziario ha richiesto unasignificativa fase di ideazione realizzata con l’apporto di aziende delsettore), che sono stati raggiunti accordi con centri di diffusione dellenotizie degli eventi (comunicati stampa del Roma ed altri giornali),che si sta ricorrendo sempre più all’uso di media (lo scorso anno lacelebrazione del Rotary Day è stato, a cura del Club, diffuso su tutti isiti e sul nostro, mentre quest’anno il DVD sul processo alla CanzoneNapoletana, in formato cassetta, è stato anche allocato su You tube).Corre infine l’obbligo di segnalare che gradualmente si sta realizzan-do una raccolta di scritti sugli eventi e di immagini, attraverso i servi-zi fotografici del socio Siciliano, che aspetta di essere organizzata inun solo documento e/o in una unica collezione cosi da collegarla alvolume del primo quindicennio. Questa volta con un “plus”, come sidice in gergo: tutto in chiave digitale per essere messo in rete a dispo-sizione dei soci (è in parte quello che oggi già accade con il sito) e diquanti vogliono avvicinarsi al Rotary ed al Club. In questo percorsosiamo naturalmente in grande sintonia con le attività del distrettoche ha finalmente rivitalizzato il sito www.rotary2100.it, divenutocertamente uno dei migliori se non il migliore del panorama italiano,e che ha dato alle stampe una rivista che asseconda l’esigenza di unainformazione ricca e continua.

fda

L’incontro con il Governatore a Villa Diaman-te, in Via tasso, è stato un bel momentoassociativo. Tre Club Napoli Castel dell’Ovo,

Napoli sud Ovest e Pozzuoli si sono incontraticon Michelangelo Ambrosio che, in un clima digrande amicizie e cordialità, ha manifestato,dopo la verifica dei target progettuali ed operati-vi, tutta la sua soddisfazione ai presidenti ed atutti i convenuti.Le immagini parlano più di tanteparole. Era d’obbligo il saluto al decano del Clube del Gruppo Partenopeo Giovanni Lazzara(nella foto) che è stato premiato con la consegnadi uno stendardo che Ambrosio ha voluto poidonare in segno di apprezzamento anche ai sociAscione, per il progetto Salvagente per la vita, eD’aniello per l’attività spesa quale membro dicommissione del nuovo sito Web e di redazionedei contenuti delle pagine Rotary e Foundation.

fda

Incontro con il Governatore

Michelangelo Ambrosio e Giovanni Lazzara

I presidenti e il Governatore.

Il Presidente Dino Falconio saluta gli ospiti

Page 16: Il processo alla canzone napoletana

di Gianfranco Maglione

Avrete certamente già visto la diapositivache ritrae il prof. Sabin mentre somministrail suo vaccino antipolio ad un bambino. Ladidascalia spiega l’obiettivo dei rotariani -servire al di sopra dell’interesse personale.La vista di quella diapositiva mi ha fatto tor-nare in mente che nel lontano 1969 avevoavuto per caso la fortuna di trascorrere unamezza giornata con il prof. Sabin. Allora eroun giovane studente del politecnico e sociodel Rotaract - questa è la mia tessera gelosa-mente custodita-e mi chiamò un caro amicostudente di medicina che mi spiegò che ilprof. Sabin era ospite al Policlinico di Napoliper un ciclo di lezioni e aveva espresso ildesiderio di vedere la città dal mare. Poichéavevo a quel tempo una piccola imbarcazio-ne, potevo portarlo a fare un giro nel golfo?Detto fatto organizzai un bel giro per il pro-

fessor Sabin partendo da Pompei e finodavanti a Pozzuoli e gli feci un rapido escur-sus storico sull’eruzione del Vesuvio, l’arrivodi Plinio con la flotta romana, Capo Miseno,Cuma, la leggenda della Sibilla. Il prof. Sabinsi mostrò molto interessato e dimostrò unasincera curiosità e alla fine del giro, mi chie-se l’indirizzo. Tornato in America mi scrisseuna lettera e ricordo che sul foglio c’era illogo del Rotary, per ringraziarmi con grandemodestia del tempo che gli avevo dedicato eper le cose che gli avevo spiegato, dicendomiche nel periodo trascorso a Napoli avevapotuto insegnare agli studenti di medicinadel Policlinico e aveva potuto imparare tantecose da me sulla storia di Napoli. E’ stataveramente una occasione fortunata per meaver potuto incontrare 40 anni fa una perso-na cosi semplice e al contempo così specia-le. Rivedendo oggi la diapositiva del Prof.Sabin e considerando quanto il Rotary sta

facendo con il programma Polio Plus pensoche uno scienziato che riceve il premioNobel, che sceglie di non brevettare il suovaccino antipolio onde renderlo disponibile atutti ha centrato in pieno l’obiettivo Rotaria-no del Service Above Self e rappresenta ungrande esempio per tutti noi.

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PIL

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RO

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Service Above Self

Le vie d’azione del RotaryQueste in larga sintesi le note svolte daGuido De Cristoforo

Scopo del Rotary è incoraggiare e svilupparel’ideale del “servire” inteso come motore epropulsore di ogni attività; il suo motto uffi-ciale è: “servizio al di sopra di ogni interes-se personale” (“service above self”).Sin dal 1926 il “service” rotariano ha trovatoespressione in quattro vie d’azione cheinsieme costituiscono la pietra miliare sullaquale si basa l’attività dei club. A queste sene è aggiunta recentemente una Quinta,l’Azione per le Nuove Generazioni che haavuto la ufficialità nel Consiglio di Legislazio-ne dell’Aprile del 2010.1 - L’Azione Interna è l’impegno di ogni Rota-riano per contribuire al buon funzionamentodel suo Club. Elementi essenziali sono: Amici-zia, Disponibilità, Attitudini positive, Fiducia,Collaborazione. Ogni Club nasce e vive benese tutti i soci partecipano con piacere e sifanno coinvolgere con entusiasmo alla sua

vita e alle sue attività. 2 - L’Azione Professio-nale promuove l’osservanza di elevati principimorali nell’esercizio di ogni professione. È ilmodo in cui il Rotary incoraggia i Club e i sin-goli Rotariani all’applicazione pratica del-l’ideale del servire nell’espletamento di ogniprofessione. Comprende: Adesione a elevatiprincipi etici nella professione-lealtà nei rap-porti di ogni genere.;riconoscimento delladignità e del valore sociale di ogni occupazio-ne, disponibilità delle proprie capacità profes-sionali per contribuire ad affrontare i problemie i bisogni della comunità. 3 -L’Azione di Inte-resse Pubblico consente ai club di realizzareprogetti e attività che migliorano le condizionidi vita della comunità. Ha vari obiettivi: Il Pro-gresso Umano attraverso programmi di assi-stenza e aiuto a chi è in difficoltà --Contributoal miglioramento della Comunità Locale- Col-laborazione con altre organizzazioni nell’at-tuazione dei progetti di servizio.4 - L’Azione Internazionale include tutto ciòche un Rotariano può fare per promuovere la

tolleranza e la pace tra i popoli. L’obiettivo èespresso dal 4° punto dello Scopo del Rota-ry “Propagare comprensione reciproca”. 5 -L’Azione Nuove Generazioni - ovvero afavore dei Giovani (dal 28/4/2010) mira acontribuire alla preparazione delle NuoveGenerazioni (fino a 30 anni) ed a migliorarele loro capacità per un futuro migliore.

I principi sono contenuti e formalizzati nelmanuale di legislazione edizione 2010 dapag 101 a pag 115, negli Statuti Tipo (STRC5) e nei Regolamenti per la vita deiClub;ricordano ai soci le regole alle qualidevono richiamarsi nello svolgimento dellavicenda associativa, impongono unimperativo etico sociale e di organizzazione. I convenuti alla conviviale hannotestimoniato il loro apprezzamento a Guidoperché è sempre molto difficile svolgere unruolo educativo su materie delicate. Grazieper aver dato l’opportunità di riportare soloin sintesi i contenuti.

Continua nelle conviviali il progetto di formazione permanentedenominato pillole rotariane. Nelle conviviali dei mesi scorsi è stata

la volta di Gianfranco Maglione Past President anno 1999/2000 edi Guido De Cristoforo Past Presidente anno 2001/2002