il rapporto del pentagono sui cambiamenti climatici...

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IMMAGINARE L’IMPENSABILE i libri di Lo scenario di un improv- viso cambiamento clima- tico e le sue implicazioni per la sicurezza mondia- le analizzato dallo stato maggiore americano.Per la prima volta gli Usa fan- no i conti con i dati degli scienziati e si preparano alle guerre del XXI secolo per cibo,acqua ed energia IL RAPPORTO DEL PENTAGONO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI CHE BUSH VOLEVA TENERE SEGRETO SUPPLEMENTO AL N. 1 NUOVA SERIE MODUS VIVENDI • APRILE 2004 • sped. in abb. post. Comma 20 Lettera B Legge 662/96 • Filiale di Roma

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IMMAGINAREL’IMPENSABILE

i libri di

Lo scenario di un improv-viso cambiamento clima-tico e le sue implicazioniper la sicurezza mondia-le analizzato dallo statomaggiore americano.Perla prima volta gli Usa fan-no i conti con i dati degliscienziati e si preparanoalle guerre del XXI secoloper cibo,acqua ed energia

IL RAPPORTO DEL PENTAGONO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI CHE BUSH VOLEVA TENERE SEGRETO

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IL RAPPORTO DEL PENTAGONO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI CHE BUSH VOLEVA TENERE SEGRETO

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Supplemento a

mensile di scienza natura e stili di vitan. 1 nuova serie • Aprile 2004

Diretto da Marco Gisotti & Alberto ZocchiGarante del lettore Fulco PratesiRedazione: Stefania Marra (caporedattrice),Rosamaria Mutarelli, Silvia Perdichizzi,Gaetano PrisciantelliSegretaria di redazione Daniela Valenzi

Referenze fotografiche, cartografiche e illustrazioniL. Mondino (responsabile), Iberpress, M. Boccia,Panda Photo, Silca, Agenzia Sintesi, Olympia,Survival, Modus. Per tutte le immagini per le qualil’editore non sia pervenuto ai diretti titolari delcopyright, l’Editoriale Eco si dichiara disponibile a regolare eventuali legittime spettanze.

Progetto grafico, illustrazione, cartografia e impaginazioneSAGP srl, via Nomentana 175 00 161 RomaAd: Silvio CapponiImpaginazione: Cristina Povoledo

Stampa: Spedalgraf, via Scalo Tiburtino 1, Roma

Stampato su carta riciclata E.2000

Editore: Editoriale ECO società coop. giornalisticaarl, via Tommaso Campanella 41, 00195 RomaDirettore responsabile: Marco GisottiRegistrazione Tribunale di Roma n.296 del 10/05/1991

La redazione di Modus vivendiè in via XX Settembre, 4 – 00187 Roma,a disposizione dei lettori dal lunedì al venerdì,tel. 06.420452 fax 06.42045249e-mail: [email protected]

Concessionaria per la pubblicità: Tachus srl - c.so Francia, 216 - 00191 RomaTel. 06.36298597 - Fax 06.36381219

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I cambiamenti climatici rappresentano un serio rischio peril futuro del nostro pianeta. Il loro impatto avrà conseguenze sul-l’ambiente e sulla biodiversità, modificando radicalmente inte-re regioni della Terra. Lo stile di vita di moltissime popolazionisarà profondamente modificato. Il Rapporto del Pentagono Loscenario di un improvviso cambiamento climatico e le sue impli-cazioni per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, reso noto daThe Observera fine febbraio, si preoccupa di quest’ultimo aspet-to, non tanto per spirito altruistico ma per studiare quali potran-no essere le misure di difesa nazionale necessarie a contrastareil prevedibile afflusso di decine di milioni di rifugiati ambientalie assicurare una egoistica sopravvivenza agli USA.

Gli scenari che il Pentagono propone appartengono allafantapolitica, con l’Europa affannata a contrastare i fenomeni diemigrazione dalla Scandinavia e dagli altri paesi settentrionaliin cerca di climi più miti, e quelli di immigrazione dai paesi piùduramente colpiti dell’Africa e delle regioni calde a est. Gli Sta-ti Uniti, in questo quadro, si chiuderanno a riccio per difenderele proprie risorse e garantire,cibo,acqua ed energia alla propriapopolazione. La Cina, dal canto suo, devastata da carestie e lot-te interne, cercherà un dialogo con la Russia o altri paesi a occi-dente alla ricerca di risorse energetiche. Lo scenario è quello diun mondo ridotto alla fame e sull’orlo di decine di conflitti in ogniparte del globo (conflitti che non farebbero che aggravare le con-dizioni di povertà) con diverse nazioni che, nei prossimi trent’an-ni, si doteranno, per difesa o per offesa, di testate nucleari.

Il Rapporto è stato commissionato dal potente consigliereper la difesa del Pentagono Andrew Marshall, che ha avuto unaconsiderevole influenza sulla politica militare statunitense negli

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Il rapporto del Pentagono sul clima ◗◗

Premessa all’edizione italiana

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ultimi trent’anni; gli autori sono Peter Schawartz, consulentedella Cia, e Doug Randall della Global Business Network, consede in California. Non si tratta, dunque, di un documento scien-tifico, del tipo di quelli redatti dall’Intergovernanmental Panelon Climate Change (IPCC), più volte messi in discussione dallostesso governo statunitense, ma di dati e prospettive che nasco-no in seno alla stanza dei bottoni americana.

A leggere le pagine del Rapporto (che non hanno la strut-tura di un lavoro scientifico: mancano i metodi di lavoro, le ela-borazioni di base, perfino una bibliografia) si rimanere colpitidalle previsioni geopolitiche che il Pentagono azzarda, che han-no un impressionante impatto immaginifico, forse il valore prin-cipale del lavoro. L’altra novità è l’assunzione da parte del Pen-tagono che il cambiamento climatico non sia una “possibilità”ma un processo in atto che vedrà probabilmente un improvvisopeggioramento. E impressionano le soluzioni:opere di geo-inge-gneria, manipolazioni del clima globale attarverso l’immissionedi determinati gas nell’atmosfera,piuttosto che affrontare e risol-vere un problema in gran parte provocato proprio dall’inefficien-za del consumo energetico degli Stati Uniti. Sintomo, tutto ciò,che l’America di Bush comincia a prendere sul serio i cambia-menti climatici, ma per la quale è forse ancora troppo presto percapire come intervenire davvero.

La conseguenza logica di quanto affermato nel Rapportosembra essere l’alternativa tra un disastro ecologico globale –uno scenario che è sempre meno fantascienza e sempre più attua-lità – e un impegno concreto e rapidissimo per invertire i proces-si in corso. Impegno che però sembra essere sempre più in ritar-do e lontano dalle logiche dell’attuale amministrazione USA.

6 Immaginare l’impensabile ◗◗

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Il rapporto del Pentagono sul clima ◗◗

Lo scenario di un improvviso cambiamento climatico e le sue implicazioni per la sicurezzanazionale degli Stati Uniti

di Peter Schwartz e Doug Randall

OTTOBRE 2003

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Immaginare l’impensabile

L’obiettivo di questo rapporto è di immaginare l’impensa-bile, di andare oltre i limiti delle attuali ricerche sul cambiamen-to climatico,per poter comprendere meglio le implicazioni poten-ziali sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Abbiamo intervistato scienziati esperti del cambiamentoclimatico, condotto ulteriori ricerche e rivisitato con questi esper-ti le diverse possibilità dello scenario. Gli scienziati sostengonoquesto progetto ma avvertono che lo scenario descritto deve esse-re considerato estremo in due aspetti fondamentali. Primo, essisuggeriscono che gli eventi che delineiamo si verificherebberocon maggiore probabilità solo in alcune regioni, piuttosto cheessere diffusi a livello globale. Secondo, che la portata dell’e-vento può essere considerevolmente minore.

Abbiamo delineato uno scenario di cambiamento climati-co che, sebbene non sia il più probabile, è plausibile e minacce-rebbe la sicurezza nazionale degli Stati Uniti in un modo chedovrebbe essere immediatamente preso in considerazione.

Sommario

Esistono prove importanti che indicano che durante il XXIsecolo si verificherà un significativo riscaldamento globale. Datoche i cambiamenti sino ad ora avvenuti sono stati graduali, e si ipo-tizza che avverranno gradualmente anche in futuro, gli effetti delriscaldamento globale sono potenzialmente gestibili dalla mag-gior parte delle nazioni. Studi recenti tuttavia suggeriscono cheesiste una possibilità che tale riscaldamento globale graduale pos-sa condurre ad un rallentamento relativamente improvviso delle

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Il rapporto del Pentagono sul clima ◗◗

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correnti convettive termoaline (1) che può condurre a condizioni cli-matiche caratterizzate da inverni più rigidi, con una marcata ridu-zione dell’umidità del suolo e una maggiore intensità dei venti inalcune regioni che, attualmente, forniscono una parte significati-va della produzione alimentare mondiale. Una preparazione insuf-ficiente rispetto a tali eventi potrebbe provocare una diminuzioneimportante della capacità portante del pianeta Terra per l’uomo.

La ricerca evidenzia che, una volta che la temperatura supe-ri una certa soglia, si possono verificare condizioni climaticheavverse in modo relativamente improvviso, con cambiamentipersistenti nella circolazione atmosferica tali da provocare inalcune regioni diminuzioni di 2,5-5 gradi centigradi in soli die-ci anni. Studi paleoclimatici suggeriscono che l’alterazione deimodelli climatici potrebbe durare fino ad un secolo, come è suc-cesso 8.200 anni fa, quando le correnti convettive oceaniche sonostate profondamente alterate, oppure, in un’ipotesi estrema, pos-sano durare fino a 1.000 anni, come è avvenuto durante il Dryasrecente, iniziato circa 12.700 anni fa.

In questo rapporto, in alternativa ai più consueti scenari diriscaldamento climatico, ne delineiamo uno relativo a un improv-viso cambiamento climatico simile a quello verificatosi circa 8.200anni fa e durato 100 anni, caratterizzato dalle seguenti condizioni:

� temperature medie annuali scese fino a 2,5 gradi centigra-di in Asia e nord America e a 3 gradi nel nord d’Europa;

� un aumento delle temperature medie annuali fino a 2 gra-di centigradi in alcune aree in Australia, Sud America esud Africa;

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(1) Le correnti marine determinate dalla variazione di temperatura e salinità tra strati d’acquadifferenti (ndt)

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� una siccità che persiste per gran parte del decennio nel-le regioni agricole e di serbatoio idrico critiche per lemaggiori concentrazioni di popolazione in Europa e NordAmerica orientale;

� tempeste invernali e rinforzo dei venti che amplificanol’impatto dei cambiamenti, con un aumento dei venti inEuropa occidentale e nel Pacifico settentrionale.

Il rapporto indaga come uno scenario di cambiamento cli-matico improvviso potrebbe potenzialmente destabilizzare lasituazione geo-politica, portando a schermaglie, conflitti e per-sino a guerre causate dalla limitazione di risorse, quali:

� carenza di cibo dovuta ad una diminuzione della produ-zione agricola globale netta;

� diminuzione della disponibilità e della qualità dell’acquapotabile nelle regioni chiave, a causa di un cambiamen-to dei modelli di precipitazione, che provocano con mag-giore frequenza fenomeni di inondazione e di siccità;

� difficoltà di accesso alle risorse energetiche dovuta adestese formazioni di ghiaccio marino e a tempeste.

La diminuzione della capacità portante globale e localepotrebbe far aumentare le tensioni nel mondo, inducendo a duestrategie fondamentali: difensiva ed offensiva. Le nazioni chedispongono di risorse per farlo potrebbero erigere delle difesevirtuali intorno ai loro confini, conservando le risorse di cui dispon-gono per se stesse. Nazioni meno fortunate, specialmente quel-le con antiche tensioni con i loro vicini, potrebbero iniziare a lot-tare per l’accesso al cibo, all’acqua e all’energia. Si potrebberoformare delle alleanze inconsuete, spinte dal cambiamento del-

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le priorità di difesa, con l’obiettivo di ottenere risorse per la soprav-vivenza piuttosto che difendere la religione, l’ideologia oppurel’onore nazionale.

Questo scenario pone nuove sfide agli Stati Uniti e sugge-risce diversi passi da intraprendere:

�migliorare i modelli climatici di previsione per permet-tere l’analisi di uno spettro più ampio di scenari e di anti-cipare come e dove i cambiamenti potrebbero avvenire;

�mettere assieme modelli di previsione dei potenzialiimpatti di un improvviso cambiamento climatico permigliorare le proiezioni su come il clima potrebbe influen-zare cibo, acqua ed energia;

� creare degli indicatori di vulnerabilità per prevedere qua-li paesi possano essere maggiormente vulnerabili al cam-biamento climatico e, perciò, possano materialmentecontribuire ad un mondo sempre più conflittuale e poten-zialmente violento;

� identificare strategie definitive, ad esempio per il miglio-ramento della gestione dell’acqua;

� testare delle risposte di adattamento;

� indagare le implicazioni a livello locale;

� indagare le possibilità di geo-ingegneria per il controllodel clima.

Esistono attualmente alcune indicazioni che il riscalda-mento globale abbia raggiunto la soglia oltre la quale la circola-zione termoalina potrebbe iniziare a subire un impatto significa-tivo. Tra queste indicazioni ci sono le osservazioni relative a un

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raffreddamento sempre maggiore dell’Atlantico settentrionale,dovuto allo scioglimento dei ghiacciai, ad un aumento delle pre-cipitazioni e ad un afflusso di acqua dolce che lo ha reso notevol-mente meno salato nel corso degli ultimi 40 anni.

Questo rapporto suggerisce che a causa delle conseguen-ze potenzialmente devastanti, il rischio di un cambiamento cli-matico improvviso, nonostante sia incerto e con buone probabi-lità di portata limitata, debba essere portato oltre il dibattito scien-tifico fino ad essere considerato nella discussione sulla sicurez-za nazionale degli Stati Uniti.

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Il rapporto del Pentagono sul clima ◗◗

Cambiamentoclimatico

FreddoSecco

Tempeste

Riduzione dellacapacità portante

CiboAcquaEnergia

Implicazioniper la sicurezza

nazionale

Gestione dei confini

Conflitto globaleSofferenza economica

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Lo scenario di un improvviso cambiamento climaticoe le sue implicazioni per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti

QUANDO LA MAGGIOR PARTE delle persone pensa al cambiamento cli-matico immagina un aumento graduale della temperatura, – esolo a cambiamenti marginali di altre condizioni climatiche –che continua indefinitamente o che potrebbe stabilizzarsi in qual-che momento del futuro. La convinzione comune è che la civi-lizzazione moderna potrà adattarsi a qualsiasi condizione meteo-rologica e che il ritmo del cambiamento climatico non andràoltre la capacità di adattamento della società, oppure che i nostrisforzi, come quelli relativi al protocollo di Kyoto, saranno suf-ficienti a mitigarne gli impatti. L’IPCC sostiene la visione che laminaccia di un cambiamento climatico graduale ed il suo impat-to sulle disponibilità di cibo e di altre risorse importanti per l’uo-mo non sarà così grave da creare minacce alla sicurezza. Gli otti-misti affermano che i benefici dell’innovazione tecnologicasaranno capaci di contrastare gli effetti negativi del cambiamen-to climatico.

La visione di un futuro graduale cambiamento climaticoimplica che l’agricoltura continuerà a prosperare e che le stagio-ni di produzione si allungheranno. L’Europa settentrionale, laRussia ed il Nord America avranno una prospera attività agrico-la mentre l’Europa meridionale, l’Africa e l’America centrale emeridionale soffriranno per un aumento della siccità e della tem-peratura, per la carenza di acqua e per una riduzione della produ-zione. In generale, in molti scenari climatici tipici, la produzio-ne alimentare globale aumenterà. Questa visione del cambiamen-to climatico può essere una pericolosa illusione, dato che stiamoaffrontando in tutto il mondo un numero sempre maggiore di disa-stri legati alle condizioni meteorologiche: uragani, monsoni,inondazioni e siccità.

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Gli eventi collegati alle condizioni meteorologiche hannoun impatto enorme sulla società, dato che influenzano la disponi-bilità di cibo, le condizioni di vita nelle città e nelle comunità e l’ac-cesso all’acqua potabile e all’energia. Ad esempio un recente rap-porto del Climate Action Network australiano prevede che il cam-biamento climatico ridurrà le precipitazioni tanto da provocare unadiminuzione del 15 per cento della produzione di foraggio. Que-sto, a sua volta, potrebbe portare ad una riduzione del 12 per cen-to del peso medio dei bovini, riducendo in modo significativo ladisponibilità di carne. In queste condizioni si prevede una diminu-zione del 30 per cento della produzione di latte ed un aumento del-la probabilità di diffusione di nuovi parassiti delle produzioni orto-frutticole. Inoltre, si prevede che ciò farà diminuire del 10 per cen-to la disponibilità di acqua potabile. Cambiamenti di questo gene-re potrebbero avvenire in diverse regioni importanti per la produ-zione alimentare nel mondo,nello stesso periodo,entro i prossimi15-30 anni,minando l’idea che la capacità della società di adattar-si renderà il cambiamento climatico gestibile.

Considerato che attualmente oltre 400 milioni di personevivono in aree aride, subtropicali, spesso sovrappopolate e pove-re, il cambiamento climatico e gli effetti ad esso collegati mettea rischio la stabilità sociale, economica e politica. Nelle regionimeno prospere, dove i paesi non dispongono delle risorse e del-le capacità necessarie per adattarsi rapidamente a condizioni piùsevere, il problema sarà molto probabilmente amplificato. Peralcuni paesi potrebbe diventare una sfida tale da provocare emi-grazioni di massa, alla ricerca disperata di condizioni di vitamigliori in aree, come gli Stati Uniti, che dispongono delle risor-se necessarie per adattarsi.

Lo scenario più diffuso di un riscaldamento graduale delclima potrebbe causare effetti come quelli descritti sopra. Di con-seguenza un numero sempre maggiore di economisti, ammini-

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stratori e politici si sta occupando delle tendenze in atto e sta lavo-rando per limitare le influenze dell’uomo sul clima. Ma questisforzi possono essere insufficienti o non essere attuati con lanecessaria tempestività.

Studi recenti suggeriscono la possibilità che, piuttosto chedecenni o secoli di riscaldamento graduale, si stia verificando inrealtà uno scenario climatico più disastroso. Questo è il motivoper il quale il GBN sta lavorando con l’OSD per sviluppare unoscenario plausibile di un cambiamento climatico improvviso chepossa essere utilizzato per esplorarne le implicazioni sulla dispo-nibilità di cibo, salute e malattie, commercio e scambio e le loroconseguenze per la sicurezza nazionale.

Mentre i futuri schemi meteorologici ed i dettagli specifi-ci di un cambiamento climatico improvviso non possano essereprevisti con precisione, la storia attuale del cambiamento clima-tico fornisce alcune utili indicazioni. Il nostro obiettivo è sem-plicemente quello di dipingere uno scenario plausibile, simile aduno già verificato nell’esperienza dell’uomo, per il quale vi sia-no prove ragionevoli, in modo tale da poter esplorare le implica-zioni potenziali per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Creare lo scenario: rivedere la storia

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Dryas Łrecente

Evento di 8.200 anni fa

Era (migliaia di anni)

Periodo della guerra medievale

Piccola era glaciale

Il grafico sopra riportato, derivato da campionamenti di una carota di ghiaccio inGroenlandia, mostra una tendenza storica per regioni particolari a sperimentareperiodi di improvviso raffreddamento all’interno di periodi di riscaldamento gene-rale. (2)

(2) R.B. Alley, da The Two Mile Time Machine, 2000.

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Il raffreddamento di 8.200 anni fa

Lo scenario di cambiamento climatico delineato in que-sto rapporto è modellato su un evento climatico durato un seco-lo che l’analisi dei carotaggi nel ghiaccio della Groenlandiaindica essere avvenuto 8.200 anni fa. Subito dopo un lungoperiodo di riscaldamento, molto simile alla fase nella quale citroviamo oggi, si è verificato un improvviso raffreddamento.Le temperature medie della Groenlandia scesero di circa 2,5gradi centigradi e diminuzioni di temperatura di questa porta-ta si sono verificate probabilmente in tutta la regione nord atlan-tica. Durante tale evento in Europa e in alcune altre aree unaserie di inverni severi provocò un avanzamento dei ghiacciai,il congelamento dei fiumi ed una diminuzione della produtti-vità dei terreni agricoli. Prove scientifiche suggeriscono chequesto evento è stato associato a (e forse provocato da) un col-lasso delle correnti convettive oceaniche dopo un periodo digraduale riscaldamento.

I risultati dei carotaggi e dell’analisi delle dinamiche deglioceani suggeriscono che durante gli ultimi 730.000 anni posso-no essersi verificati fino a otto episodi di rapido raffreddamento.Si ritiene che la probabile causa di questi cambiamenti climati-ci sia stata una forte riduzione delle correnti convettive oceani-che, un fenomeno che potrebbe essere oggi all’orizzonte.

Il Dryas recente

Circa 12.700 anni fa, anche in questo caso apparentemen-te associato ad una forte alterazione della circolazione termoali-na, in Groenlandia si è verificato un raffreddamento di circa 13gradi centigradi ed un sostanziale cambiamento in tutta la regio-ne nord atlantica, un fenomeno durato 1.300 anni. La caratteri-stica notevole dell’evento del Dryas recente è stata la serie di

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diminuzioni a cadenza decennale di circa 2 gradi e mezzo, segui-ta da una condizione fredda e secca durata più di mille anni. Que-sto evento ebbe un effetto enorme sugli oceani e sulle terre emer-se che delimitano l’Europa (gli iceberg raggiungevano le costedel Portogallo) e l’impatto oggi sarebbe ancora maggiore, per lanostra società densamente popolata.

La piccola era glaciale

All’inizio del XIV secolo la regione del nord Atlantico èstata colpita da un raffreddamento che è durato fino alla metàdel XIX secolo. Questo evento potrebbe essere stato causato daun forte rallentamento delle correnti oceaniche, anche se è opi-nione comune che a scatenare tali cambiamenti climatici potreb-bero aver contribuito la riduzione dell’irraggiamento solare e/ole eruzioni vulcaniche. Questo periodo, spesso chiamato pic-cola era glaciale, durato dal 1300 al 1850, ha portato inverniseveri, improvvisi cambiamenti climatici e forti impatti su agri-coltura, economia e politica in tutta Europa. Il periodo è statosegnato da continui fallimenti dei raccolti, carestie, malattie emigrazioni delle popolazioni, forse avvertiti più drammatica-mente dai norvegesi, i Vichinghi, che abitavano l’Islanda e, piùtardi, la Groenlandia. Le formazioni di ghiaccio impedirono aimercanti di attraccare con le loro navi e ai pescatori di gettarele reti per interni inverni lungo le coste della Groenlandia. Gliagricoltori furono obbligati ad uccidere il loro bestiame, denu-trito a causa della carenza di cibo. Senza pesce, vegetali o cerea-li non c’era abbastanza cibo per nutrire la popolazione. La care-stia, causata in parte da condizioni climatiche più severe, è notaper aver provocato decine di migliaia di vittime solo tra il 1315e il 1319. Il generale raffreddamento, inoltre, sembra abbia spin-to i Vichinghi fuori dalla Groenlandia e, secondo alcuni, avreb-be contribuito alla scomparsa di questa società. Sebbene le cri-

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si climatiche note come piccola era glaciale non siano le soleresponsabili della scomparsa di questa civiltà, è innegabile cheesse abbiano avuto un forte impatto. Ciò è avvenuto meno di175 anni dopo che un milione di persone morì a causa della care-stia per la perdita dei raccolti di patate in Irlanda, parzialmen-te indotta dal cambiamento climatico.

Lo scenario del cambiamento climatico per il futuro

Gli esempi sopra descritti di improvvisi cambiamenti cli-matici fanno pensare che è prudente considerare come plausibi-le uno scenario di improvviso cambiamento climatico anche peril futuro, specialmente se si tiene conto dei recenti studi scienti-fici che suggeriscono che potremmo essere sulla soglia di un even-to simile. Lo scenario futuro che abbiamo costruito è basato sul-la dinamica di un evento avvenuto 8.200 anni fa, molto più cal-do e breve rispetto al Dryas recente ma molto più severo in con-fronto alla Piccola Era Glaciale. Questo scenario aiuta a com-prendere quali parti del globo saranno probabilmente più raffred-date, colpite da siccità e più ventose. Ricerche approfondite potreb-bero aiutare a rifinire questa ipotesi ma non esistono, sulla basedei modelli attuali, sistemi per confermarla.

Piuttosto che prevedere come il cambiamento climaticoavverrà, il nostro intento è quello di enfatizzare l’impatto chepotrebbe avere sulla società nel caso fossimo impreparati adaffrontarlo. Quando descriviamo le condizioni climatiche e leloro implicazioni, il nostro obiettivo è di promuovere una discus-sione strategica, piuttosto che di prevedere accuratamente ciòche potrà avvenire. Anche i più raffinati modelli non possono pre-dire nel dettaglio come avverrà il cambiamento climatico, quali

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regioni saranno colpite e in che modo i governi e le società potreb-bero rispondere. Sembra comunque che ci sia un generale accor-do della comunità scientifica sul fatto che un caso estremo comequello sotto descritto è plausibile. Molti scienziati considerereb-bero questo scenario come estremo sia per la rapidità con il qua-le si svilupperebbe che per la dimensione e la diffusione genera-le che avrebbe. Ma la storia ci dice che qualche volta i casi estre-mi avvengono, esistono prove che esso possa avvenire e il lavo-ro del DOD è di prendere in considerazione questo scenario.

Bisogna considerare che la durata di questo evento potreb-be essere di una decina, di centinaia o di migliaia di anni e chepotrebbe iniziare quest’anno o tra molti anni. Nello scenario dicambiamento climatico qui proposto consideriamo un periododi graduale riscaldamento che porta al 2010 e che poi caratte-rizza il decennio seguente quando, come nell’evento di 8.200anni fa, si presume avverrà un riscaldamento improvviso delclima.

Riscaldamento fino al 2010

Dopo il secolo di riscaldamento più rapido sperimentatodalla civiltà moderna, i primi 10 anni del XXI secolo vedonoun’accelerazione del fenomeno, la temperatura media globaleaumenta di 0,25 gradi centigradi ogni dieci anni e addirittura di1 grado centigrado ogni dieci anni nelle regioni maggiormen-te colpite. Questi cambiamenti di temperatura sarebbero diver-si sia tra le regioni che tra le stagioni in tutto il globo, con pic-cole variazioni locali. Quello che sarebbe chiaro è che il piane-ta sta continuando la tendenza al riscaldamento della fine delXX secolo.

La maggior parte del Nord America, dell’Europa e di partidel Sud America registra il 30 per cento in più di giornate con tem-perature massime superiori ai 45 gradi centigradi rispetto ad un

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secolo fa, con molti meno giorni sotto lo zero. Oltre al riscalda-mento si verificano eventi meteorologici imprevedibili: più inon-dazioni, in particolare nelle regioni montuose, e siccità prolunga-te nelle aree di coltivazione dei cereali e di agricoltura costiera. Ingenerale il cambiamento climatico si tramuta in un disagio eco-nomico che si verifica in genere su aree localizzate, quando tem-peste, siccità ed eccessi di calore colpiscono l’agricoltura e le altreattività che dipendono dal clima (per esempio in Francia un mag-gior numero di medici resta in servizio in agosto). Lo schemameteorologico tuttavia non è ancora così grave o diffuso da minac-ciare una società globalmente interconnessa o la sicurezza nazio-nale degli Stati Uniti.

Come il processo di riscaldamento si autoalimenta

Durante il XX secolo e fino ai primi anni 2000, con l’au-mento della temperatura, si verifica un potente meccanismo diauto-alimentazione, che accelera il riscaldamento da 0,1 gradicentigradi a 0,4 gradi l’anno e, alla fine, a 0,5 gradi in alcunelocalità. Con il riscaldamento della superficie terrestre, il cicloidrologico (evaporazione, precipitazione e deflusso superficia-le) accelera, provocando un ulteriore aumento delle tempera-ture. Il vapore acqueo, il più potente gas a effetto serra natura-le, cattura il calore in eccesso e fa aumentare la temperaturamedia dell’aria al suolo. Con l’aumento dell’evaporazione, letemperature più alte al suolo provocano il disseccamento nel-le foreste, dei pascoli e dei terreni agricoli. Quando gli alberimuoiono e bruciano, le foreste assorbono meno anidride car-bonica contribuendo ancora una volta ad un aumento della tem-peratura dell’aria al suolo e ad incontrollabili incendi foresta-li. Temperatura più alte, inoltre, sciolgono la neve sulle monta-gne, nei campi aperti e nella tundra ed il permafrost nelle areeforestali delle fasce climatiche fredde. Quando il suolo assor-

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be maggiormente i raggi solari e li riflette meno la temperatu-ra aumenta ancora di più.

Dal 2005 l’impatto climatico di questi avvenimenti vienepercepito più intensamente in alcune regioni del mondo. Tempe-ste più forti e tifoni provocano mareggiate più violente e inonda-zioni nelle isole poco elevate, come Tarawa e Tuvalu (vicino allaNuova Zelanda). Nel 2007, in Olanda una tempesta particolar-mente forte fa passare l’acqua dell’oceano oltre gli argini, ren-dendo invivibili alcune città costiere come l’Aia. Il cedimentodegli argini del delta del fiume Sacramento, nella valle centraledella California, crea un mare interno e distrugge il sistema diacquedotti che trasporta l’acqua dal nord al sud della California:l’acqua salata non può più essere mantenuta fuori dell’area duran-te la stagione secca. Lo scioglimento dei ghiacciai himalayaniaccelera, spingendo alcuni popoli tibetani a spostarsi. Il ghiac-cio galleggiante nel mare artico, che ha già perso il 40 per centodella sua massa dal 1970 al 2003, scompare quasi completamen-te entro il 2010. Con lo scioglimento del ghiaccio, il livello delmare si innalza e, con l’aumento della superficie marina, duran-te l’inverno le onde oceaniche aumentano la loro intensità dan-neggiando le città costiere. Inoltre, milioni di persone vengonomesse a rischio da inondazioni in tutto il mondo (circa 4 volte ilivelli del 2003). Anche la pesca subisce dei danni ed aumenta-no le tensioni per i diritti di pesca, perché il cambiamento dellatemperatura dell’acqua fa migrare il pesce verso nuove località.

Ognuno di questi disastri locali ha un impatto sulle aree cir-costanti, dove risorse naturali, umane ed economiche vengonosfruttate per favorire il recupero delle zone danneggiate. Il pro-cesso di autoalimentazione e l’accelerazione del riscaldamentoinizia ad attivare delle conseguenze che prima non erano imma-ginabili, i disastri naturali si verificano sia nei paesi sviluppatiche in quelli meno sviluppati. Gli impatti però sono maggiori nei

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paesi in via di sviluppo, con minori potenzialità di recupero e chenon hanno, nel loro sistema sociale, economico ed agricolo, lacapacità di assorbire il cambiamento.

Lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandiaè maggiore delle precipitazioni nevose che riceve. L’afflussodi acqua dolce sempre maggiore, dovuto alle precipitazioni allealte latitudini, aumenta il raffreddamento delle acque dell’At-lantico settentrionale e dei mari tra la Groenlandia e l’Europa.La minore densità di queste acque raffreddate a sua volta è lapremessa per un brusco rallentamento del sistema di circola-zione termoalino.

Il periodo dal 2010 al 2020

Il collasso della circolazione termoalina

Dopo circa 60 anni di lento raffreddamento, nel 2010 ini-zia il collasso della circolazione termoalina che modifica il cli-ma temperato dell’Europa, sostenuto dai caldi flussi della cor-rente del Golfo (il ramo nord Atlantico della corrente termoa-lina globale). Gli schemi della circolazione oceanica cambia-no, portando una minore quantità di acqua calda verso nord eprovocando un immediato cambiamento nelle condizioni meteo-rologiche in Europa settentrionale e nel nord America orienta-le. L’Atlantico settentrionale continua ad essere interessato dal-l’acqua dolce che proviene dai ghiacciai in via di scioglimen-to, dalla calotta di ghiaccio della Groenlandia e, forse, dall’au-mento delle piogge. Decenni di riscaldamento alle alte latitu-dini provocano un aumento delle precipitazioni e portano acquadolce nelle acque dense e salate nel nord, che invece è normal-mente interessato dalle acque più salate e più calde della cor-rente del Golfo. Nell’estremo Atlantico settentrionale questamassiccia corrente di acqua calda non arriva più. L’effetto cli-matico immediato si manifesta con temperature più fredde in

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Europa e in gran parte dell’emisfero settentrionale e una dram-matica diminuzione delle piogge in molte aree popolate e agri-cole. Tuttavia gli effetti del collasso saranno percepiti a sbalzi,dato che lo schema meteorologico tradizionale riemerge con-tinuamente, solo per essere nuovamente sovvertito, per tutto undecennio.

Il drammatico rallentamento della circolazione termoa-lina è stato previsto da alcuni oceanografi ma gli Stati Uniti nonsono sufficientemente preparati per affrontare i suoi effetti, lasua evoluzione temporale e la sua intensità. I modelli compu-terizzati dei sistemi oceanici e climatici, nonostante siano sta-ti migliorati, non sono capaci di produrre informazioni suffi-cientemente accurate e coerenti, utili per gli amministratori.Con il cambiamento degli schemi meteorologici negli anni cheseguono il collasso, non è chiaro che tipo di condizioni meteo-rologiche porteranno gli anni a venire. Alcune previsioni sosten-gono che il raffreddamento e la siccità sono vicini al termine,mentre altre prevedono una nuova era glaciale o una siccità glo-bale, lasciando gli amministratori ed il pubblico incerti su quel-lo che sarà il clima e su ciò che si dovrà fare. Si tratterà soltan-to di un episodio di lieve importanza o invece di un cambiamen-to fondamentale del clima terrestre, tale da richiedere una rispo-sta forte ed urgente da parte dell’uomo?

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Condizioni più fredde, più secche, più ventose per le areecontinentali dell’emisfero settentrionale

Il bollettino meteorologico: 2010-2020

� La siccità persiste per tutto il decennio nelle regio-ni agricole critiche ed nelle aree attorno ai più impor-tanti centri abitati in Europa e nel nord Americaorientale.

� Le temperature medie annuali scendono fino a 2,5gradi centigradi in Asia e in nord America e fino e3 gradi centigradi in Europa.

� La temperatura aumenta fino a 2 gradi centigradi inalcune aree dell’Australia, Sud America e Africameridionale.

� Le tempeste invernali ed i venti si intensificano,amplificando l’impatto dei cambiamenti. I ventioccidentali si rinforzano in Europa occidentale enel Pacifico settentrionale.

Negli anni dal 2010 al 2020, la temperatura media dimi-nuisce in tutta l’Europa settentrionale, fino ad un massimo di 3gradi centigradi in dieci anni. La piovosità media annuale dellaregione diminuisce di circa il 30 per cento mentre i venti sono dicirca il 15 per cento più forti. Le condizioni climatiche sono piùsevere nelle regioni continentali interne dell’Asia settentrionalee del nord America.

In queste aree, con la persistente riduzione delle precipita-zioni, i laghi si prosciugano, la portata dei fiumi diminuisce e ladisponibilità di acqua dolce diminuisce in modo determinante.Le mega-siccità iniziano in alcune regioni della Cina meridiona-le e dell’Europa settentrionale attorno al 2010 e durano per tutto

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il decennio. Allo stesso tempo, aree che erano relativamente sec-che negli ultimi decenni vedono anni di piogge torrenziali e allu-vioni fluviali.

Nel nord Atlantico e in Asia settentrionale, nonostante isuoi effetti si protraggano attraverso tutte le stagioni, il raffred-damento è più pronunciato nel cuore dell’inverno – dicembre,gennaio, febbraio –, sempre più intenso e meno prevedibile. Conl’accumulo di neve nelle regioni montane il raffreddamento siprotrae fino all’estate. Inoltre la velocità del vento aumenta conuna localizzazione della circolazione atmosferica.

Anche se l’alterazione degli schemi meteorologici interes-sa tutto il globo, all’inizio gli effetti sono molto più pronunciatiin Europa settentrionale, durante i primi cinque anni dal collas-so della circolazione termoalina. Con la seconda metà del decen-nio, condizioni più fredde e più severe si diffondono fino all’Eu-ropa meridionale, in tutto il nord America ed oltre. Il nord Euro-pa si raffredda ulteriormente con la maggiore permanenza delghiaccio marino nell’oceano Atlantico settentrionale, che creaun ulteriore raffreddamento ed estende il periodo di temperatu-re invernali. I venti si intensificano a causa del maggiore gradien-te di temperatura tra polo ed equatore. Il vento freddo che soffiaattraverso il continente europeo provoca condizioni particolar-mente severe per l’agricoltura. La combinazione di vento e sic-cità provoca diffuse tempeste di sabbia e perdita di suolo.

I segni di un riscaldamento progressivo appaiono nelle areepiù meridionali dell’oceano Atlantico ma la siccità non si inter-rompe. Entro la fine del decennio il clima dell’Europa è più simi-le a quello della Siberia.

Uno scenario alternativo per l’emisfero meridionale

Le dinamiche che caratterizzano l’emisfero meridionalenon sono chiare come quelle dell’emisfero settentrionale, soprat-

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tutto a causa della ridotta disponibilità di dati paleoclimatici. Imodelli meteorologici nelle regioni chiave dell’emisfero meri-dionale potrebbero riprodurre quelli dell’emisfero settentriona-le, divenendo più freddi, più secchi e più estremi, dal momentoche il calore scorre dai tropici all’emisfero settentrionale, tentan-do di bilanciare termodinamicamente il sistema climatico.

In alternativa, il raffreddamento dell’emisfero settentrio-nale potrebbe condurre ad un aumento del calore, delle precipi-tazioni e delle tempeste nel sud, quando il calore che normalmen-te le correnti oceaniche trasportano lontano dalle regioni equa-toriali rimane intrappolato, e con il riscaldamento prodotto daigas ad effetto serra che continua ad aumentare. Comunque sia, èplausibile che un improvviso cambiamento del clima indurrà con-dizioni climatiche estreme contemporaneamente in molte regio-ni importanti per l’agricoltura e per la popolazione, stressandola disponibilità globale di cibo, di acqua e di energia.

Le Regioni: dal 2010 al 2020

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FREDDOSECCO

VENTOSO

FREDDOSECCO

UMIDOTEMPESTE

SECCO

VENTOSO

SECCOMONSONI

INTERMITTENTI

Il grafico sopra riportato illustra una visionesemplificata delle dinamiche meteorologiche inquesto scenario

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Europa. Colpita con maggior forza dal cambiamento cli-matico, le temperature medie annuali precipitano di 3 gradi cen-tigradi in meno di un decennio, con un cambiamento più dram-matico lungo la costa nordoccidentale. Il clima nell’Europa nord-occidentale è più freddo, più secco e più ventoso e la rende piùsimile alla Siberia. L’Europa meridionale vive un cambiamentomeno drammatico ma soffre comunque di un forte e intermitten-te raffreddamento e di rapide variazioni di temperatura. Una ridu-zione delle precipitazioni provoca una perdita di suolo che diven-ta un problema in tutto il continente e contribuisce alla carenzadi disponibilità alimentari. L’Europa lotta per impedire l’emi-grazione dalla Scandinavia e dall’Europa settentrionale di per-sone in cerca di un clima più caldo, così come l’immigrazione dapaesi duramente colpiti in Africa e altrove.

Stati Uniti. Condizioni meteorologiche più fredde, piùventose e più secche rendono la stagione di crescita delle colti-vazioni più breve e meno produttiva in tutti gli Stati Uniti nord-orientali, e più lunga e più secca nella parte sud-occidentale. Learee desertiche vedono un aumento delle tempeste di vento, men-tre le aree agricole soffrono della perdita di suolo dovuta alla mag-giore velocità del vento e ad una ridotta umidità del suolo. Il cam-biamento verso un clima più secco è particolarmente pronuncia-to negli stati meridionali. Le aree costiere che erano a rischiodurante il periodo di riscaldamento restano a rischio, dato chel’innalzamento del livello dell’oceano continua. Gli Stati Unitisi chiudono in se stessi impegnando le proprie risorse per nutri-re la propria popolazione, difendendo i propri confini e tentandodi gestire una tensione globale in aumento.

Cina. La Cina, con il suo forte bisogno di risorse alimen-tari dovuto alla dimensione della sua popolazione, viene colpitaduramente dalla minore affidabilità delle piogge monsoniche.Monsoni occasionali durante la stagione estiva sono benvenuti

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per le loro precipitazioni ma hanno effetti devastanti dato cheallagano terreni generalmente denudati. Inverni più lunghi e piùfreddi ed estati più calde - in seguito a una diminuzione del raf-freddamento di evaporazione causato dalle minori precipitazio-ni - stressano le risorse di energia e di acqua, già limitate. Care-stie diffuse provocano caos e lotte interne mentre una Cina fred-da ed affamata guarda al di là del confine con la Russia e agli altripaesi ad occidente alla ricerca di risorse energetiche.

Bangladesh. Tifoni continui ed un innalzamento del livel-lo del mare creano tempeste che provocano una forte erosionecostiera, rendendo la maggior parte del Bangladesh quasi inabi-tabile. Inoltre l’innalzamento del livello marino contamina le fon-ti di acqua dolce dell’entroterra creando una crisi dell’acqua pota-bile ed umanitaria. Si verifica una massiccia emigrazione checausa tensioni in Cina ed in India, paesi che stanno già lottandoper gestire la crisi all’interno dei propri confini.

Est Africa. Kenya,Tanzania e Mozambico vedono un leg-gero riscaldamento delle condizioni meteorologiche ma vengo-no colpite da una siccità persistente. Abituati a condizioni di sic-cità questi paesi sono tra i meno influenzati dal cambiamento cli-matico ma la loro disponibilità di cibo viene minacciata dalla sof-ferenza delle regioni di produzione dei cereali.

Australia. Importante esportatore di cibo, l’Australia ten-ta di fornire cibo al mondo, grazie al fatto che la sua agricolturanon viene colpita gravemente dai più moderati cambiamenti delsuo clima. Tuttavia le forti incertezze riguardo al cambiamentoclimatico nell’emisfero meridionale rendono questa ottimisticaconclusione sospetta.

Impatto sulle risorse naturali

Il cambiamento degli schemi meteorologici e delle tempe-rature oceaniche colpisce l’agricoltura, la pesca e la fauna selva-

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tica, l’acqua e l’energia. I raccolti, colpiti dallo stress dell’acquae della temperatura, così come dalla lunghezza della stagione dicrescita, diminuiscono del 10-25 per cento e sono meno preve-dibili, dato che le regioni chiave tendono a passare dal riscalda-mento al raffreddamento. Mentre alcuni parassiti muoiono a cau-sa dei cambiamenti della temperatura, altre specie si diffondonopiù facilmente grazie all’aridità e alla ventosità, imponendo l’u-tilizzo di pesticidi o trattamenti alternativi. I pescatori commer-ciali che tipicamente hanno i diritti in aree specifiche saranno dif-ficilmente in grado di affrontare una massiccia migrazione del-le loro prede.

Con solo 5 o 6 aree cerealicole chiave nel mondo (USA,Australia,Argentina, Russia, Cina e India) risulta non sufficien-te l’accumulo di produzione globale di cibo necessario per affron-tare l’impatto di condizioni meteorologiche severe in alcuneregioni nello stesso momento, per non parlare di una crisi in quat-tro o cinque di queste regioni. L’interdipendenza economica mon-diale rende gli Stati Uniti sempre più vulnerabili ad una certa cri-si dell’economia provocato dal cambiamento del regime meteo-rologico locale in aree agricole chiave e in aree ad alta densità dipopolazione in tutto il mondo. Carenze catastrofiche di acqua edi energia, entrambe già oggi stressate in tutto il mondo, non pos-sono essere superate rapidamente.

Impatto sulla sicurezza nazionale

La civilizzazione dell’uomo è iniziata con la stabilizzazio-ne ed il riscaldamento del clima terrestre. Un clima instabile piùcaldo significava che gli uomini non potessero né sviluppare l’a-gricoltura, né creare insediamenti permanenti. Con la fine delDryas recente, ed il riscaldamento e la stabilizzazione che ne

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seguirono, gli uomini furono in grado si apprendere i ritmi del-l’agricoltura e di insediarsi in luoghi il cui clima era produttivoin modo prevedibile. La civilizzazione moderna non ha mai vis-suto condizioni climatiche così costantemente alterate come quel-le descritte in questo scenario. Di conseguenza le implicazioniper la sicurezza nazionale delineate in questo rapporto sono soloipotetiche. Gli impatti attuali potrebbero essere molto diversi aseconda delle condizioni meteorologiche, dell’adattabilità del-l’umanità e delle decisioni degli amministratori.

La violenza e gli sconvolgimenti che nascono delle tensio-ni provocate da un improvviso cambiamento del clima pongonoun tipo diverso di minaccia alla sicurezza nazionale rispetto aquella cui siamo abituati oggi. Il confronto militare può esserescatenato da un bisogno disperato di risorse naturali, come ener-gia, cibo ed acqua, invece che da conflitti legati all’ideologia, allareligione e all’onore nazionale. Il cambiamento di motivazioneper questo confronto altererebbe la definizione di quali paesi sonopiù vulnerabili e quella dei segnali di avvertimento rispetto alleminacce per la sicurezza.

Da lungo tempo è in corso un dibattito accademico sullamisura in cui la limitazione nella disponibilità di risorse e le sfi-de ambientali possano provocare conflitti internazionali. Men-tre alcuni credono che questi elementi, da soli, possano spinge-re le nazioni al conflitto, secondo altri il loro effetto principale èdi agire da fattori scatenanti di conflitti tra paesi che già vivonotensioni sociali, economiche e politiche. In ogni caso sembraindiscutibile che gravi problemi ambientali possano accrescereil livello di conflitto globale.

Peter Gleick, cofondatore e presidente del Pacific Institu-te for Studies in Development, Environment and Security, descri-ve le tre sfide fondamentali che un improvviso cambiamento cli-matico pone alla sicurezza nazionale:

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1. la carenza di cibo dovuta alla diminuzione della produ-zione agricola;

2. la ridotta disponibilità e qualità di acqua dolce dovutaalle inondazioni e alle siccità;

3. l’accesso più difficile alle risorse minerarie strategichedovuto al ghiaccio e alle tempeste.

Nel caso di un improvviso cambiamento climatico è pro-babile che la carenza di risorse alimentari, idriche ed energeti-che sarà gestita in prima battuta con strumenti economici, poli-tici e diplomatici, come trattati e limitazioni commerciali. Tut-tavia, nel corso del tempo, i conflitti per la terra e l’acqua saran-no probabilmente sempre più gravi e più violenti. Man mano chegli stati diventano sempre più disperati la spinta all’azione cre-scerà.

Diminuzione della capacità portante

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Capacità portanteŁper l'uomo

Uso dell'ecosistemaŁda parte dell'uomo

Cambiamento climaticoŁimprovviso

Deficit

Tempo

Capa

cità

por

tant

e

Il grafico mostra come un improvviso cambiamento climatico possa provocare unadiminuzione della capacità portante per l’uomo al di sotto del livello consueto dell’e-cosistema, suggerendo che una scarsità di risorse porta ad una contrazione della popo-lazione a causa di guerra malattia e carestia.

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Oggi la capacità portante – ossia la capacità delle terra edei suoi ecosistemi naturali (compresi i sistemi sociali, econo-mici e culturali) di sostenere un numero finito di persone sulpianeta – è minacciata. Secondo la International Energy Agency,nei prossimi 30 anni la richiesta di petrolio a livello globale cre-scerà del 66 per cento. Non è chiaro, tuttavia, da dove tale risor-sa possa essere estratta. Analogamente, la disponibilità di acquaè limitata in molte parti del mondo. Con 815 milioni di perso-ne nel mondo con un sostentamento insufficiente, si potrebbedire che, come pianeta, stiamo vivendo ben al di sopra dellanostra capacità portante. In altre parole, non sono disponibilirisorse naturali sufficienti per sostenere il nostro comportamen-to. Molti puntano sull’innovazione tecnologica e su un com-portamento adattativo per gestire l’ecosistema globale. Di fat-to, è stato proprio il progresso tecnologico ad aumentare la capa-cità portante nel corso del tempo. Nel corso dei secoli abbiamoimparato come produrre più cibo ed energia e come ottenerepiù acqua. Ma il potenziale delle nuove tecnologie sarà suffi-ciente quando ci colpirà una crisi come quella delineata in que-sto scenario?

Un improvviso cambiamento climatico probabilmente por-terà ad una riduzione della capacità portante ben oltre gli attualilimiti, già precari. E c’è una tendenza naturale di tale capacità ariequilibrarsi. Quando un improvviso cambiamento climaticodiminuisce la capacità portante del mondo, si innescano conflit-ti molto forti per cibo, acqua ed energia. Decessi, carestie e malat-tie, conseguenza di tali conflitti, fanno diminuire la dimensionedella popolazione, riequilibrando la capacità portante.

Su scala regionale o statale, è chiaro che quelle nazioni chehanno una maggiore capacità portante, come gli Stati Uniti e l’Eu-ropa occidentale, sono caratterizzate da un maggiore capacità diadattarsi più efficacemente ad un improvviso cambiamento cli-

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matico dato che, in proporzione alla dimensione della loro popo-lazione, dispongono di maggiori risorse. Ciò può scatenare risen-timenti verso quelle nazioni più ricche, additate per il fatto chetendono ad usare più energia e ad emettere nell’atmosfera più gasad effetto serra, come la CO2.

Il legame tra la capacità portante e la guerra

Steven LeBlanc, archeologo di Harvard ed autore di unrecente volume dal titolo Capacità portante, descrive la relazio-ne tra capacità portante e guerra. Basandosi su un’ampia mole didati archeologici ed etnologici, LeBlanc argomenta che, storica-mente, l’uomo ha organizzato guerre per svariati motivi, com-presi quelli per le risorse e l’ambiente. L’uomo combatte quan-do supera la capacità portante del proprio ambiente naturale. Ognivolta che si pone una scelta tra fame e razzia, l’uomo compie unarazzia. Con lo scoppiare delle guerre, il 25 per cento della popo-lazione di maschi adulti muore, e ciò vale per le popolazioni dicacciatori raccoglitori come per le comunità agricole, i regni e leprime società complesse.

La pace viene raggiunta quando la capacità portanteaumenta, come è avvenuto con l’invenzione dell’agricoltura,con un aumento dell’efficacia della struttura sociale, con il com-mercio con aree lontane e con i progressi della tecnologia. Ancheuna moria su larga scala della popolazione, a seguito di un’epi-demia, può riportare la pace, come in Europa dopo le epidemiepiù importanti e in Nord America per i nativi, dopo che le malat-tie importate dagli europei ebbero decimato le loro popolazio-ni. Ma questi periodi di pace sono generalmente di breve dura-ta, dato che la popolazione aumenta di nuovo rapidamente, cari-cando la capacità portante e riportando di nuovo alla guerra.Nel corso dei millenni, la maggior parte delle società si è iden-tificata con la propria capacità di fare una guerra, con un pro-

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fondo radicamento della cultura del guerriero. Le società piùcombattive sono quelle che sopravvivono.

Tuttavia, negli ultimi tre secoli, sottolinea LeBlanc, gli sta-ti avanzati hanno visto costantemente calare il numero dei pro-pri morti, nonostante le guerre e i genocidi siano cresciuti di sca-la. Invece di massacrare tutti i nemici nel modo tradizionale, glistati ad esempio uccidono solo fino al punto di ottenere una vit-toria, per poi assorbire i sopravvissuti nel loro sistema economi-co espanso. Gli stati utilizzano anche le loro strutture burocrati-che, una tecnologia avanzata e le regole internazionali di com-portamento,per accrescere la capacità portante, avendo un approc-cio più consapevole con essa.

Tutti questi comportamenti potrebbero collassare se la capa-cità portante si abbassasse drasticamente a seguito di un improv-viso cambiamento climatico. L’umanità tornerebbe alla sua nor-ma di stato di guerra costante per la diminuzione delle risorse,che gli stessi conflitti ridurrebbero ulteriormente, anche oltre glieffetti dei cambiamenti climatici. Ancora una volta la guerra defi-nirebbe la vita umana.

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Lo scenario di conflitto dovuto al cambiamento climatico

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Il rapporto del Pentagono sul clima ◗◗

EUROPA ASIA STATI UNITI

2012: siccità grave e freddospingono le popolazioniscandinave verso sud,respinte dai paesidell’Unione Europea.

2015: il conflitto all’internodell’Unione Europea percibo e acqua conduce versoscaramucce e all’aumentodelle tensioni nellerelazioni diplomatiche.

2018: la Russia entranell’Unione Europea,fornendo risorseenergetiche.

2020: migrazione dai paesidel nord, come Olanda eGermania, verso Spagna eItalia.

2010: scaramucce difrontiera e conflitti inBangladesh, India e Cinalegati alla migrazione dimassa verso la Birmania.2012: l’instabilità regionaleporta il Giappone asviluppare una capacitàaggressiva.2015: accordo strategico traGiappone e Russia per laSiberia e le risorseenergetiche dell’isola diSakhalin.2018: la Cina interviene inKazakistan per proteggeregli oleodotti che vengonoregolarmente attaccati daribelli e criminali.

2010: il disaccordo conCanada e Messico sullerisorse idriche fa aumentarele tensioni.

2012: ondata di rifugiati versogli Stati Uniti sud-occidentali eil Messico dai Carabai.

2015: migrazione dall’Europaagli Stati Uniti (per la maggiorparte di ricchi).

2016: conflitto con i paesieuropei per i diritti di pesca.

2018: per proteggere il NordAmerica, gli Usa creano unaalleanza integrata conCanada e Messico.

2020: ll Dipartimento dellaDifesa gestisce i confini e ilmovimento di rifugiati daiCaraibi e dall’Europa.

2020: in aumento lescaramucce per acqua eimmigrazione.

2022: scaramucce traFrancia e Germania perl’accesso commerciale alReno.

2025: l’Unione Europeavicina al collasso.

2027: aumento dellamigrazione verso i paesimediterranei, comeAlgeria, Marocco, Egitto eIsraele.

2030: quasi il 10 per centodella popolazionedell’Unione Europea sisposta verso altri paesi.

2020: conflitti persistentinel sud est asiatico,Birmania, Laos, Vietnam,India, Cina.

2025: le condizioni internedella Cina peggioranoportandodrammaticamente a guerrecivili e di frontiera.

2030: cresce la tensione traCina e Giappone perl’energia russa.

2020: il prezzo del petrolioaumenta perché la sicurezzadei rifornimenti è minacciatada conflitti nel Golfo Persicoe nel Caspio.

2025: i combattimentiinterni in Arabia Sauditaportano le forze navalicinese e statunitense afronteggiarsi nel Golfo.

Nella tabella alcune delle possibili conseguenze militari dei cambiamenti climatici

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10

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20

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Le due reazioni più probabili di fronte ad un’improvvisadiminuzione della capacità portante dovuta al cambiamento cli-matico sono quella difensiva e quella offensiva.

Disponendo di risorse e di riserve necessarie per essere auto-sufficienti, gli Stati Uniti e l’Australia probabilmente dovrannocostruire dei sistemi difensivi attorno ai loro confini. Gli Stati Uni-ti, grazie ad una varietà di climi per le coltivazioni, alla ricchezza,alla tecnologia e alle risorse più abbondanti, potrebbero probabil-mente sopravvivere, senza perdite catastrofiche, a dei cicli di cre-scita più brevi per le coltivazioni e a condizioni meteorologiche piùsevere. Le difese ai confini del paese verrebbero rafforzate per respin-gere popolazioni affamate e immigranti indesiderati provenientidalle isole dei Caraibi (un problema particolarmente grave), dalMessico e dal Sud America. I rifornimenti energetici saranno soste-nuti con fonti alternative economicamente,politicamente e moral-mente costose, come il nucleare, fonti rinnovabili, idrogeno e con-tratti con il Medio Oriente. Schermaglie per diritti di pesca,suppor-to all’agricoltura e recupero dai disastri, saranno pratiche comuni.La tensione tra gli Usa e il Messico aumenta quando gli Usa rinne-gano il trattato del 1944 che garantisce il flusso di acqua dal fiumeColorado. Operatori del settore dei soccorsi verranno richiesti edimpiegati per rispondere alle alluvioni lungo la parte meridionaledella costa orientale e alle condizioni molto più aride dell’entroter-ra. Comunque, gli Usa, anche se in un continuo stato di emergen-za, se paragonati ad altri paesi saranno in una buona posizione. Ilproblema più grave che dovrà affrontare la nazione sarà calmare lacrescente tensione militare nel mondo.

Con le carestie, le malattie e i disastri collegati al clima, i biso-gni di molti paesi saranno superiori alla loro capacità portante. Ciòcreerà un senso di disperazione che condurrà, probabilmente, adatteggiamenti aggressivi e offensivi per ripristinare l’equilibrio per-duto. Immaginate i paesi dell’Europa dell’est che lottano per nutri-

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re la propria popolazione con una disponibilità sempre minore dicibo, acqua ed energia, che guardano alla Russia, la cui popolazio-ne sarà già in declino, per accedere alle riserve di cereali, mineralie fonti energetiche. Oppure, immaginate il Giappone, che soffredelle inondazioni delle sue città costiere e della contaminazionedelle sue fonti d’acqua dolce, che guarda al petrolio e al gas natu-rale dell’isola di Sakalin come una possibile fonte energetica peralimentare gli impianti di desalinizzazione e i processi agricoli adalta richiesta di energia. Pensate a Pakistan, India e Cina, tutti dota-ti di armi nucleari, che combattono lungo i loro confini per i rifu-giati,per l’accesso ai corsi dei fiumi condivisi e per i terreni agrico-li. Spagnoli e portoghesi potrebbero combattere per i diritti di pesca,scatenando conflitti in mare. Tutto questo mentre paesi come gliStati Uniti preferiranno rendere più sicuri i propri confini. Con oltre200 bacini fluviali condivisi tra più nazioni,possiamo aspettarci deiconflitti per l’accesso all’acqua potabile, per l’irrigazione ed i tra-sporti. Il Danubio tocca dodici nazioni, il Nilo scorre attraverso novee il Rio delle Amazzoni attraverso sette.

In questo scenario possiamo attenderci delle alleanze diconvenienza. Gli Stati Uniti e il Canada potrebbero diventare unanazione unica, per semplificare i controlli di frontiera. Oppure ilCanada potrebbe tenersi la sua energia idroelettrica, provocan-do problemi energetici agli Stati Uniti. Corea del nord e del sudpotrebbero allearsi per creare una sola potenza nucleare. L’Eu-ropa potrebbe comportarsi come un blocco unico, limitando iproblemi di immigrazione tra le nazioni europee e consentendouna migliore protezione contro gli aggressori. La Russia, con lasua abbondanza di minerali, di petrolio di gas naturale, potreb-be unirsi all’Europa.

In questo mondo di nazioni in perenne conflitto, la prolife-razione di armi nucleari è inevitabile. Con l’aumento della richie-sta di idrocarburi, a causa delle temperature più rigide, la disponi-

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Il rapporto del Pentagono sul clima ◗◗

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bilità di questi si riduce enormemente. Con una tale scarsità ener-getica e a seguito di un sempre maggiore aumento della richiesta,il nucleare diventerà una fonte energetica critica, accelerando lasua diffusione, dato che i paesi svilupperanno la loro capacità diarricchimento e riprocessamento per garantire la propria sicurez-za nazionale. Cina, India,Pakistan,Giappone,Corea del sud,GranBretagna, Francia e Germania saranno in grado di produrre arminucleari, così come Israele, Iran, Egitto e Corea del nord.

La sfida sarà gestire la tensione militare e politica, i con-flitti occasionali e la minaccia di una guerra. Paesi come il Giap-pone, che hanno una forte coesione sociale (che significa che ilgoverno è realmente nella condizione di impegnare la popola-zione in un cambiamento degli usi e costumi), sono quelli chesaranno in grado di dare la riposta migliore. Paesi la cui diversi-tà già oggi produce conflitti, come l’India, il Sudafrica e l’Indo-nesia, avranno seri problemi a mantenere l’ordine. Adattabilitàe accesso alle risorse saranno la chiave. Forse la sfida più fru-strante scatenata da un improvviso cambiamento delle condizio-ni climatiche è il non poter conoscere quanto ci saremo adden-trati nello scenario del cambiamento climatico e quanti anni anco-ra – 10, 100, o 1.000 – ci restano prima che si possa ritornare acondizioni di normalità, più miti con il riavvio della circolazio-ne termoalina. Quando la capacità portante diminuisce improv-visamente, la civilizzazione ha di fronte nuove sfide che ad ogginon si possono neanche immaginare.

Può succedere realmente?

Studiosi delle dinamiche oceaniche, terrestri e dell’atmo-sfera, in alcune tra le più prestigiose organizzazioni esistenti,hanno prodotto nel corso dell’ultimo decennio nuove prove che

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suggeriscono come la possibilità di un grave e rapido cambia-mento climatico sia maggiore di quanto la maggior parte dellacomunità scientifica e forse di tutta la comunità politica sia pron-ta ad affrontare. Se accadesse, questo fenomeno altererà l’attua-le e graduale tendenza ad un riscaldamento globale, aggiungen-do complessità e imprevedibilità alle dinamiche climatiche esi-stenti. Le prove paleoclimatiche suggeriscono, inoltre, che untale improvviso cambiamento climatico potrebbe iniziare nelprossimo futuro.

Il Woods Hole Oceanographic Institute riferisce che i mariche circondano l’Atlantico settentrionale sono diventati menosalati nel corso degli ultimi 40 anni, fenomeno che a sua volta raf-fredda gli strati profondi dell’oceano. Questa tendenza potreb-be aprire la via ad un collasso, o ad un rallentamento, delle cor-renti convettive oceaniche e ad un improvviso cambiamento cli-matico.

Il grafico indica le prime prove che mostrano come un collasso della circolazione ter-moalina potrebbe essere imminente, dato che i mari circostanti, sempre meno salatinel corso egli ultimi 40 anni, stanno progressivamente raffreddando l’Atlantico set-tentrionale. (3)

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1970

34,96

34,94

34,92

34,90

Atlantico settentrionale

Stretto di Danimarca

Mar del Labrador

34,88

34,86

34,84

34,82

34,80

1975 1980 1985 1990 1990 2000

Anno

Salin

ità m

edia

(3) Adattato da I. Yashayaev, Bedford Institute of Oceanography, come riportato in Abrupt Cli-mate Change, Inevitable Surprises, National Research Council.

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I due titoli sopra riportati sono apparsi sulla rivista Nature, rispettivamente nel 2001e nel 2002. Essi suggeriscono che la salinità dell’Atlantico settentrionale potrebbediminuire, aumentando la probabilità di un collasso della circolazione termoalina.

Con almeno otto eventi di un improvviso cambiamento cli-matico documentati dalle serie geologiche, sembra che le doman-de da porsi siano «quando avverrà?», «quali saranno gli impat-ti?» e «come possiamo preparaci al meglio?», piuttosto che«avverrà davvero?».

Siamo preparati a una ripetizione della storia?

In tutto il mondo si discute, come riportato dalla stampa,dell’impatto delle attività umane sul cambiamento climatico.Dato che la prosperità economica è connessa all’uso di energiae alle emissioni di gas a effetto serra, spesso si pensa che il pro-gresso economico conduca al cambiamento climatico. Altre fon-ti suggeriscono che il cambiamento climatico possa verificarsi,indipendentemente dalle attività umane, come si è visto neglieventi climatici che sono avvenuti prima della società moderna.

È importate comprendere gli impatti dell’uomo sull’ambien-te, sia riguardo a ciò che si fa per accelerare sia a ciò che si fa perrallentare (o, forse, perfino invertire) la tendenza ad un cambia-mento climatico. Carburanti alternativi, controllo delle emissioni

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di gas a effetto serra e sforzi di conservazione delle risorse sonopossibilità che vale la pena esplorare. Dovremmo prepararci, inol-tre, agli effetti inevitabili di un improvviso cambiamento climati-co, che probabilmente arriverà indipendentemente dall’attivitàumana.

Riportiamo di seguito alcune raccomandazioni prelimina-ri per preparare gli Stati Uniti nei confronti di un improvviso cam-biamento climatico.

1) Migliorare i modelli di predizione climatica. Dovreb-bero essere avviate ulteriori ricerche per ottenere unamigliore attendibilità delle previsioni sul cambiamentoclimatico. È necessaria una migliore comprensione del-la relazione tra modelli di circolazione oceanica e cam-biamenti climatici. Questa ricerca dovrebbe concentrar-si sulle forze storiche, attuali e prevedibili, con l’obiet-tivo di migliorare la nostra capacità di comprensione diun improvviso cambiamento climatico, su come possaavvenire e come sapere che sta avvenendo.

2) Raccogliere modelli predittivi coerenti degli impat-ti del cambiamento climatico. Si dovrebbero avviarericerche sugli impatti potenziali ecologici, economici,sociali e politici di un improvviso cambiamento clima-tico. Modelli e scenari sofisticati dovrebbero essere svi-luppati per prevedere le possibili condizioni a livello loca-le. Dovrebbe, inoltre, essere messo a punto un sistemaper capire come il cambiamento climatico possa avereun impatto sulla distribuzione globale del potere socia-le, economico e politico. Queste analisi potrebbero esse-re utilizzate per mitigare le potenziali fonti di conflittoprima che si verifichino.

3) Creare indicatori di vulnerabilità. Dovrebbero essereindividuati degli indicatori per comprendere la vulnera-

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bilità di un paese rispetto agli impatti del cambiamento cli-matico. Tali indicatori dovrebbero considerare, tra l’altro,gli impatti sulle risorse agricole, idriche e minerali esisten-ti, la capacità tecnica, la coesione sociale e l’adattabilità.

4) Identificare strategie definitive. Dovrebbero essereidentificate strategie definitive da applicare per assicu-rare un accesso affidabile alle risorse alimentari ed idri-che e per garantire la sicurezza nazionale.

5) Provare risposte di adattamento. Dovrebbero essereistituiti dei gruppi di risposta adattativa per affrontare eprepararsi agli inevitabili eventi legati al clima, comemigrazioni massicce, malattie, epidemie e carenza del-la disponibilità di cibo e acqua.

6) Esplorare le implicazioni locali. Gli effetti di primo livel-lo del cambiamento climatico sono locali. Mentre siamoin grado di prevedere i cambiamenti nella diffusione deiparassiti e nella gravità della produzione agricola, biso-gna tenere conto delle condizioni locali per sapere qualiparassiti possano costituire un pericolo, quali coltivazio-ni e regioni siano maggiormente vulnerabili e quanto saran-no gravi i relativi impatti. Tali studi dovrebbero essere con-dotti particolarmente in riferimento alle regioni più impor-tanti per la produzione alimentare.

7) Esplorare le possibilità di geo-ingegneria per con-trollare il clima. Oggi è più facile riscaldare che raffred-dare il clima, perciò potrebbe essere possibile aggiunge-re vari gas, come gli idrofluorocarburi, all’atmosfera percontrobilanciare gli effetti del raffreddamento. Questeazioni, naturalmente, dovrebbero essere attentamenteapprofondite poiché potrebbero potenzialmente esacer-bare i conflitti tra le nazioni.

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Conclusioni

È plausibile prevedere che, nell’arco di dieci anni, la pro-va di un imminente, improvviso cambiamento climatico, possarivelarsi in modo chiaro ed evidente. Ed è anche possibile che inostri modelli ci consentiranno, in modo sempre più accurato, diprevederne le conseguenze. Nel caso in cui gli Stati Uniti abbia-no bisogno di avviare azioni di emergenza per prevenire e miti-gare alcuni degli impatti più significativi, sarà necessaria un’a-zione diplomatica per minimizzare la possibilità di un conflittonelle aree più colpite, in particolare nei Caraibi e in Asia. In talescenario, tuttavia, sono inevitabili ampi movimenti di popola-zioni. Imparare a gestire quelle popolazioni, le tensioni che aumen-teranno in corrispondenza dei confini ed i rifugiati che ne risul-teranno, sarà un aspetto critico. Saranno necessarie nuove formedi accordi per la sicurezza che riguardino in modo specifico l’e-nergia, il cibo e l’acqua. In breve, mentre gli Stati Uniti sarannoin condizioni relativamente migliori, grazie alla sua migliorecapacità di adattamento, essi si troveranno in un mondo in cuil’Europa avrà lotte interne, con un gran numero di rifugiati appro-dati lungo le sue coste e con un’Asia in seria crisi per cibo e acqua.Sconvolgimenti e conflitti saranno aspetti tipici ed endemici del-la vita.

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IMMAGINARE L’IMPENSABILESupplemento a Modus vivendi n. 1 nuova serie

Stampato nel mese di marzo 2004

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