il re èun feticcio

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Studio antropologico delle trasformazioni in Sardegna tra gliu anni '50 e gli qanni '70

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  • Scrittori di Sardegna

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  • Bachisio BandinuGaspare Barbiellini Amidei

    IL RE UN FETICCIOROMANZO DI COSE

    nota introduttiva di Placido Cherchi

    Stampa: Lito Terrazzi, Firenze, ottobre 2003

    Riedizione dellopera:

    Il re un feticcio, Romanzo di cose, Milano, Rizzoli Editore, 1976

    Periodico settimanale n. 14del 5-11-2003Direttore responsabile: Giovanna FoisReg. Trib. di Nuoro n. 1 del 16-05-2003

    Copyright 2003Ilisso Edizioni - Nuorowww.ilisso.it - e-mail [email protected]

    ISBN 88-87825-67-X

  • NOTA INTRODUTTIVA

    Il rapporto soggetto-predicato, su cui si struttura il titolo,non deve essere equivocato. Non il re a essere feticcio, ma ilfeticcio a essere re. Non luomo a dominare le cose, ma sonole cose a essere condizione di quel che luomo, di se stesso, pudire o non dire. Storicamente, da quando il produrre i mez-zi con cui vivere diventato modo di produzione, anda-ta sempre cos. Gli uomini hanno sempre finito col restare as-soggettati alla logica simbolico-funzionale degli oggetti creatidalla necessit del lavoro, e tutto venuto configurandosi co-me se la maledizione del peccato originale avesse rovesciatoin una eterna condanna sisifea liniziale promessa di una vi-ta edenica garantita dal sine cura della pura naturalit.Chiunque considerasse questo divenire da un punto di vistamacrostorico avrebbe gioco facile nel dimostrare che, da sem-pre, la societ umana ha dovuto scontare linfeudamento alpotere delle cose di cui si circondata. Del resto, dallantro-pogenesi biblica alle analisi di Marx, la coscienza della sto-ria che lOccidente pi maturo ha saputo produrre semprestata unacuta coscienza di questo infeudamento.

    Nella parte finale del libro, firmata da Gaspare Barbielli-ni Amidei, sociologo della conoscenza disincantato e straor-dinariamente colto, il senso ultimo dellanalisi sembra esserequesto. Comunque la si voglia mettere, il romanzo di coseche qui prende forma deve essere necessariamente ricondotto aquesta fatalit e collocato sotto il segno di un eterno ritor-no

    Ma per Bachisio Bandinu, antropologo che legge la pro-pria comunit dorigine allinterno di un frammento tempo-rale situabile tra un prima e un poi molto precisi, il ten-tativo di capire su quali distanze dal prima il poi abbiacominciato a metterne in crisi i fondamenti presuppone che

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  • proprio il tipo di interrogazione che tenta Il re unfeticcio, soprattutto nella parte firmata da Bachisio Bandi-nu. Non so se la semeiologia sia entrata altre volte nel recintodella cultura barbaricina e se abbia tentato di farla parlareaggirando i suoi silenzi con le triangolazioni offerte dallapregnanza delle sue appartenenze oggettuali. Ma so con si-curezza che lo straordinario romanzo di cose nato daquella inconsueta campagna etnografica viene ormai ricono-sciuto come un modello di ricerca.

    A trentanni di distanza dalla prima edizione, peraltro,il senso di fondo delle sue tesi appare ancora attuale. Sonocambiati, anche in misura profonda, i contenuti del mutare,ma la transizione che continua a incalzare ancora una sto-ria di oggetti in transito, di destrutturazioni esistenziali pocoo nulla mediate, di agonie che stentano a tradursi nellexitusdelle rese finali. Senza dubbio, il fuoristrada parcheggiatovicino al trattore, davanti allovile, ci dice che, da allora, samodernitate ha trionfato a pi riprese e a ritmi crescenti,ma nessuno saprebbe affermare che la presenza di quel pri-ma si eclissata per sempre e che la transizione ha toccatolivelli di entropia ormai a ridosso dello zero. Al di l dei fe-nomeni di revival, la ricerca della propria differenza identi-taria spesso impegnata a ritrovare le tracce del passato easpira in varie forme a integrarle in progetti di autoricono-scimento. N si tratta di dinamiche culturali prive di unasostanziale organicit. Anche in questo caso, una triangola-zione semeiologica con le cose sarebbe auspicabile e potrebbesaperci dire, su tutto questo, pi di quanto i piani della co-scienza non abbiano la possibilit di farci sapere.

    Placido Cherchi

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    non sia stato sempre cos. Anche se gi parte di un diveniremutante, quel prima era forma di un essere-nel-mondogi consolidato da secolari conferme e non aveva su di s altroche i segni lenti delle trasformazioni fisiologiche che caratte-rizzano le culture cresciute su ritmi epocali. Per lautocoscien-za identitaria del S del S pastorale , esso era, peraltro,un riferimento roccioso e compiutamente appaesante, e persi-no dal punto di vista del suo poter essere origine o punto dipartenza di ogni traiettoria perpetuabile, luniverso di quelprima era paradigma fisso, regola aurea, matrice nonadulterabile. Ma, appunto, era. In un tempo che gi non pi e che sa modernitate del poi impone di coniugare sem-pre pi insistentemente al passato, il destino di questo imper-fetto ancora aperto si approssima a grandi passi alla chiusaperfezione del passato remoto, lasciandosi alle spalle il silenziotombale delle situazioni senza ritorno.

    Da quando una marea di cosas istranzas ha cominciatoa dilagare tra le pieghe de su connotu, portando moderni-tate e deculturazione, la vita dellovile non pi la stessa.Accanto agli oggetti che si inscrivevano come impronta natu-rale nel paesaggio quotidiano del pastore, altri oggetti pococontestualizzati e ancora molto estranei sgomitano per en-trare a farne parte. Sono i segni di una merceologia che gidi casa in sa idda e che non tarder ad essere di casa anchein campagna. Sono i segni del valore di scambio che avan-za e della minaccia di cancellazione che incombe sui vecchivalori duso. Sono, pertanto, i segni di una transizione la-cerante, ovvero i segni del nuovo che sta contendendo lospazio al vecchio e che va sovrapponendo le improprietdel proprio senso al senso radicatissimo dei significati abitua-li. Proprio per questo sono anche segni di altro e parlanodei disagi sottili e meno sottili che si vanno ingenerando odelle crisi di identit che i linguaggi della coscienza non ba-stano a raccontare. Di fatto, per farsi unidea non genericadi quel che sta accadendo, pi che le parole-coscienza di chi immerso nel dramma occorre interrogare i silenzi significati-vi delle cose che lo circondano.

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  • DOVE LUOMO PASTORE

    Il pastore vive tra due termini oppositivi, campu e bidda(campagna e paese): su questa direttrice ovile-paese prendo-no corpo i miti e la coscienza della sua visione della vita, ilsuo essere economico, sociale, culturale.1

    Su campu si dispone sullasse terra-animali-oggetti.Sa bidda su quello casa-famiglia-oggetti.Campu e bidda sono due strutture fisiche e sociali diffe-

    renti ma complementari e in relazione.Nella nostra ricerca su campu il salto di Bitti2 (lagro

    comunale), ed ha unestensione di 24.000 ettari; sa bidda il paese costruzioni-abitanti.

    Lovile il regno delluomo-pastore; la casa paesana delladonna-massaia: una netta divisione dei ruoli.

    Il pastore conosce minutamente tutto lagro comunale,diviso in zone-orientamento secondo una toponomasticalegata a caratteri fisici del terreno o a motivi antropico-cul-turali: un libro aperto in cui sa leggere ogni segno: nume-ro degli ettari, prezzo del fitto di ogni appezzamento, carat-teristiche del fondo e suo valore economico.

    Alla luce di questa lettura il pastore sceglie la tanca do-ve allogarsi per quel determinato anno (la tanca ununitterritoriale di una certa estensione).

    Sa bidda il paese di Bitti (5.000 abitanti, 37 km da Nuo-ro) dove vive la famiglia del pastore in cui egli rientra saltuaria-mente, con una frequenza che cambia nelle diverse stagioni.

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    1. La Barbagia una vasta zona della Sardegna che per motivi geogra-fici e storici si mossa in un universo culturale relativamente isolato eche sta vivendo in questultimo quindicennio un processo di profondatrasformazione.2. Affinch lindagine empirica-sperimentale risultasse pi rigorosa si preferito restringere il campo di ricerca a un paese campione, Bitti,che offre nei motivi sostanziali denominatori comuni a tutta la zonabarbaricina.

  • percepito orienta unazione e circoscrive un campo di signi-ficati; tali oggetti usati con assiduit quotidiana acquistanouna dimensione psicologica e storica, oltre che porsi comepropriet caratterizzante uno status economico e sociale.

    Sono oggetti essenziali e unici; servono e non hannosostituti. Questa loro necessit desistere condiziona gi irapporti fra il pastore e le cose, e rimanda alla loro origine eal loro costo.

    Ci sono oggetti venuti dal paese e altri nati nellovile: ladiversa provenienza indice di un diseguale valore econo-mico e affettivo.

    I primi sono, per lo pi, oggetti di metallo (paiuolo, la-ma, pentola, casseruola, tripode), o utensili che richiedonouna particolare tecnica di lavorazione (spremitoia, bisaccia).

    Intanto essi si caratterizzano come oggetti che costanosoldi: un paiuolo costa 30.000 lire, una lama 10.000; unamurghijola 4.500. In secondo luogo la sede di provenienza distante dallovile: ci costituisce un supplemento di costofisico e psicologico.

    Il pastore li riceve gi costruiti e come oggetti deboli, litratta con attenzione e con economia, con una cura delicatacontrastanti spesso con le sue rudi abitudini.

    Non sono oggetti naturali e la natura non li protegge:potenzialmente sono sempre in pericolo e ad un tratto pos-sono rifiutare la loro funzione.

    Se il paiuolo si ammacca fino a bucarsi, il pastore nonpotr fare il formaggio e non pu rimediare in giornata: do-vr rientrare in paese, recarsi dallo stagnino, spendere tempoe fatica. O lo faccia riparare o lo compri nuovo, deve pagarecon denaro: soldi ce ne sono pochi in casa, e il loro valoresimbolico superiore al loro valore reale.

    La casa piena di cose (provviste), ma i soldi son diffi-cili a farsi: si prega lo stagnino, il fabbro, il calzolaio perchin luogo dei soldi accettino il formaggio.

    In definitiva questi oggetti vivono nella condizione diospiti: ci si affeziona ma si ha paura di un tradimento, siconsumano arricchendosi di affetto ma pongono il proble-ma della ricompera.

    Differente invece il rapporto con gli oggetti che na-scono in campagna.

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    Ovile significa lavoro, individualit, silenzio.Paese vuol dire socialit e tempo libero.Esaminiamo ora il rapporto uomo-oggetti3 nella dimen-

    sione sincronica di un anno che il 1950, per poter poi co-gliere i mutamenti di relazione lungo larco di tempo che vasino al 1974.

    Il rapporto uomo-oggetti ci interessa soprattutto in ter-mini di processo comunicativo, come discorso attraverso cuiil pastore realizza se stesso come dimensione individuale enelle sue valenze sociali.

    Unanalisi semiologica oggettuale richiede innanzituttoun esame della struttura del mondo degli oggetti in questio-ne, nonch la rilevanza dei rapporti duso e i caratteri dellefunzioni che tali oggetti adempiono.

    Quali sono gli oggetti presenti in un ovile-tipo 1950? Sulapiolu (paiuolo), sa murghijola (secchio per il latte), sa lama(fusto per latte ed acqua), sas ischeddas (cerchi di legno per fa-re il formaggio), sispremitoia (tavolo dappoggio per fare ilformaggio); sistaca (tascapane), su malune (cilindro chiuso disughero), su mesale (recipiente concavo di sughero), una pen-tola, il tagliere, la bisaccia, una stuoia, il gabbano, la scure ela roncola, sos loros (lunghe funi di pelle di bue), briglia, sellae fune, tripode, sgabelli, carro a buoi. Sos bulletinos (docu-menti del bestiame).

    Questi sono sos trastes de cuile (gli oggetti dellovile); essidanno a sa pinneta (la capanna) i caratteri giuridico-culturalidellabitazione: una pinneta senza oggetti non unabitazio-ne e non appartiene a nessuno.

    Tale sistema oggettuale dellovile costituisce per il pa-store un piano desistenza e una misura di vita; ogni giorno

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    3. Il metodo di ricerca si valso di una serie di sopralluoghi negli ovi-li e nelle case del paese per catalogare gli oggetti con laiuto di qua-derni-conto di alcune famiglie campione, dellanalisi e confronto delmateriale elencato nelle fatture di alcuni negozi del paese. Si inoltreregistrato, attraverso interviste informali, il giudizio di pastori giovanie anziani sulle loro relazioni col sistema di cose attuali; si sono osser-vati i comportamenti del gruppo paesano nelle serate festive, in piaz-za in una festa campestre: sempre in relazione al rapporto con gli og-getti. Naturalmente si tenuto conto della pi recente letteraturasocio-economica, folklorica e giuridica sulla Barbagia.

  • La durata ha unimportanza fondamentale.Ogni oggetto nella programmazione psicologica deve

    durare una vita, frase che ha spesso valore metaforico perindicare quanto pi tempo possibile, ma che pi spesso havalore di tempo reale. Certamente perch il ricambio impli-ca un costo (e le cose sono care come il fuoco), ma ancheperch la struttura psicologica del pastore vede le sostitu-zioni a ritmi ampi e lenti.

    La natura gli scandisce il tempo a lunghi tocchi e conlimpercettibile continuit da sembrare ferma: 9 anni segnaogni estrazione di sughero, le querce mutano a decenni, lerupi pare abbiano fermato il tempo stesso. Una pecora vive8-10 anni, ma lallevamento delle leve annuali toglie la pa-rentesi persino a spazi cos ampi.

    In questa lenta fatica del tempo il pastore, rispetto allecose della natura, portatore di mutamento, sebbene la fre-quenza degli oggetti abbia un ritmo basso.

    Comunque non razionalizza il tempo delloggetto dan-dogli una durata: un oggetto nuovo, seppure identico al vec-chio, deve durare di pi di questo, chiede solo un supple-mento di attenzione. Il valore delle cose stimato sulla scaladella durata: una cosa chi durat est bona.

    La durata ha valore etico ed estetico: moralit e bellezzasono valide in quanto durature.

    Tutta lesistenza, i rapporti umani, i sentimenti, il vestiresono allinsegna della stabilit.

    Un uomo est seriu nella misura in cui sempre uguale ase stesso, stabile nella sua identit.

    Qual il rapporto duso, per cos dire tecnologico, congli utensili?

    Nel processo lavorativo il sussidio tecnologico assai de-bole. Lunico strumento moderno il paiuolo dove si riscal-da il latte. Il paiuolo messo a braccia su due pietre che fan-no il focolare, con la mano si misura la temperatura del latteche deve esser pressa poco quella della mammella della pe-cora (a latte de titta), con le palme si arrotonda il quaglio(stomaco dagnello) da mettere nel latte.

    Il tempo della cagliata intuito pi che misurato tecni-camente. La gestualit dei momenti lavorativi si consuma

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    Sono di granito, legno, pelle, osso e di sughero.Non costano soldi e neppure hanno un costo traducibile

    in ore-lavoro: sono stati modellati in spazi di ore senza costo.Sono gi contenuti nella tanca: gli si offrono e gli resi-

    stono, chiedono una forma per disporsi ad una funzione.Spesso questa forma accennata dalla natura stessa: la

    corteccia estratta dal tronco della sughereta gi un cilindroche chiede una base per diventare malune (recipiente per variusi). La gobba di una sporgenza del tronco attende che il col-tello la incida per farsi mesale (tagliere), o concavo recipienteper attingere lacqua. Il pastore asseconda questo disporsi del-la natura ed il suo intervento un aggiustare, precisare unaforma, stabilire una grandezza, strappare allo stato di rozzez-za qualcosa per umanizzarla.

    Non mai fatica questa epifania degli oggetti anche seurgono per obbiettivi bisogni: c sempre una dimensioneludica nel loro farsi. Sono oggetti essenziali ma sostituibili,si pu sempre inventare la loro presenza in ogni momento:le cose naturali si offrono come materiale di lavoro. Il rap-porto perci non di ansia ma di confidenza quasi di non-curanza affettuosa: li tratta come vuole perch sono suoi e diessi comprende litinerario dalla nascita alla morte.

    Ma in pi c unaltra valenza di conforto, ed che que-sti oggetti non si guastano mai improvvisamente, annuncia-no da tempo il loro declino. Si adattano ad altre necessit: sesi spezzano e perdono la loro identit e la loro funzione, ba-sta un tocco di coltello per una metamorfosi, per improvvisa-re unaltra presenza, un nuovo servizio ed un rinato affetto.

    Di granito sono le rupi della tanca, di pietra i muri peri-metrali e quelli dellovile, su due sassi viene appoggiato ilpaiuolo sul fuoco, un masso quadrato funge da sgabello. Untronco di quercia o di olivastro si fa concavo per il siero deimaiali. Di sughero il recipiente dove si fa lo yogurt, di legno il barile che conserva buona lacqua. Il pastore ha una cono-scenza profonda del legno, della sua venatura e durezza: sa sepiegarlo o inciderlo, se resiste alla pioggia o ad un peso, se fafiamma o bracia.

    Questi oggetti nati nellovile si qualificano come oggettiforti, resistenti. Forma e materia rendono morbido limpatto.

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  • Quando il pastore vi far ritorno, accomoder i muri, ri-metter nuovi rami per travi, stender i fogli e vi carichergrosse pietre. In tal modo ridiventa ovile, con i suoi oggetti,riacquistando tutte le valenze giuridico-culturali dellabita-zione.

    In questo spazio di due metri quadri sono tutti presentigli utensili, a portata di mano. Un fil di ferro scende da unramo del tetto agganciando un uncino a cui sta appesa sista-ca (il tascapane): il mangiare per almeno una settimana.

    Con dei rami incuneati tra le pietre della capanna siforma un rialzo su cui si appoggiano quasi tutti gli oggettidellovile: pentola, malune, ischeddas, mesales, sella, bisaccia,cappotto.

    Spesso il paiuolo, sa lama, e sa murghijola (cio gli at-trezzi per la mungitura) sono disposti fuori della capanna,agganciati alle forche di un grosso ramo conficcato per ter-ra (urcagliu).

    Tutti questi oggetti occupano uno spazio in una pre-senza instabile e precaria, sempre pronti ai ricorrenti viaggi.Infatti quando il pastore abbandona lovile per transumarecon il gregge in unaltra tanca, gli oggetti chiedono di essereportati via come gli animali.

    Nella transumanza un sistema autonomo che si spo-sta: uomo, animali, oggetti in cammino.

    Non diventa motivo di smarrimento e di paura lo spo-starsi nello spazio e nel tempo, proprio perch luomo tra-sporta con s il suo universo: pecore, utensili, e con essi af-fettivit e conoscenza.

    Ma molti oggetti non essenziali per il viaggio e ricostrui-bili nella nuova sede rimangono nella tanca abbandonata evengono nascosti perch al ritorno siano restituiti alluso eallaffetto. E cos un cespuglio di rovi diventa nascondiglioper un malune, e la spaccatura di un granito occulta nel suoventre una roncola.

    Solo la natura sa difendere le cose.Grazie agli oggetti ogni punto dello spazio pu orga-

    nizzarsi in un ovile, pu reinventare un luogo di riferimen-to comunicativo, un nuovo centro di lavoro per fare frontealla incognita dellesistenza.

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    nelluso di pochi oggetti, attraverso una ritualit che non sirazionalizza tecnicamente e che nella prassi dogni giorno pre-senta accidenti che mutano i ritmi e lampiezza del lavorostesso: una volta il latte che tarda a morire, unaltra volta lapasta che non normale, o la ricotta che non vuole creppare.

    Anche il dormire e il mangiare mettono in movimentoun limitatissimo numero di oggetti che spesso sono chia-mati a funzioni diverse.

    Nellovile non c il letto: si stende per terra una stuoiao pi spesso la bisaccia del cavallo, sa bertula, si infilano legambe su una tasca mentre laltra fa da cuscino, e ci si co-pre col cappotto.

    Altre volte si dorme al seguito del gregge: ci si butta ailati di un cespuglio e si dorme per unora, poi ci si sposta alseguito delle pecore e si ritenta il sonno.

    Per il mangiare il pastore spesso si serve solo della istaca(tascapane) che contiene pane, formaggio e lardo.

    Non c tavolo, non ci sono sedie allovile: si consumail pasto seduti su un sasso o su uno sgabello.

    Qualche volta alla settimana c un piatto caldo, per lopi minestrone con ossa salate di maiale, fagioli e fave conlardo.

    C qualche piatto di ferro battuto o di alluminio, qual-che cucchiaio e forchetta: cucchiaio e mestolo sono spessodi osso o di legno.

    Gli oggetti sono disposti nella capanna che non haspazi da tagliare in funzione di un arredamento: le cose vioccupano una posizione provvisoria. Gi la capanna unarealt incompiuta che si definisce come abitazione solo nelmomento in cui luomo la completa stendendovi sopra lelamiere-tetto. Costruita a pietra nuda, come i muri dellatanca, circolare o rettangolare non ha aperture-finestre, hasolo una apertura dentrata senza porta, con un foglio dilamiera o con dei cespugli per impedire a cani e maiali dientrarvi.

    la presenza del pastore con i suoi oggetti a renderla ca-sa-abitazione; quando egli va in transumanza porta via cons le lamiere-tetto, lasciando quattro mura diroccate. Allora come un tempio sconsacrato: ogni persona pu entrarvi.

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  • Duas dolatas (tagli) di coltello e loggetto, che stava per di-ventare bruto, riacquista le sue propriet e la sua identit.

    Riempie anche quello che impropriamente si pu chia-mare il tempo libero: nei punti morti della giornata, men-tre il pastore segue il gregge al pascolo o sta seduto su unosgabello dellovile, si passa il tempo dolanne (lavorando illegno). Si dolat anche qualcosa che poi non servir: gestogratuito e superfluo. Giocare con un ramo senza program-ma, adattandolo a forme continuamente mutanti in uneser-citazione-divertimento. Si stacca un ramoscello di leccio, losi lavora, si guarda il gregge, si pensa a qualcosa, emerge unsentimento e si batte sui gambali il rametto con gesto com-piaciuto.

    Non si cerca un significato: un rapporto estetico.Ma luso costante anche necessariamente conoscenza:

    prova ite linna est (scopri che legno ). Conoscerne la venatu-ra, la durezza, la resistenza, significa stabilirne la destinazione.

    Coltello-animale

    Soddisfa ad un circolo operativo completo: ammazzareuna pecora, un agnello, scorticarli, squartarli, infilare nellospiedo, saggiare il grado di cottura, mangiare la carne: tramano e bocca opera il coltello.

    Luccisione del maiale una operazione-rito che duraore ed ore ed svolta con luso pressoch esclusivo del col-tello. Esso compie lazione dal momento in cui penetra nelcollo della bestia fino al punto in cui infilza i pezzetti dicarne cotta per metterli in bocca. Tutte le operazioni di cu-ra e di medicamento o di interventi operativi nei confrontidel gregge chiedono come bisturi il coltello:quando si segna lorecchio per il marchio di propriet;quando una pecora si rompe una gamba e si interviene perincanneddarla;quando si sangrat (si salassa) la vena dellocchio perch lapecora est gaddinosa ( impazzita);quando la pecora bassalitorta (cammina storta) si sangratla vena della pancia.

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    Il coltello

    Tra gli oggetti del mondo dellovile, vorremmo metter-ne in evidenza uno, in maniera analitica, per osservare tuttala complessa relazione comunicativa che con esso stabilisceil pastore: il coltello.

    senza dubbio loggetto che esercita una maggiore pre-sa e adempie una funzione costante nella realt operativa diogni giorno.

    Un pastore senza coltello sarebbe un uomo disarmato da-vanti alle cose, agli animali, agli uomini. Nellovile ogni rap-porto con le cose mediato dal coltello: loggetto-natura di-venta segno-cultura grazie alla gestualit ed al lavoro espressodal coltello.

    Ogni progetto che vuole realizzarsi lo chiama in causa.Tutti gli utensili che costituiscono lattrezzatura e larreda-mento dellovile o sono stati creati o sono stati toccati dalcoltello. grazie ad esso che il pastore faber: su malune, sumesale, sa taula, su concheddu, sos corros, surcagliu, sos tappossono oggetti incisi e lavorati da una lama tagliente. La naturabruta che circonda lovile vinta dal progetto di un uomo, costretta ad una forma: un ramo verde diventato spiedo allato del camino; un pezzo di sughero si arrotonda in tappo osi fa tagliere.

    Tutto questo trasformarsi, questo disporsi in funzione,questo processo di realizzazione tempo vissuto dalluso diquesto strumento principe. La sua importanza misurataproprio dalla somma di segmenti temporali che riempionola giornata del pastore.

    Si potrebbe fare una stima del tempo misurato in ore du-rante il quale si fa uso del coltello; ma forse pi importanteunaltra constatazione: lo si porta in tasca, sempre presente, un prolungamento della mano; ogni tanto emerge, opera erientra in unassenza-presenza.

    Questo strumento non serve solo per creare altri stru-menti ma anche per accompagnarli nella loro esistenza enelle loro funzioni: ogni utensile o di sughero o di legno odi pelle o di osso unopera aperta, ha bisogno ogni tantodi essere nuovamente adattata alla sua specifica funzione.

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  • valente; ed un bene cos prezioso e personale che non conveniente dare in prestito agli altri.

    Solo il padrone conosce lindole del coltello.La legge vieta al pastore di portare con s il coltello,

    unarma da lasciare nellovile. Risulta un divieto assurdo eperci inascoltato: ogni due anni la pretura mette allastacentinaia di coltelli sequestrati.

    Daltro canto, portare un coltello senza punta, secondola normativa di legge, inconcepibile: un progetto man-cante, impoverisce la comunicazione fra uomo e cosa.

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    Col coltello si lavorano le pelli di un bovino o di unapecora per fare delle funi, dei tascapani, sas gutturatas chetengono i sonagli legati al collo dellanimale. Ancora conesso si taglia il latte quagliato nel paiuolo, si dolat su casuromanu (il formaggio tipo romano) quando lo si lavora.

    Cos come necessariamente presente nei pasti quoti-diani per tagliare il formaggio, la salciccia, la pancetta.

    Coltello-uomo

    Accorgersi di essere senza coltello, per averlo dimenticatoin qualche posto, come scoprirsi impotente di fronte allarealt. Davanti ad ogni potenziale pericolo la consapevolezzadi avere il coltello in tasca una garanzia psicologica. unapossibile risposta. Il sentimento della vendetta si realizza qua-si sempre cun sa resoglia (coltello): conficcarla nella pancia diun bue, nellinguine di un cavallo, nel collo di una pecora.

    Un bisticcio: hanno tirato fuori i coltelli; pu esserelinizio di una lunga inimicizia.

    La notizia di una coltellata, quando si diffonde in pae-se, richiama alla memoria collettiva: vendetta, ospedale, ca-rabinieri, processo.

    Estrarre il coltello in un diverbio indice di testa leggerae di poco cervello, oppure segno di cattivo vino.

    Limportanza del coltello nella psicologia popolare con-fermata dalle molteplici metafore delle espressioni verbali: estche resoglia marrata (come un coltello non affilato), per diredi una persona grossolana e senza garbo; limba puntuta cheresoglia (lingua affilata); oppure espressioni violente del tipo:tiscoro a limpiu (ti colpisco il cuore in pieno), tabbeglio samatza (ti squarcio la pancia), ti pungo simbena (ti pungo lin-guine), ti la tzacco in corpus (te la immergo in corpo), ecc.

    Nel linguaggio richiama anche espressioni che indicanosottigliezza, intelligenza, sagacia ed acume.

    Il coltello, posto continuamente in relazione agli ogget-ti, agli animali, alle persone, al lavoro e ai sentimenti, assur-ge a oggetto-simbolo che investe tutta lesistenza del pastore. importante possedere un buon coltello, fatto da un fabbro

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    raccolto ripropone la cronistoria della vicenda agraria dalla se-mina alla trebbiatura, col recupero dei momenti pi significa-tivi: gelate di marzo, siccit di maggio, scirocco di giugno, ecol recupero dei rispettivi stati danimo rivissuti con frasi es-senziali, da formulario magico e con gestualit partecipante.

    Obbligato il confronto col grano vecchio: mentzus (mi-gliore), peus (peggiore). Il confronto recupera cos anchelanno precedente e tanti anni trascorsi.

    un processo comunicativo che misura un arco di esi-stenza sul comune denominatore del grano. Ed anche unmodo di comunicare con se stessi dando un senso allannotrascorso col porlo in relazione con gli altri: sei anni fa fuanche peggio, buono come questo fu solo il 65. Il confron-to d conforto: non semus mortos de sa gana tando, non hamusa morrere mancu hoc annu (non siamo morti di fame allora,non moriremo neanche questanno). Il grano degli anni pas-sati diventato pane ma come segno sempre presente, non stato consumato, e ripropone unesperienza gi nota.

    Il grano, essendo un prodotto del lavoro del pastore, anche un segno di valore, misura la condizione sociale dellafamiglia o meglio de sa domo. In tal senso comunica social-mente: la gente sa e deve sapere quanto grano stato rac-colto: il vicino ed il passante dicono: laore metta (grano inabbondanza) e si risponde: mi hat datu su vinti (mi ha resoil venti per uno). Ma la notizia della bont del raccolto sidiffonde nella comunit paesana attraverso il canale dei di-scorsi dei pastori che erano presenti alla trebbiatura o cheavevano visto le messi prima della mietitura.

    Il grano anche segno di gratificazione familiare: luo-mo porta il frutto del suo lavoro alla donna che, sebbenenon abbia contribuito, conosce la storia di quel grano segui-ta con alterni stati danimo. anche una consegna delluo-mo alla donna: da ora in poi sar compito esclusivo di leimacinarlo e farlo diventare pane.

    Il grano diventa anche una gratificazione del pastore neiriguardi del figlio che tenuto agli studi: al figlio che osser-va il grano, il padre dice: non est a lu idere inoche! (non ve-derlo ora qui ce n voluto!). Quel grano fatica che chie-de impegno nello studio.

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    TI LASCIO IL FUOCO ACCESO

    Laltro mondo degli oggetti (oltre quello dellovile) concui il pastore tesse le trame dei suoi rapporti comunicativi rappresentato dalla casa paesana.

    Sos trastes de bidda (gli oggetti della casa paesana) hannola prerogativa rispetto a sos trastes de campu, di essere nuovi ebelli, ben ordinati, stabili e numerosi. La casa stessa moltodiversa dalla capanna-ovile: c la cucina, la camera da letto,la sala e il fondaco. Diverso larredamento: c il letto, il ta-volo, la credenzina, il guardaroba.

    La casa tradizionale si divide in palatzu e funnacru (pa-latzu sta ad indicare lambiente-abitazione, funnacru il ma-gazzino-cantina dove si conservano le provviste annuali).

    SUNNACRU

    Oggetti presenti: grano, pane, formaggio, lardo, strutto,salcicce, vino, olio; oggetti scarto delle altre stanze.

    Esaminiamo il rapporto comunicativo tra uomo e singolioggetti presenti nellunnacru.

    Il grano

    Il grano garanzia di sicurezza. Un proverbio dice: fin-tzas chi su laore non est in sunnacru non est sicuru (finch ilgrano non nel magazzino non sicuro). Nel momento incui si trasporta il grano nel fondaco si d il giudizio di un in-tero anno: bellu laore, annu bonu; laore metzanu, annu malu(bel grano, buona annata; grano mediocre, annata cattiva).

    Il dualismo bonu e malu riferito allanno ed al raccoltomisura anche la felicit ed il dolore del pastore e della fami-glia: cuntentu e tristura (gioia e tristezza). La valutazione del

  • Quali criteri animano la scelta del mulino: la distanza ola modernit della macchina molitoria? Il mulino pi vicinoha un suo diritto in quanto si trova nel vicinato ma il mulinopi distante ha un macchinario pi moderno e fa la farinapi bianca. Scegliere preferire ed suscitare una reazione.

    Il mulino anche luogo di incontri: tra massaie si scam-biano le nuove del paese, ci si pone in comunicazione congli altri.

    Su cochintzu (la cotta del pane) un rito. Da una setti-mana prima ci si assicura la presenza delle cochitores (aiutantidi professione), si prepara la legna e sos trastes de cochere (gliarnesi per la cotta). Gli oggetti riacquistano la loro presenzafunzionale nel processo lavorativo, poi saranno riposti inmagazzino come arricchiti ancor pi di valori affettivi e divalenze sociali. La massaia comunica con questi oggetti conunintensit che viene da un uso, da una relazione e da unaconoscenza vecchie di decenni.

    Fra le tante taulas (tavola dove si stende la foglia) c lapreferita, i matterelli che sembrano tutti uguali parlano di-versamente alle mani e allanimo della donna.

    Sas cochitores (le donne-aiutanti) sono tipici canali dellacomunicazione sociale: sono agenzie di stampa. Il loro stessomestiere le porta da una casa allaltra: vedono, sentono, in-tuiscono, sospettano, modificano, inventano, riferiscono.Mentre si impasta e si cuoce il pane si fa una radiografia delpaese, si svelano segreti, si giudica e si assolve o si condanna.

    Molti proverbi sono legati a questo rito: contos de cochin-tzos per indicare notizie non vere; ti juchene dae cochintzu incochintzu (sparlano di te in ogni cotta di pane). Paura dellemale lingue e delle dicerie. Dopo 24 ore di lavoro prendonoun convenuto numero di pani come merce e se ne vanno colsaluto a lu mandicare cun salute (a mangiarlo con salute)mentre la padrona risponde: Deus chegliat (Dio lo voglia).

    Su pane lentu si manda in dono a famiglie di parenti edi amici con cui si in strette relazioni di confidenza. Unapira de pane (dodici pani) si presta alla vicina che rimastasenza. Pane e formaggio si mettono nel tascapane del pasto-re: unico cibo per dieci giorni di vita nei campi.

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    Al pastore spesso non conviene seminare il grano cheviene invece acquistato dai commercianti delle pianure pifertili. Eppure il grano come segno non perde tutte le valen-ze di unesperienza personale, che, nel caso specifico, manca.Proprio perch quel grano comprato viene subito inserito inuna relazione con le esperienze del proprio passato; pre-senza che si misura con altre presenze, cos diventa parte in-tegrante di una storia. E in questa storia si inserisce attraver-so un giudizio di confronto: lo si guarda, lo si fa scorrere frale mani, lo si sente, si spezza un seme e si d un responso: ilgrano cos collocato in una casella del quadro che costitui-sce il proprio passato personale.

    Prodotto col proprio lavoro acquistato col denaro, il gra-no nel magazzino un deposito da ube si potet umprere prototu sannu (da dove si pu prendere per tutto lanno).

    Occupa un certo spazio ed componente essenziale diun insieme: un segno che si pone in rapporto con altri se-gni: pane formaggio, lardo olio, vino. Come presenza an-che in relazione con altre essenze che altre volte sono statesostitutive del grano: orzo, avena, fave; e cio si pone in rap-porto con gli anni della fame e della miseria.

    Propone un arco di esistenza che ogni mese sar vissutae consumata nel momento della cottura del pane allorch ilgrano dar lavvio ad altri processi di comunicazione: farina,pasta pane.

    anche simbolo religioso: segno dabbondanza, promes-sa di felicit in occasione di certi riti e di certe feste. un au-gurio, e di augurio lultima frase che il pastore mormoradopo aver sistemato il grano nelle casse: mentzus a novas (me-glio lanno prossimo).

    Il pane

    Centinaia di sfoglie di pane carasatu coperte da un telo:saranno sufficienti per 30-40 giorni. Da grano a pane: uniter percorso dalla massaia ed implica un insieme di scelte edi relazioni sociali.

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  • difficile vedere il volto del pastore pi triste di quan-do il commerciante, al momento dellacquisto, scarta uncerto numero di forme: non soltanto una preoccupazio-ne economica, anche unonta; la gente dir che il for-maggio non glielo hanno voluto. il fallimento delle suecapacit.

    In famiglia il formaggio lo si mangia ogni giorno e de-termina un gusto: se capitasse a tavola il formaggio di unaltro pastore si riconoscer come diverso dal proprio: custunon est casu nostru (questo formaggio non nostro).

    Nelle metafore linguistiche il formaggio sta ad indicareforza, solidit, resistenza.

    I prodotti del maiale

    Il maiale d su condimentu pro un annu (il condimentoper un anno). importante il giorno in cui si ammazza ilmaiale: festa per la famiglia, si invitano parenti ed amici,si consolidano i rapporti sociali. Si mandano in dono sosimbiatos (un pezzo di carne, di fegato, di pancetta e di san-guinaccio) ai parenti, agli amici e alle famiglie del vicinato.

    Avere in cantina i prodotti del maiale significa autono-mia alimentare per tutto lanno.

    Il vino

    Come il grano anche il vino parla di un anno misuratodalle gelate di marzo, dalla siccit dagosto, dalle piogge disettembre. Ma unesperienza vissuta senza troppi drammi:il pastore chiede alla sua vigna la provvigione di vino per unanno. Ed una storia vissuta con minor fatalismo: per ilgrano su tempus pu rendere vano ogni sforzo delluomo cheal contrario pu fare abbastanza per una vendemmia abbon-dante o almeno per la riuscita di un buon vino. Forse questapotenzialit dellelemento umano trova la sua giustificazionenel fatto che il vino meno essenziale del grano per lesi-stenza di una famiglia.

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    Il pane segno di sicurezza anche se ridotta al suo pun-to minimo: pane nessi bi namus (pane almeno ne abbiamo).

    Il punto di massima povert segnato dalla frase nonbana mancu pane (non hanno nemmeno pane). Invece ilbinomio pane-formaggio segno di forza: mandicare pane ecasu est comente de fraicare a rena e a carchina (mangiare pa-ne e formaggio come costruire con rena e calce).

    Il formaggio

    Il formaggio il prodotto-segno che maggiormente siintegra con la quotidiana esperienza del pastore.

    Intanto comporta un lavoro che dura 6 ore (dalle 3 delmattino alle 9-10): mungitura, legna-fuoco-riscaldamentodel latte, cagliata, manipolazione vera e propria, salamoia.Il processo di lavorazione del latte, imparato dallet di 10-12anni, non si differenzia da quello dellet nuragica; solo dauna decina di anni sono entrati in uso due strumenti cheprovengono da fuori: il termometro, e il caglio liquido del-la farmacia.

    Vi poi un secondo tempo che quello della stagiona-tura, sino alla vendita: una storia che si fa da gennaio anovembre.

    Quale sar il prezzo del formaggio questanno? una domanda che si pone in modo drammatico per

    mesi. I commercianti verranno da Cagliari e dal continentee stabiliranno il prezzo: obbligo accettare, non c alterna-tiva. Da giugno a novembre lassillo di dover vendere e lapreoccupazione del possibile prezzo diventano ossessivi.Con la vendita del formaggio si potranno pagare i debiticontratti durante lintero anno: fitto dei pascoli, fabbro, cal-zolaio, ecc.

    Il formaggio rappresenta per il pastore il segno della pro-pria indipendenza ed autonomia.

    Avrebbe potuto dare il latte al caseificio: minor lavoro eguadagno anticipato. Ma vendere il latte come un impove-rimento, una rapina: su latte est meu e mi lu lavoro jeo (il lat-te mio e lo lavoro per mio conto).

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  • E se non la offrisse non perch non c, ma perch non haisaputo cercare.

    Bisogna conservare tutto: il futuro dubbio e potrebbecoglierti impreparato; nessuno potrebbe aiutarti, potrestitrovarti in bisogno. unassicurazione psicologica: la conge-rie di oggetti che si trovano in sunnacru costituisce una ri-sposta al tempo senza forma che verr a mostrare la tua po-vert. Sono come chiavi adattabili che ti serviranno per poteraprire porte chiuse.

    LA CAMERA DA LETTO

    Viene chiamata ube dormimus: la stanza dove noidormiamo. Noi vuol dire tutta la famiglia, infatti ognicomponente vi ha dormito o ancora vi dorme. Anche quan-do il figlio, diventato giovinotto, andr a dormire in unaltrastanza, questa sar chiamata sistantzinu o sa cameredda mea,mentre quella continuer ad essere chiamata ube dormimus.

    C il letto matrimoniale, un lettino ed una vecchia cul-la di legno.

    Il letto matrimoniale, regalato agli sposi dai genitori, hauna rete pesantissima fatta dal fabbro, sollevata da terra pidi un metro; ha le spalliere di ottone, il materasso di lanadi agnello.

    un letto grande da cui non si cade mai, l si nati, si stati malati, si stati al sicuro.

    Ma il letto anche un nascondiglio e un ripostiglio. Sol-levare un angolo del materasso pu significare una sorpresae un divieto; un dolce, soldi, documenti del bestiame. Sottoil letto si nasconde la frutta quando la si acquista per unasettimana: pere, mele, arance, castagne, noci.

    Un mobile assai importante il guardaroba: un arma-dione a due ante con due cassetti e tra questi un cassettino.

    Larmadio pieno di roba che non serve, se si esclude labiancheria e gli abiti: pezze di tela sgualcite, vecchi abiti con-sumati, maglioni smagliati, calze e camicie inservibili, vecchiscampoli di varia provenienza. Quando qualche rara volta(andare in campagna durante una nevicata) un pullover rotto

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    Inoltre il vino posto in relazione a due feste: a novem-bre, quando si ammazza il maiale, si toccat su vinu (si fa ilprimo assaggio del vino); a giugno, per la tosatura delle pe-core, bisogna conservare una trentina di litri di vino: su vinude su tundinzu (il vino della tosatura).

    Relazioni umane e mediazioni del vino: allospite, al co-noscente si fa assaggiare il proprio vino: valore del gesto; ilvino sempre buono, anche se un po spunto. Se costrettoad ammetterlo il proprietario dir: est unu pacu ispuntu maest bonu.

    Oggetti superflui

    Sunnacru anche un serbatoio di oggetti di varia prove-nienza, spesso di nessun pregio.

    Loggetto ha un suo valore in quanto presenza di qual-cosa che servito o che potr servire. Spesso una presenzaaffettivamente manifesta: una credenzina sgangherata che haavuto una sua storia quando era un oggetto importante nel-la sala; una vecchia ruota del carro con 30 anni di vita. Co-munque questi oggetti che hanno perso la loro funzionespecifica si pongono ancora come possibilit future di esi-stenza. Ma vi sono una molteplicit di cose, di arnesi, un in-sieme di oggettini (chiodi e dadi arrugginiti, bossoli di car-tucce, una scarpa vecchia, una tenaglia rotta, barattoli ebottiglie vuote, una scopa consumata, vecchi libri delle scuo-le elementari, pezzi di tavola, una ruota di bicicletta, un pez-zo di aratro, un calamaio, una forchetta spezzata, una sediasgangherata) che probabilmente non serviranno, ma che po-trebbero servire. Non si deve gettar via nulla: dal buttar vianon si ottiene niente.

    Quando il figlio obietta alla madre che tutte queste coseinutili sono dingombro si sente rispondere con profezia mi-nacciosa: carchi die las chircas (qualche giorno le cercherai).

    Quando occorre qualcosa si dice: Va in cantina, cerca etroverai.

    La realt pu presentarsi sotto molteplici esigenze: sunna-cru pu sempre offrire una risposta pi o meno soddisfacente.

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  • Deve essere sempre pronta, pulita ed ordinata, rappre-senta il tenore della famiglia. Non c motivo di entrarci senon con gli ospiti. C tutto ci che vietato al consumo ealluso quotidiano proprio perch contiene oggetti da nonsciupare, da conservare intatti.

    Esiste in funzione degli altri. Per i familiari significa uncomplesso contrastante di stati danimo: orgoglio, timidez-za, disagio, sicurezza, colpa.

    Anche gli oggetti occasionali che vanno a finire in que-sta stanza rispondono a due requisiti: sono importanti e so-no vietati. L, si nascondono il liquore fatto in casa, luvasotto spirito, i dolci delle grandi occasioni: sas origliettas, sostorrontzinos, sos marigosos, sa coffettura, sos amarettos.

    Il ragazzo che entra da solo in sistantzia bona lo fa dinascosto, viola una norma: o va ad esplorare o va a rubare.Chi ha diritto ad entrare? Chi raggiunge la potestas: la ma-dre, la figlia maggiore quando riceve linvestitura delle chia-vi dei cassetti.

    Lottomana lunico mobile che non stato fatto dal fa-legname del paese: importante che non lo si rovini e nonlo si sporchi perch difficile ripararlo, non si pu lavarlo.Quando ci si siede si sta composti, in posizione innaturale.

    Nellarmadio ci sono gli abiti buoni c anche il vestitodi panno del padre, quello che si usa due o tre volte lanno.

    In alcuni cassetti del com si custodiscono i servizi dacaff, da t, i bicchierini per liquore: erano stati regalati peril matrimonio.

    La cucina

    lambiente dove la famiglia trascorre quasi tutto larcodella giornata. Gli oggetti-segno con cui si comunica pifrequentemente sono: sa tina (tinozza dellacqua), sarmagliu(dispensa in legno) dove si conservano il pane, il formaggio,lardo e strutto necessari per il consumo di una settimana. Infamiglia il piatto caldo si consuma una volta al giorno espesso neanche una volta: in qualunque momento dellagiornata sarmagliu est prontu.

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    riacquista la sua funzione, giustifica unaltra lunga conserva-zione di s e degli altri indumenti. La figlia vorrebbe libera-re quel guardaroba: unesigenza di spazio e di ordine: Vo-glio lasciare solo quello che serve veramente.

    La madre ribatte: e si ti enit un atteru bisontzu? (e se tiviene unaltra necessit?).

    Insomma non si pu vivere alla giornata nemmeno congli indumenti: anche essi sono provviste che bisogna accu-mulare per fare fronte allignoto futuro. Ma diverso lostesso concetto di ordine: per la figlia creazione di spazio edi simmetria, spazio che per la madre significa vuoto comemancanza di qualcosa, come segno di povert.

    Conservare come avere un vantaggio.In un cassetto ci sono scatole di medicine scadute, erano

    state usate per una malattia dieci anni prima. Non si pu di-re certamente che serviranno, ma a chi vorrebbe buttarle viasi risponde: ti dan anneu? (che fastidio ti danno?).

    La madre ricorda il nome di quella medicina: un nome ir-regolare come straniero. Anche la malattia aveva un nomestrano e non era una sola parola. Scatole dai colori sbiaditi condue o tre fiale ingiallite danno forma ad un punto del passato.

    Il cassettino centrale custodisce un libretto-ricordo delmatrimonio regalato dal parroco; ricordini della prima co-munione dei figli, qualche oggetto prezioso ereditato o avu-to in regalo. Allangolo una mensola che sostiene una sta-tuetta della Madonna, una tela raffigurante il cuore di Ges,su un rettangolo di seta una frase del Vangelo: Lasciate chei pargoli vengano da me.

    Altri oggetti: sos savanos (lunghi teli su cui si mettono lesfoglie del pane), sas frassatas (coperte di orbace); le sedie.

    Una volta allanno viene il falegname per le varie ripara-zioni: sono tutti mobili che lui stesso ha fatto tanto tempoprima.

    La sala

    Oggetti presenti: com, armadio, ottomana, tavolo, se-die. La sala viene chiamata istantzia bona (la stanza buona).

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  • 31

    LE COSE CHE VENGONO DA FUORI

    Nello spazio-paese tradizionale entrano pochi oggettiprovenienti da fuori. Non perviene quasi alcun oggetto-ali-mento ad eccezione di sale, conserva, zucchero. Tutto ciche riguarda vestimenta, corredo, oppure utensili di ferro,rame e pelle giunge in paese allo stato grezzo. Non arrivanodegli oggetti ma del materiale da cui lo stagnino, il fabbro, ilsarto e il calzolaio tradurranno oggetti lavorati. Affinch essivengano ad esistere occorre che siano commissionati: senzaprecisa richiesta del destinatario non c alcuna attuazioneprogettuale. Anzi il pastore partecipa al progetto del tecnicodel paese spesso indirizzandone lideazione o confermando laproposta di modello delloggetto di cui ha bisogno. Ne deri-va un oggetto personalizzato e non esattamente ripetibile.

    Per tutti questi motivi si potrebbe affermare che la mer-ce proveniente da fuori materia che non trasporta un pre-ciso messaggio: il processo attraverso cui loggetto acquistaun senso nasce dalla relazione e dalla intesa fra pastore e ar-tigiano, e si svolge allinterno della comunit paesana.

    Inoltre la materia grezza che viene da fuori deve rientrarenellelenco di un inventario gi culturalmente prefissato dalleusanze, dalle esigenze e dallaffettivit del lavoro paesano; percui, ad esempio, la stoffa dovr essere necessariamente vellutoo fustagno, di cui si anche scelto un colore specifico. Perquanto riguarda alcuni capi di vestiario che giungono in pae-se gi confezionati (cappello, scialle) devono rispondere a ca-noni precisi di taglio e forma, e di colore e tessitura. Un filtroculturale a griglie meno strette permette lentrata e lacquistodi stoviglie e oggetti duso provenienti dal mercatino dei ven-ditori ambulanti. Una minor difesa nei loro riguardi spie-gata dal fatto che tali oggetti non sono compromettenti, nonimpongono rischiose scelte di valori. Non entrano in conflit-to con i corrispettivi oggetti tradizionali, possono conviveresullo stesso tavolo nelluso quotidiano familiare un piatto di

    Importanti sono anche sa tina e su lamone dove si con-serva lacqua per diversi usi. Lacqua un bene prezioso, vie-ne portata dalla fonte due o tre volte al giorno: non bisognasciuparla; se dovesse mancare si va dalla vicina di casa perchiedere unu guppu de abba (un mestolo di acqua).

    Un altro asse di relazione quello del camino-legna-fuo-co sia per scaldarsi sia per cucinare.

    Fare il fuoco al mattino il primo segno della giornata; un compito della mamma: segno anche di necessit e dipriorit, fatto il fuoco tutta la famiglia pu alzarsi.

    Fare il fuoco un segno, un segno ed un messaggio: tilasso su ocu attu (ti lascio il fuoco acceso).

    Le batterie da cucina sono per lo pi di rame, ma anchedi ferro battuto e di alluminio; ci sono i piatti di terra ed ibicchieri di vetro e le posate di acciaio. Con questi oggetti ilpastore ha una relazione improntata a vigile attenzione: estroba de bidda e perci roba fina, cose che chiedono una cer-ta delicatezza di uso.4

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    4. Da questa rapida presentazione del mondo degli oggetti della tra-dizione barbaricina si possono trarre alcune osservazioni. Il sistemadegli oggetti tradizionali, attraverso unassidua esperienza, si costi-tuito come un sapere ed diventato conoscenza organizzata. Si cono-scono loggetto e il suo valore di segno, la sua posizione nelluniversofisico e la sua relazione nellarchitettura del discorso sociale.La conoscenza del significato degli oggetti si basa su un lungo ap-proccio di iniziazione, su una conferma imitativa e abitudinaria e suuna pratica quotidiana. Loggetto conosciuto allorigine nel suo na-scere e farsi; stato richiesto per una esigenza motivata e in vista diun preciso scopo. Non esiste una pressione esterna degli oggetti ncome presenza materiale n come segni-immagine.Infine il pastore non un consumatore, per lo pi loggetto muorecon la perdita della sua forma e quindi della propria funzione: sarsostituito da uno nuovo, identico o quasi, sul quale si riversa il depo-sito di esperienze e di affetto delloggetto scomparso.Non si parte mai da un grado zero di lettura: comunicazione gisperimentata e che prosegue.

  • Latteggiamento euforico della gente si esprime nella fra-se: essimus dae su bisontzu (usciamo dal bisogno); prima eradifficile reperire le cose, ora si trovano in abbondanza; si escedalle strettezze.

    Si pu affermare che gli oggetti si giustificano per il lorovalore duso e paiono motivati da precisi bisogni.

    Non si determina alcuna crisi di significato degli ogget-ti: lo spazio paesano percorso da una maggiore quantit dioggetti ma non viene messo in crisi il suo senso.

    Certamente lincremento quantitativo di cose note e dialcuni oggetti nuovi opera una trasformazione, chiede unadeguamento. Basterebbe osservare come nella nuova realtloggetto di fatto esista, si mostri, chieda di essere acquistato,e come questi fatti gi spostino la soglia del bisogno, dici che viene considerato come necessario, che essendo ter-mini culturali mutano progressivamente i loro confini.

    Oppure si potrebbe sottolineare il mutato rapporto conloggetto per ci che si riferisce alla sua origine e provenienza:dalla relazione partecipativa e critica con lartigiano del paesea quella pi neutra col negoziante che porta le cose dal conti-nente e anche dallestero.

    Ne risulta un cambiamento psico-sociologico: lentratain agonia di molti oggetti tradizionali e il sopraggiungere dinuovi trasformano abitudini, mediano in forme nuove ilconfronto con la natura, suggeriscono convinzioni di sicu-rezza presentando un futuro meno dubbioso.

    Ci che al contrario caratterizza la seconda fase dellapressione degli oggetti un radicale mutamento semio-an-tropologico; loggetto-segno acquista e impone un rigorosocarattere di differenza fra tradizione e modernit, veicola si-gnificati culturali che si aggiornano attraverso lacquisto dellemerci, sconvolgono tutto lo zodiaco esistenziale del pastorenei suoi versanti di conoscenza, daffettivit, e nei suoi orien-tamenti etici ed estetici. Loggetto-segno inventa un nuovosistema di significazione, si coniuga in paradigmi autonomicon sue proprie leggi interne, senza che al pastore appaia evi-dente la giustificazione dun preciso uso o la necessit di ri-spondere a un determinato bisogno.

    In pi il sistema degli oggetti-segno moderno presenta

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    terra, uno di alluminio o di ferro battuto e al limite ancheuna ciotola di legno. La compera di un colino, di un imbutoo di una bagnarola nuovi non impongono diverse relazionicomunicative n hanno pretese stilistiche.

    La concezione dello spazio culturale comunitario poggiasu una struttura compatta e unitaria: il nuovo in qualchemodo estraneo, esterno, non necessario e pu essere perico-loso. Lo spazio di vita della comunit costituito da tre zonespecifiche: zona-paese con abitazioni e vicoli; zona-crujos for-mata da una fascia di orti, vigne e oliveti; zona-pascolo e bo-sco per la legna. Occorre difendere spazio fisico e spazio inte-riore da tutto ci che pu essere estraneo; a costui, a questacosa si rivolge una domanda: chi sei, cosa vuoi, come seigiunto. I rapporti con tutto ci che esterno sono saltuari eprecisamente motivati: si andr fuori per un processo, comeospiti per una festa, per un furto di bestiame.

    Questo mondo paesano non pu rimanere totalmenteestraneo allo sviluppo e allincremento nazionale degli og-getti del dopoguerra, quando si diffondono e premono allaconquista di spazi-vendita anche nei territori periferici. Glioggetti, anche se in ritardo e con stentata gradualit giungo-no, agli inizi degli anni 50, nei paesi pi periferici ma or-mai disponibili a un certo aperturismo.

    Ora ci si chiede: quali oggetti entrano nello spazio pae-sano, come si pongono nei riguardi degli oggetti tradiziona-li, quali nuove relazioni comunicative vengono ad instaurar-si fra uomo e cose?

    Ma prima di sviluppare questo discorso importante ope-rare una netta distinzione in due periodi dellarco di tempo1950-1974 che noi prendiamo in esame: una prima fase diaumento quantitativo degli oggetti da collocare tra il 1950 e il1963-64; e una seconda fase, a partire dal 60 e soprattutto neiprimi anni del 70, in cui loggetto si presenta con un codicediverso e annuncia un messaggio sconosciuto alla tradizione.

    La prima ondata di oggetti si qualifica nella dimensionedella abbondanza, di unaumentata presenza di cose gi co-nosciute, o di novit giustificate da somiglianza e da compa-razioni rassicuranti; dunque, pi velluto, pi biancheria, pistoviglie e arredi da cucina, pi pasta, zucchero e conserva.

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  • movimento e della dislocazione degli oggetti nellambitodella casa, la provvisoriet di uno schieramento-arredamen-to, il significato del declassamento topografico che molti og-getti subiscono nelleconomia generale.

    Lo sfaldarsi dellomogeneit del sistema oggettuale tra-dizionale determina una nuova gerarchia degli oggetti in re-lazione alla collocazione nelle stanze, e a un diverso rapportodi simmetria nellambito di una singola stanza.

    Si stabilisce un altro rapporto pieni-vuoti: i vuoti cresco-no, i mobili sono meno pesanti e occupano minor spazio;daltro canto il vuoto che prima indicava povert ora conno-ta eleganza, e comunque leventuale angoscia per questospazio non occupato viene colmata con la presenza-segno disoprammobili, di quadri e di ceramiche.

    Gli oggetti nuovi scoprono nel sistema oggettuale dellatradizione che pure sembrava compatto e unitario un palin-sesto con vari piani di stratificazione privilegiando unoppo-sizione che pu essere definita laico-religiosa. Per esempiolacquisto di una sala da pranzo determina una contempora-nea dislocazione in un altro ambiente della cassapanca e del-la statuetta del Sacro Cuore; due oggetti che prima non era-no stati messi in una relazione necessaria, vengono a subirelo stesso destino perch connotati come cose religiose, comeeredit di famiglia e di chiesa.

    Veniamo ora allesame dei singoli vani.La casa tradizionale, come si gi visto, si componeva di

    due elementi: palatzu e funnacru, luogo per la gente e luogoper le provviste. Persone e cose; non persone tra le cose; oc-cupano infatti due spazi topograficamente differenti e bendefiniti; nel rapporto quotidiano cucina-fondaco si declinala vita di un anno. Il nuovo sistema oggettuale mette in crisilo spazio fondaco, riducendolo da componente primariadella casa in spazio periferico e in spazio-rifiuto.

    Ci sono i negozi, fondaci pubblici pieni di ogni bene,sempre aperti e disponibili. Questi luoghi privilegiati nonsoffrono di penuria, sempre riforniti non hanno paura di unfuturo precario e senza volto: tutto si mostra e appare in ab-bondanza. Alla comunicazione cucina-fondaco si sostituiscequella fra cucina e negozio: la prima interna, intima, segreta;

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    una scala graduata di differenze formali sulla cui conoscenzae competenza si misura il grado di cultura e il livello dinte-grazione con la modernit.

    lobbligo di abbandonare il codice tradizionale attra-verso cui ha orientato la propria percezione ed immagina-zione, diventato ormai stigma di discriminazione, per ini-ziarsi alluso di un altro codice difficile e imposto.

    Per fare un esempio, non ha pi senso operare una mo-difica sulla gonna rustica accorciandone la lunghezza, va-riando la stoffa e il colore e, al limite, adattando anche ilmodello; non concesso uno sviluppo interno alloggettodella tradizione secondo una sua dinamica e una propriamotivazione culturale. La gonna moderna o la variante im-posta dalla modernit come termine oppositivo chiedonounadesione totale: ogni passaggio di compromesso segna undeficit di cultura.

    Ma per la donna di famiglia pastorale luso della gonnamoderna non una variante pure rischiosa di una certa mo-da, costituisce invece una trasformazione violenta della pro-pria identit, un immotivato passaggio di status, un mutatorapporto con le attivit lavorative e una diversa visione este-tica di se stessa.

    Chiarita la differenza fra i due diversi momenti dellevo-luzione degli oggetti nel mondo pastorale, riprendiamo il di-scorso sulla rottura dello spazio tradizionale a opera del nuo-vo sistema di cose.

    Come muta lo spazio-casa

    La casa tradizionale adempiva a tre specifiche funzioni:abitazione per la gente, ricovero anche se temporaneo deglianimali, conservazione delle provviste annuali.

    Larrivo degli oggetti-segno moderni muta questo rap-porto. Lo spazio-stalla e lo spazio-cortile vengono converti-ti in spazio-abitazione: una rottura fisico-culturale con lacampagna, con tutto ci che legato allovile.

    Ma cambia anche la struttura della casa nei rapporti deivari vani-ambienti. Si pu osservare una nuova strategia del

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  • campagna. I termini grasso, pesante e indigeribile diventanoanche sinonimi di rozzo e campagnolo.

    Luguaglianza grasso = nutrimento = salute = bene si capovolta in grasso = malattia = antiestetico.

    Scompare una specie di margarina che si estraeva dal sie-ro. Non si fa pi la provvista annuale del grano.

    Le patate ed i fagioli non sono pi coltivati negli orti maacquistati.

    Persino il formaggio subisce un certo mutamento per ciche riguarda la quantit del sale e del caglio: al formaggiotradizionale si rivolge questa accusa: troppo forte, si man-gia le labbra.

    Il formaggio ha perso il suo valore di alimento principe.In conclusione si pu osservare che il fondaco-magazzinoviene a perdere la sua posizione di prestigio nellambito dellacasa; le provviste non hanno pi il carattere di annualit e diessenzialit, e non connotano pi ricchezza e sicurezza per ilfuturo.

    Un altro ambiente-abitazione che conosce una notevoletrasformazione la cucina. Tre passaggi significativi del cami-no: focolare centrale col fumo che usciva tra le tegole del tet-to; camino laterale grande; camino angolare, con pretese dieleganza.

    Tre modi diversi di vivere in cucina, ma anche tre atteg-giamenti differenti di stare di fronte al focolare; quando en-trava in cucina un gruppo di persone se vi era il caminocentrale si diceva: intundate (fate cerchio); se vi era il cami-no laterale si diceva: avvicinatevi; col caminetto angolare sidice: fate spazio, allargatevi. Il cerchio umano intorno alfuoco diventato rettangolo incompleto ed infine una retta.

    La cucina, prima spaziosa e centro di vita quotidiana,tende a diventare un tinello, dove si pu anche ricevere lagente. Lo spazio tradizionale si organizza sui punti di orien-tamento focolare, tinozza dellacqua, batterie di rame appeseai chiodi del muro. Quello attuale intersecato dalle lineeche congiungono fornello a gas, televisione, mobili. spaziooccupato da mobilio come contenitore di oggetti che non sivedono, a una dimensione ottico-metrico-tattile si sostituisceunaltra che potremo chiamare oggettuale, memoriale.

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    la seconda esterna, visibile agli altri. Ma tale differenza nelladimensione spaziale non evidentemente solo di tipo fisico-topografico, ma anche interiore. Basterebbe mettere in evi-denza la psicologia della donna che apre con la chiave la portadel fondaco e d alle provviste uno sguardo per prenderequalcosa, in contrapposizione allo stato psicologico della don-na che entra in un negozio per acquistare una qualsiasi merce.

    un discorso psicologico-culturale che merita un ap-profondimento; ma a proposito sempre dello spazio si deveosservare che gli oggetti del fondaco provengono dallo spa-zio-ovile e dallo spazio-orto, mentre gli oggetti del negozionon si sa da dove vengono e pi che da uno spazio geogra-fico provengono da uno spazio-concetto: sa modernitate.

    Si diceva che la casa vista secondo un altro modelloprogettuale. Allideale della casa piena di provviste si sosti-tuisce quello della casa ben ammobiliata ed al passo con glioggetti moderni da mostrare agli altri.

    Caratteristica di questi oggetti moderni la loro dimen-sione di pubblicit, contro il carattere di privatezza degli og-getti tradizionali. Le provviste del fondaco non debbono es-sere mai viste da nessuno: ognuno sa ci che ha in casa.Mentre le cose comperate nel negozio degli alimentari sonopubbliche gi allatto della compera e del trasporto. Non sidiceva mai che cosa si era mangiato in famiglia; ora se neparla ovviamente.

    La trasformazione degli oggetti del fondaco-magazzinosegna un sostanziale mutamento nei rapporti con le cose.

    Gli oggetti-provviste perdono la loro importanza reale epsicologica; i prodotti della pecora e soprattutto del maialevengono usati meno assiduamente e non hanno pi il tradi-zionale valore di sicurezza e di garanzia. Lardo e strutto nonsono pi usati nellalimentazione familiare.

    Vengono spediti allovile. In famiglia si usa lolio di semie di oliva; lo studente e la ragazza moderna hanno rifiutatoil lardo e lo strutto come prodotti grassi e indigeribili, coltempo anche la madre si converte a tale convinzione.

    Questo mutamento di gusto dettato dallentrata in ca-sa di altri generi alimentari, ma anche da altre convinzioni:non si fanno pi lavori pesanti, sono alimenti adatti per la

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  • chi la chiedesse. Non hanno neppure acqua: indicava ilmassimo della povert ma anche della trascuratezza.

    Con la tinozza scompare anche su guppu (piccolo cilin-dro di sughero) con cui beveva tutta la famiglia.

    Per lavare i panni si andava al fiume, alla periferia delpaese; si portava con s il paiuolo e la legna per fare il fuo-co. Ora c la vaschetta di cemento: una comodit enorme.

    Ma lacqua del rubinetto fa una discriminazione: lava labiancheria di paese ma non il vestito di campagna. Per lagiacca unta del pastore che viene lavata due o tre volte al-lanno ci vuole lacqua del fiume che porta via tutto, unapietra ruvida, la lotta gestuale della donna. costante il mo-tivo degli oggetti nuovi in funzione diretta o indiretta anti-ovile. In lavatrice non si mettono i panni del pastore.

    Il forno non si usa pi: il pane lo si compera da due for-ni pubblici che si sono creati per le nuove esigenze del paese.Oltre a questi due forni di pane carasatu, ci sono anche dueforni di pane comune. Il passaggio vissuto come una libe-razione dalla fatica; tuttavia c un complesso di colpa: ilpane nostro era migliore, questi lo fanno a forza di lievito, epoi chiss cosa ci mettono!.

    Altro ambiente da esaminare alla luce del mutamentooggettuale la sala (istantzia bona).

    Levolversi di questa stanza nel mobilio e negli oggettisegna le varie tappe di un mutamento sociale e culturale.

    Inizialmente questa camera, in cui si ricevono gli ospiti,ha il letto. Ma un letto nuovo non come quello della ca-mera da letto. di legno, basso, non ha le spalliere in ot-tone o in ferro. Ha una bella coperta di cotone, non dorba-ce: il letto un oggetto da mostrare, nuovo e prezioso.

    Gradualmente per il letto si manifesta come un elemen-to spurio, tende a trasformarsi in divano-letto.

    Gli altri mobili della sala sono: il com, la credenzina ele sedie. Non sempre c il tavolo per mangiare.

    Questa stanza per gli ospiti si trasformer infine in salada pranzo: tavolo, sedie, buffet e contro-buffet.

    Spesso del vecchio mobilio rimane lottomana. La nuo-va sala porta oggetti nuovi e ne respinge altri: scompaiono iquadri raffiguranti gli antenati, le immagini sacre, le tele ri-camate da un familiare.

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    In definitiva si pu dire che gli oggetti moderni e i pun-ti strategici in cui si mostrano (negozi) tendono a valutare lospazio pubblico: la piazza, il corso, le strade.

    Gli oggetti fanno vivere la gente fuori delle case; il rap-porto oggettuale si instaura in una dimensione spaziale che quella della pubblicit.

    Questo nuovo spazio pubblico paesano occupato e vis-suto dagli oggetti tenta una sintonia con la prospettiva spa-ziale nazionale, internazionale, che non ha contorni fisiciprecisi, e che chiede un nuovo tipo di apprendimento e dicomunicazione. La cucina pu diventare come una cameraper ricevere la gente: senza fuoco, cenere, pentole annerite.Basta chiudere il caminetto con un pannello.

    Con la cucina a gas il fuoco si fa pi raramente e soloper riscaldamento; ma c anche la stufetta a gas.

    Il fuoco come riscaldamento-intrattenimento abitualetende a scomparire; in seguito verr sostituito dal televisore.

    Scompare su banchittu, lo sgabello ad altezza giusta,idoneo ad ogni facile contatto con le cose; mentre la sedia troppo alta e isola da un giusto rapporto con le cose.

    Le batterie da cucina di rame sono portate al fondaco.Non ci sono pi chiodi a cui appendere le cose.La cucina a gas trasforma il rapporto con gli oggetti: di-

    versa la gestualit e la posizione del corpo. Semplifica i movi-menti e riduce di molto la fatica. Tutti gli oggetti che primaerano visibili (casseruole, pentole ecc.) sono custoditi nellar-madio.

    Il mobilio per cucina non esisteva e gli oggetti eranosparsi e collocati in una positura decorativa; ora sono rin-chiusi e ben ordinati: la mente che li vede, non locchio.Arriva il frigorifero e la pentola a pressione.

    Il vecchio pastore dir che il frigorifero guasta il saporedellacqua, che la pentola a pressione guasta il sapore dei ci-bi, che la stufetta finta e non riscalda.

    Quando giunge lacqua in casa il miracolo dellabbon-danza; per muore la coscienza di un rapporto con lacqua.

    Scompare loggetto pi importante della cucina: sa tina(tinozza), lacqua da bere di una intera giornata, portata dauna fonte pubblica. Lacqua preziosa, che non si potevaperdere, che non si doveva sprecare, e che si doveva dare a

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  • Quella che era chiamata ube dormimus (dove dormiamo)si chiama ora sa camera de sos vetzos (la stanza dei vecchi).

    Il mutato rapporto con la casa altera la relazione spazialefra paese e crujos (retroterra di orti e viti).

    I prodotti dellorto sono essenziali allapprovvigionamen-to annuale della famiglia pastorale: fagioli, patate, cipolle, fa-ve, oltre ai vari prodotti stagionali. Ad occuparsi dellorto ladonna, che invece non partecipa mai al lavoro dei campi.

    Limmagine del mondo che gli oggetti moderni sugge-riscono vuole la donna in una prospettiva anticrujos; lorto,per il tipo di fatica e per luso di strumenti tipici delluomo,finisce per connotare arretratezza e rozzezza.

    Muore il rapporto donna-orto, resiste quello uomo-vigna.La donna che ancora sinteressa allattivit dei crujos si

    condanna da s, rifiuta limmagine di donna moderna: nonv possibilit di sincronismo fra crema di bellezza e la brut-tezza del lavoro ortulanu; gli oggetti moderni intonano uninno estetico mentre lorto riesce appena a mormorare un de-bole richiamo etico.

    Lo spazio-crujos perde anche unaltra dimensione co-municativa: rottura del rapporto col fiume dove la donna sireca a lavare i panni portando con s paiuolo, bagnaruola elegna per il fuoco. Cessa anche la relazione paese-periferia-mondezzaio.

    Al disgregarsi dello spazio-crujos corrisponde di riscon-tro un aprirsi e un integrarsi degli spazi paesani: perde sensosa pratza de domo (spazio adiacente alla propria abitazione) esi spezzano le delimitazioni dei vari vicinati.

    Tale esaurirsi della comunicazione donna-campagna determinato dal ritmo e dalla frequenza del rapporto coi ne-gozi. Questi aumentano in numero e in superficie, sonocontenitori e divulgatori del nuovo sistema di cose; e la rela-zione di modernit della donna si commisura in tale proces-so comunicativo.

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    Si affermano le cose moderne: sos servitzios, piatti, bic-chieri, tazze, tazzine e posate. Sono oggetti che si mostrano,visibili dietro gli specchi. Alle pareti si appendono quadri dipaesaggi, per lo pi ritagliati e fatti dalle giovani donne.Compare il soprammobile: un cane, una bomboniera, unaceramica sarda, un vaso di vetro.

    Tutti gli oggetti di questa sala sono nuovi, non hannoalcun legame col passato; tutta roba comprata dai negozidel paese o da altre localit. Ogni cosa ha valore in quanto nuova. Sono oggetti chiamati a manifestarsi agli altri, unmutamento, un aggiornamento: sa modernitate.

    Quel termine moderno ricorre continuamente nellavalutazione di tali oggetti e condensa in s il significato di at-tuale e di estetico. Si d importanza a sa bellesa, pi che alladurata. Si predilige la forma pi che la materia del legno. Glispecchi sono elementi importanti perch mostrano le cose. Illucido viene preferito allopaco, il leggero al pesante. Il gusto dettato esclusivamente dallesterno: si sono visti i mobili onel negozio o in casa di altri. Chi fa la scelta la donna gio-vane (18-30 anni); il pastore giovane o anziano completa-mente estraneo alla compera e allarredamento; non sono co-se per lui.

    Questa sala lo specchio della donna che si sta aggior-nando e che sta entrando nellorbita di nuovi interessi; anche il segno di una nuova psicologia, la spia di un muta-mento culturale.

    Ci che tradizionale prende una connotazione negati-va perch mostra un passato che si vuole superare.

    La stanza che conosce il minor mutamento la camerada letto (ube dormimus): sar questa a garantire la continuitdella tradizione e il legame col passato.

    Diventa la camera da letto dei genitori. Qui sono andatea finire le grandi fotografie degli antenati e i dipinti sacri cheprima erano nella sala. Gli oggetti si accumulano, a volte sispostano ma non si butta mai niente; sono tutte cose che ri-mandano al passato.

    Vi giunge biancheria nuova ma quella antica viene con-servata ugualmente. una stanza che non conoscer muta-menti sostanziali finch saranno vivi i genitori.

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    presenza del pastore; le cose acquistano una vera e proprialoro dimensione di oggettivit.

    Inoltre laumento quantitativo fa in modo che larricchi-to mondo degli oggetti non pi a dimensione del pastorenomade: nelle transumanze egli porta con s solo le cose es-senziali per il lavoro.

    Nella nuova costruzione entrano per primi gli oggettidella vecchia capanna, che sono essenzialmente utensili perla lavorazione del latte.

    Ma intanto giungono allovile-casa due oggetti impor-tanti: il letto e la cucina a gas. Generalmente si tratta di unvecchio letto della casa del paese o di una branda piegabile;anche la cucina a gas un rifiuto della famiglia che ne haacquistato unaltra pi moderna.

    Il letto porta con s il materasso di lana e la coperta,oscura perch non si sporchi facilmente; non vi giungono lelenzuola. Il pastore vi si butta vestito, si toglie solo i gambalie gli scarponi. Il pastore dorme a letto, ma sta sempre vigileper la paura che gli venga rubato il gregge. Comunque im-portante questo oggetto perch lega in modo fisso latto diandare a dormire e pone fine alla lamentela del dormire perterra, a costas a terra. Dire che allovile si dorme a letto ne-gare lautentica rudezza. La cucina a gas muta un insieme diatteggiamenti e di comportamenti nei riguardi della legna,del fuoco e del fumo. Porta con s tanti altri oggetti comepentola e pentolino. Aumenta la possibilit di fare pi spes-so il piatto caldo. Trasforma perci le abitudini dellalimen-tazione: meno pane e formaggio e pi pasta e minestrone.

    Intanto la frequenza acquista un ritmo pi veloce: arriva-no allovile il tavolo, le sedie, qualche credenzina sganghera-ta. tutta roba vecchia spedita dalla casa del paese e che riac-quista nello spazio dellovile una nobilt perduta. Sono coseconosciute e sperimentate durante i saltuari rientri in paese.Il fatto pi importante e nuovo sta nel loro trovarsi allovile:finalmente sono arrivate sas comoditates.

    Con lavvento del bruciatore (grosso fornello) si attenua lagestualit espressa dal rapporto uomo-scure-legna-fuoco; lamano gira la manopola del gas, il tempo misurato sullorolo-gio e la temperatura del latte sulla scala del grosso termometro.

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    LA COCA-COLA NELLOVILE

    Nellesaminare il mutare del sistema oggettuale dellovileterremo conto soprattutto di due aspetti che caratterizzanoil processo di trasformazione. In una prima fase pervengonoallovile oggetti gi conosciuti nellesperienza paesana e cheora giungono a migliorare il tenore di vita del pastore: laconsiderazione che corre nella bocca di tutti che in campa-gna finalmente ci sono tutte le cose come in paese.

    In un secondo momento ci si accorge che nonostante lamolteplicit degli oggetti come se non ci fosse niente nel-lovile, cui giunge un riverbero opaco e sfuocato della mo-dernit del paese.

    Muore il rapporto tradizionale casa-ovile, campagna-pae-se: stare in campagna significa relegarsi.

    Ma intanto vediamo le varie fasi di questa dinamica evo-lutiva. La prima evidente trasformazione di tipo architetto-nico: le case coloniche sostituiscono le capanne tradizionali.

    Sono costruzioni fatte col contributo della regione: ini-zialmente sono delle tettoie di 12 x 5, adibite per tutti gliusi e necessit; con gli anni si edificano ambienti pi organi-ci e funzionali.

    Lelemento nuovo che caratterizza queste costruzioni che esse circoscrivono uno spazio chiuso. Grazie a ci la casacolonica d alle cose un carattere di stabilit e di sicurezza fi-sica. Latto di chiudere la porta a chiave un gesto nuovoper il pastore. Egli ora d alla casa la responsabilit della cu-stodia degli oggetti che prima fisicamente o mentalmenteportava via sempre con s.

    Limmagine stessa di ovile cambia: ora lovile costruzioneesiste indipendentemente dalla presenza del pastore. Gli og-getti non appartengono pi soltanto alluomo ma anche allacasa.

    Questa stabilit d agli oggetti una sorta di autonomiaintrinseca in quanto per la loro difesa non pi necessaria la

  • disponibilit e dimensione. Muore il rapporto uomo-cavallo-buoi-carro, e con esso le valenze di un viaggio che davaprofondi significati allo spazio percorso; ai muri e alla fonte;agli alberi ed ai ciottoli.

    Lautomobile un grande orologio che rid valore alleore e scopre lesistenza dei minuti. una grande unit di mi-sura che abbrevia le distanze riducendole a chilometri. Muta-to rapporto psicologico-spaziale: due ore di cavallo, quattrodi carro diventano venti minuti di macchina (senza metterein conto il rito preparatorio, tempo di andare a prendere ilcavallo e sellarlo).

    Ogni rientro in paese era motivato, ora si rientra permotivi anche non precisi: dal tempo si pu ritagliare unora.

    La sicurezza psicologica di una distanza dominata d alpastore la possibilit e labitudine di rientrare spesso in paese edi rimanervi per molte ore al giorno e di trascorrervi la notte.

    Si incrina il principio delletica tradizionale per cui ilrientrare troppo sovente in paese era motivo di censura socia-le. Ma in questo tempo trascorso in paese il pastore cominciaad avvertire che il sistema oggettuale della tradizione si stascardinando, sente che si respira unattera aghera (unatmosfe-ra diversa), e tutta questa trasformazione gli si presenta inmaniera confusa, disordinata e distruttiva delle sue relazionicon le cose. Se confrontiamo gli oggetti presenti attualmentein un ovile-tipo rispetto a quelli di 15-20 anni fa notiamouno scarto grande sia per la quantit sia per la diversit. Ab-biamo preso un ovile tipo medio-grande (tre fratelli con ungregge di 500 pecore) e un inventario degli oggetti presentiriferito al 1973.

    Ovile: fratelli Farina (tipo medio-grande)

    Oggetti presenti

    CUCINA:Scatola di biscotti Saiwa piena di chiodi, tenaglia, mar-tello, seghetto.Borraccia di plastica piena di varechina.

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    Sono strumenti che producono una certa razionalizza-zione del processo lavorativo, dispongono lazione verso unaprospettiva di regolarit e di precisione. La sveglia segna unnuovo modo di misurare il tempo.

    C intanto un mondo oggettuale che prima sofferentecomincia a morire: sono gli oggetti di sughero, di osso, di le-gno e di pelle.

    Con essi muore la natura come fonte di oggetti, linven-tiva artigianale del pastore. Ma forse si chiude, per quantoriguarda il sistema oggettuale dellovile, la storia nuragica delpastore sardo.

    Si verifica un allontanamento dalla terra come natura,come ferinit; dormire a contatto della terra, il terreno comenascondiglio. Muore un rapporto viscerale con la natura e lesue cose. Entrano in agonia due oggetti caratterizzanti la cul-tura tradizionale: sistaca e sa resoglia (tascapane e coltello); pa-sto e arma.

    Allovile giungono alla spicciolata vari oggetti che primaerano caratterizzati come trastes de vidda (cose di paese): ta-vole e sedie, stoviglie, zucchero, pasta e conserva, a ritmi pifrequenti sapone, detersivi, caff, scatole di sardine e di ton-no, olio, forme, secchi e bagnaruole di plastica.

    Sul terreno delle comunicazioni lavvento in campagna diqueste nuove presenze oggettuali, gi note per allesperienzapaesana, modifica la relazione uomo-oggetti ma sempre nel-lambito della conoscenza del codice e delluso delle cose.

    Comunque si verifica una sfasatura fra ricambio fre-quente degli oggetti e ritmo di adattamento psicologico-af-fettivo. Si ha meno tempo per conoscerli ed affezionarvisi.

    Il cilindro di sughero era lunico contenitore delle cose,si consumava lentamente ed esauriva la sua funzione quan-do perdeva la propria forma per ritornare materia grezza erestituirsi alla natura; il barattolo di latta, invece, svuotato dici che contiene, viene buttato via: luccica in modo innatu-rale tra i cespugli, senza accettare la propria fine.

    Intanto giunge allovile lautomobile.Le cose un tempo misurate, nelle forme e nella quantit,

    sullo spazio della bisaccia acquistano con la macchina unaltra

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  • GABINETTO:Scaldabagno a gas Triplex. Uno specchio. Rubinetto conacqua. Vaso, doccia, carta igienica.

    CANTINA:30 pezze di formaggio. Due bombole Sarda Gas. Unatinozza vecchia di 200 anni. Una stadera. Bidone in fer-ro di olio di semi. Bagnaruola in plastica. Due imper-meabili vecchi e una giacca.

    FIENILE:50 quintali di avena. Due gioghi per buoi, unaccetta, unseghetto e due zappe. Sapone per lavastoviglie: una cas-setta vuota. 22 balle di fieno, una scrematrice, una tendadi plastica per mosche. Boero Durun. Manifesto contropeste suina.

    FUORI DI CASA:Bombola di Esso (vuota), gomma Michelin 127, verniceTimonox. Bidone in alluminio. Scatola di biscotti Buca-neve (vuota). Automobile 127 Fiat.

    Ebbene nel momento in cui lovile potrebbe vantare unapropria ricchezza di oggetti, si mostra invece come un insie-me disordinato e sbiadito di cose raccogliticce, un luogo incui giunto lo scarto della casa paesana.

    Cos gli oggetti subiscono una perdita di senso.Giacciono, nellovile, inchiodati, statici, in una muta

    esposizione da museo. Non sono visibili alla gente, non esco-no dal chiuso dellovile: appaiono come manifestazione impo-verita e quasi caricaturale della mobile e sempre rinnovantesirealt oggettuale del paese. Gli oggetti in campagna manife-stano solo il loro valore duso, non si pongono nella scala gra-duata delle differenze, nella fiera del confronto e dello scam-bio segnico. Lovile una costruzione isolata, non comunicaneppure con gli altri ovili, non vi giunge gente estranea; tuttointorno fermo. Nessun oggetto che vi giunge riesce a con-servare il suo carattere di modernit: viene come cloroformiz-zato da uno spazio e un tempo isolanti e immensi; leggere

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    Due saponette Perla. Shampoo Mira.Barattolo di marmellata (vuoto).Bottiglie di olio di sansa. Imbuto di plastica. 8 forme dialluminio per fare il formaggio. Barattolo pieno di oli-ve. Aceto Cirio. Barattolo di miele. Scatola di biscottiPlasmon (vuota). Radio. Barattolo di caff (vuoto). Mi-nestra Buitoni. Triangolo-cote. Tibenzolo. Due sveglie.Scatola di zucchero.Piatti di ferro battuto, piatti di terra. Tazze, tazzine. Bu-stine di t. Fiammiferi, idrolitina, apri-bottiglia. Carteda gioco, filo e ago. Attrezzatura per barba. Siringhe perbestiame. Tre libri gialli. Mestolo, 5 piatti di ceramica,tagliere, colabrodo di plastica. Termometro per latte, tri-tatutto. Grattugia piccolissima per limone.Due accette. Una lama. Un bidone, un paiuolo. Tripodee graticola.Cucina Protec con bombola.Ava, spazzola, sapone Palmolive.Retina. Spugna, steariche.Suk: bustina condimento aromatica.Otto sgabelli di sughero e legno.Calendario 1973. Manifesto contro Afta Epizootica.

    CAMERA DA LETTO (5 x 5):Due letti con spalliera alta in ferro.Materassi di lana, coperte di lana.Due sedie, un comodino.Una sella, una bisaccia.Insetticida Fiorex.Riviste vecchie: Novella 2000, Oggi, Tempo.

    ALTRA CAMERA DA LETTO (4 x 5):Due lettini. Un attaccapanni ed un comodino.Una scatola vuota di Mon Cheri. Olio Fiat.Forbici per la tosatura delle pecore.Damigiana di vino (vuota). Matterello e rotella.Canistedda piena di pane carasatu.Sacco di farina. Saponetta Pamir. All, sapone schiumaVidal. Una scopa di plastica e una di rami di corbezzolo.

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    IL TEMPO DELLA FUGA

    Loggetto, nella societ tradizionale, si definisce come va-lore in una prospettiva di durata: lancia una sfida al tempo.

    I ritmi del tempo tradizionale sono ampi, misurati daun rapporto con un mondo oggettuale fondato sulla stabi-lit. Gli oggetti che nascono in campagna (quelli di sughero,legno, pelle e ossa) si dispongono su un asse di durata che quello della natura da cui provengono.

    Nella tanca il rapporto con gli alberi, con la fonte e conle rupi senza tempo; i segmenti che spezzano la retta deltempo sono segnati dai nove anni dellestrazione del sugheroe dagli otto-dieci anni della durata della pecora. La capannadi pietra dura natura, ogni tanto risistemata non invecchiacome una casa; la sua sfida al tempo quella del granito.

    Anche quello che appare soggetto allannualit (fitto delpascolo, produzione del formaggio e degli agnelli) si stendeinvece su una prospettiva di continuit senza misura, in unariproposta sempre identica.

    La stessa quotidianit del pastore espressa dal rituale del-la mungitura, della lavorazione del latte e del seguire il greg-ge al pascolo non scandita da scarti, da novit che introdu-cano la nozione e la presenza del tempo.

    Il tempo nellarco di una giornata misurato dalla rela-zione con gli oggetti, col gregge e con la tanca: un segmentopercorso dai ritmi dellattivit lavorativa.

    Gli oggetti emergono in precisi momenti della giornatae scandiscono le ore. Quando nella notte il pastore si sveglialegge lora sui rami del focolare pi o meno consumati, sullabrace pi o meno viva. La quantit di legna consumata dalfuoco d il segno dellalzata per la mungitura, alle primissi-me ore del mattino.

    E uscendo dallovile cerca la riconferma del tempo neimessaggi che lo spazio circostante gli offre. E non solo lavista che misura lopacit del chiarore, ludito che valuta

    una notizia su un giornale vecchio di cinque mesi o una re-centissima la stessa cosa; persino un comunicato radio per-de il mordente dellattualit e rischia di acquistare una di-mensione di racconto e quasi di atemporalit archeologica.

    Il pastore si convince che la modernit non arriver maiallovile: occorre sfuggire al destino dellisolamento culturaledella campagna.

    Ovile-paese non sono pi due poli complementari, pre-sentano ora sistemi culturali a diverso potenziale; linterazio-ne che era motivata e costante diventata debole e, in pro-spettiva, da annullare.

    La coca-cola nellovile un oggetto senza senso (unabevanda piena di saliva), in paese al contrario una parti-cella informativa in stretto rapporto col sistema segnico-og-gettuale moderno.

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  • Ogni azione mediata da un oggetto, ogni movimento fatto con qualche oggetto.

    Su questo tipo di dimensione temporale si organizza esi dispone lapprendimento, la conoscenza e laffettivit delpastore, su questi ritmi si configurano le relazioni sociali ela concezione dellesistenza. Gli oggetti come i sentimentihanno un ciclo vitale che corrisponde alla durata della vitadelluomo; non ha tanto importanza la durata materialedelloggetto quanto la sua programmazione psicologica eideologica: devet durare una vita.

    costante la proposta di questo metro di misura chetende a far coincidere la durata delle cose con larco dellesi-stenza della singola persona.

    Loggetto nuovo riconferma lantico e ne giustificato.Il presente e la precariet del futuro chiedono una ricon-

    ferma e un orientamento al passato. Di ogni persona si co-nosce la storia individuale nellaggancio alla vicenda familia-re, ed entrambe sono disposte sul tracciato della storia dellagens. Non si dice a una persona chi sei, le si domanda in-vece de cale tzente ses? (a quale gens appartieni?). Lesistenzadi un individuo in fondo un ritaglio del pi vasto arco sto-rico della gens. Ci che esistito matrice e significato del-lesistente. Non labbiamo conosciuto, non labbiamo ere-ditato, ripulsa diffidente con cui si accetta un oggetto euna esperienza nuovi.

    Da questo quadro generale emerge soprattutto una con-siderazione: i tempi di lettura delle cose sono lunghi, unadurata che permette una profonda integrazione con le cose.

    I nuovi oggetti-messaggio travolgono questa sistematiz-zazione del tempo. Parlano contro il tempo-durata e predica-no un tempo-consumo. Sono presenze simultanee sul para-digma di una dimensione effimera. Alla relazione di possessocontinuato, di affetto e conoscenza confermati, si sostituisceun rapporto di uso e funzioni momentanei.

    In tale processo di trasformazione degli oggetti-segno iltempo di lettura delle cose si accorcia fino a produrre una labi-lit comunicativa. Il pastore, abituato ad un oggetto che dura-va a lungo come strumento e come messaggio, si scontra conoggetti che cantano un inno di presenza non procrastinabile.

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    lintensit del silenzio, tutto il corpo che capta segnali diorientamento, che sente laria.

    Mungitura, lavorazione del latte, pulizia degli attrezzi so-no altrettanti momenti della mattinata; le pecore che sallon-tanano dallalbero del meriggio o che vanno allacqua segna-lano una determinata ora della serata. La stessa posizione delgregge nella tanca pu precisare un momento del giorno.

    Quando il pastore fa ritorno allovile da cui si era allonta-nato per transumare altrove, proprio davanti alla casupola dipietre nude sta ancora conficcato sul terreno il palo a pi for-che degli attrezzi per la mungitura: il totem che misura iltempo dellassenza. Il pastore lo tocca: nat colatu de tempus,tres meses de iverru, linna de chercu non mermit (ne passato ditempo, tre mesi di inverno, legna di quercia non marcisce).

    Loggetto ridefinito nella sua origine e nella sua costi-tuzione, e recuperando il passato nel presente loggetto vieneancora rip