il ruolo degli enti di controllo nella classificazione preliminare al riutilizzo dei sedimenti
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Workshop: "LA COMPETITIVITÀ DEI PORTI: LA GESTIONE DEI SEDIMENTI" - 8 Marzo 2012, Venezia Terminal Passegeri.Intervento di: . Mirco Zambon Dipartimento Provinciale ARPAV di VeneziTRANSCRIPT
Ing. Mirco Zambon Dipartimento Provinciale ARPAV di Venezia
Venezia, 8 marzo 2012
Ing. Mirco Zambon Dipartimento Provinciale ARPAV di Venezia
Il ruolo degli Enti di Controllo nella classificazione preliminare
al riutilizzo dei sedimenti
Ing. Mirco Zambon Dipartimento Provinciale ARPAV di Venezia
Venezia, 8 marzo 2012
ARPAVAgenzia Regionale Prevenzione Protezione Ambientale Veneto
L’Agenzia persegue due obiettivi strettamente connessi:
Arpav realizza i propri obiettivi utilizzando competenze tecnico-scientifiche che ne diventano caratteristica distintiva, la differenziano dagli altri Enti amministrativi e ne identificano la “mission”.
Prevenzione:prevalentemente attraverso la ricerca, la formazione, l’informazione e l’educazione ambientale.
Protezione: prevalentemente attraverso i controlli ambientali che tutelano la salute della popolazione e la sicurezza del territorio.
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MissionLegge Regionale n. 32/96, art.1 comma 2
L'ARPAV opera per la tutela, il controllo, ilrecupero dell’ambiente e per la prevenzione e
promozione della salute collettiva, perseguendol'obiettivo dell'utilizzo integrato e coordinato delle
risorse, al fine di conseguire la massimaefficacia nell'individuazione e nella rimozione dei
fattori di rischio per l'uomo e per l'ambiente.
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ARPAV è il “braccio tecnico” dei decisori: deve elaborare i dati provenienti dai monitoraggi e controlli badando alla loro accuratezza e soprattutto alla qualità del dato ambientale ed analitico affinché sia sempre scientificamente corretto.
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I processi di realizzazione (Protezione ambientale)
Controlli e monitoraggi sul campo e in ambiente di vita (uscita-sopralluogo, stesura verbale, eventuale prelievo campione e analisi, stesura rapporto)
NOTA: nel caso di controlli preventivi ai fini autorizzativi e di pianificazione preventiva di controlli sugli impianti (IPPC controllo efficace come deterrente per le violazioni ambientali in un contesto di collaborazione con le imprese) si ricade nella prevenzione ambientale.
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“Le attività sperimentali devono essere svolte con la supervisione di ARPAV, secondo il Protocollo Validazione Processi allegato al progetto di sperimentazione (.)”
Commissario Delegato per l'Emergenza Socio Economico Ambientalerelativa ai Canali Portuali di Grande Navigazione della Laguna di Venezia
Decreto n. 29/2011 – comma 5
Decreto n. 30/2011 – comma 2
Decreto n. 15/2011 – comma 2
Decreto n. 13/2011 – comma 4
Decreto n. 19/2010 – comma 3
Decreto n. 18/2010 – comma 2
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Come si sviluppa la supervisione?
1. Comprensione del processo da sottoporre a controllo;
2. Predisposizione del piano di monitoraggio;
3. Messa in opera del piano di monitoraggio;
4. Discussione dei dati raccolti e valutazione finale della sperimentazione.
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1. Analisi del processo da sottoporre a controllo;
Il personale tecnico di ARPAV deve poter capire e seguire, con cognizione di causa, ogni singolo processo della sperimentazione. È quindi assolutamente necessario prevedere una serie di incontri con il proponente, propedeutici all’inizio della sperimentazione.
PROTOCOLLO DI VALIDAZIONE
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2. Predisposizione del piano di monitoraggio;
SPERIMENTAZIONERIFIUTI
IN INGRESSO
RIFIUTI/MATERIALI
IN USCITA
Il piano di monitoraggio deve prevedere i campionamenti e le analisi indispensabili per il controllo delle tre macrofasi tipiche di una sperimentazione, finalizzata alla messa in opera di un impianto di stabilizzazione e inertizzazione di rifiuti ed eventualmente al recupero di frazioni di materiali idonei al riutilizzo.
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3. Messa in opera del piano di monitoraggio;
Presenziare ai dragaggi
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3. Messa in opera del piano di monitoraggio;
Presenziare ai dragaggi
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3. Messa in opera del piano di monitoraggio;
Campionare il rifiuto in ingresso
• Procedura interna ARPAV
• UNI 10802:2004
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3. Messa in opera del piano di monitoraggio;
Assistere alle varie fasi del processo al fine di aumentare le conoscenze su come le sostanze inquinanti si modificano o si ridistribuiscono durante le fasi sperimentali e su bilanci di massa.
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Verifica analitica dei materiali/rifiuti in uscita degli impianti di sperimentazione, con lo scopo di confermare gli obiettivi della sperimentazione stessa.
3. Messa in opera del piano di monitoraggio;
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SPERIMENTAZIONE
RIFIUTI RESI STABILI E NON REATTIVI* PER IL
CONFERIMENTO IN DISCARICA DI RIFIUTI NON PERICOLOSI
TRATTAMENTO DI RIFIUTIPERICOLOSI E NON PERICOLOSI
MEDIANTE SEPARAZIONE GRANULOMETRICA
E LAVAGGIO
* Stabile non reattivo significa che il comportamento del colaticcio dei rifiuti non si degrada a lungo termine nelle condizioni di collocazione in discarica previste o a seguito di incidenti prevedibili:
• unicamente nei rifiuti (ad esempio, per biodegradazione);
• sotto l’effetto delle condizioni ambientali a lungo termine (ad esempio, acqua, aria, temperatura e costrizione meccanica);
• sotto l’effetto degli altri rifiuti (e in particolare prodotti dei rifiuti come il colaticcio e i gas).
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RIFIUTI RESI STABILI E NON REATTIVI PER IL CONFERIMENTO IN DISCARICA DI RIFIUTI NON
PERICOLOSI
SPERIMENTAZIONERIFIUTI
FANGHI E/O TERRE
RIFIUTI
IN USCITA
D.M. 27/09/2010
Accettabilità in discaricaoperazioni di
miscelazione/stabilizzazione con leganti idraulici e farina
d'argilla
D.M. 27/09/2010
Accettabilità in discarica*
*ARPAV ritiene che i rifiuti pericolosi possono essere considerati “stabili e non reattivi” solo se, sottoposti al test di lisciviazione secondo il metodo UNI CEN/TS 14429:2006 o UNI CEN/TS 14997/2007, rispettano i limiti della tabella 5a del DM 27.09.2010.
Solo a seguito di un positivo riscontro normativo, ARPAV potrà procedere alla definizione dei rifiuti pericolosi stabili non reattivi idonei allo smaltimento in discarica per rifiuti non pericolosi.”
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TRATTAMENTO DI RIFIUTI PERICOLOSI E NON PERICOLOSIMEDIANTE SEPARAZIONE GRANULOMETRICA E LAVAGGIO
SPERIMENTAZIONERIFIUTI
FANGHI DA DRAGAGGIO
RIFIUTI/MATERIALI
IN USCITA
• Protocollo ’93;
• Classificazione Rifiuti ex D. Lgs. 152/06;
• Decreto dragaggi;
• Test di cessione ex D.M. 05/02/1998.
Separazione granulometrica, lavaggio delle sabbie, addensamento delle
frazioni più fini.
• Protocollo ’93;
• Classificazione Rifiuti ex D. Lgs. 152/06;
• Decreto dragaggi;
• Test di cessione ex D.M. 05/02/1998;
• Ammissibilità in discarica ex D.M. 27/09/2010.
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Alla data odierna le sperimentazioni risultano essere ancora in corso quindi le valutazioni finali saranno disponibili solo successivamente.
4. Discussione dei dati raccolti e valutazione finale della sperimentazione;
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GRAZIE
PER L’ATTENZIONE