il tempietto risorgimento · È vero, dopo il '48, il piemonte fu l'unico stato a...

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77 Il Tempietto Unificazione politica della nazione o espansione del Piemonte? Nel 1861 il Parlamento Piemontese proclama Vittorio Emanuele II re d'Italia e Roma futura capitale. Stando alle parole siamo di fronte ad un riconosciuto ingrandimento sabaudo che ha fagocitato gli altri stati della Penisola. Non sono quisquiglie nominalistiche. Vittorio Emanuele infatti non volle cedere sulla cifra! Anche il Nuovo Parlamento italiano continuò a siglare i lavori parlamentari come prosecuzione dei lavori del vecchio parlamento piemontese. Lo Statuto piemontese, non più adatto al Regno d'Italia, è rimasto fino al 1944, quando fu messo in soffitta da un decreto luogotenenziale di Umberto II, aprendo così le basi alla Costituzione Italiana che entrò in vigore nel 1948. Rivedendo la strada percorsa capiremmo meglio anche il nostro oggi. Si pensi al federalismo di cui si è tanto parlato e legiferato nella prima parte del 2009. L'Italia poteva nascere federale! Si pensi ai tentativi di fare tacere la Chiesa di fronte ai temi della vita e della morte. Non più lo scontro frontale di allora, ma quanta allergia in taluni gruppi a riconoscere alla Chiesa il diritto di parlare anche quando non è conforme alla "mentalità egemone"! Si pensi a talune invasione di campo da parte di esponenti della Chiesa…non rispettose della "distinzione” tra politica e religione. Non mitizziamo la via che ci ha portato all'unità. L'alba, il biennio '46-'48, preludeva, in verità, a tutt'altro giorno! Un processo di conquista Ho davanti agli occhi i vari manuali di Risorgimento... oltre il mito Riflessioni su alcuni nodi del processo unitario d’Italia Alberto Rinaldini 1.Nell’attesa della ricorrenza del 150° dell'Unità d'Italia. Tra due anni festeggeremo i 150 anni dell'unità d'Italia. Dalla mia esperienza di insegnante di Storia, nell'attesa, affiorano alcune domande: si troverà il coraggio e la serenità di non inseguire solo il “mito” del Risorgimento? Sapremo vedere le luci e le ombre "del farsi" di questa nostra Italia? Le ombre sul "modo" con cui è giunta all'unità politica nulla tolgono alla sua bellezza, né tanto meno la rendono meno “nostra”. Questa “nostra storia” è il frutto del convulso sovrapporsi di ideali unitari e interessi "particolaristici" che s'intrecciano con il complicato equilibrio di forza delle grandi potenze europee. Sorgono dunque interrogativi che esigono risposte: la bandiera unitaria in mano a Casa Savoia serve a giustificare i suoi interessi espansionistici? Si proclamano ideali di libertà, ma non per tutti? È stata fatta una rivoluzione liberale forse tanto poco liberale? Certo, il modo con cui il Piemonte realizza la “conquista” degli altri stati italiani zavorra il cammino di “crescita all'unità politica”. Attua concretamente un liberalismo di tipo giacobino e accentratore, foriero di dolorose avventure totalitarie del '900.

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Page 1: Il Tempietto Risorgimento · È vero, dopo il '48, il Piemonte fu l'unico Stato a mantenere lo Statuto e - recitano i manuali - l'unico faro di libertà per i novatori. Ebbe in Cavour

77Il TempiettoUnificazione politica della nazione oespansione del Piemonte?Nel 1861 il Parlamento Piemonteseproclama Vittorio Emanuele II re d'Italiae Roma futura capitale. Stando alleparole siamo di fronte ad un riconosciutoingrandimento sabaudo che ha fagocitatogli altri stati della Penisola. Non sonoquisquiglie nominalistiche. VittorioEmanuele infatti non volle cedere sullacifra! Anche il Nuovo Parlamento italianocontinuò a siglare i lavori parlamentaricome prosecuzione dei lavori del vecchioparlamento piemontese. Lo Statutopiemontese, non più adatto al Regnod'Italia, è rimasto fino al 1944, quando fumesso in soffitta da un decretoluogotenenziale di Umberto II, aprendocosì le basi alla Costituzione Italiana cheentrò in vigore nel 1948. Rivedendo la strada percorsa capiremmomeglio anche il nostro oggi. Si pensi alfederalismo di cui si è tanto parlato elegiferato nella prima parte del 2009.L'Italia poteva nascere federale! Si pensiai tentativi di fare tacere la Chiesa difronte ai temi della vita e della morte.Non più lo scontro frontale di allora, maquanta allergia in taluni gruppi ariconoscere alla Chiesa il diritto diparlare anche quando non è conformealla "mentalità egemone"! Si pensi atalune invasione di campo da parte diesponenti della Chiesa…non rispettosedella "distinzione” tra politica ereligione. Non mitizziamo la via che ci ha portatoall'unità. L'alba, il biennio '46-'48,preludeva, in verità, a tutt'altro giorno!

Un processo di conquistaHo davanti agli occhi i vari manuali di

Risorgimento...oltre il mitoRiflessioni su alcuni nodi delprocesso unitario d’Italia

Alberto Rinaldini

1.Nell’attesa della ricorrenzadel 150° dell'Unità d'Italia.

Tra due anni festeggeremo i 150 annidell'unità d'Italia. Dalla miaesperienza di insegnante di Storia,nell'attesa, affiorano alcune domande:si troverà il coraggio e la serenità dinon inseguire solo il “mito” delRisorgimento? Sapremo vedere le lucie le ombre "del farsi" di questa nostraItalia? Le ombre sul "modo" con cui ègiunta all'unità politica nulla tolgonoalla sua bellezza, né tanto meno larendono meno “nostra”. Questa “nostra storia” è il frutto delconvulso sovrapporsi di ideali unitari einteressi "particolaristici" ches'intrecciano con il complicatoequilibrio di forza delle grandi potenzeeuropee. Sorgono dunque interrogativiche esigono risposte: la bandieraunitaria in mano a Casa Savoia serve agiustificare i suoi interessiespansionistici? Si proclamano idealidi libertà, ma non per tutti? È statafatta una rivoluzione liberale forsetanto poco liberale? Certo, il modo concui il Piemonte realizza la “conquista”degli altri stati italiani zavorra ilcammino di “crescita all'unitàpolitica”. Attua concretamente unliberalismo di tipo giacobino eaccentratore, foriero di doloroseavventure totalitarie del '900.

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78 Il Tempiettoammiragli "comprati"- non era comeera stato loro descritto… L'assedio diGaeta - scrive Gigi Del Fiore - èancora oggi una delle pagine piùavvincenti e "romantiche " della difesadel Trono di Francesco II.(1) Latristezza invade il lettore quando siarriva al capitolo “Fratelli d'Italia” dellibro “La conquista del Sud” di CarloAlianello. Incredibile l'inconsulta evile ferocia del generale Cialdini checontinua a bombardare Gaetanonostante fossero in corso le trattativedella capitolazione seminando morte edesolazione. Era il 13 febbraio. “Gaetapugnalata mentre moriva!” (…) Tale“assassinio è rimasto finora ignorato oirriso.”Ammirevole la fedeltà del popolo edell'esercito al proprio sovrano.Francesco II, il 14 febbraio 1861,lascerà Gaeta tra gli “appassionati addiidei soldati e degli abitanti delladistrutta città. Le bande e le fanfaresuonarono per l'ultima volta l'innoborbonico, mentre le batterie tuonavanoa salve l'ultimo addio e sull'altro Monted'Orlando la bandiera napoletanalentamente calava”. I manuali esaltano l'avventuragaribaldina e riservano ben poco spazioalla guerra nel Sud tra Piemontesi enapoletani che va dall'ottobre del 1860al febbraio del 1861! Il libro di Alianello “La conquista delSud” uscirà in prima edizione nel1972… ma la sua voce rimaseinascoltata.Il 12 ottobre Vittorio Emanuele II,

senza alcuna dichiarazione di guerra esenza l'avallo popolare aveva varcato ilTronto. Francesco II non si aspettava

quando insegnavo Storia nel Liceo.Erano - e sono ancora - moltosbrigativi e selettivi. Un esempio: nelpresentare il processo unitario, “verapropria conquista piemontese”, laparola “conquista” era ed è bandita. Sipreferisce parlare di annessione diquesto o quell'altro stato al Piemonte.L'annessione pare attenuare laconquista. È vero, dopo il '48, il Piemonte ful'unico Stato a mantenere lo Statuto e -recitano i manuali - l'unico faro dilibertà per i novatori. Ebbe in Cavourl'abile tessitore di una politica europealiberale moderata, che, zigzagando trale grandi potenze e concedendo alleforze democratiche (divise su tutto eunite dall'anticlericalismo) spazioall'aggressività anticattolica perottenerne l'appoggio, pilotò lo StatoSardo a conquistare il resto d'Italia. IlRisorgimento restò - per dirla con leparole di Mazzini - una rivoluzionesenza il popolo o “una rivoluzionesenza rivoluzione”, come direbbeGransci… E il Piemonte s'allargòall'intera penisola, anche ad opera diguerre non sempre vinte! Ottenneinfatti la Lombardia nel 1859 e ilVeneto nel 1866 per mano deiFrancesi alleati contro l'Austria nel'59, solo mediatori nel '66. Il regnoborbonico l'ebbe in regalo daGaribaldi anche se Cavour inviòl'esercito piemontese che, dopo averannesso gran parte dello statopontificio, combatté per quattro mesicontro i borbonici dal Volturno, aCapua, a Gaeta. Qui, forse, iPiemontesi si resero conto chel'esercito - al di là dei generali e

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79Il TempiettoFino a quando si continuerà ad usarel'aggettivo “borbonico” per significarearretratezza? Di “conquista del Sud” senzadichiarazione di guerra parlaesplicitamente Carlo Alianello, del“non nuovo” portato dai Piemontesiparla Tommaso di Lampedusa, nelGattopardo. Ciò che la storia non dicelo racconta la letteratura. I grandiuomini di cultura, i parlamentari delMeridione, eccetto rare eccezioni,sembrano quasi si vergognino delSud… ove le finanze erano solide e leleggi più avanzate socialmente delPiemonte. Non è u caso che NapoleoneIII inviasse nel 1852 esperti a studiarela legislazione napoletana! L'ideale nazionale “liberal -massonico” è stato imposto ad un“popolo italiano” già esistente. Unaminoranza "illuminata" imponel'unificazione politica ad un popolonella stramaggioranza credentecombattendone la fede. Questo non èdi certo realismo politico. Si tenterà di rivedere, nel 150°, ciòche si è voluto obliare? Si ascolteràanche la voce dei vinti? Alla guerra diconquista del Sud seguì una secondaguerra, quella civile, durata cinqueanni… troppo sbrigativamente definitaguerra contro “brigantaggio”.

Mondo cattolico e “interventismo”piemonteseIl mondo cattolico nel processorisorgimentale, dopo un primoentusiasmo neoguelfo, nei manuali diStoria, è visto come l'ostacolo maggioreal processo unitario. Era davvero unostacolo o lo era per chi voleva

un'aggressione da quella parte e avevaconcentrato le sue forze sul Volturnoper respingere i garibaldini, che ormairaggiungevano i 25.000 combattenti.Dopo un primo arretramento igaribaldini, anche con l'aiuto di repartipiemontesi, fermarono l'avanzata deiborbonici verso Napoli. Gli eserciti -dopo il 2 ottobre 1860 - rimasero nelleposizioni di partenza. Ma dal 12 ottobre39 battaglioni piemontesi con 39.000uomini, che, con i garibaldiniraggiungevano 64.000, combatterannoper mesi contro i circa 50.000napoletani. Italiani in divisa contro italiani indivisa. Una guerra di invasione: truppedel Nord control truppe del Sud. Bastipensare che tra i garibaldini al Volturnoi napoletani erano appena sessanta." (2)

Dopo i plebisciti del 21 ottobre laguerra tra due eserciti italiani continuòper altri quattro mesi, fino alla cadutadi Gaeta 13 febbraio 1861.

“Borbonico” sinonimo diarretratezza.Il “mito risorgimentale” ha fatodell'aggettivo "borbonico" la metaforadell'arretratezza e del mal governo. Masi tace sull'opera di corruzioneperpetrata ai danni dello stesso consoldi che arrivavano da Londra come daTorino. Il mondo doveva sapere che lo“stato di Franceschiello” era tutto unamalavita! La libertà invece veniva dalPiemonte che impersonava la nazione ela patria Italia. Ma i rapidi successi diGaribaldi erano dovuti meno alle armiche all'oro del Piemonte.Si può allora sollevare il velo pietososteso sulle malefatte dei "liberatori"?

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80 Il Tempiettoitaliane del Lombardo Veneto. Unanticipo del diritto d'intervento, tantoconsonante con l'attuale interventoumanitario che mascheral'imperialismo? Leggiamo in FilippoCurletti, “La verità sugli uomini esulle cose del Regno d'Italia” - comeil Piemonte organizzava sommosse perportare ordine e libertà. È merito diElena Bianchini Braglia la scopertadelle “rivelazioni” dell'A.J., l'agentesegreto, che alcuni storici identificanocon Filippo Curletti.(3) Taleinterventismo piemontese è prassi perogni suo ulteriore ingrandimento. Nelducato di Toscana, nei ducati delcentro Italia, nel Regno del Sud. Dopo aver organizzato i plebisciti di

marzo nei ducati dell'Italia centralel'agente segreto - si legge nel capitoloVII pag. 58-61- viene inviato a Romacon la missione di spingere all'azioneil Comitato rivoluzionario di quellacittà. L'insorgenza del 19 marzo 1860fu un fallimento. Tuttavia riuscì a fareentrare nell'armata pontificia dueagenti molto destri, Brambilla eBandinelli. Più tardi fece entrare uncerto numero di carabinieri piemontesinell'armata pontificia e, ad Ancona,altri ancora. Le istruzioni degliinfiltrati -narra l'agente segreto -portavano tre punti principali:

"in guarnigione provocare il più

gran numero di diserzioni, a furia

di denaro"; "in campagna e

durante il combattimento gridare:

salvisi chi può, e sbarazzarsi degli

ufficiali nella mischia, si sa come

adempirono alle loro istruzioni a

Castelfilardo".

allargare il Piemonte all'interapenisola? Come mai tra liberalismo eChiesa cattolica ci fu uno scontro cosìvirulento? Ottusità dei cattolici? Miopiadelle forze liberali? L'Italia preunitaria era un paeseprofondamente cattolico e lo statutopiemontese proclamava la ReligioneCattolica “Religione dello Stato”... Labandiera dell'anticlericalismo non è inmano al popolo, ma a pochi. Unaminoranza ha voluto imporsi sullamaggioranza tentando di estirparne lafede? Lo stato temporale del papa se fuun ostacolo per la "conquista", non ècomunque il vero problema di fondoche tocca la religione cattolica inquanto tale, da sradicare o dadifendere… Problema esploso proprionel cattolicissimo Piemonte. Gli illustricattedratici possono dare una rispostanon ideologica, ma documentata seascolteranno anche la "voce" di tutti iprotagonisti.La storia dei manuali per la scuolacome i testi usati all'Università rilevanoil lato negativo, l''opposizione' delmondo cattolico, ma sorvolano sullaviolenza della minoranza "liberal-massonica" sulla religione cattolicadella maggioranza e non vede le sueragioni. L'unità politica dell'Italia sipoteva raggiungere per altra via.La questione romana nascedall'espansionismo del Piemonte che sigiustifica con il ritenersi l'alfiere della"nazione Italia". Paladino che porta lalibertà togliendola alla chiesa… eusurpando il diritto di sovranità ad altrisovrani legittimi. Fa loro guerra senzaneppure dichiararla, eccetto nel casodell'Austria che governa le province

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81Il Tempietto“È il dramma di un popolo checerca la sua strada; che cercafaticosamente se stesso; che cercadi conquistare se stesso; il drammadel nostro travagliato sorgere anazione; con le sue ombre e le e lesue luci, coi suoi tormenti, le suecolpe, i suoi vizi ed i suoi errori…non l'idillio che la tradizionecelebrativa presenta”.

Valsecchi

…preferirei parlare di “assurgere adunità politica”. invece di “sorgere anazione”. Guardiamo l’Italia prima del 1848 enel 1870: prima del '48 l'Italia ècomposta da vari stati, ma il definirla“espressone geografica” non è corretto,perché i vari stati hanno una comunecultura e una stessa religione. C'è unpopolo frantumato in più stati - quellomeno italiano è quello dei Savoia - construtture politiche diverse. Il popoloitaliano c'è, deve darsi strutturastatuale. Per essere politicamenteunito dovrà liberarsi dalla presenzadell'Austria nel Lombardo -Veneto edai suo stretti legami con i ducati delCentro Italia.Solo in Piemonte si usa anche il

francese in documenti ufficiali, neglialtri stati italiani il popolo usa ildialetto locale, le Istituzioni l'Italiano.Cavour doveva farsi correggerel'italiano dei suoi discorsi. Era piùsicuro nello scrivere in francese! Nel 1870 sono eliminate le"indipendenze statuali" degli italiani el'abito indossato dallo Stato è quellodel Piemonte. C'è lo Stato italiano dal1861, ma nel Sud scoppia la guerra

In questa battaglia scrive ancoral'agente segreto:

"Sì, il generale Da Pimodan èmorto assassinato!!! …un soldatoposto dietro di lui gli tiròdappresso un colpo di fucile che locolpì alla schiena. Pimodan caddemorto. Questo soldato eraBrambilla che io qualche meseprima avevo fatto ingaggiare aRoma".

Le ragioni degli altriSi evidenziano - nella storia ufficiale -le ragioni dei vincitori si tace sulleragioni dei vinti. C'era anche la via difederare gli stati italiani - come fecela Germania -, via indicata daintellettuali e politici, cattolici elaici…Persino Francesco V Duca diModena, il paladino indiscusso dellarestaurazione, comprese il valore dellanazione italiana pur pensando ad unafederazione di stati sotto la Presidenzadell'Austria. Era un conservatorelegato all'autorità proveniente da Dio,ma rispettoso delle diversità dei varistati della Penisola, e strenuodifensore della Religione.La "visione federale" dei moderati -sia dell'ala neoguelfa, sia dell'alarealistica- come quella deidemocratici (Cattaneo e Ferrari) noncollimava con l'interesse del Piemonteche, facendosi simbolo della libertà evoce della italica nazione, calpestaquella libertà in nome della qualeopera.

2. Che cos’è il Risorgimento?È la nostra rivoluzione!

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82 Il Tempiettoportato la "grande nazione" allaconquista d'Europa e al dispotismonapoleonico. Il mettere in crisi il "mito" delRisorgimento costruito dai vincitori ereso intangibile dal fascismo, è darevoce a tutti i soggetti, è svelare sentieripiù o meno lineari che sono parte dinoi e prenderne coscienza è un dovere.Il "mito" è parzialità. Il "come" lamadre Italia è diventata politicamenteuna resta un grumo di luce e ombre,dove le ombre sono scomparse dallastoria insegnata e dalla memoriatramandata.Si mette in discussione il modo"machiavellico" con cui si è fattal'unità d'Italia, argomento forse noninteressante né per la destra politica,né per la sinistra! E hanno le lororagioni. Penso al mito delRisorgimento reso intoccabile dalfascismo, penso all'usodell'avventuriero Garibaldi fatto dallasinistra nella resistenza e dopo il '45.

3. Alcuni risvolti del processorisorgimentale

Dopo questo ventaglio di osservazioniaffrontiamo, con adeguatadocumentazione, alcuni aspetti dellanostra storia dal '48 al '70. Quantodiremo nasce da mesi di lettura disaggi che portano nuova luce sul giànoto insieme "al turbamento" nellemie "certezze" di insegnante di Storia. Anche il Risorgimento, come ognistagione della storia, è soggetto arevisione…e nel tempo appaiono fattiche ridimensionano ciò che siconosce… il "mito" perde l'orpello eritorna la concretezza fatta di luci e di

civile. La ribellione delle massepopolari deluse impegnerà 120.000soldati e conterà più vittime di tutte leguerre d'indipendenza. Roma nel 1870è capitale d'Italia, ma la QuestioneRomana non avrà soluzione dalleunilaterali leggi delle guarentigie e PioIX si dichiara prigioniero in Vaticano.Solo nel 1929 l'annosa questione verràrisolta con i Patti Lateranensi, conclusida Mussolini, che portò a terminepositivamente un percorso iniziato giàai trattati di pace di Parigi nel 1919.A 70 anni di distanza il "minuscolo"Stato del Vaticano appare a tutti lasoluzione migliore: libertà al papato chepuò assolvere la sua missione spiritualeuniversale e valore aggiunto per la cittàeterna, sempre più importante croceviadi incontri internazionali proprio per lapresenza della Santa Sede. Come nonricordare poi - data la presenza delVaticano- che Roma riconosciuta daibelligeranti "città aperta", durante laseconda tragedia bellica?Positiva la rinuncia del Papa al poteretemporale. Uno stato temporale vero eproprio anche per grandezza sarebbeuna palla al piede per la libertàspirituale dello stesso Pontefice. Icattolici liberali - come Manzoni eRosmini -avevano visto giusto in lineadi principio e lo stesso Pio IX sisarebbe accontentato di un "lembo" diterra indipendente da qualsiasi altrostato. E non aveva torto se non perquanti volevano estirpare dal popoloitaliano la religione… Verrebbe daconcludere che il liberalismo puòandare d'accordo con la Chiesa, ma nelRisorgimento il liberalismo sicontaminò di "giacobinismo" che aveva

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83Il Tempiettoalzato la bandiera della libertà control'invadenza dello stato assoluto,impadronitasi di esso la sostituì conun'altra invadenza. Il liberalismotradiva le sue origini ideali: nato comeindividualismo, stava diventandostatalismo. I critici delle leggi Siccardie di quelle del Rattazzi avevano buonimotivi ad atteggiarsi difensori dellalibertà e accusare di illiberalismo iliberali, di statalismo gli individualisti,di anticostituzionalisti i costituzionali.

“Non diceva l'articolo 1° delloStatuto essere la religione cattolicareligione di stato? e l'articolo 26non garantiva la libertàindividuale? E l'articolo 27 nondiceva inviolabile il domicilio? Eil 29 non affermava solennementeche "tutte le proprietà, senzaalcuna eccezione, sonoinviolabili"? e che rispetto allavolontà popolare era quello dipreporre alle quasi 100.000 firmeraccolte contro il progetto, le37.000 raccolte in favore? e chelibera chiesa in libero stato, dovelo stato legiferava sulla Chiesa ela spogliava? Lo stessoMontalambert scriveva a Cavournegandogli il diritto di porre lasua politica ecclesiastica sotto loschermo del cattolicesimo liberalefrancese"(4)

Le leggi vennero votate in ParlamentoPiemontese il 2 marzo. La coscienzareligiosa del Paese si ribellò e lesuccessive elezioni al Parlamento(1857) segnarono un grande successonon solo dei moderati, ma anche

ombre, di virtù e di vizi. Le luci e levirtù sono esaltate nel mito, noisosteremo su qualche ombra e qualchevizio… per un desiderio di verità.

3.1 Libera Chiesa in libero stato

Al di là dei fatti "lo scontro" traChiesa e liberalismo nel Risorgimentoè frutto di visioni antitetiche. Ilcontrasto è già in nuce nella frase-soluzione "libera Chiesa in liberoStato" così "ben sbandierata daCavour". Quel libero/a ha qualcosa difascinoso che in realtà si traduce inopposte visioni.La formula anzitutto non è di Cavour,ma di Montalambert ed era intesa inmaniera diversa: in Montalambert laChiesa doveva essere sottratta agliabusi e alle intromissioni degli Stati,Cavour invece leggeva la libertà comeeliminazione del potere temporale delpontefice. La diversità si colora digravi conflitti: interventi contrari alla"libertà" della Chiesa nelle la leggeSiccardi nel 1850, nella legge Rattazzidella confisca dei beni e soppressionedegli ordini religiosi nel 1855, nellaapplicazione di tali leggi anticlericali atutta l'Italia dopo l'annessioneconquista degli stati centrali prima,del Regno del Sud nel 1860 dopo,estesa infine alla stessa città di Romanel 1871.Sono momenti del massimo scontro trala politica del regno Sardo e la Chiesa.Stava prevalendo - scrive lo storicoFranco Moroni - una concezione diStato, anziché nazionale, borghese,anziché liberale, accentratore. Laborghesia che fin dal 1793 aveva

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84 Il Tempiettoparlano i laicisti nostrani, dall'altral'anticlericalismo di maniera edogmatico, come tutte le convinzionitrasmesse e accettate acriticamente,riduce la libertà dei credenti alprivato.Quasi che solo il non credentepossa avere diritto di parola!Tuttavia a ben vedere tra liberalismo eChiesa lo scontro è stato anchereciprocamente fecondo. Oggi nessunautentico liberale e nessun autenticoscienziato accetterebbe molte delletesi condannate da Pio IX nellaQuanta Cura e nel Sillabo del 1864.Come questa:

"Lo stato, come quello che èorigine e fonte di tutti i diritti,gode di un certo suo diritto deltutto illimitato".

O come quest'altra:

"Tutti indistintamente i dommidella Religione cristiana sonooggetto della naturale scienzaossia filosofia, e l'umana ragione,storicamente solo coltivata, puòcon le sue naturali forze e principipervenire alla vera scienza di tuttii dommi, anche i più reconditi,purchè questi dommi siano statialla stessa ragione proposti".

Dallo scontro è sorta una Chiesa piùlibera. Nella Chiesa del Concilio lalibertà di coscienza, di religionecostituiscono la dignità dell'uomo. Tutto resta più chiaro se si coglie nelliberalismo una duplice anima: quelladella libertà che porta libertà e quelladella libertà che si colora di

dell'estrema destra, che col progrediredell'andazzo anticlericale, si eraportata a posizioni di conservatorismoestreme. Cavour per assicurarsi lamaggioranza annullò le elezioni dinumerosi avversari, tra i qualiparecchi sacerdoti e lo stesso teologoMargotti direttore del giornaleArmonia… Certo nell'onda delliberalismo giacobino.In nome di una "libertà dimezzata"italiani fecero guerra ad altri italiani,senza dichiararla e motivarla. Si feceropaladini dell'Italia che aspiravaall'unità politica. La via seguita: leggidi confisca dei beni della Chiesa edella soppressione degli ordinireligiosi, e i plebisciti, la farsa tantevolte recitata per dare colorepatriottico alla "conquista"."Libera chiesa in libero stato", lettadal punto di vista piemontese, sapevatanto di "libertà giacobina", per cui lalibertà è ridurre o eliminare lapresenza della Chiesa. Segnali persistenti di questo modo diconcedere "libertà" o "ridurla"compaiono ancora oggi nella frangiadella cultura che tollera, per paura,l'Islam, ma non vorrebbe sentire lavoce della Chiesa.Lo scontro è ben descritto daTocqueville:

"Gli uomini di fede combattono lalibertà, e gli amici della libertàattaccano la religione".

Oggi, da una parte l'accettazione pienadella libertà - come è definita anchedal Vaticano II- si accompagna alladiffidenza verso la "libertà" di cui

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autoritarismo e s'impone con la forza.Il liberalismo che risuona nelRisorgimento è mosso dalla secondaanima. Lo gridano i fatti. Senza negarela fatica della Chiesa ad aprirsi allalibertà, al di là delle incrostazioni"riduttive" di cui abbiamo accennato. Saggia l'osservazione di GiovanniXXIII:

"La storia tutto vela e tutto svela“.

3.2 I plebisciti: la farsa delconsenso chiesto ai vinti.

Potrebbe suonare eccessivamente duratale asserzione. Per la verità nellosvolgersi dei plebisciti nelle regioni"conquistate", il consenso è impostodirettamente o indirettamente, quandonon è chiaramente falsato. E' questauna delle sorprese maggiori incontratenell'addentrarmi in studi degli ultimianni. Penso, ad esempio a Gigi DiFiore, ad Angela Pellicciari, ad ElenaBianchini Braglia, a ValerioPierantozzi… oltre ai maestricattedratici. I plebisciti, dopo lo scambio di Nizza eSavoia coi ducati dell'Italia centrale,come quelli "costruiti" in tutti gli altristati conquistati, sono poco più che unafarsa. Tommaso di Lampedusa hascritto: "Nasceva l'Italia e morivaassassinata la buona fede." (5)

Ci limitiamo a rivedere il come sisvolsero i plebisciti. Oggi nel comuneparlare l'aggettivo plebiscitario harilevanza positiva. Invece… ad ascoltarela voce dei vinti nel Risorgimento deimanuali, più che "pagina trasparente"della realizzazione dell'ideale unitarioappare più simile ad una specie difavoletta.

Nel nostro ripercorre il "come"attingiamo la documentazione anchedal libro "Controstoria dell’unitàd'Italia di Gigi Di Fiore, Rizzoli,2007: un veleggiare sul mare dellastoria italiana che va dal 1848 al 1870non in sintonia con i manualiscolastici o romanzi alla De Amicis, nécon sceneggiati televisivi, così inclinialla retorica patriottica. Di Fiorericupera documenti e testimonianze,rimasti nel silenzio, e porta a luceintrighi e ambiguità della guerrascatenata dal Piemonte, restituendovoce ai vinti. Restauro dell'affrescoscrostato del Risorgimento?L'immagine è suggestiva…ecertamente valida per Gigi Di Fiore sesi legge per intero suo lavoro. Le pagine che fanno maggiormentesoffrire sono quelle che rievocano ipassi della conquista del Sud dallosbarco dei Mille a Marsala alla resa diGaeta. In particolare il capitoloterzo"l'invenzione della camicie rosse"e il quarto "Corruzione e cinismo".

Nelle regioni di Nizza e SavoiaPartiamo dal plebiscito di Nizza, 16 aprile 1860 e quello della Savoia,22 aprile.Intimidazioni e pressioni deigovernatori provvisori, tutti impegnatia favorire l'annessione alla Francia,furono denunciate anche dal giornale"Il Nizzardo". Ma le copie vennerosequestrate e il suo direttoreminacciato. (6)

Il deputato Nizzardo LaurentiRambaudi, nella discussioneparlamentare del 12 aprile 1860, parlòdi impiegati sardi zelanti nel cercare di

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favorire con ogni mezzo l'annessionealla Francia, di capi filofrancesispalleggiati da violenti, di soldatidell'imperatore ormai in permanenzapresenti a Nizza con più reggimenti dicavalleria e tre fregate ancorate nelporto da una ventina di giorni. Poi lesseuna circolare in francese firmata da unfantomatico comitato che invitava tutti,con toni poco amichevoli, a votare afavore dell'annessione. Spiegò quindiindignato il deputato:

"Questa circolare fu gettata nellemontagne a migliaia e fustampata nella stamperiagovernativa di Nizza. (…) Questodocumento accompagnò icommissari partiti per lemontagne, rivestiti di pieni potericon autorità di sospendereConsigli, consiglieri comunali esindaci, di compiere tutti quegliatti che assicurino il libero voto perla Francia, e prendere nota delleopposizioni che potrebberoincontrare". (7)

I soldati piemontesi si erano ritiratigiorni prima delle elezioni e sostituitida soldati francesi!Nella Savoia poi erano state stampatesoltanto le schede con il "si", mentrechi voleva esprimere il "no" dovevaannotarlo su un foglietto. Un modochiaramente intimidatorio. I risultatidel plebiscito in quella provincia, doveerano state raccolte tre settimaneprima 13.000 firme contrarieall'annessione, furono 130.533 i "sì", icontrari 235 e 71 schede nulle. (8) Doveerano i finiti quelli delle firme?

Dietro a questi plebisciti trovil'ambigua tela tessuta dal Cavour. Inprivato baratta l'interesse del Piemontesui ducati dell'Italia centrale - giàannessi - con la rinuncia a Nizza eSavoia. Ufficialmente a Plombiers nel1858, pur di fare intervenireNapoleone III contro l'Austria, avevaaccettato la nascita di uno statoautonomo dell'Italia centrale. Dopo leannessioni il do ut des si impone e loscambio avviene.Notevole poi la dose di ipocrisia: il 24marzo il Conte firma la cessione deiterritori nei quali si svolgeranno levotazioni per eleggere i deputati alParlamento torinese il giorno dopo, il25 marzo!Garibaldi protestò per Nizza e confidòal suo medico curante e amico EnricoAlbanese:

"La patria non si baratta,

né si vende".

E aggiunge:

"Quando i posteri

esamineranno gli atti del

governo e del Parlamento

italiano durante il

risorgimento italiano, vi

troveranno cose da cloaca!"(9)

Coerentemente Garibaldi si dimise daparlamentare. Un gesto che gli faonore.La politica "delle due facce", quellaufficiale e quella nascosta,accompagna l'azionedell'espansionismo piemontese pilotatoda Cavour: dall'annessione dei ducati

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del centro Italia alla conquista delRegno del Sud nel 1861. Percorsoseguito anche dai suoi successori finoalla presa di Roma.

Nei Ducati del Centro ItaliaFacciamo ora un passo indietro,ritorniamo al mese di marzo, alleannessioni "costruite" in Toscana e neiducati di Parma e Modena con lamontatura delle agitazioni pergiustificare l'intervento piemontese esuccessivi plebisciti. Le rivelazionidell'agente segreto di Cavour J.A.,Filippo Curletti, gettano nuova lucesugli avvenimenti e sugli uomini chehanno costruito la storia delRisorgimento. Una documentazione deibrogli elettorali commissionati edeseguiti. È merito di Elena Bianchini Braglia lascoperta di queste "rivelazioni"ritrovate nell'archivio della storiamodenese.(10) Anche Gigi Di Fiore usaquesto documento fonte scopertaappunto solo nel 2005.Il primo incarico affidato al Curletti fudi assumere il coordinamento deicomitati sorti in Toscana per volontàdei Piemontesi, col preciso scopo dicreare finte agitazioni popolari:

"Io fui incaricato di questamissione e mandato da prima conottanta carabinieri travestiti aFirenze (…) I miei uominidovevano disperdersi per gruppi neiquartieri della città… ecominciare a produrre degliassembramenti colle grida di: Vival'indipendenza! Abbasso iLorena!"(11)

Strani questi comitati! Inutili se, comeci hanno insegnato, il popolo fossestato tiranneggiato dai sovrani locali ascendere in piazza. Comitatiorganizzati dall'esterno dicono che lepopolazioni locali non davano ungrande aiuto ai liberali. La formulazione del quesito delplebiscito, in Toscana, come negli altriducati, era: scelta tra la Monarchia deiSavoia e un regno separato. Quesitoteorico perché non vi era alcunapossibilità di propaganda in favoredell'autonomia. La stampa, in Toscana,fu imbavagliata dalla partenza delgranduca, aprile 1859 al 6 marzo1860. Un vero scempio di democrazialiberale. Le L'11 e i 12 marzo si andò alle urneper il plebiscito. Potevano votare tutti imaschi maggiorenni, esclusi inullatenenti e gli analfabeti. Le notiziefiltrate dall'Agenzia Stefani - asservitaal Piemonte - furono pubblicate dalla"Gazzetta Piemontese". Quella del 16aprile è illuminante:

"Alla Piazza della Signoriariunivansi migliaia di cittadini ela città echeggiava diacclamazioni patriottiche.L'entusiasmo al momento dellaproclamazione è stato indicibile. I forti della città hanno fatto unasalve di 100 colpi di cannone". (12)

Ben altro sarà il serviziod'informazione della Stefani aproposito del trattato di Torino per lacessione di Nizza e Savoia alla Franciafirmato il 24 marzo. Prima ignorò ilfatto e quando venne diffusa la notizia

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dal Moniteur di Parigi, l'agenziapiemontese parlò di "riunione" allaFrancia e non di "cessione". Sitrasformava una perdita territoriale inuna restituzione! (13)

Nel ducato di Modena i plebisciticelebrati negli stessi giorni vengonosmascherati da chi organizzò i brogli,il solito agente segreto di Cavour, capodella polizia politica del dittatoreFarini. Non votarono i cittadini,votarono "altri". Mentre Fracesco V,dall'esilio esprime - in una lettera del31 luglio 1859 al Conte TeodoroBayard De Volo - la sua sicurezza: ilpopolo non lo avrebbe tradito.

"Se si votasse senza imbrogli, népressioni esterne, né terrorismoliberalesco, siamo certi chel'immensa maggioranza voterebbepel distacco dal Piemonte. I liberalidirebbero che gli ignoranticampagnoli non sono maturi per leloro teorie, ma come si concorda ciòcol voto universale su cui voglionofondare i loro governi?"(14)

I dati ufficiali del plebiscito nel ducatodi Modena: 23, 584 votanti, 23, 492per l'annessione al Piemonte, 62 votiper il regno separato e 30 voti nulli.Cosa era accaduto? La truffa delsuffragio è documentata dall'agentesegreto, capo della polizia politica diFarini. Nel Ducato Estense e nelDucato di Parma la popolazionepraticamente non votò:

"…più di quattro quinti deicontadini dell'Emilia non siaccostarono giammai alle urne"

e aggiunge:

"è questo un fatto talmente notonell'Italia centrale, che avreipotuto dispensarmi dall'indicarlo,se non avessi scritto per essere lettoal di là delle Alpi".

La notorietà del fatto non impedì allastoria - commenta Elena Braglia - dinasconderlo per decenni e fingere chela cacciata dei legittimi sovrani dailoro troni fosse espressione di unavolontà popolare in realtà maiinterrogata.Curletti narra anche il modo con cui sisvolse il plebiscito.

“Le manifestazioni che nelle cittàprecedettero o accompagnarono ilvoto furono egualmenteorganizzate da noi”.

Tutti i cartelli, di cui i giornalipiemontesi facevano così gran rumore,e che portavano gli uni:

"Viva l'indipendenza d'Italia!", gli altri.

"Noi volgiamo per nostro relegittimo Vittorio Emanuele!",

erano mandati belle e stampati daTorino e li ponevamo noi stessi a tutti ibalconi ed a tutte le finestre (…) emalgrado la libertà dei suffragi,nessuno avrebbe osato di levarli. Perle illuminazioni si stimolava lo zelodegli abitanti, quasi nella stesa guisausata a Parigi nel 1848, colladifferenza che non era qui, come là, ilpopolo che percorreva le contraderallegrando co' suoi propri canti, mabensì bande pagate, che adempivano

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una consegna, e guai ai vetri di quelliche non obbedivano abbastanza prestoalle grida imperative di Lumi!Lumi!…". Scende poi ai particolaridelle operazioni di voto:

"…un piccolo numero di elettori sipresentò a prendervi parte, ma almomento della chiusura delle urne,noi vi gettammo dentro i biglietti,naturalmente in senso piemontese,di quelli che si erano astenuti. (…)In certi collegi questa introduzionedi massa nell'urna dei bigliettidegli agenti ( noi chiamavamo ciòcompletare il voto) si fece con tantasicurezza e con si poca attenzione,che lo spoglio dello scrutinio diedepiù votanti che elettori inscritti. Visi rimediò con una rettificazione nelprocesso verbale. Per i bigliettinegativi o ostili al Piemonte,necessari al fine di dare al votoun'apparenza di sincerità, nelasciavamo il pensiero agli stessielettori. Per ciò che concerneModena ne posso parlarescientemente, perché tutto si fecesotto i miei occhi e la miadirezione. Del resto un metodoperfettamente uguale fu seguito aParma e a Firenze" (15)

Nel Regno del SudLa farsa del plebiscito si ripeté nelRegno del Sud, il 21 ottobre1860: urnepubbliche, seggi vigilati da mafiosi conappuntata la coccarda tricolore, daigaribaldini e dai militari piemontesi;assenza di liste elettorali, votazioniconsentite anche ai non residenti;intimidazioni dei picciotti;

compravendita di schede elettorali.Votarono persino gli ungheresi e gliinglesi! Mentre le migliaia di militariborbonici tra il Volturno e il Gariglianoo anche nelle fortezze di Capua eGaeta non poterono esprimere la lorovolontà! Erano in guerra contro iPiemontesi invasori e l'ultimocaposaldo borbonico sarebbe cadutosolo nel gennaio del 1861. Quelplebiscito - afferma Gigi Del Fiore dacui attingiamo le notizie bendocumentate -

"divenne subito un alibi per icontinui abusi. Il paraventogiuridico-formale per giustificarerepressioni, fucilazioni, arbitriassoluti degli ufficiali piemontesiin tutto il Mezzogiorno: se il popoloaveva deciso per l'unione colPiemonte, chi si opponeva con learmi difendendo la vecchia patrianapoletana doveva considerarsi unfuorilegge. Eppure il re borboneera ancora nel suo Stato e cisarebbe stato combattendo contro iPiemontesi e garibaldini per altriquattro mesi. Anzi, sicuro chesarebbe presto rientrato a Napolicon l'aiuto di Austria e Francia,Francesco II il 1 novembre davadisposizioni per un'eventualegestione del potere in vista del suoritorno." (16)

Giorni prima che si facesse ilplebiscito - narra Carlo Alianello -furono affissi alle mura delle città deigrandi cartelli, in cui si dichiaravanemico della Patria chi si fosseastenuto o avesse dato voto contrario

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all'annessione. Ovunque si posero dueurne palesi, così si vedeva chi votavaaffermativo o negativo. Ai villici sidiceva che mettere il sì nell'urnavoleva dire che tornasse Francesco II.L'arcivescovo di Rossano che invitavai fedeli a considerare se il plebiscitoportasse nocumento alla religione, e sidesse il sì o il no senza rispettoumano, valendosi della propria libertà,fu insultato e messo in carcere! (17)

In 238 distretti - su 292 in Sicilia -non ci fu neanche un "no". Possibile?A Messina i no furono appena 8 contro24.000 "sì". In alcuni seggi furono piùvoti che elettori. Il colonnellogaribaldino Wlhelm Rustow narra di167 voti espressi da soli 51 ufficiali(18)

Gli inglesi così ben disposti - per iloro interessi politici ed economici -verso l'unificazione italiana nonpoterono ignorare l'inganno nellevotazioni napoletane. L'ambasciatoreinglese Henry Elliot constatò che

"appena 19 su 100 votanti sonorappresentati dalle votazioni inSicilia e Napoli, ad onta di tuttigli artifizi e violenze usate. (...) Ilvoto è stato la farsa più ridicolache si poteva immaginare e nonc'era stata nemmeno la pretesa dilimitarlo a quelli che eranoqualificati". (19)

A RomaNel '70 dopo la presa di Roma,l'ultima manifestazione del plebiscitofarsa. Racconta Gigi Di Fiore con riccadocumentazione: si sequestraronoregistri parrocchiali, in molti sicancellarono dei nomi sostituendolicon altri. La formula scelta era:

"Desideriamo essere uniti al Regnod'Italia, sotto la monarchia diVittorio Emanuele II e dei suoisuccessori".

In via del Corso vennero distribuite soloschede con la scritta "sì". Un ingegnerefrancese che aveva chiesto ove sitrovassero quelle col "no", fu fermatoper un'ora dalla polizia. Prima di votarebisognava mostrare un "biglietto dielettore", il certificato elettorale. Manessuno pensava a ritirarlo e chiunquepoteva votare più volte in diversi seggi.Un giovane scultore belga dichiarò diaver votato ben 22 volte (13). A MonteSan Giovanni, dove erano iscritti solouna cinquantina di elettori, si contaronoben 900 voti a favore dell'annessione(20)

Il risultato del plebiscito del 2 ottobre:su 40.831 votanti, ben 40.785 siespressero per il "sì". Appena 46contrari. I plebiscito combinato edesperimentato in dieci anni funzionòancora una volta a meraviglia!

3.3 La conquista del Sud Leggo in un manuale di storiacontemporanea per Scuole Superiori-l'ultimo manuale adottato anche da menei primi anni 90 - a pag. 234:

"…Garibaldi, insieme a circamille volontari, mal equipaggiati econ dotazione di antiquatecarabine potè salpare da Quartonella notte del 5-6 maggio 1860.Dopo aver fatto scalo a Talamone,sia per rifornirsi di munizioni e dipezzi d'artiglieria, sia per depistarela flotta piemontese comandatadall'ammiraglio Persano che

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aveva ricevuto da Cavour l'ordinedi bloccare la spedizione,Garibaldi e i suoi sbarcarono aMarsala l'11 maggio".

A questo racconto vanno aggiunti variparticolari importanti che ne cambianosensibilmente il tono e la portata.Anzitutto una domanda: come possono1000 uomini sconfiggere un esercito di50.000 borbonici? I manuali di Storianon danno una risposta soddisfacente.Che dire della resistenza contro ilNuovo Regno d'Italia ad opera dellepopolazioni meridionali su cui ilPiemonte aveva esteso il suo bagaglioinsopportabile di tasse, di burocrazia,di servizio militare obbligatorio, dilegislazione anticattolica? Si parla dibrigantaggio che lo Stato unitario, perdomarlo, impiegherà cinque anni e120.000 soldati. Una guerra civile nondi criminali, una ribellione di personescontente del nuovo governo. Èmeschino ridurre il fatto a problema dicriminali!…

I Mille di GaribaldiLa spedizione dei Mille non fu segreta,popolare, spontanea, ma un'azione benorganizzata, finanziata, pianificata pertempo, con l'avallo del governopiemontese e l'appoggiodell'Inghilterra.Garibaldi non si impegnava inun'impresa senza garanzie: volevaappoggi logistici sicuri là dove dovevasbarcare, voleva bande di ribelliorganizzati, armi, denaro.Spedizione ben organizzata: appoggiopieno del Piemonte e dell'Inghilterra enon opposizione decisa infine neppure

dalla Francia. Ben preparato ful'isolamento politico del Regno delledue Sicilie nei nove mesi precedenti lapartenza dei Mille. Già a Parigi nel1856, ove si riunirono i rappresentantidegli Stati vittoriosi in Crimea, Cavourdenunciò - i rappresentanti del regnoborbonico non furono convocati -l'assenza di libertà nel Regno del SudItalia. La Gran Bretagna da tempoaveva un problema aperto conFerdinando II a causa dello zolfosiciliano. Nel 1859 maturò lapreferenza inglese per una monarchiain grado di ridurre la potenza francese.La flotta mercantile napoletana inoltredava fastidio agli Inglesi che in Siciliafacevano buoni affari: vino, zolfo,commerci. La frizione nasce moltoprima. Il re Ferdinando II aveva, nel1836, sottoscritto un accordo consocietà francesi per l'estrazione e lavendita dello zolfo, togliendo ilmonopolio agli Inglesi, che ricavavanodalla vendita il doppio di quantospendevano per l'estrazione, perassegnarlo a ditte francesi. Gli Inglesiespropriati invocarono il rispetto deitrattati e giunsero a minacciare guerra,inviando la flotta davanti a Napoli. Ferdinando II che rivendicaval'autonomia del suo stato schierò lasua flotta contro le navi inglesi.Si arrivò ad un accordo con lamediazione di Luigi Filippo: LaFrancia lasciò le solfatare chetornarono in mano degli Inglesi eFerdinando II pagò il mancatoguadagno agli inglesi e il danno subitodai Francesi. In questa cornice si comprende lasimpatia inglese verso la preparazione

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di Garibaldi, che si traduce in unaforte raccolta di fondi per "l'Italiaunita" e in vero appoggio ai Mille.Giuseppe Mazzini si fece carico dellaraccolta di soldi in Inghilterra…Vedeva nella spedizione garibaldinal'inizio della rivoluzione del popolo.Tale opera trovò anche giustificazioneculturale: a Londra montaval'anticattolicesimo e le spinteantipapiste protestanti che

"consideravano lo stato pontificiouna sciagura per gli equilibrimondiali."(21)

La massoneria era al lavoro!

Le lettere di GladstonA scardinare, a livello internazionale,il buon nome del Regno borbonico cipensò Gladston con una vera "guerramorale" attraverso due lunghe Lettereal ministro degli Esteri inglese. ANapoli Gladston era arrivato percurare la figlia affetta da problemirespiratori… e nel luglio del 1851spedì una malefica nuvola di ariadenigratoria, diffusa largamente neimesi successivi in ogni angolod'Europa. Il governo di Napoli,scriveva, è "un oltraggio alla religione,alla civiltà e alla decenza".(22) Bollavail Regno delle Due Sicilie come "lanegazione di Dio, la sovversione diogni idea morale e sociale eretta asistema di governo". Su che base?Sulla base di un sistema carcerarioche non aveva visitato, raccogliendodicerie di liberali. Il governoborbonico provò a smentire tale infamecostruzione, ma inutilmente.40 anni dopo Gladston ammetterà diessersi inventato ogni descrizione e di

non aver mai visitato le carceri.(23)

Ormai l'aggettivo "borbonico" avevaimbarcato il suo grave peso dinegatività rovesciatagli addossodall'esterno… Negatività viva tuttora.Accade quando la storia è fatta daivincitori: le ragioni dei vinti restanoeclissate.Come si comporta il governopiemontese?

Vittorio Emanuele II è d'accordo conGaribaldi e Cavour è contrario? Quale fu il comportamentopiemontese? Agli inizi di maggio, sitenne un colloquio tra Cavour e il re inseguito alle proteste dell'ambasciatorenapoletano sui preparativi in corso aGenova. Conclusione: "LasciareGaribaldi libero di partire."(24)

Il Cavour aveva poi già ordinatoall'ammiraglio Persano di spostarsi aCagliari. Se le navi garibaldine sifossero fermate in Sardegna nonavrebbe potuto fare finta di niente.Avrebbe dovuto fermarle. Altrimenti ilpassaggio dei volontari doveva essereagevolato, salvaguardato da bruttesorprese.(25)

Il denaro corruppe l'esercito come lapotente marina borbonica, le falsepromesse della terra convinse icontadini e l'autonomia da Napoliinfine rafforzò il sogno degli isolani. Per fornire un pretesto all'intervento diGaribaldi viene preparata la rivoltadetta del Gancia. Per conto dellaSocietà nazionale di La Farina èall'opera Rosolino Pilo che accende iprimi fuochi in Sicilia il 4 aprile. Nelfrattempo la Società nazionale avevainviato a Nicola Fabrizi, a Malta,

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15.000 lire per l'acquisto di fucili.Garibaldi si era messo al sicuroinformando il re e sondando ladisponibilità dell'appoggiodall'esercito regolare piemontese.La rivolta del Gancia fu sedatadall'esercito borbonico pochi giornidopo…e il 12 aprile Garibaldi con isuoi generali decide per la partenza.Per alimentare agitazioniindispensabili per "giustificare" laspedizione, pescavano nel torbidoRosolino Pilo e Giovani Carrao:sbarcati a Messina avevano ricevutodalla Loggia Massonica "Trionfoligure" 250.000 lire per la partenzadel grosso dei volontari. La loggia cuiera affiliato Nino Bixio stanziò450.0000 lire.Per i Mille di Quarto arrivarono moltisoldi: finanziamenti inglesi,sottoscrizioni private, fondi dellaSocietà nazionale, denaro delle loggemassoniche. Allo sbarco sul continentesi aggiunse, alla sua entrata trionfalein Napoli, il sequestro del tesoroborbonico a Napoli. Le rivolte sobillate da Rosolino Pio eda Carrao provocarono lo "statod'assedio" in Sicilia. Nel frattempofurono presi accordi con i baroni e gliuomini giusti per spianare la strada efavorire reclutamenti.Lo sbarco a Marsala fu agevolato poidalla presenza di navi inglesi che, colfine di proteggere interessi inglesi,fornirono un'ottima copertura allosbarco dei garibaldini… e anche altradimento del comandante napoletanoActon. Navi inglesi e bandiere einglesi sventolavano sulla case inglesidi Marsala.(26)

Eloquente test dell'illusione deicontadini fu poi la strage di Bronte.Secondo l'impegno sottoscritto daGaribaldi, ai contadini era statapromessa la terra dei latifondi. ABronte i contadini che avevanooccupato la terra vengono invecesterminati. Quei terreni erano poiproprietà di signori inglesi! AGaribaldi più che i contadiniinteressava l'appoggio dei Baroni. IBaroni erano una specie di piccoli recon un loro esercito privato: volevanosolo un cambio di monarchia, nonperdere le terre a favore dei contadini.

Corrotti e corruttoriPer completezza dovremmo citare ivari ufficiali e generali che silasciarono corrompere e saltarononella barca del vincitore. Certo laSicilia fu conquistata prima dallacorruzione di militari borbonici,dall'appoggio dei Baroni che nonvolevano fossero toccati i lorointeressi, dalla mafia siciliana e dallelogge massoniche, dall'illusione deicontadini di avere la terra, poi daGaribaldi. Si disprezza il corrotto chetradisce, ma non si approva ilcorruttore! Su questo ginepraio navigòagevolmente la barca dei Mille spintada ideali nazionali unitari checoincidevano con l'espansionismopiemontese e con interessi inglesi edei baroni.Il passaggio poi di Garibaldi nelcontinente - da ricordare le duelettere inviategli dal Cavour: unaufficiale che lo invitava a fermarsialla Sicilia e l'altra segreta in cui glisi chiedeva di procedere verso Napoli

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- fu una vera e propria passeggiata.Il re Francesco II, dopo lo sbarco diGaribaldi in Calabria, si portò a Gaetaper organizzare la difesa del suo stato,ma anche la flotta in gran parte erastata comprata dai Piemontesi.L'esercito che seguì il sovrano scrisseuna pagina nobile nella storia delRegno Borbonico. Fedeltà ed eroismoe rifiuto di passare, dopo la resa, dallaparte del vincitore, lavarono in parte lameschinità dei generali ed ufficiali cheavevano venduto la dignitàall'invasore. Alla fine -riferisce ilministro Della Rovere- circa 80.000soldati borbonici, si rifiutarono dipassare dalla parte dei Piemontesi.Troviamo la notizia in Gigi Del Fiorenel suo libro "I Vinti delRisorgimento" a pag. 40.

L’esercito del Regno d'Italia contro ibriganti del Sud La presentazione celebrativa di una"pagina "oscura" del nostroRisorgimento, è ben esemplificata daun manuale di Storia dell'800 ad usodei Licei e degli Universitari, editanel 2002. Poche righe per i "briganti":

"I Briganti di campagna, cheerano sempre esistiti nelMezzogiorno, ora venivano aiutatie finanziati dal vecchio reFrancesco II di Borbone,rifugiatosi a Roma. Fu una formadi rivolta contro i Piemontesi econtro il nuovo stato che avevaportato nuovi, pesanti obblighi."(27)

Ma silenzio sulle ragioni dei ribelli:solo "una forma di rivolta per i nuovi

pesanti obblighi", ma silenzio sulleviolente repressioni, sulle fucilazioniin massa di civili, sulle stragi di civili.Ci vollero cinque anni, uno statod'assedio, ventiquattro mesi di leggispeciali, oltre 100.000 soldati perdomare questi ribelli. Certo brigantiveri e propri si unirono alle masse inrivolta, ma parlare solo di briganti è unfalso storico. Migliaia di morti siaggiunsero alle tante vittime civili emilitari della conquista, specie nellebattaglie del Volturno, di Capua eGaeta ove l'esercito borbonicocombatté con onore contro Garibaldi el'esercito piemontese. Strana pariglia della storia: Millegaribaldini contro 50.000 soldatiborbonici, 100.000 soldati contro ibriganti! Di quella guerra civile (1861- '65)spesso rimossa, o addiritturasconosciuta, si dimenticarono lesofferenze inflitte ai ribelli. Siricordarono invece le medaglie di cuisi fregiarono i militari: 4 d'oro, 2375d'argento e 5012 menzionionorevoli.(28)

Carlo Alianello, nel reagire allaviolenza dei "liberatori" massacratori,scrive:

“Finiamola di definirci i buonid’Europa; e nessuno dei nostrifratelli del nord venga alamentarsi delle stragi naziste. LeSS del 1860 e degli anni successivisi chiamarono, almeno per gliabitanti dell’ex reame,Piemontesi" (La conquista del Sud, capitolo“Giustizia è fatta”)

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Pur non condividendo tale giudizio,non possiamo fare a meno di ricordarele stragi taciute dagli storici e daAlianello svelate. Scoprì malefattenascoste e restò lui pure vinto tra ivinti perché emarginato… Come i libri di Pansa documentano ilvolto oscuro della Resistenza '43- '45e del dopo 1945 contro la vulgataincontrando uno sbarramento di fuocoda parte del difensori del "mito", così ilibri del giornalista storico CarloAlianello hanno svelato il volto oscurodel Risorgimento meridionale,scontrandosi col muro di silenzio nellacultura scolastica. Alianello riporta alla luce fatti perspiegare come e perché il Meridionesia divenuto una "questione", scoprela responsabilità di quelle che vengonoimputate come sue "colpe": la povertà,l'immobilismo, la delinquenza mafiosa,la disaffezione allo Stato. L'incontro con il libro "La conquistadel Sud" è stato la conferma ad andareoltre la "vulgata" dei manuali ericuperare il significato profondodell'appartenenza ad un popolo, aduna Nazione, colta nel suo momentodoloroso di unificazione.Ritorniamo al manuale di Storia per iLicei e Universitari del 2002. Igaribaldini restano sempre mille intutto: “benché numericamente inferiorie male equipaggiati, i volontarigaribaldini passarono di vittoria invittoria”. E l'invasione dello Stato pontificosenza dichiarare guerra? Due righe:

"Cavour inviò l'esercito piemontesea raggiungere quello garibaldino

attraverso le Marche e l'Umbriache furono tolte allo statopontificio. Tutto il Sud fu unito alRegno di Sardegna e nel febbraiodel 1861 fu proclamato il nuovoRegno d'Italia".

E Roma? E il Papa? Il problemadell'opposizione cattolica viene cosìliquidato:

"Soltanto nel 1870, quandoNapoleone III cadde, Roma potèfinalmente essere Liberata. (…) Il Papa si rinchiuse in Vaticano,considerandosi prigioniero delloStato italiano. Il potere temporaledei Papi, dopo secoli, avevatermine."(29)

Sconsolante sintesi, sconfortante fugadai fatti!

4. ConclusioneConferma a riserve esposte nellenostre riflessioni arriva da dove menoce l'aspetteremmo. Due personaggi chemolto operarono per gli idealinazionali.Il deputato Crispi al parlamentoitaliano di Torino dirà:

"L'unico vantaggio ottenuto dalgoverno di Torino nella Sicilia èquello di aver riempito le carceri didisgraziati!"

Il deputato Bixio, alludendo aglieccessi della ribellione siciliana del1860 sostiene di "aver veduti cadaveriarrostiti e mangiati, cuori strappati,ecc, ecc." e confessa apertamente che

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"la Sicilia sarebbe rimasta pacificasotto i Borboni, se la rivoluzione nonfosse stata ivi portata dalle altreprovince d'Italia, ossia dalPiemonte."(30)

Le vicende tristi dell'ex regno borbonicofurono discusse anche in varie sediparlamentari d'Europa. Riportiamoalcuni brani del lungo intervento alParlamento inglese del deputato N.Macguine, 8 maggio del 1863:

"Limitarsi ad impegnare ilgoverno inglese nel nome dellacomune umanità, perchès'intervenga a prevenire lacontinuazione delle atrocità che sicommettono nelle due Sicilie, dellequali il medesimo governo è ingran parte responsabile, per avernecol peso della sua influenza fattatraboccare la bilancia a pro delPiemonte, e a danno del giovanere Francesco II, lasciandolo fra lemani dei traditori. (…) No vi puòessere storia più iniqua di quelladei Piemontesi nell'occupazionedell'Italia meridionale.

Accennando poi all'orrendo stato delleprigioni napoletane, egli dice:

"Se si volle prestare fede nel 1851all'onorevole Gladstone, divenutopoi cancelliere dello scacchiere,perché oggi non crederemmo noi, eil paese con noi al nobile LordLennox che, nella descrizione dellostato presente delle stesse prigioni,ha fatto tremare d'orrore tutti icuori di quest' assemblea?"

E conclude:

"È perciò il caso di poter sollevareil velo che copre tante atrocitàcommesse nel nome della libertà,sotto un re costituzionale, e chesarebbero odiose anche sotto ilpeggiore degli immaginabilidispotismi."(31)

La storia del Risorgimento è segnatada scontri, fratture e violenze. Sonoparole eloquenti ancora oggi quellecon cui esordiva il Foscolo sullacattedra di eloquenza all'Università diPavia, nel 1809:

"O Italiani, io vi esorto alle storie,poiché niun popolo più di voi puòmostrare né più calamità, né piùerrori da evitare. (…) Amatepalesemente e generosamente lavostra nazione, e potrete alfineconoscervi fra di voi, ed assumereil coraggio della concordia".

Occorre condividere un'onestaricostruzione dei fatti, per una verariconciliazione nazionale sia dopo ledilacerazioni recenti nella guerra diliberazione dal nazifascismo, sia daquelle antiche del Risorgimento.Una rilettura critica - scevra dastrumentali revisionismi - e il piùpossibile tendente all'oggettivitàridurrà quella "celebrativa" dellaResistenza e ridimensionerà il mitodel Risorgimento imperante neimanuali scolastici da cui germina lamemoria collettiva del nostropassato.

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L'arduo e complesso travagliodell'avventura risorgimentale non haportato nulla di buono? La nostrarivoluzione ottocentesca ha portatoall'Italia alcuni benefici che vannooltre ogni più ottimistica previsione. Ilprimo è di aver definitivamenteliberato l'Italia da ogni dominazionenon italiana. Il secondo è quello diaver dato un'unica organizzazionestatuale al popolo italiano. Il terzo è lascomparsa del potere temporalepontificio, che nessun cattolico sisogna di rimpiangere. Era unanacronismo che non aveva più sensonel mondo moderno. Quel fazzoletto diterra, lo Stato del Vaticanoindipendente, è la garanzia di libertàper il pontefice. Sicché laConciliazione del 1929 si puòconsiderare il miglior approdopossibile alla faticosa navigazionerisorgimentale.Si potrebbe pensare all'eterogenesi deifini di cui parla il Vico: dalla guerradella minoranza liberale borghesegiacobina al cattolicesimo sorge unaChiesa libera nell' esercizio del poterespirituale universale; dall'opposizionedel mondo cattolico il costruirsi di unostato laico, "casa di tutti"…Uno statonon confessionale, né ateo, néindifferente, né laicista, ma uno stato asevizio della società e della libertà dellesingole persone e delle loroaggregazioni. Nella "libertà" e nellademocrazia tutto torna … come è bendefinito nella Costituzione italiana del1948.Pertinente dunque l'osservazione diGiovanni XXIII: "Ad osservare conattenzione serena il corso degli

avvenimenti del passato, più o menolontani, torna bene il motto: la storiatutto vela e tutto svela". (1961)

Note

1. Gigi Del Fiore, Controstoria dell'Unità

d'Italia, Rizzoli 2007, pag.152

2. citazione desunta da Gigi Del Fiore

dall'altra sua opera "I Vinti del

Risorgimento"

3. Filippo Curletti, agente segreto di Cavour,

autore di "La verità sugli uomini e sulle

cose del Regno d'Italia, pubblicato a

cura di Elena Bianchini Braglia,

Tabula Fati, 2005. Si legge nella

Presentazione del prof. Walter Boni,

presidente del Comitato Provinciale di

Modena dell'Istituto per la Storia del

Risorgimento italiano: "Negli archivi privati

di Teodoro Bayard De Volo, ministro del

Ducato di Modena, che scrisse una corposa

biografia del Duca, c'è una "rivelazione" di

un agente segreto del conte di Cavour

sottoscritta con le lettere J.A. Lo sconcertante

documento, ora conservato nell'Archivio di

Stato di Modena, fu citato dallo stesso De

Volo nella sua biografia su Francesco V,

pubblicata a Modena negli ani 1878/1882.

In una nota inserita nel capitolo sulle

Annessioni vol. III pag.77) l'Autore informa

che "le rivelazioni di J.A." dapprima

pubblicate a Bruxelles in lingua francese

dal tipografo Dalievu e successivamente

tradotte in italiano ed attribuite a tale

Curletti, agente segreto di Cavour e capo

della polizia politica di Farini. Dopo un

silenzio ultrasecolare la "rivelazione" è stata

ricoperta dalla studiosa Elena Bianchini

Braglia."

4. bis Franco Moroni, Corso di Storia per

Licei, SEI, 1959 vol, 3° pag.239. Unica

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rara avis nel coro dei manuali - a mia

conoscenza - che tenti di capire le ragioni

dei vinti.

5. Tomaso Di Lampedusa, Il Gattopardo,

Feltrinelli, pag. 77

6. Il Parlamento dell'Unità d'Italia: Atti e

Documenti della Camera dei Deputati, Vol,

I pgg.123-124 (cit. desunta da Gigi Del

Fiore, Controstoria dell'Unità d'Italia, pag.

38

7. Parlamento dell'Unità d'Italia, cit. pag. 212

8. Gigi Del Fiore, cit. pag. 39

9. riportato dalla "Rivista popolare", diretta

da Napoleone Colajanni, anno ottavo. nn

16-17 del 20 settembre 1912. (nota 2 pag.

27 di Gigi Del Fiore cit.)

10. Filippo Curletti, op. cit. pag.41

11. Gigi Di Fiore, op. cit. pag.74-76

12. ivi pag.41

13. Elena Bianchini Braglia, In esilio con il

Duca, Il Cerchio 2007,pag.73-74

14. tris E. Bianchini Braglia (a cura di), La

verità sugli uomini e sulle cose del regno

d'Italia, op. cit. Pag.75

15. Gigi Di Fiore, op. cit. pag.159-160

16. bis Carlo Alianello,La conquista del Sud,

op.cit.pag.142-143

17.tris ivi Gigi Di Fiore, op. cit. pag.159

18. ivi pag.158

19. ivi pag. 361 riportato da O'Ckery, La

rivoluzione italiana, Edizioni Ares 2000

pag. 727

20. ivi pag.728

21. Gigi Di Fiore, op. cit. Pag. 94

22. ivi pag. 93

23. ivi

24. ivi pag. 107 notizia riportata da C. Cesari,

La campagna di Garibaldi nell'Italia

Meridionale, Libreria di Stato, Roma 1928

pag. 19

25. Gigi Di Fiore op. cit. pag. 106

26. op. cit. 109-111

27. op. cit. Prefazione pag. 7

28. op. cit. pag. 259

29. op. cit. Prefazione pag. 7

30. Carlo Alianello, op. cit. pag. 202.203

31. ivi pagg. 204-206

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