il tempo materiale

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Tratto dall'omonimo romanzo cult di Giorgio Vasta, candidato al premio Strega 2009 - pubblicato da Minimum Fax - il racconto di una generazione che ha perso l’innocenza negli anni di piombo arriva come un pugno allo stomaco. Palermo, 1978. I tre undicenni Nimbo, Scarmiglia e Bocca vivono l’atmosfera di un Paese sconvolto dal feroce sequestro di Aldo Moro. Insoddisfatti della vita di provincia e presi dall’ideologia e dal linguaggio delle Brigate Rosse, decidono di emularne le gesta con una disperata lucidità, generando una terribile scia di caos e violenza, nel loro progressivo scollamento con la realtà attraverso il potere di un linguaggio glaciale e asettico. Solo l’amore potrà sconvolgere questa totale mancanza di empatia, generando una crepa profonda e dolorosa che porterà in frantumi tutto il sistema.

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Postfazionedi Giorgio Vasta*

Quando leggiamo qualcosa che qualcun altro ha scritto si generano in noi reazio-ni che, per come funziona la fisica della lettura, permangono in gran parte silenzio-se e invisibili. Perché se la scrittura, nelle forme esteriori in cui si manifesta, è qual-cosa di riconoscibile – dal tragitto sinistra-destra che compie la mano sul foglio almolteplice movimento a pistone delle dita sulla tastiera di un computer –, la letturaè invece un comportamento perlopiù muto, un silenzio del corpo focalizzato su unparallelepipedo di carta.

Di una scrittura, dunque, si è pressoché sempre attori e autori, mentre la letturatende a essere intesa come una ricezione più o meno neutra del testo; un fenomenoche con l’autorialità non ha nulla a che vedere.

Seguendo, a partire dal nostro primo incontro a dicembre del 2010, il lavoro diLuigi Ricca – un tempo, i due anni trascorsi da allora, durante il quale, periodica-mente e sempre con una discrezione trasparentissima, Luigi mi aggiornava su quan-to stava facendo – mi sono reso conto che ci sono volte in cui la lettura guadagnatridimensionalità, sfugge al silenzio, smette di essere un fantasma e accade. Ho ca-pito che diversamente da quanto immaginavo, leggere quello che qualcun altro hascritto ha a che fare con l’autorialità.

La storia raccontata in questo libro è a tutti gli effetti Il tempo materiale di LuigiRicca. Vale a dire la storia che Luigi ha immaginato leggendo un testo omonimo diqualche anno fa. Leggendo quel romanzo Luigi ha reinventato la scrittura imponen-dole uno slittamento che solo all’apparenza potrebbe essere considerato un adatta-mento, la trascrizione da un codice alfabetico a un altro iconico. Il processo che lalettura di Luigi ha innescato è coinciso solo in minima parte con una trasformazio-ne di ciò che era frase in segno grafico; il senso profondo del suo lavoro è stato quel-lo di alterare, smarcarsi, guadagnarsi – rispetto al testo originario – un’autonomiatale da rendere il testo di partenza mero spunto, pre-testo, zona d’innesco di un la-voro immaginativo del tutto personale. Un lavoro immaginativo confrontandomi colquale ho avuto modo di leggere e conoscere una storia che non conoscevo. QuandoLuigi mi ha inviato l’ultima stesura del suo libro io ho di fatto letto per la prima vol-ta la sua versione di Il tempo materiale.

Ho letto la sua lettura attiva, il disegno della sua immaginazione.

Tutto ciò mi ha fatto venire in mente che sarebbe bello se adesso che esiste Il tem-po materiale di Luigi Ricca qualcuno leggendo questo graphic novel, ne ricavasse unsonetto. A quel punto qualcun altro, confrontandosi col sonetto Il tempo materiale(ma andrebbe chiaramente benissimo che in questo percorso metamorfico si modi-ficasse anche il titolo), potrebbe mettersi allo spartito e comporre un pezzo per ar-chi e oboe solista, un pezzo ascoltato il quale venisse poi progettato un edificio chefosse l’estroflessione tridimensionale di quella musica; mi piacerebbe, allora, se qual-

* (Palermo, 1970) editor e consulente editoriale, insegnante di scrittura narrativa presso la Scuola Holden e lo IED diTorino, dal 1999 è stato curatore e poi direttore della collana di saggistica Holden Maps di Rizzoli. Editorialista nellatrasmissione Atlantis (Radio2 RAI), fa parte della redazione di Nazione indiana. È ideatore e coautore di NIC. Narrazio-ni In Corso. Laboratorio a fumetti sul raccontare storie (Holden Maps/Rizzoli, 2005). Ha curato l’antologia Deandrei-de. Storie e personaggi di Fabrizio De André in quattordici racconti di scrittori italiani (BUR, 2006) e il libro fotograficodi Alberto Negrin Niente resterà pulito. Il racconto della nostra storia in quarant’anni di scritte e manifesti politici (BUR,2007). Il suo primo romanzo è Il tempo materiale (minimum fax, 2008), candidato al Premio Strega 2009, e sempre perminimum fax ha curato l’antologia Anteprima Nazionale, edita nel 2009.

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cuno percorrendo l’interno di questo edificio pensasse una storia per un film, la scri-vesse e la girasse; durante la proiezione al cinema uno spettatore del film si accor-ge che quella narrazione può venire sintetizzata in un quadro e lo dipinge, un altroosservando il quadro visualizza in quelle geometrie una sua trasformazione in untransistor che si rivela modello perfetto e involontario di un progetto urbanistico,dunque un pezzetto di città in planimetria che dopo qualche tempo diventa il sog-getto di una serie di fotografie, le foto vengono esposte in una galleria e servono daoccasione per dare forma a uno spettacolo di danza che poi si trasforma in una scul-tura di fil di ferro aggrovigliato che diventa una pièce per teatro d’ombre che si pro-segue in un arazzo realizzato a mezzo punto raffigurante una battaglia, l’arazzo tra-sfigura in un’incisione a puntasecca (per la cronaca il ritorno di dodici contadini daicampi, al tramonto, mentre il sole si perde all’orizzonte), l’incisione in un origami(la corolla di un fiore di carta che ogni volta in cui viene schiacciato nel pugno do-po qualche secondo si decontrae sbocciando in una forma nuova: un fiore che si nu-tre di distruzioni), l’origami in un videogioco intenzionalmente arcaico – la graficapreistorica, barrette luminescenti che immerse in un buio siderale non ribattono dal-l’altro lato del campo un quadratino ugualmente biancastro ma una serie di letteredell’alfabeto che lentamente, un rintocco dopo l’altro, compongono una parola, leparole una frase, le frasi un’intera narrazione –, diramando nello spazio e nel tempoe nei materiali e tra le persone in morfologie sempre diverse così che ciò che era ilgraphic novel di Luigi Ricca attraverso questo processo inevitabile e clandestino ar-riva a trasformarsi in un mestolo di legno, in una fioriera, in un davanzale di pietra,in un’antenna, in un sottopassaggio metropolitano, in un viottolo tracciato per col-legare tra loro due strade principali, nel graticcio metallico di un carrello della spe-sa, nella meccanica di un deltaplano, nella configurazione della facciata di una pa-lazzina, nelle proporzioni tra altezza larghezza e profondità di un mobile seriale, inun posacenere di vetro e ancora in un movimento minimo del braccio, della mano,nell’insieme di traiettorie minute che cinque dita imprimono a una matita che su unfoglio di carta disegna una magnolia, un ippogrifo, il profilo del cranio di un ragaz-zino di undici anni.

In sostanza quello che desidero è una proliferazione proteiforme, un germogliarescorrere ramificare di codici e di morfologie. Un processo a matrjoska tramite cuirendere chiaro che le letture sono altre scritture; che le letture, cioè, sono un patri-monio perché sono rischi, assunzioni di responsabilità, passaggi nodali nella tra-sduzione di un segnale.

Quello che mi piacerebbe, poi, è trovare a casa di qualcuno una copia del graphicnovel di Luigi Ricca, leggere il suo sguardo, il disegno della sua immaginazione, e ilgiorno dopo, ignorandone la ragione, cominciare a scrivere un romanzo.

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