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REGIONE CAMPANIA COMUNE S. GIUSEPPE VESUVIANO UN.IT.I. - CAMPANIA

L’indagine è segmento del PROGETTO - “CENTRO SERVIZI” - approvato con delibera di Giunta Comunale conatto n. 123 del 16/06/2004, gestito dall’Assessorato Immigrazione del Comune di San Giuseppe Vesuviano, fi-nanziato dall’Assessorato Immigrazione della Giunta Regionale della Campania con delibera di G. R. n. 3026del 22/06/01 - Legge 40/98 fondi Nazionali anno 2000 - Politiche Migratorie, riferimento del “Fondo nazionale/esercizio finanziario 2001 - Linee d’indirizzo per lo sviluppo delle politiche locali finalizzate all’integrazione del-le cittadine e dei cittadini stranieri”.

Il lavoro di indagine è stato effettuato dalla UNIONE ITALIANA DEGLI IMMIGRATI IN CAMPANIA - UN.IT.I, Associazionesenza scopo di lucro, di emanazione del Sindacato UIL- Napoli e Campania, con il titolo:

“I CITTADINI IMMIGRATI E L’ABITARE A S. GIUSEPPE VESUVIANO”INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Si ringrazia tutti i soggetti che hanno contribuito alla realizzazione della presente indagine:

Assessorato Immigrazione della Giunta Regionale CampaniaAssessorato Immigrazione del Comune di S. Giuseppe Vesuviano

Ufficio Tecnico del Comune di S. Giuseppe VesuvianoUIL Napoli e Campania

UILA - Sindacato di categoria UILERFAP - Campania

Un accorato ringraziamento per la collaborazione allaComunità dei cittadini migranti soggiornante nel Comune di S. Giuseppe Vesuviano

Il gruppo di ricerca è stato composto da:

COORDINAMENTO TECNICO:Ing. Aladino Miguel JOSÉ (Progettazione e Coordinamento); Sig. Gaetano IOVINO (Desk - Research)

SUPERVISIONE SCIENTIFICA:Dr. Fabio AMATO (Ricercatore dell’Università degli studi di Napoli L’Orientale)

ATTIVITÀ FIELD - RESEARCH:D.ssa Paola ACQUA; D.ssa Nina LAGOJDA; D.ssa Xie YI; D.ssa Daniela LANZANO

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È con grande entusiasmo che l’Associazione UNITI in Campania ha aderito, a suo tempo, alpartenariato con capofila il Comune di S.Giuseppe Vesuviano, per il progetto “Centro Servizi”.

Tra le fasi del Progetto l’indagine qui presentata è stata per l’Associazione UN.IT.I., che l’harealizzata, un’occasione di approfondimento della tematica del rapporto tra la Comunità migrantesoggiornante e l’abitare.

L’Associazione UN.IT.I., formata essenzialmente da Soci di lavoratori e lavoratrici di originemigrante, opera da anni sul territorio della Regione Campania, per fare conoscere e tutelare i dirit-ti dei cittadini migranti e delle loro famiglie che soggiornano nel nostro territorio, e le è riconosciu-ta credibilità e affidabilità per il lavoro che svolge in tandem con la Confederazione UIL Napoli eCampania, di cui è emanazione diretta.

Come si afferma nelle conclusioni della ricerca, tra i diritti fondamentali dei cittadini in unaSocietà che si definisce civile, c’è il diritto ad una abitazione dignitosa. “La casa” o abitazione oalloggio rappresenta quindi un fattore determinante, non solo per accedere al permesso di soggior-no, ma un elemento essenziale nella valutazione qualitativa delle politiche cosiddette di “cittadinan-za”, messe in essere dagli Enti Locali, e fondamentalmente per la dignità dei cittadini tutti, in que-sto caso anche dei “nuovi” cittadini e loro famiglie.

È chiaro quindi che studiare le difficoltà che incontrano gli stranieri singolarmente, o in grup-po o con le loro famiglie nel ricercare un alloggio “decente” quando giungono in Italia essenzial-mente per lavorare, diventa materia di dibattito politico, la cui importanza non sfugge a nessuno, nétantomeno alla Confederazione Sindacale UIL Napoli e Campania, cui l’Associazione UN.IT.I. ade-risce.

L’Amministrazione del Comune di S. Giuseppe Vesuviano più di altri Comuni della Provincia diNapoli, ha dimostrato in quest’occasione un concreto interesse al problema. Tutte le soluzioni pro-poste hanno bisogno di sostegno e impegno da parte dei vari soggetti che politicamente possono es-sere decisivi nella soluzione dei problemi. Agire poi unitamente alle parti sociali ai tavoli previstiper es. dalla Legge 328/00 può dare un ulteriore contributo per portare avanti le proposte e passa-re dalle dichiarazioni d’intenti ai fatti.

Introduzione

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Noi come Organizzazione Sindacale e come Associazione di tutela dei diritti, saremo sempre di-sponibili ad intraprendere quei percorsi che potranno aiutare la comunità migrante soggiornante adavere dignità attraverso condizioni di vita migliori e godere dei diritti di base che spettano a tutti icittadini.

Luciana del FicoSegretario Responsabile Politiche Sociali

UIL Napoli e Campania

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Il Comune di San Giuseppe Vesuviano, attraverso l’Assessorato all’Immigrazione, nell’ambitodel progetto “Centro Servizi” ha affidato all’Associazione UNITI un’indagine del fabbisogno abi-tativo dei cittadini immigrati regolarmente soggiornanti. Le politiche dell’alloggio costituiscono unobbligatorio strumento di azione per chi, come l’entità territoriale di riferimento, è affetta da cro-niche carenze ma intenda porre un argine ed un rimedio ad una situazione, dovuta alla scarsità diimmobili idonei, alla promiscuità ed alle carenze igieniche che si verificano in luoghi, spesso inido-nei ma che vengono utilizzati da più persone a condizioni economiche che spesso rasentano la verae propria speculazione se non il furto. Per poter affrontare la problematica abitativa è necessariopreventivamente capirla e, a tale scopo, è nata l’idea di avviare una ricerca-censimento che rispec-chi al vero la realtà e permetta interventi mirati e certi per il futuro.

Dopo una raccolta di dati forniti dal nostro Comune per una visione complessiva del territorio,l’Associazione Uniti ha predisposto un questionario che mediatori culturali hanno posto ai cittadi-ni stranieri per conoscere la situazione abitativa attuale e per individuare eventuali loro esigenze epreferenze. In campo propriamente progettuale, questa Amministrazione, prevede la stesura di un‘Piano Casa’ che prospetti la possibilità di usufruire dei fondi regionali e statali per la creazione dipiccole strutture alloggiative organizzate in forma di pensionato, per una prima fase di accoglien-za, e per la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale economica e popolare redatti secondo levigenti leggi, usufruendo dei fondi ad esse collegati.

Gennaro AmbrosioL’Assessore all’Immigrazione

Presentazione

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

1. Il ruolo dell’abitareIl fenomeno migratorio in Italia ha subito delle rapide trasformazioni negli ultimi quindici anni. Alcrescente flusso in entrata ha corrisposto un processo di “integrazione” e “sedentarizzazione” sem-pre più consistente, delineando ben presto l’abitare come area di interesse prioritaria.

I diversi insiemi che compongono l’immigrazione s’intrecciano in un contesto di elevata mobi-lità territoriale, articolandosi in nuovi punti di partenza, rientri e aree geografiche a forte pressionemigratoria. Su questi aspetti s’innesta l’esigenza di “stabilizzazione” dei migranti, le cui strategie diradicamento sono, il più delle volte, ignorate. Pur permanendo condizioni di grande disagio, si puòaffermare che la fase emergenziale dell’immigrazione risulta essere sempre più contenuta: la “nor-malizzazione” si evince, oramai, dai processi di ricongiungimento e da una domanda sempre più for-te di stabilizzazione.

Ulteriori segni, di questa che comunemente definiamo come la seconda fase del fenomeno mi-gratorio, sono rappresentati dall’aumento della presenza di stranieri nelle scuole dell’obbligo e dal-l’elevato tasso di imprenditorialità dei migranti. La crescente domanda abitativa, tuttavia, è l’immi-nente conseguenza. I percorsi d’integrazione e di lotta alla discriminazione toccano diversi ambitima passano necessariamente per le opportunità d’accesso ad un alloggio che rientri nei parametri mi-nimi di legge. L’identificazione della presenza straniera con la povertà e, in particolar modo, con l’e-mergenzialità del fenomeno è alla base del provvedimento legislativo (Legge 39/90, nota come“Legge Martelli”). Nell’affrontare la questione dell’ospitalità, il provvedimento prevedeva la crea-zione dei centri di prima accoglienza, ispirati ai modelli degli alberghi popolari e dei dormitori. Nelcorso degli anni Novanta le condizioni e le tipologie dei migranti sono notevolmente cambiate. È in-negabile, tuttavia, che alcune componenti delle comunità migranti vivano ancora una condizione didisagio al limite dell’esclusione sociale e che la dimensione emergenziale sia ancora un tema daprendere in considerazione; rilevante, a tal proposito, il ruolo preponderante che assumono gli stra-nieri tra gli homeless, rispetto ad altre realtà europee dove i “senza dimora” sono ripartiti tra immi-grati ed autoctoni. Bisogna segnalare, nondimeno, che le realtà sono molto più complesse: il ricono-scimento della loro varietà rappresenta, probabilmente, un punto imprescindibile per costruire poli-tiche di intervento efficaci. Sia pure nei limiti consentiti dal quadro normativo, non sono poche le

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I CITTADINI IMMIGRATI & L’ABITARE A S. GIUSEPPE VESUVIANO

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azioni innovative registrate per lo più nelle regioni centro-settentrionali: incentivi all’accesso all’e-dilizia pubblica residenziale dei migranti, iniziative di seconda accoglienza e d’alloggio sociale eazioni immobiliari sociali.

A partire dal Testo Unico n. 286 del 1998, la questione abitativa è stata sollevata con chiarezzain sede normativa, tanto da giungere alla sua recente modifica (Legge 189/02, nota come “LeggeBossi-Fini”). Il provvedimento legislativo prevede, tra l’altro, per il datore di lavoro l’onere di esse-re garante per il lavoratore straniero di un alloggio adeguato. L’importanza dei fattori abitativi e in-sediativi è stata recepita in sede normativa, così come in sede accademica attraverso la letteraturascientifica diffusasi in merito1.

Al di là delle enunciazioni di principio, si deve registrare una sostanziale carenza di politichespecifiche rivolte agli immigrati; il più delle volte, essa è frutto, anche, di una storica debolezza del-la politica italiana per la casa. Il nostro paese si caratterizza strutturalmente per una scarsa offerta diabitazioni in affitto e un patrimonio esiguo di edilizia abitativa sociale: non a caso è stato definitocome “paese di proprietari”.

La crisi dei sistemi di Governo, che ha interessato tutti i paesi avanzati, combinata con la so-stanziale assenza di una politica di edilizia sociale e con il “surriscaldamento” del mercato degli al-loggi (sia nella locazione che nella compravendita) rivela un quadro di insieme particolarmente cri-tico.

Il deficit di politiche sociali non ha ostacolato, tuttavia, l’accesso dei migranti a diversi tipi disistemazione: forme di “autosoluzione” che gli hanno permesso di entrare nel mercato dell’alloggio.La maggior parte degli stranieri, utilizzando le proprie risorse e le proprie reti di relazioni, riesce alocare un immobile e, in alcuni casi, anche ad acquistarlo. Il nodo problematico è rappresentato dal-le tipologie di “autosoluzione”: il più delle volte si rivelano sistemazioni precarie e improprie. Nel-la realtà, le tensioni esistenti nel mercato della casa e le condizioni di preliminare svantaggio che ca-ratterizzano gli immigrati generano soluzioni di mero disagio: “i migranti accedono ad alloggi im-propri e degradati oramai da tempo fuori dal mercato per gli autoctoni, i canoni di affitto sono supe-riori alla media, spesso il contenimento della spesa li costringe a sovraffollate coabitazioni, la ge-stione di condizioni di irregolarità li sottopone a tipologie di rapporti con i proprietari particolarmen-te vessatorie 2”.

1 Cfr Tosi A. (2000) “Case e immigra-zione” in Commissione per le politiche diintegrazione degli immigrati, a cura di G.Zincone, Primo Rapporto sull’integrazio-ne degli immigrati in Italia, Bologna, IlMulino, pp. 317-354 e Granata E., Lanza-ni A. Novak C. “Abitare e insediarsi” inFondazione Ismu (2005) Decimo rappor-to sulle migrazioni 2004, Milano, FrancoAngeli pp.183-198.

2 Si veda Tosi (2000) op. cit.

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Queste condizioni, in continua evoluzione, richiedono una politica sociale dettagliata, per gliimmigrati come per gli italiani, che affronti l’area del disagio con nuovi strumenti e un congruo con-tributo finanziario; in considerazione del peso assunto dalle municipalità e dagli enti regionali, è nel-la dimensione locale che la comprensione del fenomeno e i possibili indirizzi strategici devono es-sere tracciati. È improponibile l’unicità delle azioni nella peculiarità delle situazioni, anche per ilmutevole assetto che configura il fenomeno migratorio.

Negli ultimi venti anni il fenomeno migratorio è mutato sia in termini quantitativi che in termi-ni d’impatto territoriale: il primato assoluto dai grandi centri urbani è sostituito dai luoghi perifericiche, apparentemente, offrono migliori opportunità in termini di valore aggiunto per i nuovi arrivati.Un fenomeno di particolare rilievo è rappresentato dalle scelte insediative nell’hinterland delle gran-di aree urbane; nell’area gravitazionale delle metropoli è cresciuta considerevolmente la presenzastraniera ufficiale e ufficiosa. In tal senso, il Comune di S. Giuseppe Vesuviano si presenta come unlaboratorio particolarmente rilevante se paragonato al ruolo polarizzante per i migranti, che tutt’orasussiste, del Comune di Napoli. Questo comune, come vedremo, risulta essere uno dei comuni amaggiore pressione migratoria dell’intera regione campana.

2. Il Comune di S. Giuseppe Vesuviano

S. Giuseppe Vesuviano rientra nei comuni della fascia vesuviana che, a partire dagli anni Settan-ta, hanno subito un notevole incremento dell’edilizia ad uso abitativo. Situato a 24 km dal capoluogo,il suo perimetro (per una superficie totale di 14 kmq) si distribuisce lungo le pendici orientali del vul-cano. L’area maggiormente urbanizzata è quella pianeggiante, laddove notevole è la densità netta diabitanti, ancora superiore ai 1800 ab. per kmq. In termini di programmazione e pianificazione, il Co-mune si è dotato di un piano regolatore e rientra nel perimetro del Parco Nazionale del Vesuvio; tra inumerosi strumenti di concertazione locale è coinvolto solo nel progetto integrato “Vesevo”.

a) Il profilo socio-demografico

Il bilancio demografico del Comune, secondo i dati dell’Istat, ha registrato una crescita consi-derevole negli anni Settanta e Ottanta ed una forte diminuzione nell’ultimo decennio (Tab. 1) in net-

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I CITTADINI IMMIGRATI & L’ABITARE A S. GIUSEPPE VESUVIANO

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ta antitesi con l’andamento pregresso e le ultime risultanze anagrafiche: secondo le registrazioni ana-grafiche, infatti, al 31 dicembre 2004 erano residenti ben 27.966 abitanti.

Nell’arco del trentennio in esame, la crescita demografica è, solo in parte, imputabile ad un sal-do naturale positivo; lo stesso dicasi per l’ultimo decennio, periodo in cui il ruolo del saldo migra-torio positivo ha particolarmente inciso sull’andamento demografico.

L’intensificarsi del fenomeno urbanistico degli anni Settanta è ulteriormente confermato dalmoltiplicarsi delle costruzioni residenziali: ben il 27% del patrimonio complessivo è stato costruitotra il 1972 e il 1982 (Tab. 2). Tale patrimonio risulta occupato per quasi il 90% (pari a 7400 unità).

Tab. 1 - Andamento demografico delComune di S. Giuseppe Vesuviano: abi-tanti negli ultimi censimenti e loro varia-zioni.

1971 1981 Var. 71/81 1991 Var. 81/91 2001 Var. 91/01

22.342 23.660 5,90 26.336 11,31 23.153 – 12,1

Fonte Istat.

Prima del1919

Dal 1919al 1945

Dal 1946al 1961

Dal 1962al 1971

Dal 1972al 1981

Dal 1982al 1991

Dopo il1991 TOTALE

692 1.046 1.260 1.865 2.400 1.405 217 8.885

Fonte Istat.

Fonte Istat.

Il recente contenimento dell’espansione si riflette dunque anche nell’uso del patrimonio allog-giativo come nel numero di famiglie presenti (7129 nuclei al 2001). In ambito lavorativo, il Comu-ne registra un tasso di occupazione del 69%, il che conferma il ruolo di primo piano nel sistema ter-ritoriale della direttrice vesuviana orientale in esame (Tab. 3).

Tab. 2 - Epoca di costruzione del pa-trimonio abitativo del Comune.

Occupati

Forze di lavoro Non forze di lavoro

In cerca di occupazione TOTALE Studenti Casalinghe Ritirati dal

lavoroIn altra

condizione TOTALETOTALE

5.968 2.674 8.642 1.804 3.916 1.955 3.134 10.809 19.451

Tab. 3 - Dati sulla forza lavoro del Co-mune (2001).

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Il livello di scolarizzazione, infine, si caratterizza per una maggiore diffusione dell’alta forma-zione rispetto al passato ed un contenimento progressivo del tasso di analfabetismo, oramai appan-naggio delle persone più anziane (Tab. 4).

Nel complesso, la qualità di vita del Comune, desumibile dai pochi dati disponibili, colloca SanGiuseppe Vesuviano in una buona posizione rispetto ai comuni adiacenti: alla fine degli anni Novan-ta il reddito medio pro-capite sfiorava i 20 milioni di lire, mentre il numero di autovetture era di 63ogni 100 abitanti. La rete infrastrutturale si è recentemente incrementata e le opportunità di accessoal Comune sono soddisfacenti tanto su gomma (uscita Pomigliano D’Arco dell’autostrada A16) chesu ferro (linea vesuviana e tratte delle Ferrovie dello Stato).

La presenza di infrastrutture è ancora carente rispetto alle esigenze reali della popolazione con3 scuole medie e 2 scuole elementari. Le strutture per l’infanzia sono 5 ma tutte private, mentre ladomanda culturale e religiosa è soddisfatta solo da 4 associazioni culturali e 2 parrocchie.

b) Economia e lavoro

La struttura economica di San Giuseppe Vesuviano è prevalentemente incentrata sul settore tes-sile e dell’abbigliamento i quali garantiscono al Comune il ruolo di capofila del distretto industrialevesuviano. Questo comparto è costituito da un nucleo di piccole imprese che, pur subendo le diffi-coltà congiunturali e la concorrenza della produzione internazionale (soprattutto cinese), continua-no a costituire l’ossatura prevalente del settore produttivo sangiuseppese. La presenza di un fitto tes-suto di “fabbrichette” informali gestite dalla comunità cinese è, allo stesso tempo, uno degli elemen-ti di grande centralità del Comune e di grande conflittualità con l’imprenditoria locale.

Tab. 4 - Grado di istruzione degli abi-tanti del Comune (2001).

Laurea

Alfabeti privi di titoli di studio AnalfabetiDiploma di

scuolasecondariasuperiore

Licenza di scuolamedia inferiore o

di avviamento professionale

Licenzadi scuola

elementare TOTALEDi cui: in età da 65 anni

in poiTOTALE

Di cui: in età da 65 anni

in poi

TOTALE

1.261 4.687 7.563 5.782 2.932 757 378 251 22.603

Fonte Istat.

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I CITTADINI IMMIGRATI & L’ABITARE A S. GIUSEPPE VESUVIANO

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In dettaglio, al 2001, nel Comune erano presenti 1873 unità locali con 5484 addetti concentra-ti, in particolar modo, nei servizi e nel commercio (Tab. 5). Nel commercio, in particolare, si sonopersi ben 370 addetti. Anche in presenza di un leggero declino di addetti (-19), nel settore industria-le si è registrato un leggero incremento del numero complessivo di unità locali.

Tab. 5 - Unità locali (ul) e Addetti indu-stria e commercio 1991-2001; Ul e ad-detti 2001 per settori.

Per quanto concerne il primo settore, nel 2000 il Comune disponeva di 471 ettari di superficieagricola coltivabile sulla quale sono presenti 10 25 aziende agricole (10% in meno rispetto al 1990).

3. La presenza straniera nel comuneLe comunità migranti presenti ufficialmente a S. Giuseppe hanno fatto registrare un considere-

vole incremento negli ultimi dieci anni, toccando un’in-cidenza sulla popolazione complessiva del 7,6%, ben su-periore alla media nazionale e, soprattutto, uno dei valo-ri di pressione più elevati dell’intera regione. L’anda-mento della presenza straniera ha cominciato ad esseresignificativa solo a partire dagli anni Novanta e ha cono-sciuto una impennata a cavallo dell’anno 2000 (Tab. 6).

Le tracce della presenza straniera sono particolar-mente marcate nei luoghi pubblici come lungo i princi-pali assi viari, densamente occupati da esercizi commer-ciali cinesi.

La dominanza maschile si è definita fin dal 1996, tut-tavia negli ultimi anni si è assistito ad un maggior riequi-

Ul1991

Ul2001

Add1991

Add2001

Ul ind2001

Ul com2001

Ul ser ist2001

Add ind2001

Add comm2001

Add ser ist2001

1.763 1.873 5.284 5.484 331 1.040 502 1.172 1.725 2.587

Fonte Istat.

Tab. 6 - Le presenze straniere nel co-mune di S. Giuseppe, ripartiti per genere.

Anno Maschi Femmine TOTALE

1995 47 75 1221996 143 91 2341997 213 128 2411998 283 183 4661999 352 222 5742000 609 379 9882001 928 619 1.5472002 1.206 790 1.9962003 1.171 975 2.1462004 1.088 1.045 2.133

Fonte: elaborazione dati anagrafici.

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

librio di genere. In corrispondenza di questo andamento, anche la presenza dei minori è aumentatapassando dai 26 del 15 del 1995 ai 327 della rilevazione del 2004. Nei primi anni Novanta il primatodelle presenze era ancora appannaggio della nazionalità marocchina (55 contro i 53 della RepubblicaPopolare Cinese nel 1996), ma ben presto la comunità cinese ha largamente dominato questa gerar-chia. Nel 1998 oltre l’86% delle presenze straniere si polarizzava su solo quattro nazionalità: Cina(177), Marocco (91), Algeria (75) e Polonia (59). Se si eccettua l’Ucraina, questo insieme di comu-nità ancora oggi caratterizza la composizione prevalente dei migranti di S. Giuseppe. Tuttavia, l’an-damento è stato abbastanza differenziato (Tab. 7). Il balzo in avanti della presenza cinese è conside-

Tab. 7 - Andamento delle principali co-munità in v.a. (di cui genere femminile)per alcuni anni.

revole: questa comunità, a partire dall’anno 2000, assorbe ben oltre il 50% del totale delle presenzestraniere nel comune. Questo andamento ha subito un freno a partire dal 2003, sia per la saturazionedel mercato, sia per le non poche difficoltà di competizione con gli industriali locali. L’incrementodella comunità marocchina è progressivo, anche se molto contenuto, mentre la presenza algerina ri-sulta da alcuni anni stazionaria. L’incidenza dei migranti dell’Europa dell’Est appare in tutta la suaevidenza dopo l’ultima sanatoria che vede la comunità polacca più che raddoppiare la sua entità e, so-prattutto, registra l’esplosione della presenza ucraina che diventa nettamente la seconda comunità conoltre quattrocento presenze (Tab. 8). Il dato disponibile più recente (giugno 2006) ha accentuato letendenze rintracciabili a partire dal 2003: la comunità cinese è oramai sotto le mille unità a riprovadelle difficoltà crescenti di coabitazione con il mondo imprenditoriale locale. Per la prima volta si re-

COMUNITÀ 1996 1998 2000 2002 2004 2006

CINA 53 (23 F) 177 (79 F) 579 (246 F) 1.565 (604 F) 1.139 (462F) 947 (417 F)

MAROCCO 55 (– F) 91 (11 F) 153 (16 F) 137 (21 F) 175 (36 F) 157 (31 F)

ALGERIA 35 (1 F) 75 (5 F) 85 (3 F) 74 (5 F) 80 (5 F) 82 (11 F)

POLONIA 21 (18 F) 59 (44 F) 66 (49 F) 82 (61 F) 192 (128 F) 246 (162 F)

UCRAINA – – 10 (9 F) 17 (14 F) 401 (309 F) 449 (342 F)

TOTALE 234 466 988 1.996 2.133 2.054(91 F) (183 F) (379 F) (790 F) (1.045 F) (1.084 F)

Fonte: ns. elab. dati Istat.

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I CITTADINI IMMIGRATI & L’ABITARE A S. GIUSEPPE VESUVIANO

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gistra la dominanza della componente femminile (52,8% degli stranieri ufficialmente residenti), undato che è avvalorato dalla maggiore consistenza delle nazionalità dell’Europa Orientale: la comunitàucraina si attesta ben oltre le quattrocento presenze, mentre la Polonia diventa il terzo paese per quan-tità sopravanzando i paesi maghrebini, stabili se non in diminuzione (Marocco).

Tab. 8 - Le presenze straniere divisi percomunità e genere al 30 giugno 2006.

Nazione Maschi Femmine TOTALE Nazione Maschi Femmine TOTALE

Fonte: ns. elab. dati anagrafici.

CINA 530 417 947

UCRAINA 107 342 449

POLONIA 84 162 246

MAROCCO 139 36 175

ALGERIA 71 11 82

INDONESIA – 36 36

ALBANIA 19 9 28

NORVEGIA 7 18 25

ROMANIA – 20 20

TUNISIA 9 10 19

RUSSIA 2 5 7

BANGLADESH 5 1 6

PAKISTAN 4 1 5

CUBA 1 3 4

GERMANIA 1 3 4

CAMERUN – 3 3

ECUADOR – 3 3

MOLDOVA – 3 3

REP CECA – 3 3

SALVADOR – 3 3

SPAGNA – 3 3

VENEZUELA – 3 3

BELGIO 2 – 2

FRANCIA 2 – 2

INDIA 2 – 2

MAURITIUS – 2 2

PARAGUAY 1 1 2

UNGHERIA 1 1 2

USA 1 1 2

BRASILE 1 – 1

CANADA – 1 1

CILE – 1 1

DANIMARCA – 1 1

FILIPPINE – 1 1

FINLANDIA – 1 1

GRAN BRET. – 1 1

GUINEA – 1 1

LETTONIA – 1 1

LITUANIA – 1 1

REP SLOVACCA 1 – 1

TOTALE 970 1.084 2.054

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Il quadro più recente delle presenze straniere vede pertanto due comunità di gran lunga in testache assommano rispettivamente il 46% (Cina, fino al 2005 inglobava oltre la metà degli stranieri) eil 22% (Ucraina) del totale. Mentre il resto della graduatoria complessiva vede sempre le stesse na-zionalità, bisogna segnalare che anche tra le comunità meno rappresentate il peso dei paesi dell’Eu-ropa Orientale è aumentato al punto di diventare l’area geografica che assorbe il 36% degli stranie-ri presenti.

Sulla base degli ultimi dati disponibili, la classe di età maggiormente rappresentata è quella trai 25 e i 30 anni, nel totale 452 unità; anche se, come più volte ribadito, un ruolo crescente è assuntodalla presenza dei minori. L’aumento degli stranieri nelle scuole dell’obbligo è il segno evidente diun processo di stabilizzazione riscontrabile anche nel Comune vesuviano ed espressione più eviden-te della seconda fase dell’immigrazione. In particolare, nelle scuole elementari e materne erano pre-senti, nell’a.s. 2002-03, 113 alunni con una decisa preponderanza dei cinesi (89). I processi di inte-grazione nel territorio in esame trovano terreno fertile e grandi opportunità di successo; i progettimessi in essere negli ultimi tempi dal Comune sangiuseppese mirano all’educazione all’intercultu-ra, al supporto nell’insegnamento dell’italiano e alle attività di mantenimento della lingua d’origine.

4. L’inchiesta4.1. Metodologia

L’indagine è stata effettuata secondo una procedura di campionamento che assicura un’elevatarappresentatività alle comunità maggiormente presenti ufficialmente nel Comune di S. Giuseppe Ve-suviano. La procedura, che tecnicamente si può definire di campionamento a quota, ha previsto unnumero minimo di interviste, rispettando alcuni elementi di stratificazione quali l’età e il genere, perle tre aree geografiche maggiormente rappresentative: la Cina, i paesi dell’ex-Urss, l’Africa magh-rebina. Ruolo determinante è stato, però, attribuito alla grande mole di informazioni qualitative equantitative messe a disposizione dagli uffici comunali e dalle notazioni degli intervistatori che han-no proceduto materialmente all’indagine, la cui affidabilità è stata verificata tramite una serie di in-contri di formazione preliminari. Lo strumento utilizzato è stato un questionario strutturato, per lacui compilazione ci si è avvalsi della mediazione culturale degli stessi intervistatori.

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Grazie alla disponibilità delle risultanze anagrafiche, sono state circoscritte le aree nelle qualiincentrare, in modo casuale, la somministrazione delle interviste a quegli immigrati che, oltre ai luo-ghi pubblici (quali ad esempio, la zona del mercato, della stazione, le strade vicine al municipio),frequentano abitualmente altri spazi per necessità lavorativa o sociale (come le sub-aree Scudieri,Nappi, Casilli e S. Maria la Scala).

Pur nella consapevolezza di non raggiungere il numero proporzionale che assicuri con precisio-ne una significatività totale del campione, si ritiene che le informazioni acquisite possano essere suf-ficientemente attendibili per fornire un quadro d’insieme della presenza straniera nel Comune in og-getto.

4.2. Profilo degli intervistati

L’indagine di campo ha permesso di avvicinare quasi cento migranti che corrispondono a piùdel 5% del totale degli stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria e ufficialmente pre-senti nel Comune. Le risposte acquisite sono state 84, includendo anche interviste ad alcuni migran-ti presenti sul territorio per lavoro ma residenti altrove (9 su 84) e ad irregolari (7) (Fig. 1).

Fig. 1 - Numero di interviste ripartitoper nazionalità.

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Nell’intento di completare il profilo anagrafico de-gli intervistati, si è cercato di salvaguardare una discre-ta proporzione nel numero di interviste sulla base dellaripartizione di genere, dello stato civile e delle diverseclassi d’età. La componente femminile (pari al 47,6%del campione) è maggiormente rappresentata nelle co-munità cinese e ucraina; per la componente maschile ilvalore più elevato si registra nella comunità cinese purse, in proporzione, è il genere dominante tra gli intervi-stati provenienti dal Maghreb (Tab. 9).

Lo Stato civile vede prevalere, tra gli intervistati, laquota degli sposati e dei migranti con prole (Fig. 2 e Tab.10). Quasi tutte le persone sposate o conviventi hannodichiarato che il partner è originario dello stesso paese;la condizione di vita separata è, tuttavia, fortemente pre-sente: il 38% delle persone che non si sono dichiaratisingle vive separato dal compagno/a.

Tab. 9 - Ripartizione degli intervistatiper genere e nazione.

Tab. 10 - Numero dei figli degli intervi-stati.

Genere Nazionalità TOTALE

F ALGERIA 1CINA 14MAROCCO 4RUSSIA 3TUNISIA 3UCRAINA 15

Totale F 40

M ALGERIA 7CINA 16MAROCCO 8RUSSIA 3SENEGAL 4TUNISIA 2UCRAINA 4

Totale M 44Totale complessivo 84

Fig. 2 - Ripartizione degli intervistati per Stato.

N. figli N. intervistati

0 291 152 293 74 4

TOTALE 84

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Le classi d’età sono state raggruppate,per comodità, in tre sottoinsiemi relativa-mente equilibrati tra di loro, con una leggeradominanza degli over 40 (Fig. 3).

Esse sono, a loro volta, anche ben ripar-tire per genere, con una prevalenza degli uo-mini al di sotto dei 30 anni; un profilo, que-sto, che trova corrispondenza nelle migra-zioni dei paesi presi in considerazione.

Da questi dati si possono tracciare le pe-culiarità delle complesse traiettorie migrato-

rie: il 34% degli intervistati non ha figli; il dato, in esame, coinvolge, oltre ai celibi e nubili, anchela maggior parte dei giovani residenti (fino a 29 anni).

Il ricongiungimento con i figli non è così pronunciato come si potrebbe immaginare: solo 29 su54 intervistati hanno dichiara-to di vivere nel Comune vesu-viano con i propri figli. Il pesospecifico che i percorsi migra-tori hanno intrapreso da pocoè confermato anche dall’inviodi rimesse nella madrepatriache 51 degli 84 intervistati hadichiarato di effettuare conuna periodicità varia. La mag-gior parte procede con le spe-dizioni di denaro e merci inmaniera sporadica, mentre so-no 12 i migranti più assidui(ogni mese) (Fig. 4).

Fig. 3 - Ripartizione degli intervistatiper classi d’età.

Fig. 4 - Periodicità dell’invio di rimesse.

SPORADICAMENTE

OGNI ANNO

OGNI TRE M

ESIMESE

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Le modalità di spedizione vedono percorsi formali (quali WesternUnion, Poste) e informali (amici, privati ecc.) distribuirsi le scelte deimigranti. (Fig. 5).

La vicinanza territoriale agevola spedizioni attraverso persone di fi-ducia: è singolare sottolineare come i trasferimenti attraverso canali pri-vati sia esclusivo appannaggio delle comunità dell’ex-Urss.

Le traiettorie migratorie del campione intervistato, anche se collo-cati su un periodo di tempo abbastanza ampio, non sembrano essere par-ticolarmente eterogenee (Tab. 11). La distribuzione degli arrivi copre

esattamente un ventennio, e i periodi di regolarizzazione fanno registrare una maggiore concentra-zione di presenza straniera; è negli ultimi cinque anni, tuttavia, che si registra il maggior numero dipresenze: il 38% degli intervistati è arrivato dopo il 2000, a ridosso dell’ultimo provvedimento legi-slativo (la c.d. “Legge Bossi-Fini”) e la relativa sanatoria; 13 su 19 gli ucraini hanno dichiarato diessere arrivati in questo periodo. Anche tra i cinesi intervistati l’arrivo nell’ultimo quinquennio è par-ticolarmente significativo (43%).

Il ruolo sempre più centrale dell’Italia nei flussi migratori è dimostrato anche dal percorso chehanno intrapreso gli intervistati: solo 11 provengono dall’estero, mentre la maggior parte, dichiara,

Fig. 5 - Modalità di invio delle rimesse.

1985 11987 11988 11989 31990 21991 11992 41993 21995 31996 21997 81998 81999 62000 162001 102002 62003 42004 32005 3

Totale 84

Anno N. Tab. 11 - Anno di arrivo in Italia.

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come luogo d’arrivo le regioni del nord e del centro (nella quasi totalità, Roma). Solo in 11 occasio-ni gli intervistati hanno dichiarato di essere arrivati in Italia già con il permesso di soggiorno: la stra-grande maggioranza ha dichiarato di aver beneficiato delle sanatorie dell’ultimo decennio, mentresolo in 2 circostanze la regolarizzazione è stata effettuata per ricongiungimento familiare. Il livellodi irregolarità risulta ancora piuttosto elevato: solo il 69% degli intervistati ha dichiarato di avere ilpermesso di soggiorno, mentre il 21% ha detto di non disporne, il 6%, infine, pur avendolo ottenu-to, al momento dell’intervista era scaduto.

4.3. Gli esiti dell’indagine

Ricerche che affrontino la questione abitativa si scontrano necessariamente con le difficoltà del-l’approfondimento di argomenti “sensibili” soprattutto laddove si richiede all’intervistato di descri-vere condizioni abitative spesso ai limiti degli standard della vivibilità. Le risposte riguardo alla do-tazione di servizi, al canone d’affitto, alla regolarità o meno del contratto di locazione possono risul-tare falsate; alcune indicazioni utili possono, tuttavia, essere dedotte dalle indicazioni di questa in-dagine.

L’abitare è una condizione imprescindibile del percorso migratorio pur se, naturalmente, è illavoro che definisce, in prima istanza, la traiettoria intrapresa dai migranti. Quasi tutti gli inter-

vistati (81 su 84) hanno dichiarato di svolgere un la-voro in Italia, in particolare a S. Giuseppe Vesuviano(anche quelli che risiedono in altri comuni). Nel cam-pione, si possono stabilire delle evidenti correlazionitra le tipologie di inserimento lavorativo e le comunitàdi appartenenza. Nell’imprenditorialità commerciale oindustriale prevale la comunità cinese; il commercioambulante è, il più delle volte, appannaggio degli in-tervistati di origine maghrebina; per concludere, laquota femminile della comunità ucraina è pressappo-co dedita unicamente all’aiuto domiciliare (colf e ba-dante) (Tab 12).

Tab. 12 - Le professioni degli intervi-stati.

V.A. %

IMPRENDITORE 19 23%

OPERAIO 14 17%

COMM AMBUL 12 14%

BADANTE/COLF 12 14%

MANOVALE 11 13%

IMPIEGATO 5 6%

BRACCIANTE AGR. 4 5%

ALTRO 4 5%

DISOCCUPATO 3 4%

TOTALE 84 100%

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Un dato che enfatizza la centralità del Comune vesuviano nella geografia privata dei migranti èfornito dal quesito sulla distanza dal posto di lavoro (in km e tempo). Solo in due casi è stata misu-rato in “oltre 20 km” e “oltre un’ora” il tragitto per raggiungere il posto di lavoro, mentre il 70% vi-ve “in meno di 10 km” dal luogo di lavoro. Sono i manovali e gli ambulanti ad essere destinati aipercorsi più faticosi: per la maggior parte degli intervistati, la distanza casa/lavoro è minima sotto-lineando, ulteriormente, la centralità del comune di residenza.

Il percorso di accesso all’alloggio sembra caratterizzarsi, in quasi tutti i casi, per una soluzioneimprontata alla precarietà, almeno nell’immediato (attraverso amici, conoscenti, connazionali ecc.).Solo in un caso è stato esplicitato il ruolo del centro di prima accoglienza, mentre nel 12% dei casiil percorso era garantito attraverso la famiglia (in senso stretto) già presente sul territorio. L’elevatamobilità residenziale si esprime chiaramente attraverso l’86% degli intervistati che ha dichiarato diaver cambiato casa in Italia almeno un paio di volte (34 risposte); paradossale è anche la rilevanzadi chi ha dovuto trasferirsi quattro e più volte (17 risposte); significativo è, infine, il valore (15 ri-sposte) di chi ha effettuato traslochi anche negli ultimi 12 mesi.

Tra le motivazioni che spingono le persone a trasferirsi, un ruolo decisivo è rappresentato dallavoro (Tab. 13); tuttavia i problemi alloggiativi hanno inciso per un terzo degli intervistati nei tra-sferimenti di appartamento.

Il problema della casa appare, inevitabilmente, legato all’inserimento professionale che i migran-ti riescono ad ottenere nell’articolato mercato del lavoro; l’obiettivo di quest’indagine, a tal riguardo,era focalizzare l’attenzione proprio sulle modalità di accesso all’abitazione, sulla descrizione degli ap-partamenti e sulle spese che devono affrontare i lavoratori stranieri nel Comune in oggetto.

Il mercato degli alloggi, com’è noto, vive una stagionedi particolare “surriscaldamento” e gli effetti sono leggibilianche in realtà periferiche come S. Giuseppe Vesuviano, sulcui territorio i prezzi di locazione e compravendita primeg-giano sui comuni ubicati sul versante orientale del Vesuvio.

La disponibilità qualitativa e quantitativa di alloggi nelComune non sembra particolarmente ricca, nondimeno ilmercato attuale appare già di per sé fuori dalla portata dei

Tab. 13 - Cause del cambio di allog-gio.

Perdita lavoro 45

Sovraffollamento abitazione 13

Inadeguatezza abitazione 10

Trasf. in altra regione 2

Canone eccessivo 1

Sfratto 1

TOTALE 72

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migranti che, come vedremo, spesso sono costretti a ripiegare su soluzioni precarie e disagevoli afronte di prezzi ugualmente elevati.

Secondo una recente indagine, il prezzo medio di locazione in periferia supera i 3 euro per mq,mentre nella zona centrale si assesta ben oltre i 5 euro per mq per le zone caratterizzate da edificinon intensivi, cifre fino a pochi anni fa impensabili (Tab. 14).

Queste condizioni riducono necessariamente, per i migranti che hanno scelto un percorso distabilizzazione, il valore aggiunto rappresentato da una spesa più contenuta da destinare all’allog-gio, non a caso pur in presenza di un incremento continuo della componente straniera, la comu-nità cinese sembra da alcuni anni ridurre sempre di più il suo contingente (– 27% dal 2002 al2004).

Tab. 14 - Prezzi di vendita e di locazio-ne delle abitazioni per tipologia edilizia aSan Giuseppe Vesuviano.

Ville e villini

Media

Prezzi di compravendita in Euro al metro quadrato

Prezzi di locazione in Euro al metro quadro per mese

Rendimento della locazione (%)

Min. Min. Min.Mas. Mas. Mas.Media Media

Edifici non intensivi Edifici intensivi

Centro – – – 1.160 1.030 1.290 1.060 980 1.140

Semicentro 960 830 1.140 830 720 930 790 670 880

Periferia 830 780 880 700 620 780 650 570 720

Centro – – – 5,4 4,8 5,9 4,9 4,5 5,2

Semicentro 3,8 3,1 4,8 3,1 2,7 3,5 3,0 2,5 3,3

Periferia 3,1 2,9 3,3 2,6 2,3 2,9 2,4 2,1 2,7

Centro – – – 5,6% 5,6% 5,5% 5,5% 5,5% 5,5%

Semicentro 4,8% 4,5% 5,1% 4,5% 4,5% 4,5% 4,6% 4,5% 4,5%

Periferia 4,5% 4,5% 4,5% 4,5% 4,5% 4,5% 4,4% 4,4% 4,5%

Fonte: elaborazione CRESME su dati OMI - Agenzia del Territorio.

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Il campione intervistato risultaconcentrato in prevalenza in apparta-menti in condominio, mentre gli allog-gi impropri hanno un peso meno rile-vante (Fig. 6). Non mancano episodi didisagio ai limiti dell’esclusione sociale(dormitorio, garage), come anche con-dizioni di particolare agio apparente(villa). In realtà, questo tipo di indica-zione fa riferimento ad ampie struttureabitative destinate, dagli imprenditoricinesi, ad essere nel contempo sedi diattività produttive; paradossalmente, sitratta delle condizioni di maggiore degrado, essendo questi luoghi adattati a fabbrica/dormitorio.

Tra le comunità presenti sul territorio, la maggiore precarietà si segnala tra gli ucraini: il 70%vive in alloggi impropri, monolocali e ca-se abbandonate.

Le modalità di accesso alle attualiabitazioni confermano la spiccata attitudi-ne dei migranti ad attivarsi per “autosolu-zioni”: nessuno ha fatto ricorso alle istitu-zioni e/o ad annunci sui giornali (Fig.7).

Quasi tutti gli intervistati hanno di-chiarato di essere in affitto (eccetto treproprietari e altri quattro migranti chehanno dichiarato l’utilizzo gratuito del-l’immobile); nel complesso, il 46% ha di-chiarato di non essere in possesso di uncontratto regolare d’affitto, una percen-

Fig. 6 - Tipologia di alloggio.

Fig. 7 - Mediazione per l’accesso al-l’attuale casa.

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tuale forse sottodimensionata rispetto alla diffusa prassi de-gli affitti in nero anche per gli italiani.

In relazione alla taglia delle abitazioni, la composizio-ne più frequente è quella dei bivani (40 risposte), mentre lecondizioni di maggior disagio (1 vano) sono appannaggiodel 20% del campione. La correlazione di queste indicazio-ni con i prezzi investiti nella locazione denota una profon-da difficoltà degli stranieri: sovraffollamento, canone spe-requato. Ben 18 intervistati hanno dichiarato di pagare qua-si 250 euro per un solo vano e in un paio di casi anche ol-tre (Tab. 15). Per le abitazioni da 2 vani sono richieste oltre250 euro per 19 casi e in tre circostanze oltre i 500 euro.

La composizione del ménage delinea una discreta stabi-lità: il 31% degli intervistati ha dichiarato di vivere con ilcompagno o la compagna. La coabitazione con connazionalied altri stranieri, raggiungendo il 33%, è una pratica ancora

diffusa. Incrociando queste in-dicazioni con la taglia degli ap-partamenti si può desumereche, le politiche speculative deiproprietari e/o le strategie dicontenimento delle spese deimigranti, sono le reali cause disovraffollamento. La compo-nente che ha dichiarato di vive-re da solo, infine, è espressionedel maggior disagio (Tab. 16).

La dotazione standard dibagni, camere da letto e punti

Vani Canone Totale

1 Nulla 1

Quota dello stipendio 1

Fino a 250 euro 18

250-500 euro 2

Totale 1 22

2 Fino a 250 euro 18

250-500 euro 19

Oltre 500 euro 3

Totale 2 40

3 Nulla 2

Fino a 250 euro 5

250-500 euro 7

Oltre 500 euro 2

Senza risposta 1

Totale 3 17

4 Nulla 1

250-500 euro 1

Totale 4 2

8 Oltre 500 euro 1

Totale 8 1

Più di 3 250-500 euro 1

Totale più di 3 1

Totale complessivo 83

Tab. 15 - La locazione d’affitto per lataglia delle abitazioni.

Tab. 16 - Con chi vive l’intervistato. Compagno 5

Compagno/ae figli 26

Con 1 amico 6

Con 2 amici 8

Con 3 amici 14A casa del datore di lavoro 7

Solo/a 10

Altro 8Totale complessivo 84

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

luce (finestra o balcone) è discretamente diffusa, ma il riscaldamento è presente solo nel 16% delleabitazioni, mentre in 5 casi non è neanche presente l’acqua corrente.

Per quanto concerne le difficoltà cui vanno incontro i migranti in Italia, un ruolo di primo pia-no è attribuito all’ottenimento del permesso di soggiorno (53%); tuttavia, un peso discreto assumeanche la ricerca del lavoro (24%). L’alloggio viene indicato solo in 5 casi come questione di mag-giore criticità. Nella fattispecie, la difficoltà più rilevante nella complessità del mercato immobilia-re italiano, per il 50% degli intervistati è l’onerosità degli affitti, mentre per il 18% è l’atteggiamen-to discriminatorio.

Nel Comune vesuviano, tali difficoltà non sembrano emergere: solo 9 persone hanno denuncia-to esplicitamente difficoltà di relazione con la comunità locale per atti di razzismo e di vandalismosoprattutto da parte dei giovani.

In generale, dalle conversazioni libere effettuate con gli intervistati, è emerso con forza il sen-so di insicurezza determinato da atteggiamenti quantomeno ostili nei loro confronti. Malgrado ciò,il 62% degli immigrati non ha esplicitato il desiderio di trasferirsi in un’altra città. L’insoddisfazio-ne sulle attuali condizioni abitative è meglio esplicitato dal 51% che desidererebbe trovare un altroalloggio a causa delle dimensioni ridotte, del sovraffollamento e del degrado complessivo dell’attua-le. La progettualità di lungo periodo non sembra essere, infine, facilmente definibile per i lavorato-ri intervistati: la maggioranza non desidera acquistare casa in Italia.

5. L’indagine qualitativa: alcuni elementi di valutazione

Dalle indicazioni fornite dagli intervistatori, è possibile considerare una discreta omogeneità delComune di S. Giuseppe nel suo insieme. I luoghi pubblici di incontro sembrano essere frequentatisoprattutto dai Maghrebini e dagli Ucraini, mentre la comunità cinese, pur essendo decisamente pre-sente, sembra non utilizzare gli stessi luoghi di riproduzione sociale.

La zona del mercato, soprattutto la domenica, sembra il punto di riferimento principale. Non acaso, quest’area è il luogo di arrivo di periodici bus provenienti dai paesi dell’Est che permettono,oltre al commercio di oggetti in entrata e in uscita, di stabilire contatti certi con la madrepatria, so-prattutto per gli Ucraini e i Polacchi. Se il disagio sembra essere comune a tutti i migranti, i Magh-

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rebini sembrano vivere una condizione di maggiore difficoltà di accedere ad alloggi adeguati a stan-dard minimi di “vivibilità”.

Nel dettaglio, si tratta di spesso di uomini soli che accettano condizioni di coabitazione e, tal-volta, di sovraffollamento in alloggi piccoli e spesso degradati per poter ottimizzare la spesa e lo spa-zio: tutti i vani sono adibiti a camera da letto senza tener conto di altri comfort o di spazi da desti-nare al tempo personale.

Questo tipo di immigrazione sembra aver subito un vero e proprio freno, dirigendosi verso co-muni limitrofi, anche per una mancata politica di prima assistenza per i neo arrivati (azione che pa-re fosse presente anni fa grazie ad un centro della Caritas, oggi non più attivo). Sempre i Maghrebi-ni denunciano una condizione di discriminazione anche nei confronti degli altri immigrati, a loro di-re i Sangiuseppesi prediligono avere locatari ucraini o cinesi.

Le difficili condizioni degli Ucraini, sono imputabili anche al relativamente recente insediamen-to nel Comune: le condizioni più precarie e le migrazioni individuali sono particolarmente diffuse inquesta comunità.

La comunità cinese rappresenta, come più volte ribadito, la vera ossatura della presenza stranie-ra nel Comune. Sono concentrati strategicamente lungo alcuni assi viari (S. Maria la Scala, via Pas-santi, via Aielli, via Diaz, via Casilli vecchia e via Mattiulli), alcuni dei quali “colonizzati” dai loroesercizi commerciali. Via Mattiulli e via Boschi sono, invece, le zone di elevata concentrazione del-le “fabbrichette” informali di abbigliamento. Le condizioni alloggiative dei cinesi sono le miglioritra gli stranieri residenti, anche chi vive nelle ville/fabbrica non lamenta particolari condizioni di so-vraffollamento (massimo due operai per stanza). Le recenti difficoltà, che gli intervistati imputanoalla lentezza della procedura burocratica, hanno ridotto il contingente cinese negli ultimi anni. Inrealtà, come timidamente dichiarato da alcuni di loro, atti discriminatori nei loro confronti da partedella gioventù locale sembrano essere in aumento: un senso di insicurezza, prima non avvertito, og-gi si è diffuso nell’intera comunità al punto tale che preferiscono dirigersi verso Prato o altre loca-lità meridionali.

Il campione intervistato è accomunato da alcuni elementi di denuncia quali: l’assenza di una po-litica di servizi istituzionali, la lentezza delle procedure di rinnovo del permesso di soggiorno e adalcuni aspetti degli alloggi (il degrado degli edifici, la scarsezza d’acqua in estate ecc.).

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Per supportare lo screening sulla condizione abitativa dei cittadini immigrati ci si è avvalsi anchedi alcune conversazioni con testimoni privilegiati. Dall’indagine sul campo, sono state individuate benquattro agenzie immobiliari quali Tempocasa, Tecnocasa, Gabetti e infine Rete Immobiliare. Dalleconversazioni, sono emersi dati facilmente desumibili: gli immigrati non hanno disponibilità finanzia-rie per l’acquisto di un appartamento e, molto spesso, anche per il semplice fitto dell’alloggio.

L’Agenzia Immobiliare “Tempocasa” registra una debole presenza straniera tra i suoi clienti.Per quanto concerne l’acquisto, si è verificato un unico caso di compravendita da parte di un cinese.Le altre richieste riguardavano la locazione di un appartamento e in particolare erano cittadini del-l’est. Da parte dei proprietari si riscontra una marcata diffidenza nella popolazione straniera per lascarsissima manutenzione e cura dell’immobile.

All’Agenzia “Gabetti”, si sono rivolti soprattutto stranieri legati da vincoli affettivi con italianii quali, il più delle volte, erano considerati una garanzia per l’agenzia ed il proprietario stesso.

Le poche richieste di affitto da parte di stranieri sono state respinte per la marcata volontà deiproprietari a non affittare o anche più semplicemente a non vendere a immigrati qualora il vendito-re avrebbe alloggiato nei paraggi del nuovo acquirente.

L’Agenzia Immobiliare “Rete Immobiliare” per la sua posizione marginale rispetto al quartiere nonha registrato richieste significative né di fitto né tanto meno di acquisto di appartamenti. La loro espe-rienza nel settore è limitata a pochissimi casi di locazione; molto spesso sono puntuali nei loro pagamen-ti, talvolta molto più degli italiani, ma la mancata continuità nei loro soggiorni li rende soggetti vulnera-bili e poco affidabili: il proprietario dà spesso disposizioni ben precise sulla durata dei contratti e sul nu-mero delle persone che vi possono alloggiare, il che limita il campo di azione dell’agenzia stessa.

L’Agenzia Immobiliare “Tecnocasa”, infine, da tempo presente sul territorio riesce a farci un’a-nalisi più dettagliata della condizione alloggiativa degli immigrati residenti nel Comune di San Giu-seppe Vesuviano.

A loro avviso, gli immigrati dell’est europeo, per lo più donne, provvedono al fabbisogno abitati-vo cercando lavoro come collaboratrici domestiche o badanti e risiedendo, dunque, sul luogo di lavoro.

Le altre nazionalità, secondo l’esperienza diretta dell’Agenzia Immobiliare Tecnocasa, sonoparticolarmente svantaggiate sotto il profilo alloggiativo. Non hanno la possibilità di acquisto e perquanto concerne il fitto sono a priori fuori dal mercato in quanto il più delle volte privi di documen-

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ti regolari e di conseguenza privi di una regolare busta paga o ancora si registra la richiesta di affit-to di un’unica persona provvista di documenti regolari e tutti gli altri ne sono privi.

Le iniziative messe in atto da enti pubblici in collaborazione con associazioni non profit rientra-no il più delle volte nell’applicazione della legge 328/2000. Si ricorda, a tal proposito, un progettoche coinvolgeva sette comuni: Terzigno, S.Giuseppe Vesuviano, Palma Campania, Poggiomarino,Striano, Ottaviano e S.Gennaro e la Cooperativa Ermes.

Nella fattispecie, si tratta di un centro socio-educativo per bambini immigrati. È attivo da mar-zo e, se in un primo momento ospitava bambini cinesi a partire dai 10 anni, col tempo si sono defi-niti gli ambiti di competenza. Il centro è strutturato per ricoprire funzioni di recupero scolastico, at-tività creative e attività esterne quali ad esempio gite per favorire la conoscenza del territorio. L’e-sperienza coi bambini cinesi non ha rivelato i risultati sperati poiché i bambini e i genitori stessi con-cepivano il centro come scuola di lingua italiana rifiutandosi, talvolta, di partecipare appieno a quan-to organizzato per favorire il loro inserimento. Da quest’anno il centro ospita, per la ristrettezza del-l’ambiente, dodici figli di immigrati dai 6 ai 10 anni. I bambini sono coinvolti anche in numerose at-tività didattiche onde evitare l’aumento dell’evasione scolastica frequente tra gli immigrati di origi-ni maghrebina. Il progetto, tra tante difficoltà e diffidenze da parte degli stessi genitori immigrati,prosegue conseguendo sempre più successi.

Significativa risulta, infine, l’esperienza della Chiesa Cattolica di San Giuseppe. Il Parroco ci ri-vela che non ci sono contatti diretti con le comunità di immigrati presenti sul territorio, tuttavia laChiesa contribuisce alla loro integrazione divulgando il messaggio e dialogo cattolico e favorendo lapratica del culto cristiano a quanti lo desiderano: ogni domenica mattina alle 11:30 viene celebratala messa eucaristica in lingua per la comunità ucraina presso la Cappella adiacente il santuario (“Se-minariato - Centro Giovanile”).

Il contatto con gli assistenti sociali denota una situazione oramai nota nell’ambito della pubblicaamministrazione: le attività dirette ai soggetti svantaggiati o semplicemente in difficoltà si moltiplicanosenza tuttavia essere sinonimo d’efficienza e continuità tra esse. Numerosi sono i progetti attivati o in fa-se d’attuazione a favore degli immigrati, della loro accoglienza o integrazione sul territorio in questione.

L’inclusione sociale risulta essere l’ambito di maggiore attenzione della pubblica amministrazio-ne pur evidenziando, tuttavia, la loro impossibilità nel pieno agire dovuto alla mancanza di fondi.

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

L’utenza straniera, regolarmente soggiornante sul territorio, si rivolge con una certa frequenzaalla pubblica amministrazione pur se le motivazioni sono il più delle volte di natura economica. Mol-to spesso, i casi più disagiati sono segnalati dall’esterno: sia esso un medico del pronto soccorso, unmedico dell’Asl o ancora distretti scolastici con i quali vi è una continua collaborazione.

Dai dati fornitici e dalla percezione che la pubblica amministrazione ha del fenomeno migrato-rio, la comunità cinese risulta la più numerosa sul territorio; seguono gli immigrati dell’est e a fini-re gli immigrati maghrebini oramai spostatisi altrove.

Per quanto concerne le condizioni abitative degli stessi, la pubblica amministrazione, nellepersone degli assistenti sociali, denuncia quanto oramai già evidenziato dai diretti interessati. Lecase sono il più delle volte fatiscenti; si concentrano nella zona periferica del Comune di SanGiuseppe Vesuviano, sono di dimensioni esigue e in condizioni igienico-sanitarie particolarmen-te precarie.

In particolare sono emersi dati talvolta contrastanti da quanto illustratoci dagli immigrati stessi.I maghrebini intervistati hanno riferito di tenere alla loro intimità e che preferiscono, laddove possi-bile, condividere l’abitazione con membri della famiglia pur se parenti non in linea diretta(di secon-do grado). Gli immigrati dell’est ed in particolare i Cinesi, vivono nei pressi del luogo di lavoro o,spesso, i due coincidono. Si evidenzia inoltre la presenza di più nuclei familiari non legati da vinco-li sanguinei all’interno di un’unica abitazione.

Gli assistenti sociali hanno, invece, rilevato che anche tra i maghrebini vi è la presenza di piùnuclei familiari all’interno della stessa abitazione. Spesso un alloggio è diviso in modo tale che so-lo i luoghi comuni, quali cucina e bagno, sono realmente condivisi per il resto si cerca di conserva-re una certa intimità. Per quanto concerne l’esperienza con gli immigrati dell’est, è stata riscontratauna maggiore attenzione all’abitazione o meglio una maggiore preparazione nella manutenzionestessa dell’alloggio dovuto anche, a detta dei soggetti intervistati, ad una maggiore preparazione cul-turale degli immigrati dell’est rispetto ai coetanei provenienti da zone nelle quali il tasso di alfabe-tizzazione è ai minimi; sono citati esempi di manutenzione o impianti di canalizzazione delle acquenelle abitazioni d’immigrati dell’est.

Se si escludono pochi episodi sporadici, è ancora una volta evidente come per quanto concernel’esigenza abitativa, gli immigrati ricorrono a canali privati quali connazionali o amici.

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Il contatto con Vigili Urbani si è rivelato particolarmente interessante per l’indagine abitativa. Illoro lavoro si svolge anche al contatto diretto con gli immigrati. Dalle loro esperienze si evince an-cora una volta l’esigenza di un intervento radicale sulla problematica abitativa.

Gli alloggi sono fatiscenti al punto tale che, il più delle volte, i servizi igienici sono all’esternodell’abitazione stessa il che rende ulteriormente discutibile la condizione igienico-sanitaria dei loca-tari. Altre volte si è in presenza di alloggi abbandonati da privati trasferitesi altrove poiché la zonaera particolarmente degradata; in particolare la loro presenza si registra nella zona che un tempo erail Comune di San Giuseppe Vesuviano prima di espandersi e raggiungere le attuali dimensioni.

Le dimensioni degli alloggi sono variabili pur se, spesso, siamo in presenza di abitazioni site inzone degradate e marginali rispetto al centro cittadino e ove in circa 80mq possiamo rilevare anche10 e 11 immigrati.

Tra le nazionalità, gli immigrati maghrebini curano poco o nulla le condizioni igienico-sanita-rie personali e alloggiative; seguono gli immigrati dell’est. Discorso a sé stante merita l’immigratocinese che, per la continua e dura dedizione al lavoro, preferisce vivere sul posto di lavoro metten-do seriamente in discussione le condizioni di vivibilità in cui versa con la sua famiglia.

Una particolarità evidenziata dai Vigili Urbani può, in parte, motivare questa problematicità ediscordanza nella sfera igienica tra le diverse provenienze geografiche. In effetti, secondo quanto ri-portatoci, vi è una differenza strutturale tra le diverse nazionalità.

I cinesi sono per lo più nuclei familiari; gli immigrati dell’est sono per lo più uomini e donneadulti ma non necessariamente nuclei familiari; infine, gli immigrati maghrebini sono uomini adul-ti singoli. I nuclei familiari maghrebini sono rari se non del tutto inesistenti sul territorio in esame:ecco anche perché da un po’ di tempo si assiste all’unione (convivenza civile) tra comunità differen-ti quali ad esempio uomini adulti maghrebini e donne dell’est.

Rilevante è anche ciò che è stata definita “l’omertà degli immigrati” la quale caratterizza i rap-porti tra gli immigrati stessi. Secondo quanto riferitoci dai vigili urbani intervistati, nelle ricerche peraccertamenti di reati, nessuno ha visto né tanto meno conosce la persona cercata o alla quale si de-ve solo notificare un provvedimento; contrariamente avviene nelle loro visite di accertamento perl’assegnazione della residenza, molti per non dire moltissimi dichiarano lo stesso luogo di residen-za senza tuttavia risiedervi per un periodo successivo all’assegnazione della residenza stessa.

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

Questa indagine si prefiggeva di precisare i contorni della questione abitativa dal punto di vi-sta dei nuclei familiari di cittadini stranieri, cercando di definirne le esigenze e le preferenze.

È indubbio che la dignità di cittadinanza piena per i migranti regolarmente presenti si esprime,oltre che con l’accesso al voto, con il possibile accesso a servizi e strutture di supporto per i biso-gni primari, tra cui si deve includere un alloggio dignitoso. La realtà di S. Giuseppe Vesuviano, no-nostante l’attenzione mostrata dalla municipalità, offre elementi di problematicità notevoli agli im-migrati che desiderino radicarsi in questa realtà. Qui, come altrove in Campania, non esiste una po-litica di edilizia pubblica residenziale che consenta di favorire percorsi di accesso agli alloggi pub-blici. Lo stato complessivo del patrimonio alloggiativo del comune non consente una facile media-zione con il mercato privato e, in molti casi, la reazione della comunità locale alla presenza stranie-ra non agevola percorsi di integrazione.

Le possibili strategie da intraprendere, compatibilmente con la realtà locale e la disponibilitàdi finanziamenti, possono seguire la falsariga di esperienze di altre realtà italiane e europee. In pri-ma istanza si dovrebbe costituire un osservatorio permanente che assicuri a tutti il maggior nume-ro di informazioni sulle disponibilità di alloggi. Le eventuali strade praticabili possono dirigersi ver-so la costituzione di un’agenzia immobiliare sociale che favorisca l’accesso al mercato privato, mo-bilitando l’offerta e soprattutto fungendo da intermediario e garante per le spese dei migranti.

Come detto, la carenza di alloggi di edilizia residenziale pubblica non permette di intraprende-re percorsi tipici delle nazioni di più antica tradizione immigratoria, tuttavia l’osservatorio potreb-be monitorare lo stock presente e indirizzare le aree di maggiore sensibilità verso progetti di riqua-lificazione urbana del patrimonio degradato che destinino all’abitazione vecchi edifici, cercando ditrarre dal mercato sociale forme di utilità sociale per i migranti come per gli autoctoni. A partiredagli anni Novanta, la progettazione integrata europea ha indirizzato molte azioni verso la riquali-ficazione fisica e sociale dei quartieri degradati e pertanto la partecipazione a questa tipologia dibandi da parte dell’ente locale è una possibile ipotesi di accesso a finanziamenti.

Conclusioni

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INDAGINE SUL FABBISOGNO ABITATIVO

ABITAZIONI UCRAINI FABBRICHE/ABITAZIONI

ABITAZIONI CINESI

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Finito di stampare nel mese di settembre 2006dall’Officina Grafica Iride

Strada Prov. Arzano-Casandrino, 7ª trav. n. 24Tel. 081/5731593

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