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Revisione 22 ottobre 2010
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Indicazioni per lo sviluppo della Filiera
Biogas – biometano
Italia 2020
Ottobre 2010
Sommario
Premessa ..................................................................................................................2
Una filiera plurifunzionale ..........................................................................................5
Le criticità di sviluppo della filiera biogas- biometano................................................8
La mancanza di una legislazione sul biometano ...................................................8
L’adozione di una normativa di incentivazione del biogas coerente con i criteri di
sostenibilità per la bioenergia promossi dalla UE...........................................................11
L’adozione di una normativa di incentivazione del biogas coerente con i criteri di
sostenibilità per la bioenergia promossi dalla UE...........................................................11
L’integrazione tra filiere biogas e filiere agricole tradizionali ...............................13
Lo scenario 2020 e le politiche di sostegno per il periodo 2012-2014....................15
La tariffa omnicomprensiva attuale .........................................................................17
La nuova tariffa omnicomprensiva per il periodo 2012-2014...................................19
Considerazioni sulla tariffa attuale ......................................................................19
Gli obbiettivi ricercati con la nuova tariffa 2012-2014 ..........................................21
La nuova tariffa omnicomprensiva per il periodo 2012-2014 ...............................22
La normativa per il biometano ................................................................................24
Immissione del biometano in rete ........................................................................24
L’utilizzo e la remunerazione del biometano........................................................25
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Premessa
Il presente documento è frutto delle riflessioni prodotte da un gruppo di lavoro
coordinato dal Centro Ricerche Produzioni Animali - CRPA di Reggio Emilia, a cui hanno
partecipato organizzazioni agricole italiane, associazioni del settore delle rinnovabili,
rappresentanti di agenzie di sviluppo e innovazione dell’agricoltura, operatori e studiosi del
settore, ed è finalizzato ad avviare una discussione per individuare le migliori forme di
incentivazione atte a valorizzare il potenziale della filiera biogas-biometano in Italia, con il
minor costo per i consumatori elettrici e le massime ricadute in termini ambientali e di
sviluppo nazionale e locale.
La digestione anaerobica è una filiera bioenergetica tecnologicamente matura che
permette di sfruttare con elevata efficienza indistintamente biomasse vegetali e/o animali,
di scarto e/o dedicate, umide e/o secche prevalentemente di origine locale.
Il processo anaerobico da luogo alla produzione di un sottoprodotto liquido, il
“digestato”, avente caratteristiche chimico-fisiche simili a quelle di un effluente zootecnico,
che può trovare collocazione agronomica nelle immediate vicinanze dell’impianto con un
riciclo virtuoso degli elementi fertilizzanti di origine organica affrancando in parte l’azienda
agricola dall’acquisto di concimi di sintesi.
In tal modo gli impianti di codigestione con matrici vegetali, effluenti e sottoprodotti
di diversa origine possono raggiungere elevate efficienze anche a ridotte potenze, dando
luogo quindi a filiere locali con brevi percorrenze nel trasporto delle biomasse e dei
fertilizzanti dalle zone di produzione a quelle di utilizzo.
L’utilizzo di sottoprodotti, il ricorso ad effluenti zootecnici, l’utilizzo di un novero di
produzioni vegetali derivanti dalla rotazione dei terreni, la produzione decentrata e il
riutilizzo dei digestati, sono tutti elementi che concorrono a evidenziare1 il biogas come la
filiera bioenergetica avente:
1 Come recentemente confermato nei valori di default delle emissioni evitate di CO2 incluse nei documenti di cui ai criteri di
sostenibilità per la bioenergia in attuazione della Direttiva UE 2009/30/EC :
a) Comunicazione della Commissione sull’attuazione pratica del regime UE di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi e
sulle norme di calcolo per i biocarburanti (2010/C 160/02, GUCE 19.06.2010)
b) Comunicazione della Commissione sui sistemi volontari e i valori standard da utilizzare nel regime UE di sostenibilità per
i biocarburanti e i bioliquidi (2010/C 160/01, GUCE 19.06.2010)
c) Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo sui criteri di sostenibilità relativamente all'uso di
fonti da biomassa solida e gassosa per l'elettricità, il riscaldamento e il raffreddamento. (COM(2010) 11 def.)
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- la maggiore capacità produttiva in termini di energia primaria per ettaro di
superficie agricola utilizzata;
- la maggiore capacità di ridurre le emissioni di CO2 lungo la filiera.
L’invio alla Commissione UE del Piano di Azione Nazionale (PAN) per le energie
rinnovabili in Italia, in attuazione della Dir. 28/2009/CE pone importanti sfide al settore del
biogas, con una previsione di crescita di circa 900 MWe rispetto la potenza installata al
2005, sino all’obiettivo fissato al 2020 di 1.200 MWe.
In realtà il settore ha già dimostrato in questi mesi di essere in grado di esprimere
un potenziale ancor maggiore. Con l’applicazione in Italia della tariffa di cui alla legge
99/2009, anche nel nostro Paese la produzione di biogas in ambito agricolo ha avuto una
rapida crescita, analogamente a quanto già avvenuto in altri Paesi con una situazione
agroindustriale simile alla nostra, quali la Germania.
Attualmente sono operativi o in fase di costruzione circa 280 impianti che utilizzano
matrici di origine agricola e/o agroindustriale, che unitamente agli impianti che utilizzano
altre matrici organiche e a quelli che recuperano il biogas dalle discariche dei rifiuti urbani,
portano a circa 700 il numero di impianti operativi o in fase di costruzione in Italia.
Il potenziale di sviluppo nel breve termine è consistente: stime recenti (elaborazione
CRPA), considerati i quantitativi disponibili di biomasse di scarto e di origine zootecnica
utilizzabili in codigestione con biomasse vegetali provenienti da coprodotti e sottoprodotti
agricoli e da circa 200.000 ha di colture dedicate (1,6% della SAU italiana), evidenziano un
potenziale produttivo pari a circa 6,5 Miliardi di gas metano equivalenti, circa l’ 8% del
consumo attuale di gas naturale in Italia, un quantitativo pari alla attuale produzione
nazionale di gas naturale, un potenziale quindi di circa 3 volte quello proposto dal
PAN per il biogas al 2020 (pari a circa 2 Miliardi di gas metano equivalenti anno).
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Una filiera plurifunzionale
Il biogas rappresenta una notevole opportunità per l’Italia in ragione della
plurifunzionalità della filiera.
Rispetto altre fonti energetiche rinnovabili (FER) la filiera biogas-biometano
presenta vantaggi specifici e complementari :
1. E’ la FER realizzabile a livello decentrato, anche su piccola scala con biomasse
di origine italiana, in impianti ad elevata efficienza, con costi di produzione aventi
margini di miglioramento sia nella fase agricola che di conversione energetica;
2. Il biogas dovendo fare ricorso ad un combustibile a base carbonica (matrici
organiche) è una fonte programmabile, ed una volta raffinato a biometano è in
grado di approfittare della possibilità di accumulo rappresentata dalla rete e dagli
stoccaggi del gas naturale, per poter essere utilizzato nel momento e luogo
opportuni anche in contesti urbani ove il trasporto delle biomasse tal quali
sarebbe sconsigliabile, in condizioni di massima efficienza energetica, ovvero
essere destinato all’autotrazione.
3. In relazione a detta polivalenza negli utilizzi finali in condizioni di elevata
efficienza ed alla possibilità di ricorrere in modo consistente a sottoprodotti nei
processi di codigestione con matrici vegetali, la filiera biogas-biometano è in
grado di poter agire su entrambi i fattori dell’equazione del costo delle emissioni
di anidride carbonica2, promettendo di essere nel breve termine tra le fonti
rinnovabili presentanti il minore costo della CO2 evitata, contribuendo quindi a
contenere gli oneri relativi all’adeguamento agli obblighi 2020 del cosiddetto
Pacchetto Clima - Energia approvato dal Parlamento Europeo il 17 dicembre
2008.
4. Quando utilizzato come biocarburante il biometano è in grado di realizzare la
massima percorrenza in termini di energia prodotta per ettaro di terreno
utilizzato, rappresentando quindi il principale biocarburante di origine nazionale
in grado di soddisfare gli obbiettivi al 2020, ricavabile sin da oggi anche da
sottoprodotti ed effluenti zootecnici.
5. La realizzazione di impianti di digestione anaerobica ha importanti effetti
sull’economia. La realizzazione del potenziale prima ricordato potrebbe
2 ALLEGATO V Direttiva 28/2009: Regole per il calcolo dell’impatto dei gas a effetto serra dei biocarburanti, dei bioliquidi e dei carburanti fossili di riferimento
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comportare un incremento in termini di giro di affari pari a circa il 4% del PIL
dell’agricoltura italiana, calcolata a prezzi di base ed al netto del valore degli
incentivi, con un incremento del valore aggiunto stimabile in circa il 6%. Per
contro il risparmio sulla bolletta energetica per l’import di gas naturale potrebbe
ammontare a circa 1,5-2 Mrd di euro all’anno a prezzi correnti, così facendo
riuscendo a mantenere i livelli di auto approvvigionamento interno di gas
naturale nella media degli ultimi anni anche in presenza del declino della
produzione di gas naturale dei giacimenti italiani.
6. Importanti sono inoltre le ricadute socio economiche in settori quali l’industria
della macchine agricole , degli impianti di trattamento delle acque, dei sistemi di
trattamento del gas, ecc, per i quali lo sviluppo della filiera italiana del biogas-
biometano potrebbe rapidamente permettere di creare le condizioni per
competere con la concorrenza estera, principalmente tedesca favorita nel
passato da un precoce avvio della tariffa omnicomprensiva e a partire dal 2009
da una specifica normativa per la produzione del biometano e l’immissione di
quest’ultimo nella rete del gas naturale.
7. La promozione della digestione anaerobica riveste poi un importanza anche per
il conseguimento degli obbiettivi di politiche convergenti a quelle per la
mitigazione dei cambiamenti climatici e delle politiche energetiche, quali la tutela
delle acque (applicazione della Direttiva Nitrati) la gestione dei rifiuti, e la tutela
della risorsa suolo dalla desertificazione e dall’erosione.
8. Sebbene il potenziale del biogas agricolo sia significativo in tutto il territorio
italiano, ancorchè con il ricorso a diverse matrici, si deve rammentare che il
maggiore potenziale per quanto riguarda la digestione anaerobica in
codigestione, con particolare riferimento all’utilizzo degli effluenti zootecnici, è
localizzato nelle regioni del Nord Italia, ove per contro minore è il potenziale
dell’energia solare e molto ridotta l’energia ricavabile dalla fonte eolica. Ciò
quindi rappresenta un importante fattore da valutare nell’ambito degli obblighi
derivanti alle regioni del Nord nell’ambito del burden sharing3.
9. Infine c’è da sottolineare che il biogas è un vettore energetico polivalente
particolarmente idoneo al contesto italiano con una elevata densità di
popolazione e una estesa e capillare rete del gas: infatti, una volta che dal
3 Lo Stato deve decidere la suddivisione tra le Regioni degli oneri per il raggiungimento, entro il 2020, del target assegnato
dall’Unione Europea all’Italia del 17% del consumo totale da fonti rinnovabili.
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biogas è stata eliminata l’anidride carbonica ed altri componenti minori e portato
agli standard previsti dalla rete del gas naturale, il biometano è in grado di
essere utilizzato a distanza dai luoghi di produzione, in siti ottimali
(distributori del gas naturale per l’autotrazione, cicli combinati, cogenerazione
anche integrazione con eolico e solare in sistemi a scambio prevedibile al fine di
ridurre gli scompensi di rete, ecc) per la produzione di energia elettrica e
termica, ovvero essere destinato all’utilizzo come biocarburante in veicoli a gas
metano.
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Le criticità di sviluppo della filiera biogas- biometano
I principali elementi di criticità che devono essere considerati per favorire un
efficiente e rapido sviluppo di una filiera italiana del biogas – biometano riguardano :
- la mancanza di una legislazione sul biometano;
- la necessità di favorire l’utilizzo di biomasse locali con il massimo risultato in
termini di incremento del contenuto in carbonio nei suoli e in generale di
riduzione delle emissioni di gas serra lungo l’intera filiera produttiva;
- la necessità di far si che lo sviluppo di impianti bioenergetici sia elemento di
integrazione e non di competizione con le filiere agricole tradizionali.
La mancanza di una legislazione sul biometano
Nei fatti oggi non è possibile l’utilizzo del biometano in Italia in ambito cogenerativo
o nell’autotrazione in ragione di :
a) la mancanza di standard qualitativi a cui il biometano deve corrispondere per
essere immesso in rete;
b) la mancanza di definizione delle modalità tecniche di connessione alla rete del
gas e delle sicurezze che devono essere prese al fine di evitare rischi per la
salute umana, l’integrità della rete e garantire il corretto funzionamento delle
apparecchiature connesse alla rete;
c) l’assenza di una normativa di incentivazione della produzione nazionale di
biometano al fine di superare le barriere commerciali che attualmente limitano lo
sviluppo della filiera.
L’articolo 1, paragrafo 2, della Direttiva 2003/55/CE sul mercato del gas stabilisce
espressamente che le norme in materia di accesso si applicano anche al biogas e al gas
da biomassa purché possano essere immessi nel sistema senza problemi tecnici o di
sicurezza.
Il concetto è stato ripreso dall’articolo 1 della Direttiva 2009/73/CE, secondo cui le
norme ivi previste si applicano in modo non discriminatorio anche al biogas e al gas
derivante dalla biomassa o da altri tipi di gas, nella misura in cui i suddetti gas possano
essere iniettati nel sistema del gas naturale e trasportati attraverso tale sistema senza
porre problemi di ordine tecnico o di sicurezza.
Altri Paesi in Europa hanno già adottato legislazioni specifiche a riguardo come
attesta il rapido sviluppo di impianti di upgrading nel corso del 2009 in alcuni Paesi
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Europei4 .
La Germania in particolare, Paese che con l’Italia condivide il maggior utilizzo di gas
metano tra gli Stati Europei, si è posta importanti obbiettivi al 2020-2030 :
a) circa 10 Miliardi di gas metano equivalenti prodotti da biomasse
b) utilizzando effluenti zootecnici, sottoprodotti e sino a 1.400.000 ha di energy
crops ( attualmente circa 400.000 ha).
Le previsioni tedesche per ilbiometano/biogas
Tra 10-15 Mrd di Nmcequivalenti di CH4 al 2020
Da 500.000 ha a 1.400.000 ha di energy crops al 2020
8
With the commencement of the adapted Gas Network Access Ordinance on April 12 2008, the conditions for the feed in of biogas to the natural gas grid were decidedly improved. Moreover, in Paragraph 41a, the ordinance defines the goal early phrased in the Energy and Climate Programme on the promotion of the injection of biogas: Until the year 2020, up to 60 billion kWh biogas are to be fed every year into the natural gas network, and 100 billion kWh biogas until 2030 ( Biogas partner , accesso dic. 2009)
4 IEA bioenergy Task 37 , 2009 “Biogas upgrading : technologies, developments and innovations”
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Considerate le specificità italiane, un’azione di adeguamento del quadro normativo
e di sostegno italiano potrà trarre grande giovamento potendosi ispirare a questa
collaudata esperienza dei Paesi del Nord Europa.
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L’adozione di una normativa di incentivazione del biogas utilizzato per la
produzione di energia elettrica e per il biometano coerente con i criteri di
sostenibilità per la bioenergia promossi dalla UE
Il sistema attuale di incentivazione del biogas per la produzione di energia elettrica
in impianti di potenza <1 MWe con tariffa omnicomprensiva ha avuto il merito di far
decollare il settore. L’attuale tariffa è unica per tutti gli impianti indipendentemente dalla
tipologia di biomasse utilizzate.
Va sottolineato il fatto che gli orientamenti e gli indirizzi dell’Unione Europea
(Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo COM (2010)11 def)
raccomandano che i sistemi di sostenibilità si applichino soltanto a produttori di energia di
dimensioni pari a 1 MW di potenza termica o 1 MW di potenza elettrica o superiori.
Stabilire criteri che impongano ai piccoli produttori di dimostrare la sostenibilità, sottolinea
ancora il documento, significherebbe creare inutili oneri amministrativi, sebbene un livello
più elevato di rendimento ed efficienza vada comunque incoraggiato.
Per quanto riguarda invece la produzione di biometano la Direttiva UE 2009/28/EC
prevede esplicitamente la verifica dei criteri di sostenibilità ulteriormente definiti dalle
successive comunicazioni della Commissione :
- Comunicazione della Commissione sull’attuazione pratica del regime UE di
sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi e sulle norme di calcolo per i
biocarburanti (2010/C 160/02, GUCE 19.06.2010)
- Comunicazione della Commissione sui sistemi volontari e i valori standard da
utilizzare nel regime UE di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi (2010/C
160/01, GUCE 19.06.2010).
La Commissione in questi documenti ha indicato agli Stati membri tre obiettivi al
fine di favorire un ottimale utilizzo delle biomasse:
a) favorire il più ampio ricorso a sottoprodotti;
b) favorire il miglior utilizzo delle biomasse mediante la massimizzazione
dell’efficienza dei sistemi di trasformazione energetica;
c) favorire filiere bioenergetiche capaci di aumentare il pool di carbonio nel suolo e
in generale di ridurre le emissioni di CO2 lungo l’intera filiera.
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L’allegato V parte C. della Direttiva UE 2009/28, propone una formula per il calcolo
delle emissioni di anidride carbonica lungo la filiera bioenergetica :
E = eec + el + ep + etd + eu - esca– eccs - eccr – eee
In cui :
- E il totale delle emissioni derivanti dall’uso del carburante;
- eec le emissioni derivanti dall’estrazione o dalla coltivazione delle materie
prime;
- el le emissioni annualizzate risultanti da modifiche degli stock di carbonio
a seguito del cambiamento della destinazione dei terreni;
- ep le emissioni derivanti dalla lavorazione;
- etd le emissioni derivanti dal trasporto e alla distribuzione;
- eu le emissioni derivanti dal carburante al momento dell’uso;
- esca la riduzione delle emissioni grazie all’accumulo di carbonio nel suolo
mediante una migliore gestione agricola;
- eccs la riduzione di emissioni grazie alla cattura e allo stoccaggio geologico
del carbonio;
- eccr la riduzione delle emissioni grazie alla cattura e alla sostituzione del
carbonio;
- eee la riduzione di emissioni grazie all’elettricità eccedentaria prodotta
dalla cogenerazione
Rispetto questi obbiettivi il potenziale in ambito agronomico e tecnologico della
filiera biogas-biometano è importante al fine di:
a) ridurre l’utilizzo di input chimici (utilizzo dei digestati);
b) migliorare le rotazioni agricole;
c) in generale incrementare il contenuto in sostanza organica dei terreni;
d) ridurre le emissioni di CO2 sia in fase di pre combustione, sia riducendo le
emissioni del settore zootecnico mediante l’utilizzo degli effluenti in digestione
anaerobica.
Questo potenziale in parte è già rappresentato dai valori di riduzione delle emissioni
di gas climalteranti oggi riportati nei documenti citati, nettamente migliori rispetto ai
cosiddetti biocarburanti di prima generazione.
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Ma al fine di conseguire per intero questo potenziale è importante che le misure di
sostegno prevedano specifici incentivi per:
a) l’utilizzo di sottoprodotti agricoli e agroindustriali e di effluenti zootecnici;
b) l’adozione di pratiche colturali capaci di ridurre le emissioni di CO2 nella fase di
coltivazione, e di incrementare il tenore in sostanza organica nei terreni;
c) l’adozione di normative in grado di incentivare il razionale ed esteso utilizzo dei
digestati nella produzione delle biomasse in luogo della fertilizzazione con
prodotti di sintesi.
L’integrazione tra filiere biogas e filiere agricole tradizionali
Lo sviluppo degli impianti a biogas si concentra in questo momento in Italia
principalmente nelle regioni padane, ove maggiore è la presenza di effluenti zootecnici e
sottoprodotti agroindustriali, e prende avvio in un contesto di crisi reddituale delle
principali filiere agro-zootecniche. La crisi del comparto agricolo ha sfaccettature diverse
nelle regioni agrarie italiane rispetto alle filiere ed ai territori interessati. Pertanto le criticità
derivanti dalla realizzazione di un impianto a biogas possono essere differenti per aree e
per filiera coinvolta.
Prendiamo due situazioni concrete per esemplificare la questione. Per quanto
concerne la zootecnia da latte assistiamo negli ultimi anni ad una crescita costante dei
quantitativi prodotti dall’agricoltura italiana concentrata in un numero minore di stalle, con
una marcata localizzazione della produzione in alcune provincie padane. In queste aree
assistiamo pertanto alla crescita del fenomeno di acquisto di foraggi extra aziendali e
conseguentemente ad un inasprimento della problematica dei terreni utilizzabili per lo
spargimento degli effluenti zootecnici, vero collo di bottiglia al libero espandersi di questa
dinamica di crescita del settore nelle aree ad elevata concentrazione zootecnica (surplus
di azoto zootecnico) . Per contro nelle aree di abbandono dell’attività zootecnica, si assiste
ad un impoverimento generale del valore aggiunto generato dal comparto agricolo, con la
produzione di seminativi destinata prevalentemente alla vendita per la trasformazione in
altri territori.
Occorre poi considerare la situazione delle aree centro meridionali del paese dove,
in alcune situazioni, lo sviluppo del biogas attraverso anche le opportunità derivanti dalle
coltivazioni dedicate, porterebbe notevoli vantaggi sulla fertilizzazione dei terreni
fisiologicamente carenti di sostanza organica.
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Un impianto a biogas a biomasse vegetali ( con utilizzo di foraggi di primo raccolto,
mais per esempio) può essere paragonato ad una stalla pari a circa 1.000-1.200 UBA in
termini di fabbisogni di superficie foraggiera, ed è in grado di produrre ogni anno circa
15.000 ton di fertilizzante organico pari circa all’azoto escreto da 600 UBA5.
Il sistema di incentivazione del triennio 2012-2015 al fine di prevedere un equilibrio
tra lo sviluppo del food e del non food necessita di alcuni correttivi.
Innanzitutto occorre salvaguardare la presenza della zootecnica nelle aree ad alta
specializzazione, mantenendo nel contempo le opportunità per le aree meno vocate. La
soluzione a questa dicotomia non risiede nel rifiuto del biogas, ma in una premialità a
favore di chi utilizza determinate matrici, e per chi, in ragione di un utilizzo efficiente
dell’energia, riduce il fabbisogno di energia primaria e quindi di biomasse, in particolar
modo di biomasse di primo raccolto.
Occorre favorire l’utilizzo di sottoprodotti al fine di scoraggiare un utilizzo prevalente
di terreni di primo raccolto (monocoltura) per la produzione di biogas, e favorire nelle zone
ad elevata concentrazione zootecnica l’utilizzo degli effluenti, senza peraltro determinare
un incremento del fabbisogno di terreni agricoli per lo spargimento dei digestati.
Saranno quindi importanti misure di sostegno che prevedano specifiche norme
finalizzate a :
a) limitare l’utilizzo di terreni di primo raccolto in monosuccessione;
b) favorire l’adozione di colture, anche perennanti, massimizzanti la resa in biogas
per ettaro di superficie coltivata e l’utilizzo di foraggiere ad elevata efficienza
fotosintetica in rotazione;
c) favorire l’utilizzo di colture di secondo raccolto e sottoprodotti di diversa natura;
d) favorire l’utilizzo di sistemi tecnologici atti a permettere la digestione anaerobica
di biomasse non utilizzabili in ambito foraggiero ed alimentare;
e) favorire il massimo utilizzo di tecnologie per la valorizzazione dei digestati in
forme tecniche tali da ridurre la necessità per lo spargimento dell’azoto di origine
zootecnica;
f) mantenere un corretto rapporto tra superfici aziendali destinate alla
alimentazione e quelle finalizzate allo scopo energetico.
5 Circa 60 ton di azoto escreto , pari a circa 50 ton di azoto in campo.
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Lo scenario 2020 e le politiche di sostegno per il periodo 2012-
2015
Per quanto sin’ora esposto riteniamo che nel medio periodo la filiera biogas-
biometano italiana possieda un potenziale per essere:
a) una nuova fonte di produzione nazionale di gas metano, con un potenziale
produttivo considerevole almeno pari alla produzione attuale di gas naturale
dai giacimenti italiani, in grado di mantenerla nei prossimi anni ai livelli degli
anni ’90;
b) nella forma del biometano il biogas è una filiera in grado di utilizzare in modo
efficiente il notevole potenziale di trasporto, stoccaggio ed utilizzo del gas
naturale presente in Italia sia in ambito cogenerativo che nell’autotrazione,
sfruttando il parco di generazione elettrica attuale a gas metano caratterizzato
da una elevata efficienza e da un parco veicoli alimentabili a gas metano tra i più
grandi al mondo;
c) nell’ambito dell’utilizzo di carburanti di origine biologica, l’utilizzo del biometano è
una opzione spesso sottovalutata capace di soddisfare sin da ora quanto
richiesto ai biocarburanti di seconda generazione in termini di :
a) efficacia nella riduzione delle emissioni di gas climalteranti
(potenzialmente carbon negative);
b) utilizzo di matrici non alimentari;
c) immediato utilizzo anche senza miscelazione nelle vetture attualmente
in commercio.
d) la fonte rinnovabile “programmabile” più efficiente promuovibile in Italia nel
breve periodo con il ricorso ad una effettiva filiera corta sia nella produzione di
energia elettrica che di biocarburanti;
e) la filiera agrienergetica italiana è in grado di rappresentare un importante
strumento di diversificazione degli sbocchi di mercato delle produzioni
foraggiere divenendo un importante strumento per le aziende agricole italiane
contro la volatilità dei prezzi internazionali delle principali commodities agricole.
Per conseguire queste opportunità è necessaria una chiara strategia nazionale per
lo sviluppo della filiera biogas – biometano, al fine di dare agli investitori le necessarie
certezze ed indicazioni utili a conseguire in modo quanto più possibile efficiente gli
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obbiettivi.
Nella costruzione di tale strategia si individuano due tappe :
a) di breve periodo al 2020, finalizzata all’avvio della filiera biogas e biometano in
tutto il Paese con il conseguimento di circa il 50% del potenziale, con la
produzione di circa 20-30 TWh di energia primaria da biogas (circa 2.0-3.0 Mrd
di Nmc di gas metano equivalenti di biogas) utilizzabile principalmente in ambito
cogenerativo e, nella forma del biometano, nell’autotrazione e nella rete del
gas;
b) di medio periodo ( al 2030), con la produzione sino a 6,5Mrd di Nmc di gas
metano equivalenti di biogas.
Più specificatamente per il periodo 2012-2015 si propongono i seguenti due ambiti
di sviluppo:
a) realizzazione di circa 500 MWe di impianti cogenerativi da < 1 MWe in
codigestione con matrici agricole, zootecniche e sottoprodotti, pari a circa
1000-1500 impianti (circa 400-500 impianti per anno);
b) realizzazione di circa 30-40 impianti di upgrading del biogas a biometano
con una immissione in rete sino a 150.000.000 Nmc di gas metano annui
ed il suo utilizzo prevalentemente nell’autrotrazione.
Uno scenario siffatto richiederà investimenti diretti per circa 5,0-6,0 Mrd di euro e
determinerà un incremento del giro di affari in ambito locale a regime pari a 1,0-1,1 Mrd €
annui , pari a circa il 2,2% del PIL agricolo italiani a prezzi di base (0,6% circa al netto
degli incentivi), con un incremento del valore aggiunto prodotto in agricoltura di pari
percentuale.
Gli strumenti di incentivazione per conseguire detti obiettivi si articolano tra :
a) prolungamento del regime di sostegno attuale con la Tariffa Omnicomprensiva
(Legge 244/07 ) sino al 15.8.2012;
b) la creazione di una nuova tariffa omnicomprensiva per la produzione di energia
elettrica da biogas per il periodo 15.8.2012-15.8.2015;
c) l’introduzione delle norme tecniche e regolamentari per l’immissione del
biometano in rete;
d) la creazione di una tariffa omnicomprensiva per la remunerazione del biometano
immesso in rete.
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La tariffa omnicomprensiva attuale
La legge 244 del 24 dicembre 2007 (Finanziaria 2008), che attualmente disciplina la
Tariffa Omnicomprensiva, prevede (art. 2 comma 145) che la tariffa possa essere variata,
ogni tre anni, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, “assicurando la congruità
della remunerazione ai fini dell’incentivazione dello sviluppo delle fonti energetiche
rinnovabili”.
Inoltre occorre considerare che l’art. 17 della legge comunitaria 2009 prevede di adeguare
e potenziare il sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza e del
risparmio energetico e prevede una revisione degli incentivi per la produzione di energia
elettrica prodotta da impianti alimentati da biomasse e biogas al fine di promuovere,
compatibilmente con la disciplina dell’Unione europea in materia di aiuti di Stato, la
realizzazione e l’utilizzazione di impianti in asservimento alle attività agricole da parte di
imprenditori che svolgono le medesime attività. Così come occorre dare attuazione alle
indicazioni contenute nel Piano di Azione Nazionale in merito alla riforma del sistema di
incentivazione.
In relazione al quadro sopra esposto, diretto a prevedere una riforma del sistema di
incentivazione o quantomeno una variazione della tariffa omnicomprensiva (che secondo
quanto indicato nella legge 244/07 potrebbe decorrere dal 01.01.2011), si ribadisce la
necessità di dare al settore delle agroenergie le stesse possibilità che sono state concesse
agli altri settori con una stabilità degli incentivi di almeno un triennio.
Per tali motivi considerato che
rispetto all’istituzione della tariffa a dicembre 2007, ci sono stati
importanti ritardi nella applicazione per la bioenergia (ll Decreto del
Ministero dello sviluppo economico Incentivazione della produzione di
energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell'articolo 2, comma
150, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 è del 18 dicembre 2008 e
la legge n. 99 del 23 luglio 2009 che ha definito le tariffe di 28 e 18
€cent è stata pubblicata sulla GU solo il 31 luglio 2009),
e vista la favorevole risposta degli imprenditori agricoli che negli
ultimi 12 mesi hanno avviato la costruzione di impianti per oltre 200
MWe,
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è necessario che a livello normativo si chiarisca che
i. la tariffa omnicomprensiva di cui alla legge 244 del 24 dicembre 2007
è “ fissa e costante in moneta corrente per tutto il periodo di
durata dell’incentivo pari a 15 anni”6
ii. l’applicazione dei valori e condizioni della nuova tariffa si
applicheranno solo agli impianti che entrano in esercizio dodici mesi
dopo la pubblicazione delle nuove norme su G.U, e comunque non
prima del 15.8.2012, rimanendo in vigore sino a tale data l’attuale
sistema basato sulla Tariffa Omnicomprensiva come definito dalla
legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (Finanziaria 2008).
6 Gli investimenti in impianti a biogas sono particolarmente capital intensive ( 3.500 – 5.000 €/kWe) ed inoltre
richiedono l’acquisto di combustibile per tutto il periodo di funzionamento dell’impianto. Pertanto la certezza di una tariffa
per un numero adeguato di anni è fondamentale per la fiducia degli investitori e delle Banche finanziatrici.
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La nuova tariffa omnicomprensiva per il periodo 2012-2015
Considerazioni sulla tariffa attuale
Gli obbiettivi previsti dal PAN prevedono una crescita delle rinnovabili nel settore
elettrico a ritmi tre volte superiori a quelli degli ultimi anni.
Superata una prospettiva di nicchia ( il 17% del fabbisogno energetico italiano), ogni
filiera deve cercare di contribuire all’obiettivo, esprimendo il massimo risultato in termini di
ricadute economiche (occupazionali, contributo al PIL, sicurezza energetica), ambientali
(riduzione emissioni di CO2 , riduzione inquinanti atmosferici) ed infine in termini di costo
di generazione elettrica.
Da questo punto di vista il biogas presenta un filiera promettente sia per :
il potenziale tecnologico proprio di una industria avviata solo da pochi anni,
ma già per alcuni versi matura (bioenergia di seconda generazione);
la possibilità di incrementare l’efficienza negli usi finali (cicli combinati,
cogenerazione) mediante la produzione di biometano ;
la possibilità incrementare l’efficienza carbonica della filiera sia nella fase
agronomica che in quella di upgrading a biometano.
La tariffa attuale si è dimostrata adeguata a far decollare il settore anche in Italia,
analogamente a quanto avvenuto in altri Paesi che da un punto di vista del costo dei
fattori in ambito agricolo presentano sensibili vantaggi rispetto all’Italia. Infatti, nella filiera
biogas, in cui i costi della fase agricola sono prevalenti sul totale dei costi di generazione
elettrica, non è possibile una semplice comparazione aritmetica tra le tariffe
omnicomprensive dei vari Paesi, come a livello indicativo cerca di esprimere la tabella
seguente .
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DATI IN €/MWh el ITALIA GERMANIA DANIMARCA
TARIFFA OMNICOMPRENSIVA < 1000 kWe 280,0
IMPIANTO DA < 500 kWe 240,0
IMPIANTO DA < 2000 kWe, 130,0
TARIFFA 280,0 240,0 130,0
Costo medio en. El. Mercato locale ‐80,0 ‐65,0 ‐45,0
Mggior costo en.el fossile per carbon tax 8,0
INCENTIVO NETTO 200,0 175,0 93,0
POSSIBILITA' VENDITA CALORE 0,0 10,8 24,3
DURATA INCENTIVO (> COSTI DI AMMOR.) ‐7,5 0,0 0,0
RESIDUA INCENTIVO 192,5 185,8 117,3
RICAVI DA SOTTOPRODOTTI CON CODICE CER 0,0 0,0 31,3
CONTRIBUTI IN CONTO CAPITALE 1,0 2,7 8,0
MAGGIOR COSTO DEI FATTORI PRODUTTIVI ‐27,3 ‐4,5 0,0
VALORE INCENTIVO NETTO FINALE 166,2 183,9 156,6
Anni di avvio della legge per la Tariffa Omnicomprensiva 1 12 21 (elaborazioni gruppo di lavoro)
Come si può evincere l’apparente maggiore livello di prezzo della tariffa
omnicomprensiva italiana, in realtà corrisponde ad un valore netto dell’incentivo di poco
superiore a quello danese e inferiore a quello tedesco, Paese con il maggior sviluppo della
filiera biogas da matrici agricole in Europa.
Infatti una valutazione comparativa deve saper ponderare anche :
a) il prezzo dell’energia fossile nei mercati locali;
b) l’esistenza di un onere fiscale ( carbon tax) per le fonti fossili;
c) la presenza di una stagione termica significativa e/o la preesistenza di reti locali
di teleriscaldamento cui connettersi ;
d) la durata dell’incentivo (minori costi di ammortamento annui);
e) la possibilità di utilizzare prodotti costituenti rifiuto in azienda agricola;
f) la presenza di contributi in conto capitale;
g) Il maggior costo dei fattori produttivi in azienda agricola, ed in particolare il costo
dei foraggi tradizionali, quali il mais.
Alla luce di ciò e considerando il fatto che la filiera ha preso avvio da pochi anni in Italia (in
Danimarca ha una tradizione di oltre 20 anni), e pertanto lo sviluppo tecnologico e le
competenze professionali sono nel nostro Paese solo in una fase di sviluppo iniziale, il
livello di incentivo proposto dal legislatore pare sostanzialmente corretto per una fase di
avvio, anche comparando il livello di incentivo del biogas con quello di filiere quali il
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fotovoltaico che hanno ricevuto nella fase iniziale un incentivo almeno doppio in termini di
prezzo €/MWh el (400 €/MWh el ) e circa triplo in termini di €/ton CO2 evitata ( 800-1.200
€/ton CO2 evitata).
Gli obbiettivi ricercati con la nuova tariffa 2012-2015
- Favorire uno sviluppo equilibrato della filiera biogas-biometano limitando i
fenomeni di competizione con le filiere agricole tradizionali e per contro
favorendo la massima integrazione tra esse.
- Favorire un protagonismo delle aziende agricole negli investimenti come
contributo alla crescita del PIL agricolo ed al rafforzamento dei redditi delle
imprese agricole.
- Dare un segnale sul valore della tariffa omnicomprensiva capace di favorire lo
sviluppo tecnologico e l’aumento di efficienza della filiera, al fine di creare le
condizioni per una ulteriore riduzione di tariffa nei periodi successivi.
- Aumentare l’efficienza nella riduzione delle emissioni di CO2 lungo la filiera sia in
ambito agricolo (soil carbon sequestration) che mediante l’utilizzo di
sottoprodotti che di effluenti zootecnici (riduzione delle emissioni di CH4 e N2O),
creando le condizioni mediante lo sviluppo dell’upgrading del biogas per ulteriori
miglioramenti dell’efficienza nella riduzione di emissioni di gas serra.
- Evitare discontinuità rispetto al sistema attuale e difficoltà interpretative,
evitando di caricare il regolatore di appesantimenti burocratici.
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La nuova tariffa omnicomprensiva per il periodo 2012-2015
- Limiti di potenza unitaria per accesso alla tariffa omnicomprensiva: impianti con
potenza inferiore ad 1 MWe
- Periodo di incentivazione : 15.8.2012-15.8.2015
- Plafond del periodo: 500 MWe
- Durata del periodo di incentivazione pari a 3 anni (2012-2015) con una finestra
temporale di 12 mesi qualora sia conseguito il plafond prima della scadenza del
15.8.20157
- Durata della tariffa omnicomprensiva: fissa e costante in moneta corrente per il
periodo di 15 anni;
- Due tipologie di tariffa omnicomprensiva :
Sino a 250 kWe
Sino 999 kWe
Tariffa omnicomprensiva per Impianti di potenza <250 kWe
Tariffa omnicomprensiva fissa a valori costanti :
Tariffa : 280 €/MWh el
Tariffa omnicomprensiva per Impianti di potenza < 1000 kWe
Tariffa base : 250 €/MWh el
Bonus : 20 €/MWh el da sommarsi alla tariffa base (250+20= 270 €/MWh el)
applicabile al conseguimento di almeno uno dei seguenti obblighi:
Bonus sottoprodotti. Devono produrre almeno il 60 %
dell’energia (biogas) da effluenti zootecnici, e/o sottoprodotti agricoli
quali paglia, stocchi, ecc e/o sottoprodotti agroindustriali e
dell’industria dei biocarburanti (glicerina grezza, panello ecc.), e/o
colture vegetali annuali ottenute in una rotazione almeno biennale,
e/o colture poliennali (biennali e oltre) .
7 Finestra temporale significa che in aggiunta agli impianti che concorrono al raggiungimento della potenza elettrica
cumulativa di cui al plafond, hanno diritto alle tariffe incentivanti tutti gli impianti che entrano in esercizio entro dodici mesi
dalla data, comunicata dal soggetto attuatore sul proprio sito internet, nella quale verrà raggiunto il limite di potenza di
500 MWe.
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Bonus Food / Energy ovvero devono utilizzare colture energetiche
di primo raccolto provenienti da non più del 49% della SAU
aziendale
Bonus tecnologia-efficienza ovvero devono adottare sistemi
cogenerativi ad alto rendimento8 e/o devono procedere alla
copertura ed al recupero del biogas delle vasche di stoccaggio del
digestato per un volume di digestato pari ad almeno 30 giorni di
stoccaggio9.
Sistemi di controllo
- Utilizzo di energia da effluenti e sottoprodotti: verifica ex post con registri di
magazzino similmente a quanto richiesto per la dimostrazione della
connessione agricola ai fini fiscali.
- Rotazioni agricole e utilizzo SAU aziendale: autocertificazione e controllo ex
post con fascicolo aziendale.
- Copertura dello stoccaggio del digestato: autocertificazione e controllo a
campione .
- Impianti di cogenerazione che dimostrano di utilizzare almeno il 20%
dell’energia termica prodotta nel processo anche mediante cicli combinati sia
per uso civile che industriale.
Penalità: riduzione del 50% della TOC per l’anno in cui non si sono
soddisfatti gli obblighi.
Gli oneri annui derivanti dalla applicazione della nuova tariffa omnicomprensiva a
regime sono stimabili in una media di 0,6-0,7 Mrd € annui.
8 Ai sensi del DECRETO LEGISLATIVO 8 febbraio 2007, n.20
Attuazione della direttiva 2004/8/CE sulla promozione della cogenerazione basata su una domanda di calore utile nel mercato interno dell'energia, nonché modifica alla direttiva 92/42/CEE. (GU n. 54 del 6-3-2007)DECRETO LEGISLATIVO 8 febbraio 2007, n.20 Attuazione della direttiva 2004/8/CE sulla promozione della cogenerazione basata su una domanda di calore utile nel mercato interno dell'energia, nonché modifica alla direttiva 92/42/CEE.
(GU n. 54 del 6-3-2007) 9 Nei primi 30 giorni di stoccaggio si ha l’emissione della maggior parte delle emissioni gassose
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La normativa per il biometano
Immissione del biometano in rete
Le norme di riferimento in materia di accesso al sistema nazionale del gas sono
contenute nel decreto legislativo 164/2000, il quale prevede che per nessun motivo possa
essere rifiutato l'accesso al sistema quando si tratti di gas naturale prodotto nel territorio
nazionale, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale italiana. Il medesimo
decreto, dispone che l'accesso non può essere rifiutato qualora, in mancanza di capacità
di connessione, il cliente sostenga il costo delle opere necessarie per rimediare a tale
mancanza. Per quanto riguarda la possibilità di usare anche lo stoccaggio per ottimizzare
il sistema, la situazione è identica alla produzione nazionale.
D’altra parte, l’articolo 1, paragrafo 2, della direttiva 2003/55/CE sul mercato del gas
stabilisce espressamente che le norme in materia di accesso si applicano anche al biogas
e al gas da biomassa purché possano essere immessi nel sistema senza problemi tecnici
o di sicurezza.
Il concetto è stato ripreso dall’articolo 1 della direttiva 2009/73/CE, secondo cui le
norme ivi previste si applicano in modo non discriminatorio anche al biogas e al gas
derivante dalla biomassa o da altri tipi di gas, nella misura in cui i suddetti gas possano
essere iniettati nel sistema del gas naturale e trasportati attraverso tale sistema senza
porre problemi di ordine tecnico o di sicurezza.
Vanno pertanto precisate nel quadro legislativo italiano le norme che permettano
l’immissione in rete del biometano , e più in particolare occorre definire
d) gli standard a cui il biometano deve corrispondere per essere immesso in rete
demandando il CTI (ovvero ENEA) a produrre un documento a riguardo anche
rifacendosi a quanto in corso in ambito europeo ( CEN, DVGW,ecc.);
e) le modalità tecniche di connessione alla rete del gas e le sicurezze che devono
essere prese al fine di evitare rischi per la salute umana, l’integrità della rete e
garantire il corretto funzionamento delle apparecchiature connesse alla rete;
f) la previsione per il riparto dei costi di allacciamento tra il produttore di
biometano ed il soggetto gestore della rete;
g) la definizione di una normativa di incentivazione della produzione nazionale di
biometano al fine di superare le barriere commerciali che attualmente limitano lo
sviluppo della filiera.
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L’utilizzo e la remunerazione del biometano
Di seguito i capisaldi per una normativa di incentivazione della filiera :
- Priorità di immissione vettoriamento/dispacciamento e immagazzinamento del
biometano;
- Previsione a carico dei soggetti gestori della rete dell’anticipazione dell’ 80% dei
costi di allacciamento alla rete . I gestori potranno poi recuperare dette somme a
valere sul Fondo per l’incentivazione del biometano (FIB) di cui in seguito;
- Tassazione biometano: non assoggettamento ad accise10 in quanto ottenuto
da fonti rinnovabili anche nel caso di additivazione di gas di origine fossile in
percentuali inferiori al 5% per il raggiungimento delle specifiche relative al PCI
per l’immissione in rete;
- Limiti di capacità produttiva impianto di upgrading:
o per gli impianti aventi una generazione in situ < 250 KWe : 1.000.000
Nmc di gas metano equivalente annuo per impianto; tale limite di
potenza si intende come la sommatoria tra la quantità di gas metano
equivalente utilizzato per la generazione in situ di energia elettrica e
quello immesso in rete (per esempio circa 500.000 in cogenerazione e
500.000 in upgrading );
o per gli impianti aventi una generazione in situ con potenza elettrica
superiore a 250 KWe ma inferiore ad 1 MWe operanti a tariffa
omnicomprensiva, ovvero soggetti al regime dei certificati verdi:
4.000.000 Nmc di gas metano equivalente annuo per impianto; tale
limite di potenza si intende come la sommatoria tra la la quantità di
gas metano equivalente utilizzato per la generazione in situ di
energia elettrica e quello immesso in rete (per esempio fino a
2.000.000 in cogenerazione e 2.000.000 in upgrading );
qualora trattasi di impianti a biogas collegati con un rete locale del
biogas ad un impianto di upgrading centralizzato il limite di potenza è
pari a 5.000.000 di Nmc di gas metano equivalente annuo per
impianto; nel calcolo dei limiti di potenza si considera solo la
10 Direttiva 2003/96/CE del Consiglio del 27 ottobre 2003 che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti
energetici e dell'elettricità
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sommatoria tra la quantità di gas metano equivalente utilizzato per
la generazione in situ di energia elettrica e quello immesso in rete
anche proveniente da altri impianti a biogas.
- Incentivazione: introduzione di una tariffa omnicomprensiva per il biometano
(TOB) prodotto ed immesso in rete, di durata ventennale,
fissa e costante in moneta corrente per tutto il periodo di durata
dell’incentivo dell’importo di 120 €cent//Nmc di biometano ;
la produzione di biometano dovrà essere realizzata secondo i seguenti
obblighi :
o devono produrre almeno il 60% dell’energia (biogas) da
effluenti zootecnici, e/o sottoprodotti agricoli quali paglia,
stocchi, ecc e/o sottoprodotti agroindustriali e dell’industria dei
biocarburanti (glicerina grezza, panello ecc.), e/o frazioni
organiche da raccolta differenziata dei rifiuti urbani (FORSU),
e/o colture vegetali annuali ottenute da una rotazione almeno
biennale, ovvero colture biennali ovvero devono utilizzare
colture di primo raccolto a fini metanigeni provenienti da non
più del 49% della SAU aziendale;
o gli impianti devono procedere alla copertura ed al recupero del
biogas delle vasche di stoccaggio del digestato: deve essere
coperto un volume di digestato pari ad almeno 30 giorni di
stoccaggio;
o gli impianti devono adottare sistemi di upgrading che limitano
le perdite di metano in atmosfera a < 0,5%.
Penalità : riduzione del 25% della TOB per l’anno in cui non si sono
conseguite le condizioni.
Plafond per il periodo 2012-2014 pari a 150.000.000 Nmc/anno, con
una finestra temporale di 12 mesi qualora sia conseguito il plafond
prima della scadenza del 31.12.2014.
Gli oneri annui derivanti dalla applicazione della TOB al netto del
valore del gas naturale, a regime sono stimabili in circa € 110-
140.000.000/annui (meno dell’1% del valore della componente
materia prima del gas naturale commercializzato in Italia). Per la loro
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copertura si provvederà attraverso la costituzione del fondo per
l’incentivazione del biometano (FIB), i cui introiti potranno derivare da:
o l’addebito alla componente RE della tariffa di distribuzione del gas
naturale, destinata a copertura degli oneri che gravano sul fondo per
misure ed interventi per il risparmio energetico e lo sviluppo delle fonti
rinnovabili nel settore gas;
o l’utilizzo del biometano nell’autotrazione con il conseguente
collocamento di “certificati di immissione in consumo di biocarburanti”
emessi dal MIPAAF per il tramite di AGEA ed acquistati dai soggetti
obbligati. Si rammenti che ai fini del calcolo del valore del certificato ai
fini del bilancio nazionale c’è la possibilità di dare un valore doppio
per il biometano ottenuto da sottoprodotti.
Reggio Emilia, 22 Ottobre 2010
C.I.A.. - Confederazione Italiana Agricoltori
Confagricoltura - Confederazione Generale della Agricoltura Italiana
Agroenergia
AIEL - Associazione Italiana Energie Agroforestali
APER – Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili (aderisce per il capitolo La
Normativa per il Biometano)
CIB -Consorzio Italiano Bio-Gas
FIPER – Federazione Italiana Produttori di Energia da fonti Rinnovabili
ITABIA – Italian Biomass Association
Biostudi
Veneto Agricoltura
CRPA – Centro Ricerche Produzioni Animali