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APPLICAZIONE DELLA PROCEDURA LOCALIZZATIVA IN ATTUAZIONE AI CRITERI DI ESCLUSIONE DEFINITI NEL PIANO REGIONALE DI GESTIONE RIFIUTI AI SENSI DEL D.LGS. 152/2006 MACRO LOCALIZZAZIONE PROVINCIA DI MACERATA INDIVIDUAZIONE AREE IDONEE/ NON IDONEE ALLA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI RECUPERO E DI SMALTIMENTO DEI RIFIUTI AI SENSI ART.197 DEL D.LGS 152/2016 RELAZIONE DESCRITTIVA Dicembre 2016

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APPLICAZIONE DELLA PROCEDURA LOCALIZZATIVA IN ATTUAZIONE AI CRITERI DI ESCLUSIONE DEFINITI NEL PIANO REGIONALE DI GESTIONE RIFIUTI AI SENSI DEL D.LGS. 152/2006

MACRO LOCALIZZAZIONE

PROVINCIA DI MACERATA

INDIVIDUAZIONE AREE IDONEE/ NON IDONEEALLA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI RECUPERO E DI SMALTIMENTO DEI RIFIUTIAI SENSI ART.197 DEL D.LGS 152/2016

RELAZIONE DESCRITTIVA

Dicembre 2016

Gruppo di lavoro intersettorialeDirigente: Dott. Luca AddeiGeol. Roberto CiccioliIng. Maurizio PauliniIng. Silvia BaratellaArch. Serenella SciarraGeol. Silvio LiverottiIng. Mauro FabriziIng. Annarita Giannini

PROVINCIA DI MACERATASettore AMBIENTE – Servizio Gestione rifiuti – Gruppo Intersettoriale

Indice generale

Introduzione....................................................................................................................................................4

Criteri generali................................................................................................................................................4

Ambito di applicazione / definizioni...............................................................................................................9

Verifica degli impianti esistenti.....................................................................................................................12

Definizione dei livelli di tutela.......................................................................................................................12

Metodologia dell'elaborazione adottata dalla Provincia di Macerata.........................................................15

Fattore di pressione e altre specifiche indicazioni per la localizzazione delle discariche............................23

APPLICAZIONE DELLA PROCEDURA LOCALIZZATIVA IN ATTUAZIONE AI CRITERI DI ESCLUSIONE DEFINITI NEL PIANO REGIONALE DI GESTIONE RIFIUTI

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Introduzione La Regione Marche con D.A.C.R. n.128 del 14 Aprile 2015 ha approvato il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) come previsto dall'art.199 D.Lgs.152/2006 nonché, ai sensi della normativa in materia di gestione dei rifiuti, art. 196 comma 1, lett. n) del D.Lgs. 152/06, la definizione dei criteri per l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti smaltimento e di recupero dei rifiuti.

Specificatamente nella Parte seconda – Relazione di Piano: Proposta pianificazione – Cap. 12, vengonoforniti gli indirizzi per la definizione e l’applicazione dei criteri localizzativi, secondo i dettami dellanormativa vigente. L’elaborazione condotta si basa su quanto contenuto nel Piano Regionale approvato nel 1999 doveerano già stati individuati i criteri da applicare e i diversi livelli prescrittivi da attribuire agli stessi nonchéda quello Provinciale approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 99 del 22/12/2000.

Il presente documento sostituisce quindi il § 15 del Piano Provinciale di Gestione dei rifiuti della Provinciadi Macerata adottato con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 99/2010. La revisione del capitolo si èresa necessaria per allineare i criteri localizzativi definiti nel PPGR alle nuove disposizioni regionali inmerito.

Nel quadro delle competenze dei diversi livelli istituzionali, la Regione elabora i criteri e le Province (aisensi dell’art. 197 del D.Lgs. 152/06) sono tenute ad individuare le zone NON IDONEE alla localizzazionedegli impianti per il recupero e lo smaltimento e le zone IDONEE alla localizzazione degli impianti dismaltimento.

Nel particolare lo studio, è giunto a definire le aree idonee e quelle non idonee alla localizzazione diimpianti di smaltimento di RSU in quanto vincolate in modo escludente dalle norme vigenti e dalleindicazioni derivanti dalla pianificazione di settore.

Criteri generali.

L'individuazione di aree idonee per impianti di smaltimento dei rifiuti, deve tenere presente vincoli elimitazioni di natura diversa: fisici, ambientali, sociali, economici.

Il principale obiettivo è rappresentato dalla minimizzazione degli impatti sull'ambiente in cui l’impiantoandrà previsto.

Per la localizzazione dei nuovi impianti di smaltimento dei rifiuti, le Province procedono quindi alladefinizione delle aree non idonee recependo le indicazioni del Piano Regionale, in base alle previsioni delPTCP e degli specifici strumenti di pianificazione territoriale, e individuano le zone potenzialmenteidonee.

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Sulla base di quanto indicato nel § 12 del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti vengono definiti i criterilocalizzativi per tipologia impiantistica e in base alla forma di trattamento/recupero/smaltimentoapplicata.

Le tipologie prese in considerazione sono quelle individuate nella Tabella 12.4-1 del Piano Regionale“Classificazione degli impianti, ovvero delle operazioni di gestione dei rifiuti ai quali applicare i criterilocalizzativi” sotto riportata:

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Gruppo Tipo di impianto Sottogruppo Operazione Note

A Discarica

A1 Discarica di inerti

D1, D5A2 Discarica per rifiuti non pericolosiTra queste sono comprese le discariche che smaltiscono rifiuti contenenti amianto in matrice cementizia.

A3 Discarica per rifiuti pericolosi

B Incenerimento

B1 Incenerimento di rifiuti urbani e speciali D10, R3

Ricadono in questa categoria le operazione R3 riguardanti la gassificazione e la pirolisi che utilizzano i componenti come sostanze chimiche.

B2 Coincenerimento R1

si intende "un impianto la cuifunzione principale consiste nella produzione di energia o di materiali e che utilizza rifiuti come combustibile normale o accessorio" (D. lgs. 133/05, art. 2, c.1, lett. e)) diverso dal recupero di biogas da digestione anaerobica o da discarica. Sono escluse le attività R1 che non siano attività prevalente come descritto nelle deroghe successive.

C

Recupero eTrattamento

frazione organicabiodegradabile1

C1 Impianti di Compostaggio ACM

R3

Impianti di compostaggio per la produzione di ammendante compostato misto ai sensi del D. Lgs. 75/10 e ss.mm.ii.

C2 Impianti di compostaggio ACV

Impianti di compostaggio per la produzione di ammendante compostato verde ai sensi del D. Lgs. 75/10 e ss.mm.ii. aventi potenzialità > 10 t/g

C3 Condizionamento FanghiImpianti che trattano i fanghi e eventualmente li stoccano per un successivospandimento sul suolo agricolo

C4 Digestione anaerobica

Impianto che prevede la sola digestione anaerobica di rifiuti da frazione organica biodegradabile con produzione di biogas e digestato

C5 Produzione di fertilizzantiproduzione di fertilizzanti di cui al D. Lgs. 75/10 e ss.mm.ii. a partire da rifiuti

C6 Altri processi di recupero materie primeProcessi di recupero materia a partire da frazione organica biodegradabile

C7 Trattamento chimico fisico biologico Produzione biostabilizzato

D8, R3

C8 Trattamento chimico fisico biologico – Separazione secco umido

D9, D13

Trattamento rifiutiacquosi

C9 Trattamento biologico – Trattamento depurativo rifiuti acquosi

D8

D Recupero etrattamento

D1 Recupero Indifferenziato - Produzione CSS R3

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Gruppo Tipo di impianto Sottogruppo Operazione Note

delle frazioninon organichebiodegradabili

D2 Recupero Chimici – Rigenerazione / recupero solventi

R2

D3 Recupero Chimici - Rigenerazione degli acidi e delle basi

R6

D4 Recupero Chimici - Recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti

R7

D5 Recupero Chimici - Recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori

R8

D6 Recupero Chimici - Rigenerazione o altri reimpieghi degli oli

R9

D7 Recupero Secchi - Selezione/Recupero carta, legno, plastica, pneumatici, metalli, recupero vetro

R3, R5

D8 Recupero Secchi - frantumazione, R4

D9 Selezione e recupero RAEER3, R4, R5,

R12

Trattamento erecupero inerti

D10 Recupero Secchi – recupero inerti R5

Trattamentorifiuti acquosi

D11 Trattamento chimico fisico– Trattamento depurativo rifiuti acquosi

D9

Altri impianti ditrattamento

D12 Trattamenti complessi - Miscelazione non in deroga

D13, R12I trattamenti complessi sono costituiti da attività di trattamento preliminare sia alsuccessivo smaltimento che al successivo recupero di rifiuti. Previa la distinzione traaccorpamento e miscelazione in base alla normativa vigente si considerano attività diaccorpamento, per esempio sconfezionamento - riconfezionamento, bancalaturasbancalatura, travaso, Svuotamento

D13 Trattamenti complessi - Miscelazione in deroga

D9, R12

D14 Trattamenti complessi - Selezione, cernita, riduzione volumetrica

D13, R12

D15 Trattamenti complessi - Accorpamento D14, R12

D16 Trattamento chimico fisico - Inertizzazione D9

D17 Trattamento chimico fisico biologico - Sterilizzazione

D8, D9

E Stoccaggio

E1 Piattaforme ecologiche D15, R13

autorizzate ex art. 208 ed effettuanti stoccaggi di rifiuti pericolosi da raccoltadifferenziata degli urbani e degli assimilati (es. oli minerali, batterie esauste, neon…)..

E2 Deposito Preliminare D15

Si applica solo in caso di rifiuti pericolosiE3 Messa in Riserva R13

E4 Travaso D15, R13

Nota: 1 è intesa come “frazione biodegradabile” la frazione che può essere degradata dagli organismi viventi, solitamente daimicrorganismi, tenendo conto del tipo di organismo e delle condizioni chimico-fisiche presenti e del tempo adisposizione (CEN/TC 343, 2004).

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Nell’impostare il processo di localizzazione è necessario:

a) definire una metodologia di selezione il più possibile oggettiva, trasparente e ripercorribile;

b) definire e dichiarare ex ante i criteri da impiegare nella valutazione d’idoneità dei siti. I criteripossono avere:

carattere di tutela integrale (ovvero di inaccettabilità o esclusione di un'area NON IDONEA);

carattere di tutela specifici o di penalizzazione (maggiori controindicazioni POTENZIALMENTENON IDONEA);

carattere di opportunità (maggiore idoneità POTENZIALMENTE IDONEA).

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Ambito di applicazione / definizioni.

In ottemperanza a quanto previsto dal Piano Regionale si premette che, per quanto attiene i rifiutispeciali, le relative attività gestionali non possono e non debbono essere disciplinate dall’Ente pubblicoin modo prescrittivo come quelle relative ai rifiuti urbani.

Non è infatti possibile, oltre che in diversi casi tecnicamente non opportuno, definire in modoprescrittivo bacini di utenza ed impianti di riferimento per i rifiuti speciali prodotti in un determinatocontesto territoriale.

La pianificazione della gestione dei rifiuti speciali assume inoltre, rispetto alla pianificazione dei rifiutiurbani, carattere meno stringente e vincolante in considerazione del fatto che la responsabilità dellacorretta gestione è in capo innanzitutto ai produttori (in ottemperanza al principio “chi inquina paga”).

Ciò nonostante, le politiche pianificatorie devono fornire indirizzi affinché, in tutte le fasi della gestione,siano perseguiti obiettivi di tutela ambientale, risparmio di risorse ed ottimizzazione tecnica; inparticolare, essendo la gestione dei rifiuti in genere un’attività di pubblico interesse per le diverseimplicazioni che ne possono derivare, tutte le operazioni di trattamento e smaltimento anche di questirifiuti devono essere disciplinate, autorizzate e controllate dall'Ente pubblico.

dato atto di quanto sopra la metodologia di localizzazione è riferita alla realizzazione di nuovi impianti ealla modifica sostanziale o ampliamento di quelli esistei.

Per “nuovo impianto” si intende:

nuove attività di gestione rifiuti che prevedono la realizzazione ex novo distrutture per la gestione degli stessi;

nuove attività di gestione rifiuti da avviarsi all’interno di strutture esistenti checostituiscano attività prevalente o esclusiva effettuata presso l’insediamentostesso;

cambiamento della localizzazione e/o delocalizzazione di un impiantoesistente.

Sono da ritenersi modifica sostanziale o ampliamento, sulla base dalla DGR 1600/2004 comprese sueeventuali modifiche e/o adeguamenti anche successivi all'approvazione del presente Piano, integrata emodificata perché sia coerente con i principi localizzativi, le modifiche per cui si verifichi almeno unadelle seguenti condizioni:

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a) modifica delle tipologie di attività di gestione dei rifiuti;

b) incremento di dimensione, inteso sia come aumento in termini di superficie che prevede, quindi,ulteriore consumo di suolo, sia in termini di aumento volumetrico, superiore al 30% di quelle checaratterizzano l’opera esistente; questa condizione deve tenere comunque conto di quantodisposto dall’art. 11 della L.R. 22/2011;

c) modifiche ad impianti di gestione rifiuti che comportino aumento della potenzialità superiore al30%.

Per ampliamento o modifica si considera anche il cumulo di interventi parziali ed effettuati in fasisuccessive nel progetto originario.

Rimane inteso che qualora la DGR 1600/2004 venisse modificata e aggiornata, le definizioni sopraelencate dovranno adeguarsi alle eventuali modifiche apportate per quel che riguarda le sogliedimensionali oltre le quali una modifica ad un impianto esistente sia da considerarsi sostanziale o meno.

Per gli impianti esistenti, nell’ambito dei procedimenti di rinnovo dell’autorizzazione o di modifica nonsostanziale, tali criteri dovranno comunque essere considerati al fine di impartire le prescrizioninecessarie a mitigare o compensare eventuali criticità.

I criteri localizzativi non si applicano ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del PRGR, cioèa quei progetti o attività per i quali sia stata presentata istanza di autorizzazione alla realizzazione edesercizio (ai sensi degli articoli 208, 209, 211 e 213 del D.Lgs 152/2006), ovvero comunicazione di inizioattività (ai sensi degli articoli 214, 215 e 216 del medesimo decreto).

Premettendo che, qualsiasi impianto e/o operazione di gestione dei rifiuti deve comunque semprerispettare le norme di salvaguardia previste dalla normativa, si specifica che sono esclusidall’applicazione dei criteri localizzativi i seguenti impianti ed operazioni di gestione dei rifiuti:

TIPOLOGIA IMPIANTO / OPERAZIONE

A) Compostaggio di rifiuti ligneo cellulosici, con capacità complessiva non superiore a 10 t/giorno;

B) Centri di raccolta anche se ricevono rifiuti pericolosi da raccolta differenziata degli urbani e degliassimilati (es. oli minerali, batterie esauste, neon…);

C)Attività di messa in riserva (R13) o deposito preliminare (D15) che siano relative a rifiuti nonpericolosi e che non comportino modifiche delle caratteristiche chimicofisiche dei rifiuti econseguentemente dei codici CER;

D) Attività di recupero energetico da biogas di discarica (R1)

E)Attività di selezione e cernita (R12) di rifiuti non pericolosi che riguarda sia gli impianti che effettuanouna selezione su determinate tipologie di rifiuto senza ottenere "materie prime seconde" sia quelliche effettuano la separazione del multi materiale;

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TIPOLOGIA IMPIANTO / OPERAZIONE

F) Attività di recupero morfologico-ambientale e di spandimento fanghi (R10);

G) Depuratori civili che possono ricevere rifiuti ai sensi dell’art. 110 c. 2 e 3 del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.in regime rispettivamente di autorizzazione o comunicazione;

H)

Attività di gestione rifiuti, riferite alle operazioni di recupero di cui all'allegato C parte IV del D. Lgs.152/2006, che siano esercitate in insediamenti produttivi esistenti compresi in aree destinate daglistrumenti urbanistici ad attività produttive, anche in seguito a specifici provvedimenti autorizzativi,limitatamente ad operazioni di recupero di rifiuti che non costituiscano '"attività prevalente" rispettoa quella già autorizzata o svolta presso l'insediamento alla data di approvazione del Piano;

I)

Interventi di adeguamento impiantistico, che prevedano eventualmente ampliamenti delle superficianche superiori al 30%, purchè confinanti con l'area di impianto che svolge attività di gestione rifiuti,già autorizzata alla data di approvazione del presente atto, qualora tale adeguamento garantisca ilmiglioramento delle prestazioni tecniche dell'impianto, relativamente alle operazioni di recupero,con conseguente miglioramento delle performance ambientali dello stesso rispetto alla situazioneattuale;

L)Campagne di attività di impianti mobili di smaltimento e recupero di cui al comma 15, art. 208 Dlgs152/06 e smi e connesse operazioni di R13 e D15 in aree contigue, fermo restando la durata nei limitidi quella della campagna;

M) rilevati, sottofondi e riempimenti (R5);

N) la preparazione per il riutilizzo di rifiuti non pericolosi, individuati dai decreti emanati ai sensi dell’art.180-bis, comma 2 del D. lgs 152/06;

O) impianti sperimentali ai sensi dell’art. 211 del D. lgs 152/06, con l’obbligo di dismissione completa altermine della validità dell’autorizzazione sperimentale

P)

Discariche per la messa in sicurezza permanente e gli impianti di trattamento dei rifiuti realizzatinell’area oggetto di bonifica e destinati esclusivamente alle operazioni di bonifica dei relativi siticontaminati, approvati ed autorizzati ai sensi delle procedure previste dal titolo V, parte VI, del d.lgs.152/2006, fermo restando l’obbligo di rimozione degli impianti di trattamento a bonifica conclusa;

Q)

Attività di recupero di rifiuti non pericolosi quali il recupero/rigenerazione di toner e cartucce distampa esauste e gli impianti di recupero per distillazione; tali categorie potranno essereulteriormente estese con specifico atto della Giunta Regionale anche successivo all’approvazione delpresente Piano Regionale

Non sono escluse dall'applicazione dei criteri localizzativi le attività di gestione rifiuti quando previste inimpianti esistenti non dedicati che siano utilizzati o convertiti, anche parzialmente, alla gestione rifiuti,ove questi costituiscano fonte principale di approvvigionamento di una linea produttiva aziendale dellastessa tipologia della attività già svolta e/o autorizzata

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Verifica degli impianti esistentiGli strumenti di pianificazione a livello di ATO, il futuro Piano d’Ambito, devono riportare la localizzazionedegli impianti esistenti e la verifica della funzionalità degli stessi, individuandone: l’effettiva operatività,l’idoneità strutturale/gestionale, nonché l’importanza strategica. La procedura di verifica delle struttureesistenti permette all’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione, di operare scelte in trasparenza,uniformi per tutti i siti e nel rispetto dei fabbisogni e delle strategie di Piano.

Nelle aree in cui è esclusa la localizzazione di impianti di recupero o smaltimento rifiuti, l’esercizio dellesuddette operazioni già autorizzate sarà consentito per la durata dell’autorizzazione stessa, valutandorinnovo anche a fronte di interventi di adeguamento, con riferimento alle migliori tecnologie, disponibiliper rendere compatibile l’impianto e/o minimizzare gli impatti generati dall’impianto rispetto ai suddetticriteri localizzativi, nei limiti della sostenibilità economica degli interventi richiesti, secondo il principio diproporzionalità fra le prescrizioni e la valutazione degli interessi coinvolti e preesistenti rispettoall'insorgere dei nuovi fattori ostativi; relativamente agli impianti di discarica le operazioni dismaltimento saranno consentite fino ad esaurimento delle volumetrie previste dal progetto approvato.

Definizione dei livelli di tutela.

La procedura localizzativa consta di due fasi sostanziali:

1. sulla base della definizione dei criteri dettati dalla Regione secondo quanto previsto dall’art.197,comma 1, lett. d) del Dlgs. n.152/2006, con il presente studio la Provincia di Macerata provvedead applicare detti criteri al fine di adempiere alla fase di macrolocalizzazione;

2. nella fase attuativa, sarà invece obbligatorio lo sviluppo della fase di microlocalizzazione cioè ladefinizione puntuale della zona che ospiterà lo specifico impianto.

Il presente documento in attuazione al punto 1) sopra citato recepisce i criteri localizzativi adottati, comerisultano specificati nel Piano Regionale al capitolo 12, che derivano dalle norme di tutela territoriale eambientale definite ai diversi livelli istituzionali.

Sulla base dei disposti normativi è stato possibile individuare diversi livelli di tutela da adottare sulterritorio provinciale:

1. i livelli di tutela integrale: si tratta di criteri ostativi alla nuova realizzazione di qualsiasi tipologia diimpianto di gestione rifiuti, così come individuati nella Tabella 12.4-1 del PRGR;

2. i livelli di tutela specifici: si tratta di criteri ostativi solo per alcune tipologie di impianto chepossono, invece, avere valore di attenzione (o comunque nessun valore di tutela) per altre tipologiedi impianto;

3. i livelli di penalizzazione: si tratta di criteri che non sono necessariamente ostativi allalocalizzazione ma che rappresentano motivo di cautela progettuale e/o ambientale e la cui

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sovrapposizione con altri livelli di attenzione potrebbe precludere la stessa localizzazionedell’impianto; questo livello di tutela risulta essere fondamentale nell’analisi comparativa di unarosa di più siti;

4. i livelli di opportunità localizzativa: la presenza di elementi di idoneità e opportunità costituisconocriterio di preferenzialità, nonché forniscono informazioni aggiuntive di natura logistico/economicafinalizzate ad una scelta strategica del sito; questo livello di tutela risulta essere fondamentalenell’analisi comparativa di una rosa di più siti.

Il livello di tutela integrale risulta univoco e deriva da specifiche indicazioni di legge, atte a preservare lanaturalità e l’integrità ambientale e fisica di specifiche porzioni di territorio ed ascrivibili alle seguenticategorie:

Uso del suolo Tutela della popolazione Tutela delle risorse idriche Tutela dei dissesti e calamità Tutela dell’ambiente naturale Tutela dei beni culturali e paesaggistici.

Il livello di penalizzazione può avere diversi gradi di magnitudo in funzione delle disposizioni normativedalle quali il vincolo deriva e dalle implicazioni che queste determinano. In base a quanto previsto dalPiano Regionale la magnitudo del livello di penalizzazione è suddivisibile in tre classi in funzione di trediversi indicatori:

“di attenzione”: nel caso in cui l’inserimento di accorgimenti tecnico progettuali permette diraggiungere la compatibilità ambientale richiesta dal vincolo; inoltre, in assenza di una normativaspecifica che caratterizzi il vincolo non esiste un procedimento amministrativo che può determinarela non idoneità del sito ad accogliere l’intervento; si tratta, pertanto, di vincoli, che purdeterminando fattori di cautela in relazione alla presenza di elementi di attenzione ambientale, sonosuperabili tramite adeguati accorgimenti progettuali che potranno essere anche prescritti in faseautorizzativa;

“limitante” quando il vincolo è rappresentato da una norma per la quale è prevista una proceduraspecifica per verificare la compatibilità dell’intervento in relazione al vincolo stesso; in questo caso èpossibile che si determini la non idoneità del sito ad accogliere l’intervento nel momento in cui,nell’ambito di un procedimento autorizzativo, non si consegua la possibilità di ottenere uno svincolo;

“potenzialmente escludente” nel caso di fattori localizzativi che devono necessariamente essereverificati alla scala di dettaglio; in tal caso per la natura stessa del vincolo e/o per una possibilemancanza di livello informativo alla scala regionale/provinciale, tale tipologia di fattore potrebbeassumere valore escludente solo a determinate condizioni; cioè il vincolo potrebbe assumere in fasedi analisi di dettaglio valore di tutela integrale e, quindi, potrebbero verificarsi le condizioni dipreclusione del territorio oggetto di analisi alla localizzazione dell’impianto.

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Anche in questo caso il livello di penalizzazione risulta ascrivibile alle seguenti categorie:

Uso del suolo Tutela della popolazione Tutela delle risorse idriche Tutela dei dissesti e calamità Tutela dell’ambiente naturale Tutela dei beni culturali e paesaggistici.

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Metodologia dell'elaborazione adottata dalla Provincia di Macerata

Sulla base delle specifiche di cui sopra la Provincia di Macerata ha redatto le diverse tematiche definitenei piani sovraordinati integrandole con il piano territoriale di coordinamento provinciale (PTC)approvato definitivamente con delibera di Consiglio n.75 in data 11/12/2001

Con tale sistema metodologico sono state definite:

• la cartografia (scala 1:100.000) delle macroaree non idonee alla localizzazione di tutte letipologie di impianti;

• le modalità di applicazione dei criteri che dovranno portare, a cura dei soggetti attuatori,all’individuazione delle aree idonee (fase di microlocalizzazione).

Le cartografie redatte rappresentano il risultato della fase di macrolocalizzazione degli impianti di gestione rifiuti, così come definita al paragrafo 12.3 del Piano Regionale. Sono stati cartografati solo i fattori associati alla fase di applicazione macro (Tab. par 12.9 P.R.G.R.)

Esse sono state realizzate tramite l’uso di un software G.I.S. (geographic information system) opensource, che ha permesso l’elaborazione georeferenziata dei dati territoriali.

L’acquisizione dei dati, relativi agli ambiti cartografati, è avvenuta con:

consultazione ed utilizzo banca dati S.I.U.T (sistema informativo urbanistico territoriale della Provinciadi Macerata)

consultazione ed utilizzo banca dati SI.PRO.CI. (sistema di protezione civile della Provincia diMacerata);

digitalizzazione degli elementi disponibili solo su supporto cartaceo; reperimento dati dai siti cartografici della Regione Marche e del Ministero dell’Ambiente.

La base per la rappresentazione cartografica è la carta topografica IGM in scala 1:100.000. Per quantoriguarda i perimetri degli ambiti cartografati é necessario puntualizzare quanto segue:

essi derivano da digitalizzazioni effettuate in momenti diversi ed a scale diverse, su basi comprese fra1:100.000, 1:25.000 e 10.000;

i dati digitalizzati sono stati verificati a campione; i perimetri degli ambiti di tutela dei corsi d’acqua, ai sensi dell’art. 142 comma 1 lettera c del D.Lgs.

42/04, sono stati individuati utilizzando come riferimento l’asse del fiume; le fasce di rispetto, dei perimetri degli ambiti di Rete Natura 2000, sono state digitalizzate con un

grado di approssimazione riferito alla scala 1:100.000.

Pertanto per le scelte localizzative hanno valore i documenti di natura ufficiale e/o le verifiche a scala diprogetto.

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La stampa e la relativa visualizzazione delle cartografie risulta ragionevolmente attendibile solo alla scaladi rappresentazione 1:100.000.

Sulla base dei criteri localizzativi definiti dal Piano Regionale Gestione dei rifiuti, integrati con quelliderivanti dal PTC, si è scelto di rappresentare il territorio provinciale con tre tematismi: aree non idonee,aree potenzialmente non idonee, aree potenzialmente idonee; ciò ha permesso di produrre le trecartografie principali, che individuano:

1) le aree non idonee, le aree potenzialmente non idonee e le aree potenzialmente idonee per lamacrolocalizzazione degli impianti di gestione rifiuti di categoria A.

2) le aree non idonee, le aree potenzialmente non idonee e le aree potenzialmente idonee per lamacrolocalizzazione degli impianti di gestione rifiuti di categoria B.

3) le aree non idonee, le aree potenzialmente non idonee e le aree potenzialmente idonee per lamacrolocalizzazione degli impianti di gestione rifiuti delle categorie C, D, E.

Le porzioni di territorio cartografate come aree non idonee possono derivare dalla sovrapposizione di piùfattori escludenti.

Le porzioni di territorio cartografate come aree potenzialmente non idonee derivano da più fattori(ambiti di tutela) aventi livelli di penalizzazioni a diversi gradi di magnitudo e contenuti di tutela diversi;in alcuni casi tali fattori risultano sovrapposti. Pertanto la compatibilità dei potenziali impianti andrànecessariamente verificata in fase progettuale.

Anche le porzioni di territorio cartografate come aree potenzialmente idonee andranno necessariamenteverificate in sede di progettazione degli impianti, attraverso l’applicazione dei criteri marco/micro emicrolocalizzazione riportati al capitolo 12 del Piano Regionale Gestione dei rifiuti.

I tematismi rappresentati in cartografia risultano:

Tematismo Livello

AREE NON IDONEE

AREE POTENZIALMENTE NON IDONEE

AREE POTENZIALMENTE IDONEE

Nelle tabelle seguenti si riportano, suddivisi per criteri escludenti e penalizzanti, i fattori applicati distintiper livello di prescrizione, gli elementi cartografati (ambiti di tutela), l’origine del dato e alcune noteindicative.

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TABELLA A – FATTORI ESCLUDENTI – TUTELA INTEGRALE FASE APPLICAZIONE MACRO

Fattore Elementi Origine del dato Note

Aree naturali protette

(D.Lgs. 42/04; l. 394/91; L. 157/92; L.R. 28 aprile 1994 N.15)

Aree naturali protette nazionali:• Parco Nazionale Monti Sibillini

Riserva naturale statale:• Abbadia di Fiastra• Montagna di Torricchio

Riserva naturale regionale:• Monte San Vicino e del Monte -

Canfaito

Oasi protezione faunistica:• Porto Potenza Picena;• Le Grazie;• Castreccioni;• Polverina; • San Vito Arcofiato;• Monte Fiatone;• Matelica-Gagliole.

Piano faunistico venatorio provinciale 2004-2009

Banca dati S.I.U.T .

Tutela integrale specifica solo per impianti A e B, penalizzante per C,D ed E

Rete Natura 2000

(Direttiva Habitat 92/43/CEE, Direttiva uccelli 79/409/CEE, DGR n.1709 del 30/06/1997 e smi)

Siti d’interesse ComunitarioZone di Protezione Speciale

Dato cartografico derivante dal Sito Cartografico del Ministero dell’Ambiente.

Beni paesaggistici

D.Lgs. 42/2004 art. 142 comma 1 lettere a,b,d,i

Art.36 NTA del P.P.A.R.

• Territori costieri• Distanza dai laghi• Altimetria• Zone umide P.P.A.R (il territorio

non è interessato da zone umide di cui al DPR 448/76)

Banca dati S.I.U.T .- SI.PRO.CI. (elaborazione laghi)Le zone umide “Colfiorito” e “Piani diMontelago” sono derivate dal PTC e quindi dalla banca dati SIUT, la zona umida “Valle Sant’Angelo” è stata digitalizzata dalla tavola 5 del P.P.A.R.

Si rileva l’indicazione ritenuta errata nel parag. 12.8 e a tabella parag. 12.9

P.P.A.R. (artt. 6 e 11 NTA del PPAR, tavv. 3 e 4)

• Aree GA di eccezionale valore del Sottosistema geologico-geomorfologico e idrogeologi-co del PPAR

• Aree BA emergenze botanico ve-getazionali del Sottosistema botanico vegetazionale del PPAR

Banca dati S.I.U.T

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TABELLA B – FATTORI DI PENALIZZAZIONE FASE APPLICAZIONE MACRO

Fattore/magnitudo Elementi Origine del dato Note

Aree naturali protette (D.Lgs. 42/04; l. 394/91; L. 157/92; L.R. 28 aprile 1994 N.15)

Magnitudo potenzialmente escludente

Aree naturali protette nazionali:- Parco Nazionale Monti Sibillini

Riserva naturale statale:- Abbadia di Fiastra- Montagna di Torricchio

Riserva naturale regionale:- Monte San Vicino e del Monte - Canfaito

Oasi protezione faunistica:- Porto Potenza Picena;- Le Grazie;- Castreccioni;- Polverina; - San Vito Arcofiato;- Monte Fiatone;- Matelica-Gagliole.

Piano faunistico venatorio provinciale 2004-2009

Banca dati S.I.U.T .

Fattore penalizzante per impianti C, D ed E, tutela integrale per A e B

Usi Civici D.Lgs. 42/2004 art. 142 comma 1, lettera h

Magnitudo potenzialmente escludente

Fattore non cartografabile alla scala provinciale

Dato informatico non disponibile, né cartografabile per questionidi scala.

P.P.A.R. (artt. 6 e 11 NTA del PPAR, tavv. 3 e 4)

Magnitudo potenzialmente escludente

- Aree GB di rilevante valore e GC di qualità diffusa del Sottosistema geologico-geomorfologico e idrogeologico del PPAR

- Aree BB e BC Sottosistema botanico vegetazionale del PPAR

Banca dati S.I.U.T .

Rete Natura 2000 (Direttiva Habitat 92/43/CEE, Di-rettiva uccelli 79/409/CEE, DGR n.1709 del 30/06/1997 e smi)

Magnitudo limitante

Fascia di 1000 m dal perimetro dei Siti d’interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale

Rielaborazione dato cartografico derivantedal Sito Cartografico del Ministero dell’Ambiente.

Beni paesaggistici

D.Lgs. 42/2004 art. 142 comma 1lettera c

D.Lgs. 42/2004 art. 136 comma 1, lettere c, d

Magnitudo limitante

Distanza dai corsi d’acqua

Complessi di immobili, bellezze panoramiche e punti di vista o belvedere lett. c) e d) del D.Lgs. 42/04dichiarati di notevole interesse pubblico

Rielaborazione dato derivato da da banca dati Genio Civile Regione Marche e da Banca dati S.I.U.T

I corsi d’acqua pubblici (R.D.L 1775/33) sono stati digitalizzati dalla Carta Genio Civile

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Fattore/magnitudo Elementi Origine del dato Note

Vulnerabilità della falda

Magnitudo di attenzione

Aree con falda idrica potenzialmente vulnerabile riferite al Piano di Tutela delle acque della Regione Marche

Il tematismo è stato cartografato sulla base delle caratteristiche di permeabilità dei litotipi individuati nella cartografie geologiche del PTC.

Tutela della qualità dell’aria

D.A.C.R. 143/2010

Magnitudo di attenzione

Territorio dei Comuni ricompresi in zona A:

• Porto Recanati• Potenza Picena• Civitanova Marche• Recanati• Macerata• Montecosaro• Morrovalle• Corridonia• Monte San Giusto• Pollenza• Tolentino• Matelica

Dato derivato dalla Banca Dati SIUT

Sono stati cartografati i comuni ricompresi nella zone di risanamento (zona A) in cui livelli di uno o piùinquinanti eccedono il valore limite. Non è stato cartografato il tematismo Zone B di mantenimento in quanto interessa tutto i resto del territorio provinciale e non produce quindi differenziazioni.Fattore penalizzante solo per impianti del gruppo B

Comuni a rischio sismico

O.P.C.M. 3274/2003 e DGR 1046/2003 e DGR 136/2004

Magnitudo di attenzione

Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti individua come fattore a magnitudo di attenzione i territori deicomuni classificati sismici (D.G.R. 1046/2003 e DGR 136/2004), indicando l’applicazione delle norme per le costruzioni in zone sismiche.

Si rileva che tale tematismo non produce differenzazionisul territorio provinciale, pertanto non è stato riportato in cartografia

Piano territoriale di Coordinamento

Magnitudo potenzialmente escludente

Aree di tutela:• confluenze fluviali;• varchi fluviali;• emergenze geomorfologiche;• affacci collinari costieri;• Varchi Marini;• boschi residui;• arbusteti;

Dato derivato dalla Banca Dati SIUT

Gli ambiti di tutela integrale del P.T.C. sono stati assunti come criteri di penalizzazione a magnitudo potenzialmente escludente in quanto potenzialmente modificabili con le modalità di cui agli artt. 5.4 e 5.6 delle NTA del PTC. e sono stati cartografati i seguenti ambiti:

➢ confluenze fluviali;➢ varchi fluviali; ➢ varchi marini;➢ emergenze geomorfologiche;➢ affacci collinari costieri;

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➢ boschi residui;➢ arbusteti.

Tali ambiti sono da ritenersi provvisori in quanto la delimitazione definitiva compete agli strumentiurbanistici generali (PRG).

Si fa presente che per quanto riguarda le aree di confluenza fluviale, di cui all’art. 23.11 delle NTA delPTC, sono stati riportati in carta solo i perimetri delle “principali aree di confluenza fluvialecartografate” (tavv. EN3a ed EN4); non sono stati riportati in cartografia i perimetri delle aree diconfluenza fluviale di cui all’art. 7.1.16 delle NTA del PTC (1.000 m dal punto di intersezione delle astefluviali di prima o seconda classe), in quanto la rappresentazione del dato elaborato è risultata di difficilelettura alla scala di rappresentazione scelta.

In maniera analoga per gli ambiti di tutela derivanti dal PPAR, è necessario puntualizzare che sono staticartografati i perimetri provvisori, anche la loro la delimitazione definitiva compete agli strumentiurbanistici generali (PRG).

Pertanto in fase di microlocalizzazine degli impianti ci si dovrà rapportare con gli ambiti definitivi di tutelacartografati dai PRG adeguati al PPAR e/o al PTC.

Appare evidente che in base alle indicazioni del Piano Regionale dei Rifiuti, come recepite dalla Provincia,nel caso di nuove proposte di localizzazione, o modifica di impianti esistenti, dovranno essere sviluppate,sulla base della procedura prevista nel Piano Regionale stesso, altre attività in capo a diversi soggettiattuatori in relazione alla specifica competenza.

Si evidenzia inoltre che dovranno essere adeguatamente analizzati e sviluppati a livello di studio dimaggiore dettaglio (derivante dalla microlocalizzazione) anche gli aspetti inerenti i livelli di opportunitàlocalizzativa definiti come aspetti strategico funzionali aventi caratteristiche di preferenzialità e/oopportunità per l'insediamento degli impianti (vedi paragrafo 12.8.4 del Piano Regionale).

Tabella relativa ai Livelli di Opportunità localizzativa

Aree destinate ad insediamenti produttivi1 ed aree miste2

Rientrano in questa categoria le aree artigianali e industriali già esistenti o previstedalla pianificazione territoriale, e le aree in cui già si svolgono attività di recupero e/o di smaltimento rifiuti. Inoltre, l’individuazione nell’ambito dello strumento urbanistico comunale di un’area destinata a servizi tecnologici implica che siano già riconosciuti determinati requisiti di carattere territoriale

Nello specifico questo rappresenta uncriterio di priorità localizzativa per gli impianti compresi nelle categorie B, D(ad esclusione degli impianti di trattamento e recupero inerti) ed E di Tabella 12.4-1, specificando che gli impianti compresi nella categoria E possono trovare opportunità localizzative sia nelle aree destinate

1 Sono le aree produttive in senso stretto cioè quelle parti di territorio destinate prevalentemente a nuovi insediamenti per impianti industriali oad essi assimilati e/o aree di completamento.2Le aree miste sono quelle parti di territorio nelle quali gli strumenti urbanistici comunali consentono la coesistenza di attività artigianali, industriali con destinazione residenziale, commerciale e direzionale.

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cui devono ottemperare anche le tipologie distrutture in oggetto.

ad insediamenti produttivi che nelle aree miste, mentre per gli impianti della categoria B la preferenzialità riguarda solo le aree destinate ai soli insediamenti produttivi. In queste aree, gli impianti compresi nelle categorie B,D,E possono trovare opportunità localizzative anche se industrie insalubri.

Dotazione di infrastrutture In fase di localizzazione, l’accessibilità del sito è un parametro importante da considerare così come la presenza di una buona infrastrutturazione tecnologica (acquedotto, fognatura etc.). A scala di maggior dettaglio è necessario identificare l’accessibilità del sito, le infrastrutture esistenti, loro dimensioni e capacità, le possibilità di percorsi alternativi per i mezzi che conferiscono i rifiuti. In sede di microlocalizzazione devono essere effettuati studi sulla viabilità locale e verificate le possibilità di accesso adottando le misure più opportune per minimizzare possibili interferenze e limitare i disagi.

Questo fattore rappresenta un criterio di priorità localizzativa per tutti gli impianti di Tabella 12.4-1.

Vicinanza alle aree di maggiore produzione dei rifiuti

Per motivi di economicità di gestione e di riduzione del carico inquinante globale sono da preferire le localizzazioni degli impianti in siti centrali rispetto al bacino di produzione dei rifiuti, sia che si tratti di rifiuti urbani che di rifiuti provenienti da attività produttive. Dinorma viene considerato come sito ottimale quello che minimizza la somma dei prodotti dei quantitativi trasportati per la distanza da percorrere, cioè in cui il valore della sommatoria dei chilometri per tonnellate di rifiuti prodotti è minimo. In fase di microlocalizzazione si identificano tipologie di rifiuti e siti baricentrici rispetto al bacino di produzione.

Questo fattore rappresenta un criterio di priorità localizzativa per tutti gli impianti di Tabella 12.4-1.

Impianti di smaltimento e trattamento rifiuti già esistenti (aree già interessate dalla presenza di impianti)

Le localizzazioni su aree già adibite allo smaltimento dei rifiuti o ad esse limitrofe rappresentano un’opportunità. Le aree, infatti, dovrebbero essere già dotate delle infrastrutture necessarie. La realizzazione degli interventi potrebbe consentire

Questo fattore rappresenta un criterio di priorità localizzativa per tutti gli impianti di Tabella 12.4-1.

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economie di scala e rappresentare l’occasione per adeguare tecnologicamente la struttura esistente riducendone gli impattinegativi e per potenziare i controlli ambientali.

Aree industriali dimesse e degradate da bonificare (D.M.16/5/89, Dlgs 152/06)

Aree degradate da bonificare, se rispondentiagli altri criteri di piano e se di dimensioni adeguate, possono rappresentare un’opportunità per la localizzazione degli impianti.

Questo fattore rappresenta un criterio di priorità localizzativa per tutti gli impianti di Tabella 12.4-1.

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Fattore di pressione e altre specifiche indicazioni per la localizzazione delle discariche.

Sulla base del criterio di risparmio di suolo, come enunciato nel Piano Regionale di Gestione Rifiuti siintende favorire, per nuovi impianti di gestione dei rifiuti, in primo luogo l’utilizzo di suolo già adibito ausi tecnologici e/o produttivi, preferendo cioè il riutilizzo e la riqualificazione di aree degradate e/odismesse sia per la localizzazione di impianti di recupero che di smaltimento dei rifiuti.

Nello specifico il PRGR ha introdotto uno specifico indicatore che, per quanto concerne la localizzazionedi nuove discariche per lo smaltimento dei rifiuti urbani e/o speciali oltre a proporre azioni che limitinolo smaltimento in discarica, ne eviti la proliferazione e la concentrazione sul territorio.

Tale fattore di pressione, da applicarsi in fase di attuazione del Piano Regionale qualora risultino previstenuove localizzazioni di impianti di discarica, può assumere tre dimensioni:

Fattore di Pressione comunale (FPc): è il rapporto della superficie di suolo occupato da discariche ela superficie di territorio comunale non urbanizzato;

Fattore di Pressione intercomunale (FPic): è il rapporto della superficie di suolo occupato dadiscariche e la superficie di territorio di più Comuni non urbanizzato;

Fattore di pressione provinciale (FPp): è il rapporto della superficie di suolo occupato da discariche ela superficie di territorio non urbanizzato di tutti i Comuni della Provincia. Il Fattore di pressione nelterritorio del Comune sede della discarica proposta non può essere incrementato in misura tale dasuperare il 70% del Fattore di Pressione del restante territorio della Provincia.

Nel calcolo della FPc, del FPic e del FPp vanno considerate fra le superfici quelle già occupate dadiscariche in esercizio di qualsiasi categoria (escluse discariche di inerti) o per le quali è ancora in corso lagestione post-mortem ai sensi del D.Lgs. 36/2003. Si considerano le superfici delle discariche per losmaltimento di rifiuti urbani e assimilati previste nei Piani Provinciali di Gestione Rifiuti (ovvero nei Pianid’Ambito) solo se è stato avviato il relativo procedimento di V.I.A. con un livello di progetto che neindichi l’estensione.”

Le superficie del territorio comunale non urbanizzato, cioè del territorio agricolo, va calcolata sulla basedei dati cartografici utilizzati per la stesura della cartografia allegata al PRG comunale vigente e alleeventuali varianti ancorché solo adottate.

Il Fattore di pressione nel territorio del Comune sede della discarica proposta non può essereincrementato dall’eventuale approvazione del nuovo Progetto (nuova discarica o ampliamento) in misuratale da superare il 70% del Fattore di Pressione del restante territorio della Provincia, tenendo conto delrapporto fra l’estensione dei territori sui quali i Fattori sono calcolati.

A tal fine, il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, prevede che venga applicata la seguente formula:

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Estensione territorio Comune Kmq FPc---------------------------------------------------- = 70% -------------

Estensione territorio provincia Kmq FPp

Il Fattore di pressione intercomunale non può essere incrementato dall’eventuale in misura tale dasuperare il 70% del Fattore di Pressione del restante territorio delle due Province interessate. A tal fineva applicata la seguente formula:

Estensione territorio Comune Kmq FPic----------------------------------------------------- = 70% -------------

Estensione territorio provincia Kmq FPp

Per quanto riguarda la situazione della Provincia di Macerata la gestione dei rifiuti urbani è affidata inhouse nell’ambito territoriale ottimale (ATO n. 3) al COSMARI S.r.l., Consorzio Obbligatorio SmaltimentoRifiuti, che ha come scopo primario la gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani, ivi compresa l’igieneurbana.

Il COSMARI Srl, di cui risultano soci tutti i 57 Comuni appartenenti alla Provincia di Macerata, dispone, inlocalità Piane Chienti del Comune di Tolentino, di un impianto tecnologico dedicato alle attività ditrattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilati prodotti nel bacino della Provincia diMacerata attraverso il trattamento meccanico dei rifiuti urbani, valorizzazione della raccoltadifferenziata, produzione di compost di qualità. Inoltre detto Consorzio assolve, direttamente oattraverso Società o Cooperative, alla raccolta dei rifiuti presso i centri ambientali (isole ecologiche), allaraccolta dell’indifferenziato e alla raccolta differenziata del sistema “porta a porta”.

Tale piattaforma integrata di trattamento e smaltimento rifiuti rientra nelle attività di cui al D.Lgs.152/2006 “Attuazione della Direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integratedell’inquinamento” e ricade nella seguente categoria:

- Codice IPPC: 5.3 (impianti per l’eliminazione dei rifiuti non pericolosi)

- Codice IPPC: 5.5 (Accumulo temporaneo di rifiuti pericolosi non contemplati al punto 5.4)

- Codice NOSE-P: 109.07 (trattamento fisico-chimico e biologico dei rifiuti – altri tipi di gestione dei rifiuti)

- Codice NACE: 90 (smaltimento ed eliminazione dei rifiuti).

Con la Determinazione del Dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Macerata n. 150/X del12/04/2016, con la quale è stato espresso giudizio positivo di compatibilità ambientale, è stata rinnovatal'AIA ed è stata inoltre rilasciata l’autorizzazione paesaggistica di cui all’art. 146 del D. Lgs. 42/2004.

L'impianto del COSMARI S.r.l. ha sede operativa e legale nel Comune di Tolentino, in località Piane di

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Chienti e ricade all’interno della Sezione n. 303130 “Abbadia di Fiastra” della Carta Tecnica Regionale edè stata realizzata oltre 25 anni fa ed è in funzione dal 1995. Negli anni, l’insediamento ha registrato unprogressivo e costante sviluppo come struttura specializzata nei servizi per cui è stato costituito,arrivando a divenire punto di snodo e riferimento della Provincia di Macerata per la gestione dei rifiutiurbani ed assimilati.

Si riporta di seguito l'individuazione dell'impianto sulla base ortofotocarta ed una individuazione sullarappresentazione planimetrica della Provincia di Macerata con individuati i limiti comunali.

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In appoggio all'impianto principale il COSMARI S.r.l. si occupa nel sito di località Fosso Mabiglia nelComune di Cingoli (MC), delle attività di smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilati prodotti nel bacinodella Provincia di Macerata attraverso la gestione del sito discarica per rifiuti non pericolosi.

Tale impianto risulta autorizzato con il rilascio dell’Autorizzazione Ambientale Integrata (AIA) di cui allaDeterminazione del Dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Macerata n. 246/X del 30/06/2016,con la quale è stata riesaminata l'AIA di cui alla Deliberazione di Giunta Provinciale n. 35 del 13/07/2011.

Il sito di discarica risulta attivo per una volumetria di rifiuti conferiti pari a 450.000 m3 complessivi nelrispetto dei profili topografici e del piano quotato previsti nel progetto o alternativamente per un tempodi conferimento massimo dei rifiuti in discarica pari a 7 anni e 4 mesi dall’inizio di tale attività gestionale.

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Oltre al sito di discarica sopra citato risultano presenti, nel territorio provinciale, altri due siti di discaricaper rifiuti non pericolosi ubicati nei Comuni di Tolentino e di Morrovalle che non risultano più attivi ai finidi conferimento ed abbancamento in invaso ma che ancora non risultano chiusi ai sensi dell'art. 12 delD.Lgs. 36/2003 e quindi non ricadono nel regime della gestione post operativa.

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Alla luce di quanto sopra si può riassumere la situazione in essere della Provincia di Macerata per lagestione dei rifiuti urbani come segue:

SITUAZIONE ATTUALE TRATTAMENTO RSU PROVINCIALI

COMUNE IMPIANTO GESTORE OPERATIVITÀ

TOLENTINOImpianto di

Selezione Loc.Piane Chienti

COSMARI Attivo per raccolta selezione e trattamento

CINGOLI Discarica Loc.Fosso Mabiglia COSMARI

In fase di gestione operativa sono in corso abbancamenti nell'invaso, deve essere realizzata la Fase II relativa ai due settori del lotto Ovest

TOLENTINO Discarica COSMARI

In fase di gestione operativacompletati abbancamenti in attesa della esecuzione capping di copertura finale

MORROVALLE Discarica MORROVALLE AMBIENTE

In fase di gestione operativacompletati abbancamentiin corso le opere di riprofilatura morfologica necessarie al capping di copertura finale

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