informare maggio 2014 | toni servillo: «la grande bellezza è napoli»

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La grande bellezza è NAPOLI. Dopo il grande successo del film Interpretato da Toni Servillo, diretto da Paolo Sorrentino, non resta che riscoprire le potenzialità di Napoli e della Campania in generale, territorio di arte e coltura ma soprattutto di immensa bellezza. Speciale elezioni 2014, i protagonisti si presentano. Intervista a Gaetano Bonelli e Rosaria Iazzetta. Speciale ambiente. O' scugnizzo Napoletano: Lorenzo Insigne esempio per chi sogna azzurro.

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Devo parlare (aggia parlà...)

Ho citato quasi totalmente l’ultimo pezzo di Rocco Hunt dall’ultimo suo lavoro “ ‘A verità “ anche perché rappresenta una logica continuità della prima pagina del mese precedente.Riassume perfettamente tutto ciò che avrei vo-luto dire e rappresenta appieno il pensiero dei ragazzi della nostra Associazione:

“...Questi bastardi non mi avranno, non tapperanno la mia bocca ! La mia parola contro la vostra coscienza sporca ! Fanculo a chi generalizza, al giornalista che strumentalizza la mia gente per fare notizia ! Sono sicuro che arriveranno giorni migliori, per te che stai soffrendo e non vedi il mondo a colori ! I traditori sono liberi lì fuori .. io spero che gli onesti, poi, saranno i vincitori ! Sono vicino a chi sta male perché ha perso mamma o padre ! Ai ragazzi chiusi in cella con la voglia di scappare! A chi si sente solo, ha il cuore che è un ghiacciolo, un giorno vivi e un giorno invece sei attaccato al suolo ! Non ho perso la speranza, anche se non è facile, stracciare queste pagine e colmare la voragine ! Lo Stato mi fa schifo ... premia gli evasori .I camorristi qui diventano assessori !

Vedo troppe cose storte ... Aggià parla ! Lo Stato che non ci risponde ... Aggià parla ! A nome dei disoccupati ... Aggià parla ! Hanno voluto darmi voce ... Aggia parlà ! Per ogni Cristo sulla croce ... Aggià parlà ! “

Il sogno mio e dei ragazzi dell’Associazione è svegliarci una mattina in una Campania nor-male, in particolare in quei paesi dove si andrà a votare dopo lo scioglimento per camorra...

Siamo convinti che il blocco della democrazia rappresentativa, soprattutto a causa di una leg-ge inadeguata per la mancanza di mezzi con-cessi ai commissari governativi e di pezzi dello Stato corrotti e deviati, sia la cosa peggiore che possa capitare ad un territorio... I sogni saranno realizzabili solo se “noi” cittadini avremo la capacità di imparare a votare…

Questa volta: NoN poSSiaMo SBagliare!

Michele caNtiello: il coraggio Di torNaretoNi Servillo: la graNDe Bellezza è Napoli

iNterviSta eScluSiva aD eNzo rivelliNi iNterviSta eScluSiva a piNo arlacchi

Sotto gli occhi Di tutti“regiNa viaruM” riceve il preMio caNgraNDeeccelleNze caMpaNe al viNitalYDa caSa BoNelli al MuSeo Di Napoli

il trapiaNto Di poSiDoNia oceaNica

iNterviSta a DoN erMaNNo D’oNofriouN “taMarro” all’uNiverSitàSpeciale elezioNi caStelvolturNo

caSal Di priNcipe: “DiaMo voce all’arte” coNvegNo cultura e legalitàcaStel volturNo DepurazioNe

BrigaNti 09: SiaMo gli ultrà Della cittàprogetto “fattorie DiDattiche”. gli eveNti haNNo fatto la StoriaiNterviSta eScluSiva a Margaret iaNuarioeStratto Dal liBro terroNi Di piNo aprile

SBoccia uNa roSa BiaNcaNaSce il teatro Socialeopera priMa Di rita villa“il gallo caNteriNo”:

Skate park a MoNDragoNe il priMo Del SuD italiaBici DaY 2014“pro loco volturNuM caStri MariS”clauDio fava a caStel volturNo tutela Dei Diritti per MalaSaNità

iNterviSta a re DiDikeNaN trioNfa iN SpagNaiNfiNito geNNYSi riacceNDoNo i MotoriNuovo Suv MerceDeS: gla

No alla teSSeraNapoli culla il Suo ScugNizzo

“uN Selfie coN aNDY Warhol”iNterviSta a piNo graMogliagiuStizia per tutti o giuStizia per ricchi ?iNterviSta a giacoMo D’ortal’aSSe fluviale capua-caStel volturNopolitica e Scuolala Salute NoN è uN Diritto Di tuttiatteNti a NoN iNveStire uN peDoNe!il caNe attoreorDiNaNza Della caSSazioNe triButaria

iNterviSte

Speciale europa

cultura eD eveNti

aMBieNteiNterviSte

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ShoWvrooM

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ruBriche

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Editoriale di tommaso Morlando

la pagina delle buone notizie

iN QueSto NuMero

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Si dichiara un semplice ricercatore in astronomia; in realtà l’astrofisico Michele Cantiello vanta una carriera brillante, il suo curriculum è da fare invidia, scorri e scorri e le esperienze si fanno di volta in volta più il-lustri, e poi ti vedi comparire cose come Washington State University, Johns Hopkins University di Balti-mora, Herzberg Institute of Astrophysics nella Brithish Columbia canadese, e poi una lunga lista di pubblica-zioni dei suoi lavori. Michele Cantiello è infatti cresciu-to a Casal di Principe, nel 2001 si laurea con 110/ 110 e lode alla facoltà di fisica della Federico II di Napoli . Nel 2004 consegue un dottorato di ricerca in fisica e all’età di 24 anni lascia Casal di Principe. Si sposa con una ragazza di Casal di Principe, hanno due bambine, e si stabilisce in Abruzzo, a Teramo, dove attualmente lavora come ricercatore a contratto presso l’INAF- Os-servatorio Astronomico. le tue esperienze di lavoro sia in america che in europa ti hanno portato a stabilirti all’estero con la tua famiglia per periodi più o meno lunghi oppure hai sempre vissuto in abruzzo assentandoti di volta in volta per viaggi di lavoro?Per lavoro mi sono sempre spostato da solo. A quei tempi, fra il 2003 ed il 2007. Nel 2003 sono stato negli USA per sei mesi, a Baltimora, poi fra il 2006-2007 sono stato un anno a Pullman nello stato di Wash-ington. Dal 2007 vivo stabilmente in Italia, in Abruzzo, dove lavoro presso l’INAF O.A. di Teramo.vieni spesso a casale?Tutte le volte che possiamo! In passato, prima del mat-rimonio, ero a casa praticamente tutti i fine settimana. Oggi, con la nascita delle nostre bimbe, torniamo a casa con una minore frequenza. Di cosa credi che abbiano bisogno questi territori come casal di principe, casapesenna, San cipri-ano, castel volturno?Una frase di Martin Luther King Jr. che meditavo in questi giorni, e che vorrei adottare come motto per questa mia esperienza elettorale e’ la seguente: “La storia dovrà registrare che la più grande tragedia di questi tempi di transizione sociale non è stato il clam-ore stridente dei violenti, ma lo spaventoso silenzio dei buoni”. Questi sono tempi di transizione sociale per le nostre terre. Non abbiamo bisogno di nient’altro che i buoni escano dal silenzio, che sono molti, molti di più che la “bad people”. In quanto a Castel Volturno per continuità geografica, e non solo, penso che assomigli molto ai tanti paesini dell’entroterra in termini di “svi-luppo” speculativo non finalizzato a preservare le pe-culiarità territoriali. Non sono un politologo, tantomeno un esperto dello sviluppo delle aree urbane, a titolo

meramente personale posso dire che il ricordo di Cas-tel Volturno, e di tutto il litorale, suscita in me le stesse emozioni di un luogo familiare, che custodisce i più cari ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza. Se pensiamo al nostro litorale e alle sue risorse, purtroppo per lo più inespresse, ci rendiamo conto che con noi la natura è stata benevola, allo stesso tempo tutti “noi” non siamo stati capaci di difendere quello che abbiamo gratuita-mente ricevuto. Con questo non voglio diluire le colpe di chi singolarmente si è reso protagonista di scempi su larga scala, ma la responsabilità del singolo serve solo per misurare la pena, mentre la responsabilità del “noi” serve per trovare soluzioni e voltare pagina.Le cose però possono sempre cambiare. Io credo nelle capacità e le potenzialità dei nostri territori, e cre-do che Castel Volturno abbia tutti i numeri per ripartire.Questa sfida elettorale di Casal di Principe è la tua prima esperienza politica o hai svolto già in pas-sato, anche altrove, impegni del genere?Se per esperienza politica si intende una candidatura, allora no, questa è la mia prima esperienza in assoluto. Interesse e passione per la politica, intesa nel senso più ampio di “quello che interessa la città e la soci-età”, in questo sono impegnato da adolescente. Una bella esperienza, costruita insieme a Rino Di Bona e tanti altri, che mi avvicinò alla conoscenza della pratica gandhiana della non-violenza, è stata l’associazione “Input” fra il 1998 e il 2000. Sei nato a casal di principe, poi gli studi ti hanno portato a fare esperienze significative all’estero. hai fatto esattamente quello che oggi molti ragazzi sperano di fare: studiare e prospettare una carri-era all’estero. Molti studenti universitari sognano di andare via da questi territori in cui non vedono opportunità; e invece tu hai dimostrato l’esatto op-posto; hai dimostrato che addirittura anche da lon-tano si può sempre continuare a pensare e difen-dere il proprio paese di origine. cosa dici ai giovani che vogliono lasciare questi paesi?Non mi sento di dare lezioni a nessuno. So’ di Astro-nomia, peraltro solo dei settori scientifici di cui mi oc-cupo! Quello che posso dire, è quello che dico spesso a me stesso e a qualche intimo amico. Primo, con un po’ di sacrificio, e senza scappatoie, tutto si può fare (questo purtroppo vale nel fare del bene, come anche nel fare del male). credi che valga la pena credere che anche qui pos-sano nascere delle opportunità?Per me vale sempre la pena di credere di poter parteci-pare a migliorare lo status quo. “Libertà è partecipazi-one” cantava Gaber, no?Da questo punto di vista sono

un’ottimista, nonostante i tanti “Ma chi te lo fa fare?”. tante volte si parla di “coraggio di restare”. Ma tu forse hai fatto ancora di più: sei tornato. Si può par-lare, nel tuo caso, di “coraggio di tornare”?La verità è che io non me ne sono mai andato. Oltre al fatto di tornare fisicamente a Casale con una certa frequenza, non mi sono mai sentito staccato dalle terre e persone che amo. La scelta di partecipare alle elezioni è stata una decisione improvvisa oppure ci stavi pensando già da qualche tempo? conoscevi già renato Natale? Quel è il tuo rapporto con lui?Il fatto che a chiedermi di candidarmi sia stato lui ha avuto un peso notevole sulla mia decisione. Racconto un evento recentemente accaduto. La settimana di Pasqua, ero a Casale e chiamai Renato per chieder-gli di incontrarci quella sera. Intanto, in zona si stava tenendo qualche comizio elettorale con tanto di buffet e musica. Come è ovvio, ad un mese dalle elezioni, c’è tutta la frenesia delle candidature, del maggior numero di liste da presentare, nella ricerca anche dell’ultimo voto. E lui sai cosa mi disse? “Michi stasera non pos-so, sto alla Jerry Essan Masslo, a fare il mio turno di volontariato”. Che dire? Io penso che un uomo così non possa che fare il bene del suo paese.hai detto che senti un forte senso di appartenenza a questi terre. Mentre eri all’estero cosa pensavi quando sentivi parlare solo di “gomorra”? Ignoranza, intesa nel senso più nobile del termine. L’ignoranza crea pregiudizi, come è naturale che sia. Purtroppo chi ha letto “Gomorra” ha conosciuto solo un lato della medaglia, quello sporco. Ma la medaglia, per fortuna, ha sempre due lati, ed io ne ho conosciuto anche il lato pulito!

Michele caNtiello: il coraggio Di torNareUn astrofisico candidato alle elezioni comunali di Casal di Principe: “ Non ho mai smesso di vedere il lato pulito del mio paese”

di Filomena Diana

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Un astrofisico candidato alle elezioni comunali di Casal di Principe: “ Non ho mai smesso di vedere il lato pulito del mio paese”

Grande bellezza. Immensa, straordinaria, ad honorem. La dizione e la retorica del Maestro toni Servillo in-canta il Maschio Angioino nel giorno del suo conferi-mento della cittadinanza onoraria di Napoli. Talentu-oso, mondiale, da Oscar. È l’emotività che fa il vero attore ma è la riconoscenza che fa grande l’uomo. Ser-villo ringrazia Napoli e i napoletani, il nutrimento suo e di tutti quelli che sono e restano per sempre attaccati a questa terra con la testa e con il cuore. Napoli è con-traddizione ma riesce a sfamare le esigenze emozi-onali d’ogni suo cittadino. Ciò si evince anche dalle parole del Sindaco luigi de Magistris che si rivolge al Maestro, pregandogli di “raccontare, come fai attra-verso il teatro, Napoli nella sua complessità, nella sua profondità, fuori da quei cliché pizza, mandolino o solo superficie”, di “esserci sempre vicino, con uno spirito libero e costruttivo, di pungolarci sempre, di spronare, di non farci mai addormentare, di farci pensare che possiamo sempre emanciparci se riscopriamo un sen-so di orgoglio e appartenenza alla nostra comunità”, di “aiutarci in quel conflitto che noi spesso abbiamo, tra la frustrazione e l’umiliazione, tra l’orgoglio e la pas-sione, di far crescere sempre di più la bilancia verso l’orgoglio di essere partenopei, napoletani”. Napoli è eterna, immortale. Servillo è emozionato, felice. Non intende lasciare questo territorio e lancia un messag-gio ai giovani che hanno voglia di avventurarsi nel suo mestiere: “Voglio parlarvi dell’avventura di un cuore. Io ho cominciato a frequentare questa città quando ero un ragazzino, in un’età in cui l’anima fa un grande sfor-zo per realizzare un destino individuale. L’affermazione dello stesso è forse la cosa che ci produce la più pro-fonda sofferenza nell’età adolescenziale. Questa sof-ferenza –continua Servillo- genera una mancanza che ho riempito con due cose, che alla fine sono uguali: il teatro e Napoli. In quel momento ho capito quanto sia importante l’empatia perché empatia significa ricon-oscersi nell’altro e questa è la base profonda, morale di qualsiasi atteggiamento sano, forte, teatrale. Ed io mi sono riconosciuto in Napoli e nel teatro”. Insomma, Toni Servillo rappresenta il simbolo dello sviluppo e

della speranza di una città che ha avviato il suo pro-cesso di crescita già da tempo e, come il Sindaco De Magistris racconta a noi di Informare, “la rinascita è già ripartita. Lui ci dà una grandissima forza e fa compren-dere che la strada che abbiamo preso è quella giusta. Quindi, oggi abbiamo una marcia in più con questa cittadinanza onoraria”. Lo stesso Servillo ci conferma quanto di buono si stia già facendo in e per questa città: “Noi lavoriamo da molto tempo e raccogliamo quello che abbiamo seminato. Rinascere o nascere sono slogan un po’ ambigui ed ognuno ha l’occasione di dimostrare il proprio valore”. Tanto onore.Dopo l’Oscar, si sarà sicuramente parlato di Napoli in America ma cosa gli americani dicono di questa città: terra dei fuochi o, metaforicamente, terra del sole, intendendo le grandi bellezze che Napoli possiede e conserva? Il Sindaco ci risponde così: “Napoli è con-

trasto, complessità; è sia miseria che nobiltà, è terra dei fuochi e terra d’ammore, passione, energia, ma noi stiamo cercando di far prevalere il sole, le cose posi-tive, le grandi bellezze perché con la bellezza si salverà Napoli”.Il teatro appartiene alla storia e alla cultura di questa città. È una tradizione artistica che vanta personaggi mascherati come Pulcinella fino alla straordinaria per-sonalità di Totò, passando dai sacrifici e dalla poetica teatralità di Eduardo De Filippo fino ad arrivare, oggi, alle grandi capacità interpretative di Toni Servillo. La città s’inorgoglisce. Il maestro Servillo rispecchia se stesso in quel mondo teatrale della drammaturgia proprio attraverso i classici come Eduardo e Viviani, poi nei contemporanei come giuseppe Montesano, Maurizio Di giovanni, enzo Moscato e Mimmo Bor-relli. Con una composizione poetica, Servillo incanta il pubblico del Maschio Angioino con dei pezzi di po-esia di Moscato e Borrelli. Lo ascoltano tutti in silen-zio mentre il Maestro decanta questa lingua di terra per i sogni che essa nasconde e le contraddizioni che presenta. Il lato oscuro e quello ammirevole. In fondo, Napoli è così: è na carta sporca ma allo stesso tempo è di mille culure.

fabio corsaro

la graNDe Bellezza? Napoli

È l’emotività che fa il vero attore ma è la riconoscenza che fa grande l’uomo. Servillo ringrazia Napoli e i napoletani foto di gennaro ciambriello

Speciale

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coNServazioNe e geStioNe Della Naturalità Negli ecoSiSteMi MariNo-coStieri. il trapiaNto Delle praterie Di poSiDoNia oceaNica.

può spiegare ai nostri lettori, in particolare giovani, in un momento storico tanto critico per la credibilità della politica, perché dovreb-bero andare a votare per quest’europa tanto distante e molto matrigna verso l’italia ed in particolare verso il sud ?

“Le elezioni del prossimo 25 maggio sono molto importanti: chi si astiene sceglie preventivamente di non partecipare ad un processo decisionale e così non fa che mettere il suo destino nelle mani di altri. Partecipando invece attivamente al voto si contribuisce a designare la nuova classe po-litica europea. Questa nuova classe politica nel prossimo quinquennio deciderà le sorti dell’Ue e dell’Italia. Non a caso il mio slogan è “Più Sud in Europa, più Europa nel Sud”: avvicinandoci all’Ue possiamo contribuire a cambiarla e miglio-rarla. Scegliere di non votare equivale solo ad una inutile ritirata.”

ritiene che l’emergenza ambientale esistente in molte zone della campania e maggior-mente nell’area giuglianese, agro aversana possa essere d’interesse europeo per reper-ire quei fondi (decine di miliardi di euro) nec-essari alle bonifiche, visto che i rifiuti speciali sono giunti anche dal resto d’europa?

Ritengo che sia di assoluto interesse europeo. Nei mesi scorsi ho ripetutamente sollevato all’Ue la questione “Terra dei Fuochi” e propos-to soluzioni. Tra queste ovviamente ci sono le bonifiche, rispetto alle quali i fondi comunitari possono essere una grande occasione. In una specifica interrogazione alla Commissione Euro-pea richiamai l’attenzione proprio sul fatto che gli sversamenti illeciti e nocivi, che hanno tras-formato la Campania in pattumiera d’Europa, aveva visto protagoniste aziende del Nord Italia e dell’Europa. Dunque ora c’è bisogno del contrib-uto di tutta la Comunità europea per bonificare le nostre bellissime terre.

lei da politico, con un antica militanza di destra sociale, conosciuto come persona schietta e diretta, può dire ai tanti giovani campani senza lavoro (perché molte aziende locali chiudono e vanno via, andando ad in-vestire in altri paesi della stessa comunità europea e magari anche con fondi nostri), e senza nemmeno prospettive a medio ter-mine, con l’attuale legislazione europea sia politica sia economica, quale “speranza”, che non siano fumose chiacchiere elettorali, possono avere?

Da tempo a Bruxelles son promotore dell’idea di dar vita ad uno Statuto europeo dei lavoratori: la concorrenza sul mercato del lavoro assume sempre più connotati europei. In Italia le aziende chiudono, specialmente al Sud, per aprire sedi de-localizzate non in Cina o in India, ma in Ue. E’ quindi necessario promuovere e far approvare uno Statuto di standard comuni (uguale sicurez-za sul lavoro, uguale cuneo fiscale sul lavoro, uguale peso burocratico fiscale, ecc. natural-mente nei limiti delle Direttive Ue) contro la scor-retta concorrenza tra Stati e aziende europee.inoltre occorre chiedere alle Istituzioni Europee di emanare una direttiva, nei limiti delle autono-mie dei singoli Stati, per modificare i contratti alle Aziende titolari di concessioni o contributi pub-blici. Nel caso di una diminuzione di manodop-era, dovuta a investimenti in nuove tecnologie, occorre rivedere l’importo della concessione o contributo. Per fare un esempio: nel caso di una concessione sulla rete autostradale, se l’Azienda licenzia gli esattori del pedaggio sostituendoli con i telepass, occorre modificare l’importo della concessione perché non è giusto che le spese sociali dei lavoratori (cassa integrazione, ecc.) siano a carico di tutti i cittadini-contribuenti.

Intervista esclusiva ad Enzo Rivellini

la lega pro aNiMalecoN la Dott.SSa Dorothea friz

La Lega pro animale si occupa principalmente della sterilizzazione di cani e gatti sul territorio per cercare di limitare il fenomeno del randag-ismo e la proliferazione di malattie ad esso colle-gate. Il centro, sito a v. Mario Tommaso di Castel Volturno, dispone di personale qualificato e di attrezzature adeguate a sopperire a qualunque tipo di esigenza nel settore veterinario.La fautrice di questo progetto è la dott.ssa Doro-thea Friz, che nel lontano ’83 si trasferì in Italia e decise di cominciare la propria crociata contro il randagismo. Sin dal suo arrivo in Italia la dott.ssa si è impegnata nella lotta al randagismo offrendo il servizio di sterilizzazione gratuita alla comunità. La dott.ssa Friz è stata pioniera nella diffusione di concetti come sterilizzazione e, soprattutto, eutanasia. Una delle prime anomalie che notò qui in Italia era la tendenza che avevano i vet-erinari del posto a provare a mantenere in vita animali che avevano un quadro clinico compro-messo al punto che abbatterli sarebbe stata la scelta più giusta. Nel 2001 la dott.ssa Friz fonda la Fondazione mondo animale con lo scopo di fare il possibile per diffondere il concetto di ris-petto verso gli animali. Noi di Informare siamo stati alla lega pro animale per parlare diretta-mente con la dott.ssa Friz dei progetti in atto e in via di sviluppo. La dott.ssa ci ha parlato di alcune delle ultime iniziative della fondazione. Tra cui un progetto che vede coinvolte, attraverso una corrispondenza epistolare, tutte le scuole della regione Campania. L’obiettivo è quello di sen-sibilizzare i ragazzini delle scuole medie verso il tema della convivenza con gli animali, sperando che dall’entusiasmo dei ragazzini possa partire un fenomeno “a macchia d’olio” che possa coin-volgere anche il resto della comunità. Un altro in-teressante progetto attuato dalla Fondazione è il progetto SPAY DAYS. Questo progetto consiste nell’organizzazione di giornate in cui la fondazi-one si impegna nella sterilizzazione gratuita dei gatti randagi, ovviamente, sempre con l’obiettivo primario di combattere il randagismo. “Noi vogli-amo che ogni cane e ogni gatto di questo paese abbia una famiglia”

Speciale europa

di francesco paparo

di tommaso Morlando

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«La responsabilità per inquinamento da rifiuti tos-sici è anche europea perché a essere versate sui territori oggi gravemente danneggiati sono state sostanze provenienti da tutta Europa. È quindi giusto che l’Europa finanzi un piano di bonifica e messa in sicurezza della Terra dei fuochi. I fondi europei possono rendere più completo, e artico-lare in un lungo periodo, il piano già concepito dal Governo italiano».

pino arlacchi, eurodeputato Pd, ex Vice-se-gretario generale ONU, tra i massimi esperti di sicurezza internazionale, in questi cinque anni ha dedicato larga parte della sua attività parla-mentare a conoscere da vicino le realtà del Mez-zogiorno.

professor arlacchi, in questi anni ha invitato a Bruxelles molti amministratori del Sud. Quali sono state le problematiche presentate?

«Molti sono stati i sindaci e gli imprenditori della Terra dei fuochi che ci hanno illustrato come ogni giorno devono fare i conti non solo con l’emergenza sanitaria, ma anche con la grave crisi del settore agroalimentare. Vorrebbero fare di più per la loro comunità, ma hanno bisogno di essere aiutati, supportati per tradurre in realtà i loro progetti. Spesso le loro idee sono bloccate per colpa della burocrazia. La loro richiesta è avere un filo diretto con l’Europa»

lei ha più volte proposto che i fondi europei vengano gestiti direttamente dai comuni, by-passando le regioni.

«I fondi europei sono una grandissima risorsa, potrebbero risollevare non solo il Mezzogiorno, ma anche il PIL italiano. Esistono comuni che hanno ideato progetti straordinari, dimostrando nei fatti, con le proprie forze, ma anche con un efficace utilizzo dei finanziamenti pubblici, come sia possibile costruire un futuro per il loro ter-ritorio. Penso che la soluzione migliore possa essere affidare la gestione ad associazioni di co-muni che intercettino direttamente i fondi euro-pei, sempre dietro una necessaria verifica della qualità dei progetti e con tutte le garanzie che occorrono perché l’iter si svolga secondo para-metri corretti. Sono i cittadini a pagare per primi se i fondi europei non vengono spesi o se sono spesi male».

Professor Arlacchi, l’immagine del Sud è an-cora troppo spesso legata all’idea di malaffa-re e criminalità. ancora troppi luoghi comuni?

«Il Sud non è soltanto criminalità e spesso la disinformazione può contribuire ad alimentare un’immagine distorta. Nel Mezzogiorno ci sono molte eccellenze, tanti amministratori onesti e capaci che ogni giorno, mettendo da parte ogni forma di vittimismo an-tistatale e di retorica campanilistica, mostrano nei fatti quanto la progettualità politica, la crea-tività intellettuale si possano tradurre in forme di buon governo. Sono esempi trainanti che devo-no contagiare quella fetta di Sud rimasta più in-dietro».

cosa si può fare per combattere la criminal-ità?

«Intanto, far sì che questi esempi virtuosi non restino sconosciuti agli stessi cittadini del Sud che spesso non ne sono neanche a conoscenza. Mettere quindi in campo tutte le forze migliori per elaborare programmi mirati per l’aumento dell’occupazione e dell’associazionismo giova-nile».

a poche settimane dal rinnovo del parlamen-to europeo, che modello di europa si augura.

«L’Unione europea deve evolversi. Dobbiamo cambiare la costruzione europea con l’obiettivo

L’Europa chE vErràIntervista esclusiva all’Europarlamentare Pino Arlacchi

di una maggiore uguaglianza dei cittadini. Dob-biamo creare un’Europa più solidale, più demo-cratica. Parliamo del continente più ricco del mondo, più degli Stati Uniti. L’Europa è la più grande concentrazione di democrazia, economia e prosperità del pianeta. Occorre creare e rafforzare una rete di protezi-one per i poveri e gli svantaggiati. In questo, pur-troppo, l’Italia è rimasta indietro. In tutti i paesi europei c’è una rete di protezione forte per pov-eri e svantaggiati. Facciamo in modo che questa ricchezza e questa prosperità siano condivise da tutti. Dobbiamo costruire un’Europa in cui i di-ritti umani, il diritto al lavoro (soprattutto quello giovanile), e alla dignità vengano rispettati. È un obiettivo fattibile, ci sono tutte le premesse per poterlo raggiungere».

ringrazio per la disponibilità il professore ar-lacchi, uno tra i più attivi tra i parlamentari europei.

tommaso Morlando

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rosaria iazzetta.Classe ‘77, finisce gli studi in Decorazione all’accademia di Belle arti di Napoli e con-segue un Master in Scultura alla Tokyo National University of Art and Music in Giappone, dopo la selezione nel 2002 come artista borsista dal Governo Giapponese e dal Ministero degli Affari Esteri italiano.Il Giappone fa consolidare nell’artista la deter-minazione estetica delle forme tridimensionali, come lo dimostrano le sue frequenti personali alla Soh Gallery di tokyo dal 2003 fino ad oggi, l’evento alla B&D Gallery di Milano del 2003, la selezione al premio Razzano del 2006, la mostra al Takashi Setsuro Museum del 2004, la presen-za alla Art Faire di Tokyo nel 2005 o la personale del 2011 alla Galleria Arti Visive di franco ric-cardo, Napoli.Ma i suoi frequenti viaggi tra oriente e occidente le permettono di sperimentare la fotografia come completamento estetico alla forma tridi-mensionale.Si veda, la selezione allo Spread in Prato del 2004 di pierluigi tazzi, la selezione alla Bien-nale dei Giovani artisti del Mediterraneo del 2006 di gigiotto Del vecchio, o la Biennale di Malindi del 2010 di achille Bonito oliva.In attivo vari site-specific di entità sociale in quartieri e province della Campania (Parole dal Cemento, Le porte chiuse alla Camorra, P.NP. progresso non Pubblicità) e la pubblicazione del 2011 dal titolo: La Mala Tolleranza, edito da Ul-isse e Calipso Edizioni Mediterranee.Dal 2010, docente di Scultura all’accademia di Belle arti di catanzaro

la Stampa: “Rosaria Iazzetta racconta l’arte «Sotto gli Occhi di Tutti» che è il titolo del pro-getto inedito, in esposizione al circolo culturale

scafatese «Disturb» fino al 28 aprile. L’artista napoletana, classe 1977, espone una serie di sculture antropomorfe «amputate e deturpate - come dichiara la stessa autrice - ci guideranno nell’interrogazione sullo status di immobilismo - esistenziale, etico, politico sociale - in cui gran parte delle persone si ritrova o ama rilegarsi».

visitatori:“Lo storpio si fa stabile. Ripartire, tutto qui... e l’amputazione sociale diventa la nuova frontiera del movimento.”

la critica: in mostra al Circolo TenaxGrande successo il vernissage della mostra di Rosaria Iazzetta “Sotto gli occhi di Tutti”, ringra-ziamo calorosamente quanti domenica sera era-no con noi a Di.St.Urb.

rosaria iazzetta: Le possibilità di rivalsa sono ormai poche, o quasi inesistenti. Ci hanno detto che tutto era pensato, progettato per noi e che anzi il sacrificio del duro lavoro, che non viene compiuto, viene fatto per noi! Non è così, ci han-no privato del diritto alla vita, alla felicità e resi immobili di qualsiasi movimento e hanno guidato quello che doveva essere la nostra vita nella di-rezione dei loro interessi. Due sono le chance: o ci alziamo e continuiamo a combattere o las-ciamo che sia e continuiamo a morire!

informare: Da tempo seguiamo e partecipi-amo con la nostra associazione alle iniziative dell’artista Iazzetta, ha la capacità attraverso le sue opere, di coinvolgere… di motivare e ris-vegliare coscienze assopite nella gestione del proprio orticello, e le sue sculture in particolare risultano cazzotti nello stomaco, quell’acciaio lu-cido…, contorto ma riflettente, prende forma e si scaglia verso l’alto in modo imponente quasi

Rosaria IazzettaSotto gli occhi Di tutti

a gridare …“rialziamoci” non smettiamo di lot-tare. Dobbiamo essere capaci di andare oltre l’indignazione di saper testimoniare con atti e azioni coerenti il nostro sdegno e denunciare le loro vergogne. La vera arte è quando l’opera trasmette un mes-saggio e questo arriva lasciando traccia… os-servate attentamente, provate ad immaginare quelle sculture cosa vogliono dire e che forza possiedono … eppure sono materiali umili… ma riescono a parlare d’amore, quell’amore umano e solidale che ci fa essere vicini al creatore.

Grazie Rosaria

tommaso Morlando

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Grande risultato per “REGINA VIARUM”, azien-da vitivinicola di Falciano Del Massico, al salone Internazionale del vino e dei distillati che si tiene a Verona dal 1967. Il 48° Vinitaly premia i “Ben-emeriti della Vitivinicoltura”, con la consegna del Premio Cangrande a elda Maddalena, titolare dell’azienda. Un riconoscimento, questo, che premia i grandi interpreti del mondo enologico italiano, scelti su indicazione degli Assessorati regionali all’agricoltura. L’azienda, a conduzione familiare, è nata alla fine degli anni Novanta, con l’intento di riportare in alto il nome del vino Falerno. I titolari, Elda Maddalena e suo marito pasquale angelino, con passione e dedizione valorizzano i propri vigneti e continuano a produrre con lo stesso amore di sempre il proprio Falerno. Orgoglio, passione, cultura del territorio e tradizione si fondano in REGINA VIARUM. Un prodotto che merita riconoscimento e che può rappresentare una riserva fondamentale per il rilancio del turis-mo e dell’economia di un paese come Falciano del Massico.

Quando nasce “regina viarum” e la passione per la produzione di vino?

La storia di “REGINA VIARUM” comincia con il nostro bisnonno Vincenzo Maddalena, vignaiolo appassionato di questo vino antico, il “Falerno” , alla fine del 1800, si produceva vino per un fab-bisogno familiare. Dal 1996, i vigneti che erano di proprietà famil-iare, abbiamo deciso di inscriverli all’albo dei viticoltori e produttori di vino Falerno DOC alla camera di commercio di Caserta, abbiamo inizi-ato, così, una commercializzazione del prodotto non solo a livello locale, ma soprattutto oltre i confini territoriali. Il Falerno è un vino che può competere con i grandi vini in tutta Europa.

Quello di Vinitaly è un premio importante, di fama internazionale. Siete orgogliosi di ques-to riconoscimento?

Siamo orgogliosi di aver raggiunto un risultato importante. Premi come quello “Cangrande” rappresentano una vera e propria soddisfazi-one, uno sprono a fare sempre di più e sempre meglio, e soprattutto dimostrano che ad essere premiata è la meritocrazia. Il “Falerno” merita questo premio perché è un

Centodiciassette aziende campane, da Napoli, Benevento, Caserta, Salerno sono state presenti per tutto il mese di Aprile, a Verona, per il Vini-taly; finalmente le aziende vinicole della regione tornano nella vetrina italiana dei vini.Tra le novità del 2014, maggiore spazio per le quattro Camere di Commercio della Campania e la presenza dei vini avellinesi per la loro de-gustazione, in circa 5mila metri quadrati di es-posizione.I migliori prodotti della Campania sono stati pre-sentati con una guida-catalogo a cura dell’Ais-Campania. Accanto ai vini, inoltre, è stato pos-sibile assaggiare anche prodotti alimentari tipici.

“La scelta della Regione è, ancora una volta, quella di affiancare i produttori di vino - ha det-to fulvio Martusciello, assessore alle Attività produttive della Regione - con la consapevolez-za che i vini sono un’eccellenza”. La scelta e il sostegno della Regione, come ha sottolineato, “consentono alle aziende di internazionalizzarsi, puntare cioè ai mercati esteri, con il potenzia-mento del Made in Campania”.

Daniela Nugnes, assessore regionale all’Agricoltura, ha evidenziato l’importanza di Vinitaly per un settore eccellente qual è quello del vino che “fa della Campania una tra le prime regioni in Italia per qualità dei vitigni”. Secondo la Coldiretti, come è stato ricordato nel corso della presentazione della presenza dei vini campani a Verona, la Campania, su 500mila ettari coltivati, può contare sulla produzione di 13 Dop, 8 Igp, 4 Docg, 15 doc, 10 Igt, per un volume di 2,1 miliardi di euro di export nel solo terzo trimestre del 2012.

tommaso De Simone, presidente della Camera di Commercio di Caserta, ha ricordato che una selezione delle imprese vinicole campane ha partecipato “a Londra a un importante evento di degustazione con buyers inglesi”. “Vinitaly é la tappa finale dopo il roadshow di Londra, Mona-co e New York - ha affermato - appena due setti-mane fa le nostre aziende vinicole erano a New York e hanno catturato l’attenzione dei maggiori venditori americani presenti”.“È sull’export che si basa la nostra ripartenza economica - ha concluso - per questo stiamo lavorando all’internazionalizzazione” Riteniamo che questa sia la strada giusta, ma occorrono anche controlli molto seri per proteg-gere la qualità e i viticultori seri.

grande vino, prodotto in un grande territorio, ha delle grandi potenzialità e non ha nulla da invidiare ad altri vini internazionali.

un traguardo sicuramente importante per un vino campano. pensa che la ricchezza di questi prodotti sul nostro territorio possa garantire uno sviluppo economico?

Siamo fortunati ad avere sulle nostre terre ric-chezze di questo tipo ed io parlo in particolare del vino Falerno. È un’indicazione per i giovani e soprattutto per gli imprenditori agricoli che vogliono investire su queste terre, impiantarci i vigneti e ricavarne ricchezza.

cosa si aspetta “regiNa viaruM” da questo premio?

È sicuramente un premio che ci riempie di orgoglio, ma la nostra più grande vittoria è il riconoscimento da parte dei consumatori, sod-disfatti del vino che produciamo.

ada Marcella panetta

“regiNa viaruM” riceve il preMio caNgraNDe al viNitalY Di veroNa

eccelleNze caMpaNe al viNitalY

di fabio paradisone

VIA EMILIA

NUOVA APERTURA

CORSO S.D’AMATOVIA A.C. CAMPANAVICO POZZOVIA MARCHESELLA

CORSO ITALIA

REPARTOGASTRONOMIA

REPARTOMACELLERIA

REPARTOORTOFRUTTA

CREDIT CARDE BANCOMAT

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di fabio paradisone

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Da caSa BoNelli al MuSeo Di NapoliTutto nasce come un’atto d’amore incondizionato nei riguardi della nostra città, della nostra civiltà. Consapevole dei problemi, che pur esistono, mi sono sempre concentrato su l’antidoto per eccellenza, cioè la cultura, la conoscenza. La maggior parte dei nostri problemi sono proprio frutto dell’ignoranza. Bastarebbe solo rendersi conto di quanto e cosa abbiamo ereditato nei millenni: Napoli è un’unicum meraviglioso non circoscritto solo ai primati paesagistici e archittettonici, ma in ogni campo dello scibile: cinema, teatro, poesia, letteratura, etc., c’è sempre un’impronta napoletana a lasciare il segno: spesso non siamo stati degni eredi di tutto questo: dapprima il centro storico di Napoli, recentemente anche la lingua napoletana sono stati riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Tale riconoscimento, troppo spesso, è tradito da noi stessi napoletani. Dobbiamo essere intelligentemente orgogliosi di essere napoletani! Dico sempre:“Andiamo aldilà dei ludi domenicali”: il calcio Napoli è solo uno degli aspetti del fenomeno più ampio della napoletanità, della nostra civiltà. Da qui anni fa è nato questo desiderio di fare qualcosa per Napoli, cominciando a raccogliere le tessere di questo grande mosaico irripetibile che è Napoli, per poi condividerlo con la città tutta ed accrescere la consapevolezza collettiva della nostra grandezza, di cosa siamo stati e di cosa possiamo essere... soprattutto per i giovani. Così nasce questa raccolta che nel tempo si è arricchita di tanti oggetti che testimoniano molteplici aspetti della napoletanità: urbanistica, architettura, trasporti, fotografia, aspetto ludico, enogastronomico, religioso, giuridico e soprattutto tante curiosità. È un universo napoletano dove ogni segmento è documentato e dove si può cogliere il filo conduttore. La raccolta non è stata fatta al semplice scopo

Bagni Chiatamone.Catalogo della fine dell’ottocento dei famosi bagni del Chiatamone. Da notare, come seg-no evidente di una moda d’altri tempi, la ragazza corpu-lenta con un “casti-gatissimo” costume da bagno.

Scatolette in rame degli in-izi del ‘900 del Banco di Napo-li, nelle quali

Esemplari di bot-tiglie della prima metà del secolo scorso, di alcune distillerie e fab-briche di liquori op-eranti a Napoli.

Tipico esempio di numero civico na-poletano degli inizi del XIX secolo, che è possibile ancora vedere nel nostro centro storico. Il tri-angolino in basso a destra, stava ad in-

Rarissimo esemplare di gabinetto della fine dell’800 in ter-racotta e porcellana, recante la dicitura: Premiata fabbrica di cessi Vincenzo Coc-coli Napoli, strettola S. Anna alle Paludi

dicare, a seguito dell’analfabetismo presente tra le maestranze, la corretta posizione nella quale doveva essere collocata la riggiola.

venivano riposti gli oggetti preziosi che veni-vano consegnati in pegno al Monte di Pietà.

collezionistico: l’obiettivo è poter condividere: io mi sento solo un custode pro tempore, nonostante il mettere insieme tutti questi pezzi mi sia costato una fortuna. Questa raccolta deve essere di tutti , altrimenti non avrebbe senso. Ecco il perchè dei miei tanti appelli di sensibilizzazione alle istituzioni e ai cittadini affinchè l’Archivio Bonelli diventi Museo di Napoli. Devo registrare un grande interesse da parte dei napoletani: appena aperta la pagina facebook “Museo Antropologico di Napoli” già siamo a 8500 adesioni. Casa mia è aperta a tutti, I tanti attestati di stima mi danno la forza di andare avanti sempre secondo una logica antitetica a quella dei professionisti della cultura, dei salotti e delle lobby: tutti possono e potranno avere accesso a questo archivio della memoria. Eppure il sogno è creare un luogo pubblico sempre aperto, dove soprattutto i giovani e i turisti possano arrivare a tutte le ore e tutti i giorni per sentirsi nella Casa di Napoli, in un tempio gioioso del sano orgoglio civico e dove tutti dovranno sentirsi partecipi. Questo progetto però si presta ad un Ente, ad una fondazione.Non è possibile, non è generoso, far si che se ne faccia carico un singolo cittadino. Gli appelli sono stati tanti, eppure arriverà il giorno che il fuoco sacro dell’amore per Napoli farà realizzare questo museo proprio per volontà dei cittadini. Spesso non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo ad essere nati all’ombra del Vesuvio e per questo commettiamo gesti incresciosi nei confronti della città. Questo è un progetto condannato ad avere successo... è quasi criminale in un momento di crisi come questo non realizzarlo: i risvolti culturali, identitari ed imprenditoriali sono enormi e facilmente intuibili. Eppure spesso mi sono trovato solo, le risposte delle amministrazioni sono state sempre poco fattive e questo mi amareggia tanto. Ci sono stati tanti plausi, è arrivata l’attenzione mediatica nazionale (TG2, Repubblica, etc), ma alla fine Casa Bonelli resta un porto di mare... con grande piacere per carità! La verità che ancora non si è capito che la cultura è la priorità major, la stragrande maggioranza dei problemi di Napoli nasce proprio dal disinteresse e dalla disaffezione alla città. La raccolta è un mare magnum di napoletanità, ma la pecularietà principale è proprio quella dell’ampia documentazione della quotidianità: biglietti dei mezzi pubblici, locandine teatrali, manifesti reali, giochi e tante

curiosità che riproducono atmosfere, suscitano emozioni, interesse ed intigro. Inoltre ci sono pezzi che permettono di ricostruire aspetti inediti della città: su tutti l’immagine in stoffa degli inizi dell’800 raffigurante una Madonnina cinese; oppure un’antica planimetria di Villa Rosbery, che ci ha permesso di scoprire un rifugio antiaereo dei Savoia addirittura sconosciuto alla direttrice dell’Archivio Storico del Quirinale e con la quale a breve faremo un sopralluogo storico. Insomma questa raccolta supera sempre le aspettative e quando sarà “Museo di Napoli” diverrà il luogo di iniziazione alla cultura, un museo popolare, un primo step per incuriosire, per intrigare, per avvicinare: questa sarà l’altissima valenza didattica che avrà il Museo. La mia scommessa è che gli scugnizzi (a cui sarà data la possibilità di entrare gratis) diverranno guide turistiche. Io ho dato vita ad un miracolo d’amore: andare avanti nonostante le tante porte chiuse in faccia... in tanti si sarebbero arresi. Napoli è una città internazionale in quanto tale, non abbiamo bisogno di promoter stranieri. Guardiamoci attorno, apriamo la finestra, convolgiamoci e facciamo rete... se lo vogliamo tutti il Museo di Napoli sarà realtà oggi e non domani. Io ci sto!

pezzi iNeDitiDella raccolta

Intervista a Gaetano Bonelli, il custode pro tempore della napoletanità

Speciale

di Domenico ciccarelli

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Conservazione e gestione della naturalità negli ecosistemi marino-costieri.

il trapiaNto Delle praterie Di poSiDoNia oceaNica

nia come misura di compensazione del danno causato dallo scavo della trincea del gasdotto che ha attraversato una prateria di Posidonia già esistente. Sono stati espiantati 51.200 fasci fogliari di Posidonia e sono stati successiva-mente reimpiantati in aree idonee individuate all’interno della stessa prateria, su una superfi-cie complessiva di 1.600 mq. Sia l’espianto dei fasci dall’area di scavo, sia la posa dei moduli di reimpianto, sia la messa a dimora delle talee sono stati effettuati a mano in immersione subacquea. La preparazione delle talee è avvenuta a terra, nelle immediate vici-nanze dei siti di espianto e di reimpianto.Dopo tre mesi dal termine delle attività di trapi-anto è stato avviato il monitoraggio.Dopo quattro anni e mezzo dal termine delle at-tività di reimpianto la percentuale media di so-pravvivenza è pari al 217,6% ed in costante e rapido aumento, pertanto, l’intervento è perfet-tamente riuscito oltre le aspettative.

Ogni tanto una bella notizia fa molto bene allo spirito e, in questo caso, anche ai nostri fondali marini.

Febbraio 2014. Pubblicazione dell’ISPRA n. 106 redatta completamente “in house” con i seg-uenti autori: Tiziano Bacci, Barbara La Porta, Chiara Maggi, Ornella Nonnis, Daniela Paganelli, Francesco Sante Rende, Monica Targusi e i seg-uenti collaboratori: Federico Boccalaro (AIPIN e SIGEA) Giancarlo Bovina (GEOSPHERA) Nicola Cantasano (CNR ISAFoM) e Milena Polifrone (Seaweed Canarias S. L.). Rimandiamo alla pub-blicazione per la lista degli autori delle schede, perché troppo lunga. E’ molto bella la citazione prima dell’introduzione: “Dal 1980 a oggi si è persa ogni 30 minuti un’area ricoperta di fanero-game marine, equivalente a un campo di calcio. Ciò significa che nel tempo di gioco di una par-tita di calcio, tre campi di fanerogame marine scompaiono” (Dennison, 2009)Si tratta sicuramente di un utile manuale, in quanto i primi tre capitoli descrivono le praterie di Posidonia e tutte le relative caratteristiche, ma è altrettanto importante che sono stati presen-tati anche alcuni casi studio relativi a interventi di trapianto recenti, talvolta ancora in corso, condotti lungo le coste italiane. Introduciamo, pertanto, prima gli obiettivi della pubblicazione, citando parzialmente le premesse: “Le prat-erie di Posidonia oceanica costituiscono uno degli ecosistemi di maggior pregio ambientale dell’ambiente marino costiero mediterraneo... il trapianto... è da considerarsi come l’ultimo ten-tativo di recupero dell’ecosistema degradato e non deve pertanto essere utilizzato come alibi per favorire lo sviluppo indiscriminato della fas-cia costiera...I risultati ottenuti nell’ambito dei reimpianti ... sono stati spesso negativi e possono essere considerati a tutt’oggi ancora incerti, ... Tuttavia alcuni recenti risultati hanno fornito esiti incorag-gianti, almeno sul breve e medio periodo...”Sembra giusto sintetizzare il caso studio n° 11 eseguito sui fondali dell’isola d’Ischia dal 2008 al 2010. Gli autori della scheda sono Michele Scardi e Luigi Valiante.L’attività di reimpianto è avvenuta nell’ambito del progetto di metanizzazione dell’isola.Il MATTM ha imposto il trapianto di Poseido-

di angelo Morlando

aMBieNte

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Esilarante, travolgente, con la sua solita ironia, Tony Tammaro ci sorprende incontrando i gio-vani dell’Università Federico II di Napoli. Padre della canzone demenziale, i suoi pezzi hanno intrattenuto diverse generazioni, restano pro-tagoniste indiscusse di serate all’insegna del divertimento, a partire dal suo primo grande successo “Patrizia”, diventata una delle hit più famose del cantante, fino al nuovo album “Yes I Cant” uscito nel 2010. Con la sua sim-patia, Tony nelle sue canzoni descrive spesso vicende e personaggi che mettono in luce gli aspetti caratteristici del “tamarro napoletano”, cittadino basso-borghese comune. Il segreto del suo successo sta nella genialità dei testi e nella comicità che contraddistingue il suo per-sonaggio.ogni canzone di tony tammaro diventa su-bito un successo. ci parli del tuo nuovo sin-golo “fornacella”?Ho scritto questa canzone che si intitola “For-nacella”, ho fatto un videoclip che ho pubbli-cato su internet e in un solo mese ha ricevuto 55.000 visualizzazioni. È piaciuta a tanti ed è stata per me una bella soddisfazione. Questa canzone anticipa il nuovo album che sto pre-parando.cosa prevede il nuovo tour?Sono 25 anni che faccio feste di piazza, che canto per i paesi e sinceramente mi fa anche pi-acere, non mi lamento. Quest’anno faccio qual-che serata in più con i ragazzi dell’università: è bello avere un pubblico di giovani universitari.come consideri questa nuova esperienza con i giovani?Più passano gli anni e più mi vogliono bene, ovviamente è un affetto reciproco. Mi sento a mio agio quando canto con gli studenti. Come è stato esibirsi in un ambiente come l’università?Ho cantato davanti alla Napoli del futuro. I gio-vani sono la speranza di questo territorio. Sono sicuro che al prossimo ricambio generazionale, nella mia città si starà benissimo. amante della tua Napoli e della campania in generale, visto i tanti concerti in queste zone , una battuta alla tony tammaro sulla questione terra dei fuochi. cosa ne pensi?Nel nuovo singolo la “Fornacella” in qualche modo parlo dei “fuochi”, dei carciofi arrostiti di domenica. Ecco sarebbe preferibile arrostire sempre più carciofi, e meno immondizia…

ada Marcella panetta

Intervista esclusiva a Tony Tammaro

uN “taMarro” all’uNiverSità

iNterviSte

INTERVISTA ESClUSIVA A DON ERMANNO D’ONOFRIO

Il Giardino delle Rose Blu è una fondazione in-ternazionale che mira a spalancare i sorrisi di chi, della felicità, non ne ha mai provato il gusto perché. Questa oNluS, infatti, nonostante sia nata nel 2008 a Frosinone, si adopera da quin-dici anni principalmente in Bosnia-Herzegovina ed in Croazia, terre e teatro di guerre civili e con-flitti secessionisti avvenuti tra il 1991 e il 1995. Quella di Don ermanno D’onofrio, ideatore della fondazione, è una missione fatta di sogni, esaltando i puri valori dell’uomo. Lodevole è la loro presenza e solidarietà umana e materiale nel castello di Gorjna Bistra che ospita un ospedale pediatrico per malattie croniche. Il lavoro di Don Ermanno non si limita a queste esperienze solidali ma è forte anche il suo attaccamento ai più giovani, tanto da scrivere diversi libri circa l’adolescenza e le nuove facce della comunica-zione della generazione Y (riferita a chi è nato tra gli anni ottanta e i primi anni duemila nel mondo occidentale), l’ultimo dei quali è “Metti mi piace. Il mondo di Facebook visto dagli adolescenti” scritto con Davide corsaro, Marianna Mastro-pietro, federico turriziani colonna, suoi 3 ex studenti alla facoltà di Scienze della Comunica-zione presso l’Università di Cassino. come mai hai dato questo nome alla fondazi-one?Le rose blu sono rare in natura ma certamente più belle e più preziose e così sono i poveri, i malati, i disagiati, i carcerati e tutti coloro che sono beneficiari e, al tempo stesso, protagonisti dei nostri progetti umanitari. Il nome mi fu sug-gerito da don Salvatore Boccaccio, il vescovo

che nel 2001 mi ha ordinato sacerdote e con il quale ho condiviso tutta l’esperienza di questo meraviglioso giardino che fioriva provvidenzial-mente intorno a me e dove spuntavano giorno dopo giorno le meravigliose rose blu che, ancora oggi, sono i nostri maestri.vivendo queste esperienze si nota tanta sof-ferenza e la stessa ci apre gli occhi, aiuta a vedere tante cose in modo diverso e sotto una nuova luce. Questa sofferenza, quanto può incidere nella vita di un uomo? Madre Teresa di Calcutta scriveva che “la soffer-enza è il rintocco della campana che richiama la sposa di Dio all’intimità con Lui” e Daniela Zanet-ta, serva di Dio e riferimento spirituale del giardi-no delle rose blu, la addita come una chiamata di Dio, una vocazione e non una condanna. Per me le piaghe sono un privilegio ed io mi sento fortu-nato ad aver fatto tanti incontri in questo senso e aver avuto l’opportunità di stare in mezzo a queste piaghe e adorarle! Ogni incontro con un uomo che soffre è per me un incontro intimo con Dio e se chi soffre è un bambino tutto questo è ancora più intenso. L’incontro con la sofferenza è un’esperienza che aiuta a crescere e a focaliz-zare la propria vita su ciò che e essenziale.come nasce questa associazione e come si fa a partecipare a queste opere di volontari-ato?Il giardino delle rose blu nasce, in forma embri-onale, già nel 1993 quando, il 23 maggio, feci il mio primo viaggio umanitario in Croazia per por-tare aiuti umanitari a coloro che vivevano e subi-vano i disagi e le difficoltà della guerra. Il ricevere così tanto da quei viaggi, sia dal punto di vista umano che spirituale, mi ha fatto sentire forte nel cuore. Desiderio condividere tutto ciò con altri e, ad oggi, i volontari che, con il giardino delle rose blu, hanno vissuto un’esperienza di servizio e volontariato sono circa 10000!l’adolescenza come terra di mezzo. Si può dire che questa età rappresenta il trampolino di lancio per la formazione sociale di una per-sona?Certamente. È una età delicata ma al tempo stesso fondamentale per mettersi in gioco. Infat-ti, le mie proposte di volontariato sono rivolte agli adolescenti con una particolare premura. Pro-prio quei giovani, spesso descritti come apatici ed egoisti, sono dei maestri di servizio e sanno donarsi in modo radicale, vivendo con grande responsabilità il volontariato anche in situazioni estreme come possono essere alcune delle nos-tre proposte. Facebook è il tema centrale del tuo ultimo libro. Questo social network può essere con-siderato un limite od un’opportunità per la società?Certamente una grande opportunità se viene uti-lizzato come strumento di comunicazione. Una comunicazione che diventa, essenzialmente, condivisione e testimonianza. Da evitare è un uti-lizzo di FB che chiude dai rapporti veri e rischia di confermare una certa carenza di autostima relazionale.facebook può rappresentare una maschera per l’uomo?Può essere una maschera se usato proprio come uno scudo nella relazione vera.

fabio corsaro

il giarDiNo Delle roSe Blu iN terre Di guerra

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uN “taMarro” all’uNiverSità

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in modo semplice si presenta ai nostri lettori.Ho 42 anni, sono dottore commercialista, politica-mente di sinistra e fin dalla giovane età impegnato nella politica locale. Sono single, con due passioni fondamentali, il calcio, che pratico a livello amato-riale, e la musica, soprattutto quella di Fabrizio De André, a cui devo molto per avermi insegnato ad amare, aiutare e rispettare le persone più deboli della società.

Se eletto quale sarà il suo primo atto ?Potrei indicare uno dei tanti punti del mio program-ma, tutti fondamentali, scegliendo magari quello più mediatico, come l’approvazione del PUC o la differenziata ad alte percentuali, ma sarebbe solo un annuncio che farebbe qualsiasi candidato sin-daco a pochi giorni dal voto. L’importante, a mio avviso, non è annunciare che “cosa fare”, ma es-sere credibile agli occhi dei cittadini e degli elet-tori affinché il programma non sia il solito libro dei sogni. La mia credibilità sta nell’aver costruito una coalizione senza i soliti “portatori di voti”, lontana dai vecchi schemi, con tanti giovani, soprattutto professionisti, seri, onesti, capaci e, cosa fonda-mentale, liberi di decidere per il bene di questo comune, senza condizionamenti dei poteri forti e pronti a sacrificarsi assieme a me. Su queste carat-teristiche non abbiamo rivali e la distanza rispetto alle altre coalizioni è evidente.

Nei primi 100 giorni quali priorità affronterà?Anzitutto, potenzieremo il controllo del territorio con un accordo con gli enti sovracomunali per capire cosa succede in ogni abitazione e su ogni terreno. Avvieremo la differenziata in modo con-creto partendo da una campagna continua nelle scuole e assicurando la distribuzione ininterrotta di sacchetti e contenitori. Approveremo imme-diatamente il PUC e il piano spiaggia, garantendo l’accesso alle spiagge libere e rimuovendo tutti gli ostacoli per il diritto alla balneazione. Individuer-emo un’area dedicata per togliere la prostituzione dalle strade, creeremo spazi verdi attrezzati per bambini, parcheggi comunali, un ufficio comunale di relazioni con il pubblico e uno sportello telem-atico delle attività produttive per migliorare e ac-celerare i servizi ai cittadini. Avvieremo, e questa sarà una vera rivoluzione, un protocollo all’interno della maggioranza, che chiameremo “un caffè col Sindaco” per cui ogni fine settimana il sindaco con i suoi amministratori si recherà nelle diverse zone del territorio, nei bar, negli esercizi commerciali e nelle case private, per ascoltare i cittadini e renderli partecipi dell’azione amministrativa, col fine di av-vicinare i cittadini all’ente e accorciare le distanze tra le diverse zone. Altra rivoluzione sarà il consiglio comunale in streaming e l’agenda online del Sin-daco.

continuerà a tenere la tessera del pD o sarà il sindaco di tutti i cittadini?Continuerò a tenere la tessera del PD perché il par-tito, in cui abbiamo già creato i giusti collegamenti con il governo centrale ed europeo, è fondamentale per richiedere interventi straordinari su Castel Vol-turno, convinto che con le esigue risorse comunali non si va da nessuna parte. Una volta eletto sarò sindaco di tutti cittadini e lo dimostrerò con i fatti.

come uomo di sinistra condivide il “metodo” ( fare e fare presto) renzi e lo adotterà come principio ?Certo: fare e fare presto, aggredendo i problemi con grande coraggio, è una mia caratteristica per-

sonale e su cui ho costruito i miei consensi. Gli ul-timi sindaci hanno galleggiato sui problemi perché mai liberi di decidere, condizionati dai consiglieri in cerca di visibilità e dai soliti poteri forti.

Le liste che la sostengono fino a che punto sono di sinistra?Le liste sono quattro (PD, SEL, ONDANOVA e CENTO VOLTI X LA SVOLTA) ma sarebbe riduttivo identificare la coalizione come di sinistra, soprat-tutto a livello locale, soprattutto a Castel Volturno dove la contrapposizione non è ideologica ma tra un vecchio modo di fare politica e un nuovo me-todo, il nostro appunto, rivoluzionario e fuori dai soliti schemi.

con migliaia di pratiche di condono ancora “dormienti” quale sarà la “volontà politica”?Nel passato c’è stata la volontà precisa di non “aprire” le pratiche di condono per non scoperchi-are istanze illegittime di abusi insanabili. Puntare al condono, anche per fare cassa, è un dovere piut-tosto che una volontà politica.fino a che punto sarà disposto a rischiare il con-senso elettorale, facendo scelte anche impopo-lari, ma necessarie perché giuste e coerenti?Non mi sono mia preoccupato di fare scelte im-popolari: per la coerenza e il bene del territorio non scendo a compromessi, di nessuna natura e queste caratteristiche mi sono riconosciute da tutti, anche dagli avversari.

ritiene che queste elezioni siano “libere” e non ci siano condizionamenti esterni malavitosi o di poteri forti che possano condizionare il risultato elettorale? se si… chi e quali? Purtroppo la libertà di voto nel nostro territorio è an-cora utopia. Nonostante una recente legge sul voto di scambio, le promesse di posti di lavori, regalie, buste della spesa, cellulari, ricariche e quant’altro condizioneranno il voto del 25 Maggio. Il rischio è che si ripeti la stessa operazione del Giolì, magari con una falsa apertura dei cantieri del porto di Pine-tamare, l’ennesima pagliacciata per ingannare gli elettori e speculare sulla loro difficoltà economica. L’appello che voglio fare agli elettori e di non cal-pestare la propria dignità di cittadini, di pensare al futuro dei propri figli e non al vantaggio di un mo-mento. Il voto è e deve essere libero e di affidarsi alla segretezza del voto.

D:come vi attiverete per eliminare abusi e tasse inique come Consorzio di Bonifica?Già ci siamo attivati, come partito, con la raccolta di 500 firme e la produzione della cartografia delle zone assoggettate alla fognatura pubblica per elim-inare questa tassa illegittima ed assurda. Adesso spetta al Comune richiedere formalmente con una delibera l’esonero del pagamento. Sarà una delle primissime che mi impegno a fare.

lei ha fatto parte dell’amministrazione Nuzzo, in relazione agli ultimi eventi giudiziari che hanno coinvolto l’ex magistrato, in che modo si sente “responsabile”, visto che durante il suo man-dato è stato sempre molto critico e distante da determinate scelte, dichiarando la sua contrari-età pubblicamente. Da consigliere comunale sono stato spesso dis-tante dalle scelte prese dall’amministrazione Nuz-zo, più della stessa opposizione, ritrovandomi sp-esso da solo su battaglie fondamentali di legalità, come la questione del Giolì o l’approvazione del PUC, fino ad arrivare alle dimissioni. Gli atti da

me votati, sia in consiglio sia in commissione, sono sempre stati a vantaggio dei cittadini. Non a caso tra i tanti consiglieri di due legislazioni, quella di Nuzzo e la recente di Scalzone, sono stato l’unico che ha aiutato la Commissione d’Accesso e il Prefetto a evidenziare gli intrecci tra politica e malaffare che hanno portato allo scioglimento.

cosa farà su puc, MultiutilitY,SeNeSi, Servizi Sociali ?Il PUC è una mia battaglia storica, per cui avevo visto bene già nel 2009, quando proposi un emen-damento che se approvato, come è stato confer-mato dalla Provincia, avverrebbe scongiurato la sua bocciatura. Oggi è affidato all’università e un volta rimodulato e consegnato al comune lo approveremo senza in-dugi. La gestione fallimentare della Multiutility è certifi-cata da un buco di bilancio che il comune non può ripianare e pertanto verrà messa in liquidazione. La gestione dei servizi idrici (acquedotto, fognature e depurazione), oggi affidata a due enti, sarà affidato all’ATO e vigileremo per la tutela dei posti di lavoro, per la gestione unica, oculata e senza sprechi. La Senesi ha fallito sulla differenziata e pertanto oc-corre trovare subito un altro gestore. Le risorse per i servizi sociali sono gestite dall’ambito il cui co-mune capofila è Mondragone: faremo una lotta per rivendicare un ambito esclusivo per Castel Volturno e delle risorse maggiori.

con migliaia di pratiche di condono ancora “dormienti” quale sarà la “volontà politica”?Nel passato c’è stata la volontà precisa di non “aprire” le pratiche di condono per non scoperchi-are istante illegittime di abusi insanabili. Puntare al condono, anche per fare cassa, è un do-vere piuttosto che una volontà politica.

fino a che punto sarà disposto a rischiare il con-senso elettorale, facendo scelte anche impopo-lari, ma necessarie perché giuste e coerenti?Non mi sono mia preoccupato di fare scelte im-popolari: per la coerenza e il bene del territorio non scendo a compromessi, di nessuna natura e queste caratteristiche mi sono riconosciute da tutti, anche dagli avversari.

avrei tante altre domande da farle…. Ma lo spazio di tutto il giornale non basterebbe… per-tanto l’intervista continuerà sul sito: www.informareonline.com

DiMitri ruSSo

Speciale elezioNi caStel volturNo

Candidato Sindaco del centro sinistra

Mi auguro che vinca il candidato a Sindaco che potrà dare stabilità e il miglior futuro possibile all’intera comunità di castel volturno. abbiamo visto che quando lo Stato si muove,

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eMilio alfaNo

in modo semplice si presenti ai nostri lettori.Ho 63 anni, sono sposato, ho 4 figli e sono, con orgoglio, un Cittadino di Castel Volturno. Sono un imprenditore. Dirigo con i miei fratelli l’impresa di famiglia che occupa direttamente 80 dipendenti e sono il Presidente di Confapi (confederazione della piccola e media industria) della Campania.

Se eletto quale sarà il suo primo atto?Convocherò immediatamente tutti gli attori del ter-ritorio per istituire il Tavolo del Partenariato avviato già in campagna elettorale. Attraverso questo stru-mento si trasformeranno le opinioni e le esigenze di tutti in progetti concreti e condivisi. Solo attra-verso la coesione e la pianificazione di idee, obiet-tivi, progetti concreti e strategie, si arriva alle mete prefissate. Alla base occorre una forte e chiara ca-pacità comunicativa che permetta alle forze sane del territorio di fare bene insieme. I Cittadini, le As-sociazioni, gli Imprenditori devono lavorare insieme all’Amministrazione per realizzare un progetto collettivo teso all’affermazione dei valori della Le-galità e della Cultura per creare Lavoro e Futuro per i nostri giovani, attraverso processi meritocratici e di competenza. Castel Volturno è dotata di una Cit-tadinanza attiva che in questi anni di vuoto politico ha saputo denunciare con forza il proprio disagio e, a volte, anche costruire con determinazione il pro-prio destino.

Nei primi 100 giorni quali priorità affronterà?Dobbiamo approvare un Piano Strategico che af-fronti tutte le problematiche del territorio da un lato, e che ne valorizzi le infinite potenzialità dall’altro. Conosco bene le problematiche del territorio per-ché ci vivo dal 1962, ovvero da 52 anni. Bisogna salvaguardare le Famiglie e le Imprese. Infatti se non si creano le condizioni per lo sviluppo di una realtà produttiva competitiva e duratura, buona parte delle Famiglie non potranno vivere dec-orosamente. Con la mia “squadra” effettueremo sopralluoghi e organizzeremo riunioni con i Citta-dini e le Associazioni di tutte le località del litorale. Castel Volturno, caratterizzata da un’eccezionale risorsa “mare”, con una costa di 27 km, ha prob-lematiche diverse per tutte le sue località, a parte quelle croniche che tutti conosciamo. Nei 72 Km quadrati di superficie sono nascoste enormi poten-zialità storiche, naturalistiche e produttive, come l’agricoltura e la pesca, che non sono state ancora messe a sistema e che diventeranno il motore pro-pulsivo per lo sviluppo economico, culturale e so-ciale della Città. Tutti i progetti scaturiranno da un processo di rigenerazione urbana e ambientale che interesserà l’intero territorio.

Le liste che la sostengono fino a che punto sono di centro destra ?

Gli esponenti storici del centro-destra castellano credono in me e mi sostengono. Parlo di alcuni ex Amministratori che con le loro realizzazioni e i loro progetti hanno segnato le condizioni per lo svilup-po del territorio. Fra questi l’Accordo di Programma che ha previsto la riqualificazione della Domitiana, la recinzione della pineta pubblica, il porto (che solo i Coppola vogliono e potranno realizzare) e altre opere d’interesse pubblico, come il restauro del Castello e del Borgo San Castrese. Mi sosten-gono 4 liste, di cui tre sono liste civiche, costitu-ite prevalentemente da candidati che vengono da una lunga storia di associazionismo, come l’Arch. Alessandro Ciambrone, che dal 2000 è presidente di un’associazione di imprenditori del litorale, e la Dott.ssa Maria Pia Raimondi, psicologa e psico-teurapeuta, ex presidente di un’associazione anti-violenza sulle donne. La coalizione che mi sostiene non è nata intorno a un simbolo, ma ha costruito nel tempo un progetto che ha l’obiettivo di affrontare con pragmatismo la necessità del territorio, scevro da inutili ideolo-gie e demagogie. Noi svilupperemo il nostro piano strategico per Castel Volturno e poi chiederemo con forza a tutte le istituzioni regionali, nazionali e internazionali di fare la loro parte, prescindendo dalle posizioni partitiche, perché lo sviluppo di una Collettività non può essere appannaggio solo di una parte politica. Se dovessi essere eletto Sin-daco, sarò il Sindaco di Tutti, soprattutto dei più deboli, perché non esiste una società civile che possa favorire una classe politica, lasciando nella marginalità e nella miseria i più sfortunati.

cosa farà su puc, MultiutilitY, SeNeSi, Servizi Sociali ?Il Piano Urbano Comunale (PUC) è una priorità del programma condiviso dalla mia coalizione. Dovrà essere approvato al più presto adeguandolo alle reali esigenze dei Cittadini, attraverso una concer-tazione pubblico-privata con la Collettività locale, così come previsto dalla legge regionale 16 del 2004, dal Codice Italiano dei Beni Culturali, e dalla Convenzione Europea sul Paesaggio, che promu-ove la partecipazione pubblica nei processi deci-sionali e di pianificazione. Per quanto riguarda il servizio idrico, attualmente è gestito da più soggetti. Si lavorerà per crearne uno, al fine di abbattere i costi, ottimizzare il servizio e ridurre la tariffa. Per quanto riguarda i rifiuti: il problema della raccolta differenziata non è stato risolto. La raccolta differenziata va incentivata, anche attraverso retribuzioni economiche al Citta-dino. Bisogna innovare il ciclo integrato dei rifiuti, attraverso la proposizione di buone pratiche, già adottate in altri Comuni italiani. Di concerto con la Collettività locale e con Associazioni ambientaliste, si proporranno impianti non inquinanti che siano capaci di creare lavoro e generare un’economia lo-cale. Tale economia servirà a ridurre le esorbitanti tasse che pagano i Cittadini e a finanziare tutti quei servizi tesi al miglioramento della qualità della vita dell’intera Comunità di Castel Volturno. Fra questi, si prevede la realizzazione di un servizio di navette locali per collegare il centro di Castel Volturno alle periferie. Per quanto riguarda i servizi sociali, questi sono sicuramente una priorità. Cultura, Educazi-one, Integrazione etnica e di genere, tutela delle condizioni di vita dei bambini, delle donne, dei gio-vani e degli anziani, accettazione delle differenze sociali, sono le basi, come sottolineano anche le Nazioni Unite e la Banca Mondiale, per la creazione d’impresa, di posti di lavoro e per lo sviluppo sos-tenibile del territorio.

Quali strategie per ridare fiducia alla imprenditoria, possibilità di lavoro, recupero ambientale e sociale dovute anche alla grande presenza di extracomunitari rispetto ai locali.Forte della mia esperienza di Presidente regionale della confederazione della piccola e media indus-tria (Confapi), presenterò a imprenditori, attraverso i miei canali anche internazionali, le enormi potenzi-alità del territorio per favorire gli investimenti. Intendo ripristinare un quadro di legalità , di certez-za del diritto di fare impresa, e di semplificazione burocratica, senza i quali gli imprenditori italiani e stranieri non verranno a investire su questo straor-dinario territorio. Cercherò di favorire le presenze imprenditoriali e positive che danno valore al nostro territorio, come ad esempio la società calcio napoli. L’imminente realizzazione del porto turistico di Pinetamare e del porto fluviale di Castel Volturno saranno un volano per la creazione di posti di la-voro, di indotto economico e di nuove imprese. Per quanto riguarda il recupero ambientale, mi com-plimento per l’operato di numerose Associazioni di volontariato che hanno conseguito risultati ec-cellenti. Penso per esempio all’Oasi dei Variconi e all’area dei laghi. Queste Associazioni ci affiancher-anno, come ci affiancherà l’Università che ha già firmato con il Comune un protocollo d’intesa per realizzare un Centro di Monitoraggio Ambientale da realizzarsi in un bene confiscato alla Camorra. Per gli extracomunitari lavoreremo con tutte le Asso-ciazioni di riferimento. Crediamo nell’integrazione etnica, ma il nostro territorio non può offrire lavoro e ospitalità a tanti extracomunitari e coprire il disagio economico indotto da una presenza così massiccia di immigrati. L’Europa e il Governo Italiano dovran-no stanziare fondi perché questa è una problem-atica comunitaria.

alla base di qualsiasi discorso futuro di reale rinnovamento è indispensabile il rispetto delle regole, uguali per tutti e alle quali tutti devono attenersi … lei si sente di prendere questo im-pegno in modo particolare con i più deboli? La Commissione Nazionale Antimafia ha messo in evidenza come l’illegalità diffusa e la criminalità organizzata regnino dove prevalgono le differenze, soprattutto sociali e culturali, che si riscontrano nei territori. A Castel Volturno ci sono molti deboli perché negli anni sono prevalse le azioni illegali, come l’abusivismo edilizio, le catastrofi ambientali e l’immigrazione clandestina. Molto spesso il Co-mune ha subito scelte politiche avventate piovute dall’alto. Penso per esempio all’occupazione delle case dai terremotati o dagli sfollati del bradisismo. Penso ancora alla condotta dei Regi Lagni, dive-nuta una vera e propria fogna a cielo aperto per molti scarichi abusivi, alcuni avallati da enti pub-blici. È necessario ripristinare uno stato di corretta gestione del territorio. Chiederemo con forza che i nostri diritti siano rispettati e non accetteremo più demagogiche promesse. Il nostro sarà un Governo del fare e inviteremo con forza e motivazione tutte le istituzioni preposte a operare in tale direzione. Chiederemo, per esempio, alla Regione Campania di accelerare tutte le opere già messe a bando e appaltate, come l’impianto di depurazione per le province di Avellino e Benevento, che ha un impor-tantissimo impatto per il disinquinamento dei Regi Lagni e del Mare.

avrei tante altre domande da farle…. Ma lo spazio di tutto il giornale non basterebbe…per-tanto l’intervista continuerà sul sito www.infor-mareonline.com .

Speciale elezioNi caStel volturNo

Candidato Sindaco del centro destra

qualcosa succede. Domani, vorrei tanto leggere negli sguardi dei castellani : “”Qui è rinata semplicemente la voglia di vivere””.

tommaso Morlando

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La consulta Cultura e Istruzione ha organizzato il mese scorso nell’Aula Consiliare il convegno “Cultura e Legalità a Castel Volturno” con il patrocinio del Comune, del Dipartimento di Ar-chitettura e Disegno Industriale SUN, del Centro di Eccellenza della Regione Campania sui Beni Culturali, del Club Unesco di Caserta e di Tec-nologyBIZ, brand dell’innovazione tecnologica nell’ambito del Cultural Heritage. Oltre ai citta-dini e ad alcuni rappresentanti delle associazioni del territorio, hanno partecipato rappresentanze dei 4 complessi scolastici della Città, diretti dalle prof. Teresa Coronella, Nicoletta Fabozzi, An-gela Petringa e Giovanna Rota. Presenti anche tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine, fra cui il Vice Questore Carmela D’Amore del Com-missariato di Pubblica Sicurezza, il Capitano Lorenzo Iacobone della Compagnia Carabinieri di Mondragone, il Comandante dei Carabinieri Gianluca Boccino, Federico Curcio e Antonio Riccardi del Centro di Formazione Nazionale del Corpo Forestale dello Stato. All’inizio della man-ifestazione è stato proiettato proprio un video relativo alle azioni di contrasto alla criminalità ambientale da parte del Corpo Forestale. Suc-cessivamente gli allievi dell’Istituto Comprensivo Statale “Castel Volturno Centro” hanno preso la parola per indirizzare ai relatori richieste di aiuto istituzionale, viste le condizioni di degrado terri-toriale. La parola è passata all’On. Erminia Maz-zoni, Presidente della Commissione Petizioni al Parlamento Europeo e Componente della Com-missione Sviluppo regionale, la quale ha seguito a Bruxelles la discussione relativa al documen-to-denuncia inviato da 14 associazioni di Castel Volturno. L’On. Mazzoni ha dichiarato di aver già inviato la denuncia per il degrado di Castel Vol-turno - reputata ammissibile dalla Commissione Europea - al Governo Italiano. È stata presen-tata, poi, la mostra fotografica “Castel Volturno 1964-2014: mezzo secolo d’immagini” a cura di: Prof. Alfonso Caprio; Arch. Rossella Bicco; Arch. Ludovico Mascia; Arch. Gino Spera; Arch. Ma-ria Gelvi; Dr. Giuseppe Caprio; Eliano Imparato; Matteo Schiavone e Germano Ferraro. La prof. Jolanda Capriglione, Assessore alla Cultura del Comune di Capua, ha ricordato l’impegno sul territorio per la Cultura e la Legalità, attraverso l’organizzazione, negli ultimi 5 anni, di numerose iniziative, fra cui, le 7 summer school dal titolo “Dialoghi sul Paesaggio”, patrocinate da organ-ismi internazionali come il Parlamento Europeo. Dopo la lettura delle lettere inviate dall’On. Mas-similiano Manfredi (Commissione Nazionale An-timafia) e del Prof. Guido Trombetti (Assessore della Regione per l’Università e la Ricerca Sci-entifica), ha concluso il convegno il magistrato Giuseppe Cioffi, Presidente della I Sezione Pe-nale del Tribunale di Napoli Nord. Il Dr. Cioffi, coordina un gruppo di studio e proposta per la risoluzione dell’emergenza ambientale nelle province di Caserta e Napoli. La manifestazione è stata ideata e organizzata dall’Arch. Alessan-dro Ciambrone, coordinatore della Consulta.

coNvegNo cultura e legalitàa caStel volturNo

aMBieNte: caStel volturNo DepurazioNe

I Verdi hanno realizzato un blitz mattutino nei depuratori di Cuma e alla foce dei Regi Lagni di Castel Volturno per verificare lo stato delle acque e della depurazione in Campania. “Quello che emerso - dichiarano il membro dell’esecutivo nazionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli ed il capogruppo del Sole che Ride al comune di Pozzuoli Paolo Tozzi –“ è oltre la vergogna, ci siamo trovati dinnanzi ad uno scenario da apoc-alisse. A Cuma l’acqua che esce dal depuratore è marrone ed è fetida. Sul litorale di Licola nella sabbia piena di rifiuti e le carcasse di macchine bruciate si allenano i cavalli di scuderie preva-lentemente illegali ed in mano ai clan che cor-rono negli ippodromi abusivi. Questo avviene da anni e le forze dell’ordine nonostante siano state più volte allertate non sono mai intervenute. Ad-dirittura ci sono delle imbarcazioni che pescano dentro i liquami che escono dai canali di scolo e rivendono il pesce nei mercati avvelenando i consumatori”. “A Castel Volturno - continuano Borrelli e Tozzi - lo scenario è anche peggiore e da vomito. La puzza delle melma grigio/marrone è talmente forte che è quasi impossibile avvicinarsi al can-ale di scolo senza una mascherina. Ai bordi del Regi Lagni sono ammassate tonnellate di rifiuti non depurati poiché gli impianti di sollevamento sono rotti marciscono, e le vasche che raccol-gono i rifiuti attraverso una griglia da poco cos-truita, sono stracolme perché da mesi non ven-gono pulite e sono alle intemperie mentre a mare va a finire il tal quale. Se non si interverrà rapi-damente questa estate potremmo trovarci con un mare inquinatissimo e sporco”. Alla verifica delle vasche sui Regi Lagni a Castel Volturno è stata invitata a partecipare anche l’associazione Officina Volturno con l’Ing. Angelo Morlando e la denuncia dell’incuria e della mancanza di qual-siasi manutenzione, è stata ripresa e trasmessa anche in TV nazionale in un servizio della nota trasmissione “ Ballarò”.

fabio russo

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caSal Di priNcipe: “DiaMo voce all’arte” e l’iMpegNo Dei giovaNi Del territorio“Diamo voce all’arte” è un’associazione nata a Casal di Principe il 2 settembre del 2013. Il gruppo dei fondatori, tra cui il presidente Al-fonso Letizia e il segretario Antonio Quadrano, nasce già nel luglio dello stesso anno, ma forti della loro forza volontaria, decidono di ricon-oscersi in una vera e propria associazione. Alfonso si occupa dell’amministrazione e,con Quadrano, organizza le attività che vengono autofinanziate dai due fondatori. Antonio mette a disposizione il suo bar Le Bistrot come sede legale dell’associazione. Le Bistrot appare come un crocevia di esperienze significative ed eterogenee, incentrate in modi differenti sul quel sentimento di riscatto sentito forte-mente da tutto il paese. Le sue pareti parlano: le foto di gente impegnata anche ad alti livelli politici, assieme con gli appelli un po’ scomodi e provocatori affissi sui macchinari della caf-fetteria, raccontano ai clienti, che entrano fin dalle prime ore del mattino, le storie di Casal di Principe: la sua positività, la sua grande e instancabile voglia di dimostrare che, se solo lo si vuol cercare, c’è tanto di buono. E il buono sta nelle scelte che si fanno ogni giorno, il buo-no sta nella stessa volontà di credere di poter partecipare e contribuire al cambiamento, e, perché no, il buono sta nell’arte. Ed è così, da questa semplicità di scovare e rivalutare il buo-no forse dimenticato, che nasce Diamo voce all’arte a cui aderiscono tanti giovani talenti dei tre paesi di Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano. Così, gli artisti, cimentati nelle discipline più disparate (dalla musica al canto, dal ballo alla recitazione teatrale e cinemato-grafica, dalle realizzazioni di dipinti e sculture alle opere fatte con i giochi della sabbia su un proiettore ) vengono “intrappolati nella rete di Le Bistrot”, come scherza Quadrano, che am-mette di non resistere dal corteggiare i suoi pupilli con dolcissime colazioni; favorendo, in tal modo, quegli importantissimi scambi tra gli artisti e dando loro un luogo concreto in cui lanciare o maturare il proprio talento. Ben presto, l’associazione è conosciuta in tutto il paese e tanti sono gli eventi organizzati, non-ché i consensi da parte di personalità come il sindaco di Capua Carmine Antropoli, Gianni Allucci del Teatro Agrorinasce e Don Franco Picone; tutti riconosciuti come soci onorari dell’associazione. Tutti gli artisti di Diamo voce all’arte sono valutati da una direzione artistica, le competenze tecniche per quanto riguarda l’allestimento delle sceneggiature teatrali testi-ficano un altissimo grado di specializzazione e i programmi si arricchiscono di giorno in gior-no. Molti dei prodotti artistici, come libri, po-esie e quadri, quasi sempre a tematiche sociali e ambientali, sono stati donati dai ragazzi alle strutture ospitanti, in occasione di manifestazi-oni tenutesi sia in zona che altrove.

filomena Diana

di fabio russo

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BrigaNti 09:SiaMo gli ultrà Della città

Conosciamo meglio i “BrigaNti 09’ “ gruppo Ultras della cittá di Giugliano.Abbiamo avuto il piacere di conoscere un’altra realtà di questa cittá, fatta di ragazzi seri e con dei valori. I Briganti 09’ da subito ci puntualiz-zano che loro amano definirsi Ultras della cittá, in quanto l’amore per la squadra di calcio locale nasce da un amore viscerale per la propria cittá. E da qui la voglia di rappresentarla anche negli stadi di tutta Italia. I Briganti 09’ sono una realtà abbastanza consolidata sul territorio, un grup-po di veri amici che hanno come primo ordine l’amore per Giugliano e la fratellanza tra i com-ponenti del gruppo. Li abbiamo visti giá in pas-sato essere protagonisti e presenti nella protesta per la chiusura di taverna del rè ,dove addirittura hanno presidiato anche di notte, e ai vari cortei cittadini che avevano come tema principale la difesa ed il riscatto sociale della Cittá di Giugli-ano in Campania.É confortante sapere dal responsabile del grup-po, pasquale di tuccio che i Briganti hanno come ideale non solo quello di portare il nome della cittá il piú in alto possibile, ma che attra-verso questo gruppo e la passione eterna per il calcio, cercano di tenere impegnati i ragazzi in varie attivitá, tenendoli il più possibile lontani dalle distrazioni e dai falsi valori che la strada puó dare. Ci spiegano che per loro “o’Pallone”, cosí loro amano chiamarlo, non è solo una cosa rotonda che va avanti e indietro per 90 minuti la domenica alle 15:00, ma significa molto di più: essere impegnati 7 giorni su 7, creando co-reografie, confrontarsi, stare insieme, insomma per loro il Calcio è associazione, aggregazi-one e passione! É stato importante constatare questa presenza sul territorio, sperando di ve-derli protagonisti in tante manifestazioni e che il loro sogno ,quello di vedere la squadra del cu-ore cavalcare palcoscenici importanti, si avveri quanto prima. Ci piace salutarli con le frasi della canzone che loro hanno come inno:“È con mentalitá..... Amando la città.... Perchè di essa noi SIAMO GLI ULTRÁ!! GIUGLIANO LA MIA CITTÂ E PER ESSA CI SARÓ!! “

Il progetto “Fattorie Didattiche “ è un’iniziativa posta in essere dalla Regione Campania con lo scopo di predisporre in determinate strutture percorsi ludico-didattici sull’educazione am-bientale al fine di permettere agli alunni degli istituti scolastici di scoprire ed entrare in con-tatto con il mondo rurale. La “Masseria Pigna-ta “ è una delle strutture più qualificate per la realizzazione del progetto. La Fattoria si trova nel comune di Giugliano in Campania (NA) in località Licola-Varcaturo ed opera da oltre 60 anni all’interno del territorio. La principale at-tività della Fattoria è quella dell’allevamento di Bovini e Suini potendo fare affidamento su oltre 500 capi di bestiame e ben altre specie di ani-mali come conigli,pavoni, fagiani ecc... Lo scopo del progetto è quello di far conoscere ai più pic-coli le attività svolte all’interno di una fattoria. Gli alunni delle scuole che decidono di partecipare al progetto saranno guidati nella visita all’interno della struttura da personale medico veterinario che illustrerà tutte le dinamiche aziendali della masseria: l’allevamento e le produzioni animali, il benessere animale, la coltivazione dei prodotti della terra ed il riconoscimento in campo degli stessi. Gli alunni prenderanno parte anche alla realizzazione di determinate produzioni artigi-anali all’interno di un apposito “laboratorio didat-tico” annesso all’azienda accompagnati sempre da personale qualificato. Numerosi sono stati gli eventi organizzati all’interno della fattoria,come la manifestazione “Fattorie Aperte” organizzato lo scorso 8 Aprile dall’Assessorato all’agricoltura della regione Campania e la manifestazione “La Scuola e la Fattoria” promossa dall’ASL Napoli Nord che ha visto protagonisti 800 bambini nelle vesti di agricoltori per un giorno ed ,inoltre numerose sono state le fiere organizzate diret-tamente dalla masseria e gratuitamente aperte all’intera cittadinanza e agli istituti scolastici vici-ni. La “Masseria Pignata “ da la possibilità a chi lo desidera di conoscere ed assaporare un mon-do ricco di novità e di sapori ,un occasione per comprendere il ruolo fondamentale del mondo rurale ed approfondire il legame tra agricoltura e ambiente.

progetto “fattorie DiDattiche”. la MaSSeria pigNata DiDattica aMBieNtale di vincenzo lo cascio

GIUGLIANO5/6 APRILE 2014

gli eveNti haNNo fatto la Storia di Domenico ciccarelli

giugliaNo - La storia spesso è raccontata at-traverso gli eventi, sia intesi come manifestazi-oni, sia come accadimenti, fatti importanti che hanno determinato la nostra visione delle cose. L’associazione liberal, ancora una volta, attra-verso un evento culturale, ha cercato di cambiare proprio la visione, il punto vista di noi cittadini, lasciando le cose li come sono, senza cercare di cambiarle, ma semplicemente ricomponendole diversamente per dare a tutti la possibilità di leg-gere meglio la nostra storia e capire come popo-lo da dove veniamo. Il filo conduttore è la Madre Natura, la Terra e il Popolo... proprio per questo nel logo il Sud sembra sottosopra... in realtà non lo è, semplicemente vuole gridare che ci siamo dimenticati per troppo tempo della nostra Gran-dezza, stiamo guardando altrove. Dobbiamo capire che non siamo stati mai il Sud di niente, ma da sempre il centro della civiltà e una Terra baciata da Madre Natura. Cosa resta del nostro passato glorioso? I prodotti agricoli, le danze, i canti e le tradizioni che ci raccontano il passato, una storia negata che ci ha visto splendere fino al 1861, l’amore e la passione che difficilmente si cancellerà dal nostro DNA, l’unione, la generosità e la fratellanza che nel bene o nel male caratteriz-za da sempre il popolo meridionale. Ecco, questi sono stati gli ingredienti che abbiamo messo in-sieme per la realizzazione di questo magnifico evento, aprendo a tutti coloro che condividono questa causa e lasciando a chiunque la possi-bilità di contribuire volontariamente alla riuscita della due giorni. La fotostoria parla da sola. Ringraziamenti in primis ai tantissimi partecipan-ti, all’associazione Aicast Imprese Italia e a tutti i commercianti che hanno partecipato prolungan-do l’orario d’apertura durante l’evento e hanno contribuito a parte delle spese, ai Commissari che ci hanno onorato del Patrocinio Morale, agli sponsor che hanno offerto i loro prodotti tipici nella sagra: la storica Macelleria De Rosa, Villa Borghese - ricevimenti, Caseificio Lo Spicchio, Caseificio Medjugory, Ristorante Saremo Famosi e la Signora Elvira Tamburrino, Ristorante Mari e Monti, Sapori Mediterranei, D’Orta carni, Enote-ca Palma, Ortofrutta Mezzone. Un sentito ringra-ziamento anche a tutti coloro che hanno parte-cipato attivamente alla realizzazione dell’evento: vincenzo pennacchio, presidente della ass. “Tammurriata Giuglianese” e Raffaele Salvi per l’impegno profuso nell’invitare Paranze, Carret-tieri e scuderie di cavalli , il comitato “Voci Som-merse” e il gruppo ultrà “ Briganti 09”, impegnati nel servizio d’ordine, le associazioni “ Rosa Bi-anca”, “Illimitarte”, “Ludomusica”, “Basket Giug-liano”, “Editore Mediterraneo”, “La Bottega Delle Due Sicilie”e “Set Me Free” per il sostegno fat-tivo, gli artisti fabio pezzurro, Marcello parisi e Raffaella Gaudieri per la loro emozionante es-ibizione, il dott.pompeo De chiara, il prof.vin-cenzo gulì e l’ing.angelo Morlando per gli in-terventi al convegno, tutti impegnati in un evento culturale che ha avuto come unico obiettivo quello di far riemergere la nostra grande storia.

di gennaro ciambriello

a cura di:pino attanasioSimona cantegennaro ciambriello

fotoStoria Dell’eveNto

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foto-Storia Dell’eveNtogiugliaNo 5 e 6 aprile 2014

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fotoStoria Dell’eveNto

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la taMMorra...Ringraziamo con sincerità l’artista Margaret Inauario per l’ampia intervista sulla storia e le origini della tammurriata, in particolar modo di quella giuglianese e per averci ospitato nel suo suggestivo laboratorio, nel cuore di Giugliano. Riportiamo parte dell’intervista:

“Datare le origini di una tradizione come la tammurriata, trasformatasi più volte nella storia, è cosa impossibile, eppure gli studi di tanti antropologi ed etnomusicologi hanno portato a ritenere che questa tradizione sia precristiana.Oggi si parla di tammurriata “giuglianese” per indicare quella forma coeretica di danza e suono del tamburo affine all’intera area Domizia, o meglio alla “Terra di Lavoro”, caratterizzandosi principalmente per gli strumenti simili quali il sisco, la tammorra, la castagnette e i tricheballache e per il tipo di danza. Preciso che la castagnetta è stata introdotta solo nel dopo guerra, infatti non c’è mai stato un costruttore di tale strumento nel nostro territorio.Prima si ballava con il fazzoletto. Infatti anche la danza con braccia larghe e morbide in apertura e chiusura sembra proprio accompagnare il movimento del fazzoletto, come in antiche raffigurazioni. Anche il termine “giuglianese non è corretto, infatti come detto questa tradizione popolare abbraccia un’area molto più vasta e tale denominazione è dovuta al fatto che proprio a Giugliano, dopo tanti anni, fu ripresa la tammurriata attraverso una manifestazione. In realtà non ci dobbiamo meravigliare delle evoluzioni di una tradizione, perchè il termine tradizione deriva proprio da tradire. La tammurriata si è trasformata e tramandata nel tempo spesso oralmente da padre in figlio ed è diventata tradizione proprio perchè continua. Quella che vediamo oggi quindi non può essere la stessa tammurriata degli anni precedenti alla guerra, oppure degli inzi dell’Ottocento o ancora nel ‘600 o addirittura prima

di Cristo: certezze non ce ne sono, ma sicuramente dai quadri, dai dipinti, dai mosaici (come quello di Pompei dove è raffigurato proprio un suonatore con il doppio flauto tipico delle nostre zone) e dai reperti delle colonie greche a noi più vicine, si può far risalire la tradizione ai tempi della Magna Grecia con lo sbarco a Cuma. Eppure se consideriamo il periodo più recente troviamo una serie di similitudini e date che accomunano un pò tutte le tammurriate. Data importante è il 17 gennaio: l’inizio del ciclo. Non parliamo del ciclo biologico e neanche dell’anno solare, ma bensì del ciclo della natura, della vita contadina. Queste danze e questi canti infatti da secoli scandiscono la vita rurale e quindi la tammurriata non può prescindere dal confronto con gli anziani e con chi vive ancora nei campi, perchè sono loro i custodi di questa tradizione. Il 17 gennaio quindi si parte con il Fuocarazzo di Sant’Antonio, simbolo della purificazione dal vecchio e dal male, dove i primi suoni irrompono nel silenzio invernale.Poi il 2 Febbraio, il giorno della Candelora (Prima Luce), dove la festa diventa una preghiera affinchè il semino che sta sotto terra già schiuso trovi la forza di uscire alla luce del Sole. Qui la festa è già partita: le paranze (gruppi di persone, danzatori e musicisti della stessa famiglia o meglio famiglia allargata) si riuniscono per andare a ringraziare la Madonna di Monte Vergine al Santuario omonimo, luogo da sempre sacro, anche in tempi precristiani. Quindi in questo si evince anche come la Chiesa non ha voluto distruggere determinati luoghi e tradizioni, ma li ha semplicemente inglobati in se, mantenendoli nel tempo. E proprio in questi luoghi mistici che avviene il sincretismo, dove il rito cristiano e quello pagano si fondono in una simbiosi coerente. La tammurriata è sempre stato un rito propiziatorio, dapprima verso qualche dea o verso Madre Natura, poi verso la Madonna, fatto sta che questa tradizione ha sempre avuto una

intervista esclusiva a Margaret Ianuario

connotazione spirituale. Poi si arriva al Carnevale, momento di gioia ed aggregazione, festa che libera la comunità, unisce in un evento senza spazio e senza tempo tutte le persone, che spogliandosi dei loro ruoli, si sfogano e creano disordine proprio per creare un nuovo ordine. Questi riti non sono solo campani, ma accomunano sicuramente il Sud Italia, le isole e parte dell’Africa. Poi arriviamo al periodo della Quaresima, che sono giorni dove non si suona, anche perchè nella vita contadina questo è un tempo di attesa, di preparazione a quello che poi sarà il periodo più florido, quello in cui la terra da i suoi primi frutti e dove comincerà la vera e propria festa di ringraziamento: la Pasqua. Questo è anche il momento più alto di danza. Tutti i gruppi dall’area Vesuviana, all’area nocerino-sarnese, dall’area giuglianese all’alto Casertano, dalla Puglia a alla Basilicata, sono tutti in festa e tutti si incontrano nel momento culmine che è il lunedì in albis al Santuario della Madonna dell’Arco, altro luogo mistico aldilà della cristianità. Tutti prima di festeggiare vanno in Chiesa, ringraziano e poi cominciano a suonare. La musica popolare è amore, devozione, gioco, morte, festa, lavoro. La musica popolare per anni ha scandito i momenti dell’anno e della giornata dei contadini e resiste alla modernità proprio perchè insita nel nostro dna. Resiste proprio perchè c’è chi la rispetta in ogni sua forma ed espressione. Prima si diceva che se non sapevi ballare non ti sposavi. Chi ballava bene, infatti, aveva più possibilità di conoscere, di stare nel cerchio, di incontrare un partner, dimostrava di essere forte, abile, resistente. Se chiedi ad un’anziana giuglianese ti dice:“La Tammurriata è una sfida d’amore. Il gioco è questo: deve cedere l’altro, ma non devi cedere tu”. Ripartiamo dagli anziani, parlate e mangiate con loro. Amate tutte le tradizioni e tutte le sfumature senza distinzioni, ne fazioni. Appassionatevi alle storie e alla conoscenza che tramandano, ma sempre in punta di piedi e con rispetto. Qui in Campania quello che manca è proprio l’organizzazione amministrativa. La tradizione non deve essere modificata più di tanto, soprattutto nelle date. Deve essere solo assecondata perchè in realtà va da se. Puntare sui giovani ed organizzare degli eventi culturali a latere, aperti anche ad altre culture, altre regioni, altre nazionalità. Dobbiamo far uscire fuori la nostra generosità che tanto ci invidiano all’estero.”

Margherita ianuario Cantante,esperta di danze tradizionali facente parte del gruppo musicale damadaka musica dalla teaduzione, ceramista in maiolica classica e contempoeanea

agrogiugliaNeSe

che coSa è la taMMorra?lo chiediamo a Margherita Ianuario

a cura di Domenico ciccarelli

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Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i ma-rines in Iraq. Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridi-onali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Cio-ciaria, nell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mez-zogiorno ci rimette qualcosa). Ignoravo che, in nome dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma. E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i franc-esi in Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila». Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire». E Garibaldi parlò di «cose da cloaca». Né che si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna, come è accaduto con gl’islamici a Guantánamo. Lì qualche centinaio, terroristi per definizione, perché musulmani; da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali. E, se bambini, brig-anti precoci; se donne, brigantesse o mogli, figlie, di briganti; o consanguinei di briganti (sino al terzo grado di parentela); o persino solo paesani o sos-petti tali. Tutto a norma di legge, si capisce, come in Sudafrica, con l’apartheid. Io credevo che i brig-anti fossero proprio briganti, non anche ex soldati borbonici e patrioti alla guerriglia per difendere il proprio paese invaso. Non sapevo che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo, con fu-cilazioni in massa, fosse comuni, paesi che brucia-vano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia. Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa, perché li squagliavano nella calce), come nell’Unione Sovietica di Stalin. Ignora-vo che il ministero degli Esteri dell’Italia unita cercò per anni «una landa desolata», fra Patagonia, Bor-neo e altri sperduti lidi, per deportarvi i meridionali e annientarli lontano da occhi indiscreti. Né sapevo che i fratelli d’Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, regge, musei, case pri-vate (rubando persino le posate), per pagare i debiti

...Dei BrigaNtidel Piemonte e costituire immensi patrimoni privati. E mai avrei immaginato che i Mille fossero quasi tutti avanzi di galera.Non sapevo che, a Italia così unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla. Ignoravo che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie fosse stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia, e par-zialmente finanziata dalla massoneria (detto da Garibaldi, sino al gran maestro Armando Corona, nel 1988). Né sapevo che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al momento dell’aggressione, uno dei paesi più industrializzati del mondo prima di essere invaso. E non c’era la “burocrazia borbonica”, inte-sa quale caotica e inefficiente: lo specialista inviato da Cavour nelle Due Sicilie, per rimettervi ordine, riferì di un «mirabile organismo finanziario» e pro-pose di copiarla, in una relazione che è «una lode sincera e continua». Ignoravo che lo stato unitario tassò ferocemente i milioni di disperati meridionali che emigravano in America, per assistere economi-camente gli armatori delle navi che li trasportavano e i settentrionali che andavano a “far la stagione”, per qualche mese in Svizzera. Non potevo immag-inare che l’Italia unita facesse pagare più tasse a chi stentava e moriva di malaria nelle caverne dei Sassi di Matera, rispetto ai proprietari delle ville sul lago di Como. Ignoravo che avrei dovuto studiare il francese, per apprendere di essere italiano: «Le Royaume d’Italie est aujourd’hui un fait» annunciò Cavour al Senato. «Le Roi notre auguste Souverain prend pour lui-même et pour ses successeurs le titre de Roi d’Italie.» Io avevo sempre creduto ai libri di storia, alla leggenda di Garibaldi. Non sa-pevo nemmeno di essere meridionale, nel senso che non avevo mai attribuito alcun valore, positivo o negativo, al fatto di essere nato più a Sud o più a Nord di un altro. Mi ritenevo solo fortunato a es-sere nato italiano. E fra gl’italiani più fortunati, per-

Estratto dal libro Terroni di Pino Aprile

ché vivevo sul mare. A mano a mano che scoprivo queste cose, ne parlavo. Io stupito; gli ascoltatori increduli. Poi, io furioso; gli ascoltatori seccati: esagerazioni, invenzioni e, se vere, cose vecchie. E mi accorsi che diventavo meridionale, perché, stupidamente, maturavo orgoglio per la geogra-fia di cui, altrettanto stupidamente, Bossi e com-plici volevano che mi vergognassi. Loro che usano “italiano” come un insulto e abitano la parte della penisola che fu denominata “Italia”, quando Roma riorganizzò l’impero (quella meridionale venne chia-mata “Apulia”, dal nome della mia regione. Ma la prima “Italia” della storia fu un pezzo di Calabria sul Tirreno).

Speciale

chi SoNo i BrigaNti?lo chiediamo a Pompeo De Chiara

Con orgoglio ed entusiasmo positivo e di buon auspicio constatiamo una nutrita partecipazione di tantissimi giovani all’evento “La Tammorra dei Briganti” tenutosi a Giugliano il 5 e 6 aprile. Ciò che merita attenzione e non deve passare inosservato è stata la spontanea adesione e la genuina curiosità dei partecipanti sia al convegno tenuto dal prof. Gulì e dal dott. De Chiara che alle tante iniziative e ai banchetti identitari presenti all evento. Queste iniziative sono fondamentali perchè seminano nella coscienza degli ascoltatori il seme della consapevolezza, in quanto essa è fioriera di certezza e curiosità, preludio favorevole alla riscoperta dell’identità perduta da recuperare. Senza identità non c’è futuro! Gran bell’evento!!! Da parte di noi BRIGANTI del presente, tutto il ringraziamento all’organizzazione e un plauso particolare all’associazione LIBERAL ... alla prossima e ...... VIVA IL LUPO!!!

teStiMoNiaNza Di roSario aMatoSiaMo tutti BrigaNti

“Per capire bisogna fare un percorso. Ogni mese vi proporro un articolo che possa in-dicarvi la strada della conoscenza. Partiamo da un estratto molto significativo dell’amico scrittore Pino Aprile nel suo libro Terroni”

pieMMe realizzazione editoriale: conedit libri Srl, cormano (Mi)-© 2010 by pino aprile-i edizione 2010-© 2010 -

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“il gallo caNteriNo”: l’eSorDio DiScografico Di fraNceSco aMoruSoVILLARICCA - “Buona sera a tutti voi che siate as-coltatori dello stereo, della platea o del vostro mp3. Vi offrirò, con questo brano, un tributo all’opera commerciale, il 2x3 che al mercato rionale solletica il maiale”. Prima traccia, “Il motivetto”: si presenta in questo modo “Il gallo canterino”, disco d’esordio del cantautore Francesco Amoruso. L’album è un intrec-cio di incontri-scontri le cui storie – e le conseguenti riflessioni - inseriscono l’artista lungo la scia del can-tautorato italiano, quello più realistico e contempo-raneo. In tutto il lavoro c’è un filo conduttore: l’ironia, quella straziante e cinica in grado di lasciare un sor-riso amaro a chi ascolta. Con “Il gallo canterino”, il brano numero 6 che dà il titolo all’album, il cantau-tore mette in riga tutta una serie di animaletti pidoc-chiosi, avari e sconvolti dall’esistenza che sembrano volersi chiedere Dov’è lo zio Tobia? Forse è scom-parso o, più scemplicemente, si nasconde qua e là nel disco. Intanto, lasciate che il gallo canti. Lui si accontenta di poco: un bicchiere di vino e in cam-bio metterà alla gogna fattori, cantautori, docenti, politici e tutto il sistema. Ma tra motivetti, animali e sfottò sociali c’è spazio anche per pezzi più intimi come Poesia e Prufessò, veri e propri percorsi intimi all’intero dell’animo dell’artista. Le parole taglienti, la fattoria e i tutti i suoi incubi inondano il verso, lo divorano e si gettano sulla copertina, i cui disegni di Silvia Pezzotti riassumono, con l’arte visiva, tutta la follia giocosa e quasi fumettistica di tutto il disco. Arrangiato da Francesco Mennillo, l’opera ha godu-to della partecipazione di numerosi artisti e soprat-tutto del massiccio investimento di tempo ed anima dell’associazione musicale Illimitarte, vera fucina di talenti, in grado, in questi anni, di attirare su di sé l’attenzione di importanti organi d’informazione in-ternazionale, quali BBC e al Jazeera. Il consiglio che vi diamo? Ovviamente quello di acquistare e ascol-tare il disco, in modo da conoscere un artista che ha tanto da dire e di cui vale la pena ascoltare le parole.

«Se bastasse una bella canzone»: cantava più di venti anni fa Eros Ramazzotti…E effettivamente non basta - neanche se è quella vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo (Nu juorno buono) - per cambiare da sola le cose nella ‘terra dei fuochi’, in quella che una volta era una “terra felix”, come ci ricorda l’omonima rassegna d’arte e spettacolo organizzata per il secondo week end del prossimo Maggio, a Villaricca, da una neona-ta associazione culturale. Si tratta dell’Associazione “Rosa bianca”, spuntata da appena due mesi in quell’impervio territorio di degrado materiale e mo-rale, e di ‘burocraticume’, che è ancora oggi il Mezzo-giorno d’Italia, come un’ennesima sfida a far rifiorire una terra da troppo tempo abbandonata a se stessa. L’ennesima scommessa del Sud, dunque, che prende le mosse dal cuore di un’inesauribile Terra di lavoro, che all’alba del Novecento andava, niente di meno, dalla piana pontina all’agro nolano. L’associazione, infatti, si è costituita, il 28 febbraio 2014, a Marano di Napoli (in Via Domenico Somma , 5), ad opera del prof. arch. antonio pugliese (Presidente), della res-tauratrice di tessuti luigia peytrignet (Segretaria) e della biblista tina Bianco (tesoriera), con lo scopo precipuo di contribuire alla riqualificazione del tessu-to urbano, sociale e culturale dell’hinterland napole-tano-casertano. L’associazione, senza fini di lucro, «si propone»- come recita lo statuto - «di perseguire lo sviluppo di una cultura di pace, per il diritto all’autodeterminazione dei cittadini, l’affermazione di una società tollerante, solidale e multietnica, me-diante la valorizzazione dei singoli nelle esperienze collettive». Svariato il suo campo d’azione, dalla be-neficenza alla formazione, dallo sport alla promozione di eventi artistico-culturali, dalla tutela dell’ambiente

SBoccia uNa roSa BiaNca

L’idea del teatro sociale nasce dalla necessità di trattare le difficoltà le indecenze e le dinamiche che fanno da contorno ad una città come la nostra Giugliano, la forza dei concetti espressi attraverso la rappresentazione scenica e fedele all’autenticità del degrado che accomuna Giugliano a paesi che di certo vivono una situazione meno florida almeno in termini di vivibilità. Il teatro, se utilizzato come riflessione accorta e rivolta al pubblico senza fare distinzione tra ceti e ranghi sociali, sarebbe senz’altro una volta cominciato il processo di sviluppo di un’idea che raggruppi in temi e contesti diversi le problematiche che trattano del nostro paese”, Il teatro non ha volontà, il teatro si presenta, il teatro si assoggetta ad un rischio che è la critica e la riflessione di chi da acuto ed onesto spettatore con cauta e mirata critica porge le osservazioni, è come uno specchio della società civile moderna il teatro può rappresentare l’identità, l’idea di massa- . Informazione partecipazione e rappresentazione sono possibili strumenti per poter affrontare un reale problema.

NaSce il teatro Sociale

la pagina delle buone notizie

opera priMa Di rita villa

Una nuova associazione per la Terra Felix

a quella dei diritti civili. In tal senso non poteva es-serci inizio migliore, e più altamente rappresentativo, che donare al Comune di Villaricca, presenziando alla sua piantumazione il 21 marzo scorso, un alberello di olea europea, simbolo appunto di pace e fratellanza, auspicio di una ricca fioritura di progetti e speranze in questa difficile realtà campana.Ecco allora un fiorire di iniziative, che vanno dalle presentazioni di libri a forte impatto sociale, come quello contro la discriminazione razziale della scrittrice ebrea Dova cahan (Un askena-zita tra Romania ed Eritrea, GDS Edizioni), tenutasi il 2 aprile al Maschio Angioino di Napoli in collaborazione con la fondazione valenzi, alla promozione di dibat-titi storico-civili, come il Convegno “la tamorra dei Briganti”, col Patrocinio del Comune di Giugliano, organizzato il 5 aprile a Palazzo Palumbo.Tutti eventi segnati dalla risposta attenta di un pubblico sempre più numeroso e sensibile a chi, come la “Rosa bianca”, accende quotidianamente i riflettori sulle emergenze e sulle potenzialità di un territorio che, in nome della sua grande tradizione, non si arrende e combatte con le armi suggestive di rassegne d’arte presepiale e di pittura en plain air, di canti e balli e di immancabili as-saggi di sapori tipici, come nella straordinaria tre giorni da non perdere, ricordiamo, che si terrà il 9, 10 e 11 maggio - “terra felix” - alla Biblioteca comunale di villaricca.

auguri!

del prof. gerardo Salvadori

di fabio pezzurro di Domenico ciccarelli

villaricca - Mercoledi 9 Aprile presso la biblioteca comunale di Villaricca è stato presentato il nuovo ro-manzo di rita villa, intitolato “tela di ragno” . Il libro parte dalla ricerca della libertà, un viaggio alla ricerca di se stessi contro le insidie oppressive di alcuni rap-porti morbosi. Nella tela della scrittrice si ingarbuglia la storia di una donna di mezz’età che ambisce a trovare la stabilità nell’amore. Accanto alla protagonista è fon-damentale la figura di Vittoria, grazie alla quale incon-tra il pittore Pier. La frequentazione sfocia in un rap-porto stabile. L’idillio però è interrotto da Vittoria che vede nell’allontanamento dell’amica una minaccia alla sua stabilità. E’ da questo sentimento che la posses-sione della donna travalica la quotidianità vissuta con Rita durante la loro attività lavorativa, trasformandosi in un’ossessione. Si stabilisce un menage a trois che porta alla reciproca dissoluzione in nome di una libertà mancante. I dubbi che accompagnano la protagonista conferiscono all’atmsfera generale del racconto tinte da giallo sentimentale dai toni noir.

www.francescoamoruso.net

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Il primo Skate park comunale del sud Italia è stato inaugurato in Via Caio Duilio, zona lido Mondragone. Una bellissima iniziativa soprat-tutto per i giovani mondragonesi che praticano questo sport e che a distanza di anni finalmente ottengono un’area tutta loro dove potersi al-lenare. Ad aprire la cerimonia è stato il Sindaco giovanni Schiappa, che con orgoglio ha affer-mato: “ La comunità di Mondragone affida uno spazio ai giovani da dover custodire e tutelare. Insieme ai consiglieri comunali abbiamo deciso di non recintare quest’area perché la sfida di civiltà a cui è chiamata la nostra città deve es-sere chiara, trasparente e limpida. I nostri gio-vani devono comprendere che sono loro, per primi, i veri custodi della nostra terra. Sapere che questi luoghi servono per far divertire i nostri giovani e far vivere delle esperienze che fino a ieri potevano vivere solo altrove è per noi mo-tivo di vanto. Riusciremo a riqualificare questa parte del Litorale, siamo pronti a vincere la sfida del cambiamento. Vogliamo una Mondragone diversa, migliore, quella che abbiamo sempre desiderato”. A benedire lo Skate Park è stato Don Franco Alfieri vicario del Vescovo, che ha dichiarato: “ Vi porto i saluti del Vescovo, il quale è orgoglio di questa iniziativa dedicata allo sport e ai giovani” – continua Don Franco – “raccoglia-mo la sfida del Sindaco non mettiamo le barriere perché vogliamo che ogni cittadino sia il custode di questi luoghi”. La cerimonia si è conclusa con le esibizioni di rollerblade, skateboard e bmx con gli atleti del team The Movers. Quest’area rappresenta un momento di crescita culturale, di sviluppo e di cambiamento per Mondragone.Un’iniziativa importante che valorizza lo sport non solo come l’insieme delle attività fisiche ma come interazione sociale tra i giovani.

di ada Marcella panetta

Skate park a MoNDragoNe il priMo Del SuD italia

Scatta,e proprio il caso di dirlo, prendendo in prestito il gergo ciclistico, la nuova stagione di iniziative della Pro Loco Volturnum Castri Maris a Castel Volturno per il 2014. E lo fa con la prima delle numerose iniziative in programma che si è tenuta nella località Pineta Mare dove per il secondo anno è stato organiz-zato il Bici Day del 1 Maggio, festa dei lavoratori. Il percorso segue le vie del centro, dove grandi e bambini appassionati delle due ruote e delle passeggiate all’aria aperta si riuniscono per rinnovare un evento che già lo scorso anno ha avuto un grande successo. Raduno e la parten-za nel piazzale antistante viale degli Oleandri, con la carovana che si è mossa per tutto il centro passando per la Darsena, il lungomare, per Fon-tana Bleu fino a ritornare al punto di partenza. Predisposti dei giochi gonfiabili per il divertimen-to dei bambini.Come detto, questa non è che la prima delle ini-ziative che la Pro loco promuoverà, infatti è stato diramato il calendario delle iniziative estive che anche quest’anno sono numerose e dislocate su tutto il territorio: la prima di queste è la sagra che si terrà proprio a Pineta mare il 05 luglio; si proseguirà con la sagra a Pineta Grande (Baia Verde) del 26 luglio. Il 03 agosto sarà la volta della 4° edizione della pedalata ecologica nel centro storico. Il 09 agosto si svolgerà per la pri-ma volta la sagra nella località Destra Volturno. Infine, l’estate della Pro loco si concluderà con la due giorni di sagra nel centro storico a Piazza Annunziata il 23/24 agosto. Il direttivo si riserva di comunicare di volta in volta l’oggetto delle singole sagre e ulteriori at-tività abbinate. Dunque anche quest’anno la Pro Loco Volturnum Castri Maris col suo impegno cercherà di assicurare momenti di svago e di aggregazione per l’intera cittadinanza di Castel Volturno, che si spera risponda positivamente.

Daniele Bianchi

col Bici DaY 2014, al via la Nuova StagioNe Di iNiziative Della pro loco volturNuM caStri MariS

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progetti per caStel volturNo Dall’aSSociazioNe “pro loco voltur-NuM caStri MariS”Una delle Associazioni più attive e conosciute nel territorio di Castel Volturno è la “Pro Loco Volturnum Castri Maris”, realtà più che positiva e dinamica nel proporre validi progetti culturali, sportivi, ricreativi atti a far conoscere e valoriz-zare tutto il potenziale troppo a lungo “nascosto” e sottovalutato di questo territorio. Abbiamo in-tervistato il socio- fondatore, nonché segretario della Pro Loco, Germano De Sales: Quali sono le iniziative che di qui a breve proporrà l’associazione?“Le Giornate in Bici innanzitutto, oltre quella del Primo Maggio, che si organizzeranno anche durante l’estate. Inoltre abbiamo in programma delle Sagre, e soprattutto portare avanti un progetto che ci sta davvero a cuore, inerente l’identità storica di Castel Volturno, troppo sp-esso ignorata da tanti suoi abitanti”.può spiegarci meglio di cosa si tratta?“Si, non tutti sanno che la storia del nostro Co-mune ha radici antichissime, che abbiamo quasi 3.000 anni di storia e che il nostro Castello, una fortezza realizzata dai Longobardi, al cui interno c’è un borgo medievale tuttora abitato, sorge su rovine romane del periodo dell’imperatore Domi-ziano…c’è bisogno di conoscere la storia del proprio territorio per dargli la giusta valutazione e farlo crescere. Ebbene, rivalutare questa parte storico-archeologica di pregio, inserendola in un progetto culturale e turistico è il nostro fermo proposito”.come intendete procedere per raggiungere quest’importante obiettivo?“Prima di tutto mettendo in sicurezza l’area, e a tal fine qualcosa è già stato fatto ma si deve per-fezionare e continuare il lavoro. Poi realizzando delle mappature storiche con l’ausilio di profes-sionisti, e dei necessari interventi di ristrutturazi-one mirati a poter istituire dei veri e propri itiner-ari turistici e delle visite guidate che ogni luogo di tale portata storica e archeologica meriterebbe di avere. All’interno di quest’area si potrebbero organizzare mostre, convegni, svariati eventi cul-turali e artistici…sul nostro litorale non mancano i bravi artisti, e anche valide compagnie teatrali. Reputiamo di estrema importanza portare a compimento questo progetto, e porre fine allo stato d’abbandono in cui queste aree versano da fin troppo tempo”.Ringraziamo germano De Sales per averci es-posto una situazione e un progetto che indub-biamente meriterebbe la concreta attenzione da parte tutti coloro che amano Castel Volturno e che tengono alla sua valorizzazione e riqualifi-cazione.

valeria vitale [email protected]

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Dopo l’interessamento da parte della commis-sione antimafia con la presenza sul territorio del sen. Peppe De Cristofaro, dietro una richiesta di attenzione permanente alla stessa da parte del locale circolo SEL di Castel Volturno per le im-minenti elezioni amministrative, arriva la visita a Castel Volturno del vicepresidente nazionale antimafia on. claudio fava, che a parte la sua carica istituzionale, rappresenta con la sua sto-ria personale, dopo l’uccisione del padre-gior-nalista Pippo Fava per mano della mafia siciliana e per le sue battaglie contro l’illegalità, una per-sonalità di grande impatto anche emotivo per il nostro territorio. Prima del suo intervento l’on. Claudio Fava è stato informato, sia dal coordina-tore SEL Maurizio Fabiani che dal presidente di Officina Volturno Giancarlo Palmese, sul lavoro svolto e l’impegno costante contro la camorra e contro ogni tipo di illegalità sul territorio da parte dei ragazzi di Officina Volturno che sono parte dell’associazione insieme al direttore del gior-nale Informare Tommaso Morlando, congratu-landosi per la presenza fondamentale nei nostri territori, attraverso realtà importantissime come quella descrittagli.L’intervento di Claudio Fava durante la manifes-tazione, dopo quello del candidato sindaco per il centro-sinistra Dimitri Russo, si è aperto su una riflessione, sulla sua visita nei Comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche, per capire quanto sia servito sciogliere questi Comuni. Il sentore dif-fuso, secondo Fava, è quello che questa azione è servita poco, è giusto però il messaggio che si vuol dare cioè di far capire che la camorra era

diventata governo in questi luoghi, affermando anche una impunità non sopportabile. Sciogliere i Comuni è servito a riaffermare un principio fondativo della democrazia che deve essere data alla capacità degli elettori di essere rappresentati dagli eletti e non essere invece costretti ad essere rappresentati dagli amici “eletti” per altri interessi, per altri scopi, in quel caso non esiste più democrazia. Però, continua Fava, i problemi non si risolvono solo scioglien-do i Comuni, ma ci sono altri lacci che sono più profondi nel tessuto amministrativo, come quando impiegati e funzionari, sono parte delle cosche mafiose. Il lavoro di un commissario può essere solo un punto di partenza mentre il punto di arrivo è la cittadinanza, il punto di arrivo è una comunità chiamata nuovamente a votare, che fa tesoro di quello che è accaduto, delle con-seguenze di azioni sbagliate passate e quelle di una democrazia sospesa, della negazione dei diritti del cittadino e della costruzione dei privi-legi che un governo mafioso decide di cambiare. Il cambiamento non passa attraverso un prov-vedimento repressivo o attraverso la nomina di commissari prefettizi, il cambiamento passa at-traverso la scelta di una comunità di liberarsi dal “gioco” delle mafie. Non è semplice, conclude Fava, in quanto con-osciamo il livello di collusione che ha attraver-sato, anche gli ambienti economici ed amminis-trativi, ma è li che si deve esercitare la funzione di cittadini ed elettori.

Maurizio fabiani

clauDio fava a caStel volturNo Il Vicepresidente della Commissione Antimafia si confronta con i cittadini

lazzaro: tutela Dei Diritti per MalaSaNità

di rossella Bicco

“La Repubblica tutela la salute come fondamen-tale diritto dell’individuo e interesse della collet-tività.” L’articolo 32 della Costituzione italiana tutela il diritto alla salute, ma troppo spesso il concreto risarcimento di una lesione all’integrità fisica è estremamente difficile per il cittadino. Chi subisce un danno alla salute non sempre è consapevole dei propri diritti, e rinuncia di fatto a massimizzare il giusto risarcimento economico. Troppi i casi che ci giungono a conoscenza: un caso di malasanità ogni due giorni, sono i nu-meri finiti sotto la lente d’ingrandimento della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli er-rori in campo sanitario. Per questo un gruppo di giovani professionisti con esperienza quin-dicennale nel settore si è riunito per dare vita all’associazione Lazzaro.

Lazzaro è un organizzazione non lucrativa di utilità sociale che ha sede in Vitulazio (CE) via B. Croce, che persegue in modo esclusivo finalità di solidarietà sociale nei settori dell’assistenza medico-sanitaria nei confronti di persone svantaggiate in ragione di condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali o familiari, in cfr articolo 10 comma 2 Dlgs 460/97.

Come ci sottolineano in un’intervista il presidente dell’associazione Adolfo Caterino, il tesoriere Luisa Gallo, il vice presidente Vincenzo Caterino e il segretario Fabio Scamperti “l’associazione dà attenzione in modo speciale a soggetti mi-norenni figli di tossicodipendenti, anziani in gravi disagi economici, soggetti portatori di handicap appartenenti a nuclei familiari riversati in gravi difficoltà economiche, etc. il nostro obiettivo as-sieme a quello dei colleghi del personale medico specializzato è quello di creare una maggiore consapevolezza nei malati, affinché denuncino gli abusi subiti. A pochi mesi dalla fondazione dell’associazione Lazzaro numerosi sono stati i casi sottoposti”.

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Voluta fortemente dal Ministero dell’Interno ma contestata da Platini ed ultras, da presidenti, al-lenatori, calciatori, politici, avvocati e addirittura dalla fondazione Giovanni Paolo II. Ma cos’ha questa tessera del tifoso che non va? Innanzi-tutto, ricordiamo che la stessa tessera è consid-erata uno strumento di “fidelizzazione” che lega il tifoso alla squadra, permettendogli di seguirla in trasferta e di usufruire vantaggi come la prel-azione dei biglietti in alcune partite, sconti del 15% su biglietti ferroviari delle Ferrovie dello Stato e del 10% per le consumazioni nei ris-toranti “Ciao”. Queste tessere, però, non pos-sono essere rilasciate a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive (art. 9 Legge Amato). Inoltre, il concetto di “fidelizzare” il ti-foso è equivoco ed ambiguo perché, come dice l’avvocato lorenzo contucci, rappresentate del mondo degli ultras e di chi è contro la tes-sera del tifoso, da noi intervistato in esclusiva, “il tifoso è già fidelizzato alla nascita”… come mai il Ministero non ha alcun ripen-samento sulla tessera nonostante pesanti reazioni, oltre che di ultras, anche di person-alità importanti del mondo del calcio (esem-pio su tutti è Platini, presidente UEFA)?!Probabilmente, perché grazie alla protesta con-tro la tessera e l’art. 9, molte tifoserie si sono au-

toeliminate dagli stadi, non andando più in tras-ferta. Ciò ha consentito al Ministero di poter dare dati favorevoli sul decremento della violenza negli stadi che non dipendevano, ovviamente, da un fattore tessera ma solo della non circolazione dei tifosi. Il maggior timore del Viminale, oggi, è che i tifosi si tesserino, non il contrario, perché a quel punto i dati sballerebbero totalmente e ver-rebbe dimostrata per tabulas l’inutilità della tes-sera stessa.fino a quanto lo Stato può allungare le mani nel mondo dello sport? anche se si parla di sicurezza, non sarebbe stato idoneo confron-tarsi con altre realtà calcistiche e con chi di questo mondo già ne fa parte da tempo? Fino a quando le società non saranno propri-etarie dei loro stadi e fino a quando le società non accetteranno più di vedere le casse dei bot-teghini svuotate da provvedimenti assurdi. Se poi i presidenti delle società di calcio ricavano maggiori introiti da altre fonti, più che dal bot-teghino è tutta un’altra faccenda e ciò spiegher-ebbe bene l’inerzia. Dall’ultimo convegno a Roma è emersa la sensazione che, anche chi è contro questa iniziativa, l’idea di base è “lodevole, ma la formulazione letterale dell’articolo è infelice”. Questo significa comunque che la tessera è uno strumento utile, da modificare, e quindi non va eliminato? Cosa chiede, in definitiva,

chi è contrario e cosa pensa di ottenere chi ne è in possesso? Se una tessera del tifoso fosse stata emessa lib-eramente da una società di calcio, senza cos-trizioni, per premiare la fedeltà di un tifoso – e non tanto per fidelizzare perché il tifoso è già fidelizzato alla nascita – allora sarebbe stata ac-cettabile, perché si sarebbe fatto come in Inghil-terra. Chi non vorrebbe avere un diritto di prel-azione per uno spareggio per salire di categoria basato sul fatto di aver sempre seguito la Caser-tana in trasferta? Il problema è che la Tessera è stata imposta vietando abbonamenti e trasferte, “riacquistabili” sotto forma di tessera! Ciò detto, se è corretto che a un tifoso diffidato non pos-sano essere rilasciati biglietti, l’art. 9 della legge Amato è infelice nella sua formulazione perché – così letto – impedisce a chiunque abbia già scontato il proprio Daspo o la propria condanna per reati da stadio di poter acquistare biglietti.e’ un argomento sempre caldissimo questo della tessera, tanto da scatenare cori, mani-festazioni, scritte sui muri e quant’altro. per-chè c’è questo esasperato “accanimento” e che “tipo” di tifoso si ribella ad essa?La tessera del tifoso dovrebbe essere facolta-tiva, non obbligatoria: la stessa è stata già svuo-tata, grazie ai nostri ricorsi, di tutti gli orpelli di contorno che non andavano bene, come il fatto di essere legata a una carta di credito di cui si veniva dotati ad insaputa del tifoso. Il problema principale, a parere del sottoscritto, non è più la tessera del tifoso ma l’art. 9 di cui ho detto che, peraltro, si applica anche sull’acquisto dei sin-goli biglietti. Possiamo sintetizzare dicendo che diverse tifoserie combattono l’art. 9 boicottando la tessera del tifoso. Con la modifica del’art. 9 anche questo ultimo tabù verrebbe sfatato per-ché la tessera del tifoso non verrà mai eliminata, visto che suonerebbe come una sconfitta politi-ca, anche del Ministero dell’Interno. La ribellione contro la tessera viene dal tifoso consapevole: ho diversi casi di ragazzi che, pur avendo scon-tato il daspo, non riescono ad andare allo stadio il che è assurdo. I tifosi organizzati ragionano non in base al personale egoismo, ma come una co-munità: se fai torto a mio fratello, lo fai anche a me. Del resto lo dice anche la Bibbia.

fabio corsaro

l’urlo Degli ultraS che Mai Si StroNcherà: “No alla teSSera” Avv. Contucci: “Combattiamo l’art. 9 boicottando la tessera del tifoso.Ragioniamo come comunità: lo dice anche la Bibbia”

calcio

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Napoli cullail Suo ScugNizzo

lorenzo Insigne

Scugnizzo di fantasia e periferia. Ra-gazzo umile che non dimentica le sue origini, l’idolo dei bambini che sogna-no di emergere come e da dove è em-erso lui. Lorenzo Insigne è il volto di chi gioca per le vie di Napoli nel pomerig-gio fino al tramonto, è la voce di chi sogna di farcela e indossare un giorno l’azzurro, è la speranza di chi ambisce addirittura a diventare capitano del Napoli, della propria squadra del cu-ore. Insomma, Lorenzo è utopia che diventa realtà. Esemplare. Talento ma soprattutto educazione: papà Carmine e mamma Patrizia, con la loro umiltà, sanno come trasmetterla ai propri figli. Lorenzo è il secondo di 4 fratelli, tutti innamorati del pallone e, se buon sangue non mente, anche Roberto, diciannovenne di proprietà del Napoli attualmente in prestito al Perugia, pare avere l’età e le potenzi-alità che gli permetteranno di giocare nel calcio che conta. Parola anche di Lorenzo: “Roberto è più forte di me”. L’ascesa del numero 24 azzurro è frutto di un lungo cammino, di tanta gavetta ed un’esplosione improvvisa di qualità e talento che hanno fatto apparire il suo nome sul taccuino di tanti osservatori. Zeman è il professore che l’ha lanciato e gli ha permesso di esprimersi al massimo, prima a Fog-gia e poi a Pescara. E se i professori a scuola fossero stati come il boemo, forse Insigne non si sarebbe fermato alla prima superiore. Intanto il Napoli se lo tiene stretto perché c’è un pro-getto alla base che ambisce ad essere vincente e Lorenzo ne fa pienamente parte. Benitez crede in lui anche se mister e tifosi gli chiedono di segnare un po’ di più.

È una grande soddisfazione vedersi sui campi più importanti d’Europa e ad alti livelli in Serie A, ricordandosi magari quando da ragazzo faceva l’ambulante, vendendo abiti al mer-cato di Frattamaggiore, pur di aiutare la famiglia in difficoltà economiche. Lorenzo è un tipo timido, con la testa a posto e con la voglia di emergere come calciatore e soprattutto come uomo. A casa, la moglie Jenny Darone e il figlio Carmine sono il suo rifugio dal mondo del pallone. Il concetto di famiglia è inculcato nella sua indole perché crescere in una casa con 5 persone, con un papà operaio (pre-cario) di una fabbrica di scarpe ed una “squadra” da tenere salda, si tende a sviluppare un senso di fierezza e com-pattezza familiare. La lingua sempre da fuori ad ogni gol, come Del Piero, suo idolo da sempre. Da bambino, però, la bocca era aperta solo per “eccesso” di golosità, ma con gli anni l’alimentazione è diventata, per necessità fisiche, un regime sano da mantenere. A causa della sua bassa statura, Lorenzo fu scartato da tanti e notato da pochissimi e tra questi ultimi c’era Giuseppe Santoro, responsabile allora del settore giovanile del Napoli, portando a Castel Volturno Insigne per €1.500, versati nelle casse dell’Olimpia Sant’Arpino. Oggi il suo valore è alme-no 10.000 volte maggiore. Si rilassa tra le proprie mura, ascoltan-do musica e guardando film di Sa-lemme, Buccirosso e Siani. Orgoglio e semplicità, non aspettatevi altro da uno scugnizzo che ha raggiunto i pro-pri sogni e che ne ha ancora altri nel cassetto.fabio corsaro

Napoli calcioDal mercato di Frattamaggiore ai grandi palcoscenici del calcio d’Europa

Idolo dei ragazzini, lorenzo è un esempio per chi sogna l’azzurro

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Immaginate Andy con le labbra che simulano un bacio con uno smartphone e una camicia a fiori. Come sfondo una sua famosissima op-era. Sono entrato nel PAN (il palazzo delle arti di Napoli) e mi aspettavo tutto quello che ho visto. Un’ansiosissima gara a chi scatta più veloce-mente un selfie con la famosa Marilyn a colori di Warhol o il “Vesuvius”. Forse ne sarebbe en-tusiasta il caro vecchio esponente della pop art. Cos’è in fondo un Selfie se non l’arte del “met-tersi in vetrina”? La mostra si chiama “vetrine” e ci parla soprattutto del collegamento di Warhol con la città di Napoli. Le opere di Warhol pre-senti al Pan ci raccontano anche un po’ delle sue origini; ma di cosa parlano precisamente? In una parola: estetica. Warhol comincia la sua carriera proprio come vetrinista nelle strade di Madison Avanue (NY) e come grafico per riviste e coper-

Al Pan presentata la mostra “Vetrine” a cura di Achille Bonito Oliva

“uN Selfie coN aNDY Warhol”

L’artista alato...il maestro Pino Gramoglia. Bella Napoli....cantava un tempo; pieno centro stori-co...palazzo antico di quelli da copertina...carto-lina fate voi, da subito immersi in quello che da questo momento risulta essere un vero e proprio viaggio; quasi una meravigliosa ascesa che parte dal fare artistico di un uomo e si eleva a vera forma di espressione umana; in arte nella pro-duzione d’arte di Giuseppe Gramoglia...per chi lo conosce...quasi mezza città.. Pino. Un grande fornice storicizzato sottolinea un ingresso ad un portone pesantissimo...la Napoli di sempre; i luoghi di sempre…un piccolo ingresso prelude ad un interno porticato di dimensioni strepitose, lui ci accoglie con il suo fare poetico stringen-doci la mano, occhiali scuri, vestito doppio petto foulard al collo in seta e in tinta...sorridendo nel suo perfetto comunicare ci invita a salire.....salire si salire; verso un’arte che lo contraddistingue...per la sua voglia di evasione forse preludio di quegli amici alati i suoi angeli che fan della sua pittura racconto e raccordo...magico surreale esaustivo evocativo. Saliamo, si più piani di un palazzo meraviglioso, con ascensore a gettoni...si perché altrimenti ci spiega lo rompono...qui si compie una magia quasi in questo vettore Dantesco all’apertura della stessa porta ci si riapre un mondo dove sembra che veramente

i suoi angeli colorano e segnino storie racco-nti vicende disegnando frammenti dipingendo scolpendo gesti umani....che tanto se guardia-mo bene appartengono a quella gente...quella di sotto...che pochi minuti abbiam lasciato nel caos cittadino. Natio delle terre Calabre, nella provincia di Cosenza…il paese è quello di San Marco Argentano…sempre avvezzo sin da pic-colo a quel mondo che di colore animava la sua voglia di volare…di qui; i suoi grafici opere quadri sculture, tradotto a Napoli esportato nel mondo e per il mondo la sua arte quotata e val-utata in tutta Europa fan di questo uomo artista surreale un valido esempio di peculiarità uma-na. Casa museo…la sua; articolata anch’essa su più livelli, castello arroccato di un arte viva; serena, multietnica…come quella che si evince dai suoi oli dai suoi acquerelli dalle sue matite

piNo graMoglia

tine di famosi LP tra cui quello dei Velvet Under-ground e dei Rolling Stones (presenti alla mostra e davvero impressionanti per scelta di colori e intensità). La mostra ha però tre punti forti su cui si accalcano i tanti ragazzi presenti alla mostra. Il primo è una delle famose serigrafie di Marilyn in cui l’artista, attraverso un gioco cromatico, quale ad esempio il contrasto complementare di colori come il blu, il giallo, il rosso, il verde, l’azzurro e il rosa, riesce a reinventare la figura di una delle più belle donne del mondo. Le altre due opere sono quelle che caratterizzano la mostra perchè ci riguardano da vicino. Parlano di Napoli e dei napoletani. Oltre ai tantissimi ritratti di persone che Warhol conosce nel suo soggiorno a Napoli è presente la famosissima “FATE PRESTO” in cui viene riproposta in varie tonalità la prima pagina del Mattino del 23 novembre 1980 sulla

catastrofe del terremoto dell’Irpinia. Essa in una pagina ci racconta tutto il disagio di una città ma soprattutto tutta l’inadeguatezza dello stato nel risolvere o quantomeno tamponare la situazi-one. Nell’ultima opera invece si riassume tutto lo spirito della mostra. Si chiama “Vesuvius” e raffigura l’eruzione del Vesuvio vista con gli oc-chi di Warhol. L’esplosione è di colori. Dinanzi a quest’opera mi sento piccolissimo, come quando penso al vulcano che silenzioso veglia sul mare e sulle bellezze di questa città. Napoli e i napoletani sono da sempre legati come siamesi a questo vulcano in un legame che non capirò mai veramente. Uscendo ci sono quattro bam-bine sedute a terra in un angolo, hanno nei ves-titi gli stessi colori di “Vesuvius”; questa mostra è anche loro, speriamo solo che imparino tardi la parola Selfie.

quelle che amabilmente in modo sopraffino ri-traggono donne e uomini d’altri tempi…angeli di angeli nel figurativismo contemporaneo….il suo luogo di creazione…lui lo definisce il suo punto di partenza e di ritorno…da questo ambiente pi-eno delle sue cose tele, fogli pennelli colori…ci si sporge da un loggiato che è manifesto come lui anch’esso della meravigliosa Napoli che ci ospita…forse è veramente da li che trae spunto forse è da li che spicca in volo. Racconta e si racconta con immagini ed odori questo uomo particolare…nel frattempo cambiatosi con cose comode perché ci ritiene amici un copricapo giallo paglierino che viene da lontano a suggel-lare il momento e il movente…artistico; anche quello, e tutto questo… Tanto silenzio intorno, ci fa perdere coscienza del passare del tempo, ed è nostalgico renderci conto di dover tornare a di-mensione umana dove segni e tratti non sempre hanno ali d’oro e gesti riverenti. Scendendo dalla scala in ferro battuto che ci portava al loggiato esterno accompagnandoci con cortesia e ringra-ziandoci per quanto fatto alla porta d’ingresso ci saluta con lo stesso affetto di prima…ci ricorda della monetina per quel vettore…l’ascensore a soldi e usciamo…si chiudono con ammirazione e un po’ di nostalgia le porte dell’ascensore e con esso un mondo vero…pieno di storie dip-inte sogni e dimensioni scolpite…figure nobili…angeli dalle ali d’oro. arch. ludovico Mascia

Storia di un artista per il mondo

di giovanni imperatrice

cultura

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Lo scorso novembre si è spento Marcello D’Orta, noto scrittore napoletano, divenuto fa-moso con il libro “Io speriamo che me la cavo”, da cui è stato tratto l’omonimo film di Lina Wert-muller. In occasione dell’uscita della sua ultima fatica “La Madonna fece un guaio con l’angelo”, proponiamo quest’intervista in esclusiva al figlio Giacomo, divenuto sacerdote il 5 marzo 2011.

Qual è il messaggio del libro e a chi è rivolto?Il libro è stato scritto per far ridere ma il suo scopo principale è di far innamorare di Gesù e le due parti nelle quali è diviso il testo ne sono la prova più eloquente: la prima, in cui sono presenti i temi dei bambini, mira a far divertire il lettore, mentre la seconda, dove si racconta la vita di Gesù, vuole instillare nei cuori del let-tore l’amore per Colui che ha dato Se stesso per noi. I destinatari “più importanti” sono dunque i genitori, affinché possano avere tra le mani un validissimo strumento per far conoscere il Si-gnore ai loro figli.

Quanto conta la chiesa nella formazione dei giovani e cosa ti senti di consigliare alle famiglie per indirizzare i propri figli verso un percorso di crescita ricco di valori cristiani?La Chiesa, in tal senso, è fondamentale: non solo per quanto riguarda i sacramenti di cui è dispensatrice ma perchè in essa i giovani devo-no trovare un’espressione concreta, tangibile e chiara dei frutti della Parola. Alle famiglie con-siglio di non demoralizzarsi mai se i figli non dovessero immediatamente corrispondere agli insegnamenti impartiti da loro: si ricordino che per essere validi strumenti di Dio occorre anzi-tutto pensare alla propria santità personale. Il resto verrà da sé.

Nei suoi libri Marcello D’orta ha sempre di-mostrato questa volontà di mettere in risalto il punto di vista dei bambini, evidenziando quella spontaneità “sgrammaticata” che sp-esso mette a disagio gli adulti. Durante la tua

esperienza di insegnamento della religione ai più piccoli, ti è risultato più facile parlare del vangelo e dei dogmi della fede cattolica ai bambini o agli adulti?La difficoltà maggiore che ho riscontrato nel parlare del Vangelo ai piccoli è il modo con cui si è costretti a riassumere l’immensa ricchezza contenuta nella Parola. Il problema è trovare questo equilibrio: né troppo, né troppo poco. Personalmente, è molto più facile parlare agli adulti, anche se lo stesso problema si ripropone con loro.

il libro si apre con una lettera a papa franc-esco, scritta dai bambini della scuola ele-mentare “filippo Smaldone”, nel rione San-ità. Dopo un anno di pontificato, qual è il tuo giudizio sul suo operato e cosa speri possa rinnovare nella chiesa?Sarò scontato ma desidero esprimere la mia gioia per la qualità dell’operato di Papa Franc-esco. Benedetto XVI è stato un papa unico, meraviglioso, molto più di quanto comunemente si pensi. L’unico “rinnovamento” che desidero non riguarda la dottrina bensì l’immagine che la gente deve avere nei confronti dell’Istituzione. Il rinnovamento più importante è quello della san-tità, alla quale ogni uomo, di ogni condizione, è chiamato.

fulvio Mele

Ogni governo, quale che sia la sua collocazione politica, che opera “per il nostro Paese”, come primo atto concretizza interventi sulla giustizia civile: pacchetto riforme, salva Italia, decreto stabilità, misure urgenti per la finanza pubblica, accelerazione del processo civile. Inutile dire che, aldilà delle affermazioni ridondanti e piene di buoni propositi, in concreto si va a finire sem-pre lì : l’aumento delle spese di giustizia. Si fa presente ai lettori che fino a metà del 2010 per le cause di valore inferiore a € 1.100,00 non si pagava alcuna marca da bollo o diritto fisso. Tanto per intenderci, se ci veniva consegnata una cartella esattoriale di € 500,00 si poteva andare davanti ad un Giudice di Pace per cer-care di risolvere, adesso la marca da bollo min-ima obbligatoria ammonta ad € 37,00. E stiamo parlando di un’attività che può compiere qual-siasi cittadino, senza intervento di un avvocato. Se poi saliamo allo scaglione di valore superi-ore ad € 1.100,00, allora il costo della giustizia diventa davvero oneroso; la spesa minima è di € 112,00. La “scusa” ufficiale di questo con-tinuo salasso è che bisogna evitare di ricorrere sempre davanti al Giudice: come no, e allora che si fa quando ci arriva una bolletta del gas o del telefono inspiegabilmente alta piena di voci indecifrabili e dopo un quarto d’ ora di segre-teria telefonica non ne possiamo più ? Come ci difendiamo da una cartella esattoriale che ci chiede € 500,00 per una multa presa cinque anni fa che ne costava 50,00? È evidente che i nostri cari governanti vogliono limitare sempre di più il diritto di difesa. Il sottoscritto ovviamente non ci sta ed invita chiunque a combattere per i propri diritti, anche attraverso associazioni di consumatori che possano, attraverso una rete di collaboratori, attenuare il costo di una causa. Ma è evidente che fin quando non avremo la possi-bilità di controllare davvero chi ci governa - per-ché non prendiamoci in giro, di democrazia in Italia ce n’è davvero poca - il problema non sarà risolto. Anche attraverso proposte di referendum o iniziative di Legge, collaboriamo tutti perché fino al valore di € 1.100,00 l’accesso alla giusti-zia sia un diritto gratuito concesso a tutti.

giuStizia per tutti o giuStizia per ricchi ? iNterviSta a

giacoMo D’orta

cultura

avv .to carlo ponticiello

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la Salute NoN è uN Diritto Di tutti, Ma uN affare Di pochi!

In Italia portare avanti scelte alimentari alterna-tive è un cammino molto difficile.Parlare di alimentazione è un argomento molto importante, scegliere un’alimentazione a base di vegetali è molto più vantaggioso non solo per la salute ma anche per l’ambiente. Si può diventare vegan per tanti motivi, salutistici, etici, ambien-tali. Io ci sono diventata quando ho scoperto le falsità che ci ingabbiano in un mondo governato dall’indifferenza e dagli interessi economici, da quando ho scoperto quello che avviene nei mac-elli dove gli animali vengono uccisi, dopo una vita di sofferenze. Gli allevamenti ecologici servono solo ad ingannare i consumatori, c’è sempre la morte, la tortura e lo sfruttamento dietro, per cui l’unica soluzione per non essere complici e salvare la vita a queste creature senzienti è solo diventare vegan. Lo stesso professor Vero-nesi, presidente della Lega Europea Anticancro, quando era ministro della Sanità non si esprime-va con libertà come fa adesso. Chi ha letto i suoi libri lo scopre convinto vegetariano e favorevole al digiuno. Mangiando cibi vegetali potremmo vivere tutti in salute, a patto che siano buoni, nutrienti e puliti. Puliti dalle sostanze chimiche, additivi, pesticidi, tutti i veleni che l’industria ali-mentare aggiunge ai nostri cibi. I forni a micro-onde ad esempio, che sono di largo consumo, sono pericolosissimi. Cucinare, riscaldare il cibo in questo modo lo priva delle parti nutrizionali più importanti. Si producono cambiamenti nel sangue, nelle cellule e nel sistema immunitario, rendendo più facile che si verifichino condizioni cancerogene. Ci sono studi accertati, ma non vengono pubblicizzati nel giusto modo, è una classica dimostrazione di interessi commerciali in collusione con un sistema che mette al primo posto i profitti e non l’interesse pubblico. Il prob-lema è che se ne fa largo uso nella ristorazione per cui non basta non averlo in casa. Sembra semplice, ma in effetti capisco che non è facile. Affidiamoci alla natura, perché è li che c’è tutto, a patto di non manipolarla, cambiarla elaboran-do inutilmente le cose.“ Fa che il cibo sia la tua medicina” lo disse Ip-pocrate nel 370 a. C. ma noi non lo abbiamo an-cora capito! Iniziare a riflettere su queste cose è già un buon inizio.

Daniela contessa naturopata igienista

Pagina FB Curiamoci mangiando [email protected]

BeNeSSere

Sviluppo Del territorio: l’aSSe fluviale capua-caStel volturNo

10 studenti* del corso di Estetica del Paesaggio della Prof. Jolanda Capriglione (Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale SUN) supervisionati dall’Arch. Alessandro Ciambrone, stanno elaborando uno studio e un progetto relativi all’asse fluviale fra Capua e Castel Volturno, che comprende anche i Comuni di Santa Maria La Fossa, Grazzanise e Cancello e Arnone. Il Volturno - principale corso d’acqua dell’Italia meridionale sia per lunghezza che per portata – è stato porta d’accesso all’entroterra per quanti, provenendo dal mare, intendevano inoltrarsi all’interno, fino al porto Casilinum (attuale Capua). Gli allievi hanno effettuato un’indagine fotografica e analisi paesaggistiche legate alla storia, alle tradizioni, alle produzioni agricole, alle emergenze archeologiche, naturalistiche e culturali. Sono stati considerati anche gli elementi di degrado, come discariche e costruzioni abusive, che hanno contribuito, negli anni, a compromettere quest’area dell’Ager Campanus definita il “Giardino d’Europa” dai viaggiatori del XVIII secolo. Nonostante ciò, i paesaggi del Volturno restano splendidi e possono divenire una risorsa, non solo estetica, ma anche economica per lo sviluppo economico del territorio, per esempio, attraverso la creazione di percorsi culturali e turistici. Gli studenti hanno elaborato delle carte tematiche analizzando i paesaggi della storia, rurali, alluvionati, urbani, contemporanei e della bellezza. Dalle analisi scaturisce il progetto che prevede la creazione di un network fra l’asse fluviale e i beni culturali e paesaggistici della Campania, compresi i sei siti del Patrimonio Unesco [Caserta, Napoli, Pompei, Amalfi, Cilento e Benevento (Italia Langobardorum)], e i luoghi emblematici della regione: il Vesuvio, Capri, Ischia, Procida e i Campi Flegrei. I progetti saranno presentati a maggio in una mostra che parte da Capua e arriva al mare, attraverso il Volturno.

*Gaetano Andreozzi, Irma Boffelli, Chiara Coppola, Maura Coppola, Noemi Coppola, Fernando D’Addio, Mariateresa Della Valle, Fabrizio Di Renna, Giovanna Nichilò, Federica Piscopo, Vincenzo Zampella

arch. alessandro ciambrone, phD. Seconda università di Napoli.

“Homo sanctuset omnia quae ad hominempertinent sancta sunto”L’uomo è santoe sante siano tutte le coseche riguardano l’uomo(L. P.)

politica e Scuola

Le Elezioni amministrative ed europee, il 25 maggio 2014, ci suggeriscono alcune consider-azioni e riflessioni sul rapporto Politica-Scuola.Nel corso degli ultimi decenni le continue riforme scolastiche attuate dalla Politica italiana hanno creato più che altro confusione e disorientamen-to nel mondo della Scuola, con provvedimenti a pioggia, uno dopo l’altro. La fisionomia della Scuola è stata drasticamente modificata, trasformando la Scuola stessa in azienda, gli insegnanti in funzionari, i presidi e i direttori didattici in manager e gli studenti in utenti. La Politica italiana è stata costretta a seguire la Politica europea incentrata unicamente sull’economia, sul mercato, sulle banche, sulla finanza, sul profitto.Siamo piombati nel relativismo e nel material-ismo più estremi. Non è più l’uomo e il suo com-portamento etico-politico il centro della Politica, della Cultura, della Società.In questo turbinoso vortice materialista massi-ficato rischia di essere inghiottita anche la Scu-ola, se essa non reagisce con tutte le forze e le energie disponibili.I punti-cardine di riferimento non le mancano; in verità, essi sono numerosi e notevoli: il grande ideale dell’educazione umanistica della Paideia greca; l’Humanitas concreta dell’educazione romana, dal “vir bonus” di Cicerone, che fa il verso all’”anèr agathòs”, all’educazione morale di Seneca, alla metodologia didattica pratica di Quintiliano, educatore per eccellenza, che in-tuisce l’importanza dell’educazione fin dalla pri-ma infanzia, l’indispensabile opera della famiglia e nobilita la figura e l’opera del maestro che deve comprendere e rispettare il bambino (con-tinua su Facebook).

Dalla redazione dell’istituto “europa” di castel volturno

United NationsEducational, Scienti�c and

Cultural Organization

Istituto "EUROPA"Member of UNESCOAssociated Schools

leopoldo papararo e Maria ferrara

Scuola e Societa

ruBriche

architettura

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iNveStiMeNto Di uN peDoNe iMpruDeNte: è oMiciDio colpoSo!

Mentre il dibattito dottrinale sull’introduzone del reato di omicidio stradale cotinua a tenere ban-co, la Cassazione interviene nel delicato settore della circolazione stradale con una decisione (n. 14776/14) molto interessante. Gli Ermellini si sono trovati a valutare un caso in cui un uomo, appena sceso dall’autobus, aveva imprudente-mente attraversato la strada fuori dalle strisce. Purtroppo l’automobilista che giungeva in senso contrario non è riuscito ad evitarlo e lo ha in-vestito, uccidendolo. Un episodio molto simile è accaduto proprio qualche settimana fa a Castel Volturno, nei pressi della rotonda dove la strada Domitiana si interseca con via Napoli per Villa Literno. Ebbene, nel caso analizzato dalla Cas-sazione, il conducente del veicolo, assolto in primo grado, era stato condannato a nove mesi di reclusione per omicidio colposo, dalla Corte d’Appello di Roma, e per questo aveva esperito ricorso in in terzo grado. Suo malgrado, però, i Giudici di Piazza Cavour confermano la po-sizione della Corte d’Appello suggellando il prin-cipio che il conducente deve tenere una velocità prudenziale e badare alle infrazioni altrui quando sono prevedibili. Difatti, secondo gli accerta-menti compiuti dai verbalizzanti, l’auto viaggiava a circa 75 km/h, ben oltre quindi ai limiti di veloc-ità previsti per le strade urbane. Il pedone, che ha attraversato all’improvviso, fuori dalle strisce pedonali, è senz’altro colpevole, ma la sua con-dotta non può considerarsi l’unica causa del tragico evento. In situazioni come quella, quan-do un autobus scarica i passeggeri alla fermata, gli automobilisti devono aspettarsi le irregolarità dei pedoni. Per andare esente dal reato di omi-cidio colposo, è necessario, secondo i giudici, che l’automobilista si trovi “nell’oggettiva im-possibilità di avvistare il pedone e osservarne tempestivamente i movimenti, attuati in modo rapido e inatteso (...) “. fabio russo - [email protected]

il Diritto

StuDi Di Settore: orDiNaNza Della caSSazioNe triButaria

Secondo l’ordinanza n. 8706 del 15 aprile 2014 della Corte di Cassazione, Sesta Sezione Civile – T, un motivo che giustifica lo scostamento dai risultati dello studio di settore è la maternità con conseguente nascita di un figlio e la concomitante malattia del coniuge.

unione europea: esame “unico” per il permesso di soggiornoDallo scorso 6 aprile gli Stati membri dell’Unione europea sono tenuti ad esaminare, con un’unica procedura, le domande di permesso avanzate dai cittadini stranieri per soggiornare e lavorare nel territorio. In caso di esito positivo, gli Stati devono rilasciare un’autorizzazione unica al soggiorno e all’esercizio del lavoro subordinato. Così è previsto dal Dl n. 40 del 4 marzo 2014, attuativo della direttiva 2011/98/UE del parlamento europeo.

Concordato: effetti contabili dalla data di omologazione del tribunaleParlando di concordato preventivo ex art. 161, L.f., gli effetti contabili e fiscali ai fini della riduzione dei debiti dalla data del decreto di omologazione da parte del Tribunale competente, così come anche previsto sotto il profilo contabile dall’Oic 6.

Codice fiscale: controllo della correttezza onlineIl codice fiscale può essere controllato online. Per farlo basta infatti digitare le 16 cifre e lettere che lo compongono nella pagina web dedicata al servizio di verifica https://telematici.agenziaentrate.gov.it/VerificaCF. Il codice fiscale, così controllato, è valido per tutte le pubbliche amministrazioni e i soggetti pubblici e privati.

Social card anche per gli stranieriLa platea dei destinatari della carta acquisti comprende ora anche gli stranieri. La possono richiedere anche i cittadini comunitari o extracomunitari titolari di un permesso di soggiorno CE per lungo periodo. Lo prevede il D.I. (economia-lavoro) del 3 febbraio 2014, pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Al fine è necessario presentare la domanda presso gli uffici postali, entro il 30 aprile 2014.

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il caNe attore

Il regista Thor Freudenthal afferma che i cani piacciono molto al cinema per via della loro personalità, pare siano in grado di “bucare lo schermo”. Oggi i cani sono ampiamente diffusi nei film e nei media digitali, ma erano molto presenti anche nel cinema delle origini..Correvano gli anni 30 e 40 quando Pete the Pup, bellissimo esemplare di american pit bull terrier, diveniva la mascotte dei bambini della serie di film Simpatiche canaglie andata in onda per tantissimi anni. Contemporaneo di Pete è Rin Tin Tin, il pastore tedesco preferito d’America presente al cinema dal 1923 al 1931. Il primo cane attore ad interpretare Rinty fu trovato cucciolo da un soldato americano in un canile bombardato dai tedeschi, alla fine della prima guerra mondiale.Invece dal famoso racconto di Eric Knight Torna a casa Lassie nel 1938, prende origine sul grande e piccolo schermo la storia del nobile collie più longevo del mondo.Sul set si sono alternati otto collie maschi nel ruolo di protagonista che però originariamente era femminile.Il 2009 è l’anno di “Hachiko”, diretto da Lasse Hallstrom con Richard Gere, ispirato alla storia vera del cane giapponese Hachiko. La trama racconta del rapporto indissolubile tra l’akita e il professore di musica Parker Wilson. Ogni giorno il cane accompagna il proprietario alla stazione e questa abitudine non cambierà anche dopo la morte improvvisa del professore: il cane continuerà ad aspettarlo in stazione per circa nove anni.Spesso le sorti di una razza sono legate al cinema; dalle intense campagne di marketing che accompagnano l’uscita di questi film scaturiscono sia successi commerciali sia tragedie domestiche. Ne scatta spesso la moda inconsapevole, com’è avvenuto, nel caso dei dalmata ne La carica dei 101.

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