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5. L’ITALIA DEI NON GIOVANI ASPETTANDO LO STATO SOCIALE

6. ANZIANI INUTILI? FORSE SI

8. ARRIVANO I NOSTRI!

13. GASOLIO FAI DA TE

10. A L’AQUILA CON MARIA GRAZIA CUCINOTTA

21. COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

22. SOCIAL MIX

di Antonio Polito

di Andrea Camilleri

di Franco Gabrielli

di Giorgio Mennella

di Francesco Gravetti

di Simona Petricciuolo

di Alessandro Barba

EDITORIALI

SCATTID’AUTORE

INTERVISTA

SPECIALE

L’INIZIATIVA

ANDREA CAMILLERIScrittore e sceneggiatore sici-liano, “padre” del commissario Montalbano...per Comunicare racconta l’Italia di domani

a pag.6

EDITORIALE

Qualcuno esclamerà “Mio Dio, ancora a parlare de l’Aquila”.

Ci scusiamo, ma sì, ne parliamo ancora. Abbiamo ancora voglia di parlarne. Fino allo sfinimento. A costo d’apparire ripetitivi. Ma è necessario. Lo facciamo con Ma-ria Grazia Cucinotta (a pag.10) che sceglie, come sempre, d’impe-gnarsi nel sociale. Lo fa perché a L’Aquila dal quel tremendo 6 apri-le del 2009 ancora molto, troppo, resta da fare. Non solo case o pa-lazzi, ma vite da ricostruire. Vite lasciate in bilico, come i cornicio-ni che ancora si vedono penzolare per le vie della città. Da un mo-mento all’altro c’è il rischio che si stacchino. Pezzi d’Italia che frana-no al suolo, italiani gettati a forza di silenzi nel dimenticatoio. Come gli anziani che Andrea Camilleri (a pag. 6), quasi a voler provocare un sussulto inverso, si e ci chiede, se siano inutili. E se per gli “over” tutto sembra perduto, i giovani dove sono? In soccorso ci arriva l’analisi di Antonio Polito (a pag.5) che non lascia spazio ai dubbi: piegati da un welfare incapace di spingere verso il mercato del lavo-ro, li troviamo fermi al palo, senza nemmeno più la voglia di cercar-lo un lavoro. Non resta molto, ep-pure qualcosa ci spinge a credere che il futuro riservi tempi migliori. L’esempio ci arriva dal capo della protezione civile, Franco Gabrielli (a pag.8), che ci racconta un fu-turo diverso, dove i volontari gio-vani e meno giovani si incontrano mettendo al centro risorse e com-petenze, patrimonio condiviso per ripensare l’Italia e il nostro futuro. [email protected]

twitter @lucamattiucci

di Luca Mattiucci

SCATTI D’AUTORE6

Abbiate pazienza

marzo 2012

HANNO SCRITTO

CONTENUTI

2

FRANCO GABRIELLICon il Capo del Dipatimento della Protezione Civile, esploriamo il futuro del volontariato

a pag.8

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23. ALCOL: GIOVANI E ANZIANI A RISCHIO

28. SOCIAL MIX NAPOLI

30. AVELLINO In-forma

31. AMESCI In-forma

32. TEMPO LIBERO

24. UNA LUNGA ATTESA PRIMA DI UN SORRISO

di Walter Medolla

di Mirko Dioneo

a cura di Maria Ortensia Ferrara

a cura di Michele Gramatti

a cura di Diego Simonelli

“AL MERCATO DELL’ORO NERO” di Valerio Acampora

di Emiliana Avellino

L’ANALISI

FOCUS

IN COPERTINA

CESARE PARDINILucchese di origine, radio amatore e volontario di protezione civile con la passione della fotografia

a pag. 10

FOCUSL’INTERVISTA FOTO REPORTAGE2410 13

3

HANNO FOTOGRAFATOLUCA CARATOZZOLOGiovane fotografo napoletano appassionato dell’Africa e delle regioni del sud del mondo sul Delta del Niger

a pag. 17

I Qr-code sono un nuovo strumen-to che ti permettono di approfondi-re ulteriormente le notizie che trovi

nella rivista. Se vuoi conoscere il loro funzionamento collegati su

www.comunicareilsociale.com

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Quando si parla di giovani la prima cosa che si dovrebbe

chiarire è che cos’è un giovane. In Italia si dà del giovane a tutti, fino ai quarant’anni e oltre. Gio-vane è sinonimo di tizio in attesa di qualcosa; che so, un lavoro, il successo, una casa tutta sua, la sostituzione (o la morte) dell’an-ziano che lo precede in carriera. Aspettando aspettando, i giova-ni invecchiano, ma non è detto che crescano. Un esempio? In Italia si era formata una decina di anni fa una coraggiosa e meri-toria organizzazione dei Giovani Dirigenti della Pubblica Ammi-nistrazione. Volevano cambiare il mondo, cominciando con lo svecchiare il loro. Ebbene, dopo dieci anni quei giovani sono di-ventati non più giovani, con il blocco del turn-over nuovi gio-vani dirigenti non ne sono ar-rivati, e così la ex Associazione Giovani Dirigenti della Pubblica Amministrazione si è trasforma-ta ufficialmente in Associazione Dirigenti della Pubblica Ammi-nistrazione, e addio Giovani. Volete un altro esempio: il grup-po di VeDrò, messo insieme dal sempre giovane Enrico Letta. Bene, quando nacque associava per statuto solo trentenni di bel-le speranze, ora è stato modifi-cato lo statuto perché sono tutti diventati quarantenni.Lo dico per mettere in guardia dalla retorica sui giovani che

tanto abbonda in Italia. Si so-stiene per esempio che il proble-ma principale dei nostri giovani è la disoccupazione. È vero, ma non del tutto vero. Nel senso che in tutti gli altri paesi euro-pei, con l’eccezione della Ger-mania, ci sono molti più giovani disoccupati che da noi. Infatti la disoccupazione si calcola in per-centuale sul numero dei giovani ”attivi”, che hanno cioè un lavoro o lo stanno cercando, e vista così

sembra altissima: uno su tre. Ma rapportata all’intera platea dei giovani, anche a coloro che non hanno un lavoro né lo cer-cano, i disoccupati sono appena 1 su 14, cioè il 7,1%. Dunque l’anomalia dell’Italia - come ha efficacemente sintetizzato Luca Ricolfi, lo studioso a cui si devo-no questi calcoli rivelatori - «non è che i suoi giovani non trovano

lavoro, ma che non lo cercano». E infatti il vero primato italiano è nel numero dei giovani total-mente “inattivi”, che cioè non la-vorano, non studiano, né stan-no apprendendo un mestiere (i famosi Neet: Not in Education, Employment or Training). Vuol dire che le cose stanno meglio di quanto ci dicono i media? No, vuol dire che le cose stanno mol-to peggio. E vuol dire che tutte le risorse pubbliche che abbiamo andrebbero concentrate e indi-rizzate in un sistema di Welfare disegnato per spingere i nostri giovani al lavoro: prepararli, for-marli, accompagnarli nei periodi di disoccupazione per portarli il più presto possibile a una nuova occupazione. Invece di pagare la gente perché non lavori (cassa integrazione), pagare la gente perché lavori (sussidi universali e formazione permanente). Vuol dire mettere fine all’illusione che la laurea dia diritto a un lavoro, soprattutto quando è una lau-rea che vale poco in un ateneo che vale poco. Significa dire con onestà ai no-stri figli che non potranno avere la vita facile che hanno avuto i padri, e che dovranno sudarsela se vogliono far meglio di loro. E subito dopo dispiegare tutta la potenza dello Stato sociale per aiutarli a superare lo choc e a cominciare finalmente la loro vita.

twitter @antoniopolito1

L’Italia dei non giovani, aspettando lo stato sociale

«Nel nostro Paese si era formata, una decina di anni fa, una coraggiosa e meritoria organizzazione dei Giovani Dirigenti della Pubblica Amministrazione. Dopo dieci anni quei giovani sono diventati

non più giovani e nuovi giovani dirigenti non ne sono arrivati»

di Antonio Polito editorialista del Corriere della Sera

5

giornalisti che pensano... sociale

«Si sostiene, per esempio, che il problema principale dei nostri giovani è la di-soccupazione. È vero, ma non del tutto. Nel senso che in tutti gli altri paesi europei, con l’eccezione della Germania, ci sono

molti più giovani disoccupati che da noi»

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ANZIANI INUTILI? FORSE SÌ C’è un racconto di fan-

tascienza in cui si ipo-tizza che in una società estremamente progredi-

ta, e non in crisi, a sessanta anni le persone vengano uccise. Alla scadenza, al compleanno, gli in-dividui si presentano in un istitu-to dove, appunto, si provvede ad eliminarli. Il principio che sotten-de è che in una società avanzata gli anziani sono inutili. Il proble-ma è che sono considerati inutili anche in una società in regressio-ne o che attraversa una crisi eco-nomica. La domanda allora sorge spontanea: ha ragione l’autore del racconto? I vecchi sono sem-pre e comunque inutili? La mia risposta è amara: forse sì. Il 2012 è l’anno dedicato all’in-vecchiamento attivo. Bene, devo confessare che non capisco ini-ziative di questo tipo, le ritengo cose astratte. La terza età per la maggior parte soffre di povertà e di solitudine. Lo Stato suffraga la solitudine? Pensa di poterlo fare? E’ un po’ come la giornata della donna.... In tempi antichi, come dicevano i poeti, c’era la “orrenda vecchiaia”, ma nello stesso tempo gli anziani erano i depositari del sapere e della saggezza e la pos-sibilità di trasmetterle – sapere e saggezza - alle generazioni a veni-re. Oggi di saggezza sembra non ci sia più bisogno, se ne fa tran-quillamente a meno; il sapere, invece, si acquisisce attraverso internet, attraverso le favole che raccontano i politici oppure gli orrendi cartoni animati giappo-nesi mandati in onda dalle televi-sioni. I vecchi se hanno la fortuna di avere nipoti che li amano allora

hanno sicuramente una ragione per la loro lunga esistenza, altri-menti…Per quanto, devo dire, quando vai a vedere a fondo le cose, ci sono Paesi in cui la geriatria è al pote-re. Ad esempio in Italia e anche in Cina, dove le cose ora stan-no lentamente cambiando. Ciò che mi sento di dire, e lo faccio in tono dolceamaro, è: fate cose concrete per i vecchi, voglio dire non alterate a un ottantenne il suo equilibrio di vita. E per equi-librio di vita intendo dire minime cose ma che per lui sono impor-tanti, cose come obbligarlo a farsi il conto corrente per la pensione mentre prima andava e riceveva i liquidi in mano. Devo aggiungere che non credo ai giovani che tro-vino un senso nelle persone della terza età, i giovani non ce l’hanno nemmeno per quelli della secon-da; oggi il divario tra i giovani e i loro genitori con questo ritmo di vita è già enorme, figurarsi con le persone della terza età… E poi, i giovani hanno problemi più gros-si degli anziani: se questi ultimi diciamo che in pochi anni prov-vederanno ad eliminarsi, i primi dovranno gestire il mondo che stiamo loro lasciando, non è cosa facile. Anche perché vedo che i giovani crescono squilibrati da quando l’assetto nel quale sono cresciuti per secoli, e cioè la fa-miglia – padre, madre e nonni – è stato completamente sconvolto. Questo significa che occorrerà trovare nuove forme di aggrega-zione, ma questo non mi preoccu-pa: sono sicuro che sapranno tro-varsele da soli, di necessità, non sarà lo Stato a farlo per loro.

SCATTI D’AUTORE

6

di Andrea Camilleri

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Il suo posto è lì, sul vecchio davanzale di una residenza barocca,

la stessa che un tempo fu di Ferdinando San Felice, patrizio napoletano... Donna Carmela è

l’anima di questo palcoscenico ormai triste e stanco della sua città. Passeggiando, incrocio il suo

sguardo, sorride. Non riesco a smettere di scattare, per un attimo

ho l’impressione che voglia invitarmi per il caffè, scambiare due

parole e magari raccontarsi, come una nonna avrebbe il desiderio

di fare con i suoi nipoti.

L’ANTICO TEATRO DI DONNA CARMELA

FOTO DI - LUCIANA LATTE

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ARRIVANO I NOSTRI!Dodici anni. Tanti ne sono passati

dall’ultima Conferenza naziona-le del volontariato di protezione civi-le. Allora la sede prescelta fu Orvieto; quest’anno, per gli Stati Generali del Volontariato, abbiamo puntato su Roma, ospiti della sede della Facol-tà di Lettere e Filosofia dell’Universi-tà degli Studi Roma Tre. Sarà lì che venerdì 13 aprile, alla presenza del Presidente della Repubblica, apri-remo i lavori dei quasi 300 delegati delle organizzazioni nazionali, delle associazioni regionali e locali e dei gruppi comunali di protezione civi-le. Saranno poi loro, fino a domenica 15, a discutere dei grandi temi, tanto cari a chi si dedica alla cittadinanza attiva: valori, rappresentanza, ruolo e risorse. Quanto sia profondamente generoso, ma allo stesso tempo pro-fessionale, il mondo del volontaria-to l’ho sperimentato di persona nel post-terremoto abruzzese, quando ero Prefetto de L’Aquila. Ed è per l’e-sperienza, fatta proprio in quei mesi, che sono assolutamente convinto che oggi, in un momento storico in cui non ci sono risorse, il volontaria-to organizzato di protezione civile sia l’unica nostra polizza assicurativa certa contro disastri ancora peggio-ri. Investire quei pochi soldi che re-stano in queste straordinarie donne e infaticabili uomini significa vedere moltiplicati all’ennesima potenza i risultati sotto il profilo dell’efficienza nella risposta all’emergenza.Il pros-simo fine settimana servirà proprio a tracciare la linea delle strategie futu-re del volontariato di protezione civi-le al quale, comunque, non finiremo mai di dire grazie.

SCATTI D’AUTORE

8

di Franco Gabrielli*

* Capo Dipartimento Protezione Civile

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Il Dipartimento di protezione civile

registra circa 2.500 organizzazioni con oltre 1.300.000 di volontari,

pronti ad agire per affrontare le

situazioni di emergenza o per svolgere

attività di prevenzione

ESTOTE PARATI

FOTO DI - CESARE PARDINI

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Come la Vesna di un film di Carlo Mazzacurati di qualche anno fa, Maria

Grazia Cucinotta va veloce. Col sociale va veloce: passa da unainiziativa all’altra da anni, ormai. «Ora sto promuovendo il pro-getto “Più mamma non si può”, pensato per migliorare la vita quotidiana delle donne impegna-te nell’accudimento dei figli», dice a mò di esempio. Aprile, poi, è il mese del lancio de “La tana del bianconiglio”, un cortometraggio di Linda Parente al quale hanno partecipato anche Massimo Lello e Gianni Musy. Un corto solida-

le, finalizzato alla raccolta fondi destinati ad aiutare la popolazio-ne aquilana colpita dal terremoto del 6 aprile 2009. Lei, l’attrice che è stata accanto a Massimo Troi-si, ne “Il Postino” ed ha recitato nel film di James Bond “Agente 007 - Il mondo non basta”, è la protagonista femminile.Cosa l’ha spinta a partecipare a un progetto come “La tana del bianconiglio”?«Poche settimane dopo il terre-moto, io ero a L’Aquila, tra le ma-cerie e la gente disperata. Chi ha vissuto un’esperienza del genere non può tirarsi indietro dinanzi

alla proposta di fare qualcosa per quella popolazione».Che sensazione le ha dato re-citare tra le macerie?«Ogni volta che torno a L’Aquila, che rivedo il centro storico, ho la percezione della vita che non c’è più, del tempo che si è fermato. Quei panni stesi ancora lì dopo tre anni, che nel frattempo sono diventati stracci, quelle macerie che un tempo erano case che ospitavano le persone: sono se-gnali chiarissimi e drammatici. E poi c’è il silenzio: il silenzio del centro storico de L’Aquila è spa-ventoso perché autentico».Non crede che, tre anni dopo, il terremoto de L’Aquila per gli italiani sia solo un ricor-do. Che, insomma, se ne parli poco?«Francamente no. Credo che il terremoto del 2009 abbia scosso le coscienze degli italiani, abbia coinvolto le persone più di quan-to non sia avvenuto in passato».Eppure la ricostruzione proce-de lenta.«Ricostruire non è facile. Ci vuo-le tempo. E comunque il centro storico non lo ricostruirei. Se potessi lo chiuderei in una teca, come un enorme monumento alla memoria: un modo per ri-cordare per sempre la tragedia aquilana».Lei gira l’Italia ed è molto atti-va in iniziative di carattere so-ciale: resiste ancora la nomea dell’italiano solidale, pronto a fare qualcosa per il prossimo?«Io noto che la solidarietà delle singole persone resiste, soprat-tutto al sud. Si è un po’ fermata l’attività benefica delle aziende, dei grandi enti. Ma la gente ha un cuore grande».Nel sociale, la rete delle asso-ciazioni di volontariato e del

L’INTERVISTA

10

Francesco Gravetti intervista Maria Grazia Cucinotta

Maria Grazia Cucinotta protagonista di un cortometraggio solidale «Non puoi tirarti indietro dinanzi alla proposta di fare qualcosa per questa popolazione», e sul volontariato «Troppo spesso sopperisce alle carenze dello Stato»

L’AQUILA, UN CIAK TRA LE MACERIE PER NON DIMENTICARE

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Maria Grazia Cucinotta e Massimo Lello,

protagonisti de “La tana del bianconiglio”

il cortometraggio scritto e diretto da Linda Parente

FOTO DI - GIANNI CATANI

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Massimo (Massimo Lello) è un uomo sui 40 anni: non parla dal giorno del terremoto. La sua storia parte dalla vita nelle ten-dopoli, dai giorni in cui condivi-de la tenda con sua sorella Sara (Gaia Benassi), la nipotina Gre-ta (Camilla Rosselli) e suo padre Stelvio (Gianni Musy). Ad accompagnare Massimo in un viaggio interiore, ma non solo, c’è il ricordo costante di Nadia (Maria Grazia Cucinot-ta) la sua compagna. Entrambi erano attori. Prima del terre-moto stavano preparando uno spettacolo, “La tana del bian-

coniglio”, che aveva defi-nitivamente consolidato la loro unione artistica e coniugale. Poi c’è Alice, la bambina che portava in grembo Nadia: il tramite tra il suo passato e il suo presen-te. Fondamentale nella sua trasformazione è la figura di Greta, la nipotina che vive il post-terremoto con gli occhi ingenui di bambina, ma che è capace di far riaprire la porta ai sentimenti.Sara, la sorella di Massimo, è una ragazza madre, che porta

sulle sue spalle il peso dei pro-blemi della famiglia. Infine c’è Stelvio, il capofami-glia, vedovo, disincantato e or-mai senza radici; osserva con occhio distaccato e rassegnato lo svolgersi degli eventi non tro-vando la forza di reagire. O forse non volendo reagire.

12

terzo settore spesso sopperi-sce alle carenze del pubblico. Per la sua attività di solidarie-tà conoscerà sicuramente nu-merosi volontari, associazio-ni, gruppi: che idea si è fatta di questo mondo?«È vero, il mondo del volontariato di frequente sostituisce lo Stato. Spesso io dico: “Faccio più socia-le io che le istituzioni”. Il fatto è che la politica si perde nelle sue beghe, nei litigi per-sonali e perde di vista il bene collettivo: logico, dunque, che il volontariato e l’associazionismo finiscano per fare atti molto più concreti e visibili».Pensa che i cittadini italiani siano sfiduciati, o addirittura rassegnati, dinanzi ad una cri-si economica così prolungata?«Depresso. Penso che l’italiano

sia depresso, dopo decenni di crisi della società e della politica. Avrebbe bisogno di rassicurazio-ni, diciamo pure di sentirsi pro-tetto e invece va sempre peggio. Ai giovani, poi, mancano i sogni, le prospettive, il futuro. Ciò no-nostante annoveriamo ancora delle eccellenze straordinarie, delle grandi intelligenze. Sono la nostra forza».Come tutti i settori, anche quello del cinema e dello spet-tacolo fa i conti con la crisi. Lei sta riscontrando questa crisi?«Guardi, sono vent’anni che sento parlare di crisi del cine-ma italiano. Il fatto è che dopo gli anni ’60 il nostro cinema, a parte alcune lodevoli eccezioni, ha subito una flessione, che tut-tora paga. C’è, probabilmente,

un problema di distribuzione e ci sono strategie che dovrem-mo imparare dagli americani. Soprattutto, non c’è sempre la consapevolezza che il cinema è un potentissimo strumento di comunicazione e come tale va considerato».A proposito di potenti stru-menti di comunicazione, lei guarda la tv?La guardo, certo. Guardo di tut-to: ho grande rispetto per i me-dia, così come per i social net-work. L’importante è che non si sostituiscano ai rapporti umani.C’è un libro che l’ha colpita tra gli ultimi letti?Adoro Marco Buticchi. Dai suoi libri verrebbero fuori film bellis-simi, ne sono certa.

IL RITRATTO

GLI ESORDI LA PRODUTTRICEIL FILM IL FESTIVAL

“LA TANA DEL BIANCONIGLIO”: L’AQUILA DEL DOPO TERREMOTO

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PETROLIOFAI DA TE

GANVIÈ - Il Benin è un paese sfortunato in termini di risorse,

nel suo sottosuolo non c’è una goccia di combustibile malgrado confini con la Ni-geria che è il primo produt-tore di petrolio del continen-te africano. In questo piccolo paese dell’Africa il costo della benzina è di 585 franchi cfa (0,90€) al litro, con un PILprocapite annuo di 1.100€, in proporzione come se in Italia la benzina costasse 16,5€ al litro. Insostenibile per la quasi totalità della po-polazione. I contrabbandieri di benzina ammirati da Ha-zoumé tengono in equilibrio il paese. Le taniche gialle che usano per trasportare il car-burante sono un’immagine ricorrente. Agli angoli delle strade, sui tetti delle auto, o su motorini modificati che possono trasportare fino a 500 litri di carburante. I con-trabbandieri contribuiscono a mantenere il prezzo della benzina accettabile, intor-no ai 250 franchi cfa (circa 0,40€) al litro permettendo alla rete di trasporti benine-se di continuare ad esistere. I punti di rifornimento ille-gali sono semplici baracchi-ni, con giare o bottiglie, che si susseguono a distanza di poche centinaia di metri l’u-no dall’altro. Non c’è bisogno di meccanismi idraulici com-plessi, il pieno viene fatto con imbuto di fortuna e bottiglie di plasticas da 1,5 litri come unità di misura. Mater ar-tium necessitas, la necessità aguzza l’ingegno.

8 Obiettivi

di Sviluppo

del Millennio Sostenibilitàambientale

Obiettivo 7

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I CORRIERI DEL GASOLIO

La modernità in Benin ha la forma di una tanica di colore giallo, piena di venticinque litri di benzina di contrabbando. Queste tanichesi rincorrono attraverso il piccolo paese dell’Africa occidentale: per le poche strade asfaltate del Sud, alla frontiera con la Nigeria, dentro depositi di fortuna in remoti villaggi, su piroghe lungo il fiume Ouemé. Il fenomeno del contrabbando di idrocarburi in questa zona dell’Africa è al centro dell’economia di sussistenza delle popolazioni locali. ll viaggio delle taniche gialle inizia in Nigeria dove un esercito di migliaia di contrabbandieri si riappropria del combustibile che scorre nelle chilometriche condutture di proprietà delle grandi compagnie petrolifere internazionali.

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IL TRASPORTO FLUVIALE LA DISTRIBUZIONE Ganviè è chiamata la Venezia d’Africa. Una città di palafitte che la leggenda vuole fondata da una tribù in fuga sul dorso di coccodrilli e di uccelli. Più di 30.000 persone vivono in questa laguna del lago Nokoué, il più grande specchio d’acqua del Benin.astricato.

Il Lago Nokoué si getta nell’oceano atlanti-co a Sud e nel Delta del Niger a levante. È tramite gli affluenti di questo grande lago che da est arrivano le piroghe cariche di

quelle taniche gialle, che una volta scaricate nell’approdo di Abomay-Calavi

raggiungeranno ogni angolo del paese.

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LA VENDITA AL DETTAGLIOL’UTILIZZOLa ridistribuzione del petrolio è capillare in

tutto il Benin, e ad un prezzo nettamente inferiore rispetto a quello del mercato ufficiale. Approfittando di frontiere non impermeabili e della loro flessibilità negli spostamenti, i corrieri hanno fatto della città di Ganvié il crocevia principale del contrabbando di petrolio.

Contrabbandieri e corrieri del petrolio sfidano ogni giorno, con mezzi di fortuna, giganti come

Shell, Eni ed ExxonMobil, traendo un sicuro profitto, ma, allo stesso tempo, permettendo

agli 8 milioni di beninesi di continuare ad utilizzare le loro auto, le loro moto

e i loro vecchi macchinari agricoli.

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Le prime ripre-se dei pozzi in

fiamme in Iraq du-rante la guerra del golfo del ‘90 hanno costruito un imma-ginario collettivo che lega il petrolio al de-serto, agli sceicchi arabi ed alla guer-ra. Il dramma della piattaforma petroli-fera BP Deepwater Horizon nel Golfo del Messico ha ag-giunto un ulteriore tassello allo stereotipo sull’oro nero. Sembra difficile ipotizzare scenari differenti per le trivella-zioni. Eppure l’ottavo giacimento petrolifero del mondo non è né in mezzo al mare né tra le dune del deserto: il Delta del fiume Niger è un dedalo di corsi d’ac-qua che solcano l’intricatissima giungla tropicale dell’Africa oc-cidentale. Tuttavia, sebbene gli scenari cambino, lo sfruttamen-to dei pozzi di petrolio porta con sé conflitti e disastri ambientali, ovunque. Il Delta del Niger è la decima zona umida più importante al mondo. Secondo la Convenzione Internazionale di Ramsar que-ste aree climatiche sono di vitale importanza per il pianeta sotto diversi aspetti: idrogeologico, in quanto attenuano le piene dei fiumi e sono importanti serbatoi per le falde acquifere; biologico,

in quanto rappresentano l’habi-tat più adatto per la conservazio-ne della biodiversità; produttivo, in quanto aree favorevoli all’itti-coltura, alla molluscocoltura e alla produzione di sale. Le ulti-me stime dell’UNEP (United Na-tion Environment Programme) parlano però di un ambiente seriamente compromesso dall’e-strazione di combustibili fossili. Le consistenti fuoriuscite di pe-trolio e la pratica illegale del gas flaring fanno delle popolazioni del Delta del Niger le prime vit-time di un disastro ambientale che va avanti in maniera inten-siva dal secondo dopoguerra, e sono totalmente abbandonate a loro stesse. Dai rapporti internazionali (UNEP, UNODC, Transparency ed Amnesty) emerge un quadro desolante con un governo nige-riano debole, essendo tra i 35 paesi più corrotti al mondo, che

non riesce a garan-tire congrui profitti pubblici malgrado abbia istituito la Nigerian National Petroleum Corpo-ration, compagnia pubblica che com-partecipa al 51% in tutte le opere di tri-vellazione e di sfrut-tamento dei pozzi petroliferi. La com-pagnia petrolifera Shell è stata la pio-niera dello sfrutta-

mento commerciale del combu-stibile fossile nigeriano. Le prime trivellazioni hanno avuto inizio nel 1958 in seguito alla scoperta di greggio nel giacimento di Oloi-biri nel 1956. Alla Shell hanno fatto seguito le altre grandi multinazionali del petrolio: la Chevron, la Total, la ExxonMobil e l’italiana ENI. Il Delta del Niger, vista anche l’accondiscendenza del governo nigeriano, si è rivelato una galli-na dalla uova d’oro per le grandi compagnie: i guadagni stimati in poco più di 50 anni si aggirano intorno ai seicento miliardi di dollari, senza alcuna ricaduta positiva sulla vita degli abitanti della zona i quali vivono per la maggior parte con meno di un dollaro al giorno, malgrado il bu-siness del petrolio rappresenti il 79,5% delle entrate naziona-li. L’inquinamento da combu-

DELTA DEL NIGER, DOVE COMANDANO LE MULTINAZIONALI

LE PRIME TRIVELLAZIONI FURONO ESEGUITE NEL 1958. LE COMPAGNIE PETROLIFERE ALL’ASSALTO DEL COMBUSTIBILE FOSSILE NIGERIANO

IN FOTO - TRASPORTO ILLEGALE DI TANICHE DI BENZINA

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stibili ha portato fame, malattie e violenza a tutte le popolazioni dell’area che traggono i mezzi per il loro sostentamento totalmente dall’ambiente in cui vivono. Le fuoriuscite di petrolio hanno reso incoltivabili i terreni e allontana-to la fauna. Inoltre i nigeriani del sud, in ambito sanitario, hanno dovuto far fronte ad oltre 5000 patologie diverse, come certifica-to dalla Banca Mondiale. È in questo contesto che nel 2006 ha fatto il suo ingresso sul-la scena internazionale il MEND, il movimento per l’emancipazio-ne del Delta del Niger, rapendo 3 tecnici italiani (Roberto Dieghi, Cosma Russo e Francesco Are-na) ed un dipendente libanese (Imad S. Abed) dall’impianto Agip di Bayelsa. Il MEND denuncia la condizione del popolo nigeriano il quale non solo non ha tratto i

giusti benefici dallo sfruttamen-to del proprio sottosuolo, ma che anzi vede le proprie condizioni di vita peggiorare. Gli attacchi del MEND fanno seguito alle stes-se richieste che furono avanzate dall’attivista nonviolento Ken Sa-ro-Wiwa, il quale fu condannato a morte e giustiziato nel 1995 dal governo nigeriano proprio per le sue rivendicazioni a favore della popolazione del Delta. Il MEND è un esercito de facto ben armato e ben addestrato, che da anni riesce a tenere in scacco le forze lealiste nigeria-ne ed i servizi di sicurezza delle multinazionali. Con strategie di attacco rapide e veloci, sfruttan-do agili motoscafi e la segmen-tazione in piccoli manipoli, non di rado è riuscito a far calare anche di un terzo la produzione di greggio degli impianti nigeria-

ni (come avvenne nel 2007), con serie ripercussioni sull’economia globale. Le azioni del MEND han-no portato l’attenzione dei media internazionali sulla catastrofe ambientale causata dallo sfrut-tamento sregolato delle risorse naturali, e sui conseguenti danni arrecati agli autoctoni. Il movimento di emancipazione del Delta del Niger, seppur con metodi talvolta non condivisibili, sembra difendere l’interesse delle popolazioni locali in un tentativo estremo di riappropriazione del territorio e delle proprie risorse. Un movimento locale che, lottan-do contro lo sfruttamento glo-bale, contro l’inquinamento am-bientale e la povertà, pare trovare la sua legittimazione. E se per un attimo immaginassimo di sosti-tuire la foce del fiume con una valle tra le alpi?

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NEL GRAFICO - I DATI 2011 RIGUARDANTI LO SFRUTTAMENTO DEI POZZI PETROLIFERI

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Francesco Heigel e Walter Medolla

Giorgio Mennella

Valerio Acampora, Luca Caratozzolo, Michele Catalano

Luca Caratozzolo

Raffaele Miele

a cura di

testi di

foto

infografica

illustrazione

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C’è un filo che par-te da Palermo, tocca Bari e Napoli, e poi prende il largo. Da sud a sud. Sedici piccoli angoli di spe-ranza in giro per il mondo, per portare solidarietà, difesa e supporto allo svilup-po delle popolazioni più emarginate. È questa la mission del “Ciss, Coopera-zione Internazionale Sud Sud”, nata nel capoluogo siciliano ventisette anni fa e oggi cresciuta al punto da conta-re all’attivo centinaia di progetti e iniziative in favore dei più deboli. Dal 1989 è anche riconosciuta dal ministero degli Affari Esteri come Ong idonea a promuovere e realizzare progetti di coopera-zione con i paesi in via di svilup-po. Da sud a sud, due sedi sono anche in Campania, all’ombra del Vesuvio, e in Puglia, a Bari. Tre città del mezzogiorno che la-vorano autonomamente, ma in sinergia, seguendo la logica che le dinamiche di sottosviluppo esistono sia nel sud Italia che nel sud del mondo; che i proble-mi dei numerosi “sud” possono essere condivisi e che si possono mettere in collegamento le varie società civili. Oggi Ciss sta portando avanti, tra gli altri, un lavoro sulla pre-

senza in Italia, Spagna e Francia di minori migranti non accom-pagnati. Un lavoro che ha base in Ma-rocco, da dove ha preso il via. Perché è proprio nel paese nor-dafricano che è stato pensato e sviluppato un lavoro di preven-zione fatto in loco, un impegno preso, stavolta, a cavallo tra sud e nord, con l’obiettivo di contra-stare il fenomeno. La campagna di sensibilizzazio-ne infatti punta l’attenzione sui pericoli, troppo spesso scono-sciuti, dell’emigrazione solitaria

di ragazzi minoren-ni, oltre che sui di-ritti che è bene co-noscere. Un lavoro impor-tante, se si consi-dera che l’ultimo dato ufficiale dispo-nibile parla di una presenza in Italia di circa 6mila minori non accompagnati. Ma si tratta di una cifra che, secondo l’associazione, può essere approssima-ta per difetto, dal momento che molti

non riescono ad essere censiti. Il progetto è coordinato dalla sede partenopea del Ciss e prevede anche la realizzazione di labora-tori teatrali riservati ad operatori e ragazzi nelle scuole. Obiettivo dell’iniziativa, quello di realizza-re e mettere in scena spettaco-li a scopo di sensibilizzazione, seguendo uno schema che uti-lizza un linguaggio facilmente comprensibile ai più giovani. Prioritario, per chi lavora qui, è far capire che i flussi migratori non sono semplici spostamenti di individui, ma conseguenza di-retta di uno sviluppo economico diseguale, della divaricazione tra aree di benessere e miseria, del-le guerre. Per questo una società multietnica è una tappa obbliga-ta, una sfida. Che il Ciss ha rac-colto e continua a realizzare.

«I problemi dei numerosi “sud” possono essere condivisi e si possono

mettere in collegamento le varie società civili»

LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE CHE PARTE DAL MERIDIONE

L’ASSOCIAZIONE CISS INTERVIENE SULLE TEMATICHE DELLO SVILUPPO, A FAVORE DELLE FASCE DI POPOLAZIONE PIÙ EMARGINATE, NEL SUD ITALIA COME NEL SUD DEL MONDO.

IN FOTO - UNO DEI PROGETTI PROMOSSI DALL’ASSOCIAZIONE CISS E RIVOLTI AI MINORI STRANIERI

di Simona Petricciuolo L’INIZIATIVA

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Prosegue la campagna “Ca-paci di Intendere e di vA-

lere”, l’iniziativa lanciata in occasione della Giornata Inter-nazionale del Volontariato dal CSVnet nasce per promuovere i valori della solidarietà e della partecipazione: immagini, link e post, per raccontare le proprie storie ed esperienze quotidiane di volontariato, aggiungendo così un tassello al ricco mosai-co dell’Italia del fare. Per info: FB Giornata Internazionale del Volontariato www.csvnet.it

L’INIZIATIVA

“SEI UN VOLONTARIO? POSTA LA TUA FOTO”

IL CONCORSO

DIPENDENZE

Nel ricordo di Giancarlo Siani, collaboratore del

Mattino ucciso dalla camorra all’età di 26 anni, la casa editrice “Phoebus Edi-zioni” lancia il concorso “Siani reportage prize 2012”. Un modo per promuovere e premiare la li-bera espressione e la libera inda-gine attraverso il reportage foto-grafico e video. Il tema scelto per la prima edizio-ne è “The Scho-ol” per affronta-re i diritti dei minori: si può spaziare dall’istruzione all’e-vasione scolastica, dalla de-vianza all’integrazione, dal bullismo alla violenza e tanto ancora. Il concorso è aperto a tutti, senza limiti di età: le domande di partecipazione e i lavori dovranno essere con-

segnati entro il 30 maggio; la quota di partecipazione è di venti euro. Per ogni catego-

ria, video e foto, una giuria di esperti giudicherà i due vincitori che riceveranno un premio di mille euro. Il “Siani Reportage Prize 2012” ha una sezione speciale dedicata alle classi delle scuole primarie e secondarie italiane.

Per tutelare minori e cate-gorie a rischio il Ministro

Riccardi ha proposto un ra-pido intervento per la regola-mentazione della pubblicità relativa al gioco d’azzardo. No alla criminalizzazione del gioco, sì alla trasparenza: «Bi-sogna informare sulle reali possibilità di vincita e non la-sciare i fruitori del gioco in un clima rassicurante», sostiene

Riccardi. Secondo le stime re-centi in Italia il 4% del PIL è costituito dai proventi del gio-co, collocando l’industria di gratta e vinci e slot machines al terzo posto nelle classifiche nazionali. di Claudia Di Perna

SOCIAL MIX

LOTTERIE E GRATTA E VINCI: PUBBLICITÀ SOTTO ACCUSA PER IL MINISTRO RICCARDI

SIANI REPORTAGE PRIZE 2012: IL TEMA DEL PREMIO SUI DIRITTI DEI MINORI

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Torna il ciclo di semina-ri nato con l’obiettivo di

sgomberare i pregiudizi e le discriminazioni che pos-sono generarsi parlando di immigrazione sui media. “Sgomberiamoli!”, questo il titolo della nuova serie di seminari organizzati da Re-dattore Sociale che si terra-no Il 17 aprile a Milano, il 18 a Roma e il 19 a Napoli, con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti. www.redattoresociale.it

“SGOMBERIAMOLI!”, SEMINARI PER GIORNALISTI

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Italiani attaccati alla botti-glia, soprattutto al nord. È la fotografia scattata dall’I-

stat sui consumi di alcolici nel nostro Paese. Nel mese che celebra la prevenzione alcolo-gica, preoccupano i dati che ci raccontano di un’Italia divisa tra vino, birra e superalcoli-ci dove cresce, con una certa preoccupazione, il numero dei giovanissimi che si accostano al bicchiere. Sarà per moda o per sentirsi più grandi, fat-to sta che i comportamenti a rischio nel consumo di alcol riguardano oltre 8 milioni di ragazzi tra gli 11 e i 15 anni, ovvero il 16% della popolazio-ne nazionale superiore agli 11 anni. Il fenomeno, molto diffuso, si chiama “binge drin-king”, e si traduce “ubriacar-si”, o meglio bere a più non posso prevedendo il consumo di bevande alcoliche, anche diverse, assunte in rapida successione, in modo da pro-durre ubriachezza in tempi molto stretti.Altro dato riguarda le abitu-dini tra le mura domestiche con genitori che influenzereb-bero il comportamento dei fi-gli: è potenzialmente a rischio il 19,7% dei ragazzi di 11-17 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore con-suma in maniera non mode-rata alcolici e superalcolici. Analizzando i comportamenti a rischio e mettendo a con-

fronto le regioni, in quelle centrali e meridionali il dato è inferiore alla media nazio-nale, mentre in alcune regioni come Molise, Abruzzo, Sarde-gna, Basilicata e Toscana si hanno quote di popolazione a rischio sopra la media. «Con-siderando la componente del consumo giornaliero non mo-derato, la mappa territoriale del rischio è del tutto analoga

a quella dell’insieme dei com-portamenti a rischio, mentre esaminando il “binge drin-king “ si osserva una concen-trazione soprattutto in Valle d’Aosta, Trentino- Alto Adige, Sardegna, Molise, Abruzzo, Veneto e Friuli-Venezia Giu-lia». Un altro dato rilevante proviene dal consumo di al-colici da parte delle persone superiore ai 65 anni: «La po-polazione più a rischio di con-sumo non moderato – si legge dai dati Istat - è quella anzia-na: si tratta di 2 milioni e 915 mila persone di 65 anni e più (il 42,9% dei maschi e il 10,7% delle femmine), i quali consu-mano alcol quotidianamente eccedendo le raccomandazio-ni, spesso mantenendo com-portamenti acquisiti nel corso della vita, non consapevoli de-gli aumentati rischi per la sa-lute dovuti all’avanzare dell’e-tà». Un ultimo dato ci parla del consumo sul lungo termi-ne, infatti, se negli ultimi 10 anni la percentuale di perso-ne di 14 anni e più che bevo-no alcolici era stabile intorno al 70%, nel 2010 è scesa al 67,6%, soprattutto per il calo dei consumatori occasionali (dal 42,5% del 2009 al 40,5% del 2010). Un dato incorag-giante nella speranza che il consumo scenda ulteriormen-te e metta fine all’ennesima dipendenza dei giorni nostri.

ALCOL: GIOVANI E ANZIANI A RISCHIOAPRILE È IL MESE DELLA PREVENZIONE ALCOLOGICA,

MA NEL NOSTRO PAESE SONO ANCORA TANTE LE PERSONE CHE BEVONO. LE VITTIME, ANCORA UNA VOLTA, LE FASCE DEBOLI

«Secondo l’Istat, la popo-lazione più a rischio di consumo non moderato è quella anziana: si trat-ta di 2 milioni e 915 mila persone di 65 anni o più»

IN FOTO di L.L. - TRA I GIOVANI SI DIFFONDE SEMPRE PIÙ IL FENOMENO

“BINGE DRINKING”

twitter @waltermedolla 23

di Walter Medolla L’ANALISI

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Schiller scriveva: «Non è né la carne né il sangue, ma il

cuore che ci rende padri e figli». Opinione condivisa se si pensa che in Italia circa 29mila coppie, tra il 2000 e il 2011, hanno deci-so di adottare un bambino stra-niero. Secondo il recente rappor-to, fornito dalla Commissione per le Adozioni internazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Bel Paese resta tra i grandi protagonisti dell’acco-glienza, nonostante, nell’ultimo anno, si sia verificato un calo sia delle coppie adottanti che dei minori stranieri autorizzati all’in-gresso in Italia. Nello specifico hanno trovato una nuova fami-glia 4.022 bambini, provenienti da 57 paesi, a fronte dei 4.130 del 2010, con una contrazione del 2,6%. Tra questi minori, uno su tre, ha trovato i propri genito-ri al sud. Se, infatti, la Lombar-dia è la regione più accogliente d’Italia, il Mezzogiorno ospita il 28,1% dei minori adottati. Il primato nel meridione va alla Campania, seguita da Puglia, Si-cilia e Calabria. Dati positivi an-che se è innegabile un calo delle

coppie italiane disposte all’ado-zione sia nazionale, quanto in-ternazionale: la prima sostan-zialmente gratuita, la seconda più dispendiosa in termini eco-nomici e di tempo. C’è la neces-sità, infatti dell’intermediazione di un ente autorizzato; attual-mente in Italia ce ne sono 65, che deve informare e formare la

coppia, tradurre tutta la docu-mentazione legale e burocratica richiesta dal paese di origine del bambino, organizzare il viaggio, la permanenza, gli spostamenti, mantenere i rapporti con le au-torità straniere e gli orfanotrofi. L’adozione internazionale è più costosa, ma presenta, in com-penso, un numero maggiore di minori alla ricerca di una nuo-va famiglia. L’adozione naziona-le, invece, ha le caratteristiche inverse: il numero dei bambini adottabile è enormemente infe-riore al numero di domande pre-sentate ai tribunali, visto che in Italia si tende a tutelare il dirit-to della famiglia di origine a fare opposizione alla dichiarazione d’abbandono e d’adottabilità del minore. A complicare la situazione la mancanza di una banca dati dei bambini adottabili e delle coppie disponibili all’adozione. Un ob-bligo di legge, previsto dall’art. 40 della legge 149 del 2001, ma non ancora attuato. Questo compor-ta che l’unica certezza dei geni-tori, desiderosi di adottare un bambino, è che i minori sono

UNA LUNGA ATTESA PRIMA DI UN SORRISO

IN 10 ANNI IN ITALIA SONO STATI ADOTTATI CIRCA 30MILA MINORI. LA BUROCRAZIA È LA PRIMA NEMICA PER CHI DECIDE DI

PRENDERSI CURA DI UN BAMBINO SOLO. MA POI CI SONO LE STORIE STRAORDINARIE COME QUELLA DEL PICCOLO MATTEO

di Emiliana Avellino

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«L’Italia è tra i protagonisti dell’accoglienza,

nonostante nel 2011, si sia verificato un calo delle

coppie adottanti»

FOCUS

IN FOTO - LA CAMPAGNA PER LE ADOZIONIA DISTANZA PROMOSSA DA ACTIONAID

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In foto il Papa Benedetto XVIcon il piccolo Matteo,

un bimbo di origini indiane, affetto da focomelia,

una grave malformazione congenita per cui gli arti

superiori ed inferiori sono sviluppati in parte.

Dopo una lunga trafila Giuseppina e Tommaso sono

riusciti ad adottarlo nonostante la lenta

e farraginosa burocrazia

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pochi ed è altamente improbabile riuscire ad ottenere un’adozione nazionale. Ci vogliono tenacia e pazienza, una lunga gestazione ma alla fine la gioia di un figlio fa dimenticare gli anni di attesa. Lo sanno bene i genitori di Mat-teo, che passa sorridente dalle braccia di mamma Giuseppina a quelle di papà Tommaso. Ha cir-ca 4 anni, il suo colorito mulatto spicca tra i volti chiari di questa giovane coppia. Tra loro non c’è un legame biologico, ma un lega-me d’amore che è nato e cresciu-to negli ultimi 4 anni. Matteo, occhi e capelli neri corvi-no, era piccolissimo quando i ge-nitori biologici, di origine indiane, lo hanno abbandonato all’ospe-dale Loreto Mare di Napoli.«Abbiamo appreso la sua storia in un servizio al Tg Campania – rac-contano Tommaso e Giuseppi-na – parlavano di questo bimbo, affetto da focomelia, una grave malformazione congenita per cui gli arti superiori ed inferiori sono sviluppati in parte, cercavano una famiglia che lo adottasse. Ci siamo guardati e abbiamo de-ciso che quello sarebbe stato no-stro figlio». Questi due ragazzi di San Giorgio a Cremano, sposati nel 2002, 22 anni lei, 24 lui, prima ancora di scoprire di non potere avere figli avevano deciso di dare una fami-glia ad un bambino, che, per vari motivi, non ne aveva più una pro-

pria. Tre mesi di visite presso l’Asl per essere passati ai raggi X e po-ter presentare la richiesta d’ado-zione al Tribunale dei minori. Dopo l’intera trafila, la loro prati-ca era stata letteralmente strac-ciata, non erano trascorsi anco-ra tre anni dal loro matrimonio. Giuseppina e Tommaso hanno aspettato. Un’attesa resa ancora più pesante dalla notizia di non poter avere figli. Poi, ci hanno riprovato e sono riusciti ad inse-rirsi nella lunga graduatoria del-le coppie che si propongono per

l’adozione nazionale. Nel 2008, erano ormai ai vertici della lista, quando hanno conosciuto Mat-teo. «Siamo andati a trovarlo in ospedale – spiegano – e ce ne sia-mo subito innamorati. Il giudice era titubante, non avevamo figli nostri ed eravamo una coppia giovane, ci aveva detto di aspet-tare che presto avremmo avuto un altro bambino». «Provavamo – spiega Giuseppina – tristezza e gioia. Noi volevamo Matteo nella nostra famiglia e soffrivamo a sa-perlo in ospedale». Alla fine i coniugi, con un passato di volontari in un centro disabili, sono riusciti a convincere il giudi-ce che gli ha dato Matteo in pre-adozione. Un anno sotto il controllo vigile degli assistenti sociali, prima che il piccolo fosse a tutti gli effetti il loro bambino. Tommaso e Giu-seppina ora sono contenti, hanno negli occhi la determinazione e la forza tipica di ogni genitore e sono pronti a combattere la focomelia del loro piccolo che «si sottopone a fisioterapie e metterà le protesi». Una disabilità visibile, ma non percepibile, segno dell’intelligen-za dei due ragazzi che riescono a gestire in modo naturale la situa-zione. «Adottare - concludono - è un gesto da fare senza avere pau-ra». Loro di paura non ne hanno, anzi si dicono pronti a chiedere presto un’altra adozione.

«Dopo l’intera trafila la loro pratica era stata letteral-mente stracciata, perché

non erano trascorsi ancora tre anni dal loro matrimonio»

IN FOTO - GIUSEPPINA E TOMMASOGENITORI DEL PICCOLO MATTEO

Associazione Ariete Napolitel. 0814201037 - 0815800430 [email protected]

Associazione Marianna Napolitel. 0817576845 [email protected]

Il cerchio famiglie insieme Napolicell. 3395998717

I colori del mondo Onlus Baritel. 0805520078 - 0809696654 [email protected]

AIBISan Giuliano Milanese (Mi)tel. [email protected]

LE ASSOCIAZIONI E L’ADOZIONE

ANFAA Torinotel. [email protected]

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Sono aperte le iscrizioni al “laboratorio di formazio-

ne per caregiver”, promosso dall’Alts in partenariato con l’A.Vo.G. (Associazione Volontaria-to Guanelliano) nell’ambito del progetto “Il Cerchio delle don-ne”.L’iniziativa, sostenuta da CSV Napoli attraverso il “Bando di idee 2010”, arriva a chiusura dei corsi di ballo e di bigiotteria già attivati dall’associazione per le pazienti oncologiche. Il cor-so di ballo “Ballando mi curo”, tenutosi presso l’I.C. G. Fio-relli in via T. Campanella, per

le mamme degli alunni, ha visto le partecipanti cre-scere nel rispetto del proprio corpo e della propria femminilità, “ri-trovandosi ” e ri-conoscendo l’im-

portanza del prendersi cura; il corso di bigiotteria “Creando mi curo”, per le donne ricoverate in attesa di intervento presso il reparto di Senologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Napoli Fondazione G. Pascale, ha tra-smesso attraverso l’attività ma-nuale (“creando” collane, brac-ciali e orecchini), il senso di un lavoro creativo che ha distratto dal percorso ospedaliero pre-visto dal ricovero, aiutando le donne a rimuovere il disagio di trovarsi in ospedale e di dover rinunciare ai propri bisogni co-municativi e alla propria fem-minilità. Scopo del laboratorio per caregiver è invece quello di rafforzare nelle partecipan-ti le motivazioni, individuare e sviluppare le competenze sul compito prezioso dell’aiuto alla pari che, figure nuove come quella del caregiver potrebbero assumere, diventando parte attiva di percorsi di accompa-gnamento di altre donne che stanno vivendo un periodo di malattia e difficoltà.Il laboratorio si terrà presso la sede sede Alts, in corsoso Um-berto I, 35 a Napoli dalle 10alle ore 12. Il prossimo appunta-mento è previsto il 18 aprile. Seguiranno 5 incontri a mag-gio (2,9,16,23 e 30) 4 a giugno (6,12,20 e 27). Per info: www.alts.it

Interventi nel sociale, ma anche nell’istruzione e nella cultura, per

valorizzare l’associazionismo e mi-gliorare i livelli di assistenza, garan-tendo un supporto alle fasce deboli in ambito sociale, socio-sanitario, am-bientale e favorendo la promozione della cittadinanza attiva e del volon-tariato. Questo il senso del protocol-lo d’intesa siglato dal presidente del Csv di Napoli, Giuseppe De Stefano e il sindaco del capoluogo campano, Luigi De Magistris. L’accordo, ratifi-cato in giunta lo scorso mese di mar-zo, prevede un coordinamento tra

l’ente e il centro servizi per il volonta-riato napoletano: saranno program-mate attività che coinvolgeranno le associazioni del territorio. Sono sta-ti fissati obiettivi comuni e strategie condivise per pianificare una serie di iniziative a supporto di quelle già av-viate dall’amministrazione comunale. Nelle politiche sociali, per esempio, gli interventi mireranno ad essere complementari con il piano sociale di zona del Comune e potenziare il wel-fare locale attraverso l’apporto del vo-lontariato.

di Mirko Dioneo

Nasce il primo con-corso di poesia

promosso dall’asso-ciazione di Volonta-riato “Il Cuore Del Vo-lontariato”, intitolato “Poesia e solidarietà”. L’associazione ha sede

Legale a Otta-viano dove avrà luogo il concor-so nel mese di Giugno 2012. Gli elaborati dovran-no pervenire entro e non oltre il 26 maggio

2012. L’indi-rizzo e-mail dove inviare le poesie è: icdv2009po-

[email protected]. Il ban-do si scarica dal sito icdv.altervista.org

Una biblioludoteca itineran-te alla riscoperta del piacere

della lettura e delle favole. “Giro, girando, leggendo…giocando” è il progetto dell’associazione “Cari-tas sine conditio” di Casoria. Si tratta di una serie di incontri che si svolgono nelle piazze, nelle vil-

le comunali, nelle strade, in spazi aperti e hanno l’obiettivo di coin-volgere i ragazzi attraverso il gioco. Ogni domenica i volontari dell’as-sociazione vanno in una piazza della provincia di Napoli. Il pros-simo appuntamento il 15 aprile. [email protected]

SOCIAL MIX NAPOLI

NAPOLI: TRA IL CSV E IL COMUNE, NASCE L’INTESA PER LE FASCE DEBOLI

NELLE PIAZZE PER FAR GIOCARE I BAMBINI

IL CENTRO SERVIZI PER IL VOLONTARIATO E L’ENTE LOCALE SIGLANO UN PROTOCOLLO D’INTESA PER POTENZIARE IL WELFARE CITTADINO

LABORATORI PER I CAREGIVER

IL BANDO - LE POESIE PER LA SOLIDARIETÀ

L’INIZIATIVAIL PROGETTO

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Si terrà il prossimo 7 giugno, presso la sede

dell’associazione Scuola di pace di Napoli in via Foria 93, l’esame per la certificazione di italiano L2 CILS dell’Uni-versità per stranieri di Siena, necessaria per il permesso di soggiorno di lunga durata. La data di scadenza per l’i-scrizione all’esame è il 15

aprile 2012: gli interessati possono cliccare su www.scuoladipacenapoli.it

Dedicata al tema dello sport e della disabilità e al gran-

de valore sociale che l’attività sportiva può assumere nella vita delle persone con disabili-tà, l’ottava Giornata Nazionale Uildm fino all’8 aprile prossimo sotto l’Alto Patronato del Presi-dente della Repubblica.

www.uildm.it

Sabato 21 e Domenica 22 aprile, Telefono Azzurro,

l’associazione che dal 1987 si batte a favore dei più piccoli, in occasione dei suoi 25 anni di attività, sarà presente con 10.000 volontari in oltre 2.300 piazze italiane per parlare delle iniziative che, quotidianamen-te, porta avanti contro la pedo-filia e la violenza sui bambini e per raccogliere i fondi necessari al sostegno delle linee d’Ascol-to 19696 (linea gratuita per bambini e adolescenti) 199 15 15 15 (linea ascolto per adul-ti), delle linee d’Emergenza 114 (emergenza infanzia) e 116000 ( linea per bambini e adolescen-ti scomparsi). Per sostenere le tante attività di Telefono Az-zurro sarà possibile, con una donazione, ricevere una pian-ta, la Calancola che, piccola e multicolore, ben rappresenta il mondo dell’infanzia. Dal tipico azzurro al rosso, giallo, rosa: un arcobaleno di colori per il sorri-so dei più piccoli. Per conosce-re la piazza più vicina: chiama il numero verde 800.090.335 o vai su www.azzurro.it.

INFANZIA

CON I FIORI DI “AZZURRO” STAI DALLA PARTE DEI BAMBINI

DISABILITÀ

MIGRANTI

PERMESSO DI SOGGIORNO, PRONTI PER L’ESAME DI ITALIANO

LO SPORT COME INTEGRAZIONE

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Beni culturali intesi anche come sapori, tradizioni, paesaggi:

questo il senso di “Salvalarte”, cam-pagna itinerante di Legambiente al cui interno si inserisce l’iniziativa “Solofra aperta al turismo” promos-sa per il settimo anno dall’associa-zione di volontariato Soli Offerens di Solofra e dall’associazione AMT (Arte Musei Territorio). In programma, dal 20 al 22 aprile, itinerari per la valorizzazione delle ri-sorse ambientali, storiche e paesag-gistiche, visite guidate per le scolare-sche, percorsi a piedi di Archeologia

industriale, che consentiranno di scoprire luoghi storici come la Chiesa di San Rocco, il quartiere Toppolo, in cui si trovano i vecchi opifici risalenti al ‘500, la locali-tà Scorza, simbolo della cultura montana della città di Solofra e l’altrettanto simbolico Tiglio della Madonna del Soccorso. In programma anche concerti e un percorso che punta alla riscoper-ta degli uomini illustri di Solofra attraverso la mostra fotografica “I

volti di Solofra”, immagini e letture che porteranno a conoscere perso-naggi noti del posto. Domenica 22 aprile in piazza San Michele spazio anche per i più piccoli con “La città dei bambini. 100stradepergiocare”: un’opportunità per ripensare gli spazi pubblici consentendo il libero diritto al gioco, proponendo incur-sioni ludiche con giganti di legno, laboratori creativi, il teatrino delle dita e il cruciverba della merenda.

Cosa hanno in comune il disarmo dei bambini

soldato in Sierra Leone e in Uganda con mostre, serate d’arte, concerti e momenti di preghiera? Un filo con-duttore di nome MARIArte, organizzazione di volonta-riato di Santo Stefano del Sole che si ispira alla figura della Madonna, nata dalla passione di una musicista che ha fatto della sua casa la sede operativa dell’asso-ciazione e dell’amore per il proprio lavoro un’orchestra di beneficenza. Il ricavato delle serate ha consenti-to la realizzazione, finora, di 41 casette nel villaggio MARIArte, di un pozzo e di una biblioteca in Uganda e il mantenimento di bam-bini capo-famiglia in Sierra Leone nel progetto seguito dal missionario padre Bepy Berton. Per incentivare la promozione della musica come mezzo attraverso cui la persona si forma, MA-RIArte propone, in colla-borazione con la Scuola secondaria di I grado “Gio-vanni XXIII-Vernieri” di Sa-lerno, il concorso nazionale “La musica è dei giovani”, suddiviso in due sezioni, vo-cale e strumentale, aperte a solisti, duetti o gruppi tra i 4 e i 18 anni. Le selezioni si svolgeranno presso l’istituto scolastico salernitano il 17 aprile per la sezione vocale e il 18 per quella strumentale. Bando e domanda di iscri-zione (scadenza 5 aprile)

C. S.

Una mappatura ag-giornata dei servi-

zi offerti sul territorio e allo stesso tempo uno strumento per avvici-nare la popolazione e gli Enti locali al Terzo Settore e al volontaria-to, promuovendo una partecipazione attiva rispetto alle proble-matiche e alle urgenze presenti nella provin-

cia irpina: questi gli obiettivi della Guida ai servizi del Terzo Set-tore della Provincia di Avellino, in cui sono riportate descrizioni e recapiti delle associa-zioni di volontariato presenti sul territorio. L’associazione don To-nino Bello di Avellino, che si sta occupando della ristampa della

Guida, invita tutte le associazioni interes-sate a farvi parte (o ad aggiornare i pro-pri dati) a compilare il questionario scarica-bile da www.dontb.it e a inviarlo via e-mail a [email protected] o via fax allo 0825/679596. Data ultima per l’invio 31 agosto 2012.

a cura di Maria Ortensia Ferrara

SOLOFRA, PORTEAPERTE AL TURISMO

MARIArteLA MUSICA È DEI GIOVANI

L’INIZIATIVA DI LEGAMBIENTE

30

M.D.C.

Al via la ristampa della guida del Terzo Settore

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Entra nel vivo la Campagna Cittadini 2.0. Come rac-

contato nello scorso numero dopo una prima fase naziona-le, la mobilitazione giovanile promossa da Amesci, che ha visto l’adesione di numerosi Comuni , incontra i giovani dei territori delle cinque province campane. Nel corso del pri-mo mese di attività sono stati circa 20 gli Istituti scolastici coinvolti con circa 50 eventi che hanno visto la partecipa-zione di oltre 2000 studenti di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Nel corso degli incontri con gli studenti, coordinati da un pool di giovanissimi facili-tatori Amesci, sui temi dei di-ritti umani, della partecipazio-ne, della cittadinanza europea e della legalità, i ragazzi coin-volti hanno avuto l’occasione di prender parte, ed essere protagonisti, di molteplici at-tività di educazione non-for-male, nel solco della migliore tradizione europea.“Essere protagonisti del mon-do che intendiamo cambiare e costruirne uno migliore”: con questo leit-motive gli incontri con gli studenti hanno con-

sentito agli Enti Locali, con l’ausilio dell’Amesci, di entra-re nel vivo delle realtà giova-nili coinvolte, stimolandone la partecipazione ma anche di indagarne considerazioni e volontà attraverso la sommi-nistrazione di un questionario dal quale emergono due dati interessanti. Mentre il 70% dei ragazzi considera insufficiente l’investimento che le Istituzio-ni, globalmente intese, fanno sulle giovani generazioni, cir-ca il 60% degli stessi dichia-ra di aderire ad associazioni o gruppi informali, dimostrando una voglia di cambiamento che Cittadini 2.0 intende met-tere al servizio delle comunità locali. F.E.G.

CITTADINI 2.0 PRIMO BILANCIO: OLTRE 2.000 GIOVANI COINVOLTI

Il Servizio Civile Nazionale è un

istituto della Re-pubblica teso a favorire la difesa non in armi della Patria. Con i con-tinui tagli al Fon-do Nazionale, e la conseguente impossibilità di veder finan-ziati i propri progetti, alcuni enti pubblici e del terzo settore hanno iniziato ad organizza-re forme autonome di servizio civile. Il primo esempio in Ita-lia di servizio civile autonomo lo ha proposto Amesci già nel 2006, attivando i Laboratori di Servizio Civile. La formu-la è semplice: gli enti locali hanno la possibilità di attiva-re, autofinanziando, progetti di durata variabile dai 4 ai 24 mesi, coinvolgendo giovani in un’esperienza di formazione, di partecipazione civica e di sviluppo del territorio. Inizia-tiva pilota che vanta ad oggi numeri interessanti. Primo fra tutti il Comune di Salerno, che ha coinvolto 57 giovani nella campagna di sensibilizzazio-ne porta-a-porta sulla raccol-ta differenziata. Con il 72% di raccolta differenziata, il primo posto tra i capoluoghi d’Italia. Ad oggi i laboratori di Amesci sono adottati da decine di co-muni, province, università e aziende ospedaliere. L’univer-sità Federico II di Napoli, ad esempio, è risultata grazie a questi Laboratori il primo ate-neo in Italia per l’assistenza agli studenti con disabilità.

I LABORATORI DI SERVIZIO CIVILE, UN’ALTERNATIVA AL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE?

31

informai.p.

In Campania ci sono 531 comu-

ni, di cui solo 181 hanno un forum dei giovani attivo. In una Regione in cui i gio-vani rappresentano il 28% della popola-zione regionale, non saranno pochi?

In Campania solo il 17% dei consiglie-

ri comunali è under 35. Il dato dei sinda-ci scende all’1%. La strada del rinnova-mento generazionale è ancora lunga.

Servizio Civile in Parlamento: più

di 300 parlamenta-ri hanno firmato in questa legislatura almeno un atto uf-ficiale riguardante il Servizio Civile Nazio-nale. Tanta attenzio-ne, ma zero risorse!

di Enrico Maria Borrelli

In venticinque parole

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ComuniCare il SoCiale

CdN Is. E1 - Napolitel. 081 [email protected]

www.comunicareilsociale.com

Testata reg. presso Trib. di Napoli aut. n.77 del 21/10/2010

Edizioni CSV NapoliCdN Is. E1 - Napoli tel. 081 5628474 - fax 0815628570

www.csvnapoli.it

Luca Mattiucci

Walter Medolla

Finito di stampare presso i laboratori Boccia s.p.a. di Salerno Chiuso in redazione il 29/03/2012Copie stampate 52.000 Graphic-lab: elativgroup.it

distribuito in allegato gratuitoal numero 14 di

del 05/04/2012

Direttore responsabile Ferruccio De Bortoli

Direttore responsabile

Caporedattore centrale

TEMPO LIBERO

Nell’Italia del dopo Berlusconi, a tratti finta, costruita ad im-

magine e somiglianza di una classe politica faccendiera e mediocre, a farla da padroni sono gli “uomini” di potere. Gli stessi che relegano le donne al mero ruolo di donne sot-tomesse, servizievoli, sempre dispo-nibili e preferibilmente poco vestite.

Immaginario collettivo che neppure nel go-verno tecnico di Mario Monti sembra avviarsi verso il declino. Certo, lo spessore varia per le desinenze in “a” che siedono sugli scranni dei Ministeri, e neppure sono poche, ma ancora una volta il rischio è che, gattopardianamen-te, tutto cambia per non cambiare nulla: la riforma del lavoro è la prova provata che an-cora una volta a finire in secondo piano sono proprio le donne. Eppure, nell’Italia, quella vera, quella che ogni giorno si confronta con la crisi economica, politica e morale, uno spi-raglio di luce s’intravede. La maggioranza, e stavolta a starci dentro sono anche gli “uo-mini”, crede ed è convinta che la speranza, il futuro a sperare sia proprio nelle donne. Ben altro e ben oltre delle “quote rosa”, che pure si affacciano nelle giunte di Cagliari, Milano e persino di Torino. Ed a mostrarci la rivolu-zione possibile, anzi necessaria, è una Marina Terragni, da sempre attenta alle ragioni delle donne, che con arguzia e dovizia quasi scien-tifica ti spinge dalla sua parte, che poi qui diviene la parte di tutti: quella delle donne.

Gentile redazione, siamo un’organizzazio-ne di volontariato della provincia di Pa-

lermo che che si occupa di diversamente abi-li. Per ampliare la nostra offerta di assistenza vorremmo poter beneficiare del contributo cosidetto “5 x mille”. Potreste indicarci qual è la procedura per usufruirne? (A.G.)

Gli enti del volontariato possono presenta-re la domanda d’iscrizione all’Agenzia delle

Entrate, utilizzando modello e software disponi-bili su www.agenziaentrate.gov.it . La domanda va trasmessa in via telematica dai soggetti inte-ressati, se abilitati ai servizi Entratel o Fisconli-ne, oppure tramite gli intermediari abilitati a Entratel. L’iscrizione deve essere presentata en-tro il 7 maggio 2012. Non saranno accolte le do-mande pervenute con modalità diversa da quella telematica. A decorrere dall’esercizio finanziario 2012, possono partecipare gli enti che presen-tino le domande di iscrizione e provvedano alle successive integrazioni documentali entro il 30 settembre 2012, versando una sanzione pari a 258 euro. I requisiti sostanziali richiesti per l’accesso al beneficio devono essere comunque posseduti alla data di scadenza della presenta-zione (7 maggio 2012). All’atto dell’iscrizione il sistema rilascia una ricevuta che attesta l’avve-nuta ricezione. Chi vuole accedere al beneficio del 5 per mille di quest’anno deve, comunque, presentare la domanda anche se già inviata in passato. I CSV, per facilitare l’ invio telemati-co, provvederanno, per conto delle odv iscritte all’Albo Regionale, ad inoltrare gratuitamente la domanda di iscrizione.

Info www.csvnet.it

LE DONNE E UN FUTURO TUTTO DA DISEGNARE

L’ESPERTO RISPONDE

Un gioco da ragazze

Casa editrice: RizzoliAutore: Marina Terragni

IL LIBRO

a cura di Diego Simonelli

Caporedattore webFrancesco Gravetti

Gli articoli firmati possono non rappresen-tare la linea dell’editore ma, per una più ampia e completa informazione, vengono pubblicate anche le opinioni non condivise. L’editore autorizza la riproduzione dei testi e delle immagini a patto che non vengano utilizzate per finalità di lucro ed in ogni caso citando la fonte.

la nostra email è[email protected]

14,00 €

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