inquinamento marino (2)

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SETTIMANA EUROPEA PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI 2011 “Plastica? No, grazie!” 22/11/2011 I.P.S. Cabrini Taranto A.S. 2011/2012 IV A T.C.B. Andrea Mazza, Francesco Vienny, Emidia Franchini prof.ssa Marcella Schirano

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Page 1: Inquinamento marino (2)

SETTIMANA EUROPEA PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI

2011 “Plastica? No, grazie!” 22/11/2011

I.P.S. Cabrini Taranto A.S. 2011/2012 IV A T.C.B.

Andrea Mazza, Francesco Vienny, Emidia Franchini

prof.ssa Marcella Schirano

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LA PLASTICA

Sono dette materie plastiche ,quei materiali artificiali con struttura macromolecolare che in determinate condizioni di temperatura e pressione subiscono variazioni permanenti di forma. Si dividono in termoplastiche, termoindurenti ed elastomeri. Termoplastiche: materie plastiche che acquistano malleabilità, cioè rammolliscono, sotto l'azione del calore.

Termoindurenti: materie plastiche che, dopo una fase iniziale di rammollimento dovute al riscaldamento, induriscono per effetto di reticolazione tridimensionale; nella fase di rammollimento per effetto combinato di calore e pressione risultano formabili. Elastomeri: termoplastici e termoindurenti dotati di notevole deformabilità ed elasticità.

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Le materie plastiche sono generalmente il risultato della polimerizzazione di molecole base . Si parla di omopolimeri se il monomero è unico, copolimeri se il polimero è ottenuto da due o più monomeri diversi, e di leghe polimeriche se il materiale è il risultato della miscelazione di due monomeri che polimerizzano senza combinarsi chimicamente.

Un materiale plastico è in genere composto da molecole polimeriche di diversa lunghezza, per cui è necessario conoscere la distribuzione dei pesi molecolari per determinare le proprietà chimico-fisiche del materiale plastico in esame.

Le materie plastiche si ottengono dalla lavorazione del petrolio.

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Le caratteristiche vantaggiose delle materie plastiche rispetto ai materiali metallici e non metallici sono la grande facilità di lavorazione, l'economicità, la facilità di colorazione, l'isolamento acustico, termico, elettrico, meccanico , la resistenza alla corrosione e l'inerzia chimica, nonché l'idrorepellenza e l'inattaccabilità da parte di muffe, funghi e batteri.

Lo smaltimento dei rifiuti plastici, quasi tutti non biodegradabili, avviene di solito per riciclaggio o per stoccaggio in discariche: bruciando materiali plastici negli inceneritori si possono generare composti tossici come le diossine. Queste difficoltà hanno incentivato negli ultimi anni la diffusione della bioplastica, in cui una piccola percentuale di resina è sostituita da farine vegetali quale quella di mais.

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PLASTICA CHE DERIVA DAL MARE

Tutte le spiagge del mondo sono contaminate da

detriti plastici di varia natura e grandezza che si accumulano perché non sono biodegradabili.

Alcuni ricercatori del dipartimento di Scienze Marine dell’Università delle Hawaii ,nel 2004, hanno prelevato ed analizzato campioni di sabbia ed hanno scoperto che solo il 28% è costituito da frammenti di vegetali o molluschi mentre il restante 72% è costituito da plastica ed in alcuni casi dai piccoli granuli , chiamati “nurdles”, la materia prima per l'industria plastica.

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In acqua si trovano reti da pesca, mozziconi di sigaretta,costituiti da acetato di cellulosa,un tipo di plastica, buste, polistirolo . Si stima che circa 500 tonnellate di rifiuti plastici siano depositati sui fondali dei nostri mari e ciò è frutto di uno smaltimento inefficace ma, soprattutto, di una politica “usa e getta” diventata un culto con la produzione industriale.

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DETRITI PLASTICI IN MOVIMENTO

Una discarica galleggiante:Le correnti oceaniche, Oceanic Gyres, sono delle correnti circolari oceaniche che si muovono in senso orario a spirale, prodotte da un sistema di correnti ad alta pressione. Nove grandi correnti oceaniche al monde sono divenute zone di accumulo catturando nei loro centri centinaia di tonnellate di plastica.

La plastica è per sempre: La plastica confluita in una corrente oceanica viene lì trattenuta per decine o centinaia di anni finendo per frantumarsi in parti sempre più piccole che possono venire ingerite dai pesci ,quando scambiate per plancton e assorbite nella catena alimentare, o affondare diventando parte del sedimento dei fondali marini.

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DETRITI PLASTICI ALLA DERIVA

Il rilevamento e raccolta dei campioni in acqua è effettuato con l’ausilio di uno strumento chiamato “manta trawl,” una sorta di rete a strascico che,trascinata da una barca, setaccia e cattura il materiale che si trova nelle acque in superficie. Il materiale raccolto, costituito da campioni che contengono sia zooplancton che frammenti plastici, è stato sottoposto ad analisi di laboratorio che hanno evidenziato la presenza di una quantità di plastica superiore al peso dello zooplancton , in media da sei a 30-40 volte .

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PACIFIC TRASH VORTEX Il Pacific Trash Vortex , presente nell’Oceano Pacifico è un vortice di

spazzatura ,largo circa 2500 km , profondo 30 metri e composto per l’80% da plastica . Questa incredibile discarica si è formata a partire dagli anni cinquanta, in seguito all’esistenza della North Pacific Subtropical Gyre, una lenta corrente oceanica che si muove in senso orario a spirale. L’area è una specie di deserto oceanico, dove vivono solo pochi grandi mammiferi o pesci.

Nel mondo ogni anno vengono prodotti circa 100 miliardi di chilogrammi di plastica e si stima che circa il 10% finisca in mare, depositandosi per il 70% sui fondali danneggiando la vita . Anche se sono entrate in vigore le convenzioni internazionali che regolano lo scarico dei rifiuti in mare la plastica continua ad arrivare dalla terraferma tanto che gli scienziati hanno accertato che il vortice dei rifiuti che galleggia nell’Oceano Pacifico è diventato più “denso” e che il gioco delle correnti raduna in un’area grande quanto la Francia i frammenti di plastica provenienti da tutto il mondo.

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Nel nostro Mar Mediterraneo

Anche il fondo del mare italiano ha un vero e proprio tappeto di rifiuti Su quaranta stazioni analizzate al largo di Francia, Spagna e Nord Italia, è stata riscontrata la presenza di frammenti di rifiuti in plastica del peso medio di 1,8 milligrammi, dato che indicherebbe in media la presenza di circa 250 miliardi frammenti in plastica per tutto il Mediterraneo, pari a 500 tonnellate di rifiuti.

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In particolare, dallo studio emerge che la concentrazione più alta di rifiuti coincide con i prelievi effettuati al largo dell'Isola d'Elba, dove il numero di frammenti rilevato salirebbe a 892.000 elementi, contro una media minima di 115.000 frammenti plastici per chilometro quadrato.

In termini di impatto sugli ecosistemi, questo significa inquinamento delle acque marine ma anche rischio di sopravvivenza per le specie che le popolano. Il mar Mediterraneo, è diventato perciò una 'zuppa di plastica' mangiata dai suoi pesci. 

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«L'Italia è un Paese doppiamente esposto al problema della plastica e alla dispersione dei sacchetti in mare», afferma Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente. «Sia perché è la prima nazione per consumo di sacchetti di plastica "usa e getta", visto che ne commercializza il 25% del totale dell'intera Europa, sia perché si affaccia sul Mediterraneo, coinvolto come tutti i mari, dall'inquinamento da plastica. Per queste ragioni il nostro Paese ha giustamente adottato con la Finanziaria 2007  il divieto, a decorrere dal 1° gennaio 2011, della commercializzazione di sacchi non biodegradabili>>.

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ANIMALI IN PERICOLO I rifiuti di plastica sono un danno per le biodiversità: i sacchi di plastica vengono

scambiati per cibo da diverse specie marine, come tartarughe ,tonni e cetacei ,che confondono le loro fonti di cibo, quali meduse o calamari, con i sacchi di plastica galleggianti in acqua. L’ingestione di spazzatura come la plastica può provocare danni all’esofago, blocchi dell’ apparato digerente e una falsa sensazione di pienezza. Tutto ciò può portare ad infezioni o alla morte per fame quando i detriti intasano stomaco ed intestino.

Per esempio, nell’aprile del 2002 una balena morta è stata ritrovata sulle coste della Normandia e ,sottoposta ad autopsia, ha evidenziato l’ingestione di 800 kg di sacchi di plastica e di materiali da imballaggio.

Anche le tartarughe marine non sanno distinguere tra materiale sintetico e prede naturali:i sacchi di plastica, insieme ai fogli e ai pezzi di plastica sono la spazzatura

piu frequentemente trovata negli stomaci delle tartarughe.

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GLI ORMONI

I frammenti ii plastica possono accumulare sostanze contaminanti come il bifenilpoliclorurato(PCB) e metalli pesanti raggiungendo concentrazioni fino ad un milione di volte superiori a quelle dell’acqua marina.

I PCB possono portare a disordini riproduttivi, ad alterazioni dei livelli ormonali, ad un rischio maggiore di malattie e alla morte nei pesci e molluschi. E’ stato dimostrato che i PCB hanno un effetto di mascolinizzazione nelle femmine di orso polare e provocano aborti spontanei con conseguente diminuzione del numero delle foche

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PERICOLO PER GLI ALBATRI

Gli albatri adulti che nidificano nelle isole dell'atollo del Midway vanno a caccia di seppie e piccoli pesci nella zona della corrente

del Nord Pacifico per alimentare i loro piccoli. Senza rendersene conto questi uccelli inghiottono anche oggetti

o frammenti plastici che scambiano per cibo: accendini, tappi di bottiglia, siringhe, lenze da pesca, bottoni, giocattoli, palloni, guanti , penne, spazzolini e altri frammenti non identificabili. Questi oggetti vengono rigurgitanti direttamente dallo stomaco dei genitori nel gozzo dei piccoli e presto il loro stomaco si riempie di plastica. Ciò comporta una conseguente perdita di appetito e di peso, un blocco dell'apparato digerente ed , infine, la morte dei piccoli giovani albatri le cui ossa e penne ,insieme ai rifiuti plastici, ricoprono le spiagge dell’isola.

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INQUINANTI CHIMICI DELLA PLASTICA

Per realizzare i prodotti finali delle materie plastiche si uniscono degli additivi, cioè delle sostanze che ne esaltano o ne attenuano le proprietà (flessibilità, durabilità, resistenza) quali: coloranti, bisfenolo-A, ftalati, eteri difenilici trattati(PBDEs, prodotti chimici usati come ritardanti di fiamma), alchifenoli . Queste sostanze vengono rilasciate non solo nell’ambiente dalla plastica abbandonata ma anche nei nostri cibi , nel caso in cui si ricorra a contenitori plastici per conservare gli alimenti.

I frammenti plastici assorbono e concentrano, oltre agli additivi precedentemente citati, anche altri contaminanti dispersi nell’ambiente come ad esempio , i policlorobifenili (PCB), insetticidi organoclorurati come i dicloro difenil-etani (DDT) e i ciclodieni, che poi vengono trasportati e rilasciati a distanza , in altre zone del globo .

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Questi contaminanti, così come le diossine o i furani, appartengono alla categoria dei "distruttori endocrini" ( ED) che mimano gli ormoni endogeni interferendo in modo sinergico o antagonista con il metabolismo, l'azione e la sintesi degli ormoni sessuali naturali che regolano i processi riproduttivi e dello sviluppo. Gli effetti tossici maggiormente riscontrati sono le disfunzioni sessuali o riproduttive e l'insorgenza di tumori. Per il loro carattere lipofilo, sono sia in grado di accumularsi nei tessuti adiposi sia capaci di attraversare le membrane cellulari e di legarsi ai recettori per gli ormoni steroidei.

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INQUINANTI PRODOTTI DALL’INCENERIMENTO DELLA PLASTICA La plastica bruciata produce tossine. Quasi tutta la plastica, e in particolare il

PVC, se è bruciata produce emissioni di diossina. Le diossine costituiscono un gruppo di prodotti chimici, il cui nome scientifico è "composti aromatici policlorati", aventi struttura e proprietà fisico-chimiche analoghe. Le diossine si formano in seguito sia a processi naturali come eruzioni vulcaniche, incendi boschivi, che antropici quali la fabbricazione di prodotti chimici, pesticidi, acciaio, emissioni di gas di scarico e inceneritori dei rifiuti.Sono quindi un sotto prodotto indesiderato dell'attività industriale.

Le diossine contaminano la catena alimentare. Le diossine sono composti altamente persistenti nell'ambiente perché ,insolubili in acqua, si sciolgono bene nei grassi. Di conseguenza vengono assorbite dai tessuti grassi umani animali

e ,non essendo biodegradabili, si accumulano nella catena alimentare contaminando gli alimenti . Le diossine hanno effetti tossici e cancerogeni per l'uomo. Test su animali da laboratorio hanno mostrato un legame tra l'assorbimento di diossine e disturbi della salute come l ' endometrio si , disturbi neurologici , problemi dell'apparato riproduttivo (calo del numero di spermatozoi, malformazioni), effetti sul sistema immunitario. Questi effetti possono comparire a livelli di esposizione alla diossina nettamente inferiori a quelli che provocano l'aumento del rischio di tumori.

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FONTI E RIFERIMENTI• Wikipedia – http://it.wikipedia.org

• PORTA LA SPORTA – http://www.portalasporta.com/