insieme studenti anno i numero iii

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Trimestrale di'informazioneonline promosso dagli studenti del Collegio Nuovo Joanneum

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Page 1: Insieme Studenti Anno I Numero III
Page 2: Insieme Studenti Anno I Numero III

SOMMARIO 03. “Le cose sono di chi le lavora e le migliora, o di chi le ama e le protegge.” (B.Brecht) 04. Collegiadi 2010: un nuovo trionfo! 05. Colleges League: Torneo intercollegiale 2010 06. Solennità del Sacro Cuore 07. Riflessioni sulla Fede 08. Diritto allo studio, responsabilità del sapere 10. Pellegrinaggio a Fatima 11. Cambia- Moda 12. Sunset Happy Hour 12. Totti e Ranieri in Cattolica 13. UCSC: le date più significative 14. Il mio banco di scuola color rosso- terra 16. Editoriale

Insieme Studenti Aprile- Giugno 2010 Anno I — Numero III Promosso dagli studenti del Collegio “Nuovo Joanneum” DIRETTORE: Paolo Bonini RESPONSABILE: Giacomo Lipsi REDAZIONE: Biagio Bianchimano, Andrea Paladini, Stefano Settimi, Luca Zavatto COLLABORATORI: Salvatore L. Apparente, Alberto Borghetti, Federico Licameli, Antonio Nacchia, Luigi Pedone, Ludovico L. Sicignano, Giuseppe Vanella

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Spesso sostando nell’atrio capita di

passare del tempo guardando le foto

appese, alla ricerca di facce note e

meno note, amici, conoscenti o semplici

collegiali. Si può osservare anche, con

un pizzico di tempo in più, come il tem-

po trascorso muti gli studenti trasfor-

mando i loro sguardi, i loro sogni e le

loro speranze.

Pochi fotogrammi distanziati nel tempo

possono delineare lunghi percorsi,

strade in salite ricche di avventure, a volte belle a volte meno; le foto diventano narratori di tante storie perso-

nali che si sono vissute in Collegio, ed è proprio per questo che le foto di Collegio sono un patrimonio inestimabi-

le.

“Il Collegio, per definizione, indica l'edificio che ospita le persone radunate per un determinato scopo”, ed è

un’ottima definizione, ma se chiedessi quale sia questo scopo che muove 110 persone che risposte avrei? Il suc-

cesso, la fama, una laurea? Io non penso, io credo che l’unico scopo vero, reale, credibile è la Vita, e siamo qui

per scambiare “pezzi di vita” tra noi collegiali per crescere, per capire, per migliorare.

La foto di Collegio, in quest’ottica esce dai canoni e acquista un valore unico, un pezzo di “Te” reale, tangibile,

seminato per il Mondo a ricordarti, quando magari sarai un dottore affermato, che anche tu, come tutti, sei

stato un sognatore.

Il Collegio non deve essere una semplice struttura in mattoni e cemento, ma deve essere un’armatura che rive-

ste un cuore pulsante, un cuore di persone vive che crescono insieme. Vivere il Collegio è un’avventura unica e

irripetibile, nella quale ognuno di noi deve essere disposto a mettersi in gioco. Grazie a tutti per questo ricordo.

“Le cose sono di chi le lavora e le migliora, o di chi le ama e le protegge.” (B.Brecht)

Il Presidente dell’Assemblea degli studenti

del Collegio ’’Nuovo Joaneum’’

“Le cose sono di chi le lavora e le migliora, o di chi le ama e le protegge.” (B.Brecht)

di Luigi Pedone

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COLLEGIADI 2010: UN NUOVO TRIONFO!

Quest’anno l’ambito trofeo va alla squadra Nuovo Joanneum - Sacra Famiglia - Capitanio

di Biagio Bianchimano

Questa del 2010 è stata ormai la 22a edizione delle “Collegiadi”, la manifestazione sportiva che vede i Collegi dell’Università Cattolica impegnati per una settimana in varie gare e competizioni atletiche. Una manifestazione all’insegna dello sport, ma soprattutto del divertimento! Le gare hanno avuto inizio Domenica 16 Maggio e si sono concluse la Domenica successiva, il 23 Maggio. In questi giorni, gli studenti ospiti dei quattro Collegi in-terni e quelli degli altri quattro Collegi non a diretta gestione dell’Università, dopo essersi organizzati in 3 squadre miste, con partecipanti maschili e femminili per ciascuna squadra, ogni pomeriggio e sera si sono cimentati in vari sport – pallavolo, pallacanestro, cal-

cetto, tennis, pingpong, atletica leggera, … - ed altre attività a carattere ludico – scacchi, calcio balilla, corsa coi sacchi, tiro alla fune. Il bello è che a concorrere non sono stati solo coloro che abitualmente pratica-

no sport – e certo non manca gente realmente abile! - ma anche chi ha semplicemente voluto cogliere le grandi opportunità che quest’evento offre. Le Collegiadi sono, di fatto, più che una competizione, un luogo d’incontro; un luogo d’incontro per i Collegi, ideale per conoscersi meglio al di fuori delle singole realtà collegiali; un luogo d’incontro per gli studenti, perché, sia durante le gare sia durante la premiazione e la festa conclusiva, non sono pochi coloro che, pur

non alloggiando presso alcun Collegio, arrivano sui campi a tifare per la squadra dell’amico o semplicemente perché attratti dall’atmosfera che si respira; un luogo d ’ i n c o n t r o c o n l’Università intesa come Istituzione, quest’anno pre-sente nelle figure del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Prof. Paolo Magistrelli, del Direttore dei Collegi UCSC della sede di Roma, Prof. Leonardo

Antico, e dei Responsabili dei vari Colle-gi. S ignificativo il gesto del Pre-side, il quale ha reso noto che anche du-

rante la festa in onore del Sacro Cuore di Gesù, in pro-gramma per Giovedì 10 Giugno, l’Università vorrà ri-cordare la manifestazione sportiva dei Collegi e conse-

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gnare delle targhe-ricordo ai partecipanti. Al termine delle gare, il team Sacra Famiglia-Capitanio/Nuovo Joanneum ha avuto quest’anno l’onore di sollevare la coppa, sotto la tradizionale pioggia di gavettoni! Insomma, un evento che ha visto coinvolti centinaio

di giovani, ognuno impegnato secondo le proprie pos-

sibilità e attitudini – quindi dal corridore al cestista,

dal calciatore al capo-tifoseria – con l’obiettivo non

primario di “portare a casa” il trofeo - il mitico trofeo

che passa di mano in mano ai vincitori ormai dai primi

anni Novanta – ma piuttosto di “lavorare” assieme, di

“fare squadra” e, non di meno, divertirsi.

Colleges League: Torneo intercollegiale di Roma di calcio a cinque

di Antonio Nacchia

E’ così che nasce il Torneo Intercollegiale di Roma di Calcio a cinque: un gruppo di ragazzi di varie residenze universitarie della Capitale decidono di stilare un ca-lendario e giocare una serie di partite di calcetto fra i rispettivi Collegi, per stabilire il migliore. Giunta ormai alla terza edizione, seconda partecipa-zione per il ‘’Nuovo Joanneum’’, la manifestazione è ben più di un semplice torneo di calcio a 5: permette di conoscere diverse realtà e stringere amicizie con ragazzi di altre Università e di altre facoltà ed insieme a loro confrontare lo status del proprio Collegio. Non basta essere il più tecnico o il più abile con i piedi,

sono anche la grinta e la disciplina che fanno la diffe-

renza nella competizione: lo dimostra l’insperata fina-

le raggiunta con determinazione nel 2009 e purtroppo

anche la deludente eliminazione di quest’anno in se-

mifinale. Soddisfatti di aver partecipato, per il nuovo

anno, sappiamo già cosa migliorare!

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“LE FORZE DI IERI, DI OGGI E DI DOMANI” RIUNITE PER LA

SOLENNITÀ DEL SACRO CUORE

L’Ateneo di Roma in festa: tradizione, onorificenze e slancio creativo per guardare al futuro

di Stefano Settimi

Quella del Sacro Cuore è più di una solennità per la nostra Università: si tratta di un’occasione per ricorda-re a tutti qual è l’identità intima di un’istituzione che insiste, riuscendovi, nel tentativo di non perdere mai di vista gli obiettivi, le motivazioni e le ispirazioni che l’hanno resa tale. Stiamo parlando di un’Università che cammina verso un traguardo notevole: il 90° anni-versario della sua fondazione ed il 50° della fondazio-ne della facoltà di Medicina a Roma. Lo scorso 10 Giugno, l’auditorium dell’Ateneo romano ha fatto da cornice ad una cerimonia solenne presie-duta da personalità all’altezza dell’evento: al tavolo d’onore sedeva in primis il Magnifico Rettore dell’Università, prof Lorenzo Ornaghi, accompagnato dal Preside della Facoltà di Medicina, prof. Paolo Ma-gistrelli. Erano presenti anche il prof Cesare Catanan-ti, Direttore del Policlinico A.Gemelli, il dott Antonio Cicchetti e il dott Giancarlo Furnari, rispettivamente Direttore amministrativo e Direttore di sede. L’evento è stato presentato da Fabrizio Frizzi, noto conduttore televisivo. Sin dal discorso inaugurale, tenuto dal Rettore, si è percepito quel clima di solennità e, al contempo, di festa che ha fatto da sfondo a tutta la cerimonia. Paro-le chiare e motivanti sono state quelle del Prof Orna-ghi, che ha insistito molto sull’importanza di aver ri-preso la tradizione di tali festeggiamenti, che solo da 8 anni sono stati posti nuovamente sotto i riflettori dell’Università anche a Milano, dove si è celebrata la S.Messa e, nella processione, l’antico stendardo dell’Università ha ripreso ad attraversare i chiostri bramanteschi, sfoggiando i tre loghi papali di cui è de-corato. La cerimonia è stata l’occasione per premiare, con targhe di benemerenza, il personale non docente in servizio da almeno 20 anni. Non è un caso che ci sia stata tale premiazione, perché, come ha evidenziato il

Rettore, sono le persone che rendono l’Istituzione uni-versitaria tale e “considerare il lavoro amministrativo come secondario, è pura miopia”. Anche dalle parole del Prof Magistrelli si è evinto che la nostra Università, in concomitanza con il periodo di slancio creativo che la cultura Cattolica sta vivendo, tende lo sguardo al futuro. Il Preside ha tenuto a pre-cisare che “le stagioni difficili hanno nascoste in sé po-sitive opportunità” che tocca a ciascuno di noi cogliere con “propositi ragionati, ragionevoli e, nel caso, seve-ri”, come ha tenuto a precisare il Rettore. La consegna delle targhe è stata effettuata in diverse tranche, intervallate da momenti di spettacolo che hanno conferito una piacevole leggerezza alla cerimo-nia, nel rispetto dell’adeguato clima di festa in cui si è svolta. Si sono succedute sul palco prima Annalisa Mi-netti, che, oltre a canzoni classiche della musica italia-na, ha cantato un suo brano inedito di palese protesta contro l’inettitudine di tan-ti che, ancora oggi, ritengo-no le persone disabili meno degne di aspirare ad una vita felice; quindi è stata la volta di Emanuela Aureli, che ha contribuito con la sua ironia e le sue imitazio-ni di personaggi famosi a rincarare la dose di allegria. Solenne è stata la consegna del decreto di nomina a Professore Emerito al prof. Maurizio Maurizi e al prof. Paolo Preziosi, mentre gioiosa e applauditissima, an-che per la massiccia presenza di studenti in platea, è stata la premiazione delle squadre vincitrici delle tradi-zionali Collegiadi, preceduta da un imprevisto inter-vento del Preside, che ha voluto precisare quanto sia fondamentale il ruolo degli studenti nel tenere integra

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“LE FORZE DI IERI, DI OGGI E DI DOMANI” RIUNITE PER LA

SOLENNITÀ DEL SACRO CUORE

L’Ateneo di Roma in festa: tradizione, onorificenze e slancio creativo per guardare al futuro

di Stefano Settimi

e viva la nostra Istituzione Universitaria, perché “le persone passano, le Istituzioni no.” Infine, il Rettore ha consegnato delle targhe omaggio da parte dell’Ateneo alle personalità di spicco, amiche storiche dell’Università: Sua Ecc. Mons. Giuseppe Be-tori, Arcivescovo di Firenze, e il prof. Avv. Emanuele F. M. Emmanuele, Presidente della Fondazione Roma. Il primo, oltre ad essere stato segretario generale della CEI, ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione della Facoltà di Medicina e ha lavorato costantemente al sostegno della formazione umana degli studenti della nostra Università, oltre che a quella professiona-le. Il secondo è stato premiato per il suo lavoro di Presi-dente della Fondazione Roma, quale istituto privato, votato a portare a compimento opere concrete e di sicuro impatto a sostegno del progresso sociale ed a favore della collettività. Alla cerimonia di premiazione in auditorium è seguita

la Solenne Messa nella Chiesa centrale, presieduta dall’Arcivescovo Betori, il quale ha incentrato la sua omelia sul ruolo che riveste il Sacro Cuore di Gesù nel concretizzare la Vocazione Cattolica della nostra Uni-versità e nel renderla fucina di professionisti dotati di valori immutabili come quelli Cristiani, in una realtà che sempre più si sta spogliando di norme etiche e principi comunitari. L’immagine di Gesù come buon pastore, oltre che rassicurarci, ci deve motivare ad una continua maturazione spirituale, in modo che an-che nella realtà giornaliera possiamo far parte di quel-la schiera instancabile di uomini che seguono l’esempio del Signore. L’incontro conviviale che si è tenuto in seguito alla ce-lebrazione Eucaristica ha ulteriormente contribuito ad avvicinare i partecipanti ai festeggiamenti, costituen-do la conclusione di un intero pomeriggio trascorso all’insegna della gioia, della tradizione, della gratitudi-ne al passato e dell’impegno per il futuro. L’auspicio che ha accomunato tutti i presenti è stato, senza dubbio, che tali momenti di così forte manife-stazione d’identità della nostra Università e di impe-gno comunitario per l’avvenire, si possano sempre ri-petere e possano costituire ancora l’occasione per rin-saldare gli animi e avvicinare i cuori di quanti vivono la realtà dell’Università Cattolica.

RIFLESSIONI SULLA FEDE

Il Collegio ‘’Nuovo Joanneum’’ ospita Don Dino Cecconi,

sacerdote, missionario e reporter televisivo, in un incontro formativo riguardo l’idea di fede

di Alberto Borghetti

“La fede ci è utile? A che ti serve la fede?” Così cominciò l’incontro di quell’ormai lontano lunedì 22 Marzo, in sala Giovanni XXIII del Collegio ‘’Nuovo Joanneum’’. A distanza di qualche mese, non posso esimermi dal ribadire, a mio modesto avviso, l’importanza che una tale domanda ha nella nostra vita, anzi nel nostro quotidiano. Già perché come il mio carissimo amico Don Dino affermò subito dopo: “Se ci è utile, bene così, altrimenti perché interessarce-ne?”

E’ stato un momento formativo molto utile: porsi una domanda di notevole peso nella vita di tutti i giorni, cercare insieme con la Comunità collegiale la risposta e riflettere sulla ‘’utilità della fede’’. L’incontro ha visto una notevole partecipazio-ne dei Collegiali, po-nendosi come momen-to di crescita, spiritua-le e umana.

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DIRITTO ALLO STUDIO, RESPONSABILITÀ DEL SAPERE

Quale studente per quale Università? Questa la tematica centrale dell’incontro del

22 Aprile 2010, svoltosi nella Sala Giovanni XXIII del Collegio “Nuovo Joanneum”

di Giacomo Lipsi

Si è svolto nel Collegio ‘’Nuovo Joanneum’’ il semina-rio culturale ‘’Diritto allo studio, responsabilità del sapere’’ promosso dal Laboratorio Culturale “Progetto Emmaus”. L’evento si pone come sintesi di una trilogia di seminari culturali intorno ‘’ all’idea di Università’’. I lavori, introdotti da don Paolo Bonini, Responsabile

del Colle-gio e do-cente di Introdu-zione alla Teologia, sono stati presieduti dal prof. Lorenzo

Oranghi, Magnifico Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con la partecipazione di Mons. Sergio Lanza, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica e la prof.ssa Antonella Sciarrone Alibrandi, presidentessa EDUCatt. L’incontro è iniziato con la breve prolusione del prof. Leonardo Antico, Direttore del Collegi della sede ro-mana dell’Università Cattolica, che ha voluto sottoli-neare l’importanza dell’evento, momento di grande riflessione nel percorso formativo degli studenti. ‘ ’Vi è un dovere dei Collegi Universitari, un dovere con-sapevole, del diritto allo studio e della responsabilità del sapere’’ chiarisce il prof. Antico. ‘’ I Collegi, voluti da padre Agostino Gemelli come luoghi di crescita spi-rituale, umana e formazione integrale della persona, debbono essere comunità per una mediazione cultu-rale Cristiana‘’. Successivamente ha preso la parola don Paolo Bonini che ha rilevato l’importanza di un progetto formativo

comune, di larghe vedute, da percorrere insieme nella comunità universitaria. ‘’A volte - spiega don Paolo – c’è bisogno di qualcuno che cammini affianco a noi, che abbia fatto con noi la stessa esperienza e sappia trovare quelle parole che ci fanno, in un certo senso, innamorare del cammino che stiamo facendo, aiutandoci, non solo ad ascoltare e a vivere le grandi opportunità che l’Università ci offre, ma anche che ci aiuti ad entrare nel cuore della realtà

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che stiamo vivendo’’. Ne deriva l’importanza di un per-corso formativo, in grado di guidare lo studente nella vita quotidiana, incoraggiandone la crescita culturale. In seguito è intervenuto il prof. Lorenzo Ornaghi che ha delineato gli impegni dell’Università Cattolica verso gli studenti, l’offerta formativa, sottolineando le re-sponsabilità dei Collegi. ‘’L’offerta formativa deve es-sere adeguata allo studente; lo studente che si imma-tricola deve trovare nel percorso di studi proposto, qualcosa che corrisponde ai suoi interessi, alle sue a-spettative, alle sue ambizioni.’’ Il Rettore ha poi proseguito il suo discorso affrontando il tema centrale dell’incontro, analizzando sotto vari aspetti la condizione dello studente che s’immatricola nella Università Cattolica. Lo studente di Medicina e Chirurgia è sociologicamente diverso da uno studente delle altre Università in quanto ha superato un test di selezione: non è uno studente comune ma ‘’deve dare di più’’ e questo è richiesto soprattutto agli studenti

che vivono nei Collegi universitari. La prof.ssa Sciarrone Alibrandi ha messo in evidenza l’importanza dell’apprendimento, la meritocrazia e i molteplici strumenti messi in atto dagli enti universita-ri per favorire lo studente dell’Università Cattolica. ‘’L’Università rappresenta il luogo ideale per crescere come persone ma per la crescita non basta solo stu-diare.’’ La vita universitaria offre la possibilità di usu-fruire di una serie di servizi, diversi da quelli puramen-te didattici, che si con-cretizzano in una com-pleta attenzione allo studente. In tal conte-sto, si pongono i Colle-gi dell’Università Cat-tolica, non solo un luo-go abitativo ma anche un’opportunità di cre-scita individuale, luoghi di eccellenza e di formazione integrale. L’evento si è cosi avviato verso la conclusione con l’intervento di Mons. Sergio Lanza, volto ad analizzare la condizione dei Collegi, dal punto di vista spirituale, sociale ed educativo. ‘’Il primo significato della parola Collegio è di un luogo dove ci si incontra ed è una espressione di Cattolicità antropologia. (…) Si educa cosi alla comunicazione’’. Il Collegio diviene un luogo formativo in cui si impara ad ascoltare, a dialogare e ‘’comunicare tra diversi’’. ‘’È il luogo nel quale – continua mons. Lanza - la Catto-licità antropologica diventa Cattolicità di fede se si passa dalla comunicazione alla Comunione. (…) Essere in collegio significa aver ricevuto una Vocazione, esse-re stati chiamati per nome, scelti ’’. La consapevolezza di essere stati scelti è certamente una responsabilità che non va sottovalutata e deve far riflettere alla luce della fede. Sotto il profilo spirituale ‘’l’essere in Collegio diviene un privilegio ’’ precisa mons. Lanza ‘’è far parte di un popolo scelto’’. L’incontro si è concluso con un breve dibattito cui

hanno preso parte studenti collegiali e non.

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IN PELLEGRINAGGIO A FATIMA NEL 93° ANNIVERSARIO

DELL’APPARIZIONI DELLA MADONNA DEL ROSARIO

di Federico Licameli

Dal 12 al 16 Maggio si è svolto il pellegrinaggio a Fatima, cittadina portoghese ad un ora di autostrada da Lisbona, in cui apparve la Ma-donna per la prima volta il 13 Mag-gio del 1917 ai tre pastorelli Lucia, Francisco e Giacinta nella Cova da Iria. Il pellegrinaggio ci ha consentito di celebrare con Papa Benedetto XVI il 93° anniversario dell’Apparizioni della Madonna del Rosario. Nell’area immensa del Santuario di Fatima insieme a Benedetto XVI e studenti del Collegio “Nuovo Joan-neum” vi erano all’incirca un milio-ne di fedeli appartenenti a tantissi-me nazioni diverse. Ciò che univa tutti noi lì presenti era il desiderio interiore di pregare e contemplare Nostra Signora di Fatima, la cui sta-tua è deposta nella Cappellina in prossimità del Santuario. La cele-brazione con il Papa è stata una delle tante occasioni rilevanti ed intense che ci ha permesso di vive-re questo pellegrinaggio. Momenti suggestivi li abbiamo vis-suti nelle sere in cui ci siamo rac-colti in migliaia di fedeli attorno alla Cappellina della Madonna di Fatima per recitare tutti assieme il Santo Rosario con lo spirito comu-ne di affidarci alla Regina d’Europa. Particolarmente emozionanti sono stati anche la Processione della Ma-donna, formata da tutti i pellegrini presenti nell’area del Santuario, e il percorso della Via Crucis che attra-

versava i luoghi in cui ai tre pasto-relli più volte è apparso l’Angelo e la Madre Celeste. Durante la Via Crucis, recitando il rosario, insieme abbiamo mani-festato pensieri e riflessioni in relazione ai mi-steri che abbia-mo contempla-to; ciò ha rap-presentato un altro momento di rilevante si-gnificatività che ha stimolato ancor di più la nostra crescita spirituale e reli-giosa sulla base di una condivi-sione comune. I giorni fatimensi hanno rappresen-tato per tutti noi un esperienza as-solutamente importante e memo-rabile che ci ha permesso di mani-festare e di accrescere la nostra fede e devozione a Nostra Signora di Fatima. Questa meravigliosa esperienza è stata valorizzata mag-giormente dal fatto che l’abbiamo vissuta in comunità, non solo noi del Collegio, ma condividendola anche con migliaia di pellegrini, il che evince uno spirito comune di scoprire e accrescere la propria fe-de e la propria speranza affidando-si alla Madonna, che ci invita con amore materno a stringerci a lei e a

seguire la via della Cristianità. I sei giorni trascorsi in Portogallo,

aldilà di questa fondamentale e-

sperienza religiosa, ci hanno regala-

to visite in luoghi e città meraviglio-

se, in primis Lisbona; un’altra loca-

lità molto attraente è anche Sao

Martinho do Porto, paesino che

affaccia sull’Atlantico, caratterizza-

to da una costiera mol-

to imponente sulla qua-

le abbiamo potuto am-

mirare il panorama

spettacolare, godendo

anche della vista del

tramonto sull’oceano.

Abbiamo anche apprez-

zato il castello medieva-

le della graziosa cittadi-

na di Ourem, la città di

Santarem, capitale del

gotico, e il maestoso

Monastero di Batalha.

Abbiamo arricchito, in-

somma, il nostro pellegrinaggio fa-

timense anche di questi bellissimi

luoghi portoghesi. Sicuramente il

pellegrinaggio è stato un’ occasio-

ne anche per conoscerci noi tutti

un po’ meglio, condividendo mo-

menti divertenti e momenti di forte

spirito di gruppo. Questo è stato il

nostro pellegrinaggio a Fatima, un

esperienza indimenticabile che ha

segnato noi tutti e che porteremo

per sempre nei ricordi e nello spiri-

to. Siamo tornati da Fatima con

‘’l’alegria como a Jacinta’’, l’allegria

del cuore, della condivisione di

un’esperienza di fede e d’amore.

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‘’CAMBIA– MODA’’: UN ALTRO MODO DI ESSERE CRISTIANI

Tra le tante attività del Collegio ‘’Nuovo Joanneum’’ si è inaugurata quest’ anno ‘’Cambiamoda”

iniziativa che ha consentito la raccolta di capi di vestiario da destinare ai più bisognosi

di Andrea Paladini

In due sessioni (autunno-inverno e primavera) si è potuta organizzare una raccolta di vestiti, scarpe, cappotti che noi collegiali non ritenevamo più utili. Il sistema prevede appunto la selezione di capi di vestiario portati agli organizzatori dell’ iniziativa (Andrea Paladini e Giuseppe Natale), il lavaggio e la destinazione degli abiti alla Comunità di S. Egidio di Primavalle. Tramite “Cambiamoda” il concetto del “dono” Cri-stiano si è reso davvero concreto e tutti coloro che hanno partecipato (organizzatori e donatori) si de-vono ritenere arricchiti da tale esperienza di condi-visione dei propri beni, al fine di un Bene maggiore e vero che è l’ aiuto al prossimo e del bisognoso. La finalità primaria della raccolta dei vestiti in Colle-gio è sicuramente di carattere sociale. Ma serve a sostenere progetti di solidarietà o è una semplice forma di riciclaggio? Alla base della raccolta svolta c’è sicuramente la

cultura del riciclaggio, inteso tuttavia in un’ ottica

di aiuto Cristiano più che ambientale. E c’è la ne-

cessità di dare nuova vita a beni che sovrabbonda-

no, come appunto gli abiti usati da noi raccolti.

La raccolta, dunque, è ispirata a una logica di buon

uso delle cose. Ma non si deve dimenticare

l’obiettivo più grande, di carattere umanitario, che

si concretizza nella donazione di questi capi ai più

bisognosi e ai soggetti svantaggiati. La scommessa

principale che essa comporta è la possibilità di in-

nescare un circolo virtuoso, che consenta a perso-

ne che vivono ai margini della società di recuperare

parte della loro dignità attraverso l’ utilizzo dei no-

stri vestiti, altrimenti destinati a rimanere chiusi in

qualche armadio delle nostre stanze; e a noi colle-

giali di poter aprire i nostri orizzonti verso una for-

ma di dono che fino ad ora era sconosciuta nel no-

stro Collegio. Nonostante lo scetticismo iniziale,

dato dal fatto che comunque molti di noi collegiali

sono pendolari e pertanto tendono a tenere a Ro-

ma solo “il necessario”, l’ iniziativa al suo primo

anno non può che aver raccolto risultati positivi!

Riempire due macchine, per ben due volte di buste

e cartoni carichi di vestiti già usati ma ancora “abili

e arruolabili” non può che lasciare felici e soddi-

sfatti tutti noi per l’ aiuto concreto che siamo riu-

sciti a dare al prossimo.

Con queste basi e con la ferma volontà di voler

continuare a essere d’ aiuto a chi non è fortunato

come noi, speriamo in un futuro in cui tale iniziati-

va superi le porte del Collegio e si apra all’ intero

ambito universitario, coinvolgendo organizzatori e

aiutanti in un impegno sicuramente più intenso ma

sicuramente più appagante.

Page 12: Insieme Studenti Anno I Numero III

SUNSET HAPPY HOUR

di Ludovico L. Sicignano e Salvatore L. Apparente

Il giorno 25 Maggio 2010 si è tenu-to, nei luoghi adiacenti il Collegio Nuovo Joanneum, il “Sunset Happy Hour”. Presenti alla festa circa 300 invitati, in gran parte provenienti dai Collegi dell’Università Cattolica. Un grande momento di collegialità che ha offerto agli ospiti la possibi-lità di gustare un flute di spumante nella splendida cornice del tramon-to romano, allietati dalla musica

eseguita da due gruppi composti da collegiali del Nuovo Joanneum. Le due band si sono alternate nell’esecuzione di brani classic rock: per primi a salire sul palco, i Bam Bam and the RockLovers , guidati dalla voce di Fran-cesco Ferraro e accompa-gnati dalla chitarra di An-tonio Giordano; per con-cludere la serata sono saliti alla ribalta i Nodi di Ranvier, un gruppo di giovani matricole sot-to la sapiente leadership del cari-smatico cantante Gianluca Quaran-ta. L’evento, iniziato alle ore 20.30, ha riscosso un buon successo per la soddisfazione degli organizzatori, Salvatore Apparente e Ludovico

Sicignano, e della Direzione, nella persona di Don Paolo Bonini. Per lo Joanneum è il secondo even-

to di questo genere nell’anno

2009/2010 e già si contano i giorni

di attesa per la prossima “Festa

d’Autunno” targata CNJ.

TOTTI E RANIERI IN CATTOLICA

di Luca Zavatto

Giorno 25 Marzo, nella gremita Au-la Gemelli presso l’Università Cat-tolica di Roma, si è tenuta una con-ferenza promossa dagli studenti del corso di laurea in Medicina e Chi-rurgia, intitolata “La Cellula e il Tes-suto, il Solista e il gioco di Squadra’’. Presenti all’assemblea il capitano della Roma Francesco Totti e il mister Claudio Ranieri, accompa-gnati dal Presidente dell’As Roma Rossella Sensi che ha espresso il

proprio ringraziamento alla struttu-ra del Policlinico Gemelli che è di-ventata il centro di riferimento del-la società calcistica. “Ogni squadra è un tessuto, ogni giocatore è una cellula di questo tessuto - afferma Ranieri - Totti? E' una cellula fondamentale, una cel-lula staminale. Deve esserci uno stretto rapporto tra squadra e sin-golo, come tra cellula e tessuto “E’ sempre il gruppo che ottiene i risultati” ha aggiunto Totti che alla

fine dell’assemblea ha donato un pallone firmato da tutti i giocatori della squadra della Roma ai rappre-sentanti degli studenti della nostra Università. In chiusura dell’incontro il magnifi-

co Rettore, prof. Lorenzo Ornaghi,

ha donato a Totti una medaglia

dell’Ateneo, ricordo di una giornata

inconsueta e per molti studenti,

indimenticabile.

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UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Le date più significative nelle cinque sedi dalla sua istituzione ad oggi

di Luca Zavatto

1920: nasce l’ente fondatore dell’Università Cattolica, l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori 1921: Inaugurazione dell’Università Cattolica del Sacro via Sant’Agnese 2, Milano, alla presenza del Cardina-

le Achille Ratti futuro Papa Pio XI. Iniziano i corsi di due facoltà: Scienze sociali e Filosofia. 1924: L’Università Cattolica è riconosciuta giuridicamente dallo Stato italiano come Università libera 1928: Padre Agostino Gemelli acquista l’antico Monastero di S.Ambrogio che diventerà nel 1932 sede cen-

trale dell’Università Cattolica. 1953: Inaugurazione della sede di Piacenza 1958: Viene fondata la facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” a Roma i cui si attivano negli anni 1961/62. 1961: – Inaugurazione della sede di Roma. Ha inizio la costruzione del Policlinico. 1964: Apertura ufficiale del Policlinico Agostino Gemelli 1965: Inaugurazione della sede di Brescia. 1984: A Cremona si attivano insegnamenti della facoltà di Agraria. 1995: A Campobasso posa della prima pietra, alla presenza di Giovanni Paolo II, del Centro Ricerca e Forma-

zione ad Alta Tecnologia delle Scienze Biomediche, prima presenza dell’Università Cattolica nel Mezzo-giorno.

2002: A Campobasso viene inaugurato il Centro Ricerca e Formazione ad Alta Tecnologia delle Scienze Bio-mediche, intitolato nel 2004 a Giovanni Paolo II . E’ la quinta sede dell’Ateneo.

2004: E’ inaugurata a Roma la “Piastra polifunzionale” del Policlinico Gemelli.

Page 14: Insieme Studenti Anno I Numero III

IL MIO BANCO DI SCUOLA COLOR ROSSO– TERRA

Ad imparare dall'Africa il “camminare adagio verso la fontana”

di Giuseppe Vanella

“Raccontami qualcosa di questa esperienza” - diceva uno qualsiasi degli interlocutori che, una volta rientrato a Roma, probabilmente si aspettava il resoconto di un viag-gio. “Dai, un giorno ti racconto” - era sempre la mia risposta, sempre più seccante per chi mi stava di fronte. Come spiegargli che questa non era una cosa di cui avrei potuto chiac-chierare al centro di un corridoio, o tra il primo e il secondo di un pran-zo. Avete presente quando Heidegger lamentava una società che aveva sostituito la curiosità alla Cono-scenza, la chiacchiera al Parlare? Beh, di questa estate non mi è mai piaciuto chiacchierare. Oggi, per tentare di parlarne, ri-guardo le foto che ho scattato. Una però la guardo ad occhi chiusi, perché tanto non fa differenza: quei momenti fortuiti in cui scatti senza progetto, e ti accorgi di aver incastonato un pezzo di infinito tra le due dimensioni. E così come abbatte i confini di quella foto, lo sguardo di quella bambina sfonda ogni volta nella mia testa il muro delle stupide pre-occupazioni; quel muro che il no-stro mondo ritiene invalicabile, e che è carta straccia al vento rispet-to a ciò che puoi vedere in tre setti-

mane in una terra come l’Uganda. A partire dai giri in corsia che occu-pavano le nostre giornate. Trovare adenomi delle ghiandole salivari delle dimensioni di un’arancia; toc-care una lesione da sarcoma di Ka-posi; osservare impietrito una sin-drome di Steven Jo-hnson, di cui tu co-nosci a memoria l’allele HLA predispo-nente, ma non avevi per nulla capito che avresti tre-mato ad osservarla. Situazioni difficil-mente ascrivibili all’interno di quel-la medicina doppiamente asettica (lontana dai germi e lontana dai volti) con cui siamo abituati a con-frontarci. Quanto mi sembra distante la pre-occupazione di chi, per non poggia-re l’orecchio al petto di un pazien-te, inventò lo stetoscopio. E poi, le persone. A volte sono uscito dal Collegio, salito su autobus, metro, arrivato

in centro e tornato indietro senza aver mai scambiato una parola con nessuno, tra la musica del mio let-tore mp3 e un aggirarsi circospetto tipico di chi si perde in un mondo frenetico. Nulla di più distante dal camminare

su quelle strade polverose: saresti riuscito a comunicare con qualcuno anche se fossi stato muto, cieco o sordo. Gli sguardi pieni di prudente curiosità; la voce di un bambino che urlava “mzungu” (uomo bian-co) e correva verso di te; mani che ti stringevano e confidavano in un fugace confronto. Non avresti smesso mai di cammi-nare, di rallentare a qualsiasi cenno di sorriso, di fermarti a percepire

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ogni singolo odore, di incrociare ogni sguardo; insomma, di fare co-se che nel nostro mondo siamo abi-tuati a considerare uno spreco di tempo. Mi viene in mente quel piccolo Principe, quando incontra il mer-cante di pillole che calmano la sete e gli chiede “Perché vendi questa roba?"; lui risponde "E' una grossa economia di tempo, si risparmiano cinquantatré minuti alla settima-na”; e il Principe, con la sua disar-mante purezza: "Io, se avessi cin-quantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…’’ Quelli che ho scritto sono due flash, due tra quelli che ogni tanto

irradiano (direi quasi “defibrillano”) lo spazio della vita in cui rinchiudi le speranze (in un mondo diverso? in un te diverso?) ed i momenti più veri, quello spazio in cui trattieni i ricordi per costringerli a cambiarti ogni giorno. Certo, a voi che avreste voluto sen-tir parlare di Africa, queste pa-role saran-no servite a poco.

Potete sempre prendere un aereo e partire.. Ma fa-tevi un favore: non “traslatevi” in un villaggio turisti-co, non andate a fare un tour guida-to.. Andate a spor-care con quella calda, scomoda terra rossa, delle mani un po’ trop-po abituate ad es-sere protette da sterili guanti bian-chi.

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«Ciascuno scelga, tra molti, il gioco in cui si sente più libero».

E’ questa una delle affermazioni di san Giovanni Bosco, il grande educatore che ha saputo fare del gioco e dello sport

due colonne portanti del suo sistema educativo. E questo in quanto il gioco e lo sport comportano una disciplina pro-

pria e di vita, accettata, capita e personalizzata. Ci sono tempi, forme e regole per il gioco. Allo sport si attribuisce la

capacità di far riposare la mente e al tempo stesso di mettere in esercizio e sviluppare forze corporali.

Accanto a questi valori, che sono interni allo sport, ci sono i valori dell'incontro con gli altri: la buona educazione, la

capacità di collaborazione, l'amicizia, la generosità.

Infine non bisogna trascurare l'influsso benefico del momento ludico su tutto il processo educativo.

Per tutto questo i campi da gioco hanno un valore particolare per la conoscenza del giovane. In essi, il ragazzo, decon-

dizionato, mostra spontaneamente le sue tendenze, la sua vitalità, le sue capacità.

I momenti ricreativi, ed in particolare quelli sportivi, sono luogo privilegiato per far “cadere” una parola buona. Gli stu-

denti, forse senza esserne coscienti, considerano quasi un obbligo scontato che un professore dica in aula una parola

religiosa o morale, mentre quando qualcuno parla loro informalmente in un campo da gioco, intuiscono che lo fa per

vera amicizia, e quella parola li raggiunge al cuore.

Lo sport è proprio una di quelle esperienze giovanili generali; è una realtà secolare, una di quelle il cui richiamo sento-

no tante persone non ancora sensibili al tema religioso; è un'esperienza che offre l'opportunità di partecipare all'elabo-

razione della cultura e della vita del territorio; è un'esperienza che aiuta a crescere umanamente le singole persone; è

un tema all'interno del quale è possibile far sorgere domande di senso e intessere rapporti.

Mac Luhan, profeta delle comunicazioni sociali, diceva: «Le visioni e le esperienze sociali di una generazione si possono

trovare codificate nello sport. Vedete come gioca una generazione oggi e forse vi troverete il codice della sua cultura».

Un altro traguardo dell'itinerario: sviluppare le possibilità educative specifiche dello sport, per esempio il senso della

corporeità, il valore della vita di insieme, il senso della disciplina e dello sforzo, il rispetto delle norme.

Il fondatore delle Olimpiadi, Pierre de Coubertin, pensava che lo sport era una nuova forma dell'educazione alla convi-

venza democratica a livello internazionale. Secondo lui, attraverso le grandi manifestazioni e i confronti sportivi, si po-

teva educare la gente alla accettazione ragionevole di una disciplina sociale concordata, alla partecipazione intensa e

all'accettazione dei diversi ruoli delle persone, basati sull'eccellenza e sul servizio.

Si possono poi accogliere e sollevare domande di senso, quelle cioè che le situazioni esistenziali provocano e a cui l'e-

ducatore può dar risposta.

È questo il momento in cui l'educatore saggio sa guidare il giovane, non dando soluzioni facili ed immediate, ma abili-

tando alla serietà della ricerca e a superare l'indifferenza e il qualunquismo davanti agli interrogativi dell'esistenza. An-

cora si può annunciare il senso cristiano e trascendente della vita attraverso un insieme di stimoli privilegiati vicini e,

forse, interni all'esperienza ludica e sportiva. Attraverso lo sport si può difatti persino coinvolgere nel servizio del pros-

simo.

Proviamo allora a domandarci: perché una Università che si pone tra gli obbiettivi primari la crescita integrale del gio-

vane non può essere incurante della qualità dello sport che in essa vi si pratica?

Perché nello sport e con lo sport si incontrano un gran numero di giovani; nello sport si accompagnano i giovani in

un'esperienza umana, ricca di valori individuali e sociali; perché attraverso questa esperienza e altre simili essi possono

mettere la vita in rapporto con la fede, rendendo quest'ultima significativa, saldandola con momenti e preoccupazioni

quotidiane; perché nell'esperienza dello sport si può raggiungere col messaggio anche coloro che in principio non lo

chiedevano; e perché inoltre si offre loro la possibilità di formare gruppi, creare ambienti, partecipare nel territorio,

essere presenti nell'elaborazione di un aspetto della cultura.

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