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Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica Pag.109 Interventi combinati SCHEDA XVII Muro a secco rinverdito, scogliera Materiale da costruzione Muro di pietrame a secco, rami vivi, piantine radicate, zolle erbose, semine a Mulch. Posa in opera I rami vivi e le piantine radicate sono da installare solo durante il periodo di riposo vegetativo, mentre le zolle erbose durante l’intero anno escluso il periodo del gelo e le semine a Mulch solo durante il periodo vegetativo. Durante la costruzione di muri a secco, o di scogliere o di rivestimenti con massi, la ramaglia viva o le piante legnose radicate vengono inserite nelle fessure in modo tale che esse arrivino fino al terreno dietro il muro, se i muri vengono rincalzati sul retro con ghiaia di grossa pezzatura, i rami e le piante devono passare attraverso questo strato, i rami non devono fuoriuscire dal profilo del muro per più di 30 cm per evitarne il disseccamento. Le fessure possono essere rivestite anche con zolle erbose che devono essere grosse e sono adatte per muri bassi e paesaggi indisturbati, mentre i muri a secco poco inclinati o le scogliere, possono essere cosparsi con materiale fine in un secondo tempo e rinverditi con una semina a Mulch. Considerazioni L’altezza delle opere è limitata, però rispetto ai muri in calcestruzzo hanno il vantaggio di un fattore estetico notevolmente migliore ed il fatto che in caso di crollo i sassi possono essere riutilizzati.

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Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

Pag.109

Interventi combinati

SCHEDA XVII

Muro a secco rinverdito, scogliera

Materiale da costruzione Muro di pietrame a secco, rami vivi, piantine radicate, zolle erbose, semine a

Mulch.

Posa in opera I rami vivi e le piantine radicate sono da installare solo durante il periodo di

riposo vegetativo, mentre le zolle erbose durante l’intero anno escluso il

periodo del gelo e le semine a Mulch solo durante il periodo vegetativo.

Durante la costruzione di muri a secco, o di scogliere o di rivestimenti con

massi, la ramaglia viva o le piante legnose radicate vengono inserite nelle

fessure in modo tale che esse arrivino fino al terreno dietro il muro, se i

muri vengono rincalzati sul retro con ghiaia di grossa pezzatura, i rami e le

piante devono passare attraverso questo strato, i rami non devono

fuoriuscire dal profilo del muro per più di 30 cm per evitarne il

disseccamento. Le fessure possono essere rivestite anche con zolle erbose

che devono essere grosse e sono adatte per muri bassi e paesaggi

indisturbati, mentre i muri a secco poco inclinati o le scogliere, possono

essere cosparsi con materiale fine in un secondo tempo e rinverditi con una

semina a Mulch.

Considerazioni L’altezza delle opere è limitata, però rispetto ai muri in calcestruzzo hanno il

vantaggio di un fattore estetico notevolmente migliore ed il fatto che in caso

di crollo i sassi possono essere riutilizzati.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Fonti bibliografiche:

•= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA” Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994.

•= AA.VV.: “Manuale tecnico di ingegneria naturalistica”. Centro di formazione professionale “O. Malaguti”, Regione Emilia-Romagna -Regione Veneto, 1993.

•= Di Fidio M.: “I corsi d’acqua - Sistemazioni naturalistiche e difesa del territorio”.Pirola, Milano, 1995. •= Maione U.: “La sistemazione dei corsi d’acqua montani”. Editoriale Bios, Cosenza, 1998. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN), 1994. •= Veltri M. (A cura di): “Studi in onore di Vincenzo Marone”. Atti della giornata di studi del 25 Giugno 1993, Editoriale Bios,

Cosenza, 1993.

Figura 2.20 Muro rinverdito (Veltri M. (A cura di): “Studi in onore di Vincenzo Marone”. Atti della giornata di studi del 25 Giugno 1993, Editoriale Bios, Cosenza, 1993).

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Interventi combinati

SCHEDA XVIII

Cuneo filtrante

Materiale da costruzione Ghiaia di grossa pezzatura, pietrisco, rami vivi e materiali per l’inerbimento.

Posa in opera Al piede del pendio si riporta il materiale drenante e contemporaneamente si

inseriscono rami vivi in modo tale che l’estremità arrivi nel terreno naturale,

concluso il rilevato si può procedere all’inerbimento, il lavoro occorre

eseguirlo durante il periodo di riposo vegetativo.

Considerazioni Risulta essere un intervento molto economico e conforme alla natura. Fonti bibliografiche: •= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA”

Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994. •= AA.VV.: “Manuale tecnico di ingegneria naturalistica”. Centro di formazione professionale “O. Malaguti”, Regione Emilia-

Romagna -Regione Veneto, 1993. •= Di Fidio M.: “I corsi d’acqua - Sistemazioni naturalistiche e difesa del territorio”.Pirola, Milano, 1995. •= Maione U.: “La sistemazione dei corsi d’acqua montani”. Editoriale Bios, Cosenza, 1998. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992.

Tubo di drenaggio

Talee

Figura 2.21 Cuneo filtrante.

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Interventi combinati

SCHEDA XIX

Gabbionata rinverdita

Materiale da costruzione Gabbioni metallici (per le caratteristiche tecniche vedere paragrafo 2.5),

pietrisco di grossa pezzatura, ramaglia viva e piante legnose radicate.

Posa in opera Nel periodo di riposo vegetativo e durante la costruzione dei gabbioni

vengono inseriti tra le maglie dei gabbioni e il pietrisco le piante legnose

radicate e la ramaglia viva.

Considerazioni Metodo costruttivo semplice e rapido permanentemente flessibile, ma per il

suo impiego occorre avere una forte disponibilità in sito di pietrisco adatto.

Fonti bibliografiche: •= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA”

Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994. •= AA.VV.: “Manuale tecnico di ingegneria naturalistica”. Centro di formazione professionale “O. Malaguti”, Regione Emilia-

Romagna -Regione Veneto, 1993. •= Benini G.: “Sistemazioni idraulico-forestali”. UTET, Torino, 1990. •= Di Fidio M.: “I corsi d’acqua - Sistemazioni naturalistiche e difesa del territorio”.Pirola, Milano, 1995. •= Maione U.: “La sistemazione dei corsi d’acqua montani”. Editoriale Bios, Cosenza, 1998. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN), 1994.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Interventi combinati

SCHEDA XX

Materiali geotessili rinverditi

Materiale da costruzione Elementi geotessili, rami con capacità di propagazione vegetativa o piante

legnose radicate e materiale per inerbimenti.

Posa in opera Si impiegano materiali geotessili che sono immarcescibili e resistenti allo

strappo, cioè materiali non tessuti o reti di materiale sintetico con maglie

inferiori a 5 mm, che consentono l’utilizzo di materiale a granulometria fine.

Esiste una grande varietà di forme degli elementi geotessili, più o meno

decomponibili, che evidenzia l’eccellente possibilità di impiego di questa

tipologia, tra i più usati si segnalano:

Pacchetti stratificati

Sono materassi geotessili che vengono riempiti di terra formando pacchetti

stratificati che costituiscono gradonate, il materiale biologico viene inserito

tra gli elementi geotessili.

Contenitori a forma di sacco

Sacchi riempiti di ciottolame e sabbia che vengono disposti come nella

muratura in pietrame o in mattoni collocando nelle fessure rami o talee

oppure piante legnose radicate che devono arrivare fino al terreno vegetale,

tali muri costituiti da sacchi di sabbia devono essere consolidati staticamente

mediante chiodature di sostegno o aste in ferro che penetrino in profondità.

Elementi a forma di tasca

Vengono combinati con piante vive, il corpo di riempimento viene

compenetrato dalle radici e rinforzato e fissato al sottofondo. Tutti i tre tipi

sono impiegati per le terre armate e possono essere rinverditi mediante

metodi di inerbimento.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Considerazioni Possono essere impiegati per stabilizzazioni definitive di sezioni di pendio,

parti basse di versanti e scarpate spondali labili in zone povere di pietrame,

limitata altezza delle strutture, costi convenienti se rapportati ad altre opere

combinate.

Fonti bibliografiche: •= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA”

Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994. •= AA.VV.: “Manuale tecnico di ingegneria naturalistica”. Centro di formazione professionale “O. Malaguti”, Regione Emilia-

Romagna -Regione Veneto, 1993. •= Da Deppo L., Datei C., Salandin P.: “Sistemazione dei corsi d’acqua”. Edizioni Libreria Cortina, Padova, 1997. •= Di Fidio M.: “I corsi d’acqua - Sistemazioni naturalistiche e difesa del territorio”.Pirola, Milano, 1995. •= Maione U.: “La sistemazione dei corsi d’acqua montani”. Editoriale Bios, Cosenza, 1998. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN), 1994.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Figura 2.22 - Schema di sistemzione dei versanti con l’uso di griglie, reti, tessuti in materiale sintetico e con armatura metallica (AA.VV.:Manuale tecnico di Ingegneria naturalistica, Centro di formazione Professionale “O. Malaguti”, Regione Emilia-Romagna e Veneto, 1993).

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Interventi combinati

SCHEDA XXI

Elementi a reticolo spaziale rinverditi

Materiale da costruzione Sistemi a parete doppia o semplice, a sezione scatolare, assemblati con

legname o con parti costruttive prefabbricate in calcestruzzo, metallo o

materiale sintetico e riempite con terreno drenante. Rami di piante legnose

con capacità di propagazione vegetativa e piante legnose radicate con

quantità da 1 a 5 rami e/o piante/ml, zolle erbose, parti di vegetazione

idrosemine.

Posa in opera Tondelli del diametro di 10-25 cm, o altri elementi costruttivi, vengono

posti a strati, parallelamente o trasversalmente (tronchi d’ancoraggio)

rispetto al pendio uno sopra l’altro, e poi collegati tra loro; nel metodo

costruttivo aperto dalla parte del pendio, i tronchi d’ancoraggio arrivano nel

terreno naturale per agire da tiranti, mentre nel sistema chiuso, dal lato del

pendio si lascia uno spazio che verrà riempito con materiale incoerente,

drenante; per maggiore stabilità il piano di appoggio viene realizzato in

contropendenza (10/15% verso monte), la profondità è di solito di 1,5-2,0

m e l’altezza non deve superare i 3,0 m, per ulteriore sicurezza vengono

infissi in senso verticale dei piloti in ferro (l=2,0-2,5 m). Negli interspazi dei

correnti in legno vengono inserite piante legnose con capacità di

propagazione vegetativa e/o specie resistenti all’inghiaiamento, con una

rigogliosa formazione di gemme avventizie; i rami e le piante devono

sporgere 25 cm circa dalla palificata di legno e devono arrivare fino al

terreno naturale. Le piante e le parti di piante legnose vengono inserite

durante il periodo di riposo vegetativo, le piante allevate con pane di terra

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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durante l’intero periodo vegetativo, mentre le zolle erbose e altri pezzi di

vegetazione in ogni periodo.

Costi Se si utilizza legno come materiale da costruzione risultano prezzi

convenienti; con l’impiego di altri materiali i costi si avvicinano a quelli delle

scogliere o dei muri a secco.

Considerazioni Rapido consolidamento delle scarpate, buon inserimento nel paesaggio e

reperimento del materiale buono, ma altezza limitata delle strutture.

Fonti bibliografiche: •= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA”

Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994. •= AA.VV.: “Manuale tecnico di ingegneria naturalistica”. Centro di formazione professionale “O. Malaguti”, Regione Emilia-

Romagna -Regione Veneto, 1993. •= Di Fidio M.: “I corsi d’acqua - Sistemazioni naturalistiche e difesa del territorio”.Pirola, Milano, 1995. •= Maione U.: “La sistemazione dei corsi d’acqua montani”. Editoriale Bios, Cosenza, 1998. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN), 1994.

Piloti in ferro Φ=12=cm

Talee

Tondelli di larice Φ=30-50 cm

Tondelli di larice Φ=30-50 cm

Palificata semplice Palificata doppia

Figura 2.23 Sistemi di palificate.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Interventi combinati

SCHEDA XXII

Grata viva a camera

Materiale da costruzione Legname allo stato tondo o elementi in calcestruzzo, metallo e materiale

sintetico. Come materiale biologico: ramaglia con capacità di ricaccio e talee,

piante radicate, semi di graminacee e leguminose.

Posa in opera Vengono eretti elementi di sostegno a forma di griglia a maglie quadre a

disposizione doppia in modo da formare una “camera” che viene riempita

con terreno drenante e all’interno della quale si procede alla messa a dimora

delle talee. La realizzazione della grata presuppone l’esecuzione di una base

di appoggio, come una modesta struttura in legname e pietrame, la grata

viene ancorata al terreno con picchetti di legno o pioli in acciaio. L’iniziale

funzione meccanica del legname verrà via via sostituita da quella delle

piante, l’altezza massima è di 10-20 m, la dimensione delle maglie è variabile

in dipendenza della superficie e della pendenza.

Considerazioni Buon inserimento nel quadro paesaggistico, tecnica molto adatta per

versanti ripidi con terreno compatto che non deve essere smosso per motivi

di stabilità o di opportunità.

Fonti bibliografiche: •= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA”

Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994. •= AA.VV.: “Manuale tecnico di ingegneria naturalistica”. Centro di formazione professionale “O. Malaguti”, Regione Emilia-

Romagna -Regione Veneto, 1993. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN), 1994.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Figura 2.24 Grata viva a camera (Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA” Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994).

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Interventi Complementari

SCHEDA XXIII

Trapianto di piante allevate con pane di terra, in vaso o in contenitori

Materiale da costruzione Si utilizzano piante, il cui sistema radicale resta intatto all’atto della

piantagione, perché è minore la probabilità di “crisi da trapianto” rispetto

alle piantine a radice nuda, buoni risultati per specie legnose, per graminacee

e erbe non graminoidi.

Posa in opera Le piante allevate con pane di terra, in vaso o in contenitori vengono messe

a dimora in buche preparate a mano o a macchina, nell’arco di tutto l’anno

escluso il periodo di gelo. E’ possibile utilizzare terreno vegetale o compost

e per favorire la crescita è utile mantenere liberi da altra vegetazione gli

immediati dintorni delle piante messe a dimora.

Costi Dipendono dalle specie vegetali impiegate, è possibile far riferimento in

linea di massima a valori dell’ordine di 10-25 piante/ora lavorativa nel caso

di apertura a mano delle buche e da 35 a 60 piante con l’impiego di trivelle.

Fonti bibliografiche: •= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA”

Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994. •= Di Fidio M.: “I corsi d’acqua - Sistemazioni naturalistiche e difesa del territorio”.Pirola, Milano, 1995. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN), 1994.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

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Interventi Complementari

SCHEDA XXIV

Traslazione di manti vegetali

Materiale da costruzione Pezzi possibilmente grandi di vegetazione naturale autoctona con il terreno

compenetrato dalle radici, possono essere associazioni vegetali costituite da

manto erboso, piante erbacee perenni, arbusti nani e cespugli, ma anche

piccoli alberi o gruppi di alberi.

Posa in opera Vengono estratti i pezzi di vegetazione con escavatori e si attua la messa a

dimora il più velocemente possibile in aree predisposte ad accogliere il

manto vegetale.

Costi Economica solo se i luoghi dove asportare i manti vegetali sono in

prossimità del cantiere.

Fonti bibliografiche: •= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA”

Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994. •= AA.VV.: “Manuale tecnico di ingegneria naturalistica”. Centro di formazione professionale “O. Malaguti”, Regione Emilia- •= Di Fidio M.: “I corsi d’acqua - Sistemazioni naturalistiche e difesa del territorio”.Pirola, Milano, 1995. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN), 1994.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria naturalistica

Pag.122

Interventi Complementari

SCHEDA XXV

Piantagione di rizomi e di cespi divisi

Materiale da costruzione Tutte le piante, cioè graminacee e erbe non graminoidi, ma anche piante

legnose che possiedono una crescita sotterranea a più assi e che si lasciano

dividere in più parti.

Posa in opera Le piante adatte vengono asportate dalla stazione naturale o da vivai e

successivamente divise in modo tale da garantire un attecchimento buono e

rapido. Le singole parti vengono messe a dimora con l’aggiunta di terreno

vegetale o di compost.

Fonti bibliografiche: •= Andrich A., Dorigo G. (A cura di): “CORSO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE IN INGEGNERIA NATURALISTICA”

Atti delle giornata di studi 14-29 aprile 1994, Tipografia PIAVE , Belluno, 1994. •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN), 1994.

Capitolo 2 Tecniche di sistemazione di ingegneria

naturalistica

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Interventi Complementari

SCHEDA XXVI

Piantagione di rizomi e di rizomi sminuzzati

Materiale da costruzione Porzioni di rizomi vivi di specie vegetali adatte, con densità delle piante

da 3 a 5 piante/m2.

Posa in opera Si trapiantano i singoli rizomi della lunghezza da 10 a 15 cm,

disponendoli in buche poco profonde e coprendoli di terra.

Costi Relativamente costosa, dipendente dalla possibilità di provvista del

materiale dalla specie impiegata, dalla densità e dalla stazione.

Fonti bibliografiche: •= Schiechtl H.: “Bioingegneria Forestale - Biotecnica naturalistica”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL), 1991. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra”. Edizioni Castaldi, Feltre (BL),, 1992. •= Schiechtl H., Stern R.: “Ingegneria naturalistica - Manuale delle dostruzioni idrauliche”. Edizioni ARCA, Gardolo (TN),

1994.