io come autore

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autore Anno 1 N. 03 / maggio 2011 - Periodico settimanale - In attesa di Registrazione N°03 www.iocome.it CRONACHE DAL FRONTE L’IMPERIALISMO DELLA CULTURA DIGITALE FEDERICO MOCCIA Focus on L’intervista TRA REALTÀ E FINZIONE 16 4 6 LE MIE EMOZIONI SONO ANCHE LE TUE pag. pag. pag. 8 14 pag. pag.

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Rivista dedicata agli autori

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n°1 28-4-2011

autore

Anno

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N°03

www.iocome.it

CronaChedal fronte

l’imperialismo della Cultura digitale

FederiCo MoCCia

Focus on

L’intervista

tra realtà e Finzione

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le mie emozioni sono anChe le tuepa

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2 Io come Autorewww.iocome.it

giorgio alboniCo |4L’Antica Grecia tra realtà e finzione

alessandro Marzo Magno |6Pausa pranzo: cronache dal fronte

lorenzo Mazzoni |10Scrivere semplice per arrivare a tutti

luCa raChetta |12‘Smontare e rimontare...testi’

Chiara elia |16“Solidarietà letteraria”:le mie emozioni sono anche le tue

MassiMo anile |18Passioni di una vita:una montagna di parole

a FederiCo MoCCia |8Federico Moccia:“Mi ispiro a Hemingway e Fitzgerald” di Carlotta addante

FoCus on |14L’imperialismo della Cultura digitaledi alessandro eldiCa

appuntaMenti |20redazione

autori

intervista

rubriche

in Copertina“Alter ego” di erneSto roMAno.ArtistA contemporAneo

Laureato in architettura allo IUAV, vive per tre anni a Madrid. Il suo peculiare concetto d’arte: l’uso di forme vegetali associate all’essere umano per mezzo della fotografia che lo ha sempre appassionato. Alla fine del 2007 crea la serie denominata Alter Ego usando le proprie radiografie in forma di autoritratti con presenze floreali. ernesto ha collaborato con la galleria d’arte contemporanea Art Way e ha esposto a Catania al Pecha Kucha night, a Padova, treviso, Venezia, Bologna, Milano, Barcellona. Attualmente vive e lavora a Londra.

[email protected]

“Alter ego”radiografia con presenza floreale.

N°03

S O M M A R I O

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Lo sapevamo e ci siamo preparati. Così come ogni adolescente si imbelletta per bene al suo primo appuntamento, anche noi, ci siamo

organizzati come si fa per il matrimonio del migliore amico. La Fiera è come sempre il momento cruciale per tutti gli amanti e gli addetti ai lavori e ovviamente non potevamo mancare! Abbiamo girato, scrutato, letto e indagato. Vi racconteremo tutto pian piano nelle nostre rubriche. In questo numero invece, tutto per voi federico moccia, che racconta e si racconta attraverso il suo ultimo romanzo. Lo scrittore reso famoso dal best seller Tre Metri Sopra il Cielo, si svela nel suo processo di maturazione attraverso i suoi personaggi.

Abbiamo incontrato margherita hack, e mario Giordano che presentava il suo libro. ne abbiamo visto di cotte e di crude, chi del digitale non vuole nemmeno sentir parlare e chi sul digitale ha scommesso tutto. tutti parlano di “questione culturale”, di cambiamento degli asset e di rivolgimenti nei rapporti di forza. Quello che ho visto è un editoria bipolare, tra chi spinge e chi frena c’è ci veramente prova a immaginarsi un nuovo modello culturale economicamente sostenibile e condivisibile. Che lo si voglia prendere in considerazione o meno, la “questione digitale” esiste; affrontarla è l’unico modo per non subirla. Aspettare che siano gli altri a fare le prime mosse può essere allettante, ma non si rischia di lasciare agli altri le responsabilità di decidere quale sarà il proprio ruolo?

A questo proposito, torna sulle nostre pagine alessandro eldica con il suo pizzico di pepe che ci racconta una prospettiva diversa riprendendo l’intervento di frederic martel e della sua visione del Main Stream.

Buona Lettura.marika Barbanti

e d I t O R I A L e

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il seGreto di soCrateLa vicenda si svolge tra Atene e Sparta e alla fine a Bisanzio ai tempi dell’invasione del califfo Mu’awija. Socrate è depositario di un segreto militare devastante ovvero il fuoco greco; quella miscela incendiaria fatta di calce, pece, zolfo che lanciata in acqua invece di spegnersi assume vigore incendiario e distruttivo. Lisandro, generale spartano, vuole impadronirsi della formula e per questo invia ad Atene un soldato teodoro che deve indagare sul filosofo per scoprire il segreto che custodiva.Socrate si chiede se sia giusto trasmettere la conoscenza quando questa porta con sé morte e distruzione; perciò decide di frammentare il segreto tra 3 depositari lasciando al fato il destino di tale innovazione. “non spetterà a noi deciderlo ma a Dio” disse Socrate.

Giorgio AlbonicoPagine 466€ 18,00

Maugham disse che colui che scrive non si deve curare di quanto avviene alle proprie opere ma solo sentirsi

contento per il fatto di riuscire a esprimere quanto è dentro di lui. Credo che il desiderio di scrivere nasca da questa interiore esigenza; quella di comuni-care qualcosa che si ha internamente e che a un certo punto deve trovare uno spazio esterno per potere esprimersi. nel proces-so di scrittura sembra quasi che le storie e

i personaggi che poi vengono messi sulla carta, siano come già segnati nell’a-nimo dello scrittore: archetipi che comun-que devono venire a galla partendo da un mondo sommerso. Se poi cerco di capire da dove nasce dentro me il desiderio di scrive-re libri sulla storia dell’antica Grecia credo che dovrei risalire agli anni passati al liceo classico. Ma non solo. Infatti, nel caso del

libro su Pericle proprio il genere mi ha por-tato a documentarmi su quel periodo stori-co con, credo, molta attenzione. L’impreci-sione in un romanzo storico quando risulta evidente credo, possa affossarne la vicenda e renderla sempre meno credibile. Basta un particolare fuori posto. Alla presentazione del mio libro su Pericle vidi, con molto piacere, fra le persone pre-senti un mio professore di greco del liceo. Quando dopo la presentazione, andai per salutarlo mi disse con un tono di rimprove-ro come quello che era solito usare a scuo-la, che aveva letto il libro e che comunque

Giorgio Albonico

l’antiCa GreCiatra realtà e finzioneGli Archetipi dell’inconscio si fondono con personAGGi storici per dAr vitA A nuovi rAcconti

vi era un errore: avevo sbagliato a indicare il nome di un personaggio mitologico. Io cercai di spiegargli che non lo avevo sba-gliato ma volutamente scritto in quel modo perchè avevo trovato quella denominazio-ne alternativa in un libro di storia. Mi guardò e per nulla convinto continuò a dirmi che non era giusto. Un libro di più di trecento pagine si riduceva solo a un nome che se pure fosse stato scritto erro-neamente, non poteva di certo mutarne il senso o il valore dell’intero testo, semmai ne aveva. Questo, per spiegare che la pa-gliuzza dell’errore o presunto errore può

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divenire una trave che riesce a fare di-menticare il complesso, proprio perché la mente umana spesso è analitica e portata a dare più importanza al particolare che all’insieme. Ho frequentato per dare infor-mazioni corrette corsi universitari di sto-ria antica e purtroppo sono riuscito a fare solo alcuni esami perché poi la professione di medico mi ha reso difficile continuare il corso universitario.

tuttavia non è detto che più avanti non ci ri-proverò. Quella storia antica, alcuni di quei personaggi probabilmente sono rimasti im-pressi nel mio intimo tanto che quando è venuto il momento ho sentito la necessità, quasi ho dovuto esteriorizzarli nella scrittu-ra. Pensando a Pericle nel libro Il testamen-to di Pericle lo immagino morente mentre con lo sguardo della mente osserva la sua città Atene che si avvia a un futuro non glo-rioso come lo fu in passato. Pericle nel li-bro e nell’intimo ricordo fa rivivere l’antico splendore e la sua opera che ha contribuito a rendere grande Atene. Scrivendo dell’an-tica Grecia mi è sembrato anche giusto cer-care di dare vita ancora una volta alla mo-numentale figura di Socrate.Prima di accingermi alla stesura del roman-zo Il segreto di Socrate ero ben consapevo-le del fatto che sul filosofo ateniese erano stati scritti innumerevoli volumi ed esegui-ti altrettanti ponderosi studi. Persino studi di carattere psichiatrico che tentavano di dare un’interpretazione al fenomeno della voce interna, il demone, che come lui stes-so affermava, lo dissuadeva dal compiere un’azione. Ho cercato di dare quindi un taglio diffe-rente, inventando un’indagine che un sol-dato di Sparta doveva compiere per conto della sua guerriera città al fine di carpire un importante segreto militare di cui, si di-ceva, Socrate fosse a conoscenza. Il primo romanzo storico da me scritto, Il pensiero di Apollonio, descrive la vita di Apollonio di tiana, personaggio ascetico dal fascino potente vissuto poco dopo Gesù e risente in parte di alcuni influssi di filosofia orien-tale e di un periodo da me trascorso in un Asrham dell’India centrale.

La Setta è un noir che ho scritto in un perio-do di forzato riposo dovuto a un incidente d’auto. In quel periodo di circa due mesi ho scritto il giallo avendo come punto di riferi-mento una piccola città di provincia come quella in cui vivo e descrivendo personag-gi inquietanti che per vincere la noia, si in-ventavano efferati omicidi. Personaggi che ampliando le caratteristiche di perversio-ne, ho tratto da una realtà locale. Sempre sull’antica Grecia uscirà a novembre 2011 un romanzo ambientato ai tempi della se-conda guerra persiana quando il Gran re Serse, a capo di una sterminata armata, invase la piccola Grecia tentando di sotto-metterla senza riuscirvi. Spero di essere riuscito a rendere nel libro lo scontro di civiltà tra oriente e occidente. Scontro che ancor oggi, in termini differenti, si ripropo-ne. erodoto, scrittore per me affascinante e ricco d’immaginazione, sarà la voce nar-rante della vicenda.

Ancora il mondo antico? I personaggi vis-suti in quel mondo sono ricchi di spunti e di interesse, invece l’attualità è così squallida con i suoi banali personaggi e le sue storie prive di fascino. Ma il mio genere preferito è il romanzo storico perchépermette di ave-re un filo che segue un percorso reale con-sentendo di innestare argomenti, situazioni che sono verosimili ma non effettivamente avvenute. Solo il romanzo storico consente alla fan-tasia di creare situazioni che comunque avrebbero potuto svolgersi come descritte dall’immaginazione dell’autore. Maestro indiscusso di tale genere per me rimane tolstoj. Insuperabile in Guerra e pace il racconto di napoleone che arriva sul fiu-me niemen prima di invadere la russia e osserva indifferente annegare nelle gelide acque alcuni ussari che gli avevano chiesto di attraversare il fiume a nuoto in suo ono-re. La descrizione dell’indifferenza dell’im-peratore, davanti a quell’inutile sacrificio di giovani vite, descrive meglio di qualsiasi altra pagina, quello che era il probabile ca-rattere di napoleone e il particolare frutto d’immaginazione, spiega meglio di qualsia-si documento, il personaggio storico.

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piave. CronaChe di un fiume saCroIl Piave è il fiume dei paradossi: non esiste quasi più, in compenso ha due sorgenti e due foci. Il fatto che sia sacro alla patria, non ha impedito che sia anche il fiume più sfruttato d’europa: il 90 per cento delle sue acque viene prelevato per produrre energia elettrica e per irrigare i campi. Così in tutto il suo medio corso è ridotto un torrentello che del fiume impetuoso capace di fermare un esercito non ha neanche il ricordo. Il libro ripercorre i 220 chilometri del corso del fiume, dalle sorgenti (contese) alle foci (in quella originale ora scorre il Sile), andando alla scoperta di luoghi e personaggi che si incontrano lungo il suo alveo: per esempio la faesite, nata a Faè; il primo sex shop d’Italia, a Busche; la balia di Luchino Visconti, a Cesiomaggiore; il sindaco-pescatore di Zenson di Piave; gli ultimi pescatori con la bilancia, vicino alla foce.

Alessandro Marzo MagnoPagine 261€ 16,00

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zia 7 e prosegue nella cronaca locale del Gazzettino, dove trova i maestri –Mario rapisardi e Leopoldo Pietragnoli– che gli insegnano quel mestiere di cronista che, alla fin fine, ancor oggi esercita. Si mette in fila per un’assunzione, come ai tempi usava, ma scalpita perché non gli si addice la natura di bamboccione e perché Venezia a quel punto gli va un po’ stretta e vuol respirare aria nuova. L’occasione gli si prospetta con l’apertura di un nuovo quotidiano a Vicenza. nel febbraio 1990 se ne va da Venezia per trasferirsi all’ombra dei Berici. Ci resta

nemmeno un anno per poi approdare a trieste, dove sta nascendo un nuovo gior-nale. Arrivarci nel 1991 significa ritro-varsi con una guerra a pochi chilometri da casa. Il conflitto jugoslavo scoppia in giugno e si manda articoli ai giornali na-zionali andando al fronte in pausa pranzo: al mattino e al pomeriggio il suo lavoro di cronista locale, in mezzo, un po’ di corri-spondenze di guerra. Diventa giornalista di esteri e dopo la chiusura del quotidiano in cui lavorava, continuerà a seguire i Balcani come free lance.

A lessandro Marzo Magno nasce a Ve-nezia in un caldo giorno di fine esta-te del 1962. Cresce felice tra calli,

rii e campielli. Ancora ginnasiale scopre la tradizione: ombre, chicheti e spritz col bitter, avviandosi all’età adulta accompa-gnato da vino, polipetti e polpettine, come ogni veneziano che si rispetti. Decide di iscriversi a un corso di laurea in quel tem-

po nuovo, attratto dalla sua ricchezza culturale e dal fascino della scoperta di mondi sconosciuti, ma conscio della to-tale inutilità dal punto di vista lavorativo: Storia. Ancora universitario comincia a collabo-rare con testate giornalistiche. esordisce in un settimanale oggi scomparso: Vene-

Alessandro Marzo Magno

pausa pranzo:CronaChe dal frontediventAre corrispondente per cAso

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Si trasferisce a Vienna per qualche mese e all’inizio del 1997 arriva a Milano, dove vive tuttora. nel frattempo si sposa con Miriam e hanno il primo figlio, Marco, al quale dopo un paio d’anni seguirà Peter.

nel 1998 enrico Deaglio lo chiama a Dia-rio per fargli fare il capo degli esteri. ri-mane in quella posizione per dieci anni, fino alla vigilia della chiusura del settima-nale. Ha già pubblicato qualche libro con il Saggiatore: la prima storia completa della guerra nell’ex Jugoslavia uscita in Italia La guerra dei dieci anni. Jugoslavia 1991-2001 e un volume di viaggio riper-correndo l’itinerario di un autore veneto del Settecento Il leone di Lissa. Viaggio in Dalmazia. Si dedica poi, in compagnia di altri alla guerra sottomarina Rapidi e invisibi-li. Storie di sommergibili e a quella ae-rea Romba il motore. Storie di aviatori e con La carrozza di Venezia. Storia della gondola inaugura il filone veneziano che esplora anche mettendo a frutto le anti-che conoscenze di ricerca storica appre-se ai tempi della tesi di laurea.

Pubblica con tropea Venezia degli aman-ti. L’epopea dell’amore in 11 celebri storie veneziane, in cui racconta alcune vicende amorose realmente accadute a Venezia, da quelle di Bianca Cappello e Francesco I de’ Medici a quelle di Julia roberts e la sua guardia del corpo durante le riprese di Tutti dicono I love you, di Woody Allen,

passando per Casanova, Byron, D’Annun-zio e la Duse, Hemingway e la Ivancich. Di nuovo con il Saggiatore esce Piave. Cronache di un fiume sacro, anche que-sto un libro di viaggio, alla scoperta del fiume degli italiani, seguendone il corso dalla sorgente alla foce.

Si raccontano storie (non solo di guerra) e personaggi incontrati lungo il corso d’ac-qua, si affrontano argomenti importanti come il Vajont e la produzione di energia elettrica, e altri decisamente più piacevoli e leggeri, come il vino (prosecco e rabo-so) e il formaggio.

Il 15 settembre sarà in uscita con Il Sag-giatore, Atene 1687. Come i veneziani distrussero il Partenone e narra di una pagina poco conosciuta e poco gloriosa della nostra storia, ovvero di quando i veneziani guidati da Francesco Morosini assediarono Atene, nel settembre 1687, e per conquistare l’Acropoli, dove i turchi si erano rinserrati, fecero saltare in aria la polveriera.

Peccato che gli ottomani avessero siste-mato la polvere da sparo nell’edificio che sembrava più solido e più sicuro, ovvero il Partenone, rimasto più o meno intatto dai tempi di Pericle. Il tempio bruciò per due giorni e nell’e-splosione morirono da due a trecento per-sone, vittime ignorate di una tragedia di-menticata.

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Come mai nell’ultimo romanzo ha abbandonato il mondo dei teens?Mi sembrava normale, raccontare una storia come quella di tancredi, con tutta la sua difficoltà nell’essere felice. Un uomo ricco che improvvisamente incon-tra una pianista, Sofia e crede che con lei la sua vita possa tornare ad essere come

quando da adolescente ne assaggiava i primi morsi, pieno di allegria e felicità.

Vuol dire che Federico Moccia è cresciuto insieme ai suoi personaggi?non lo vedo come un cambiamento di rotta. trovo che sia una scrittura diversa nel metodo ma con la stessa attenzione

Federico Moccia L’intervista

federiCo moCCia: “mi ispiro a heminGway e fitzGerald”

Dal Salone Internazionale del Libro di Torino, vi proponiamo uno stralcio dell’intervista rilasciata dal celebre scrittore dopo la presentazione della sua ultima fatica: “L’uomo che non voleva amare”.

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che mi piace dare ai miei romanzi affin-ché quando li inizi non smetti di leggerli. è un evoluzione naturale. Credo che sia un percorso sentimentale con tematiche un po’ più profonde come il senso di colpa, la voglia di felicità e la ricerca dell’equilibrio nella vita.

Quali sono i suoi modelli?Mi ispiro a miti come Hemingway e Fitzgerald. Il primo aveva un vita avven-turosa, piena di viaggi e amori. Io sono partito per vedere le sue tante case, a Venezia, Cortina, Cuba, Miami e poi ho letto tutti i suoi libri. Fitzgerlad invece è romaticissimo, la bellezza di alcuni tratti di una vita così difficile accanto a una donna che amava tantissimo e che aveva una sua fragilità mentale.

Lei ha una pagina Facebook. Qual è il suo rapporto con i social network?Mi piace molto il fatto che ci sia questa risposta immediata da parte di chi ha letto il libro. Mi riempie sempre di gran-de curiosità ed è bellissimo vedere che ti scrivono dal Brasile, da new York, dalla Francia. Con Facebook hai anche la pos-sibilità di vedere le foto, l’età, gli interes-si e i libri che hanno le persone con cui ti relazioni.

E se suo figlio diventasse come Step? Ha mai pensato a come affronterà la sua adolescenza?Ci penso sempre ed è un pensiero che mi preoccupa. Poi devi essere nelle situazio-

ni per poter giudicare, affrontare passo per passo. Mi auguro di poter avere con mio figlio un buon dialogo affinché pos-siamo affrontare insieme –come feci con mio padre– quelli che sono i naturali cambiamenti della vita. Mio padre mi ha raccontato tante cose della sua vita e sono stati proprio quei racconti a farmi fare le mie valutazioni. Credo che piuttosto che dare insegna-menti sia meglio raccontare quello che ti è successo, cosa hai sbagliato e cosa avresti dovuto fare. Far vedere gli aspetti più veri, le tue dif-ficoltà. Devi sembrare un uomo come gli altri, mostrare la naturalezza di una per-sona che è portata a sbagliare, non dare un’immagine eccessivamente idolatrata di sé nei confronti del figlio.

Federico Moccia è felice?nel mio libro a un certo punto scrivo: “la felicità non è un punto d’arrivo ma uno stile di vita”. A me piace essere felice in tutti i modi possibili, ricordandomi anche le fortune perché spesso non sappiamo vedere il bicchiere mezzo pieno. Mi piacerebbe poter essere felice di tutto ma molte cose della vita in generale mi danno dei dispiaceri.

Carlotta Addante

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Lorenzo MazzoniPagine 120€ 10,00

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tario, perversione e droghe allucinogene, che tutti gli editori italiani hanno ragio-nevolmente rifiutato. non mi sono arreso, ho continuato a scrivere e a leggere, di tutto. Ho iniziato a usare con più intelli-genza la mia fantasia, elaborando trame, creando personaggi, utilizzando la storia e la geografia come parte integrante di un percorso narrativo pronto a passare nel perimetro più ampio. Ho intrapreso decine di lavori (il più grati-ficante, probabilmente, il lavapiatti, anche se raccogliere le pere non è un’attività da sottovalutare) e mi sono laureato una pri-

ma volta in D.A.M.S. e successivamente in Storia e Istituzioni dell’Asia con il pri-mo lavoro storiografico, in lingua italiana, sullo Yemen contemporaneo. Ignorato dal mondo accademico mi sono dato, definiti-vamente, al viaggio e alla letteratura.

Ho abitato a Londra, Parigi, Sana’a e Hurghada, e vagabondato, oltre che in europa, in Marocco, egitto, turchia, Kur-distan, Yemen, Laos e Vietnam. Innamo-rato da sempre di emilio Salgari, dei Se-gretissimo e di Graham Greene mi sono dedicato alla narrativa e ai reportage,

S ono nato a Ferrara nel dicembre del 1974. Ho scritto la mia prima storia a sei anni. Una specie di “odissea”,

dove partivano in ventisette e, inspiega-bilmente, morivano in cinquantatre. Un’u-nica copia, scritta a mano, rilegata con un nastro rosso e regalata a mia mamma. Poi mi sono preso una pausa sabbatica, pas-sata a leggere Salgari, Ken Parker e Mi-ster no, durata fino ai quattordici anni,

quando ho iniziato a riempire i quaderni di poesie orrende. Milioni di poesie or-rende. È stata la scoperta della narrativa americana (tom robbins, Bret easton el-lis, ernest Hemingway, thomas Pynchon) che mi ha portato al romanzo. I primi due esperimenti, inediti, sono storie altamen-te biografiche condite di socialismo liber-

Lorenzo Mazzoni

sCrivere sempliCeper arrivare a tuttistoriA di un viAGGiAtore AmAnte dei popoli che scrive per il piAcere ribelle dellA “nArrAtivA popolAre”

le Bestie/Kinshasa serenade “tragico e tristemente attuale, quasi un dovere morale leggerlo” (Giulietta Iannone - Liberi di Scrivere) Kinshasa, repubblica Democratica del Congo. Mentre il paese sta per precipitare nella guerra civile, un medico inglese, la sua giovane e avvenente compagna, un losco individuo dei Servizi segreti sudafricani e un giornalista freelance disilluso e allucinato, portano avanti la loro esistenza rinchiusi a Gombe, il quartiere dei ricchi. Fra feste, echi di una guerra sempre più vicina, tradimenti, traffici di diamanti e di organi umani, le giornate di questi personaggi vanno avanti, intrecciandosi e scontrandosi, fino all’inquietante e drammatico finale, quando la guerra “arriva ovunque”. Un romanzo di forte denuncia, con sfumature da spy-story classica. Un documento terribilmente attuale, che fa riflettere sul compito delle missioni umanitarie in Africa e, più in generale, sul razzismo psicologico dell’occidente nei confronti delle popolazioni più povere. 

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Io come Autore

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collaborando con il quoti-diano Il Reporter e pub-blicando numerosi rac-conti e romanzi, fra cui Il requiem di Valle Secca, tracce, 2006; Finalista al Premio rhegium Julii 2007, Ost, edizioni Mel-quìades, 2007, Le acro-bazie mentali di Ivan Mostarda, robin edizio-ni, 2007, Un tango per Victor, La Carmelina edi-zioni, 2008, Porno Bloc, fotografie di Marco Belli; LineaBn edizioni, 2009, Il sole sorge sul Vietnam, fotografie di tommy Gra-ziani; LineaBn edizioni, 2010, oltre alla serie noir Nero ferrarese, con pro-tagonista l’ispettore Pie-tro Malatesta (illustrata da Andrea Amaducci e pubblicata da Line-aBn edizioni), serie dedicata idealmente alla memoria di Federico Aldrovandi, che ha avuto sette ristampe in due anni.

numerosi miei racconti sono usciti su ri-viste cartacee e all’interno di antologie curate da importanti editori, fra cui Co-oper editore, Compagnia delle Lettere e la londinese three Crowns International Publishing Company.

Amo le spy-story, i noir e gli atlanti ge-ografici, ma non mi sono mai fermato, come scrittore, a esplorare un unico ge-nere. Ho scritto storie gialle, storie sur-reali, storie nere, storie di spioni, storie ecologiche, storie di gente qualunque, storie di uomini in fuga e storie di grandi trasformisti. Credo molto nel potere ribel-le della “narrativa popolare”, nell’utilizzo di un linguaggio semplice, che possa ar-rivare a tutti, anche a chi non è abituato ad aprire un libro dai tempi delle scuole medie. narrativa semplice che possa in-segnare qualcosa, che possa far appassio-nare i lettori con un approccio svincola-to da fronzoli intellettuali. e credo molto

nella commistione fra la narrativa e le altre arti, ecco perché ho collabo-rato con illustratori e fo-tografi in diverse pubbli-cazioni, anche se, come ogni scrittore, buono o cattivo che sia, necessito di uno spazio mio dove poter chiacchierare libe-ramente con i miei per-sonaggi, censurandomi o non censurandomi a mio piacimento, senza il con-fronto con eventuali part-ner creativi.Ascolto con devozione musica allucinogena pas-sata di moda da alme-no vent’anni e ho fatto di Paco Ignacio taibo II, Yasmina Khadra e Aidan Hartley i miei eroi (che si

vanno a sommare a schiere di implacabili guerrieri della cultura e del buon senso con cui sono platonicamente cresciuto).

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la Guerra deGli sCipioniIl professor Giovanni Scipioni è in guerra con il mondo intero: professione, colleghi, moglie, figlia… Una guerra ininterrotta che non si capisce bene quando e da chi sia stata dichiarata. Il germe del conflitto covava forse in Giovanni Scipioni fin dall’età fetale oppure il casus belli si è innescato in seguito, magari nel periodo dell’adolescenza? La guerra, poi, è stata dichiarata da lui o è stata al contrario la vita stessa a sfidarlo a singolar tenzone? non si sa… L’unica certezza è che, da quando sono scesi in guerra anche i suoi eccentrici fratelli, Antonio e Paolo Scipioni, la sua situazione si è aggravata, perché le battaglie dei congiunti si sommano a quelle che lui ha già in corso su più fronti. Sempre che, in fondo, non si tratti delle stesse battaglie…Luca Rachetta

Pagine 80€ 7,60

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scegliendo i miei preferiti tra quelli che mi sono dovuto sorbire per obbligo di studio (non è tutto da buttare quello che ti viene proposto da scuola e università…) e quelli cui mi sono indirizzato per “intuito” perso-nale, affidandomi a quel sesto senso che in genere ti spinge verso gli spiriti a te affini. Capita poi che talvolta, se nel tuo curricu-lum c’è scritto Liceo Classico o laurea in Lettere Moderne col massimo dei voti, cui magari è seguita una pubblicazione sulla ri-vista dell’ateneo, cominci a scavarti la testa il tarlo di essere un intenditore di letteratu-ra, uno che può interpretare e comunicare agli altri il senso di questa o quell’opera. Se poi qualcuno commette l’errore scellerato

di dirti “Bravo!”, ecco che il danno è fatto e ormai irrimediabile: sei un critico lettera-rio! Magari un critico da cortile o da gabi-netto, di quelli cioè che non riescono a pro-pagare le proprie stitiche elucubrazioni al di là di una ristretta cerchia di amici, sodali e conoscenti, ma comunque e inconfutabil-mente… “critico”! eccomi allora a scrivere per la rivista Sestante articoli o piccoli sag-gi, a celebrare solennemente qualche con-ferenza, a peritarmi di inviare la mia tesi di laurea su Vitaliano Brancati a un concorso promosso da una casa editrice, col risultato di vedermela poi pubblicata di lì a poco tem-po. e poi, direte voi? e poi è successo che la lettura critica, che mi ha portato a “smon-

S alve! Mi chiamo Luca rachetta e, a tempo perso, faccio lo scrittore. In re-altà, a voler essere sinceri, più che “a

tempo perso”, dovrei dire “a tempo guada-gnato”, dato che la scrittura creativa rap-presenta per me un’occasione di autenti-

ca rigenerazione spirituale dopo i travagli dell’esperienza professionale e delle più o meno solite beghe quotidiane. Ho comin-ciato un po’ come tutti, cioè come lettore di libri altrui, che inizialmente mi sono limi-tato ad assaporare e quindi ad apprezzare,

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‘smontare e rimontare....testi’“scrivere ti costrinGe A riordinAre frAmmenti di coscienzA” (l. raChetta)

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Io come Autore

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tare” il testo, a scomporlo nei suoi elementi costitutivi, mi ha spinto automaticamente a sperimentare il procedimento inverso, ov-vero ricomporre il mosaico di un’opera non ancora esistente a partire dai tasselli a me offerti dalla vita di ogni giorno, dalle emo-zioni provate e dalle riflessioni fatte nel cor-so degli anni. In altre parole, mi ha rapito il fascino del momento creativo, che per certi aspetti è pure una sfida con te stesso e una vaga pretesa di emulare chi ti ha preceduto nel campo in cui ti stai cimentando.

Da quel momento ho capito cose che pri-ma, scritte su un manuale di letteratura, mi sembravano astratte e lontane. Man mano che scrivevo, ad esempio, mi sono sentito di condividere l’opinione di quegli autori che hanno visto nella scrittura una sorta di indagine psicanalitica, quanto meno nella misura in cui essa ti costringe a ordinare sul foglio frammenti di coscienza che, una volta fissati in parole e immagini, perdono la loro fluidità e acquistano forme più defi-nite, risultando così più facilmente leggibi-li. Insomma, ho compreso che la scrittura mi avrebbe aiutato a conoscermi meglio, quasi avessi riletto il diario di una vita. Perché, anche se si scrive dell’ipotetico Si-gnor rossi, in realtà si parla del proprio mondo. Consegnare al lettore la propria opera è divenuta poi per me una sfida irre-sistibile, una sorta di verifica non già del-la bellezza o del valore assoluto di quan-to scritto, ma quanto meno della quota di sensibilità che lo anima, senza la quale non si riesce a comunicare nulla.

Il combustibile che brucia nella caldaia di un’opera proviene, secondo me, dall’espe-rienza biografica, sostenuta della riflessio-ne sul vivere quotidiano e da precedenti letterari e culturali interiorizzati da chi scrive e riproposti quindi in forme ori-ginali. Per quanto mi riguarda, direi che l’esigenza di sviluppare queste tematiche nasce in primo luogo dalle impressioni e dalle suggestioni raccolte nel corso di una vita, soprattutto nella misura in cui esse appaiono centrali nella mia personale per-cezione del mondo. Mi risulta spontaneo,

infatti, notare l’inautentico e l’insincero che mortificano i rapporti tra le persone, così come il venir meno dei presupposti civili su cui si dovrebbe fondare il senso della collettività e delle istituzioni.

Ma in particolare la mia attenzione tende a cogliere il compromesso che le più since-re aspirazioni dell’individuo devono stipu-lare, loro malgrado, con le leggi del vivere sociale, le quali, pur necessarie, chiedono a ognuno il sacrificio di un parte di sé. Senza dubbio la mia scrittura è caratte-rizzata dall’umorismo, che io vedo da un lato come un modo per evitare le condan-ne senza appello, dall’altro come garanzia di non incorrere in qualche forma di ste-rile e ipocrita ecumenismo. Se qualcosa non va, insomma, bisogna dirlo, pur senza condannare nessuno all’emarginazione o all’inferno. Ho cominciato a scrivere racconti brevi, dando alle stampe due raccolte intitola-te Dove sbiadisce il sentiero e La teoria dell’elastico.

Poi, con La torre di Silvano, sono passato al racconto lungo. Sono poi approdato, con La guerra degli Scipioni, al romanzo bre-ve. Sono soddisfatto di questo romanzo, perché credo che rappresenti il dignitoso punto di approdo di un percorso di scrittu-ra iniziato solo pochi anni fa. Con La guer-ra degli Scipioni sono giunto a elaborare una struttura narrativa più complessa, con una storia di più ampio respiro rispetto alle precedenti. La mia officina ha comunque già appronta-to un nuovo testo La setta dei giovani vec-chi, che uscirà a settembre 2011 per i tipi della edizioni Creativa, col quale continua-re la strada di cui gli Scipioni, nelle mie più rosee e spudoratamente ottimistiche previsioni, dovrebbero costituire soltanto una tappa intermedia, anzi, addirittura ini-ziale. Il mio proposito è di portare avan-ti il mio apprendistato di scrittura, un po’ come l’artigiano che, sebbene sia all’opera da tempo, senta di avere ancora molto da imparare attraverso l’esperienza del fare quotidiano.

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da Germinal, a Fahrenheit 451, al film post apocalittico Codice Genesi il messaggio è chiaro: le idee cambiano

il mondo. Mussolini e Stalin erano due gior-nalisti ovvero due che delle idee ne hanno fatto il loro lavoro e hanno cambiato il cor-so della storia. Dal Salone Internazionale di torino, con un pizzico di cinismo, provo a tirare le file del futuro dell’editoria ripren-dendo anche l’intervista di Martel.

Far circolare libri è il primo modo, sottile di colonizzare un popolo; una nazione e cambiarne i connotati. Possiamo dire che la tecnologia è il nuovo mezzo dell’imperia-lismo culturale? non si tratta di fare facili allarmismi, non sia mai. Si tratta di notare come; in una società dell’informazione sapere esattamente dove sono tutti e cosa fanno fa la differenza e se Harry Potter ha la Mappa del Malandrino la Apple ha gli IPhone. tutti avranno letto nelle scorse settimane che spegnendo un

IPhone è comunque possibile sapere esat-tamente dove sei. Illuminante a proposito è l’intervento di Frederic Martel parlando della sua nuova opera: Main Stream. Con questo libro Martel desidera non promuo-vere ma analizzare i processi di creazione di contenuti.“Il mio obiettivo –dice Martel durante l’in-tervista al salone del Libro– non è promuo-vere questa cultura ma capire come i conte-nuti vengano costruiti, prodotti e distribuiti nei vari paesi del mondo. Il mio è un lavoro sulla globalizzazione e sulla geopolitica dei mezzi d’informazione: ho cercato di capire come il digitale abbia cambiato i rapporti di forza fra i paesi e le culture e come gli Stati Uniti siano riusciti a imporre la propria po-sizione sull’europa”. Così come già si era intuito con il telegramma Kennan, la vera battaglia è culturale!

Alessandro Eldica

focus on

L’IMpeRIALISMO deLLACuLtuRA dIGItALe

nella foto FrederiC Martel

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un freddo feBBraio, un piovoso marzo e un Caldo aprile Questo libro è una storia d’amore scritta in forma poetica. I mesi di febbraio, marzo e aprile sono accumunati a tre stati d’animo, all’abbandono, al ricordo e infine, alla speranza. Le date delle poesie, che troverete a pie’ di pagina come in un intimo diario, portano il lettore in un percorso interiore in salita. All’inizio c’è la  fatica della solitudine, poi la nostalgia di un grigiore ineluttabile. Solo alla fine si conquista la salita con una nuova consapevolezza, la leggerezza rinnovabile dentro di noi, la stessa che ci porta l’amore, spesso ciclico, ma eterno. Un libro di pure emozioni in poesia. opera poetica classificata prima al “Premio Internazionale Giuseppe Sciacca VIII edizione”

Chiara EliaPagine 78€ 10,00

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“solidarietà letteraria”:le mie emozioni sono anChe le tueidem sentire, quello che ci AccomunA è molto di più di ciò che ci divide

Nasco e vivo a roma dal gennaio 1980. Scrivo poesie da quando ho sette anni, le pubblicavo sul gior-

nale Il Caleidoscopio di G. Bellocchio. ri-cordo alcune persone che mi riferirono belle parole a riguardo, forse volevano solo farmi contenta, non è da escludere

che percepivano la sincerità delle mie descrizioni. Mia nonna paterna rosa e mio nonno materno nazzareno scri-vevano poesie. Mi sono avvicinata alla scrittura in modo naturale. Conseguita la laurea, ho provato a tirar fuori i fogli dall’”intimo cassetto” e a vedere cosa

succedeva, proponendoli alla case edi-trici. Sono arrivate varie proposte, così ho pubblicato due miei libri di poesia e altre poesie in antologie.

Dopo sono uscite recensioni e intervi-ste. Mi ricordo che una volta, quando ero piccola, mi capitò di scrivere una favola. Ci provai per gioco, così mi ri-trovai a scrivere poche righe e a di-segnare le scene. La passione è conti-nuata tanto che nel 2009 è avvenuta la pubblicazione della mia prima favola dal titolo Un peluche tra gli animali, an-

tologia Favolette lette lette Albus edi-zioni. Scrivendo poesie, provo a rievo-care le emozioni vissute. non uso rime o artifici retorici, perché mi interessa la comunicazione emotiva. Ho lancia-to una bottiglia nel mare magno della vita, chissà se qualcuno raccogliendo-la, non si possa identificare con i miei sentimenti contenuti? Questo perché credo che un libro, la poesia, siano speso portatori di riflessioni, diventa-no “amici” nei confronti di chi legge. Questo “sentire individuale” mostra un “sentire universale”. Siamo vicini nei

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SENTIERI RIFLESSI, PASSEGGIATE POETICHE   “È un mondo che necessita delle risposte, quello di Chiara elia, risposte a domande che l’autrice pone via via nelle sue pagine. ecco perché, prima di essere una raccolta di poesie, Sentieri riflessi, passeggiate poetiche è un percorso di ricerca, una scommessa col destino quasi, che a partire dalla profondità della propria intima essenza conduce l’autrice a interrogarsi sul mondo. Ma sebbene le risposte che spesso l’autrice si dà siano lontane da una visione del mondo rosea e zuccherosa, è anche vero che la realtà che emerge non è affatto segnata da cupezza o rassegnazione: al contrario c’è una voglia di essere partecipi e protagonisti di una vita che pur con i suoi alti e bassi è ricca di bellezza (...)” . (Dalla prefazione)

Chiara EliaPagine 68€ 11,50

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sentimenti delle realtà sociali, come per esempio, vivere un amore, vivere l’amicizia ecc. Ho coniato l’ossimoro della “comune solitudine” per spiegare questo mio concetto di “solidarietà let-teraria”. nelle poesie, anche in quelle dure, mi piace descrivere il sentimento di speranza. Il mio primo libro di poesia è Un freddo febbraio, un piovoso marzo e un caldo aprile, Altromondo editore, 2008, 1° premio poesia al Premio In-ternazionale Giuseppe Sciacca VIII edi-zione, 2009. Questo libro racconta una storia d’amore in forma poetica, dove i mesi di febbraio, marzo e aprile sono accumunati a tre stati d’animo, all’ab-bandono, al ricordo e alla speranza. Il mio 2° libro pubblicato nel 2010 da Il Filo-Gruppo-Albatros è Sentieri riflessi, passeggiate poetiche. Il libro è di tre parti poetiche, una su tematiche socia-li, un’altra sul flamenco, la terza su un viaggio in Grecia e sulla vera amicizia femminile.

nel 1999 mi sono diplomata al liceo classico, dove ho apprezzato vari poeti, scalfendo il mio aspetto filosofico-sen-timentale. nel 2007 mi sono laureata in Sociologia, Comunicazione e Mass-Media presso l’università La Sapienza-di roma. Qui mi sono confrontata con diverse culture e situazioni sociali. nel

2009-2010 ho frequentato un Master in Selezione e Gestione delle risorse Umane, che m’ha fornito riflessioni su aspetti psicologico-letterari. Ho studia-to flamenco per dieci anni. nel 2003 ho seguito un corso di grafica pubblicita-ria e illustrazione. Dipingo. Ho realizza-to due racconti brevi, quattro favole e ora sto scrivendo un romanzo. Scrivere mi dà equilibrio, mi realizza. negli anni passati sono stata attrice  in quattro cortometraggi di Doctor Movie Posse. Mi piace la musica, il cinema, il teatro, viaggiare, conoscere diverse forme di comunicazione e di arte che accrescano il mio spirito e la personalità.

3° Premio Falesia 2011, la cerimonia di premiazione avverrà il 4 giugno 2011.

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intraisass 1Il primo volume di Intraisass, nasce dall’idea di trasferire su supporto cartaceo un format di racconti a soggetto pubblicati su web nell’omonimo sito. Gli autori formano un gruppo eterogeneo il cui elemento comune è rappresentato dalla frequentazione alpinistica della montagna. Sono alpinisti-scrittori e scrittori-alpinisti che, con impronta diversa, trasferiscono nella parola scritta le loro esperienze. Gianni è il protagonista adulto del mio racconto: su una vecchia carrozza cigolante delle Ferrovie nord, durante il piovoso viaggio di ritorno del venerdì, egli incontra un ragazzino pieno di curiosità e di aspettative. Il ragazzino, bersagliandolo di domande incessanti, lo costringe a raccontare se stesso e a redigere un seppur sommario bilancio della sua passione, delle gioie e delle rinunce, delle occasioni colte e di quelle sprecate. Un bilancio che esce dall’alveo della passione per la montagna per espandersi in senso esistenziale.

Pagine 326 € 16,50

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S ono nato a Milano il 29 maggio 1958, esattamente cinque anni dopo che Sir edmund Hillary e lo Sherpa ten-

zing norgay misero piede per la prima vol-ta sulla cima del monte everest, che come tutti sanno è la cima più alta della terra.non credo alle coincidenze, ma certo que-

sto gioco di date deve avere influito un po’ sulla mia sto-ria.Già da bimbo amavo di più avventurarmi sui pendii e rincorrere le capre piuttosto che sguazzare tra le onde. Successe che,

durante l’adolescenza, inciampai in un li-bro particolare, che accese una combustio-ne di sentimenti e passioni ancora molto lontana dallo spegnersi. Questo volume ri-legato, dalle fotografie non sempre nitide, ma così pieno di pathos da competere con i grandi classici, era Le mie montagne, di Walter Bonatti.Chiusa l’ultima pagina, scattò in me la decisione ferale: non mi interessava cosa avrei fatto nella vita per mangiare… però sarei certamente diventato un alpinista.Proprio in quegli anni mi accorsi che un’al-tra passione, forse meno violenta, ma non

per questo meno potente, stava crescendo in me. Così avido di vita, mescolavo ai de-sideri un po’ di fantasia e un po’ di realtà. A scuola nei temi liberi, durante il compi-to in classe di Italiano; sul mio diario, nel-la corrispondenza, che già allora aiutava a costruire amicizie e a tessere le prime trame d’amore, scrivevo storie. Lo facevo volentieri, anche se non ero tipo da chiu-dersi in camera con gli occhi al soffitto e la matita in mano. ero un ragazzino degli anni settanta, che sognava di cambiare il mondo, studiava e lavorava saltuariamente per pagarsi le

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-5Massimo Anile

passioni di una vita:una montaGna di parolefuori dAlle loGiche del business per non prosciuGAre lA pArte felice di sè

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sue distrazioni, fossero dischi, libri, canne da pesca, o gelato e cinema da offrire alla propria effimera fidanzatina. Mi piaceva la gente e cercavo di capire

Vent’anni più tardi, avevo salito centinaia di montagne, scalato pareti, condiviso pau-re e progetti coi compagni di cordata; mi ero innamorato e poi sposato, avevo fatto un figlio e da lì a poco ne sarebbe arrivato un secondo; ero riuscito a consolidare la mia posizione professionale, avevo com-prato casa.

e mi venne, all’improvviso un bisogno qua-si “fisico” di fare qualcosa.Accadde di notte. Mi svegliai sudato, attra-versai camera, corridoio e sala. Uscii sul balcone. Abito fuori città, dove la notte ha un odore diverso e corposo, una miscela di terra e nebbia che non a tutti piace. Fiutai l’aria e mi fu subito chiaro cosa fare. entrai e mi misi al PC.Scrissi fino all’alba un racconto che si chia-ma Le pareti del sella.è la storia di un padre dannoso, nevrotico, separato e scontento, che porta la figlia ra-gazzina in montagna e cerca di educarla a un’etica dell’alpinismo che è anche un po’ etica tout-court della vita.A suo modo ci riuscirà, con la complicità di un ragazzino locale, moto diverso da lui. Il racconto venne pubblicato su un perio-dico e fu esaminato come soggetto da un network estero per diventare un film tele-visivo.

La mia vita, vent’anni dopo, è molto di-versa. Ho lasciato la mia occupazione stabile e redditizia in una grande azien-da. A volte mi spiace non poter contare più sulle certezze di un reddito costante, ma in compenso quando penso a come stavo diventando, rinchiuso nelle sterili logi-che del budget e degli obiettivi di busi-ness, penso di essermi salvato da un’a-patia esiziale che avrebbe prosciugato tutta la parte felice della mia persona.

Da allora ho cambiato molti lavori, fa-cendo nuove e spesso sbalorditive espe-rienze.

Ho scritto decine di racconti, tantissi-me novelle, due romanzi e ne sto scri-vendo un terzo.

non ho mai partecipato a concorsi let-terari, ma ho collaborato con parecchi editori minori. Molti miei brani hanno trovato un gra-devole posticino negli annuari della SAt, sicché è facile trovare miei scrit-ti frequentando i rifugi del trentino o dell’Alto Adige, ognuno dei quali ha una piccola, ma spesso ben fornita bi-blioteca.

Mi piace pensare che la gente di monta-gna, prima di addormentarsi alla sera, oppure durante una giornata uggiosa che costringe a rimandare l’escursione programmata, legga qualche mia pagi-na per rilassarsi.

Ho anche partecipato a un progetto editoriale innovativo, in piacevole com-pagnia di scrittori affermati, alcuni dei quali davvero molto noti.

Per molti anni ho inoltre collaborato con due noti editori di periodici fem-minili, scrivendo novelle d’amore che spesso ambientavo in montagna.

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IntervIsta

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L’iniziativa, ideata e organizzata dalla Biblioteca Migliora di rivanazzano è distribuita in sei sezioni di cui una,

quella “speciale”, dedicata allo sport. Sa-bato 28 maggio ci sarà la tavola rotonda: “Digitale, l’editoria è on-line. Pro e contro” con il dibattito tra sostenitori del mercato via web e tradizionalisti amanti della carta. La discussione è già aperta sul blog: http://rivaleggendo.blogspot.comnel pomeriggio di sabato sono previsti due appuntamenti: una monografia di Lino Ve-neroni dal titolo “Comunità e terre pavesi nei personaggi e nelle storie” e una mara-tona letteraria dedicata ai fratelli Coppi, con giornalisti ed esperti del settore cicli-

appuntamenti

per informazioni Biblioteca civica Paolo MiglioraVia Indipendenza, 14 - rivanazzano terme - telefono/fax 0383 91565 / [email protected]

stico. Sabato, in serata “Donne Al Volante”, due ragazze-avventura che girano il mondo sostenendo iniziative di solidarietà. Ci sarà la Gazzamobile, l’auto che le accompagne-rà, e il libro diario che racconta il loro Mon-golrally. La sezione “rivaleggendo di gusto” preve-de domenica pomeriggio due confronti ga-stronomici tra libri di cucina e piatti del vo-gherese e del tortonese. Ci saranno anche due laboratori di scrittura, uno il sabato destinato ai bambini e uno la domenica per gli adulti. Sarà poi lasciato ampio spazio a dieci presentazioni librarie inserite nella sezione “Incontrautore” e al fascino della sezione “Creativamente”.

Si avvicina la 2ª edizione della fiera del libro del territorio pavese che si svolgerà sabato 28 e domenica 29 maggio a Rivanazzano Terme.

30 editori esporranno i propri cataloghi negli stand del Parco Brugnatelli.

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Le pOeSIe deLLA tAbACCheRIA MILANeSe

Continuano gli incontri serali dedicati alle creatività poetiche emergenti nel territorio milanese. L’iniziativa, volta a promuovere la nascita di un laboratorio poetico, è organizzata dal Comune di milano – Settore tempo Libero con Subway edizioni, ideatori del concorso “Subway Letteratura”, rivolto a giovani scrittori e poeti.Presentazione delle poesie realizzate dal laboratorio di scrittura creativa. reading le poesie della tabaccheria. Conversazione tra gli autori. Pubblicazione delle poesie su www.subway-letteratura.org

31 maggio. Incontro conclusivo: Davide Franzini, Davide rondoni e i partecipanti organizzeranno la galleria di poesie in un’ideale antologia completa di prefazione critica, dal titolo Le Poesie della tabaccheria.

per informazioniAtelier della parola Giovani. Alda Merini. Via Magolfa 32.24 e 31 maggio, ore 18,00 - 20,00 - www.subwayedizioni.comIngresso gratuito.

per informazioniAssociazione SAC ostermann. Piazza Municipio, 533013 Germona Del Friuli (UD)[email protected] - www.sacostermann.org

IN vIAGGIO NeLLe pAROLe/SOGNI

Quarta edizione del concorso di narrativa aperto a tutti gli autori italiani e stranieri che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età alla data della scadenza del concorso.Si partecipa con un racconto, anche sotto forma di fiaba, favola, novella, diario, lettera, sia in italiano che in qualsiasi lingua ufficiale o minoritaria parlata nel mondo purché accompagnata da una traduzione in lingua italiana allegata.Il tema proposto è in viaggio nelle parole/sogni”: da sognare e sognati, da desiderare, realizzare, inventare. Quota di partecipazione: 10,00 €., scadenza: martedì 31 maggio 2011.

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io Come autore

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