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IO DENUNCIO Mostra di Fotografia Territori e Paradossi 2009

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Catalogo della collettiva di fotografia "Territori e Paradossi" realizzata nell'anno 2009 presso l'auditorium di Favaro Veneto (Venezia)

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IO DENUNCIOMostra di Fotografia Territori e Paradossi 2009

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4 www.territorieparadossi.it - Giugno 2009

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Per il secondo anno l’associazione BLOG – Territori e Paradossi restituisce in un piccolo ma prezioso volumetto le opere dell’annuale mostra a tema. Se impegnativa era la suggestione proposta nel 2008 – Destra e Sinistra! – enigmatica è quella di quest’anno: io denuncio!Se nell’etimo remoto la denuncia è propriamente “l’annuncio dato in forma solenne”, nelle nostre consue-tudini linguistiche a questo termine si associa una cifra etica e civile: si denuncia infatti una violazione delle norme e dei diritti, un sopruso, un abominio. Eppure, a ben guardare, una sottile relazione possiamo scorgere tra l’etimo remoto e la consuetudine: è giusto infatti che la notizia della distorsione delle leggi e delle persone sia quella più alta e solenne, quella gridata a piena voce affinché il mondo se ne accorga, e si ponga rimedio a quella distorsione.Ed è giusto quindi che questa voce sia declinata alla prima persona, investa l’io, ogni io nella sua compiutezza e responsabilità. In questo senso, il grido della denuncia è la premessa e promessa della domanda di giustizia.Del resto, noi tendiamo a ridurre sia l’atto di denuncia che quello che ristabilisce la giustizia ad una dimensione legalistica, che lo rinchiude nei tribunali e colà lo lascia – ahinoi! – per troppo tempo. Invece esso è davvero voce e gesto che riguarda ogni uomo, e lo convoca alla propria responsabilità, e quindi lo vincola alla solidarietà nei confronti dell’altro.E quindi anche l’arte deve sentirsi investita di questo compito, tanto più l’arte figurativa ed espressiva.Nella storia del ‘900, infatti, tante volte la stessa fotografia è stata mezzo consapevole di denuncia nei confronti delle tante piaghe che hanno afflitto il mondo e le nazioni, e delle responsabilità degli uomini.E’ salutare allora che BLOG proponga ai propri espositori questo tema, per riappropriarsi fino in fondo di una delle vocazioni profonde di ogni arte e di questa in specie, a partire dai nostri territori, dai nostri quartieri, dalla nostra città. Perché ogni linguaggio dell’uomo, sia esso quello verbale piuttosto che quello visivo e iconico, da ultimo non è semplice “mezzo” bensì intenzione dialogica, volontà di incontrare l’altro nella parola, di tenere appunto distante ogni violenza e, quando essa si produce, di ristabilire la giustizia e il riconoscimento dell’altro con cui sto in dialogo.

GABRIELE SCARAMUZZA - PRESIdEntE MUnICIPALItà dI FAvARo vEnEto

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Quando ho sentito qual era il titolo scelto per la mostra fotografica organizzata da Blog, Territori e Paradossi : “Io denuncio”, subito mi è venuto in mente, in prima battuta, l’immagine di un tale che, intervistato dalla televisione di stato anni fa, andava ad ogni manifestazione portandosi dietro sempre lo stesso cartello con su scritto: “Vergogna”.Motivava la cosa, sostenendo che, tanto, chi era oggetto degli strali della protesta, comunque, aveva qualcosa di cui vergognarsi, non importava cosa. Era un “Vergogna” buono per ogni occasione.L’ “io accuso” (più noto storicamente) è certamente quello lanciato dallo scrittore francese Émile Zola, in occasione del processo contro Alfred Dreyfus: J’Accuse…! (Io accuso…!) titolo con cui si apriva l’articolo di giornale con il quale, nel 1898, venivano denunciate pubblicamente le irregolarità e le illegalità commesse nel corso di un processo per tradimento; processo più politico che giudiziario conclusosi con l’esecuzione di Dreyfus. Le parole francesi, usate al tempo, sono entrate profondamente anche nella lingua italiana, tant’è che si parla ancor oggi, di j’accuse in forma di sostantivo per intendere un qualsiasi tipo di denuncia lanciata con forza contro qualcosa o qualcuno.La presente mostra di Blog si tiene in equilibrio tra questi due estremi: l’assoluto qualunquismo del Vergogna e la drammatica accusa di Zola. In questo momento storico tutto viene tritato in una sorta di insalata russa, le cose perdono il loro contorno, la loro identità, tutto si trasforma in merce.La pubblicità (anima del commercio, ma forse di questo tempo, vero Zeitgeist) tutto trasforma in oggetto, tutto è venduto o comprato, e per far ciò tutto viene tramutato in una informe melassa appiccicosa una sorta di Blob, appunto (la spaventosa sostanza che invadeva e inglobava ogni cosa in un film del ‘58 – stimolante è il cortocircuito che deriva dalla somiglianza tra l’internetiano “Blog”, il nome dell’Associazione organizzatrice della mostra e il “Blob” del film). nunciare persino a richiamare al senso della Vergogna di fronte ad un mondo diventato gommoso, amorfo, così incapace a distinguere le voci, dentro un diluvio di rumori assordanti.

EnRICo nARdIn - dELEGAto ALLE PoLItIChE CULtURALI MUnICIPALItà dI FAvARo vEnEto

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Assieme alla perdita di forma delle cose vi è anche l’obnubilamento delle menti.Ci si deve anestetizzare per consumare le cose in modo acritico.Tutto ciò che viene immesso nel mercato deve essere accettato e inghiottito, senza intervalli per la riflessione, senza sosta. Non una domanda, non un dubbio è ammissibile, non un tempo “perso”.La velocità dei consumi sommata all’insistenza operata dalla pubblicità, e all’ipertrofia dell’offerta, porta ad una vita che somiglia, drammaticamente, allo stato di sogno dove tutte le libertà di scegliere, razionalmente, sono annullate. Diventa necessario risvegliarsi, porsi di fronte alle cose con occhi e orecchie aperti.L’io denuncio, che dà il titolo alla mostra, diviene così una sorta di esercizio civile, indispensabile, una specie di palestra dell’anima, dove la facoltà umana di indignarsi di fronte alle storture viene ancora esercitata.In questo senso la denuncia diventa un momento di sussulto, una domanda che si pone come un limite oltre il quale non ha più senso nulla. Se viviamo in un tempo in cui eticamente tutto è concesso, non possiamo smettere di avere alcuni punti fermi che costituiscono per ciascuno di noi quella soglia.Auguro a tutti che possa ciò, suonare da utile trillo di sveglia e ricominciare ad accusare, ad indignarsi a denunciare persino a richiamare al senso della Vergogna di fronte ad un mondo diventato gommoso, amorfo, così incapace a distinguere le voci, dentro un diluvio di rumori assordanti.

EnRICo nARdIn - dELEGAto ALLE PoLItIChE CULtURALI MUnICIPALItà dI FAvARo vEnEto

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Siamo giunti alla seconda edizione della mostra fotografica “Territori e Paradossi” quest’anno dedicata al tema “Io denuncio”. Abbiamo ancora proposto, dopo il “Destra e Sinistra” del 2008, un tema impegnativo che costringesse gli autori a scavare dentro di sé alla ricerca di ciò che indigna, che preoccupa, ed a tras-formare queste emozioni nella concretezza di un’opera fotografica con il tramite del mezzo tecnico e della propria sensibilità. Non sono immagini, quelle qui raccolte, che solitamente il fotografo possa ritrovarsi in un cassetto dal quale estrarle per partecipare ad una mostra; devono essere immagini pensate, cercate, ed in ognuna di esse emotività e sensibilità giocano un ruolo fondamentale; a volte seguendo percorsi mentali personalissimi con i quali l’osservatore è indotto a misurarsi; a volte comunicando la propria denuncia in modo chiaro e diretto.Anche quest’anno ad autori di grande esperienza si sono affiancati giovani artisti, ed è piacevole assistere a questo scambio di esperienze tecniche ed interpretative, a questo confronto esistenziale da cui, io penso, ognuno può trarre preziose informazioni.E’ con questo spirito, quello cioè di creare un ponte culturale tra generazioni, rispettando di ognuna la peculiarità storica, che la nostra Associazione traccia il proprio percorso, aiutati in questo dal Comune di Venezia e dalla Municipalità di Favaro.I problemi ed i mali di questo mondo hanno spesso dimensioni tali che noi, dal nostro tranquillo punto di os-servazione, non sempre riusciamo a coglierne appieno la drammaticità. L’iniziare a denunciare “fisicamente”, ad esternare ciò che si ritiene debba essere portato all’attenzione della comunità è un primo piccolo passo. Ma, come disse il cinese Lao Tse più di 2500 anni fa, “Ogni grande cammino inizia con un piccolo passo”.

GIULIAno BRAndoLI - PRESIdEntE BLoG - tERRItoRI E PARAdoSSI

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11CARLo ALBERtInI - InFAnZIA CALPEStAtA

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12 LUCIAno BEttInI - vEnEZIA non dEvE SoFFRIRE - ACqUA ALtA

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13LUCIAno BEttInI - vEnEZIA non dEvE SoFFRIRE - M.o.S.E.

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14 GIULIAno BRAndoLI - CAnALE oSELLIno InCURIA Ed ABBAndono n.1

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15GIULIAno BRAndoLI - CAnALE oSELLIno InCURIA Ed ABBAndono n. 2

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16 MAURo CAon - IndIFFEREnZA

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17MAURo CAon - CoSA tE PAR?

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18 ALESSAndRo dUSI - RIMoRSI

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19EtA - IL RE dELLE FRondE non RIdE PIù

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20 EtA - L’hABItAt non è IMPoRtAntE

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21ARIAnnA FERRARo - non è Un GIoCo

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22 ARIAnnA FERRARo - RI-USCIRE

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23ChIARA FoFFAno - SEnZA tItoLo

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24 MARCo GALLInARo - dIoSSInA

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25MARCo GALLInARo - APPRodo ItALIAno

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26 PIERPAoLo GELUSSI - CRonACA dI UnA MoRtE AnnUnCIAtA

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28 LUIGInA GottARdo - ChI vUoLE tARPARE LE ALI AI MIEI SoGnI?

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29LUIGInA GottARdo - LA tRIStEZZA dELL’AnGELo dI GhIACCIo

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30 AntonIo LovISon - EStEtICA dI Un InCIdEntE

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31AntonIo LovISon - LACERAZIonI dEL tESSUto URBAno

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32 AnnA oSELLo - ABBAndono

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33AnnA oSELLo - IL PECCAto oRIGInALE

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34 PAoLo RInALdo - nAtURALI IntERFEREnZE

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35FABIo RoSSI - LA SPESA PER LA CEnA

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36 FABIo RoSSI - SCUoLABUS In SICUREZZA

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37MARZIo SARtoREL - FAStIdIo

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38 MARZIo SARtoREL - GUERRE SAntE

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39ALESSAndRo SCARPA - oLtRAGGIo

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40 ALESSAndRo SCARPA - ... non M’AMA

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La stampa di questo catalogoè stata gentilmente offerta da:

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