«io non mi posso battezzare più volte, ma posso ... · su di noi; tutto, assolutamente tutto,...

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1 Riparare prima le anime: la confessione nella Cattedrale di Santa Rita ad Aleppo. dobbiamo seguire le tracce di Gesù. Prima o poi l’ora della prova arriva per tutti: bisogna guardare la croce e quella croce bagnata dal preziosissimo sangue di Gesù è anche splen- dente della luce della vittoria. Quanta luce dalla croce! Essa ci dice che è fi- nita l’inimicizia con Dio dal momento che il Figlio di Dio si è immolato per le nostre colpe ed è spirato chiedendo perdono per noi. Nes- suna nostra iniquità è più grande del perdono di Cristo. Perfino al condannato colpevole accanto al Crocifisso innocente, è stato detto: “Oggi sarai con me in Paradiso” (Lc 23,43). A tutti pertanto, coraggio! Dalla croce questa prospettiva di salvezza è offerta a noi tutti. Ma ciascuno di noi porti sotto la croce il proprio fardello di peccati e vada a piegare le ginocchia davanti a Gesù in- finitamente misericordioso, ovvero si rechi a fare una buona confessione sacramentale e vada con il cuore pentito e con il sincero e fermo proposito di non peccare più, anche se prevedesse eventuali altre cadute dovute alla propria fragilità, ma vada! Anzi andiamoci stiamo compiendo tutti insieme, come Chiesa, il cammino di penitenza quaresimale che sfocerà nel grande “alleluia” e nella gioia della Santa Pasqua; in tale periodo domina la doverosa riflessione sul sacrificio di Gesù, nostro Salvatore e il segno, la icona di tale sa- crificio salvifico, è la Croce. Essa è il tesoro che racchiude ogni nostro bene. Con la croce siamo stati segnati nel Battesimo, siamo di- ventati di Cristo e siamo stati posti al sicuro dalle insidie del demonio. Gli atti sacramentali che ci hanno fatto crescere nella grazia, le preghiere di implora- zione, di lode, di richiesta che si innalzano dai singoli e dalla co- munità intera; ogni benedizione che è scesa su di noi; tutto, assolutamente tutto, nella vita cristiana trova la sua autentificazione nella croce e ciò ci ricorda che ogni luce, ogni forza spirituale, ogni motivo di speranza, pro- viene dalla croce, da questo patibolo degli schiavi che è diventato la sorgente del rinno- vamento del mondo. L’Eterno Padre ha scelto, come percorso del suo Figlio Incar- nato per giungere al trionfo della resurre- zione e del Regno, la “Via crucis”. Se vogliamo essere discepoli di Gesù, per arrivare al traguardo della felicità e della vita eterna, tutti. È venuta l’ora di rivalutare al massimo questo sacramento che è come il “distillato” della croce. Si parla spesso dei peccati degli uomini e delle donne di Chiesa, si parla spesso di riforme ,ma nulla cambia o se qual- cosa talvolta cambia, cambia in modo effi- mero perché il cambiamento autentico può verificarsi soltanto quando si pone il dito sulla riforma interiore e sul mezzo che Gesù stesso ci ha dato! Così i sacerdoti siano sem- pre più disponibili nel privilegiare il ministero dell’ascolto delle confessioni e diano l’esempio per primi con- fessandosi frequentemente; la pastorale parta di qui e tutti i fe- deli, di qualsiasi età e stato di vita, frequentino la confessione personale. Ne riceveranno bene- ficio tutti, i singoli, le famiglie e comunità, la società, la Chiesa intera. Queste sono le rivo- luzioni pacifiche, le rivoluzioni del bene! Assicurando la mia preghiera e la mia bene- dizione per voi tutti, porgo il mio augurio per una Santa Pasqua davvero trasformante! Mauro Card. Piacenza, Presidente Internazionale di «Aiuto alla Chiesa che Soffre» «Ogni luce, ogni forza spirituale, ogni motivo di speranza, proviene dalla croce». © Ismael Martínez Sánchez/ACN «Io non mi posso battezzare più volte, ma posso confessarmi e rinnovare così la grazia del Battesimo. È come se io facessi un secondo Battesimo». Papa Francesco, Udienza Generale del 13 novembre 2013 N. 2 - Febbraio/Marzo 2019 Esce otto volte l’anno www.aiuto-chiesa-che-soffre.ch

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Page 1: «Io non mi posso battezzare più volte, ma posso ... · su di noi; tutto, assolutamente tutto, nella vita cristiana trova la sua autentificazione nella croce e ciò ci ricorda che

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Riparare prima le anime: laconfessione nella Cattedraledi Santa Rita ad Aleppo.

dobbiamo seguire le tracce di Gesù. Prima opoi l’ora della prova arriva per tutti: bisognaguardare la croce e quella croce bagnata dalpreziosissimo sangue di Gesù è anche splen-dente della luce della vittoria.Quanta luce dalla croce! Essa ci dice che è fi-nita l’inimicizia con Dio dal momento che ilFiglio di Dio si è immolato per le nostre colpeed è spirato chiedendo perdono per noi. Nes-suna nostra iniquità è più grande del perdonodi Cristo. Perfino al condannato colpevole

accanto al Crocifisso innocente, è stato detto:“Oggi sarai con me in Paradiso” (Lc 23,43). A tutti pertanto, coraggio!Dalla croce questa prospettiva di salvezza èofferta a noi tutti. Ma ciascuno di noi portisotto la croce il proprio fardello di peccati evada a piegare le ginocchia davanti a Gesù in-finitamente misericordioso, ovvero si rechi afare una buona confessione sacramentale evada con il cuore pentito e con il sincero efermo proposito di non peccare più, anche seprevedesse eventuali altre cadute dovute allapropria fragilità, ma vada! Anzi andiamoci

stiamo compiendo tutti insieme, comeChiesa, il cammino di penitenza quaresimaleche sfocerà nel grande “alleluia” e nella gioiadella Santa Pasqua; in tale periodo dominala doverosa riflessione sul sacrificio di Gesù,nostro Salvatore e il segno, la icona di tale sa-crificio salvifico, è la Croce. Essa è il tesoroche racchiude ogni nostro bene. Con la crocesiamo stati segnati nel Battesimo, siamo di-ventati di Cristo e siamo statiposti al sicuro dalle insidie deldemonio. Gli atti sacramentaliche ci hanno fatto crescere nellagrazia, le preghiere di implora-zione, di lode, di richiesta che siinnalzano dai singoli e dalla co-munità intera; ogni benedizione che è scesasu di noi; tutto, assolutamente tutto, nellavita cristiana trova la sua autentificazionenella croce e ciò ci ricorda che ogni luce, ogniforza spirituale, ogni motivo di speranza, pro-viene dalla croce, da questo patibolo deglischiavi che è diventato la sorgente del rinno-vamento del mondo. L’Eterno Padre hascelto, come percorso del suo Figlio Incar-nato per giungere al trionfo della resurre-zione e del Regno, la “Via crucis”. Se vogliamoessere discepoli di Gesù, per arrivare al traguardo della felicità e della vita eterna,

tutti. È venuta l’ora di rivalutare al massimoquesto sacramento che è come il “distillato”della croce. Si parla spesso dei peccati degliuomini e delle donne di Chiesa, si parlaspesso di riforme ,ma nulla cambia o se qual-cosa talvolta cambia, cambia in modo effi-mero perché il cambiamento autentico puòverificarsi soltanto quando si pone il ditosulla riforma interiore e sul mezzo che Gesùstesso ci ha dato! Così i sacerdoti siano sem-pre più disponibili nel privilegiare il ministero

dell’ascolto delle confessioni ediano l’esempio per primi con-fessandosi frequentemente; lapastorale parta di qui e tutti i fe-deli, di qualsiasi età e stato divita, frequentino la confessionepersonale. Ne riceveranno bene-

ficio tutti, i singoli, le famiglie e comunità, lasocietà, la Chiesa intera. Queste sono le rivo-luzioni pacifiche, le rivoluzioni del bene!Assicurando la mia preghiera e la mia bene-dizione per voi tutti, porgo il mio augurio peruna Santa Pasqua davvero trasformante!

Mauro Card. Piacenza,Presidente Internazionale

di «Aiuto alla Chiesa che Soffre»

«Ogni luce, ogni forza spirituale, ogni motivo di speranza, provienedalla croce».

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/ACN

«Io non mi posso battezzare più volte, ma posso confessarmi e rinnovare così la grazia del Battesimo. È come se io facessi un secondo Battesimo».

Papa Francesco, Udienza Generale del 13 novembre 2013

N. 2 - Febbraio/Marzo 2019Esce otto volte l’anno

www.aiuto-chiesa-che-soffre.ch

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Religiosi

I Frati Missionari di Malabar (MMB)sono fratelli dei dimenticati e abban-donati in India.La Congregazione, fondata 70 anni fa nell’ar-cidiocesi di Trichur nel Kerala, oggi è presentein 18 diocesi indiane. Diffondere il Vangelo«servendo in umiltà»: così definiscono il lorocarisma francescano, fatto di vita in povertà edi abnegazione. Essi insegnano catechismo,si prendono cura dei bambini con handicapmentali, dei ragazzi sbandati; gestisconoanche orfanotrofi, aiutano i giovani disoccu-pati, visitano gli anziani abbandonati e i

Studiare e ricaricare le batterie in comunità.

malati soli. Tutto questo ogni giorno, per oree ore. Per chi è solo e abbandonato essi sonoil sorriso e la mano di Cristo. È comprensibileperò che la missione sia stancante e logo-rante, anche dal punto di vista spirituale. Puressendo uomini di preghiera, le “batterie spi-rituali” di questi padri hanno bisogno, almenodi tanto in tanto, di essere ricaricate. Lo fannoattraverso ritiri spirituali e corsi di formazione,per i quali però manca il denaro. Sono 43quelli che dovrebbero partecipare a questaattività di formazione che durerà due setti-mane. Abbiamo promesso loro CHF 3‘500.•

«Per ogni nuova generazione sononecessari nuovi apostoli». Queste pa-role di Giovanni Paolo II in occasionedella Giornata Mondale della Gio-ventù del 1989 a Santiago de Compo-stela, furono il segnale di partenzaper i missionari Fratelli di San Paolonel Myanmar. Da 28 anni, infatti, essidiffondono il messaggio di Cristo trala gente.

Il loro carisma è ad gentes – che significa“alle Nazioni” – mentre il loro motto è “Hosete”, ripreso dal Vangelo secondo Gio-vanni (19,28). Entrambi ornano il logo dellaCongregazione, indicando così la sequeladi Gesù e la volontà di proseguire nel Suonome l’opera di redenzione. Così come l’Apostolo delle genti – che èanche il loro patrono e che per tre anni sipreparò scrupolosamente alla missione –così anche i Fratelli di San Paolo dannogrande importanza alla formazione di novizi, postulanti e aspiranti. La maggiorparte di essi entrerà nella Congregazionerendendo testimonianza della Buona No-vella attraverso la propria vita. Vivendo in un ambiente ostile ai cristiani,hanno particolarmente bisogno di una so-lida preparazione teologica, oltre che diun’ottima conoscenza della Bibbia e dellaliturgia. La loro preparazione comprendelezioni di musica sacra e anche di informa-tica che oggi è un altro elemento indispen-sabile. Una volta alla settimana essivisitano i malati, si recano nei villaggi più

lontani, svolgendo così un servizio ad gen-tes. Oggi questi padri sono impegnati in di-verse diocesi del Myanmar.Le nuove leve non mancano, ai corsi di for-mazione, infatti, sono iscritti cinque postu-lanti e 42 aspiranti. Per una Congregazionecosì giovane, partita praticamente da zero,non è facile far fronte ai costi dei corsi, oltreche a quelli per il sostentamento e per glispostamenti. In parole povere, non sono ingrado di sostenerli. Non vogliono però respingere i giovani chehanno una sicura vocazione né accettare diridurre la loro formazione, perché è il Van-gelo nella sua interezza che dev’essere por-tato alle genti. Chiedono, quindi, un aiutoper la formazione (CHF 7‘900). Glielo

San Paolo – Un esempio per i giorni nostri

Il sorriso di Gesù

Lezioni di informatica: oggi le prende-rebbe anche San Paolo.

Nuovi apostoli per la Chiesa: i Fratelli di SanPaolo nel loro centro di formazione a Myetto.

abbiamo promesso «perché l’operaio èdegno della sua ricompensa» (Lc 10,7). Eprovvedere alla ricompensa divina è pro-prio fra i nostri compiti… •

Il vostro dono sosterrà questo progetto o un altro identico, e darà continuità al nostro lavoro nell’ambito della pastorale.

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Aleppo

Preghiera + Studio = Pace

Il latte è necessario per la crescita dei bambini, ma è caro.

Questo è il nostro latte: grazie di cuorea tutti quelli che ci aiutano!

In principio erat Verbum (In principioera il Verbo). All’origine di tutte le cosec’è la Ragione creatrice di Dio», af-ferma Papa emerito Benedetto XVI.Fede e Ragione si condizionano reci-procamente, «senza la Ragione la Fededecade; senza la Fede vi è il pericoloche la Ragione venga meno».

Quello di usare la Ragione per poter crederemeglio, per i cristiani si potrebbe definire uncomandamento. E per quelli che vivono inPaesi islamici, in particolare in Siria, è ancheuna necessità per sopravvivere. Solo i giovani

cristiani ben preparati hanno una possibilitàper affermarsi sul mercato del lavoro. Solo sestudenti universitari, viene risparmiata lorola chiamata alle armi. Vivendo in un contestoislamico, solo se ben preparati i cristiani pos-sono rispondere a tono a chi li circonda. L’istruzione è la chiave per una pacifica coe-sistenza di credo religiosi diversi. Per questo,i cristiani del Vicino Oriente hanno sempre va-lorizzato molto la buona istruzione dei lorofigli. Ed è per questo motivo che si preoccu-pano così tanto delle lezioni a scuola e all’uni-versità. Questo vale specialmente per icristiani che tornano ad Aleppo e per quelli

che non l’hanno mai lasciata. Ma chi può aiutarli a sostenere i costi dello studio? Sicuramente le 10 Chiese cristiane che, incolla bo razione con «Aiuto alla Chiesa cheSoffre», hanno predisposto un Piano per af-frontare la situazione: per otto mesi (checorrispondono a un Anno accademico) 7‘340studenti riceveranno CHF 20 al mese, desti-nati a coprire costi di spostamento, vitto emateriale didattico.

Non si tratta solo di un’attività sociale. Oltreall’assistenza allo studio, il Piano prevedeanche un accompagnamento spirituale: pre-ghiera + studio è l’equazione per gli studentidi Aleppo. È anche un’equazione per la pacenella loro terra. Chi vuole sostenere per unanno uno studente di Aleppo? •

Studio: Boutros studia medicina nella suacamera nella Residenza universitaria.

Preghiera: nella cappella della Resi-denza Universitaria “Gesù Operaio”.

Erogazione del contributo allo studio: tuttoviene registrato con la massima precisione.

In Siria solo poche famiglie possono permet-tersi l’acquisto di questo alimento di base edè per questo che, da tre anni, sosteniamo laCampagna “Una goccia di latte” in favoredelle famiglie cristiane di Aleppo. Predispostoun elenco di tutti i bambini al di sotto degli 11anni, è stato allestito un Centro per la distribu-zione del latte in un quartiere sicuro, affinchésia garantito costante approvvigio namentodi ottimo latte in polvere. Ogni mese 3‘000

In questa goccia vi è speranza

bambini ricevono una razione e i 250 di essiche hanno meno di un anno, ricevono lattespeciale, adatto alle loro esigenze. Tutte leChiese cristiane di Aleppo partecipano a que-sta Campagna: la “goccia di latte” unisce le fa-miglie superando le barriere confessionali, dàforza ai bambini e dona speranza in una vitapiù tranquilla. Questa Campagna ha un costomensile di CHF 22‘600 e abbiamo promessoil vostro sostegno per l’intero anno. •

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Africa Orientale

«Chi non osa in nome di Dio non realizzerà mai nulla di grande per Lui»: SanLuigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) ha osato molto e, seguendo ilsuo esempio, i padri monfortani realizzano tuttora grandi cose.

Non sono miracoli, eppure non c’è niente dipiù grande! Attraverso le loro opere e il loropensiero danno testimonianza di una vitaconsacrata per amore di carità. I monfortanidi San Gabriele si dedicano, in particolare,all’educazione di bambini e ragazzi. «L’edu-cazione scolastica è il nostro carisma»,

afferma fra’ Mathai Moolakara che dirige laCasa di Daressalaam, in Tanzania. Questipadri aprono scuole, organizzano ritiri spi-rituali, insegnano. Il catechismo è il loro ri-ferimento. Svolgono i loro compiti conperseveranza e preghiera. E questo lascia ilsegno. Quando iniziarono nel 2009, i novizierano tre; adesso sono 23 e provengono dasette diversi Paesi. In tutto il mondo questaCongregazione di diritto pontificio conta1‘300 appartenenti con Case in 33 Paesi.Come Luigi Maria Grignion de Montfort pre-gano ogni giorno il Rosario. San GiovanniPaolo II indicò in lui il proprio «riferimentoper la vita, che mi ha dato luce in tutti i mo-menti più importanti della mia vita». Daquesto santo riprese Totus Tuus, il motto ri-portato sul suo stemma pontificio. San Luigi Maria definì la sua Congregazioneuna «famiglia della Provvidenza», Provvi-denza che è propria anche dei fratelli di Daressalaam. Essi lavorano nei campi, raccol-gono e condividono quello che hanno con ipoveri e con le famiglie, pregano con i ragazzie visitano gli anziani e malati nei villaggi. Ren-dono testimonianza della misericordia di Dio.

«Solo Dio» è stato il motto del santomissionario Luigi Maria Grignion deMontfort.

Famiglia della Provvidenza

A lungo sono riusciti a vivere del proprio la-voro, ma mentre ora il loro numero è aumen-tato, la resa dei campi è diminuita e le spesesono troppo alte. Vogliono insegnare ad altremigliaia di ragazzi, e per questo hanno biso-gno di nuovi confratelli per la missione cheperò devono essere preparati prima di poteriniziare. Per la formazione dei novizi ci chie-dono un aiuto di CHF 5‘200. Puntano anchequi sulla Divina Provvidenza, sull’interventodella Madre di Dio. Ma non stanno certo conle mani in mano. Hanno intenzione di au-mentare il terreno per la coltura di banane,mais, verdure, così come vogliono ampliareil pollaio, trasformandolo in un piccolo alle-vamento con conigli, 10 mucche e 20 maiali.Sperano di poter vivere delle entrate dell’al-levamento, ma accadrà fra uno/due anni. Vo-gliono osare, per Dio e la missione. Noi lipossiamo aiutare, con la preghiera e con ciòche abbiamo. •

La preghiera è l’inizio di ogni azione: i padri monfortani in cappella.

L’istruzione è il loro carisma: i novizi deipadri monfortani a lezione.

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Di nuovo inpiedi: per lapiccola Mirjamesercizi per riprendere acamminare.

Vivere, nonostantetutto: suor Bachara,comboniana, accudi-sce un neonato.

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Profughi siriani

Sopravvivere in Giordania

L’atrio dell’ospedale come rifugio: unafamiglia in attesa del medico.

Non sa dove altro andare: una mammacon i suoi due bambini malati.

«La pace in Siria è possibile», sostiene Papa Francesco. Ma, prima, le personedevono sopravvivere e per questo il Pontefice ci esorta instancabilmente adaiutare quanti patiscono la fame e la sete, sono nudi, malati, forestieri o fug-giti da guerra e violenza.

Molti profughi malati provenienti dalla Siriasopravvivono grazie alle suore Combonianenell’ospedale di Karak, a pochi chilometridalla frontiera tra Siria e Giordania. Qui tro-vano un primo aiuto e un rifugio. «Ci pren-diamo principalmente cura delle donne ingravidanza e delle giovani mamme conbambini piccoli», ci dice suor Adele. I bam-bini sono il futuro, anche per la Siria. Senzadi loro anche la pace non ha futuro. E spessoi profughi, dopo un primo aiuto, sono riu-sciti ad andare avanti da soli, lasciando ilposto ad altre persone sofferenti. La mag-gior parte di essi vuole tornare in patria.

Ma negli otto anni di guerra civile, il loro nu-mero è aumentato tanto che lo Stato gior-dano non riesce più a far fronte ai costidell’ospedale e tanto meno riescono a farlole suore. Si è anche rotta, e non si può ripa-rare, l’apparecchiatura radiologica, senza laquale è difficile fare diagnosi. Anche il vec-chio sistema elettrico di areazione continuaa collassare e la sala operatoria è utilizza-bile ormai solo in parte. Si vive lavorando

alla giornata e nessuno sa quanto ancoradurerà.

Molti profughi non sanno dove andarequando si ammalano. Non sono neanche ingrado di pagare le medicine di cui hanno bi-sogno. Nei primi anni della guerra civile,l’ospedale poteva ancora contare sull’aiutodi altre organizzazioni internazionali, macon il tempo i loro contributi sono diminuiti

sempre più. Ma le suore non vogliono man-dare via le future mamme e i bambini ma-lati, per non parlare delle emergenze.Sanno che per la maggior parte dei profu-ghi recarsi ad Amman, distante 150 km, ètroppo lontano e troppo caro. Per potercontinuare ad aiutare ci chiedono aiuto,perché in questi profughi riconoscono ilvolto sofferente del Cristo. E anche noi au-spichiamo che si possa continuare a dire diloro: «Ogni volta che avete fatto queste cosea uno solo di questi miei fratelli più piccoli,l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Per le curemediche dei profughi siriani abbiamo pro-messo CHF 56‘500. •

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Sofferenza, amore e gratitudine – Le Vostre lettere

Dopo 32 anni di servizio comevescovo prima e poi come arcivescovo di Huambo, in Angola, monsignor José deQueirós Alves va ora in pen-sione. In una lettera ringraziaVoi benefattori, anche a nomedei fedeli, per l’aiuto che gliavete donato in tutti questianni: «Ogni qualvolta ci siamorivolti a Voi in cerca di soste-gno eravate qua, fraterni emissionari. Il Vostro sostegnoera come un segno che Dio ci accompagna. I Vostri impulsi ci hanno fattocrescere nella fede». L’arcivescovo emerito Vi ringrazia «non solo per la Vo-stra generosità, ma anche per il Vostro spirito missionario», con il quale loavete sostenuto e chiede al «Signore Risorto che continui a sostenere e il-luminare i cuori dei benefattori». Per questo pregherà per Voi «ogni giornonella Santa Messa».

Thomas Heine-Geldern, Presidente esecutivo

Cari amici ,un imprenditore cristiano una volta midisse che è nostro compito ridurre nelquotidiano «la somma delle distanzeda Gesù Cristo». Se è così, allora il digiuno è una delle possibilità che abbiamo per raggiungere questoobiettivo. Non voglio però diffondereconcetti legati al benessere fisico,quanto piuttosto l’idea cristiana dellarinuncia volontaria a qualcosa. Sonosempre molto colpito quando sentoche singoli fedeli, ma anche ordini re-ligiosi, rinunciano consapevolmente aipiaceri della vita per far avere unaiuto ai nostri fratelli e sorelle che sof-frono. Sono convinto che i doni desti-nati alla Chiesa perseguitata esofferente, derivanti dalla rinuncia alconsumo per amore del Vangelo, ab-biano particolare forza perché na-scono dallo spirito della sequela diCristo. Forse la spiritualità della Qua-resima ci può far capire il profondo si-gnificato del digiuno come forma dipreghiera che rende possibile la condi-visione.

Le tantissime richieste di aiuto che ri-ceviamo ogni giorno mi spingono acondividere queste idee. So che possocontinuare a confidare nella Vostragenerosità.

Con profonda gratitudine,

Salvadanaio dell’amore Ogni mese raccolgo le monete mettendolein un salvadanaio così da poter inviare a di-cembre un’offerta più consistente conquanto raccolto nel corso dell’anno. Sonouna donna semplice e non posso contri-buire con molto. Questo è il mio sacrificio afavore dei fratelli e delle sorelle bisognosi.

- Una benefattrice dal Brasile -

Un saluto da un’amica di lunga data Come amica di lunga data della Vostra me-ravigliosa Opera, Vi ringrazio per quanto fateper i nostri fratelli perseguitati e oppressi. Hoanche avuto modo di apprezzare la genti-lezza dei Vostri collaboratori che deriva vera-mente dal Vangelo e che segue la stradaindicata da Padre Werenfried! Da alcuni annidivulgo le Vostre iniziative e ho raccolto lasomma di 80 euro. È naturalmente solo unagoccia nel mare dei bisogni, ma è una gocciache può a poco a poco diventare un fiume.

- Una benefattrice dalla Francia -

Comunione con Dio Vorremmo ringraziarVi per la Vostra com-movente lettera ne “L’Eco dell’Amore” N. 6di agosto: ricordandoci la grande soffe-renza della Chiesa nei Paesi della Bibbia,testimoniate come il ritorno alla comu-nione con Dio e l’educazione alla pacenella famiglia rendono possibile che laBuona Novella raggiunga tutte le famiglienel mondo!

- Una coppia di sposi dal Belgio -

La testimonianza dei benefattori La vostra rivista “L’Eco dell’Amore” mipiace tanto! Oltre che per i suoi contenuti,spesso mi commuovo leggendo la testimo-nianza di altri benefattori. Sono pensionatipoveri pronti a donare l’“obolo della ve-dova”. È un esempio di rettitudine, sono si-curo che il Signore è contento di questidoni!

- Un benefattore dall’Australia -

Fraterno e missionario

Redazione: Jürgen LiminskiACN International, D-61452 Königstein Colofone: Editore: Kirche in Not (ACN), Cysatstrasse 6, CH-6004 Lucerna • Printed in Switzerland • ISSN 0252-2519 • De licentia competentis auctoritatis ecclesiasticae • Circolare • esce otto volte l’anno • quota assocciativa CHF 10.--.

Per favore, dopo aver letto l’ECO DELL’AMORE, pas-satelo ad amici, ai vicini e al parroco. Potete utilizzare l’ECO nel bollettino parrocchiale.

Ufficio nazionale: Cysatstrasse 66004 LucernaT 041 410 46 70

Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)

Antenna per la Svizzera francese e italiana:

Bd de Pérolles 381700 Friburgo

T 026 422 31 [email protected]

Conto postale: 60-29700-0IBAN: CH25 0900 0000 6002 9700 0