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IO PRETENDO DIGNITÀ DIRITTI UMANI=MENO POVERTÀ © Maude Dorr India, 2004: gli abitanti di Bhopal festeggiano la notizia che la Corte suprema ha ordinato risarcimenti per alcune vittime del disastro ambientale del 1984.

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Briefing sulla campagna "Io pretendo dignità"

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IO PRETENDO DIGNITÀ

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India, 2004: gli abitanti di Bhopalfesteggiano la notizia che la Cortesuprema ha ordinato risarcimentiper alcune vittime del disastroambientale del 1984.

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Amnesty International Maggio 2009DIRITTI UMANI = MENO POVERTÀ

Non c’è bisogno che Amnesty Internationalti fornisca i dati sulla povertà mondiale;probabilmente ne conosci già molti. Non c’èbisogno che Amnesty International prepariun altro piano per porre fine alla povertà; cene sono già molti e ci sono molti dibattiti suquale sia più meritevole di sostegno.

Ma se vuoi cambiare il fatto che almeno 963milioni di persone ogni sera vanno a dormireaffamate, che un miliardo di persone vivonoin insediamenti abitativi precari, che ogniminuto una donna muore per complicazionilegate alla gravidanza, che 1,3 miliardi dipersone non hanno accesso all’assistenzasanitaria di base, che 2,5 miliardi di personenon hanno servizi igienici adeguati e che20.000 bambini al giorno muoiono perquesto, allora devi ascoltarci.

Qualunque piano si porti avanti, qualunqueprogetto venga ritenuto prioritario,qualunque pacchetto di aiuti si concordi,non ci sarà soluzione duratura al problemadella povertà se i diritti umani non sarannoposti al centro della questione. Proteggerei diritti di chi vive in povertà non è solo

un’opzione: è un elemento essenziale diqualunque soluzione.

Le persone che vivono in povertà nonsoffrono soltanto per la mancanza di mezzi,ma vivono in trappola: escluse, senzapossibilità di parola e minacciate da violenzae insicurezza. I diritti umani sono la chiaveper farle uscire da quella trappola. Il rispettodei diritti umani esige l’inclusione, esige chele persone abbiano voce in capitolo ed esigeche chi sta al potere faccia in modo che lepersone possano vivere libere dalla paura edal bisogno. Il pieno rispetto dei diritti umaniimpone di riconoscere che tutti hanno ildiritto di vivere con dignità e che tutti hannoil diritto a cibo, acqua, assistenza medica dibase, istruzione e alloggio. Per le persone inpovertà, queste richieste, codificate in unimpressionante corpo di norme giuridicheinternazionali e standard universali, sono unostrumento per trasformare gli equilibri dipotere che le costringono a rimanere povere.

Forse puoi pensare di avere già sentitoquesto argomento: la necessità di mettere idiritti umani al centro dello sviluppo. Ma

sebbene siano in molti a riconoscere ilcollegamento, sono troppo pochi quelli cheagiscono come se i diritti fossero davveroimportanti. Per molti governi e attoriinternazionali, “diritti umani” sono soltantodue parole scritte su un pezzo di carta.Perciò, i progetti intrapresi in nome dellosviluppo possono peggiorare la situazione deipoveri. La crescita economica, per quantoimportante, è perseguita come se fossel’unico mezzo in grado di fornire unasoluzione e la si ritiene riuscita perfinoquando le disuguaglianze si fanno più forti ele vite dei più marginalizzati non migliorano.

Gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Osm),il piano mondiale contro la povertà, nonaffrontano che pochi degli abusi chespingono le persone verso la povertà e lì lemantengono. Ad esempio, non chiedono aigoverni di rendere noto l’impatto dellapovertà sui differenti gruppi sociali, anche sele minoranze etniche e religiose, lepopolazioni indigene, le donne e le ragazzerientrano in modo sproporzionato nel noverodei poveri del mondo. Nemmeno esigono daigoverni che pongano fine alle molte violazioni

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dei diritti umani che mantengono le personein povertà e che ostruiscono il camminoverso i traguardi degli Osm, né tanto menoesiste un meccanismo per obbligare i governia rispettare gli impegni che hanno assunto.

Troppo spesso i governi scelgono con cura idiritti da tutelare e da promuovere. Alcunichiedono la democrazia e il diritto diproprietà, insistendo che porterannoprosperità. Altri vogliono sopprimere lelibertà, argomentando che la “stabilità” èessenziale per la crescita economica,cruciale per gli investimenti nella sanità enell’istruzione.

Amnesty International ha trascorso quasi 50anni svolgendo ricerche e campagne suidiritti umani. Per la maggior parte di questoperiodo, si è concentrata sui diritti civili epolitici, contro la repressione, la tortura, leuccisioni. Più recentemente ha lanciatocampagne per la realizzazione di tutti i dirittiumani. La nostra esperienza ci ha insegnatoche i diritti sono veramente indivisibili. Chivive nella paura e nell’insicurezza ha piùprobabilità di ritrovarsi in situazione dibisogno, ma chi vive nel bisogno ha piùprobabilità di dover fronteggiare altreviolazioni dei diritti umani che ingeneranopaura e insicurezza. Noi sappiamo che leviolazioni dei diritti umani provocano eperpetuano la povertà. E che la povertàriconduce direttamente alle stesse violazioni.

Che tutti gli esseri umani nascano liberi edeguali in dignità e diritti è il vero fondamentodell’infrastruttura dei diritti umani. E soltantol’infrastruttura complessiva è il presuppostoperché ognuno possa godere delle stessepossibilità, dello stesso basilare livello di vita,

sicurezza, risorse, di libertà dalla paura e deldiritto di partecipazione. Pretendi questi dirittiper tutti.

LA VITA VISSUTA DA CHI VIVEIN POVERTÀQuando coloro che vivono in povertàdescrivono le proprie esperienze, nonparlano soltanto di privazioni, sebbene essesiano, ovviamente, la chiave del problema.Non si soffermano a considerare sesopravvivono con un dollaro o con un dollaroe mezzo al giorno. Invece, raccontano di nonsapere se i loro figli potranno andare a scuolae se quella scuola, insieme alle loro case,non verrà spianata dai bulldozer il mattinoseguente. Raccontano di vivere nel timore diviolenze, di essere trattati come criminali, diessere esclusi non soltanto dalla societàpercepita come “normale” ma anche dalledecisioni assunte in loro nome, di non esseremai ascoltati. Raccontano di arresti arbitrari,della perdita dei loro pochi mezzi disostentamento per il capriccio di un’aziendainternazionale determinata a estrarre risorseproprio sotto i loro piedi, dell’emarginazione,dell’impossibilità di ricorrere alla giustizia.

Descrivere la povertà in termine di livelli direddito o di consumo significa dare perscontato che per “risolvere” la povertà bastiaumentare quei livelli. Eppure chi vive inpovertà spiega molto chiaramente che la suavita quotidiana è il risultato dell’interazione diquattro elementi: privazione, insicurezza,esclusione e una sensazione di mancanza diparola, di non essere in grado di farsiascoltare da chi detiene il potere.

INSICUREZZA

Se vivi in povertà, sei costretto a subireminacce quotidiane alla tua sicurezzapersonale e a quella della tua famiglia. Èprobabile che la tua casa, le cose chepossiedi, i tuoi mezzi di sostentamento sianoprecari e non tutelati dalla legge. È probabileche ti sia impossibile accedere a qualunque

forma di assistenza sociale che possagarantirti una protezione anche minima se tiammali, se il raccolto è scarso, se perdi illavoro. Le persone povere raramente hannoun impiego sicuro e a tempo indeterminato,né forza contrattuale all’interno del rapportodi lavoro. Non hanno modo di ricorrere allagiustizia quando subiscono gli abusi di chiha potere su di loro: è ciò che capita ainquilini alla mercé dei padroni di casa,abitanti di villaggio sgomberati dai progetti disviluppo, donne a rischio nella comunità enella propria famiglia.

Le persone in povertà sono anche colpitedai conflitti in modo sproporzionato; quandosopravvivono agli scontri, la già fragileesistenza delle famiglie diventa ancora piùincerta se perdono chi le mantiene o chi lecura o se i bambini vengono rapiti daigruppi armati. I poveri sono tropposproporzionatamente esposti alla violenzacriminale – e le donne povere a ogni generedi violenza – e viene loro negata la protezionedella legge e della polizia che invece ègarantita a chi è ricco e influente. Questaviolenza è una vera minaccia per chi cerca dimigliorare il proprio destino con il lavoro,l’istruzione e l’organizzazione della comunità.

ESCLUSIONE

Le persone in povertà dicono di sentirsitagliate fuori proprio da quelle istituzionicreate per fornire i servizi pubblici di cuihanno così disperatamente bisogno.Tribunali, polizia, servizi sociali, consiglicomunali, servizi pubblici, consigli scolasticiapparentemente istituiti per prendersi curaallo stesso modo di tutti i cittadini, troppospesso trattano i poveri con disprezzo oindifferenza. E se sei una donna povera, lafamiglia e la società ti costringono a esseredoppiamente esclusa dai processi decisionalie dal potere.

L’esclusione, solitamente causata dalladiscriminazione, diretta o indiretta, è la lente

Una levatrice al lavoro nel villaggio di Khankira, nello

stato di Orissa, India. Molte donne di Orissa non hanno

accesso a cure prenatali professionali.

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attraverso cui mettere a fuoco la povertàanche nei paesi più ricchi. Il livello di vitadelle comunità afroamericane dei quartiericentrali delle città statunitensi, per esempio,o delle comunità rom in tutta Europa, è benal di sotto di quello della maggioranza dellapopolazione. In alcuni casi, le autoritàpubbliche adottano consapevolmentepolitiche per tenere i bambini rom in scuolescadenti, se non del tutto fuori dalla scuola;in altri, rimangono indifferenti alle praticheche permettono un trattamento diseguale daparte di polizia e tribunali. La diversapercentuale di mortalità materna tra lecomunità ricche e quelle povere (vedi oltre)è uno degli esempi più estremi di questadiscriminazione e del suo collegamento conl’esclusione.

Nel giugno 2008, la Commissione per ilrafforzamento della capacità giuridica deipoveri ha rivelato che quattro miliardi dipersone (la maggioranza della popolazionemondiale) sono escluse dalla potestà dellalegge. Fino al 71 per cento dei bambini chevivono nei paesi meno sviluppati del mondonon hanno prova certificata della loro nascita,per non parlare della loro esistenza in vita,sino al compimento del quinto anno di età.Ciò non permette loro di ottenere assistenzasanitaria e istruzione e impedisce loro dipartecipare pienamente alla vita della societàcome attori politici, economici e sociali.

VOCI IGNORATE

L’esclusione è strettamente legata a un’altracondizione della povertà: essere ignorati dachi detiene il potere. Le persone in povertàpercepiscono che le loro opinioni non sonoconsiderate. I loro sforzi per organizzarsivengono repressi, le informazioni pertinentialle loro comunità vengono nascoste, i

processi consultivi sono manipolati o resi vani.

Che le persone in povertà sianodeliberatamente ridotte al silenzio o resemute dall’indifferenza, l’effetto è identico: unaopprimente sensazione di mancanza diparola. Non è una mera coincidenza il fattoche i paesi più poveri siano anche tra i piùrepressivi al mondo. Eppure, anche in paesiformalmente rispettosi dei principidemocratici, chi vive in povertà segnalasistematicamente le difficoltà che deveaffrontare per farsi ascoltare.

DA DOVE COMINCIAREAlmeno per i prossimi sei anni AmnestyInternational promuoverà il più grande lavorodi ricerca, campagna e attività diempowerment della sua storia. Contando suun’esperienza cinquantennale di indaginirigorose e imparziali sulle violazioni dei dirittiumani e sulle riuscite attività di pressione sugoverni e Nazioni Unite per migliorare le leggiinterne e internazionali e pretendere ilriconoscimento delle responsabilità quandovengono violate, Amnesty International agirà

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IL CASO: ZIMBABWENegli ultimi mesi del 2008, l’epidemia dicolera che ha imperversato in Zimbabwe,provocata dall’obsoleto sistema igienico edall’incapacità del governo di provvedere aun’adeguata fornitura di acqua potabile, haportato clamorosamente alla luce il caoticostato dell’assistenza sanitaria del paese. Adicembre il sistema sanitario, già paralizzatodalle carenze, dalle strutture in rovina, dalmalfunzionamento delle attrezzature e dallafuga di cervelli, non ha più retto. I principaliospedali del paese funzionavano a malapenae alcuni reparti erano già stati chiusi. Moltiospedali provinciali e cliniche municipalierano chiusi od operavano al minimo livello.

Negli ospedali pubblici della capitale Harareogni mese partoriscono circa 3000 donne efino al 10 per cento di esse necessitano di unparto cesareo salvavita. Eppure, due ospedaliginecologici statali dell’area metropolitana diHarare erano chiusi, in altri erano statiinterrotti i servizi per le partorienti. Alle donnemeno benestanti è stato negato il partocesareo, mentre quelle ricche si sonoricoverate in cliniche private, pagandol’assistenza in dollari. Amnesty Internationalha appreso che poliziotti in equipaggiamentoantisommossa hanno impedito a un gruppodi operatori sanitari di consegnare unapetizione al ministro della Salute e delbenessere infantile. Gli operatori sanitarichiedevano al governo di agire con urgenzaper ristabilire un’assistenza sanitariaaccessibile e alla portata di tutti. Invece,sono stati costretti a svolgere la loro protestaall’interno dell’ospedale di Parirenyatwa.Dopo quattro ore, la polizia ha fatto irruzionenell’ospedale e li ha dispersi con la forza,aggredendo anche alcuni di essi.

Vivere in privazione e insicurezza, senzaaccesso ai servizi di base, traditi dal propriogoverno, morendo per malattie che possonoessere curate, esclusi dalle decisionipolitiche, ignorati o, peggio ancora, a rischiodi subire violenza quando si cerca di farsisentire: questa è la povertà.

Rio de Janeiro, Brasile, ottobre 2005: una donna con un

bimbo in braccio passa davanti a un poliziotto brasiliano

di pattuglia nel corso di un’operazione di polizia a

Rocinha, una delle più grandi favelas del paese.

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per spostare l’equilibrio di potere verso ipoveri e per fornire loro gli spazi perraccontare le proprie storie e impegnarsi neiprocessi che determinano il loro futuro. Ilnostro compito è mostrare che la povertà è lapeggiore situazione di crisi dei diritti umani almondo.

Inizialmente, lavoreremo su poche areefondamentali e su violazioni dei diritti umanisulle quali Amnesty International ha acquisitoesperienza, su cui crediamo che i nostrisforzi possano essere d’aiuto e possanomostrare in maniera particolarmente nettal’interazione tra privazione, insicurezza,esclusione e mancanza di diritto alla parola.Il nostro obiettivo complessivo è porretermine alle violazioni dei diritti umani chemantengono le persone in povertà.

MORTALITÀ MATERNA

Ogni anno più di mezzo milione di donnemuoiono per complicanze legate allagravidanza e quasi tutte potrebbero esseresalvate da un opportuno intervento medicoal momento giusto. Le tariffe sanitarie,

comprese quelle sulle cure ostetricheessenziali e sui contraccettivi, spessoimpediscono alle donne povere di ottenerel’assistenza di cui necessitano. Per chi vivein povertà o in aree remote è difficileraggiungere le strutture sanitarie: i costi ditrasporto possono essere proibitivi, le stradeimpraticabili.

La schiacciante maggioranza (più del 95 percento) di donne e ragazze che muoionodurante il parto sono povere e vivono neipaesi meno sviluppati. Ma anche nei paesiricchi vi sono migliaia di donne che muoiononel dare alla luce un figlio. Un numerosproporzionato di queste proviene dacomunità marginalizzate o povere. Negli StatiUniti d’America il tasso di mortalità maternatra le donne afroamericane è tre voltesuperiore a quello delle donne bianche. Inquesto paese più di 46 milioni di persone nonhanno l’assicurazione sanitaria ed è prassicomune che rinviino le cure mediche, o virinuncino del tutto, a causa del loro costo.

Le donne hanno diritto alla vita, ma muoionoin gran numero a causa di povertà, ingiustizia

e mancanza di potere nelle loro relazioni dicoppia, nelle famiglie e nelle comunità.Esposte alla discriminazione da parte delleistituzioni, la vedono replicarsi anche a livellodomestico. Le famiglie possono costringeredonne e ragazze a matrimoni precoci o forzatiper essere poi, una volta sposate, trattatecome serve, vedersi negato cibo sufficiente,essere imprigionate in casa, private di denaro.Le donne hanno diritto ai più alti standardsanitari possibili, ma devono affrontareostacoli economici, culturali e sociali peravere cure mediche. Le donne hanno il dirittodi stabilire se e quando avere un figlio, maspesso sono loro negate la contraccezione ole informazioni su come controllare la fertilità.Oltre a ciò, molte donne e ragazze si vedononegare il controllo del proprio corpo.

Quando una donna muore di parto, la suafamiglia si impoverisce ulteriormente:vengono a mancare il sostentamento, illavoro non pagato all’interno del nucleofamiliare, la cura e l’educazione dei figli.

INSEDIAMENTI ABITATIVI PRECARI

Nel mondo, più di 200.000 comunitàpossono essere definite insediamenti abitativiprecari (Iap). Chiamate con molti nomi(bidonville, ghetti, baraccopoli, tendopoli,campi, favelas, banlieue, insediamentiinformali, quartieri popolari o semplicementeslum), sono la casa di più di un miliardo dipersone in tutti i continenti. Questiinsediamenti hanno caratteristiche comuni:alloggi, servizi igienici e fognari inadeguati,fornitura di acqua ed elettricità scarsa oinesistente, sovraffollamento e alti livelli diviolenza. Molti sono classificati come “illegali”o “irregolari”. In ognuno di essi, i residentihanno diritti di occupazione molto precari evivono nel rischio costante di esseresgomberati con la forza, senza la possibilità dilottare per un risarcimento.

La popolazione mondiale degli Iap stacrescendo a un ritmo allarmante. Alcune

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previsioni indicano che nel 2030 viabiteranno due miliardi di persone. A causadella mancanza di altre sistemazioni abitativeaccessibili, chi emigra in città da aree ruraliprive di servizi non trova alternative.

Le persone che vivono negli Iap sono esposteall’ovvia privazione di risorse e beni materiali,ma sono anche costrette a convivere con unalto livello di insicurezza dovuto alla costanteminaccia di violenze ad opera della polizia edi bande criminali e al rischio di esseresgomberate a forza con poco o nessunpreavviso. Sono escluse da servizi basilariquali acqua potabile, servizi igienici, sanità eistruzione. L’accesso alla giustizia ècostantemente negato a causa delladiscriminazione e della criminalizzazionedella povertà. Nei processi e nelle decisioniche influiscono sulle loro vite, la voce dellepersone che vivono negli Iap è regolarmenteignorata. Non vengono consultate, néautorizzate a prendere parte ai processidecisionali sul risanamento dei loro quartierio sulla fornitura di un alloggio alternativodopo gli sgomberi forzati.

Lungi dall’essere una questione ristretta aisoli paesi in via di sviluppo, esistono analoghiproblemi di privazione ed esclusioneall’interno e intorno alle città dell’Europa, neiquartieri poveri delle città statunitensi o nelleriserve per le popolazioni indigene di Canadae Australia.

Negli Iap le donne sono particolarmentevulnerabili. In Brasile, incontrano difficoltàquando vogliono denunciare alla poliziaviolenze domestiche o di altra natura. In areein cui non ci sono servizi igienici, sonocostrette ad avventurarsi in zone remote o adattendere l’oscurità per poter fare i propribisogni, moltiplicando così il rischio diaggressioni e molestie sessuali.

RESPONSABILITÀ DELLE IMPRESE

Le grandi imprese hanno un impatto enormesui diritti delle singole persone e dellecomunità.

Questo impatto può essere positivo, adesempio con la creazione di nuovi posti dilavoro e l’aumento delle entrate statali chepossono essere impiegate per finanziareservizi di base e altre iniziative. Eppure troppospesso i diritti umani vengono violati quandole grandi aziende sfruttano i sistemi normativicorrotti, deboli o assenti dei paesi e quandochi ne fa le spese non ha modo di costringeretali aziende a renderne conto.

Soprattutto nel campo dell’industria estrattiva,spesso vengono avviati progetti senzaun’adeguata valutazione del loro potenzialeimpatto sui diritti umani, incluso quelloambientale e sociale. Molte volte le comunitàvengono allontanate con la forza dalle loroterre. Ma anche nei casi in cui ciò nonaccade, i loro tradizionali mezzi di sussistenzae le loro stesse vite possono essere distrutti ominacciati quando la terra e l’acqua vengonocontaminate e inquinate. I conflitti e leviolenze possono intensificarsi quando leaziende cercano di proteggere i propri beni.Nei casi peggiori, le grandi imprese e i governiagiscono in collusione per sopprimere leproteste pacifiche e le richieste di giustizia,ricorrendo alla violenza e all’intimidazione ovietando ufficialmente il dibattito su taliquestioni, per evitare ogni pubblicità negativa.Insicurezza e privazione si combinanoquando alle comunità interessate vienesistematicamente negato ogni accesso alleinformazioni sull’impatto delle operazioni delleaziende e, di conseguenza, vengono esclusedal prendere parte a decisioni che influisconosulle loro vite. Insicurezza e privazione sicombinano quando è negato l’accesso allagiustizia e quando i governi evitano di inserireclausole a tutela dei diritti umani negli accordicommerciali fin dall’inizio, oppure si rifiutanodi chiamare le aziende a rispondere delleproprie azioni nonostante sia stato previstodagli accordi.

Le persone che vivono in povertà nei paesiin via di sviluppo spesso sopportano il pesomaggiore di cattiva condotta e abusi daparte delle aziende mentre, senza dubbio,tali pratiche e abusi arricchiscono i loroazionisti. La debolezza delle normativeinterne, l’inefficace applicazione della legge, iprivilegi accordati alle aziende, la mancanzadi valida supervisione internazionale edextraterritoriale nonché di meccanismi per ilriconoscimento delle responsabilità, sonouna combinazione devastante nei paesi in viadi sviluppo. Le popolazioni indigene, inparticolare, sono tra i gruppi più vulnerabilialle violazioni dei diritti umani, i meno protettie quelli che meno probabilmente avrannoaccesso a risarcimenti efficaci.

Molti dei paesi più ricchi di risorse sono anchei più poveri al mondo, soprattutto quelli chefanno delle risorse naturali la principale fontedi reddito nazionale. La Banca mondiale ha

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Nigeria, 2008: gas in fiamme dopo una prospezione alla ricerca di petrolio nel Delta del Niger. L’industriapetrolifera presente in questa regione ha provocatol’ulteriore impoverimento di molte persone.

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classificato come “paesi poveri fortementeindebitati”, con i peggiori dati sullo sviluppoumano, 12 stati tra i 25 maggiori produttorimondiali di minerali e 6 stati tra i maggioriproduttori mondiali di petrolio.

È paradossale che la ricchezza di risorsenaturali conviva con i più alti livelli di povertà.Deve essere possibile, come molte impresedel settore estrattivo sostengono, che gliinvestimenti per l’estrazione delle risorsenaturali diano un contributo significativo allosviluppo sostenibile e all’alleviamento dellapovertà. Deve anche essere possibile che leattività estrattive procedano in modo darispettare i diritti umani.

COME SPEZZARE IL CIRCOLO VIZIOSOUn approccio allo sradicamento della povertàche si concentri esclusivamente sullacrescita economica è fragile e insostenibile.

L’attuale crisi economica mondiale hadimostrato quanto siano gracili i profitti basatisulla sola crescita economica. In tutto ilmondo le economie sono entrate o stannoper entrare in recessione. Le percentuali dicrescita di Cina, India e Brasile stannorallentando. I paesi più impoveriti, inparticolare in tutta l’Africa, hanno di fronte laprospettiva della diminuzione di investimenti,commerci e aiuti, con effetti devastanti suiloro abitanti. La riduzione della domanda diesportazioni verso i paesi sviluppati e ladiminuzione degli investimenti stranierisignificheranno una crescita minore per leeconomie incentrate sull’esportazione.

È verosimile che anche paesi che dipendonofortemente dalle rimesse dei lavoratori emigratisaranno ampiamente colpiti. Almeno altri 100milioni di persone sono piombate nella povertàa causa delle crisi alimentari, energetiche efinanziarie del 2008.

Non è possibile che le vite dei poveri sianoostaggio delle riprese e delle cadutedell’economia mondiale. La crescitaeconomica è una componente importantedella strategia per affrontare la povertà, manon può essere l’unica soluzione. I governidevono mettere le persone in povertà in

grado di pretendere i propri diritti umani, cosìche possano essere padrone, e non vittime,del proprio destino.

Amnesty International ha sempre difeso lospazio di azione delle persone. Quandochiediamo il rilascio di un prigionierod’opinione, il nostro centro di interesse è ildiritto a esprimersi liberamente. Adesso ci sideve rendere conto che questo spazio perparlare, pretendere e agire è un prerequisitoper assicurare che chi vive in povertà possaesigere i propri diritti.

Se i governi continueranno a rinchiudere ipoveri nelle loro baraccopoli, nelle lorocamere di tortura, nei loro bracci dellamorte, nei loro campi profughi, nella loropovertà, quando diranno che l’economiasta crescendo non gli daremo più retta.

Anche quando l’economia non cresce nonsolo è possibile, ma anche essenziale, agireper aiutare le persone in povertà a sfuggirealle trappole che le mantengono povere. Noisappiamo che le violazioni dei diritti umaniprovocano e perpetuano la povertà. E che lapovertà riconduce direttamente a taliviolazioni.

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IL CASO: TUNISIANella prima metà del 2008, la Gafsa PhosphateCompany, il principale datore di lavoro dellaregione di Gafsa (nella Tunisia sudorientale),annunciò i risultati di un concorso per assunzioni,scatenando un’ondata di proteste popolari. Alcunilavoratori che non avevano superato il concorsolamentarono che vi erano stati dei brogli; altri, tracui l’Unione generale dei lavoratori tunisini, siunirono alle proteste che si trasformarono in unamanifestazione di malcontento per l’alto tasso didisoccupazione e il crescente costo della vita.Quando le proteste, iniziate a Redevef, si diffuseroad altre città, le autorità ricorsero in modomassiccio alla polizia e ad altre forze di sicurezza.Centinaia di persone furono arrestate eincriminate e 38 di esse vennero accusate di averdiretto i disordini, di “creazione di un’associazione

per delinquere finalizzata alla distruzione dellaproprietà pubblica e privata” e di “rivolta armatae aggressione a pubblici ufficiali nell’esercizio deipropri doveri”. Nel dicembre 2008 la maggiorparte degli accusati furono condannati a periodidi detenzione dopo un processo iniquo.

Nel processo d’appello, celebrato nel febbraio2009, quasi tutte le sentenze sono state ridottema altre cinque persone, prosciolte in primogrado, sono state condannate a seguito delricorso presentato dalla pubblica accusa.

Amnesty International ritiene che i manifestanticondannati per l’esercizio pacifico dei loro dirittialla libertà d’espressione e riunione, sianoprigionieri di coscienza.

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Via Giovanni Battista De Rossi, 10 00161 Roma

Tel: (+39) 06 44901 Fax: (+39) 06 4490222

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C.F. 03031110582

DIRITTI UMANI = MENO POVERTÀ

Amnesty International è un’organizzazione non governativa fondata nel 1961, presente in oltre 150 paesi e ter-ritori con 2,2 milioni di soci e sostenitori (80.000 in Italia). Attraverso campagne globali e altre attività, AmnestyInternational si batte per un mondo in cui ogni persona goda di tutti i diritti umani sanciti dalla Dichiarazioneuniversale dei diritti umani e da altri standard internazionali sui diritti umani. Amnesty International è indipen-dente da governi, ideologie politiche, interessi economici o fedi religiose ed è finanziata essenzialmente daipropri soci e dalle donazioni del pubblico.

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Per proteggere i diritti delle persone che vivono negli insediamenti abitativi precari, per porre fine alle mortievitabili delle donne a seguito di complicanze di gravidanza e parto, per garantire che le imprese prestino ladovuta attenzione ai diritti di coloro che vivono in povertà, i leader del mondo devono passare dall’ammissioneche esiste un problema all’azione per risolverlo, attraverso progetti specifici con obiettivi specifici cheproducano un cambiamento. Il tutto, nella consapevolezza che le persone che vivono in povertà possonorealizzare i propri diritti, se poste nelle giuste condizioni.

Per ottenere un cambiamento profondo, occorre intervenire in tre aree che tradizionalmente hanno bloccatoprogressi e buone intenzioni. Un futuro senza povertà è un futuro nel quale:

È NECESSARIO AGIRE IMMEDIATAMENTE!

Responsabilità• gli attori nazionali e internazionali, comprese leistituzioni multilaterali e le aziende multinazionali, maanche gli stati e le singole persone, saranno chiamatia rispondere delle violazioni dei diritti umani che hannocommesso e che provocano e acuiscono la povertà;• nessuno stato potrà mettere a rischio i diritti dellepersone che vivono sotto la sua giurisdizione,attraverso la corruzione, l’indifferenza o la violazionedi tali diritti;• gli obblighi in materia di diritti umani sarannorispettati e attuati al di là dei confini nazionali;• i diritti economici, sociali e culturali saranno fattivalere a livello nazionale, regionale e internazionale;

Accesso ai diritti• leggi, politiche e prassi discriminatorie chepregiudicano l’eguale accesso ai servizi e airisarcimenti saranno contrastate con successo emodificate;• misure concrete verranno prese per superare imaggiori ostacoli che le persone che vivono in povertà

si trovano di fronte quando tentano di accedere allerisorse, ai servizi e alla giustizia;• i processi nazionali e internazionali di sradicamentodella povertà e di sviluppo, compresi gli Obiettivi disviluppo del millennio, saranno guidati da un’analisidei problemi e da una ricerca delle soluzioni basatesui diritti umani;

Partecipazione attiva• a livello internazionale, i processi e gli attori piùdirettamente impegnati nello sradicamento dellapovertà porranno in essere meccanismi diconsultazione e partecipazione che consentiranno unautentico coinvolgimento delle persone che vivono inpovertà;• a livello nazionale, lo spazio per i difensori dei dirittiumani e per gli attivisti sociali sarà protetto dalleistituzioni, che sosterranno anche i diritti alla libertà diespressione, di associazione e di protesta;• le persone che vivono in povertà saranno messe nellecondizioni adeguate per rendere la loro partecipazionerealmente efficace.