i.p.s.i.a. “g. ambrosoli” di codognoipsiambrosoli.iiscodogno.it/lavori_2008_2009/giornalinoipsia...

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cosa l’ha spinta ad intrapren- dere la carriera politica. Mi occupo di politica per passio- ne. Ho lavorato come consigliere comunale negli anni’80 e ho continuato fino al 2006. Subito dopo mi sono candidato come sindaco e ho vinto le elezio- ni. Questo è l’ultimo periodo della mia car- riera di sinda- co: ho già ses- santun anni e ho accumulato molti ricordi. Ha un’altra occupazione oltre a questa? Sì, sono il dirigente di un consor- zio di bonifica nel basso lodigia- no. Quale scuola ha frequentato? Mi sono diplomato in ragioneria e mi sono iscritto all’università, alla facoltà di sociologia. Ho dato molti esami, ma non l’ho conclu- sa. Quando era un ragazzo, la nostra “Noooooooo! Mi è scomparita la matita!” (Gaia) “Hai ucciso un albero….mi sento animalista!” (Alessia) “Pesa 3 km!” (Gaia) “Ci mette il gatto lo zampino al largo!” (Gaia) “ Ma tu lo sai l’alfabeto morso?” (Gaia) “Noi lavoriamo, non siamo a ciarlanare come voi…” (Giampaolo) “Alessandro viene a scuola due giorni su uno!” (Alessia) “Sento il telefono… ho le visioni!” (Sofia) L’altro giorno una mia amica mi ha fatto notare che noi del- l’Ambrosoli non eravamo gra- diti ad una festa organizzata dal liceo. Siamo alle solite, ho pensato, ancora una volta di- scriminati, lasciati in disparte. E’ inutile, la nostra viene inevi- tabilmente etichettata come una scuola di serie B. Eppure, noi che la frequentiamo siamo esattamente come gli altri, an- zi, modestia a parte, ci sentia- mo con una mar- cia in più. Perché a noi piace la nostra scuola, la viviamo con pas- sione ed entusia- smo, ci diverte e ci arricchisce, ci rende delle persone migliori. E’ troppo fa- cile giudicare dall’esterno, guardarci male solo perché ci sporchiamo le mani in officina o in laboratorio; per questo abbiamo colto l’opportunità del giornalino scolastico per pre- sentare a tutti il nostro istitu- to. Un’immagine a trecento- sessanta gradi, che metta in luce i lati positivi, ma anche quelli negativi, per aiutarci ad eliminarli. Pareri, riflessioni, esperienze che offrano, a chi non ne fa parte, una prospetti- va del microcosmo Ambrosoli. Dopo, forse, qualcuno cambie- rà idea su di noi. Autori: Andrea Face, Gian- marco Marazzi, Luca Milani, Andrea Lucchini. Una scuola come la nostra, lo sappiamo, ha un’immagine controversa: per quanto noi la amiamo e la vediamo come la scuola più bella del mondo, per molti è solo un covo di delin- quenti di cui non andare fieri. Chi meglio del sindaco della cit- tà che ci ospita per avere un parere? Il 3 marzo 2009 siamo andate dunque a fare un’intervista al primo cittadino di Codogno, il signor Emanuele Dossena, per- sona molto gentile e cordiale. Al contrario delle nostre aspet- tative, il signor sindaco apprez- za il nostro istituto e ripone ne- gli studenti molte speranze. Signor sindaco, ci racconti Volume 1, Numero 1 Sede redazione: I.P.S.I.A. “G. Ambrosoli” viale della resistenza, 11 Codogno (LO) Tel. 0377/34997 I.P.S.I.A. “G. AMBROSOLI” DI CODOGNO 7 in condotta ! Quest’anno l’inizio dell’anno sco- lastico ci ha portato una grossa novità: un nuovo preside. Impossibile non essere curiosi di quello che pensa di noi e della nostra scuola. L’abbiamo incontrato per fargli qualche domanda. Perché ha deciso di venire qui? Avrei potuto sce- gliere il liceo a Tre- viglio, ma ho prefe- rito venire qui per una scommessa che ho fatto con me SCUOLA DI SE- RIE B? No, SU- PERIORE Perché l’Ambrosoli è una scuola di cui sia- mo orgogliosi Sono un ragazzo di diciannove anni, vado ancora a scuola per- ché ho ripetuto un anno e ades- so sono in quinta superiore. Purtroppo non sono uno stu- dente modello, bè, a dir la veri- tà non mi sono mai impegnato seriamente. Adesso è maggio dell’ultimo anno, se dovessi far- cela finalmente andrò a lavora- re. Tutte le persone più grandi di me mi dicono sempre che il lavoro non è bello perché è stancante, e che devo godermi questi ultimi giorni di scuola perché sono come una vacan- za; io li ho sempre ascoltati, e so bene quanto sia duro lavora- re perché ho già avuto qualche esperienza. Ho lavorato in pa- netteria ed è to- sto svegliarsi la mattina presto per fare il pane, portarlo in giro con una biciclet- ta stracarica, magari anche con bottiglie d’- LA PAROLA AL DIRIGENTE Cosa ne pensa il nostro capo della scuola che governa IL DIARIO DI S. Viaggio tra i pensieri, le paure e i sogni di un aspirante maturando UN’IMPORTANTE RISORSA PER IL NOSTRO TERRITORIO Così il sindaco di Codogno ha definito l’IPSIA Ambrosoli Foto: la sede dell’IIS Codogno “Cromwell era salito sul trono…..sì, era un tronista!” (Gaia) “Ha ragione prof…….si opachisce!” (Gaia) “L’unico dio degli illuministi era Galileo” (Alessia) “Il plurale di foot è…..LOCKER!” (Giampaolo) “Avete mai mangiato la banana sprint?” (Alessia) “ Romolo e Remolo sono stati allevati da una lupa” (Giampaolo) Foto: il centro di Codogno Segue a pagina 4 Segue a pagina 5 Segue a pagina 2

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Page 1: I.P.S.I.A. “G. AMBROSOLI” DI CODOGNOipsiambrosoli.iiscodogno.it/lavori_2008_2009/giornalinoIPSIA 2008... · o in laboratorio; per questo abbiamo colto l’opportunità del

cosa l’ha spinta ad intrapren-dere la carriera politica.

Mi occupo di politica per passio-ne. Ho lavorato come consigliere comunale negli anni’80 e ho continuato fino al 2006. Subito dopo mi sono candidato come sindaco e ho vinto le elezio-ni. Questo è l’ultimo periodo della mia car-riera di sinda-co: ho già ses-santun anni e ho accumulato molti ricordi.

Ha un’altra occupazione oltre a questa?

Sì, sono il dirigente di un consor-zio di bonifica nel basso lodigia-no.

Quale scuola ha frequentato?

Mi sono diplomato in ragioneria

e mi sono iscritto all’università, alla facoltà di sociologia. Ho dato molti esami, ma non l’ho conclu-sa.

Quando era un ragazzo, la nostra

“Noooooooo!

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L’altro giorno una mia amica mi ha fatto notare che noi del-l’Ambrosoli non eravamo gra-diti ad una festa organizzata dal liceo. Siamo alle solite, ho pensato, ancora una volta di-scriminati, lasciati in disparte. E’ inutile, la nostra viene inevi-tabilmente etichettata come una scuola di serie B. Eppure, noi che la frequentiamo siamo esattamente come gli altri, an-zi, modestia a parte, ci sentia-mo con una mar-cia in più. Perché a noi piace la nostra scuola, la viviamo con pas-sione ed entusia-smo, ci diverte e ci arricchisce, ci rende delle persone migliori. E’ troppo fa-cile giudicare dall’esterno, guardarci male solo perché ci sporchiamo le mani in officina o in laboratorio; per questo abbiamo colto l’opportunità del giornalino scolastico per pre-sentare a tutti il nostro istitu-to. Un’immagine a trecento-sessanta gradi, che metta in luce i lati positivi, ma anche quelli negativi, per aiutarci ad eliminarli. Pareri, riflessioni, esperienze che offrano, a chi non ne fa parte, una prospetti-va del microcosmo Ambrosoli. Dopo, forse, qualcuno cambie-rà idea su di noi.

Autori: Andrea Face, Gian-marco Marazzi, Luca Milani, Andrea Lucchini.

Una scuola come la nostra, lo sappiamo, ha un’immagine controversa: per quanto noi la

amiamo e la vediamo come la scuola più bella del mondo, per molti è solo un covo di delin-quenti di cui non andare fieri. Chi meglio del sindaco della cit-tà che ci ospita per avere un parere?

Il 3 marzo 2009 siamo andate dunque a fare un’intervista al primo cittadino di Codogno, il signor Emanuele Dossena, per-sona molto gentile e cordiale.

Al contrario delle nostre aspet-tative, il signor sindaco apprez-za il nostro istituto e ripone ne-gli studenti molte speranze.

Signor sindaco, ci racconti

Volume 1, Numero 1

Sede redazione: I.P.S.I.A. “G. Ambrosoli” viale della resistenza, 11 Codogno (LO) Tel. 0377/34997

I.P.S.I.A. “G. AMBROSOLI” DI CODOGNO

7 in condotta !

Quest’anno l’inizio dell’anno sco-lastico ci ha portato una grossa novità: un nuovo preside.

Impossibile non essere curiosi di quello che pensa di noi e della nostra scuola. L’abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.

Perché ha deciso di venire qui? Avrei potuto sce-gliere il liceo a Tre-viglio, ma ho prefe-rito venire qui per una scommessa che ho fatto con me

SCUOLA DI SE-RIE B? No, SU-

PERIORE Perché l’Ambrosoli è una scuola di cui sia-

mo orgogliosi

Sono un ragazzo di diciannove anni, vado ancora a scuola per-ché ho ripetuto un anno e ades-so sono in quinta superiore. Purtroppo non sono uno stu-dente modello, bè, a dir la veri-tà non mi sono mai impegnato seriamente. Adesso è maggio dell’ultimo anno, se dovessi far-cela finalmente andrò a lavora-re. Tutte le persone più grandi di me mi dicono sempre che il lavoro non è bello perché è stancante, e che devo godermi questi ultimi giorni di scuola perché sono come una vacan-

za; io li ho sempre ascoltati, e so bene quanto sia duro lavora-re perché ho già avuto qualche esperienza. Ho lavorato in pa-netteria ed è to-sto svegliarsi la mattina presto per fare il pane, portarlo in giro con una biciclet-ta stracarica, magari anche con bottiglie d’-

LA PAROLA AL DIRIGENTE

Cosa ne pensa il nostro capo della

scuola che governa

IL DIARIO DI S. Viaggio tra i pensieri, le paure e i sogni

di un aspirante maturando

UN’IMPORTANTE RISORSA PER IL NOSTRO TERRITORIO

Così il sindaco di Codogno ha definito l’IPSIA Ambrosoli

Foto: la sede dell’IIS Codogno

“Cromwell era salito sul trono…..sì, era un tronista!” (Gaia) “Ha ragione prof…….si opachisce!” (Gaia) “L’unico dio degli illuministi era Galileo” (Alessia)

“Il plurale di foot è…..LOCKER!” (Giampaolo) “Avete mai mangiato la banana sprint?” (Alessia) “ Romolo e Remolo sono stati allevati da una lupa” (Giampaolo)

Foto: il centro di Codogno

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Segue a pagina 2

Page 2: I.P.S.I.A. “G. AMBROSOLI” DI CODOGNOipsiambrosoli.iiscodogno.it/lavori_2008_2009/giornalinoIPSIA 2008... · o in laboratorio; per questo abbiamo colto l’opportunità del

scuola esisteva?

Sì, in quanto è nata negli anni ’60 come succursale di un isti-tuto milanese. La conosco per-sonalmente molto bene, perché durante gli anni universitari ho avuto l’occasione di lavoravi temporaneamente come sup-plente.

Quando Lei era studente, frequentava gli alunni del-l’IPSIA?

All’epoca no. Conosco però un ragazzo che dopo aver frequentato il vostro istituto ora ha un’avviata carriera di metre in un lussuoso ristorante di Piacenza.

E’ tornato di recente a visitare la nostra scuola?

Sì, sono venuto qual-che anno fa. Purtroppo non ho avuto occasione di visitare anche il ter-zo piano, dove so che sono presenti i labora-tori.

E’ a conoscenza del fatto che il nostro i-

“ Sono reazioni di anidrificamento!” (Giampaolo) “Vendono il prosciutto al trancio!” (Giampaolo) “Cos’ha fatto Re Sole?” “Le caramelle?” (Giampaolo)

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Era una mattina di Maggio e ci trovavamo a Monaco in gita scolastica quando mi hanno detto che dovevamo andare a visitare Dachau. In vita mia non avevo sentire mai parlare di questo posto e durante il viag-gio in pullman sono venuto a sapere che si trattava di un campo di concentramento nazi-sta. Dopo aver raggiunto il par-cheggio dei pullman situato in un fitto piazzale, circondato da alberi altissimi, ci siamo recati a piedi, percorrendo un sentiero, verso l’ingresso del campo. So-no rimasto sorpreso da quell’in-gresso cosi particolare e attra-versando quel piccolo cancello di ferro con quelle sbarre cosi spesse mi è sembrato di ritor-nare indietro nel tempo. Le bru-

talità della seconda guerra mondiale le a-vevo viste solo in tv e naturalmente la realtà è tutta una cosa diver-sa, e ti dà l’impressio-ne di qualcosa accadu-to chissà quanti secoli prima. Passato quel cancello, mi sono ac-corto che la storia non era tanto lontana, le costruzioni non sono tanto diverse da quelle attuali e le baracche dei prigionieri sembra-no dei magazzini mal fatti e danno l’impres-sione che il vento li porti via. Abbiamo vi-sitato la zona dove ve-nivano smistati i

“nuovi arrivati” nel cam-po e la zona do-ve veni-vano torturati i prigio-

nieri; tutto fa capire che i diritti dei prigionieri erano nulli, inesi-stenti, e non si riesce a com-prendere dove finiva la crudeltà dei carcerieri. Le baracche pre-senti nel campo erano state ri-costruite in quanto le originali erano andate perse perché di legno. Dentro, i letti erano co-

P A G I N A 2

struiti per alloggiare un gran numero di prigionieri e non esi-steva nessun diritto alla privacy. Nella parte inferiore del campo si innalzano verso il cielo tre santuari religiosi, costruiti dopo la caduta della dittatura per cercare di esorcizzare tutta quella crudeltà trattenuta in

S E T T E I N C O N D O T T A

Viaggio nel tempo tra gli orrori del nazismo UN GIORNO A DACHAU

Segue da pagina 1 …..UN’IMPORTANTE RISORSA PER IL NOSTRO TERRITORIO

banco o per aumentare il vostro bagaglio culturale.

Ha fiducia in noi studenti?

Ho fiducia nei giovani in gene-rale. Mi deludono gli atti vanda-lici, gli spacciatori e quelli che si divertono a mettere video osce-ni su internet.

Pensa che in futuro la catti-va fama della nostra scuola scomparirà?

Mi auguro che i pregiudizi scompaiano, anche perché sono senza fondamento. Sta a voi farli scomparire. Purtroppo i pregiudizi ci sono sempre stati, in tutti i settori; nella vostra scuola partono dal fatto che è una scuola professionale, orien-tata sulla pratica e non molto sullo studio. Io ritengo che rap-presenti una ricchezza per Co-dogno.

Autori: Sabrina, Francesca, Khadija, Angelica

stituto è frequentato da molti stranieri? Cosa ne pensa?

Non lo sapevo, ma non c’è nulla di male. Dopo che uno straniero ottiene la cittadinanza, per me è un italiano al 100%. Gli e-xtracomunitari possono essere una ricchezza per il nostro terri-torio, ma solo quelli in regola, che accettano la nostra costitu-

zione, la nostra cultura, le tra-dizioni e le abitudini. Credo nel-la società multirazziale, non in quella multiculturale.

Manderebbe suo figlio nella nostra scuola?

Sì, lo manderei. Ho una figlia di ventotto anni che purtroppo ha scelto di non frequentare le su-periori a Codogno, ma ha prefe-rito una scuola di Cremona.

Ha investito soldi o vorrà in-vestirne in futuro per l’IP-SIA?

Non ho potuto investirne, in quanto è una scuola provincia-le.

Che opportunità pensa che offra questo ciclo di studi?

Offre agli studenti una profes-sione, oltre alla cultura di base necessaria.

Secondo Lei l’Ambrosoli è anche un buon punto di par-tenza per gli studi universi-tari?

Con il vostro diploma potete ac-cedere a qualunque facoltà uni-versitaria. In quanto alla prepa-razione, dipende da voi se an-date a scuola per scaldare il

“Intanto vi ho messo la pulce nel naso…” (prof…?) “Ma prof., Petrarca è ancora vivo?” (Gaia) “Ma Carducci che canzoni ha fatto?” (Giampaolo)

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L’uomo ha bisogno di lavorare, non solo per procurarsi i mezzi necessari alla sopravvivenza, ma anche per realizzarsi, espri-mere le proprie attitudini e rice-vere approvazione dai suoi si-mili. Possiamo quindi conside-rare il lavoro un bisogno prima-rio, e per questo molti di noi si impegnano studiando per molti anni in vista di un futuro lavo-rativo.

La disoccupazione, infatti, umi-lia l’uomo e lo pone ai margini della società: lo scopo di ogni essere umano è avere un lavo-ro che lo faccia vivere degna-mente.

La nostra scuola, oltre a darci la possibilità di inserirci nel mondo del lavoro subito dopo aver conseguito il diploma, ci offre anche una buona base per l’uni-versità. Si parte dalla prima con argomenti di base semplici per poi arrivare in quinta specializ-zati e preparati, arricchendo il nostro bagaglio culturale grazie all’approfondimento delle mate-rie. La chimica, la nostra mate-ria professionalizzante, si am-plifica a chimica fisica e analiti-ca, oltre a quella che viene ap-plicata a problemi matematici, processi e impianti; la biologia diventa microbiologia e labora-torio. Si affronta anche una materia che è una sintesi tra le due, la biotecnologia, abbinata alla microbiologia, alla biochi-mica e all’ingegneria genetica.

Se si accede all’università ci si può laureare con facilità nell’-ambito scientifico, proprio per-ché la nostra scuola ha questo indirizzo peculiare. Se invece non si decide di proseguire gli studi universitari le prospettive spaziano dall’impiego come tec-nico nel settore alimentare, a quello di responsabile sul con-trollo della qualità biologica de-gli alimenti; oppure si può di-ventare operatore sul materiale dell’edilizia, o operaio sugli im-pianti chimici, tecnico di labora-torio microbiologico e chimico o analista di acqua, terreno e a-ria.

La nostra scuola è anche fornita di quattro laboratori, dove gli alunni possono analizzare cellu-le, terreni, batteri, alimenti, composti chimici, soluzioni. Le ore di pratica svolte in laborato-rio, come anche le esperienze di stages, sono fondamentali per la costruzione del nostro futuro.

Autore: Francesca V C

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P A G I N A 3 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

IL FUTURO LA-VORATIVO DO-PO LA SCUOLA: possibilità e pro-

spettive Siamo partiti dal non voler fare antologia e siamo arrivati a ca-pire come far volare una galli-na: succede anche questo nella nostra scuola. Noi facciamo la seconda, e il programma di ita-liano prevede ore di grammati-ca - che più o meno sopportia-

mo - e ore di antologia – che detestiamo.

A un certo punto dell’anno sco-lastico abbiamo chiesto alla prof. se potessimo leggere un libro. In realtà noi volevamo leggere Twilight, ma non c’è stato verso: abbiamo però po-

tuto sce-

gliere tra alcuni romanzi, di cui la nostra insegnante ci ha letto l’incipit (e abbiamo imparato che questa parola significa ini-zio) e siamo stati catturati da un libro dal titolo curioso. Si tratta appunto della Gallina vo-lante, scritto da Paola Mastro-cola. La protagonista è Carla: ha quarantadue anni, è sposa-ta, ha due figli e insegna lettere in un liceo della periferia torine-se. Ma la sua ambizione, o me-glio, il suo sogno, è un altro: riuscire a far volare una gallina, una di quelle che alleva nel giardino di casa. Forse perché la quotidianità non la soddisfa, perché combatte ogni giorno con una professione che, per quanto amata, non le permette di realizzarsi a fondo. Lei la scuola la vorrebbe diversa, vor-rebbe aiutare i suoi alunni a vo-lare con la mente, ma si scon-tra con un ambiente rigido e impostato, con delle regole che mal sopporta e, soprattutto, con dei ragazzi privi di entusia-smo. Eccetto una, Tanni, un’a-lunna particolarmente sensibile e intelligente, con cui Carla de-ciderà di condividere il suo pro-getto folle e felice.

E’ un romanzo fresco e brillan-te, a tratti umoristico, che ci ha regalato sorrisi e ci ha fatto ri-flettere sull’importanza dei so-gni, per quanto impossibili pos-sano essere, e su quanto sia importante non cedere mai alla rassegnazione.

Autore: Gaia Gallinari, Sofia Ghidelli

prof. (ma non diciamo qual è) e anche quello di un alunno di II A.

Ci piacciono i pretendenti di A-lessia (così la possiamo prende-re in giro); ci piace G.P. quando fa l’analisi logica alla lavagna perché azzecca solo il c.di spek.

Ci è piaciuto fare la rappresen-tazione del brano “Lezione di canto” di Katherine Mansfield, con G.P. che faceva la voce bianca.

Ci piace metterci le corna da alce a Natale….e ci piaceva l’au-togestione…….

NON CI PIACCIONO le mummie perché vogliono essere più bianche di noi;

non ci piace il fazzoletto di G.P. (perché è sempre lo stesso da

sei mesi);

non ci piace il suono assor-dante della nuova campanella e non ci piacciono quelli di IV A quando bussano alla porta e ci prendono in giro;

non ci piace la Carretti quando è arrabbiata;

non ci piacciono le verifiche di biologia – e neanche quelle di scienze;

non ci piace subire le prediche (della nostra coordinatrice);

non ci piacciono i gargarismi di G.P. (sembra una petrolie-ra).

Autori: Alessia e Gaia (II C)

CI PIACE la signora Luciana, la “donnina della merenda”, la no-stra zietta ☺;

ci piacciono le nostre bidelle, per-ché con loro ci confidiamo e ri-diamo amichevolmente (tranne con…). La nostra scuola è bella perché è varia! Ci sono vari tipi di stili, si varia tra truzzi-punk-metallari e rapper; ci sono poche ragazze e molti ragazzi – e que-sto ci piace!

Ma ci piace anche Matassa, la fa-mosa gallina volante! Ci piace lo zoo della II C, dove le persone ridono emettendo suoni onoma-topeici (foche, conigli, delfini, maialini ^_^).

Ci piace fare lo yogurth in labo, e andare in gita con la II A e se-derci in riva al lago (con quelli di II A!).

Ci piace il fondoschiena di un

PACIO…... CI PIACE, NON CI PIACE Quello che apprezziamo e quello che vorremmo cambiare

ALL’AMBROSOLI ANCHE LE GALLINE VOLANO Un’interessante esperienza di laboratorio di lettura

“Ragazzi, ripassate perché ho paura che sarà un’altra Caporetto” “Cos’è il Caporetto? Una nave? Ah, no, è il vaporetto!” (Gaia)

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volte anche dispiaceri. Volevo discutere e avere buoni consi-gli, essere accettata e, perché no, speravo di avere vicino un’-amica che ti vuole veramente bene. Quando ho iniziato a fre-quentare questa scuola credevo che non avrei trovato tutto quello che cercavo (forse pre-tendevo troppo?), ma una pic-cola parte di me ci sperava. Il primo anno di superiori, però, è stato una vera delusione: ho trovato molta cattiveria immoti-vata, ho sofferto e ho superato i momenti difficili solo grazie all’aiuto di mia madre, che mi è sempre stata vicina. Ho dovuto modificare il mio carattere, rin-forzandolo, e sono riuscita ad affrontare le difficoltà e ad u-

P A G I N A 4

Siamo in quinta, giunti alla fine di cinque anni di scuola, è ora di bilanci; soprattutto vogliamo fissare nella memoria tutto ciò di positivo che c’è stato, senza dimenticare le cose negative che ci hanno comunque fatto crescere.

Francesca: io la scuola l’ho sempre definita una seconda casa; in questi cinque anni l’ho frequentata abbastanza volen-tieri e con serenità. Ho sempre cercato di avere un buon rap-porto, sia con gli insegnanti che con la classe. Mi aspettavo di trovare amicizia, lealtà e rispet-to, di sentirmi libera di poter parlare dei miei problemi, a-scoltando anche quelli dei com-pagni, condividendo gioie e a

cluso.

Davide: sono arrivato in questa scuola solo in seconda, prima ne frequentavo una molto più grande, con molti più studenti, in cui la maggior parte dei pro-fessori cercava di mantenere un rapporto distaccato e puramen-te lavorativo, senza preoccu-parsi di instaurare una relazio-ne positiva con i ragazzi. I primi giorni in questo istituto non so-no stati facili, ma grazie ai compagni e ai professori sono riuscito ad integrarmi in brevis-simo tempo. Spesso la scuola è riuscita a sostituire la mia vera casa, facendomi trovare molti amici tra i compagni, ma so-prattutto molti modelli di vita tra gli insegnanti. Adesso che sono arrivato in quinta, sono elettrizzato ma anche un po’-spaventato da quello che mi a-spetta in futuro, quando non avrò più le certezze e il soste-gno che mi offre la scuola.

Sono stati anni fantastici, in cui sono cresciuto e maturato, e oggi posso dire di essere una persona migliore.

Autori:

scirne indenne. Poi ho avuto la fortuna di incontrare due ami-che, e, grazie a loro, la scuola è diventata un luogo piacevole in cui condividere non solo i giorni tristi e cupi ma anche i momen-ti belli e spensierati.

La mia regola è sempre stata questa: per star bene con gli altri è importante sapere rispet-tare chi ci sta intorno. Proprio il rispetto, insieme all’educazione, alla buona volontà e alla stima in me stessa, mi ha guidato in questo percorso di cinque anni.

Sabrina: frequento questa scuola da cinque anni e ne sono davvero felice. Ho sempre cer-cato di essere educata, con compagni e professori e in que-sto modo sono riuscita ad ap-pianare tutte le divergenze. L’-anno che ricordo con maggior piacere è il secondo, per due motivi: sono andata in gita a Roma con tutta la classe, ed è stato un viaggio bellissimo. L’-altro motivo è che proprio quell’anno a scuola ho trovato l’amore, un ragazzo che fre-quentava la quinta meccanica.

Sono felice di essere cresciuta insieme alla classe V C, insieme ad amiche che mi vogliono be-ne e su cui posso sempre con-tare. Mi diverto e faccio il mio dovere, e intanto accumulo i ricordi per quando questo viag-gio chiamato scuola sarà con-

S E T T E I N C O N D O T T A

genitori a scuola avevo il terro-re di mio padre, infatti cercavo di scappare o di nascondermi da qualche parte, ma alla fine dovevo tornare a casa e dovevo sentirmi urla e rimproveri. E questo succede da diciannove anni. A mio padre non mi sono mai ribellato, perché lo rispetto, o forse lo temo, però un giorno sono riuscito a strappargli una lacrima: quando gli ho chiesto scusa per non essere mai anda-to bene a scuola.

Qualche giorno fa la scuola ha mandato una lettera alla mia famiglia comunicando che il sottoscritto rischia la non am-missione all’esame di maturità; adesso non mi resta che tenta-re di sbattere letteralmente la testa sui libri, recuperare le materie in cui sono insufficien-te, e magari essere ammesso agli esami, così renderò mio pa-dre fiero di me, e potrò anche portare a casa qualche soldino per aiutare i miei genitori. Ecco il mio più grande sogno di oggi, finire la scuola per far felice mio padre e iniziare una nuova vita da lavoratore.

Autore: anonimo

stanza grande e indipendente da essermeli guadagnati io, senza chiederli ai miei genitori. Sono stati ben pochi i giorni in cui i miei genitori sono stati fie-ri di me: uno di questi è stato

poco tempo fa, quando ho preso la patente ed è stata una sorpresa per tutti. I giorni in cui ho de-luso la mia famiglia inve-ce sono tanti, e me li ricor-do tutti, a partire dalle elementari: ero molto piccolo e mio padre si era arrabbiato moltissimo perché era andato alla riunione delle maestre e aveva saputo che io non andavo be-nissimo a scuola. Tutto è iniziato da lì, e ogni an-

no quando c’era la riunione dei

gli adulti hanno ragione, io il lavoro lo preferisco alla scuola, perché quando tornavo a casa non avevo compiti da fare ed ero fiero di me stesso per es-sermi guadagnato quei quattro

soldi: perché ero stato abba-

acqua, andando di casa in casa per poi ritornare in panetteria e continuare i giri, per non parla-re del freddo che faceva in quei giorni di dicembre, tutto per u-na paga di quindici euro. Ho fatto il cameriere per due mesi, mi hanno fatto lavare i piatti e le posate, ser-vire tavoli da matri-monio da seicento persone, essere pre-so in giro anche dal capo che, dopo aver-mi fatto ini-ziare la giornata al-le otto, se tutto anda-va bene mi lasciava an-dare alle undici, se no tornavo a casa per le due di notte. L’ul-tima espe-rienza l’ho fatta all’M-TA, una grossa azienda, ma da stagista. Nonostante sappia che

CINQUE ANNI DI SCUOLA….UN BILANCIO Il giorno degli esami non bisogna lasciar trasparire l’ansia perché questa si comunica e si trasmette….

Segue da pagina 1 IL DIARIO DI S…...

“Le invenzioni del ‘500? La polvere da sparo e il computer!” (Gaia) “Lutero espone le tesi sulla porta della cattedrale di Guttemberg…no, di WONDERFUL!” (Giampaolo)

“Vendono il prosciutto al trancio!” (Giampaolo) “Cos’ha fatto Re Sole?” “Le caramelle?” (Giampaolo) “Intanto vi ho messo la pulce nel naso…” (prof…?)

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Autore: Olsi Quka

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“Ci mette il gatto lo zampino al largo!” (Gaia) “Sempre a mettere la pulce nel pagliaio..” (Giampaolo) “ Ma tu lo sai l’alfabeto morso?” (Gaia)

Ha trovato collaborazione da parte dei professori e del perso-nale?

Certo, per forza: se non ci fosse collaborazione la scuola non funzionerebbe.

Che cosa pensa degli studenti?

Sono ragazzi. Si sono integrati abbastanza bene. Dovrebbero però impegnarsi di più.

Come vede il futuro di questa scuola?

Problematico. Perché se è vero che la riforma Gelmini entrerà in vigore nell’anno scolastico 2010/2011 già dal 2009 occorre avere la certezza di quali saran-no i corsi futuri per l’iscrizione degli anni successivi. Poiché dal 2010 gli istituti professionali rilasceranno solo il diploma di quinto anno, si rischia un ridi-mensionamento. Ovviamente farò di tutto per impedirlo, in primis cercando di convincere il collegio dei docenti ad aderire alla sperimentazione proposta dalla regione Lombardia per po-ter rilasciare i diplomi regionali di terzo e quarto anno ed incre-mentare così non solo le iscri-zioni ma anche i fondi della

stesso, nella presunzione che se fossi stato capace di dirigere questo istituto non avrei avuto problemi con altre scuole.

Come Le avevano parlato della nostra scuola?

Me ne avevano parlato bene. Un dirigente di Lodi mi aveva garantito che la segreteria fun-zionava in modo impeccabile. Mi sono informato sugli even-tuali problemi e mi era stato detto che le uniche difficoltà e-rano quelle che normalmente si trovano in un istituto professio-

nale, oltre al fatto che non c’era coe-sione tra le tre scuole.

Oggi si trova be-ne? Sì.

Cosa le piace e cosa invece vor-rebbe cambiare?

Mi piace la possi-bilità di garantire ai ragazzi uno stretto rapporto col mondo del la-voro, non creando una massa di e-ventuali disoccu-

pati. Geometri e ragionieri ven-gono preparati in modo efficace alla professione. Di Villa Igea mi piace la capacità di coinvol-gere in un progetto educativo forte anche studenti con disabi-lità. Non mi piace l’incertezza dovuta al ritardo della pubblica-zione degli argomenti scolastici; non mi piace il clima adolescen-ziale che attribuisce alla scuola minor valore rispetto a quello che ha; non mi piace l’assenza di risorse, che ostacola l’inno-vazione.

questo lavoro è cominciato a inizio anno e si è concluso in questa settimana. I ragazzi del-la III A vogliono ringraziare il proff. di Sistemi e Automazione Vittorio Preite e Vincenzo Lam-busta, con l’ausilio del docente di reparti di lavorazione Valerio Re-gorda, per aver dato loro la possi-bilità di rea-lizzare i com-

Anche quest’anno durante il corso di Sistemi e Automazione gli alunni della classe terza O-peratori Meccanici hanno co-struito un braccio meccanico azionato dall’aria compressa. Già lo scorso anno l’attuale quarta aveva costruito un siste-ma automatico durante le ore di approfondimento tenute dal-l’I.T.P. Vittorio Preite. Visto l’-entusiasmo per la novità e, so-prattutto l’interesse dimostrato dagli alunni frequentanti il cor-so meccanici, anche quest’anno lo stesso prof. ha deciso di re-plicare. A differenza dell’anno prima il movimento del nuovo robot è completamente diverso e la parte meccanica che realiz-za lo spostamento è molto più complicata; nonostante questo, gli alunni dell’attuale terza non si sono persi d’animo e con grande spirito d’iniziativa si so-no divisi il lavoro in gruppi. I gruppi di lavoro erano tre; il primo si è occupato di progetta-re e costruire il supporto dove si doveva collocare tutto il ro-bot, il secondo ha progettato e costruito il meccanismo che serviva per far ruotare il braccio meccanico, il terzo si è occupa-to di creare i collegamenti con le valvole pneumatiche che fan-no muovere l’impianto. Tutto

ponenti meccanici e gli aiutanti tecnici dell’officina della scuola, che con il loro aiuto hanno sup-portato il loro lavoro. Purtroppo il nuovo robot non è stato ver-niciato perché la scuola sta per finire ma con l’inizio dell’anno nuovo si farà anche questo.

P A G I N A 5 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

L’IMPORTANZA DI SAPER COSTRUIRE UN BRACCIO MECCANICO Gli alunni di III A si divertono e imparano l’arte di creare qualcosa di

innovativo e originale

Segue da pagina 1 LA PAROLA AL DIRIGENTE…..

scuola, stringendo un ulteriore stretto rapporto con le aziende produttive del territorio. Il futu-ro, ma è già presente, riserverà alla scuola un nuovo laboratorio di meccanica e una sistemazio-ne degli uffici amministrativi, grazie all’intervento della pro-vincia di Lodi. Inoltre nel 2010 Villa Igea avrà una nuova pale-stra e un nuovo caseificio.

Essere arrivato all’ultimo minu-to e avere ottenuto interventi così importanti rende me e la mia scuola orgogliosi dei risul-tati.

Autori: Giulia e Maurizio

“Noi lavoriamo, non siamo a ciarlanare come voi…” (Giampaolo) “ Da che pulpito viene la voce!” (Giampaolo) “Uso il dado START io!” (Sofia) “A

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Foto: Classe IIIA

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“L’unico dio degli illuministi era Galileo” (Alessia) “Noooooooo! Mi è scomparita la matita!” (Gaia) “Sento il telefono…ho le visioni!” (Sofia)

gratificante lavorare che studia-re e poi c’era la grande soddi-sfazione di portare a casa lo sti-pendio, mi sentivo più impor-tante e realizzato, anche se era molto pesante perché oltre al lavoro dovevo studiare e anda-re a scuola.

Com’è finita? Ce l’ha fatta a mantenere i due importanti impegni scuola lavoro?

No, era troppo pesante, a scuo-la facevo troppe assenze, non riuscivo a seguire gli studi, an-che se devo dire che i professo-ri erano molto comprensivi e sapevano capire la mia situazio-ne.

In seguito hai trovato un po-sto di lavoro adeguato al di-ploma di terza superiore dell’Ambrosoli?

Si, sono stato fortunato, mi hanno assunto alla LEVER, di Casalpusterlengo, è una grande ditta multinazionale che dà la-voro a parecchie persone e ga-ranzie. Ci lavoro tuttora, mi tro-vo bene, però mi manca il di-ploma di tecnico chimico biolo-gico.

Ed è per questo che sei ri-tornato a scuola dopo tanti anni?

Sì, e spero di farcela. Gli osta-

coli sono tanti, anche perché è dura ricominciare dopo tanto tempo. Molte cose le ho dimen-ticate e poi sono l’unico studen-te un po’ “anziano” e a volte, a dire la verità, mi sento a disa-gio. Ma per raggiungere il pro-prio obiettivo bisogna trovare la forza di continuare.

Ritornando dopo anni nella tua scuola di un tempo ti è mancato non trovare qual-che professore?

Sinceramente quando sono tor-nato a scuola mi sono riaffiorati nella mente tanti ricordi: la mia giovinezza, gli amici di un tem-po, le simpatie di qualche ra-gazza e anche una prof. di chimi-ca: Era brava e simpati-ca ed erano belle le ore che si passa-vano con lei du-rante le sue le-zioni. Mi sarebbe piaciuto

Nella nostra classe quest’anno abbiamo trovato un nuovo com-pagno, con una data di nascita diversa dalla nostra. Stefano in-fatti è nato nel 1967. Aveva già frequentato questa scuola per prendere la qualifica, poi si era inserito nel mondo del lavoro. Ora ha deciso che vale la pena di prendere il diploma, per questo si è unito a noi della V C. Noi l’ab-biamo intervistato per capire quale sia stato il percorso che l’ha portato a tornare all’Ambro-soli.

Fino a quale anno hai fre-quentato la scuola?

L’ultimo anno di scuola è stato nel 1995. Avevo diciotto anni, ho interrotto la scuola per motivi di lavoro, a quei tempi il lavoro si trovava più facilmente di adesso e così mi sono dato da fare e mi sono buttato nel campo lavorati-vo. Ricordo ancora il primo lavo-ro, ero responsabile di un cantie-re, ma non mi sono fermato lì, ho fatto anche altri lavori e molte esperienze, alcune positive e al-tre negative.

Eri molto giovane, come ti sentivi e qual era il tuo stato d’animo quando sei passato dalla scuola al lavoro?

Be a quell’età ci si sente forti e pieni di voglia di fare, trovavo più

P A G I N A 6 T I T O L O N O T I Z I A R I O

ritrovarla, sarebbe stato come fare un tuffo nel passato!

L’ultima domanda: ti senti realizzato e felice?

Posso rispondere di sì, la vita è fatta anche di tanti problemi, però mi sento una persona for-tunata: ho una famiglia, un la-voro ed ho anche avuto la pos-sibilità di tornare a scuola.

Intervista di Francesca Ca-vallotti.

RITORNO AL PASSATO PER UN FUTURO MIGLIORE Storia di Stefano che ha fatto una scommessa con se stesso

“Il plurale di foot è…..LOCKER!” (Giampaolo) “Avete mai mangiato la banana sprint?” (Alessia) “ Romolo e Remolo sono stati allevati da una lupa” (Giampaolo) “M

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NOI RAGAZZI STRANIERI DELL’IPSIA La parola ad alcuni studenti che vengono da paesi lontani

vuto un gran-de appoggio dagli inse-gnanti. Sono stato aiutato soprattutto perché avevo molte difficol-tà con la lin-gua italiana. Oggi sono molto fiero di loro, mi han-no istruito molto bene e sono miglio-rato, sia nella lingua che nel metodo di studio. Mi di-spiacerà la-sciare l’am-biente scola-stico dove ho vissuto per cinque anni; ora come ora non mi sento più uno straniero quando sono a scuola.

Anche Vilma è albanese e fre-quenta la terza nel corso chimi-co. “La mia esperienza in que-sta scuola è stata molto diver-tente, soprattutto in prima, quando ho conosciuto tantissi-me persone che oggi sono an-

cora vicino a me e di cui mi fido. Gli amici, che per la maggior parte non appartengono alla mia classe, mi sono stati vicino nei mo-menti più difficili, in particolare modo l’anno scorso, quando ho passato un periodo di in-comprensioni in fa-miglia.

Ho sempre avuto un buon rapporto con gli insegnanti e quest’anno mi sono impegnata partico-larmente in vista degli esami. Sono solo dispiaciuta che l’anno prossimo non avrò più accan-to le persone a me

più care, perché hanno l’esame di maturità e lasceranno la scuola.”

Infine Khadija, una ragazza marocchina che frequenta la quarta chimica: ”L’esperienza scolastica ha per me un valore molto significativo, perché mi dà la possibilità di crearmi un’i-struzione, sia nel campo forma-

Tre alunni dell’IPSIA Ambrosoli, frequentanti classi diverse. Olsi è un ragazzo albanese ed è arrivato in quinta, al corso mec-canico. Quest’anno è l’ultimo di un’esperienza scolastica molto positiva e profonda, quasi una relazione familiare: “questa scuo-la per me è un rifugio sicuro, pie-no di gioia e di fiducia. – dice – Nel momento in cui sono arrivato in questo istituto ho subito rice-

tivo sia in quello lavorativo. Ri-tengo che questi anni passati a scuola, insieme ai professori e agli amici, non siano altro che un buon inizio per chi vuole an-

dare avanti con lo studio e co-struirsi una carriera lavorativa. Oggi ho più fiducia in me stessa e affronto la scuola con gioia, anche grazie all’aiuto dei pro-fessori, che mi sono stati di grande aiuto quando da sola non ce l’avrei fatta.”

Autori: Khadija, Olsi, Vilma

Foto: Khadija

Foto: Vilma

Foto: Olsi

Foto: Stefano com l’intervistatrice Francescsa

Page 7: I.P.S.I.A. “G. AMBROSOLI” DI CODOGNOipsiambrosoli.iiscodogno.it/lavori_2008_2009/giornalinoIPSIA 2008... · o in laboratorio; per questo abbiamo colto l’opportunità del

a litigare con i senzatetto per un cartone di vino da unire con l'aranciata per creare la loro be-vanda preferita: il Calimocio.

Un' insignificante parte è com-posta dai cosiddetti "emo" (si è indecisi se questo nome pro-venga da emotivo o emofiliaco), che, come i truzzi, sono confusi riguardo i propri gusti sessuali.

Sono sempre depressi e spesso provano piacere nell'automuti-lazione.

Infatti le migliori amiche degli emo sono le lamette.

Si vestono con magliette a ri-ghe o a teschietti e con panta-loni neri attillatissimi.

Sui loro occhi c'è sempre il ca-ratteristico ciuffo, forse per na-scondere ai loro deboli occhi la bruttura del mondo.

La loro musica si divide in due blocchi: quella gridata e media-mente veloce detta "Screamo", che esprime la loro rabbia verso la vita, e quella lenta, usata per deprimersi (sì, ancora di più.. incredibile nevvero?) e per fa-vorire l'automutilazione. Il loro habitat naturale è il bagno, in cui si fanno foto allo specchio, le immancabili foto dall'alto e si tagliano.

Pochi individui (almeno qui) ap-partengono al filone "Rapper".

Si vestono sempre con abiti di almeno due taglie più grandi e la loro musica è priva di stru-menti; è semplicemente qual-cuno che parla di quant'è dura la vita di strada con una base fatta al computer.

Il loro ritrovo è la strada in cui le bande o "Crew" si contendo-no i vari territori.

Infine l'ultima minoranza è composta dai "raver". Si vesto-no e si acconciano con abiti e tagli indefinibili e dai colori più impossibili. Fanno abituale uso di ogni possibile sostanza psico-attiva (dallo sciroppo per la tos-se, all'aulin, alla chetamina); ascoltano afro, Goa trance e soprattutto techno. I loro ritrovi sono ovunque ci siano casse da diecimila watt, sotto le quali "ballano" con la lingua di fuori, speranzosi che qualcuno ci met-ta sopra un acido. Questi ritrovi sono denominati rave party (da qui il loro nome).

Con questo si conclude la no-stra analisi sulla biodiversità nell'universo giovanile.

Autori: Marcello - Curti

In tutti gli ambiti scolastici coe-sistono diverse personalità mu-sicali.

La maggioranza è composta da persone che solitamente vanno in discoteca, ascoltano musica elettronica e si vestono con abi-ti firmati.

Questi esseri dal dubbio orien-tamento sessuale (chiamati truzzi) si vestono con abbiglia-mento che mette sempre in ri-salto il marchio di tendenza, mutande comprese ( -.-" ).

Sfoggiano sempre fibbie esage-ratamente vistose, forse come prova di virilità per stabilire chi

è il maschio dominante.

Le acconciature sono spes-so create con l'ausilio di lacca o gel.

Sono lascivi per definizio-ne.

La restante parte della scuola si compone di diver-se minoranze musicali e stilistiche:

Ci sono i "metallari", gente vestita di nero con aggiun-ta di catene, borchie ecc...

Questo "tipo" di persone ascolta musica Metal, con-traddistinta da batteria ve-loce, chitarre che sovrasta-no la maggior parte degli altri strumenti e voci urla-te.

Quando vanno in giro si guardano intorno con occhi cupi spaventando vecchi, donne e bambini.

Le capigliature sono folte e non si lavano (eccezion fatta per Sabrina).

Adorano culti inesistenti tratti dai racconti di Love-craft (vedasi Cthulhu, Nyarlathotep, Abhoth, Aza-toth ecc..) ed il metallo che portano addosso spesso pesa più di loro stessi.

La loro aspirazione di vita è imparare a suonare uno

o più strumenti e di entrare a far parte del gruppo più violen-to in circolazione.

I loro ritrovi sono cimiteri, chie-se sconsacrate e zone da con-certo.

E' presente una piccola percen-tuale di "punk", gente che soli-tamente ha una tipica capiglia-tura denominata cresta e, come i metallari, indossano pelle e borchie.

I capelli sono spesso tinti con varie colorazioni che li portano spesso ad una calvizie prema-tura.

Caratterizzati da un comporta-mento chiassoso ed irrequieto, i punk, vanno in giro disturbando di sovente la quiete pubblica.

I punk si ritrovano sotto i ponti

società moderna sia impossibile la nascita e la diffusione di un movimento totalitarista ed op-pressivo come quello Nazista. Rainer decide di fare una prova pratica, un esperimento: co-mincia obbligando la classe a una severissima disciplina, ne cementa lo spirito di gruppo, poi li fa vestire tutti uguali. Dopo due giorni scopre con grande sorpresa che i ragazzi sono entusiasti. Con incredibile rapidità il gruppo, denominato “L’onda” si cementa, le diffe-renze si annullano, gli "altri vengono espulsi. Da qui alla

violenza il passo è breve. C'è chi l'ha definito uno dei più importanti film degli ultimi anni, perché spiegherebbe come fun-ziona oggi la seduzione di un leader e il fascino di un governo autoratario, e perché spieghe-rebbe il motivo per cui, nel loro solidarismo, gli studenti neona-zisti dell'Onda possono risultare più simpatici degli studenti de-gli altri corsi. E il finale sarà drammatico ma non vogliamo svelarvelo, per-ché preferiamo che lo guardiate e giudichiate voi. Autore: Guadrini e Corsini

Ed eccoci qua a scrivere la re-censione di un film di cui non sapevamo neanche l’esistenza. Certo dire così sembra una cosa fatta controvoglia, ma per co-minciare a spiegare il percorso che ci ha portato a recensire questo film dobbiamo fare un passo indietro; e per l’esattezza tornare a una mattina di aprile in cui la nostra prof.ssa di ita-liano si presenta in classe e, ri-volgendosi a noi che facciamo il giornale,ci dice: ragazzi ho un film da farvi vedere che p o t r e b b e piacervi e nello stesso tempo farvi r i f l e t t e r e sulla condi-zione giova-nile. E tra di noi pensa-vamo: oh no, un’altra solfa sulla storia, ma cosa abbia-mo fatto di male per subire que-sto? Per comin-ciare abbia-mo fatto u-na ricerca su internet e con nostro stupore ci siamo ac-corti che non era la solita mine-stra ma un film recente e ambienta-to a scuola e che la tra-ma è tratta da un ro-manzo di Todd Stras-ser molto popolare in Germania, a sua volta basato su un fatto di cronaca avvenuto negli anni Sessanta in California. Molto incuriositi ci siamo passa-ti il film per tutta la settimana e dopo ci siamo incontrati il gior-no dedicato al corso per il gior-nalino e ci siamo accorti che o-gnuno di noi aveva notato par-ticolari diversi e tutti interes-santi. Dal nostro confronto è emerso quanto segue: il film è ambien-tato in un liceo tedesco e il gio-vane prof. Rainer Wenger, mol-to amato dai suoi studenti per il suo look giovanile e per le sue idee anticonformiste (magari fossero cosi aperti i nostri do-centi) viene costretto, suo mal-grado, a dover fare per una settimana, dedicata agli inse-gnamenti alternativi, una lezio-n e s u l l ’ a u t o c r a z i a . Durante il primo giorno di lezio-ne, si rende conto che i suoi a-lunni sono convinti che nella

P A G I N A 7 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

L’ONDA Storia di un docente che, obbligan-do la classe a una severissima di-sciplina, ne cementa lo spirito di

gruppo…..

Pagina spettacolo …e non

SCUOLA E MUSICA

Analisi impietosa dei gusti musicali dell'universo giovanile

“ Romolo e Remolo sono stati allevati da una lupa” (Giampaolo) “Cromwell era salito sul trono…..sì, era un tronista!” (Gaia) “Ha ragione prof…….si opachisce!” (Gaia)

“Mi fate venire i quadrati rettangolari! (Alessia) “ Da che pulpito viene la voce!” (Giampaolo) “Uso il dado START io!” (Sofia) “ S

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sempre le risposte erano volu-tamente divertenti, capitava anche che il soggetto parlante fosse convinto di dire una cosa seria, ma il bello sta proprio nella spontaneità. Poi nessuno di noi si è mai arrabbiato quan-do gli altri ridevano: nella no-stra classe non esiste la perma-losità, anzi, facciamo a gara a chi tiene più alto il morale degli altri.

Ecco quindi una carrellata di quello che abbiamo detto que-st’anno: leggete tutto intorno – poi non dite che non siamo sim-patici!

Autori: Alessia, Gaia, So-fia,Giulia

A noi di II C piace tanto ridere - a volte ci piace troppo, al punto che le nostre risate si trasfor-mano in nitriti, grugniti e versi vari e anche il prof. Podestà (Il Sommo), che era nell’aula ac-canto alla nostra, un giorno è uscito per vedere che animale si fosse introdotto a scuola. Di-cevamo, abbiamo il gusto della risata e per noi è importante mantenerci sempre allegri. Per questo, con la complicità della nostra insegnante di lettere, abbiamo deciso di segnare per iscritto tutte quelle frasi che ci hanno scatenato scoppi di ilari-tà. Ogni volta che qualcuno se ne usciva con una risposta di-vertente, Giulia era pronta a scriverla. Naturalmente non

vallotti, Giulia Corsini, An-drea Face, Gianmarco Ma-razzi, Luca Milani, Andrea Lucchini, Enrico Squillante, Paolo Marcello, Olsi Quka, Davide Furlanetto, Angelica Zambrano, Khadija Idrissi, Velia Vilma, Yassine Boul-kheir, Fabio Signorile, Mau-rizio Guadrini.C’è stata anche collaborazione da parte dei pro-fessori Vittorio Preite e An-nalisa Carretti.

La redazione

E’ tornato “7 in condotta”, il giornalino dell’ I.P.S.I.A. Am-brosoli; nato nell’anno scolasti-co 2004/2005, ha vinto tre edi-zioni del concorso “Scuola di giornalismo”, sponsorizzato da Il Cittadino e da Cariparma e Piacenza. Nel nostro istituto si è creata una vera e propria re-dazione formata da ragazzi di classi diverse , tra cui si è rea-lizzata un’unione produttiva e soddisfacente, grazie a un otti-mo spirito di collaborazione.

Gli autori degli articoli sono: Sabrina Curti, Francesca Ca-

7 in condotta & l’I.P.S.I.A.

Ambrosoli Una vera e propria redazione.

QUELLI DI II C HANNO DET-TO…………….

Perché è importante sapere riderci su

“Pesa 3

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“Il plurale di foot è…..LOCKER!” (Giampaolo) “Avete mai mangiato la banana sprint?” (Alessia) “ Romolo e Remolo sono stati allevati da una lupa” (Giampaolo)

“Ragazzi, ripassate perché ho paura che sarà un’altra Caporetto” “Cos’è il Caporetto? Una nave? Ah, no, è il vaporetto!” (Gaia)

“L’u

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fiducia in sé e negli altri, il co-raggio, la determinazione, la capacità di concentrazione, la responsabilità e la stima in se stessi.

Autore: Olsi

psicologico. Le caratteristiche peculiari degli atleti che svolgo-no questo particolare sport so-no: forza, agilità, scioltezza, e-quilibrio. Dimostrano sincroni-smo, armonia ed espressività artistica senza l’aiuto o con l’u-

tilizzo di at-trezzi. Le competizio-ni si svolgono con squadre composte da un duo, che può essere femminile, maschile o mi-sto, da un trio femminile o da un quartet-to maschile.

Nell’Acrosport i ruoli princi-pali sono due:

il portatore (la base) e il volteg-giatore (l’altezza).Un terzo ruo-lo è rappresentato dall’atleta che sta fra la base e l’altezza: il 2° portatore o medio. Tutti i componenti del gruppo imparano a padroneggiare e a controllare il proprio corpo, ac-quisiscono mobilità articolare, sviluppano ed affinano il senso dell’equilibrio (statico e dinami-co) ed il senso del ritmo. Si di-stinguono due grandi categorie di elementi: collettivi, in cui vi è la partecipazione contempora-nea del Portatore e del Volteg-giatore e individuali, che ogni componente del gruppo esegue singolarmente. Gli elementi col-

lettivi possono essere: statici, ossia figure ese-guite insieme dal portato-re e dal volteggiatore mantenendo sempre un contatto tra i due, e dina-mici, che comportano una fase aerea in cui il vol-teggiatore è “lanciato” e si ritrova per un breve tempo senza contatto con i compagni. Gli elementi individuali sono ulterior-

Quest’anno, nelle ore di educa-zione fisica, la nostra insegnan-te ci ha proposto un’attività che non conoscevamo ma a cui ci siamo subito appassionati, al punto da – almeno così dice la nostra prof. – ottenere ottimi

risultati.

L’acrosport è una ginnastica di tipo acrobatico, eseguita su una base musicale che prevede la combinazione di movimenti, e-lementi coreografici e complessi elementi di acrobatica attraver-so un preciso lavoro posturale. Si svolge a coppie, in terzetti o quartetti, una sorta di “squadra” dove prevale il lavoro di gruppo, la fiducia reciproca e la responsabilità di ciascuno nei confronti degli altri compagni ma dove è comunque indispen-sabile l’apporto individuale. È una disciplina che impegna l’at-leta sia sotto il profilo fisico che

mente suddivisi in elementi di mobili-tà, acrobatici, co-reografici e combi-nati. Le piramidi sono invece le figure e-seguite dal trio e dal quartetto e de-vono essere man-tenute per 4’’. L’insegnante intro-duce gli allievi alla struttura piramida-le in modo gradua-le, impostando un lavoro sulla ricerca degli equili-bri prima di tutto fra due perso-ne.È raccomandabile partire sempre da posizioni di facile e-secuzione per arrivare a quelle più difficili, da basse altezze te-nendo la base seduta o in gi-nocchio e poi in stazione eretta. L’Acrosport è una disciplina sportiva competitiva ma può rivelarsi una proposta motoria significativa anche in contesti diversi, ad esempio, come atti-vità di supporto in ambito sco-lastico dove da diversi anni ri-scuote entusiasmi e grande partecipazione da parte degli alunni, in quanto permette di svolgere un’attività motoria gio-cando e di-vertendosi, lavorare in gruppo, mi-gliorare l’a-gilità, l’e-quilibrio, la mobilità, la coordinazio-ne, propor-re situazioni non abitua-li, acrobati-che e spet-tacolari ed infine svi-luppare la

ACROSPORT Un modo diverso di fare educazione fisica