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1 Isola Nera 1/30 Casa di poesia e letteratura. La prima in Sardegna, in Italia, aperta alla creazione letteraria degli autori italiani e di autori in lingua italiana. Isola Nera è uno spazio di libertà e di bellezza per un mondo di libertà e bellezza che si costruisce in una cultura di pace. Direzione Giovanna Mulas. Coordinazione Gabriel Impaglione. [email protected] - marzo 06 - Lanusei, Sardegna Publicazione Patrocinio UNESCO. Inserita nella categoria Riviste (italia) http://www.unesco.org/poetry/ . Edizione Speciale Giorno Mondiale della Poesia… Gabriel Celaya Spagna La poesia è un’arma carica di futuro Quando non ci si aspetta più nulla di personalmente esaltante, ma si palpita e si va avanti più in qua della coscienza, fieramente esistendo, ciecamente affermando, come un polso che colpisce le tenebre, quando si guardano dritto in fronte i vertiginosi occhi chiari della morte, si dicono le verità: le barbare, terribili, amorose crudeltà: si dicono poesie che allargano i polmoni di quanti, asfissiati, chiedono di essere, chiedono ritmo, chiedono legge per quello che sentono che è troppo. Con la velocità dell'istinto, col lampo del prodigio, come magica evidenza, il reale ci diventa, identico a se stesso. Poesia per il povero, poesia necessaria come il pane quotidiano, come l'aria che pretendiamo tredici volte al minuto, per essere e, in quanto siamo, dare in sì che glorifica. Perché viviamo a colpi, perché a malapena ci lasciano dire che siamo quelli che siamo, i nostri canti non possono essere senza peccato un ornamento. Stiamo toccando il fondo. Maledico la poesia concepita come un lusso culturale per i neutrali che, lavandosene le mani, si disinteressano ed evadono. Maledico la poesia di chi non prende partito fino a macchiarsi.

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Isola Nera 1/30

Casa di poesia e letteratura. La prima in Sardegna, in Italia, aperta alla creazione letteraria degli autori

italiani e di autori in lingua italiana. Isola Nera è uno spazio di libertà e di bellezza per un mondo di libertà e bellezza che si costruisce in una cultura di pace.

Direzione Giovanna Mulas. Coordinazione Gabriel Impaglione. [email protected] - marzo 06 - Lanusei, Sardegna

Publicazione Patrocinio UNESCO. Inserita nella categoria Riviste (italia) http://www.unesco.org/poetry/

.

Edizione Speciale Giorno Mondiale della Poesia…

Gabriel Celaya Spagna La poesia è un’arma carica di futuro

Quando non ci si aspetta più nulla di personalmente esaltante, ma si palpita e si va avanti più in qua della coscienza, fieramente esistendo, ciecamente affermando, come un polso che colpisce le tenebre,

quando si guardano dritto in fronte i vertiginosi occhi chiari della morte, si dicono le verità: le barbare, terribili, amorose crudeltà:

si dicono poesie che allargano i polmoni di quanti, asfissiati, chiedono di essere, chiedono ritmo, chiedono legge per quello che sentono che è troppo.

Con la velocità dell'istinto, col lampo del prodigio, come magica evidenza, il reale ci diventa, identico a se stesso.

Poesia per il povero, poesia necessaria come il pane quotidiano, come l'aria che pretendiamo tredici volte al minuto, per essere e, in quanto siamo, dare in sì che glorifica.

Perché viviamo a colpi, perché a malapena ci lasciano dire che siamo quelli che siamo, i nostri canti non possono essere senza peccato un ornamento. Stiamo toccando il fondo.

Maledico la poesia concepita come un lusso culturale per i neutrali che, lavandosene le mani, si disinteressano ed evadono. Maledico la poesia di chi non prende partito fino a macchiarsi.

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Faccio miei gli errori. Sento in me quanti soffrono e canto respirando. Canto e canto, e cantando al di là delle mie pene personali, mi espando.

Vorrei darvi vita, provocare nuovi atti, e calcolo per questo, con tecnica, che cosa possa fare. Mi sento un ingegnere del verso e un operaio che forgia con altri la Spagna nei suoi acciai.

Tale è la mia poesia. Poesia-arnese al tempo stesso che palpito di ciò che è unanime e cieco. Tale è, arma carica di futuro espansivo con cui miro al tuo petto.

Non è una poesia goccia a goccia pensata. Nemmeno un bel prodotto. Non un frutto perfetto. È un poco come l'aria che tutti respiriamo ed è il canto che effonde quanto dentro portiamo.

Son parole che tutti ripetiamo, sentendole come nostre, e che volano. Son più di quanto è detto. Sono il più necessario: quello che non ha un nome. Sono grida nel cielo e, in terra, sono atti. Pablo Neruda Cile E' bello, amore, sentirti vicino a me nella notte

E' bello, amore, sentirti vicino a me nella notte, invisibile nel tuo sogno, seriamente notturna, mentr'io districo le mie preoccupazioni come fossero reti confuse.

Assente il tuo cuore naviga pei sogni, ma il tuo corpo così abbandonato respira cercandomi senza vedermi, completando il mio sonno come una pianta che si duplica nell'ombra.

Eretta, sarai un'altra che vivrà domani, ma delle frontiere perdute nella notte, di quest'essere e non essere in cui ci troviamo qualcosa resta che ci avvicina nella luce della vita come se il sigillo dell'ombra indicasse col fuoco le sue segrete creature. Mario Luzi Italia L'immensità dell'attimo

Quando tra estreme ombre profonda in aperti paesi l’estate rapisce il canto agli armenti e la memoria dei pastori e ovunque tace la segreta alacrità delle specie, i nascituri avallano nella dolce volontà delle madri

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e preme i rami dei colli e le pianure aride il progressivo esser dei frutti. Sulla terra accadono senza luogo senza perché le indelebili verità, in quel soffio ove affondan leggere il peso le fronde le navi inclinano il fianco e l’ansia de’ naviganti a strane coste, il suono d’ogni voce perde sé nel suo grembo, al mare al vento. Pier Paolo Pasolini Italia Dilio

Vedi, Dilio, sulle acacie piove. I cani si sfiatano per il piano verdino.

Vedi, fanciullo, sui nostri corpi la fresca rugiada del tempo perduto.

Uno spazio Libero!!!

Il blog di Isla Negra http://isla_negra.zoomblog.com

Mario Benedetti Uruguay Tattica e strategia

La mia tattica è guardarti imparare come sei volerti come sei la mia tattica è parlarti costruire con parole un ponte indistruttibile la mia tattica è rimanere nel tuo ricordo non so come né so con quale pretesto ma rimanere in te la mia tattica è essere franco e sapere che tu sei franca e che non ci vendiamo simulacri affinché tra i due non ci sia teloni né abissi la mia strategia è invece molto più semplice e più elementare la mia strategia è

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che un giorno qualsiasi non so con che pretesto finalmente abbia bisogno di me. Reno Bromuro Italia Isola dove nave

Isola dove nave non approda lambita disgregata dai marosi: mia vita. Tromba marina sommerge quel lembo di terra mia vita. Guardo a Oriente nel giorno che nasce scruto... bramo orme venire all'approdo: speranza di vita. Fernando Pessoa Portogallo

Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta, dicendo che è un mio emissario, non credergli, anche se sono io; ché il mio orgoglio vanitoso non ammette neanche che si bussi alla porta irreale del cielo. Ma se, ovviamente, senza che tu senta bussare, vai ad aprire la porta e trovi qualcuno come in attesa di bussare, medita un poco. Quello è il mio emissario e me e ciò che di disperato il mio orgoglio ammette. Apri a chi non bussa alla tua porta.

William Shakespeare Inghilterra Sonetto

Tu che sei sol musica, perché l'ascolti con disdegno? Dolcezza ama dolcezza e gioia di gioie si diletta: perché vuoi ascoltare qualcosa che ti annoia o forse hai piacere nell'essere annoiato? Se l'armonioso suono di note ben accordate in un perfetto assieme, offendono il tuo orecchio, esse t'accusan solo gentilmente perché confondi in singola armonia quanto scindere dovresti. Guarda come ogni corda dolcemente unita all'altra vibra ognuna su ognuna in ordine reciproco,

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sembrando padre e figlio e felice madre che tutti insieme cantano la stessa dolce nota: queste mute voci, riunite in un sol coro, all'unisono ti dicono: "Solo, non sarai nessuno".

Alfonsina Storni Argentina Tu mi vuoi bianca

Tu mi vuoi alba, Mi vuoi di spuma, Mi vuoi di madreperla, Che sia giglio, Fra tutte, casta Di profumo tenue, Corolla richiusa Né un raggio di luna, Mi abbia trafitto Né una margherita Si dica mia sorella. Tu mi vuoi nivea, Tu mi vuoi bianca, Tu mi vuoi alba. Tu che tenesti tutti I calici in mano, Di frutta e miele, Le labbra violacee. Tu che nel banchetto Coperto di pampini Lasciasti che le carni Festeggiassero Bacco, Tu che nei giardini Neri dell'inganno Vestito di rosso Corresti verso la distruzione. Tu che conservi lo scheletro intatto ancora non so per quale miracolo, Mi pretendi bianca (Dio ti perdoni), Mi pretendi casta (Dio ti perdoni), Mi pretendi alba ! Rifugiati nei boschi, Vai alla montagna; Pulisciti la bocca; Vivi nelle capanne; Tocca con le mani La terra umida; Sostenta il corpo Con radice amara; Bevi dalle rocce; Dormi sulla brina;

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Rinnova i tessuti Con acqua e salnitro; Parla con gli uccelli Ed alzati all'alba E quando le membra Ti siano tornate pure E quando avrai posto In esse l'anima Che tra le alcove E' rimasta impigliata, Allora, buon uomo, Pretendimi bianca, Pretendimi nivea, Pretendimi casta.

traduzione: Federico Guerrini Umberto Saba Italia Poesia

E' come a un uomo battuto dal vento, accecato di neve -intorno pinge un inferno polare la città- l’aprirsi, lungo il muro, di una porta.

Entra. Ritrova la bontà non morta, la dolcezza di un caldo angolo. Un nome posa dimenticato, un bacio sopra ilari volti che più non vedeva che oscuri in sogni minacciosi.

Torna egli alla strada, anche la strada è un’altra. Il tempo al bello si è rimesso, i ghiacci spezzano mani operose, il celeste rispunta in cielo e nel suo cuore. E pensa che ogni estremo di mali un bene annunci.

novembre 1934 Dino Campana Italia

Vasto, dentro un odor tenue vanito Di catrame, vegliato da le lune Elettriche, sul mare appena vivo Il vasto porto si addorme; S'alza la nube delle ciminiere Mentre il porto in un dolce scricchiolìo Dei cordami s'addorme: e che la forza Dorme, dorme che culla la tristezza Inconscia de le cose che saranno E il vasto porto oscilla dentro un ritmo Affaticato e si sente la nube che si forma dal vomito silente.

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Juan Gelman Argentina La chiave del gas

La moglie del poeta è condannata a leggere o ascoltare i versi del poeta che fumano appena estratti dall'anima. E ancora; la moglie del poeta è condannata al poeta, a quel tipo che mai sa dove si trova il rubinetto del gas e finge di domandare per sapere quando in realtà gli importa solo di domandare ciò che non ha risposta. Rabindranath Tagore India Donna, non sei soltanto l'opera di Dio

Donna, non sei soltanto l' opera di Dio, ma anche degli uomini, che sempre ti fanno bella con i loro cuori.

I poeti ti tessono una rete con fili di dorate fantasie; i pittori danno alla tua forma sempre nuova immoralità.

Il mare dona le sue perle, le miniere il loro oro, i giardini d' estate i loro fiori per adornarti, per coprirti, per renderti sempre più preziosa.

Il desiderio del cuore degli uomini ha steso la sua gloria sulla tua giovinezza. Per metà sei donna, e per metà sei sogno. Sandro Penna Italia

Non era la città dove la sera ebbro cantavo fra le sparse luci sopra la dolce umidità del fiume. Adesso un biondo sole sulla nera bottega di mio padre par che bruci la nostra assenza. E non ritrovo il fiume. Poesie inedite - 1927-1955

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Pedro Salinas Spagna Che allegria, vivere

Che allegria, vivere e sentirsi vissuto. Arrendersi alla grande certezza, oscuramente, che un altro essere, fuori di me, molto lontano mi sta vivendo. Che quando gli specchi, le spie, mercurio, anime brevi, confermano che sono qui, io, immobile, serrati gli occhi e le labbra, chiuso all'amore della luce, del fiore e dei nomi, la verità transvisibile è che cammino senza i miei passi, con altri, là lontano, e lì sto baciando fiori, luci, parlo. Che esiste un altro essere con cui io guardo il mondo perchè sta amandomi con i suoi occhi. Che esiste un'altra voce con cui io dico cose non sospettate dal mio gran silenzio; ed è che anche mi ama con la sua voce. La via - che slancio ora! -, ignoranza degli atti miei, che lei compie, in cui lei vive, duplice, sua e mia. E quando lei mi parlerà di un cielo scuro, di un paesaggio bianco, ricorderò stelle che non ho visto, che lei guardava, e neve che nevicava nel suo cielo. Con la strana delizia di ricordare di aver toccato ciò che non toccai se non con quelle mani che non raggiungo con le mie, tanto distanti. E spogliato di sé potrà il mio corpo riposare, tranquillo, morto ormai. Morire nell'alta certezza che questo viver mio non era solo il mio vivere: era il nostro. E che mi vive un altro essere di là della non morte.

Alda Merini Italia Amami

Amami, e nel ricordo prendi la fionda antica e battimi i capelli. Mi vedrai crescere nera come la foresta dell'Amazzonia, ma se scosti i miei rami vedrai nella mia lingua uccelli variopinti e paradisi terrestri, Allora non pregare il Signore, perchè la dovizia del mio canto io l'ho rubata a lui in un giorno di distrazione.

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Federico Garcia Lorca Spagna Notte dell’ amore insonne

Notte alta, noi due e la luna piena; io che piangevo, mentre tu ridevi. Un dio era il tuo scherno; i miei lamenti attimi e colombe incatenate.

Notte bassa, noi due. Cristallo e pena, piangevi tu in profonde lontananze. La mia angoscia era un gruppo di agonie sopra il tuo cuore debole di sabbia.

L'alba ci ricongiunse sopra il letto, le bocche su quel gelido fluire di un sangue che dilaga senza fine.

Penetrò il sole la veranda chiusa e il corallo della vita aprì i suoi rami sopra il mio cuore nel sudario avvolto. Vincenzo Cardarelli Italia Sera di Liguria

Lenta e rosata sale su dal mare la sera di Liguria, perdizione di cuori amanti e di cose lontane. Indugiano le coppie nei giardini, s'accendon le finestre ad una ad una come tanti teatri. Sepolto nella bruma il mare odora. Le chiese sulla riva paion navi che stanno per salpare.

Jacques Prevert Francia

Sono andato al mercato degli uccelli E ho comprato degli uccelli Per te amore mio Sono andato al mercato dei fiori E ho comprato dei fiori Per te amore mio Sono andato al mercato dei rottami E ho comprato catene Pesanti catene Per te amore mio Poi sono andato al mercato degli schiavi E ti ho cercata Ma senza trovarti amore mio.

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Ilha Negra Rivista di letteratura in portoguese

Diretta da Amelia Pais (Portogallo)- Gabriel Impaglione (Italia).

Mail: [email protected]

Nicanor Parra Cile Atto d’ independenza

Indipendentemente dai disegni della Chiesa Cattolica mi dichiaro paese indipendente. A quarantanov'anni di sua età un cittadino ha perfetto diritto di ribellarsi alla Chiesa Cattolica. Che m'inghiotta la terra se mentisco. Gli è che mi sento davvero felice sotto l'ombra di queste acacie in fiore fatte sulla misura del mio corpo. Felice quanto più non si potrebbe alla luce di queste farfalle fluorescenti che sembrano tagliate con le forbici fatte a misura dell'anima mia. Voglia scusarmi il Comité Centrale In Santiago del Cile ventinove novembre del millenovecensessantatre; pienamente cosciente dei miei atti. Giacomo Leopardi Italia Alla Luna

O graziosa luna, io mi rammento che, or volge l'anno, sovra questo colle io venia pien d'angoscia a rimirarti: e tu pendevi allor su quella selva siccome or fai, che tutta la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal pianto che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci il tuo volto apparia, che travagliosa era mia vita: ed è, nè cangia stile, o mia diletta luna. E pur mi giova la ricordanza, e il noverar l'etate del mio dolore. Oh come grato occorre nel tempo giovanil, quando ancor lungo la speme e breve ha la memoria il corso, il rimembrar delle passate cose, ancor che triste, e che l'affanno duri!

Isola Nera… porto d’ incontro

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Isla Negra

revista en español de poesía y narrativa breve per abbonarsi: [email protected]

Attilio Bertolucci Italia Un’esortazione ai poeti dela mia città

Oggi che il tempo è di nuovo bello, caldo come d’estate il sole di settembre, voi vi accingete a ricevere dall’erba cresciuta sui campanili scrostati il saluto di un altro giorno da covare dentro il brusìo di una vita attiva, cittadina o appena suburbana, che v’incanta e vi strazia umanamente di colpe. Non cercate altro, fate che il passo alacre delle dieci vi porti nel vero cuore del mattino: sul celeste striature lunghe di bianco assicurano il durare della stagione... Mai come ora la morte appare amara a chi ne legge gli avvisi sui muri intiepiditi dal volgere calmo ma inevitabile delle ore verso un meriggio ardente e la sosta del pasto che il vino fa fervida e tanto più loquace se era, il nome abbrunato, familiare. A voi, usciti presto di casa e sul punto, le gambe stanche, di tornarvi, un carico ingombra la mente che l’inebriò. Lasciate che si perda, un giorno qualsiasi vi renda uguali a questi che si fanno coraggio e riprendono ad animare le vie che nella loro assenza l’ombra ha imboccato e percorrerà sino in fondo. Giuseppe Ungaretti Italia Quiete

L'uva è matura, il campo è arato, si stacca il monte dalle nuvole.

Sui polverosi specchi dell'estate caduta è l'ombra,

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tra le dita incerte il loro lume è chiaro, è lontano. Colle rondini fugge l'ultimo strazio.

Lidia Are Caverni Italia Da L’anno del Lupo

Accarezzavano altre pelli Lo splendore opaco di cometa Che avremmo voluto inseguire La sua coda era una catena D’insulti per chi la voleva Prigioniera la notte taceva Il brulichio di stelle. Nazim Hikmet Turchia Arrivederci fratello mare

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti arrivederci fratello mare mi porto un pò della tua ghiaia un pò del tuo sale azzurro un pò della tua infinità e un pochino della tua luce e della tua infelicità. Ci hai saputo dir molte cose sul tuo destino di mare eccoci con un pò più di speranza eccoci con un pò più di saggezza e ce ne andiamo come siamo venuti arrivederci fratello mare. Dacia Maraini Italia Ultimi deliri

ultimi diluvi di una giovinezza sparite leggerezze, occhi spezzati come è fresca la giornata che nasce vita mia che ti sfiorisci senza saperlo e perdi ad una ad una le voglie più stupide e gloriose morire senza degenerare sarebbe giusto e dolce chiudere la bocca senza dire addio allungarsi sul letto ed essere già freddi e lontani camminare via coi piedi

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nelle scarpe di cartone ma la dolcezza sbolle lentamente si perde nei sentieri degli occhi fa nidi sparsi fra i pensieri le palpebre pesanti si aprono ancora la mondo e il gusto della vita si insinua sotto la lingua.

la riviste di literatura in linba sarda

Isola Niedda 2 contattare: [email protected]

Nico Orengo Italia

Lo spruzzo che leva la roccia trascina il granchio sott'acqua vicino alla stella marina: è l'inizio di una cruenta mattina

Di Cartoline di mare vecchie e nuove. 1999 K.Nakagawa Giappone Una mano sulla porta

Quando sto zitto arriva mia madre. Sta sola mia madre nella stanza di là. e io solo e zitto nella stanza di qua. Mia madre si alza e arriva di quando in quando. Con una mano sulla porta cerca di leggere il mio cuore: io zitto mi lascio leggere: Intanto mi nascono affetti e le sorrido:"Che sei venuta a fare?". Ma so bene perchè viene da me. Dopo aver scambiato con me due,tre parole, mia madre se ne va. E io penso a tutti gli uomini: Noi viviamo sostenandoci l'un l'altro. E' come reggersi colle mani sulle spalle di chi è accanto. Si ha bisogno perfino delle persone che danno fastidio. Chi sa se mia madre non pensa a questo quando viene e mi guarda con la mano appoggiata sulla porta?

Isola Nera… Porto d’ incontro Teòdulo Melèndez

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Venezuela Questa notte

Questa notte é un´arca di naufragi. Pesa Mi sento come a Ischia, vomitando tosse. Uguale Serpente marino

questa notte o la faccio mi amica o mi ammazza questa notte.

Da Biffa. Traduzione dello spagnolo: Daniela Baldassari

Meng Hao-jan Cina Prematuro freddo e nostalgia

Alberi spogli,anatre in volo al sud e il vento del nord freddo sul fiume. Vivo alla svolta del fiume Hsiang, lontano, distaccato dentro l'estreme nuvole di Ch'u. Lacrime di nostalgia, le ho piante in cuore tutte. Sola, una vela appare all'orizzonte. -Dove la baia?- sembra domandare. Liscio il mare di sera, nella deserta infinità. Agustín Labrada Cuba Como murciélagos

Salen de alguna grieta los rencores, como dardos que ciñen toda constelación al polvo, y nos h incan rumores de venganza entre la niebla.

En sucesivas espirales su aridez devasta los cercados que a esa estirpe oponemos cuando agónico el mundo nos descubre algún borde para la fantasía.

Vienen como murciélagos marcando latitudes con su aullido, para nombrar del barro sólo su imagen turbia, donde nunca crecerán los girasoles.

Si no los sé bordear, si me dominan, si envejecen así, ¿qué vitral construiré para mi hijo, qué árbol sin invierno en su mirada?

Come pipistrelli Salgono da qualche crepa i rancori, come dardi che cingono tutta costellazione alla polvere, e ci ficcano rumori di vendetta tra la nebbia. In successive spirali su aridità Devasta gli steccati Che a questa stirpe opponiamo Quando agonizzante il mondo Ci scopre qualche bordo per la fantasia. Vengono come pipistrelli Marcando latitudini col loro ululato, per nominare del fango solo la loro immagine torbida, dove mai cresceranno i girasoli. Se non li so bordare, se mi dominano, se invecchiano così, che vetrata costruirò per mio figlio, che albero senza inverno nel suo sguardo?

Trad. Giovanna Mulas- Gabriel Impaglione

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Adriano Corrales Costa Rica Imitación de Cardenal

Te escribo estos versos Nena Los escribo bien complejos Para que no los entiendas

Sabrás que en asuntos de amor Quien manda es el misterio

Total Nadie los leerá Siquiera por venganza

Porque nunca serán famosos Acaso populares

Signos y símbolos Para cualquier hermenéutica

Del libro inédito Kabanga Francisco Azuela México Aztecal VIII

En este poema de muertos se te murió tu padre, se murieron tu abuelo y tu siembra y se acabó la tarde en una mirada. En este poema de muertos se murió el amor de tus antiguos, se murieron tus pájaros y se calló la estrella de tu frente como un puñado de rosas enfermas. En este poema de muertos se te murió la vida, y por segunda vez se te murió la patria cuando tú te quedaste mirando como un arco iris sin color. En este poema de muertos se te partió la sangre en dos ríos azules, y un esqueleto de sombras en tus ojos de nieve busca a pesar de todo, la libertad de tu pueblo.

Imitazione di Cardenal

Ti scrivo questi versi Ragazza Li scrivo bene complessi Perché non li capisca

Saprai che in temi d’amore Chi comanda è il mistero

Totale Nessuno li leggerà Né per vendetta

Perché mai saranno famosi forse popolari

Segni e simboli Per qualche ermeneutica.

Trad. Giovanna Mulas- Gabriel Impaglione

Aztecal VIII

In questo poema di morti È morto tuo padre, morirono tuo nonno e la tua semina e finì la sera in uno sguardo. In questo poema di morti Morì l’amore dei tuoi antichi, morirono i tuoi passeri e zittì la stella della tua fronte come un pugno di rose malate. In questo poema di morti Morì la tua vita, e per la seconda volta morì la patria quando tu rimanesti guardando come un arcobaleno senza colore. In questo poema di morti Ti si ruppe il sangue in due fiumi azzurri, e uno scheletro di ombre nei tuoi occhi di neve cerca soprattutto, la libertà del tuo popolo.

Trad. Giovanna Mulas- Gabriel Impaglione

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Gloria Gabuardi Managua, Nicaragua Mujer

Soy mujer, luna y nube. Pelo al viento y ojos a la vida. Soy mujer, simplemente mujer. Cotidiana de Gloria o de agonía, acuario por el movimiento de los astros, feudal en el amor y planetaria. Soy Selene, Venus, Nube con Pantalones; en eterna búsqueda del cielo o del infierno, de infame y celoso corazón, carne sagrada de mi carne, mujer, desde las yemas de mis dedos, hasta la última gotita de mi sangre. Trad. Giovanna Mulas - Gabriel Impaglione Dina Posada El Salvador Gramática propia

Repetir tu nombre mi indefensa costumbre

Desnudo indicio de mi cuerpo confesado

Acento en mi sábana Promesa que no se estanca

Grave entrega de orillas espontáneas

-Resumen de mi risa-

Argumento básico para memorias prolongadas Paul Eluard Francia Mascia rideva agli angeli

L'ora che vibra in fronte al tempo scompigliato

Un vago, lieve uccello più vivo del pulviscolo Trascina su uno specchio una salma decollata Globi di sole vellutano le sue ali E il vento del suo volo fa impazzire la luce

Hanno scoperto il migliore lontano da qui.

Donna

Sono donna, luna e nube. Capello al vento e occhi alla vita. Sono donna, semplicemente donna. Quotidiana di Gloria o di agonia, acquario per il movimento degli astri, feudale nell’amore e planetaria. Sono Selene, Venere, Nube con Pantaloni; in eterna ricerca del cielo o dell’inferno, di infame e geloso cuore, carne sacra della mia carne, donna, dalle gemme delle mie dita, fino all’ultima gocciolina del mio sangue .

Grammatica propria

Ripetere il tuo nome La mia indifesa abitudine

Nudo indizio Del mio corpo confessato

Accento nel mio lenzuolo Promessa che non si arresta

Grave offerta Di rive spontanee

-sintesi delle mie risate-

argomento basico per memorie prolungate.

Trad. Giovanna Mulas- Gabriel Impaglione

Nella fotografia ritagliata

Lì dove sempre c’è una mano Una sola mano sopra l’omero Di una persona intera Che sorride forse solo alla mano

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Julio Carabelli Argentina En la fotografía recortada

allí donde siempre hay una mano una sola mano sobre el hombro de una persona entera que sonríe quizá sólo a la mano resto de otra persona descuartizada que ahora no se encuentra desaparecida tal vez por la tijera por graves desavenencias o por el fin de un amor que fue gritado con el mismo grito que sostiene esa mano. Carlos López Guatemala La negación de la negación

Comenzamos por negar lo que sabíamos. Partimos de la timidez, del absurdo. Tuvimos una que otra discusión sobre lo posible, lo necesario, la salida. Casi no quedó tiempo para vernos. Supimos que gritar era más cruel que callarse y nos llenamos de silencios. Terminamos por negar lo que sabíamos.

Juan Daniel Perrota Argentina El que tiene hambre

El que tiene hambre no espera las monedas que no vendrán el decreto salvador el que tiene hambre sólo conoce la impiedad del de arriba que pega bajo.

La negazione della negazione

Cominciammo per negare ciò che conoscevamo. Partimmo dalla timidezza, dall’assurdo. Avemmo qualche discussione sopra Il possibile, il necessario, l’uscita. Quasi non restò tempo per vederci. Sapemmo che gridare era più crudele che zittirsi E ci riempimmo di silenzi. Finimmo per negare ciò che conoscevamo.

Trad. Giovanna Mulas- Gabriel Impaglione

Quello che ha fame

Chi ha fame Non spera Le monete Che non verranno Il decreto salvatore Chi ha fame Solo conosce la mancanza di pietà Di quello di su Che colpisce giù. Trad. Giovanna Mulas- Gabriel Impaglione

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Roberto Santoro Argentina. Poeta assassinato dalla dittatura militare Verbo irregular

yo amo tú escribes él sueña nosotros vivimos vosotros cantáis ellos matan. Trad. Giovanna Mulas- Gabriel Impaglione

Giuseppe Cannistraro Italia Vergogna!

Quando morirono Le speranze degli onesti, non ricordo il mese e nemmeno l’anno, piangevo lontano dalla strage e ho desiderato di trovarmi tra voi per gridare al mondo e anche al cielo: vergogna, maledetti, vergogna! Arthur Rimbaud Francia Sensazioni

Nelle azzurre sere d'estate, andrò per i sentieri, punzecchiando dal grano, a pestar l'erba tenera: trasognando sentirò la sua frescura sotto i piedi e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo. Io non parlerò, non penserò più a nulla: ma l'amore infinito mi salirà nell'anima, e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro, nella Natura, - lieto come con una donna. Charles Bukoswski Stati Uniti La donna ideale

il sogno di un uomo è una puttana con un dente d'oro e il reggicalze, profumata con ciglia finte rimmel

Verbo irregolare Io amo Tu scrivi Egli sogna Noi viviamo Voi cantate Loro ammazzano.

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orecchini mutandine rosa l'alito che sa di salame tacchi alti calze con una piccolissima smagliatura sul polpaccio sinistro, un po' grassa, un po' sbronza, un po' sciocca e un po' matta che non racconta barzellette sconce e ha 3 verruche sulla schiena e finge di apprezzare la musica sinfonica e che si ferma una settimana solo una settimana e lava i piatti e fa da mangiare e scopa e fa pompini e lava il pavimento della cucina e non mostra le foto dei suoi figli né parla del marito o ex-marito di dove è andata a scuola o dov'è nata o perché l'ultima volta è finita in prigione o di chi è innamorata, si ferma solo una settimana solo una settimana e fa quello che deve fare poi se ne va e non torna più indietro

a prendere l'orecchino dimenticato sul comò Dario Bellezza Italia Se viene la guerra

Se viene la guerra non partirò soldato.

Ma di nuovo gli usati treni porteranno i giovani soldati lontano a morire dalle madri.

Se viene la guerra non partirò soldato.

Sarò traditore della vana patria.

Mi farò fucilare come disertore.

Mia nonna da ragazzino mi raccontava: "Tu non eri ancora nato. Tua madre ti aspettava. Io già pensavo dentro il rifugio osceno ma caldo da tanti corpi, gli uni agli altri stretti, come tanti apparenti fratelli, alle favole che avrebbero portato il sonno

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a te, che Dio non voglia!, non veda più guerre".

William Blake Inghilterra Un albero avvelenato

Ero andato col mio amico, dissi la mia ira, la mia ira finì; ero aridato col mio nemico, non la dissi, la mia ira crebbe.

E l'ho bagnata di timori, notte & mattino con le mie lacrime, e le ho dato il sole di sorrisi e dolci ingannevoli astuzie.

Ed è cresciuta sia di giorno che di notte, finché ha portato una mela luminosa; ed il mio nemico la vide risplendere, e seppe che era mia.

E penetrò nel mio giardino quando la notte aveva velato il cielo; nella mattina lieto vedo il mio nemico steso morto sotto l'albero.

Walt Whitman Stati Uniti A uno sconosciuto

Sconosciuto che passi! non sai con quanto desiderio io ti guardo, tu devi essere colui che io cercavo, o colei che cercavo (mi arriva come da un sogno), certamente ho vissuto in qualche luogo una vita di gioia con te, tutto è ricordato, mentre passiamo l'uno vicino all'altro, fluido, amorevole, casto, maturo, sei cresciuto con me, sei stato ragazzo o ragazza con me, io ho mangiato e dormito con te, il tuo corpo è diventato qualcosa che non appartiene soltanto a te, né ha lasciato che il mio restasse mio soltanto, mi hai dato il piacere dei tuoi occhi, del tuo volto, della tua carne, mentre io passo, tu ne prendi in cambio dalla mia barba, dal mio petto, dalle mie mani, non devo parlarti, devo pensarti quando seggo da solo o veglio la notte da solo, devo aspettarti, non dubito che ti incontrerò ancora, e a questo devo badare, di non perderti. Antonio Machado

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Spagna A Granada fu il crimine (Framm)

1. Il crimine

Lo si è veduto andare tra i fucili lungo una lunga strada, verso gelidi campi, con il cielo stellato che schiariva. Hanno ucciso Federico quando la luce si affacciava. Quel plotone d'assassini non ardì guardarlo in faccia. Chiusero gli occhi, pregando: neppure Dio può salvarti! Morto cadde Federico - sangue in fronte e piombo nel petto - ....a Granada fu il crimine, a Granada, sapete - la sua povera Granada...

Trilussa Italia Un re umanitario

Er giorno che Re chiodo fu costretto de dichiarà la gue rra a un Re vicino je scrisse: - Mio carissimo cuggino, quello che leggi è l'urtimo bijetto; semo nemmichi: da domani in poi bisogna sbudellasse fra de noi.

La guerra, come vedi, è necessaria: ma, date l'esiggenze der progresso, bisognerà che unisca ar tempo istesso la civirtà moderna e la barbaria, in modo che l'assieme der macello me riesca più nobile e più bello.

D'accordo cor dottore pensai bene de fa' sterilizzà le bajonette perchè er sordato venga fatto a fette a norma de le regole d'iggene, e a l'occasione ciabbia un lavativo pieno de subblimato corosivo.

Pe' fa' in maniera ch'ogni schioppettata se porti appresso la disinfezzione ho fatto mette ne la munizzione un pezzo de bambace fenicata: così, cor necessario de la cura, la palla sbucia e la bambace attura.

Fra l'antri innumerevoli vantaggi, come sistema de riscallamento ho stabbilito ch'ogni reggimento procuri de fa' foco a li villaggi. Incomincia a fa' freddo e capirai che un po' d'umanità nun guasta mai.

La polizzia sce ntifica ha già prese

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l'impronte diggitali a tutti quanti pe' distingue l'eroi da li briganti che fanno l'aggressione ner paese; sarebbe un'ingiustizia, e quer ch'è peggio nun se saprebbe più a che fa er saccheggio.

Ho pensaro a la fede. Ogni mattina un vecchio cappellano amico mio dirà una messa e pregherà er bon Dio perchè protegga la carneficina. Così, se perdo, invece der governo rimane compromesso er Padre Eterno.

Ah! nun pòi crede quanto me dispiace de strascinà 'sto popolo a la guerra, lui che per anni lavorò la terra co' la speranza de godè la pace; oggi, per un capriccio che mi pija, addio campi, addio casa, addio famija!

Un giorno, appena tornerà er lavoro, in quelli stessi campi de battaja indove ha fatto strage de mitraja rivedremo ondeggià le spighe d'oro: ma er grano sarà rosso e darà un pane insanguinato da le vite umane.

Ma ormai ce semo e quer ch'è fatto è fatto: vedremo infine chi ci avrà rimesso. Addio, caro cuggino; per adesso, co' la speranza che sarai disfatto te, co' tutto l'esercito, me dico er tu affezzionatisssimo nemmico.

Gottfried Benn Prussia Occidentale M’ma non m’ama, mi spezzo le mani

Mi ama? Non mi ama? Mi spezzo le mani e sparpaglio le dita spezzate così si strappano per l'auspicio e si gettano in maggio ghirlande di margherite in cui t'imbatti che le forbici e i rasoi svelino la canizie risuoni a non finire l'argento degli anni spero credo che non verrà mai per me l'infame buonsenso

Dante Alighieri Italia Canto di Paolo e Francesca (frammento)

. . . . . Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso;

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ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutta tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante». Mentre che l'uno spirto questo disse, l'altro piangea; sì che di pietade io venni men così com'io morisse. Piergiorgio Viti Italia Autoerotismo

mi arrampico sugli specchi

preparo paranoiche manovre

invento una lussuria prudente

mio olocausto a cinque stelle. Primo Levi Italia Dateci

Dateci qualche cosa da distruggere, Una corolla, un angolo di silenzio, Un compagno di fede, un magistrato, Una cabina telefonica, Un giornalista, un rinnegato, Un tifoso dell'altra squadra, Un lampione, un tombino, una panchina. Dateci qualche cosa da sfregiare, Un intonaco, la Gioconda, Un parafango, una pietra tombale. Dateci qualche cosa da stuprare, Una ragazza timida, Un'aiuola, noi stessi. Non disprezzateci: siamo araldi e profeti. Dateci qualche cosa che bruci, offenda, tagli, sfondi, sporchi, Che ci faccia sentire che esistiamo. Dateci un manganello o una Nagant, Dateci una siringa o una Suzuki. Commiserateci.

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Guillaume Apollinere Francia Pont Mirabeau

Sotto Pont Mirabeau scorre la Senna E i nostri amori Bisogna che ricordi La gioia sempre vien dopo i dolori Venga la notte suoni l'ora I giorni vanno io resto ancora Le mani nelle mani restiamo viso a viso Mentre che sotto Il ponte delle nostre braccia passa Degli sguardi di sempre l'onda stanca Venga la notte suoni l'ora I giorni vanno io resto ancora L'amore va come questa corrente L'amore se ne va Come la vita è lenta E come la Speranza è violenta Venga la notte suoni l'ora I giorni vanno io resto ancora Passano i giorni passano le settimane Né tempo andato Né gli amori ritornano Sotto Pont Mirabeau scorre la Senna Venga la notte suoni l'ora I giorni vanno io resto ancora Gabriel Impaglione Argentina

Nell’immensità delle pianure del sale cercarono le reti il pesce d’oro, i porti dove ancoravano la prima aurora, il bacio dell’ultima sirena, la casa stabilita del pane caldo. Furono le navi l’origine delle moltitudini. Negli umidi corridoi dove nacquero speranze, figli morti, garofani nelle mani uno dietro l’altro in lunga fila di silenzi resero le loro lingue le valigie sovraccariche di domande. Allora subirono nella terra nuova le scarpe rotte alle impalcature costruirono la volontà del pranzo. Si guastarono la pelle fino a denudare la piaga dove il dolore pulsa il suo primo grido, li bruciò la calce, la macchina gli tolse una mano, l’olfatto, li morsicò la luce, ogni paga giornaliera fu una spugna d’aceto. Nei rioni dove il muschio d’orina non ha potuto con la rosa, aprirono un vuoto

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nel freddo per cullare i figli. La terra li chiamò seme e il seme padre, e fondarono l’esplosione del cereale. E così la ruota avanzò dove nulla fu e nulla successe se non il vento. Il cammino si fece stenditoio di cranii e papaveri, stracci, nomi perduti, guerre che morsicavano la memoria, lunghe traversie cercando l’origine che non era se non la nuova direzione. Il ritorno coperto nelle cartoline a volte trepidò come un passero ferito. Riempirono i nuovi orizzonti di olive, chitarre, strutture, viti, punti di partenza, e sollevarono la casa che li vide nascere, partire e tornare ogni domenica il meglio dei sogni. Molto dopo nelle pianure del sale i figli rientrarono per il pesce d’oro il palmo d’aria il possibile di spalle all’humus carbonizzato dalla tristezza. Allora i paesi di strade strette, dove già nessuno aspettava notizie d’oltre mare, dove restavano molto lontane le nuove dimensioni del mondo. Tratto dalla silloge Carte di Sardinia, 2006

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