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BANDO PROGETTAZIONE SOCIALE Uno sguardo a due esperienze ISSN 1 1974-1820 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 46 del 27/02/2004) art. 1, c. 2, DCB Palermo RACCONTI D’ESTATE SPECIALE La situazione giovanile “IN.VOLO.” Una possibilità in più per il volontariato m mondo solidale periodico del volontariato siciliano Anno VIII – Numero 2 – aprile-giugno 2011 FQTS 2 Conferenza degli Stati generali del Terzo settore siciliano GRAFFI E VISIONI PROTEZIONE CIVILE Carceri in Sicilia Il punto di vista dei volontari MARCIA DELLA PACE 2011

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BANDO PROGETTAZIONE SOCIALEUno sguardo a due esperienze

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RACCONTI D’ESTATE

SPECIALELa situazione giovanile

“IN.VOLO.”Una possibilità in piùper il volontariato

mmondo solidaleperiodico del volontariato siciliano

Anno VIII – Numero 2 – aprile-giugno 2011

FQTS 2Conferenza degli Stati generalidel Terzo settore siciliano

GRAFFI E VISIONI

PROTEZIONE CIVILE

Carceriin SiciliaIl punto di vista dei volontari

MARCIA DELLA PACE 2011

2/2011 Mondo Solidale ~ 1

Cattive abitudini Editoriale

Progetto In.Volo.:finanziamenti agevolati per il Volontariato di Max Firreri

Cinque battute in.VoLo.

FQTS 2 - Gli Stati generalidel Terzo settore siciliano di Andrea Uzzo

La SCheda deL progetto

SPECIALERagazzi in pantofole di Andrea UzzoGiovani in azione di Liliana Leone e Lino D’Andrea

gioVani e droghe SintetiChe, aLLarme in europa

arCiragazzi: poLitiCi “Strani animaLi” per i gioVani

DOSSIERIl carcere? Che pena! di Marco OlivieriVolontariato fra le sbarre di Andrea Uzzo

Le aSSoCiazioni: iL CarCere Come “extrema ratio”napoLitano: un abiSSo tra Situazione CarCeraria e CoStituzione

iL Senatore marino e gLi opg

Da Palermo ad Assisi per la pace di Vito Restivo e Antonella Brucato

appeLLo a ConCLuSione deLLa marCia deLLa paCe perugia-aSSiSi 2011

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12

IndiceIl sistema dei CSV siciliani

Sede direzionaleVia G. La Farina, 7 – 98122 MessinaTf. 0906409598 – Fax [email protected] di apertura al pubblicolunedì: ore 15.30-18.30martedì, mercoledì, giovedì e venerdì: ore 10-13 e 15.30-18.30 sabato: ore 10-13

Sede direzionaleVia Teseo, 14 – 95126 CataniaTf. 0954032041 – 0954032194Fax [email protected] di apertura al pubblicoda lunedì al sabato: ore 9-13martedì e giovedì: ore 15-18

Co.Ge.

Sede organizzativaVia Roma, 457 p. 4° int. 12/b90139 PalermoTf. [email protected]

per la provincia di Messina

per le province di Catania, Enna,Ragusa e Siracusa

Sede direzionaleVia Maqueda, 334 – 90134 Palermotf. 091331970 – fax 0913815499 num. verde 840702999 www.cesvop.org – [email protected] di apertura al pubblicolunedì e mercoledì: ore 9-13 e 14-17martedì e giovedì: ore 9-13 e 14-18venerdì: ore 9-13 e 14-16

per le province di Agrigento,Caltanissetta, Palermo e Trapani

Centro di Serviziper il Volontariato

di Palermo

Comitatodi Gestionedel Fondo Speciale per il Volontariato Regione Siciliana

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2/2011 Mondo Solidale ~ 3 2 ~ Mondo Solidale 2/2011

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Con legalità e dialogo cresce la comunità - Due esperienzedel Bando di Progettazione sociale di Marco Olivieri e Chiara Putaggio

La preSentazione deL bando neL 2008 / i progetti approVati in SiCiLia

Giampilieri due anni dopo di Marco Olivieri

breVe CronaCa deL diSaStro

Comunicare l’emergenza di Enzo Bisconti

Campo eStiVo “anCh’io Sono La protezione CiViLe” di Chiara PutaggioiL ruoLo deL VoLontariato neL SerVizio nazionaLe di protezione CiViLe

Volontariato? Aperto per ferie di Giovanna MastrogiovanniInsieme per fare squadra

iL CSV etneo per un VoLontariato a miSura di gioVani di Orazio Vecchio

ASSOCIAZIONIIn piazza per farsi conoscere dalla gente

3a Giornata del volontariato a Galati Mamertino di Marco OlivieriA Palermo, “Gli Anziani, una risorsa” di Nunzio Bruno

“WeLCome”, Carta dei SerVizi muLtietniCa / WorkShop europeo daL CeSV meSSina

“roSSo Come L’arCobaLeno”, progetto deLL’aViS proVinCiaLe di paLermo

GRAFFI e VISIONII Muri dell’Europa di Vincenzo Consolo

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30

Come le morti bianche sul lavoro, le stragi del sabato sera e le carrette del mare scomparse nel Mediterraneo, anche il numero dei decessi in carcere è uno di quei numeri a cui gli Italiani hanno fatto, irrimediabilmente, l’abitudine.

A ondate, l’indignazione prende il Bel Paese quando uno di quei numeri diviene allarmante (come se si potesse stabilire un minimo sopportabile). E dopo? Parole... Facce dure... Interventi d’urgenza... che hanno l’esito di tampo-nare, senza che in realtà si tocchino le radici dei problemi. Alla fine, la polvere che si nasconde sotto il tappeto viene di nuovo fuori e, allora, si ricomincia.

Mondo solidale prova nel Dossier di questo numero ad esplorare con gli occhi dei volontari il “pianeta carcere” siciliano. Anche noi, quindi, ci annoveria-mo nel coro degli indignati che si è levato all’inizio dell’estate 2011? In realtà, no. Dei problemi messi a nudo dalla Commissione parlamentare presiedu-ta dal senatore Ignazio Marino, il volontariato (assieme a tanti altri operatori istituzionali e non) ne ha parlato continuamente. Adesso di tratta di seguire l’indicazione del Presidente della Repubblica e non scandalizzarsi solo dell’Opg (meglio chiamarlo “manicomio criminale”?) di Barcellona Pozzo di Gotto (ME). È necessario guardare alle carceri nel loro complesso e creare un movimento di opinione più ampio. Scoperchiare le difficoltà, i dilemmi, gli angoli bui di un sistema penitenziario che va migliorato al suo interno, ma va pure affiancato e circondato da “muri” di alta solidarietà, da reti di prevenzione, da lavoro di recupero sociale e reinserimento, da azione socio-educativa nei quartieri. In-somma, un supplemento di denuncia, certo, assieme però ad un incremento di politiche sociali e di creativa promozione delle fasce marginali.

Sul fronte della prevenzione o, meglio, del lavoro per costruire comunità nuove, questo numero della rivista guarda pure ai giovani e alla loro situazio-ne (vd. lo Speciale). Tra pantofole e partecipazione, i giovani siciliani ci fanno intravedere un certo tipo di futuro che si prepara, così come alcune spinte nascenti si vedono nella Marcia della Pace, nelle esperienze attivate dal Bando di Progettazione sociale finanziato con i Fondi della Perequazione. Un volonta-riato, quindi, che cresce se supportato da inziative di sostegno economico (in apertura parliamo del progetto In.Volo.) e di formazione specifica (vd. l’artico-lo dedicato a FQTS 2). Un volontariato, inoltre, che si esplica in una pluralità di forme. Fra tutte qui diamo uno sguardo: alla Protezione civile, alle varie espe-rienze estive e a quelle “ordinarie” rivolte ai giovani e alla popolazione.

Infine, va detto che trimestrale Mondo Solidale, nuovo sito d’informazione siciliasolidalenews.org e newsletter dei tre Centri di Servizio per il Volontariato (CSV) siciliani (CeSVoP di Palermo, Cesv di Messina e Csv Etneo) si compon-gono a formare il nuovo sistema regionale d’informazione su volontariato e Terzo settore in Sicilia. In questo modo, i tre CSV offrono gradualmente un nuovo servizio per le organizzazioni di volontariato e danno un riferimento in più agli operatori sociali, ai giornalisti e all’opinione pubblica siciliana.

Buona lettura!Nunzio Bruno e Marco Olivieri

Cattive abitudini

IndiceANNO VIII NUMERO 2/11

aprile-giugno 2011

Mondo SolidaleTrimestrale del CeSVoP e

dei Centri di Servizio per il Volontariato di Sicilia

Autorizzazione del Tribunaledi Palermo n. 12

del 21 aprile 2004

direttori editoriali:Ferdinando Siringo (CeSVoP), Santo Carnazzo (Csv Etneo), Antonino Mantineo (Cesv Messina)direttore reSponSabile:Nunzio BrunoCondirettore:Marco Olivieriredazione:Nunzio Bruno, Marco Olivieri e Orazio Vecchioprogetto grafiCoe iMpaginazione:Nunzio Brunoeditore:CeSVoP – Centro di Servizi per il Volontariato di PalermoSede:Via Maqueda, 334 – 90134 Palermo – tf. 091331970 – fax 0913815499 – [email protected] da: www.flickr.com sotto licenza Creative Com-mons e archivio nbTiemmetiratura di queSto nuMero:8.000 copie

Con il contributo del Comi-tato di Gestione del Fondo Speciale per il Volontariato Regione Siciliana finanziato dalle Fondazioni: Compa-gnia di San Paolo, Monte dei Paschi di Siena, Cariplo e Banco di Sicilia

nuM. ChiuSo il 26/09/2011e StaMpato preSSoPriulla SrlViale Reg. Siciliana, 691590124 Palermo

DISTRIBUZIONE GRATUITA

per gli arretrati:cesvop.blogspot.com

www.siciliasolidalenews.orgwww.cesvop.org

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2/2011 Mondo Solidale ~ 5

L’INIZIATIVA NASCE DALLA PARTNERSHIP TRA

CoGe SICILIA, CSV SICILIANI E BANCA PROSSIMA

Progetto In.Volo.:finanziamenti agevolati per il Volontariato

Progetto In Volo

Il presidente del Comitato di Gestione del Fondo Speciale per il Volontariato in Sicilia (CoGe) Vito Puccio lo ha de-finito «uno strumento utilissimo per il mondo del volontariato in Sicilia, che

avrà i suoi effetti benefici su tutto il territorio siciliano». E, in effetti, se si considerano le più diffuse difficoltà che spesso registrano le associazioni di volontaria-to – dal poter acquistare un bene strumentale, al fare in-terventi migliorativi dentro la sede del sodalizio, o quando ricevono in affidamento beni confiscati alla mafia – il pro-getto «In.Volo.» rappresenta davvero un utile strumento a supporto del volontariato siciliano. Presentato a fine maggio 2011 alla Facoltà te-ologica di Sicilia, il progetto di Banca Prossima (gruppo Intesa-San Paolo) è già ope-rativo in tutta l’Isola. Nato da un accordo a tre tra Banca Prossima (la pri-ma banca europea dedicata esclusivamente al Terzo settore), i tre Centri di Servizio per

il Volontariato siciliani (CeSVoP di Palermo, Csv Etneo di Catania e Csv di Messina) e il CoGe Sicilia, il progetto si pone l’obiettivo di sostenere e qualificare le organizzazioni di volontariato siciliane, fornendo loro – accanto ai tradizionali servizi di consulenza e forma-zione – le risorse necessarie per dare con-tinuità alla gestione, fare investimenti e av-

viare nuovi progetti. La vera novità del progetto è data dalla costituzione di un fon-do di garanzia a sostegno dell’accesso al credito delle organizzazioni di volontaria-to, con una dotazione inizia-le di 500 mila euro. Questo, per la prima volta, consenti-rà alle associazioni di potere accedere al credito senza che il legale rappresentante debba dare garanzie con il suo patrimonio personale. È lo stesso sistema che garan-tirà l’erogazione del credito.

Come si può aderire al progetto?Sono i tre Centri di Servizio siciliani i punti di riferimento per le associazioni di volontariato

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6 ~ Mondo Solidale 2/2011 2/2011 Mondo Solidale ~ 7

In.Volo.

che vorran-no aderire al progetto. Agli sportel-li dei Cen-tri si potrà avviare la pratica per la richiesta. Poi, sarà un’Unità di valutazione c o n g i u n t a a verificare preliminarmente l’efficienza delle organiz-zazioni richiedenti e della sostenibilità del progetto presentato.Inoltre, la raccolta delle richieste di finan-ziamento spetta ai vari CSV, che analizzano i progetti e aiutano le associazioni a defi-nire le proprie necessità finanziarie. Grazie a un’apposita piattaforma web realizzata da Banca Prossima, il processo di richiesta, monitoraggio e concessione del finanzia-mento avviene con la massima trasparenza e in tempi rapidi.Chi può aCCedere al progetto?Tutte le organizzazioni di volontariato sicilia-ne costituite da almeno due anni, iscritte e non iscritte al Registro del volontariato.

In.Volo.

il Fondo di garan-zia, nessun impegno per il presidente dell’asso-CiazioneIl Fondo, con un moltipli-catore x 5, consente a Banca Pros-sima di ero-

gare finanziamenti senza chiedere garanzie. Un primo plafond rotativo di finanziamenti pari a 2,5 milioni di euro è da subito disponibile. Tra i numerosi servizi offerti alle organizza-zioni di volontariato: gli anticipi sulle fatture; l’apertura di conti correnti con servizi dedica-ti; la concessione di finanziamenti a medio e lungo termine per promuovere l’avvio di nuovi servizi sociali; gli investimenti, anche in beni immateriali. Per nessuno di questi servizi sono richieste garanzie personali da parte dei le-gali rappresentanti e degli amministratori.ruolo dei partnerChi fa cosa e che cosa nel sistema per l’e-rogazione dei finanziamenti? Ogni organo ha un ruolo ben preciso. Il CoGe Sicilia partecipa

con un proprio rappresentante nel Comitato d’indirizzo e di controllo e nell’Unità di valu-tazione. I CSV partecipano con un proprio rappresentante nel Comitato d’indirizzo e nell’Unità di valutazione. Banca Prossima, in-fine, partecipa con un proprio rappresentante nel Comitato d’indirizzo e due rappresentanti nell’Unità di valutazione. È la Banca, al termi-ne del processo, che emetterà il finanziamen-to alle associazioni.Cosa Fa il Comitato d’indirizzo e di ControlloIndividua gli indirizzi e i criteri per la selezione e la valutazione dei progetti e ne dà comunicazione all’Unità di valutazione. Effettua un attento monitoraggio dell’iniziativa, valuta l’andamento dell’iniziativa e individua eventuali modifiche e in-tegrazioni alla convenzione per la realizzazione del progetto.Cosa Fa l’unità di valutazioneL’unità di valutazione esamina le istanze di accesso al finanziamen-to e autorizza l’utilizzo della garan-zia del Fondo.Cosa Fa BanCa prossimaValuta le richieste di fido da parte delle organizzazioni di volontaria-to. Comunica all’Unità di valutazio-

da l’idea etica che il denaro ha il suo profumo. Che ha la sua importanza nell’ottica del rispetto delle singo-li azioni dei volontari che mirano al bene comune».Ferdinando Siringo, preSidente del CeSVop: «È un progetto che crea va-lore aggiunto al “sistema” del volon-tariato. E che consentirà anche alle piccole associazioni di accedere a linee di prestito agevolato».Vito puCCio, preSidente del Coge SiCilia: «Il progetto sarà uno strumento uti-

lissimo per il mondo del volontariato in Sicilia, che avrà i suoi effetti benefi-ci su tutto il territorio siciliano. Colgo l’occasione di fare solo un esempio per capire il perchè: spesso alcune associazioni non riescono a gestire un bene confiscato soltanto perché non hanno i fondi per interventi di manutenzione o migliorativi. Questo strumento consentirà di superare questa difficoltà».MarCo Morganti, ad di BanCa proSSiMa: «Il volontariato, in Sicilia, è un setto-

re di grande rilievo: sono infatti circa 2.100 le organizzazioni.. Ed è bellissi-mo che proprio la Sicilia prenda per prima il testimone di In.Volo dalla Lombardia, dove il progetto è nato.In.Volo non solo aumenta di cinque volte le forze economiche grazie al moltiplicatore, ma responsabilizza il volontariato introducendolo al credi-to. Allo stesso tempo il fondo rispar-mia ai presidenti delle associazioni l’onere di prestare garanzie persona-li. È lo schema più virtuoso». (m.f.)

Cinque Battute in.volo.

ignazio di Fazio, preSidente del CSV et-neo: «I volontari hanno una respon-sabilità morale nei confronti del Pa-ese. E con la giusta attenzione che merita in questi anni abbiamo creato una vera rete virtuosa, uno scambio di esperienze che oggi danno con-tezza nel “sistema” dei fondi speciali».nino Mantineo, preSidente del CeSV MeSSina: «Questo progetto consoli-

ne gli affidamenti e i finanziamenti concessi. Assume la garanzia sul Fondo senza acquisi-re garanzie personali da parte delle OdV e/o dei loro legali rappresentanti.i Costi? eCCo alCuni esempiOttenuto il finanziamento, l’associazione quanto deve pagare d’interessi e per i costi di tenuta conto? Nelle tabelle di queste pagine trovate alcuni dati con degli esempi.

Max Firreri

8 ~ Mondo Solidale 2/2011 2/2011 Mondo Solidale ~ 9

FQTS 2

dei seminari di FQTS

Gli Stati generali del Terzo settore siciliano

A conclusione del secondo ciclo

Formare i quadri delle organizzazio-ni del Terzo settore del Sud Italia, per far sì che il no profit diventi un ponte fra le istituzioni politiche e i cittadini, in un’ottica di Welfare che

parta dal basso e persegua tre pratiche stra-tegiche: solidarietà, sussidiarietà, sviluppo. Con questo obiettivo, sostenuto dalla Fonda-zione con il Sud, si è chiuso il secondo ciclo di seminari FQTS. La «Formazione dei Qua-dri del Terzo Settore» ha coinvolto sei regioni: Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sar-degna, e Sicilia. Nell’Isola sono stati impegna-te per diciotto mesi oltre venti organizzazioni (fra associazioni di volontariato, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale), insieme ai Centri di Servizio per il Volontariato (CSV) di Palermo e di Messina. Punto di par-tenza della riflessione sono state le difficoltà che le organizzazioni di Terzo settore hanno a collaborare fra di loro e a farsi portavoce con le istituzioni dei bisogni delle collettività di ap-partenenza. Tra i temi affrontati, nel corso del ciclo di seminari: i bisogni sociali emergenti, la crisi economica e le nuove povertà. Tra le chiavi di volta individuate per favorire sussi-diarietà, solidarietà e sviluppo, vi è l’importan-

za di valorizzare i “beni comuni” inutilizzati, abbandonati all’incuria e lasciati al loro desti-no di lento degrado. «I “beni comuni” sono beni materiali e immateriali, pubblici o privati, lasciati all’abbandono e al degrado, su cui la comunità può rivendicare dei diritti» ha spie-gato la coordinatore regionale di FQTS, Ma-ria Lucia Serio, commentando al Rettorato universitario di Palermo (15 settembre 2011) i risultati finali del progetto, durante la Con-ferenza degli Stati generali del Terzo settore siciliano che ha chiuso il secondo ciclo di se-minari. Tra i «beni immateriali comuni» spic-cano la solidarietà, l’aiuto reciproco, il soste-gno ai più deboli, la cultura e il rispetto per l’ambiente. Per quanto riguarda i «beni mate-riali comuni», i volontari partecipanti a FQTS hanno voluto dare al corso un taglio pratico che avesse delle ricadute concrete, elabo-rando un project work in cui hanno dapprima “mappato” i beni comuni materiali presenti in Sicilia e, poi, ne hanno scelto tre su cui hanno concentrato l’attenzione: l’ex complesso de-maniale «Cavallacci» di Palermo, il parco ur-bano di Vittoria (Ragusa) e Palazzo Naselli ad Aragona (Agrigento). All’ingresso della Sala Magna di Palazzo Steri campeggiavano i pa-

FQTS in Sicilia

nel con le foto dei tre beni come sono oggi e come invece potreb-bero diventare. «L’ex comples-so demaniale “Cavallacci” di Palermo è un complesso edi-lizio scolastico in disuso che marcia verso l’abbandono in una zona di Palermo che ha bisogno di altro, piuttosto che di abbandono socia-le» ha detto Maria Lucia Serio. In esso, come si evince dai panel, potrebbe sorgere, col riuso e l’adeguamento edilizio, un Centro di inclusione sociale, in un’atmosfera di legalità. Per gli altri due “beni comuni”, in-vece, i quadri del Terzo settore siciliano pen-sano a una Casa di accoglienza per i familiari dei detenuti indigenti, per detenuti in licenza premio e per ex detenuti, in modo da favorire il loro reinserimento sociale, con formazione professionale e attività lavorative in laborato-ri artigianali, sartoriali, elettronici e artistici; o immaginano di creare uno spazio culturale e un incubatore d’impresa. “Beni comuni”, in-somma, che sono al momento inutilizzati, ma potrebbero diventare un patrimonio comune, appunto, per la comunità e, in particolare, per le sue componenti più a rischio di esclusione sociale. Ma solo se, ammonisce ancora Maria Lucia Serio, si svilupperà una sinergia fra le

componenti del Terzo setto-re e la collaborazione con le

istituzioni. Un tema questo ri-preso da tutti i partecipanti alla

discussione: da Alberto Giampi-no, direttore del CeSVoP, che ha

auspicato «la creazione di tavoli tematici tra componenti del Terzo

settore e istituzioni, per dare vita a una programmazione seria in cam-

po assistenziale e socio-sanitario»; a Orazio De Guilmi, presidente CoReOV

(Coordinamento delle Organizzazioni Regionali di Volontariato), che ha sollevato la questione del «rischio clientelare». Sulla stessa lunghezza d’onda i vertici nazionali del Terzo settore. «Il Terzo settore può dare un contributo importante per lo sviluppo, ma bisogna fare rete e compattarsi: lo stare in-sieme è elemento importante» ha sostenuto il presidente della Fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo. «L’idea per noi strategica è di for-mare i quadri del Terzo settore e di abituarli a lavorare insieme sul territorio, per dare così vita a un modello di sviluppo basato sulla mo-bilitazione sociale e sulla capacità della so-cietà civile di fare sentire la propria voce» ha aggiunto Fausto Casini, del Forum nazionale del Terzo settore. «Il Terzo settore deve occu-pasi del benessere della propria comunità, in-

10 ~ Mondo Solidale 2/2011

FQTS in Sicilia

dividuare il bene comune e le esigenze della collettività» ha dichiarato il presidente nazio-nale CONVOL (Conferenza permanente Pre-sidenti Associazioni e Federazioni Nazionali di Volontariato), Emma Cavallaro. Quest’ulti-ma ha sottolineato che «a livello nazionale il Terzo settore non è ascoltato. Ad esempio in occasione del varo della manovra finanziaria sono state sentite le parti sociali, ma non i rap-presentanti del Terzo settore. A livello locale il Terzo settore è ascoltato, ci sono delle leggi che lo prevedono, ma non è ascoltato così frequentemente come si potrebbe pensare». Presente al dibattito anche l’assessore regio-nale della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro, Andrea Piraino, che considera «il Terzo settore il soggetto fondamentale dello sviluppo futuro». Piraino ha lanciato l’allarme in merito al rischio che le organizzazioni del

Terzo settore siciliane non possano pagare i loro dipendenti a causa della mancata eroga-zione dei fondi, dovuta alla carenza di risorse, da parte degli Enti locali e della Regione Si-ciliana. Silvana La Rosa, Dirigente regionale del Servizio Terzo settore, Volontariato, Servi-zio Civile del Dipartimento Famiglia e Politiche Sociali, ha annunciato che «Il Servizio... sta predisponendo un monitoraggio delle orga-nizzazioni di volontariato, partendo da quelle iscritte al Registro regionale del volontariato, per assicurarsi che le organizzazioni iscritte siano in regola e non ci siano organizzazioni fantasma». La Rosa ha auspicato «un mag-giore coinvolgimento dei Centri di Servizio per il Volontariato, anche attraverso l’utilizzo di convenzioni. In questo percorso – ha detto – dobbiamo camminare insieme».

Andrea Uzzo

Fqts 2 – la sCheda sintetiCa

A seguito del protocollo d’intesa stipulato tra Forum del Terzo settore, Csvnet, Consulta del Volontariato e Convol, e alla costituzione di appo-siti Gruppi di pilotaggio regionali, è stata varata la seconda edizione del corso Formazione Quadri del Terzo Settore (FQTS), rivolta ai dirigenti delle organizzazioni delle regioni Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.Questa seconda esperienza, finanziata da Fondazione con il Sud, era intitolata Per un patto di sussidiarietà tra Terzo setto-re e Istituzioni locali: i Beni comuni del Mezzogiorno, da salvare, cu-rare e riprodurre. Si è posta l’obiettivo di incrementare e miglio-rare la messa in rete delle organizzazioni del Terzo settore del Mezzogiorno al fine di promuovere l’azione collettiva in nome dell’interesse generale e del bene comune. L’iniziativa è stata l’evoluzione di una precedente esperienza già finanziata dalla Fondazione con il Sud e ha investito sulla formazione e sull’aggiornamento delle competenze organizzative, gestionali e relazionali di manager e di quadri dirigenziali del mondo del Terzo settore, ma anche di soggetti sociali ed economici del territorio nonché delle istituzioni locali.L’intervento consisteva nell’implementazione di un sistema integrato di azioni quali: attività di ricerca e analisi dei fabbisogni; percorsi di formazione regionali; sperimentazioni di reti di intervento su obiet-tivi di sviluppo; orientamento alle risorse e alle opportunità del territorio; promozione e diffusione. Il progetto formativo ha coinvolto circa 140 par tecipanti nelle sei regioni del Meridione, ed è stato ar ti-colato in gruppi di lavoro, moduli di approfondimento e attività seminariali sulle tematiche della sussidia-rietà, della rendicontazione sociale, degli strumenti di sviluppo per il Terzo settore e dei bisogni sociali. Al termine del percorso formativo è stato realizzato un ciclo di appuntamenti (fra i quali quello di Palermo) volto a consolidare i legami tra i soggetti coinvolti e gettare le basi di un intervento sui Beni comuni del Mezzogiorno. FQTS 2 si è concluso con una conferenza finale interregionale (Napoli, 30 settembre-2 ottobre 2011) sui Beni comuni e sul ruolo del Terzo settore e della cittadinanza attiva.

12 ~ Mondo Solidale 2/2011 2/2011 Mondo Solidale ~ 13

genitori e i figli dai sei ai diciassette anni, utilizzando un campione formato da sei-centonovantanove genitori e seicentono-vantanove figli. Il campione è stato rilevato attraverso delle interviste effettuate via In-ternet nel mese di aprile 2011.Se nel capoluogo siciliano i comportamenti e le abitudini di bambini e ragazzi non sono certo dei più salutari e i genitori sembra-no assistere passivamente a questo stato di cose, a Catania le cose non vanno certo meglio. Un genitore su sei in entrambe le città non controlla per quanto tempo i pro-pri figli restano incollati agli schermi della TV, né cosa fanno e quanto navigano su In-ternet. Nel capoluogo etneo a non pratica-re alcuna attività motoria nel tempo libero

A Palermo e provincia il 12% dei bambini e degli adole-scenti fra i sei e i diciasset-te anni non pratica sport nel tempo libero.

segni partiColari?sedentari e ConsumatoriPiù in generale, il 35% passa poco tempo all’aperto; il 18% non gioca mai o quasi mai fuori con gli amici; per tre ore al giorno, weekend compresi, il 12% guarda la TV e il 17% naviga in Internet; il 52% trascorre il tempo libero con i genitori all’interno dei centri commerciali. Di contro, per circa la metà dei genitori palermitani il principale motivo di preoccupazione riguardo ai peri-coli in cui possono incorrere i propri figli è la paura degli sconosciuti seguita dal timo-re che si facciano male (31%).I dati sono contenuti nella ricerca nazionale sullo «Stile di vita dei bambini e dei ragaz-zi» promossa da Save the children e Kraft Foods Italia e realizzata da Ipsos. La ricer-ca ha preso come universo di riferimento i

Ragazzi in pantofole

bambini e degli adolescentiRicerca sugli stili di vita dei

e da Kraft Foods ItaliaDa Save the children

è un quinto degli under diciassette, anche se per quanto riguarda gli altri indicatori si registrano percentuali più incoraggian-ti rispetto a quelle di Palermo: il 28% dei bambini e dei ragazzi catanesi dichiara di passare poco tempo all’aperto; il 10% non gioca mai, o quasi mai, fuori con gli amici.A Catania è migliore anche la situazione sul fronte del “consumo” dei media elettronici: più di tre ore al giorno di TV e di Internet sono la regola rispettivamente per il 5% e per il 10% dei giovani catanesi; e del tem-po libero passato con i genitori all’interno dei centri commerciali: il 32% del campione (con percentuali quindi più basse rispetto a Palermo).Per il 52% dei ragazzi catanesi e per il 67%

di quelli palermitani chi fa sport o attività motoria è considerato positivamente (tut-ti gli altri non reputano sia importante o in ogni caso che lo sia più di essere esperti di videogiochi, cartoni o calcio). Il 23% dei giovani catanesi attribuisce la causa del non praticare attività fisica all’assenza sul territorio di strutture pubbliche o private, mentre i pari età palermitani lamentano, per il 57%, il costo troppo elevato dell’accesso agli impianti. In entrambe le città, il 15% non frequenta palestre e campi sportivi perché i genitori non possono accompagnarli. Anche a Catania la preoccupazione prin-cipale dei genitori è la paura degli scono-sciuti, seguita dal traffico (25%). Nell’im-piego del tempo libero bambini e ragazzi praticano attività in solitaria come leggere (40% a Catania e 42% a Palermo) o ascol-tare musica (rispettivamente 60% e 64%).Una domanda forte di socialità viene dai desideri espressi che, per il 42% dei bam-bini a Catania e per il 33% a Palermo, sono lo stare con amici e coetanei e, per il 30% circa, giocare con loro all’aria aperta, men-tre solo il 12% vorrebbe più videogame o giocattoli. i ragazzi e l’alimentazioneLa ricerca targata Save the children e Kraft Foods Italia ha analizzato anche gli stili ali-mentari di bambini e ragazzi tra i sei e i di-ciassette anni, perché l’alimentazione è un altro tassello del corretto stile di vita, insie-me alle attività sportive, al movimento e al vivere all’aria aperta. Anche su questi indi-catori ci sono diverse zone d’ombra. Nono-stante i genitori siciliani conoscano in ge-nere le regole per un regime salutare, quasi un terzo di loro non le applica ai propri figli. Come conseguenza, il 37% dei ragazzi a Catania e il 22% a Palermo mangia la frutta solo un paio di volte la settimana o meno spesso.È soprattutto dai pediatri che i genitori vor-rebbero avere più informazioni per una cor-

SPECIALE SPECIALE

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retta alimentazione (rispettivamente 46% a Catania e 60% a Palermo), ma anche dagli insegnanti dei propri figli (17% e 18%). «A un’attenta disamina della ricerca, emergo-no forti criticità legate soprattutto a conte-sti socio-economici disagiati – dice Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia – come ad esempio il fatto che l’osta-colo per fare attività motoria sia l’eccessivo costo delle strutture private, visto il cattivo funzionamento o le scarse condizioni di si-curezza di quelle pubbliche».pronti, partenza, via!Per sviluppare nei bambini e nei ragazzi uno stile di vita salutare e rimuovere gli ostaco-li individuati dalla ricerca, accrescendo la pratica sportiva, migliorando l’educazione alimentare, creando spazi adeguati e una rete di informazione e sostegno che coin-volga ragazzi, genitori, insegnanti e opera-tori, Save the children insieme a Kraft Foods Foundation e in partnership con il Centro sportivo italiano e l’Unione Italiana Sport per Tutti, hanno attivato il progetto trienna-le «Pronti, partenza, via!». Il progetto, che gode del patrocinio del Ministero della Gio-ventù, individua come aree di intervento al-cuni quartieri disagiati di dieci città italiane: Torino, Genova, Milano, Aprilia, Ancona, Sassari, Napoli, Bari, Palermo e Catania.

A Palermo sono coinvolti trecentocinquanta bambini e l’intero corpo docente della Scuo-la «Abba Alighieri», nonché le famiglie dei quartieri Acquasanta e Arenella, dove verrà riqualificata una struttura ritenuta di riferi-mento fondamentale per i bambini e i ragaz-zi, saranno organizzate delle attività motorie e sportive e verrà istituito uno sportello infor-mativo per tutti, su come praticare uno stile di vita salutare. A Catania invece saranno i bambini del quartiere San Giovanni Galer-mo, che si trova nella periferia Nord della cit-

tà, a sperimentare nei prossimi tre anni cosa significa avere finalmente uno spazio ade-guato per giocare insieme all’aperto e fare attività motoria e sportiva organizzata, oltre a scoprire come si fa a crescere in modo salutare partecipando ai laboratori educativi condotti da operatori ed esperti. In concreto, si prevede la ristrutturazione del complesso sportivo Palagalermo. Ad essere coinvolti saranno gli scolari dell’Istituto Comprensivo «Francesco Petrarca».

Andrea Uzzo

Speciale Speciale

allarme europa, il 5% dei giovani Fa uso di droghe sintetiChe

Il 5% dei giovani europei fa uso di droghe sintetiche. Sono i dati di un sondaggio condotto da Euroba-rometro per la Commissione Eu-ropea. Chi ha ammesso di far uso di droghe sintetiche si rifornisce da amici (54%), durante feste o in

club (37%), in appositi negozi (33%) o su Internet (7%). Dal sondaggio emerge, inoltre, che un ragazzo su tre (32%) ha fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita, mentre per le ragazze il rapporto è di uno a cinque (20%). Gli europei tra i 15 e i 24 anni fanno una netta distinzione tra cannabis e altre droghe illecite – sia per quanto riguarda la dispo-nibilità che gli effetti sulla salute. In

generale, molti più giovani ritengo-no che la cocaina (95%) e l’ecstasy (92%) comportino elevati rischi per la salute per i consumatori abituali, rispetto alla cannabis (67%) e all’al-cool (57%). L’uso regolare di can-nabis comporta un rischio elevato secondo il 75% dei giovani che non ne hanno mai fatto uso e secondo il 36% di coloro che l’hanno usata in passato. Il 57% degli intervista-

ti ritiene che potrebbe facilmente procurarsi la cannabis nel giro di 24 ore, mentre solo il 22% ritiene che potrebbe fare lo stesso per l’ecstasy o la cocaina. Sempre secondo il son-daggio di Eurobarometro, le nuove sostanze che provocano effetti simi-li a quelli delle droghe illecite sono sempre più diffuse; il 5% dei giovani europei ha appunto dichiarato di averne fatto uso. La percentuale più

alta si registra in Irlanda (16%), se-guita da Polonia (9%), Lettonia (9%), Regno Unito (8%) e Lussemburgo (7%). Dal sondaggio risulta che, in tutti e 27 gli Stati membri, la grande maggioranza dei giovani tra i 15 e i 24 anni è a favore del divieto di tali sostanze.Inoltre, in Europa stanno diventan-do ampiamente disponibili nuove sostanze psicoattive. Nel 2005 ne

sono state segnalate 115. Nel 2010 le nuove droghe hanno raggiunto un record: 41 (contro 24 nel 2009 e 13 nel 2008), tra cui una sostanza di origine vegetale, derivati sintetici di droghe consolidate e le cosiddette droghe di progettazione (designer drugs).

tratto daRedattore Socialedell’11 luglio 2011

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Si sapeva che i processi partecipa-tivi sono importanti nello sviluppo educativo di un giovane e ora una ricerca, FTP Forme in Trasforma-zione della Partecipazione, rea-

lizzata a livello nazionale nella primavera del 2011, ce ne dà prova. È vero, ci si chiedeva, che le pratiche di partecipazione dei più gio-vani, oltre a rappresentare un diritto sancito dalla Carta dei diritti del fanciullo dell’ONU, dall’Unione Europea (Comunicazione della Commissione Europea relativa alle politiche europee in materia di partecipazione e in-formazione dei giovani, COM(2006) 417) e dall’articolo 118 della Costituzione italiana, fanno “bene” e possono avere effetti protettivi rispetto allo sviluppo del ragazzo? Tali effet-ti valgono anche per le fasce più disagiate e nelle aree con debole presenza del Terzo set-tore? Questi erano solo alcuni degli interroga-tivi che ci ponevamo. Il focus è stato posto sui legami tra alcuni atteg-giamenti e sistemi di valori riguardanti l’impe-gno civico, la tutela dell’ambiente, la capacità

di proiettarsi e investire nel futuro, l’impegno politico, il senso di autoefficacia, l’impegno scolastico e il grado di coinvolgimento in pra-tiche di partecipazione sperimentate all’inter-no della famiglia, della scuola, nelle realtà as-sociative (associazioni di promozione sociale, volontariato, enti sportivi, comitati, ecc.) e nel-la comunità. Sperimentare in età evolutiva più appartenenze e variare le realtà aggregative di cui si fa parte, risulta avere effetti positivi più elevati della sola durata dell’esperienza associativa (misurata in termini di anni e pro-porzionata all’età del ragazzo) e non rappre-senta, come spesso si presume, un segnale di incostanza. Le pratiche associative carat-terizzate da coinvolgimento sostanziale nei processi decisionali hanno come effetto un aumento del senso di empowerment, cioè la percezione di poter incidere sulla propria realtà e sul contesto di vita; si sviluppano at-teggiamenti e propensioni a investire sui de-sideri e su obiettivi trasformativi e sul proprio futuro, e si riducono stili di comportamento centrati unicamente sul presente come pure

sintomi di tipo depressivo. La ricerca, che ha riguardato giovani dai 15 ai 30 anni, è stata promossa da Arciragazzi na-zionale e finanziata dal Dipartimento Gioven-tù della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del progetto Giovani Cittadini per Costituzione (vd. www.arciragazzi.it e www.cevas.it/report-ricerca-valutazione). È stata condotta dallo studio CEVAS di Roma tramite l’uso dei social media (compreso facebook), e grazie anche alla collaborazione di oltre 50 enti, tra cui: ARCI Servizio Civile Nazionale, RUM la Rete Universitaria Mediterranea, AGE-SCI, CeSVoP, CSVnet, Eurodesk, Informagio-vani, Comuni e Aziende Sanitarie Locali oltre ad esperti della rete nazionale Pidida, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell’UNICEF, docenti universitari di Trento, Bologna, Valencia. La partecipazione è intesa quale strumento centrale di una democrazia e di espressione della libertà di parola e pensie-ro; assumendo il connotato di libertà essen-ziale dell’individuo e di «capacitazione» (A. Sen) diventa strumento centrale anche dello sviluppo socio-economico di una società. La partecipazione è per Heller, il «processo in cui i soggetti prendono attivamente parte ai pro-cessi decisionali nelle istituzioni, nei program-mi e negli ambienti in cui sono coinvolti»; la ricerca si è focalizzata sui seguenti 4 contesti:

la famiglia, la scuola, la comunità e l’associa-zionismo giovanile. A ciascuno di essi è cor-risposta una sezione specifica di un questio-nario e un’identificazione finale di una scala utilizzabile per misurare l’intensità e la qualità dei processi partecipativi. Un giovane su quattro (25%) del nostro cam-pione fa parte di associazioni ricreative o cul-turali, il 18% di organizzazioni di volontariato e il 14% fa parte degli scout. Quasi due giovani su dieci (18,4%), nel corso della propria vita, non ha mai fatto parte di alcuna associazio-ne, né di gruppi parrocchiali, scout o comitati studenteschi. Si tratta di una quota importan-te di giovani che non hanno sperimentato nel proprio percorso di crescita modelli educativi alternativi a quelli offerti dalle principali agen-zie educative.Di seguito indichiamo i principali risultati emer-si dallo studio a cui hanno risposto 2.070 gio-vani. I questionari ritenuti validi sono stati 1.410 provenienti da tutte le regioni italiane; tra que-sti l’83,5% sono studenti o studenti-lavoratori e l’età media è di 21 anni.CamBia la sCommessa individuale e di gruppo, la propensione a investire sul Futuro, tra Coloro Che sono stati mag-giormente impegnati in proCessi parteCi-pativiMentre tra coloro che non hanno avuto alcuna

Giovani in azione

partecipazione giovanileLa ricerca FTP sulla

Arciragazzi NazionalePromossa da

Speciale Speciale

arCiragazzi: «i giovani vedono i politiCi Come strani animali»

Secondo il presidente naziona-le Pasquale D’Andrea, «i giovani non sono indifferenti alla politica, semmai è la politica incapace di rivolgersi loro con concretezza, incapace di affidargli un ruolo da protagonista nei contesti sociali. La

politica è ancora troppo lontana dal mondo adolescenziale e giova-nile e mi accorgo che i giovani os-servano i politici come se fossero strani animali». Pasquale D’Andrea, presidente nazionale Arciragazzi, è critico nei confronti dell’approccio dei politici con i giovani. Lui, che i giovani li conosce bene, afferma che «gli under 18 di oggi sono pre-occupati di un futuro che non c’è e

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esperienza di associazionismo il 59,4% risul-ta avere un basso livello di «Speranza verso il futuro e nella possibilità di cambiamento», la situazione si inverte tra coloro che hanno sperimentato oltre tre appartenenze al mondo associativo in cui solo il 35,4% risulta avere punteggi bassi. Tale relazione si mantiene an-che se teniamo sotto controllo l’istruzione dei giovani e dei loro genitori, che sappiamo avere una grande incidenza su queste dimensioni. Esiste inoltre una relazione negativa, statistica-mente significativa, tra l’Indice di Propensione ad accettare e richiedere raccomandazioni e favoritismi rinunciando ad impegnarsi e il nu-mero di esperienze di associazionismo dichia-rate dal giovane. La meritocrazia e il senso civico che inducono a impegnarsi negli studi senza cercare scorciatoie facili (es: scegliere una scuola dove si studia di meno) e a rifiuta-re le raccomandazioni come stile di compor-tamento “normale”, cresce al crescere dell’e-sperienza in contesti associativi. La partecipazione si traduce in investimento materiale ed emotivo su obiettivi trasformativi della realtà e risulta essere connessa alla spe-ranza verso il futuro e al desiderio. Quest’ultima concezione è particolarmente rilevante in una fase storica caratterizzata da crisi del model-lo di sviluppo economico delle società post-moderne, crisi finanziaria globale e tendenze

recessive, scarso investimento delle istituzioni in programmi che riguardano lo sviluppo del-le potenzialità e opportunità di crescita delle nuove generazioni, tendenziale atteggiamento complessivo di tipo depressivo con sensazio-ne di blocco e paralisi connesse ad emergen-ze che ci attendono dovute ai trend economi-ci, demografici e all’instabilità internazionale.i proCessi parteCipativi e l’assoCiazio-nismo giovanile, Funzionano da “an-tidoto” ad atteggiamenti populisti e all’adesione a immagini “di suCCesso” veiColate dai mediaL’adesione ai modelli valoriali proposti dai me-dia e dalla TV, orientati alla ricerca esasperata di popolarità tramite un’esternalizzazione della vita privata e l’adesione all’immagine ragazza-velina, tende a diminuire in coloro che speri-mentano più esperienze di associazionismo. Esiste, infine, una forte relazione statistica tra l’attuale livello di impegno politico e l’aver sperimentato realtà di tipo associativo. L’a-stensionismo è pari solo al 7,8%: i giovani che hanno aderito alla nostra indagine sono deci-samente un’anomalia felice se confrontiamo la percentuale di coloro che alle ultime elezioni affermano di essersi recati a votare con i tassi di astensionismo dei cittadini italiani. I giovani che hanno sperimentato pratiche partecipati-ve sono meno propensi ad aderire a modelli

identitari di tipo autoritario e a derive populisti-che dei meccanismi di consenso politico. Essi tendono a sviluppare modelli di relazione con il leader e l’autorità che li governa improntati alla responsabilizzazione dei singoli cittadini e a sviluppare maggiori capacità di resistere a meccanismi di consenso ottenuti tramite stra-tegie di manipolazione mediatica. il senso di autoeFFiCaCia aumenta Con la parteCipazione a Forme assoCiative al sud più Che al nordL’autoefficacia è ritenuta essere una com-petenza di vita protettiva per il benessere complessivo degli individui. L’OMS (Organiz-zazione Mondiale della Sanità) considera l’au-toefficacia una competenza di vita (life skill) di centrale importanza nei programmi di preven-zione delle devianze, dell’abuso di sostanze stupefacenti legali e illegali, del tabacco e per la promozione della salute. È emerso, come ipotizzato a seguito di altre ricerche, che esi-ste un legame tra partecipazione in contesti associativi e autoefficacia: al crescere del nu-mero delle associazioni di cui il giovane ha fatto parte cresce in modo statisticamente significativo la media riportata al test sull’au-toefficacia. L’Indice con valore massimo pari a 40 e minimo pari a 4 deriva dalle risposte a dieci domande e mentre il valore medio di coloro che dichiarano di aver fatto parte di ol-tre 3 realtà associative è pari a 30,1, quello di coloro che non hanno fatto parte di alcuna realtà associativa è sensibilmente più basso e pari a 27,6.Un interrogativo importante riguardava la per-sistenza di queste relazioni anche in condi-zioni sociali ed economiche disagiate e nelle diverse aree territoriali d’Italia. Una partecipa-zione diversificata a varie forme associative ri-sulta avere una funzione “benefica” ed essere associata a un maggior livello di autoefficacia anche in sottogruppi con condizioni di svan-taggio dovuto a basso livello di istruzione e/o residenza in regioni del Sud con ridotta pre-senza di realtà associative. L’effetto positivo

non solo permane ma anzi si intensifica nelle regioni del Mezzogiorno dove notoriamente esiste un livello minore di aggregazione ed esistono importanti differenze rispetto al nu-mero di associazioni a cui i giovani hanno par-tecipato (da 2,8 in media al Nord a 2,2 al Sud). Le condizioni di svantaggio culturale familiare (genitori con basso libello di istruzione) e la re-sidenza in aree del Sud Italia rispetto ad aree del Centro-Nord si associano a un livello di autoefficacia mediamente più basso. Tuttavia, far parte di diverse associazioni risulta avere una funzione “protettiva” in particolare proprio nelle realtà più svantaggiate! Mentre al Sud un ragazzo che ha esperienze associative e pro-viene da una famiglia con basso livello di istru-zione nel 61,4% dei casi risulta avere un livello “elevato” di autoefficacia, al Centro-Nord ciò si verifica nel 59,7%, inoltre la distanza (e quin-di il “vantaggio” di esperienze associative) tra i due sottogruppi con alta e basso livello di istruzione nel Sud è più elevata.Una ragione in più per rafforzare e diversifica-re iniziative a carattere associativo e processi di partecipazione democratica in particolare a favore di giovani appartenenti alle fasce più svantaggiate.

Liliana Leone e Lino D’Andrea

Speciale Speciale

vivono alla giornata piuttosto che in proiezione futura». Tra le pro-blematiche principali individuate da D’Andrea, «c’è una forte carenza di luoghi d’aggregazione giovani-le, luoghi dove i giovani possono esprimersi liberamente e, soprat-tutto, essere ascoltati». (js)

tratto daRedattore socialedel 16 aprile 2010

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queste sono le caratteristiche delle carceri di Messina e Palermo. In una struttura antica come l’Ucciardone, che cade a pezzi – pre-cisa Rita Bernardini – ottomila euro annui per la manutenzione, ovviamente, non risolvono nulla. Tra l’altro, sempre a Palermo, l’ottava sezione del carcere, ristrutturata e quindi an-titetica alla condizione di degrado generale, rimane chiusa per la carenza di personale. Mancano infatti 40 agenti penitenziari».Ma le situazioni paradossali non finiscono qui, perché capita anche, a Messina, «di visitare un reparto, denominato “La sosta”, dove un padre e un figlio sono stati costretti a dormire nello stesso letto e possono essere ammas-sate anche 35 persone, teoricamente solo di passaggio, di fatto anche per anni. A Paler-mo, invece, esiste un reparto talmente orribile da essere definito “Il canile” e, inoltre, i paren-ti dei detenuti attendono per ore i colloqui in un cortile dalle sei di mattina, in estate sotto il sole e d’inverno sotto la pioggia, anziani e bambini compresi, senz’acqua e nessuna as-sistenza. Infine, nella stanza dove i detenuti incontrano i loro familiari, sussistono, malgra-do siano illegali, i muretti divisori. Risulta pure scandaloso – polemizza la deputata radicale – il Centro clinico di Messina, tra topi, scara-faggi, letti per detenuti e non adatti a degenti, grandi probabilità di prendersi un’infezione e un ambiente complessivo che non ha nulla a che vedere con una struttura medica, una del-le poche in Sicilia. Spero inoltre che la direttri-ce del carcere fosse poco informata, quando ha dichiarato che manca il defibrillatore. Per legge, ogni Istituto di pena dovrebbe averlo». In questo quadro, Rita Bernardini auspicava, in quel luglio 2010, l’intervento della magi-stratura, a seguito delle sue denunce, «nel rispetto dell’obbligatorietà dell’azione pena-le», ed evidenzia «il clima di collaborazione e il rammarico espresso dai direttori delle carceri palermitane e messinesi e dal perso-nale penitenziario».

Marco Olivieri

«Se ci fosse un’ispezio-ne delle Asl, le carceri di Palermo e Messina, Ucciardone e Gazzi, dovrebbero essere

chiuse immediatamente. Da parlamentare abituata a visitare gli Istituti di pena italiani, posso dire che quelli palermitani e messinesi risultano tra i peggiori per le condizioni ver-gognose di sovraffollamento, degrado, spor-cizia e fatiscenza delle strutture, in costante violazione della legge e delle finalità di recu-pero della pena previste dalla nostra Costitu-zione». Da qui la scelta, per Rita Bernardini, deputato radicale in visita ispettiva nel luglio 2010 al carcere «Gazzi» di Messina e all’Uc-ciardone di Palermo, di presentare due distin-te denunce alla Procura della Repubblica e due interrogazioni parlamentari per maltratta-menti e condizioni inumane. «Si tratta di due realtà drammatiche, quella messinese anco-ra più allarmante, che distruggono le perso-ne, violando la legge. Altro che redenzione e recupero», spiega l’esponente dei Radicali

Italiani, impegnata nell’ispezione assieme ai collaboratori del Garante regionale dei dirit-ti dei detenuti (il senatore Salvo Fleres) e le associazioni Ristretti Orizzonti, Centro di Ac-coglienza Padre Nostro Onlus di Palermo, Crivop Onlus (Cristiani Italiani Volontari Peni-tenziari) di Messina e Il detenuto ignoto. Per l’occasione, al carcere «Bicocca» di Catania, è stato anche presentato il libro dal titolo signi-ficativo In carcere: dal suicidio ad altre fughe (Edizioni Ristretti) di Laura Baccaro e Fran-cesco Morelli. Reduce da questo weekend siciliano “da galera”, Rita Bernardini descrive senza abbellimenti la realtà che ha appena visto con i suoi occhi: «A Messina, su 393 de-tenuti, 349 uomini e 44 donne, ci sono solo 144 agenti penitenziari, costretti a fare turni massacranti e a controllare un numero esor-bitante di detenuti, mentre ce ne dovrebbero essere 293. Può capitare che un solo agente debba controllare due piani, pieni di persone

costrette a stare in cella senza fare niente. Sia a Gazzi, con letti a castello persino con 4 po-sti, sia all’Ucciardone, è normale vedere i de-tenuti ammassati, che rimangono nelle celle 20 ore su 24 e alcuni anche di più, con uno spazio per ciascuno, soprattutto a Messina, inferiore ai 3 metri quadri. Il tutto nonostante la recente condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, in seguito alla denuncia di un detenuto bosniaco, per l’inumanità della condizione. Come ci si fa a muovere o a respirare in simili condizioni? In celle nate per una persona vi stanno quattro detenuti. Tanto per intenderci, in uno spazio inferiore ai tre metri quadri, possiamo trova-re da 4-5 persone fino a 12-13», sottolinea la parlamentare. «Sporcizia, tra topi, scarafaggi e bagni a vi-sta, quasi tutti privi di uno scarico funzionan-te, cattivi odori e assenza di privacy, docce sfasciate e soffitti che rischiano di crollare:

Il carcere?Che pena!

situazione sicilianaUno sguardo alla

denunce e polemicheDopo le recenti

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«al pagliarelli e all’uCCiardone di palermo il proBlema è il sovraFFolla-mento»Al carcere Pagliarelli di Palermo il problema più grave è il sovraffollamento di detenuti. Come sottolinea Bruno Di Stefano, coordina-tore regionale del Seac Sicilia e volontario al Pagliarelli, «al carcere Pagliarelli la situazione è un po’ più vivibile rispetto alle altre parti d’I-

talia. Qui infatti da parte dei detenuti non ci sono state le proteste che si sono verificate altrove». Il sovraffollamento, però, è una situa-zione che – a detta di Di Stefano – rischia di diventare «ingestibile»: «I detenuti hanno bi-sogno di spazio vitale. Fino a ora hanno sop-portato pazientemente, grazie al buon lavoro delle guardie penitenziarie (che comunque sono in numero insufficiente), ma non so fino a quando sopporteranno: il sovraffollamento ha raggiunto una soglia che non si può oltre-passare». Lo stesso problema è presente al Carcere Ucciardone. «Sia al Pagliarelli che all’Ucciardone la popolazione carceraria è al-meno un terzo in più rispetto a quella che re-almente potrebbe essere contenuta. Ci sono celle con il doppio di detenuti rispetto a quelli previsti» rimarca la presidente dell’Associa-zione Volontariato Penitenziario (Asvope), Vanna Bonomonte. All’Ucciardone i detenuti se la passano peggio a causa della struttu-ra vetusta; «il Pagliarelli è un po’ più confor-tevole e moderno, mentre l’Ucciardone è un carcere di stampo ottocentesco – aggiunge Bonomonte. Ad esempio, all’Ucciardone si va avanti a chi grida di più, mentre al Pagliarelli si comunica attraverso citofoni e questo rende più agevoli gli spostamenti dei detenuti». Per Bonomonte, in entrambi i carceri andrebbe maggiormente curata la pulizia: «Al Paglia-

relli forniamo ai detenuti prodotti per l’igiene personale, che loro utilizzano, visto lo sporco, anche per lavare a terra. All’Ucciardone sino ad ora ci è stato proibito di dare ai detenuti questo tipo di prodotti, ma ritengo che anche lì ci sia il medesimo problema». Tra le note positive al Pagliarelli, sottolinea Di Stefano, «c’è un buon numero di educatori e il vitto è accettabile. A differenza di quanto avviene in altre carceri, come l’Ucciardone, il cibo non viene da fuori, ma è preparato all’interno del carcere. In questo modo i detenuti possono avere un pasto caldo». Per quanto riguarda il “sopravvitto” (cioè i generi alimentari che i detenuti acquistano all’interno del carcere), fa sapere Bonomonte, «ci sono detenuti che non possono permettersi neppure di compra-re l’acqua minerale e, se non gli basta quella fornita dal carcere, sono costretti a bere l’ac-qua dal rubinetto, che non è bevibile e da cui a volte esce perfino del fango». Discorso a parte merita la questione sanitaria. Di Stefano ci va giù duro: «La Regione Siciliana non si è adeguata alla nuova normativa e questo è causa di disagi per i detenuti». Al carcere Pa-gliarelli, in particolare, «le situazioni routinarie, come una visita generica o anche specialisti-ca, sono gestite perfettamente, ma all’interno del carcere non c’è possibilità di eseguire un esame radiografico o la Tac; per le situazio-

Volontariato fra le sbarre

parlano i volontariVita nelle carceri siciliane,

delle Associazioni del settoreOpinioni e testimonianze

il CarCere Come “extrema ratio”. il sistema dise-gnato dalle assoCiazioni

Creare nuovi istituti di pena non serve e non basta, c’è bisogno di una riforma sostanziale del codi-ce penale, che preveda il ricor-so al carcere come extrema ratio. È netta la presa di posizione di un team di associazioni che si sca-glia contro il recente Piano carceri. I numeri del sistema carcerario italia-

no sono noti: a fronte di 45.732 posti sono stipate 67.394 persone, con un rapporto di 147,3 detenuti ogni 100 posti, mentre la media europea è di 96,6. Il Piano carceri, dal canto suo, prevede la predisposizione di 9.150 posti, per un costo di 661 milioni di euro, ma i posti che mancano all’ap-pello sono molti di più, oltre 14 mila. Inoltre, i tempi di realizzazione sono già più lunghi di quelli previsti: impos-sibile che si finisca nel 2012. Intanto, la legge «svuota carceri», al 30 giu-

gno 2011 ha fatto uscire 2.666 dete-nuti. E calano i fondi messi a dispo-sizione, a fronte di un aumento dei reclusi: «Nel 2007, con una presenza media giornaliera di 44.587 detenuti, lo stanziamento era di 3 miliardi 95 milioni 506 mila euro – è riportato nel documento –. Per il 2010, che ha registrato una presenza media di 67.156 detenuti, lo stanziamento è stato di 2 miliardi 770 milioni 841 mila euro». Risorse a quota -10,4%, detenuti a +50,6%. È una situazione

precaria, tanto da far dire a un sinda-cato di polizia penitenziaria che nel prossimo futuro sarà un problema perfino il sostentamento dei detenuti. Se questo è il quadro, ecco il con-tro-piano: misure alternative, ridu-zione dei minimi e dei massimi delle p e n e , abo l i z ione

de l l ’ e r g a -stolo, re-v i s i o n e delle leg-gi in ma-

teria di recidiva, tossicodipendenza e immigrazione (vedi lanci successivi). L’utilizzo della custodia cautelare in carcere, che ingolfa gli istituti, è tra le priorità da affrontare: i detenu-ti in questa situazione sono 28.257, il 41,9% del totale, un dato ben al di sopra della media europea, che si ferma al 24,8%. Se l’Italia si ade-guasse al trend delle altre nazioni, i detenuti scenderebbero a quota 55.861. Utile a decongestionare le carceri sarebbe anche l’introduzione

di entrate scaglionate in relazione alla capienza per i reati meno gravi, come già accade in Norvegia. Tra le altre misure sollecitate dai promo-tori del testo c’è anche la chiusura dei 6 Opg, anch’essi sovraffollati, e l’istituzione del Garante nazionale. Nell’immediato, occorre «rendere almeno più decenti le condizioni di vita nelle carceri, intervenendo per rendere più umani i rapporti con le famiglie e garantendo un’effettiva tu-tela della salute». (fonte Red. Sociale)

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Dossier Dossier

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ni che possono sembrare più gravi si deve chiamare il 118» riassume Bonomonte. «Si è costretti a ricorrere al 118 con troppa frequen-za, soprattutto di notte» aggiunge Di Stefano. Tra i problemi sanitari, ci sono anche quelli di vista dovuti alle scarse condizioni ambientali delle celle: «Ogni mese dobbia-mo fornire, con sforzi economici notevoli, paia di occhiali a una media di quaranta detenuti che non se li potrebbero permettere, per problemi di vista evitabili se le celle fossero più ampie e lu-minose» racconta Bonomonte, che sottolinea come sia partico-larmente angusta la situazione del «Reparto sezione 9 dell’Uc-ciardone, che oltre alle inferriate di metallo ha delle colombaie in legno (retaggio del periodo bor-bonico), per impedire ai dete-nuti la veduta esterna». Il Seac raggruppa dodici associazioni di volontariato siciliano che fra le varie attività operano nelle carceri, aiutan-do i detenuti e le loro famiglie. Tra queste c’è l’associazione Asvope, formata da 40 volon-tari e operativa presso i carceri Pagliarelli e Ucciardone. I loro compiti vanno dalla cura della biblioteca al vestiario dei detenuti, alle

visite dentistiche e nefrologiche (quest’ultime saranno attivate al più presto). Periodicamen-te l’Asvope realizza attività culturali, come ci-neforum, laboratori di scrittura, di maglieria e di lingua italiana per stranieri. «Attività che vengono accolte molto positivamente dai de-

tenuti» dichiara Bonomonte.«al CarCere di termini imerese i detenuti se la pas-sano un po’ meglio»Nicolò Testa, presidente del consiglio centrale delle Confra-ternite della San Vincenzo De’ Paoli di Termini Imerese (PA), definisce i carcerati dei «pove-ri cristi, gente che soffre e ha bisogno di tutto». «Noi volon-tari – illustra Testa – diamo loro generi di prima necessità, come vestiti scarpe, sapone, a vol-te anche la biancheria intima. Se hanno bisogno, assistiamo i loro familiari». In un confronto con altre carceri italiane, Testa

comunque sottolinea: «Alla Casa circonda-riale di Termini Imerese si vive una situazione che definirei di media vivibilità, i detenuti se la passano un po’ meglio». Sono due i volontari della San Vincenzo De’ Paoli che almeno set-timanalmente si recano al carcere di Termini,

cercando di coinvolgere i detenuti anche in attività all’esterno delle mura del penitenzia-rio. «Cerchiamo di coinvolgere i carcerati in momenti di svago, con momenti di incontro in cui coinvolgiamo parte della collettività, in collaborazione con altre associazioni, come gli Amici della musica – racconta Testa –. In questo momento stiamo cercando di aiutare un carcerato che ha scontato la sua pena, a collocarsi in una realtà nuova». «a messina i detenuti Ci Chiedono un sostegno morale»«I carcerati non denunciano problemi di puli-zia e di cibo. Alcuni hanno il permesso di cu-cinarsi dentro le celle. Il problema principale che denunciano è il sovraffollamento, come si legge dai giornali». Michele Recupero, assi-stente volontario (così si definisce chi presta gratuitamente la sua opera nelle carceri), for-nisce uno sguardo d’insieme. L’associazione messinese Cristiani Italiani Volontari Pe-nitenziari (Crivop), di cui è il presidente, è infatti un’associazione nazionale che opera, con circa trenta volontari, in una ventina di pe-nitenziari, in Sicilia e in Campania, ma anche nel resto d’Italia. «A noi volontari – prosegue Recupero – i detenuti chiedono soprattutto un sostegno morale, il loro bisogno è un confor-to. Non è che gli educatori del carcere non lo facciano, ma non sono in numero sufficiente,

a causa del sovraffollamento. Molti detenuti ci chiedono anche di aiutarli a scontare la pena in comunità».«gli ospedali psiChiatriCi giudiziari sono i maniComi di una volta, si usano anCo-ra i letti di Contenzione»Don Pippo Insana, presidente dell’associazio-ne Casa di Solidarietà e Accoglienza, non usa mezzi termini: «Gli ospedali psichiatrici giudiziari non sono altro che i manicomi di una volta, non conoscono la legge 180 di ri-forma della psichiatria». Per suffragare il suo giudizio don Pippo cita quanto ha affermato

separa, […], la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona. È una realtà non giustificabile in nome della sicurezza, che ne viene più insi-diata che garantita, e dalla quale non si può distogliere lo sguardo, arren-dendosi all’obbiettiva constatazione della complessità del problema e della lunghezza dei tempi necessari […] per l’apprestamento di solu-zioni strutturali e gestionali idonee.

C’è un’emergenza assillante, dalle imprevedibili e al limite ingovernabili ricadute, che va affrontata senza tra-scurare i rimedi già prospettati e in parte messi in atto, […], ma esami-nando ancora con la massima atten-zione ogni altro possibile intervento e non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria. […] È fondamentalmen-te dalla politica che debbono venire le risposte. Sappiamo che la politica, quale si esprime nel confronto pub-

blico e nella vita istituzionale, appare debole e irrimediabilmente divisa, incapace di produrre scelte corag-giose, coerenti e condivise. Ma non sono proprio scelte di questa natura che ogni giorno di più si impongo-no, dinanzi alla gravità dei problemi e delle sfide che ci incalzano […]? Non dovremmo tutti essere capaci di un simile scatto, di una simile svolta, non foss’altro per istinto di sopravvivenza nazionale? Ci si rifletta seriamente, e presto, da ogni parte.

napolitano: un aBisso tra situazione CarCeraria e Costituzione

[…] Quel che mi preme riprende-re e sottolineare è un dato molto significativo […]: il peso gravemente negativo di oscillanti e incerte scel-te politiche e legislative. Oscillanti e incerte tra tendenziale, in principio, depenalizzazione e “depenitenzia-rizzazione”, e ciclica ripenalizzazione con crescente ricorso alla custodia cautelare, abnorme estensione, in concreto, della carcerazione preven-tiva. Di qui una realtà che ci umilia in Europa e ci allarma, per la soffe-

renza quotidiana – fino all’impulso a togliersi la vita – di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo, per non parlare dell’estremo orrore dei residui ospedali psichiatrici giu-diziari, inconcepibile in qualsiasi pa-ese appena appena civile – strutture pseudo-ospedaliere che solo recenti coraggiose iniziative bi-partisan di una commissione parlamentare stan-no finalmente mettendo in mora.Evidente in generale è l’abisso che

Dossier Dossier

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la Commissione d’inchiesta sull’efficienza ed efficacia del Servizio sanitario nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino: la Commissione ha effettuato un sopralluogo negli Opg e ha tratto queste conclusioni: «I

sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani non rispettano quanto sancito dalla Costituzione in tema di salute e di assistenza sanitaria». A luglio 2011 la Commissione d’inchiesta ha effettuato un nuovo sopralluogo all’interno dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Bar-cellona Pozzo di Gotto (quello dove opera don Pippo come cappellano) ordinando entro trenta giorni la chiusura di un reparto e che entro centottanta giorni venissero riattrezzati gli altri reparti. «A Barcellona – racconta don Pippo – ci sono 5 reparti, di questi, due hanno più di cento pazienti. Sono carenti il perso-nale sanitario e medico, nonché gli agenti di custodia». Le persone ricoverate negli Opg non possono essere considerate dei detenu-ti, sono dei pazienti che necessitano di cure psichiatriche. Invece, sottolinea Insana , «gli interventi socializzanti vengono evitati, i pa-zienti sono tenuti quasi sempre a letto e se si agitano, per calmarli vengono usati i letti di contenzione». Secondo don Pippo l’uni-ca strada da percorrere è «la chiusura degli Opg. I pazienti ricoverati negli Opg devono essere seguiti dai Centri di salute mentale, attraverso dei percorsi controllati che puntino alla loro riabilitazione». L’associazione Stop Opg (a cui aderisce anche Casa di Solidarie-tà e Accoglienza) si sta battendo per arrivare a questa soluzione.Padre Insana è anche impegnato nel progetto Luce è libertà, gestito dalla Fondazione di Co-munità di Messina – Distretto Sociale Evoluto (costituita nel 2010 e composta da: Ecos-Med Società Cooperativa Sociale Onlus, Fonda-zione Horcynus Orca, Fondazione Antiusura Pino Puglisi Onlus, Consorzio Sol.E. Società Cooperativa Sociale Onlus e Ausl 5 di Messi-na) e che prevede un programma ventenna-le finalizzato alla liberazione, reinserimento e accompagnamento di 60 persone provenienti dall’Opg di BarcellonaIl progetto Luce e liber-tà è finanziato dal Ministero della Giustizia e la Fondazione di comunità è sostenuta anche dalla Fondazione con il Sud.

carcere non torni a commettere reati, biso-gna per prima cosa educarlo e poi dargli una cultura». Mattia Badalucco è una volontaria dell’associazione Avulss di Trapani. L’Avulss assiste i detenuti nei penitenziari di Trapa-ni e di Favignana. La sua principale attività consiste nell’aiutare i carcerati a prendere un diploma di scuola superiore. Le soddisfa-zioni, in fondo, sono quelle di qualsiasi altro insegnante, con un valore aggiunto: quello di far sì che, scontata la pena, questi “ragaz-zi” e “ragazze” (come li chiama Badalucco) possano condurre un’esistenza normale. I ri-sultati ci sono, come dimostra il caso «di un ragazzo che grazie al nostro aiuto si è preso il diploma di scuola superiore e poi si è lau-reato in Scienze dell’educazione all’Universi-tà di Urbino, con diversi trenta e lode. Oggi questo ragazzo conduce una vita normale». «I ragazzi fanno i salti mortali per studiare, perché capiscono che per loro è un’oppor-tunità importante» sottolinea la volontaria dell’Avulss. Certo, le difficoltà non mancano: «Le aule talvolta scarseggiano, anche se la situazione generale dei due carceri negli ul-timi anni è migliorata». Resta ancora tanto da fare, per esempio sul fronte della burocrazia: «Va velocizzata, anche per una pratica di trasferimento per motivi sanitari passa trop-po tempo prezioso» conclude Badalucco.

Andrea Uzzo

il senatore marino e gli opg«Superare gli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e curare le persone malate nel rispetto della dignità umana». È l’obiettivo che è emerso dal convegno Se questo è un ospedale, svoltosi il 9 giugno 2011, sulle criticità degli Ospedali psichia-trici giudiziari a tre anni dall’entrata in vigore del Dpcm 1° aprile 2008, promosso a Roma dalla Commissione parlamentare di inchiesta sull’effica-cia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, alla presenza del presidente della Commissione Ignazio Marino e del presidente del Senato Re-nato Schifani. All’incontro ha par tecipato anche padre Giuseppe Insana, cappellano dell’Ospe-dale psichiatrico giudiziario di Barcellona P. G. e presidente dell’associazione Casa di Solidarietà e Accoglienza, impegnata nel recupero delle perso-ne che vivono il disagio mentale, in un’ottica co-munitaria antitetica alla realtà degli Opg. Dopo una fase di ascolto di tutti gli operatori coinvolti, si arriverà a una decisione finale da par te della Commissione. «C’è chi ritiene che gli Opg deb-bano essere chiusi, altri invece che debbano es-sere mantenuti, ma modificati sostanzialmente. Noi, nel nostro lavoro di legislatori, dobbiamo tener conto di queste opinioni e assumerci la responsabilità della decisione finale. Abbiamo in-tanto ottenuto che fossero erogati subito – ha spiegato il senatore Marino – all’inizio di questo 2011, 5 milioni di euro, perché le persone che non sono pericolose socialmente devono avere il diritto riconosciuto alla cura nei loro territori, perché sono ammalati e devono essere curati nel rispetto della dignità della persona». Non tutte le regioni, però, hanno risposto positiva-mente. Alla data del 29 marzo 2011 le regioni che hanno presentato un progetto e ottenuto accesso al fondo sono l’Emilia Romagna, Lom-bardia, Marche, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto. Le regioni restanti, invece, non hanno presentato alcun progetto fino a fine marzo», ha concluso il presidente della Commissione. Sono sei, attualmente, gli Opg in Italia. (m.o.)

grazie al volontariato, a trapani un detenuto si è laureato a pieni voti«La vera pena i detenuti la scontano con la propria coscienza. Attraverso essa si inter-rogano su quello che hanno commesso. Per far sì che un detenuto una volta uscito dal

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Perugia-Assisi 2011 MARCIA DELLE PACE

venerdì 23 settemBre palermo, piazzale giotto

Ci guardiamo intorno, cerchiamo con lo sguardo i nostri compa-gni di viaggio…Siamo in 40. In realtà non tut-ti ci conosciamo, ma 16 ore di

viaggio contribuiranno di certo ad “abbattere ogni barriera”.La cosa che colpisce immediatamente è la

presenza di un gruppo vario di partecipanti e non solo in merito all’età, per cui ci sono bambini, giovani, adulti, ma anche rispetto all’identità: gruppi scout, giovani studenti e/o lavoratori, professionisti e una rappresen-tanza dell’associazione Vivi e Lassa Viviri (VLV), promotrice del viaggio grazie al sup-porto del CeSVoP. Le ore trascorrono in un clima ilare, allietati dal canto degli scout e da altri momenti di animazione. Ci si scambia

ha richiamato alla mente dei presenti i 1.500 morti nel Mediterraneo, facendo sfilare uno di quei barconi dei “viaggi della speranza”, interrogandosi su dove sia l’Europa mentre la tragedia si consuma... E ancora significativo quel globo terrestre trasportato da un trattore che potrebbe far pensare: «In che direzione stiamo andando?». E poi tutte le magliette o gli altri messaggi che ci ricordano quante migliaia di euro vengano investiti nelle spese militari mentre avremmo bisogno soltanto di PACE!E allora quando un po’ fiacchi per la stan-chezza ci si ferma per una breve pausa ecco che alla vista e al pensiero di tutto ciò, si desidera riprendere veloci il cammino, incoraggiati anche dalla presenza e dalla testimonianza di uomini eccezionali come il missionario p. Alex Zanotelli. È stato bel-lo marciare accanto a lui per un po’, quanta energia, quanto coraggio!Come ci si può fermare a guardare, quando in questo frangente storico - politico - sociale tutto sembra procedere al contrario, incon-trollato e incontrollabile? Il nostro auspicio e proposito è dunque che la marcia non duri un giorno solo, ma sia in-cessante, che non ci stanchiamo di andare e di lottare per un mondo più giusto e mi-gliore per tutti gli uomini, quegli uomini in cui Aldo Capitini nutriva grande fiducia e in cui riponeva grande speranza. Speriamo di non deluderlo!lunedi 26 settemBre ore 10: arrivo a palermo dopo un viaggio lungo quasi 16 ore!Il viaggio è terminato ma la marcia continua per le vie della nostra città che di pace e di speranza ne ha proprio tanto bisogno…adesso tocca a noi!

Vito Restivo e Antonella Brucato Associazione Vivi e Lassa Viviri

appello a ConClusione della marCia 2011

PrinciPi

1. Il mondo sta diventando sempre più insicuro. 2. Se vogliamo la pace dobbiamo rovesciare le priorità della politica e dell’economia. 3. La nonviolenza è per l’Italia, per l’Eu-ropa e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, me-todo e stile di vita... 4. Se vogliamo la pace dobbiamo investire sulla

solidarietà e sulla cooperazione a tutti i livelli... 5. Non c’è pace senza una politica di pace e di giustizia. 6. Se davvero vogliamo la pace dob-biamo costruire e diffondere la cultura della pace positiva.ProPoste e imPegni

1. Garantire a tutti il diritto al cibo e all’acqua. 2. Promuovere un la-voro dignitoso per tutti. 3. Investi-re sui giovani, sull’educazione e la cultura. 4. Disarmare la finanza e costruire un’economia di giustizia.

5. Ripudiare la guerra, tagliare le spese militari. 6. Difendere i beni comuni e il pianeta. 7. Promuovere il diritto a un’informazione libera e pluralista. 8. Fare dell’Onu la casa comune dell’umanità. 9. Investire sulla società civile e sullo sviluppo della democrazia par tecipativa. 10. Costruire società aper te e inclu-sive.(testo integrale in cesvop.blogspot.

com/2011/09/marcia-della-pace-2011-lappello-finale.html)

anche qualche informazione sull’evento a cui si prenderà parte e si ricorda il 50° anni-versario della «Marcia della Pace per la Fra-tellanza dei Popoli» ideata da Aldo Capitini. saBato 24 settemBre ore 9.30: l’umBria Ci aCCoglie Con il sole!Dedichiamo questo giorno alla conoscenza o alla riscoperta dei luoghi di questa meravi-gliosa regione: Acquasparta, Todi, Perugia…A fine giornata certamente stanchi, ma sod-disfatti siamo pronti a concederci qualche ora di riposo prima della partenza.domeniCa 25 settemBre ore 6.30: trasFerimento a perugiaSi respira un clima di festa e di profonda quiete. Il transito ai veicoli è limitato a pochi mezzi e sino ad una certa ora. Dunque ci si può guardare intorno indisturbati e ciò che si nota immediatamente è la presenza di tanta gente, animata dallo stesso spirito, si sente nell’aria.Lo sguardo è rapito dai colori, centinaia, no anzi migliaia di bandiere della pace, quella di tutti i colori che era usata dai nonviolenti in Asia e che si vide per la prima volta in Italia alla marcia della pace del 1961, dai cartel-loni, dagli striscioni, ciascuno vuol dare la propria testimonianza, che sia il singolo o l’associazione. Non mancano i diversamente abili, le fami-glie (neonati nei passeggini), bambini, an-ziani, gente proveniente da ogni dove. Ecco dunque realizzarsi il desiderio di Capitini: «Si tratterà dell’Unione tra la straordinaria grazia dell’ambiente naturale con quello umano». Durante la marcia, durante quei 24 Km che separano la “laica Perugia” dalla “religiosa Assisi” abbiamo avuto modo di riflettere sulla incredibile intuizione di un “semplice” profes-sore universitario che si è rivelato invece uno dei più grandi maestri di pace e nonviolenza.Così quale occasione migliore per testimo-niare la solidarietà, il dolore, la rabbia ma an-che e soprattutto il desiderio di cambiamento con cui, per esempio, Amnesty International

Diario di viaggio dell’edizione 2011 della Perugia-Assisi, a 50 anni dalla prima “Marcia della Pace” proposta da Aldo Capitini

da Palermo ad Assisi

per la pace

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Progettazione sociale

da tutti e indispensabili per una civile con-vivenza”. In tal modo la legalità può diven-tare prerequisito per il raggiungimento del vero obiettivo rappresentato dalla giustizia», ha aggiunto il presidente del CePAS. Tra gli obiettivi raggiunti «l’assumere il diritto come espressione del patto sociale, indispensabi-le per costruire relazioni consapevoli fra i cit-tadini e fra questi e le Istituzioni, consentire l’acquisizione della consapevolezza e della reciprocità dei diritti di cittadinanza, aiutare a comprendere come l’organizzazione della vita della comunità si fondi su un sistema di regole certe e valide per tutti, e sviluppare la consapevolezza che le condizioni quali dignità, libertà e solidarietà non possano es-sere considerate come acquisite per sempre ma vadano perseguite, conquistate, protette ed alimentate costantemente», si legge nel documento finale.

Marco Olivieri

progetto immigrazionea marsala e petrosino (tp)

«Io ho lasciato il mio Pae-se, la mia famiglia e i miei amici per cercare una vita migliore qui. Ti racconto la mia storia con questo dol-

ce, con questo cous cous, con questo rica-

mo e con questo merletto». Molto più che un semplice progetto quello realizzato dall’Auser di Petrosino in collaborazione con l’Auser di Marsala, l’Associazione Nazionale Vigili del fuoco in Congedo, Andos e La Provviden-za e sostenuto dai fondi messi a disposizio-ne grazie al Bando Fondi di Perequazione per la Progettazione sociale promosso dal CeSVoP, dal Csv Etneo, dal Cesv Messina e dal CoGe Sicilia. Quest’anno, per sette mesi, grazie al percorso «Immigrazione: dall’ac-coglienza all’integrazione», la sede dell’as-sociazione capofila è diventata la casa dei sentimenti di donne, uomini e bambini che si sono trovati uniti nelle attività di laboratorio.

con il Bando Progettazione Sociale. Due esperienze

Con legalità e dialogo cresce la comunità

Uno sguardo ai progetti finanziati

BANDI

legalopolis a messina

La legalità, ossia il rispetto e la pra-tica delle leggi, costituisce una condizione fondamentale perché vi siano libertà, giustizia e pace tra gli uomini, in modo che essi

si trasformino da “sudditi” in “cittadini”. Ma il senso della legalità non è un valore che si improvvisa. Esso esige un lungo e costante processo educativo e la sua affermazione e la sua crescita sono affidati alla collaborazio-ne di tutti. Partendo da questa premessa, si è sviluppato a Messina il progetto Legalopo-lis e si è concluso con un convegno sabato 14 maggio, presso il cineteatro «Savio», tra «Animazione territoriale e disseminazione dei risultati nel centocinquantesimo anniver-sario dell’Unità d’Italia». Con il titolo La nostra voce: messa in scena finale dei laboratori di scrittura e recitazione, si è illustrato un per-corso creativo nel segno della dignità della persona e della lotta contro l’ingiustizia e l’il-legalità nel nostro territorio. Il tutto nell’ambi-to del Laboratorio di formazione per giovani e adulti (insegnanti, genitori e volontari), fi-nanziato dal Bando per la Progettazione so-ciale per il Sud, promosso dai tre Centri di

Servizio per il Volontariato della Sicilia (Cesv di Messina, CeSVoP di Palermo e Csv Etneo) e dal Comitato di Gestione Sicilia (CoGe). Il progetto Legalopolis, con il CePAS (Cen-tro Prima Accoglienza Salesiani Savio) as-sociazione capofila, ha avuto come partner la Scuola-Centro Giovanile «Savio», il liceo artistico «Basile», l’Istituto tecnico «Jaci», il liceo classico «Maurolico» e il liceo scientifi-co «Seguenza» di Messina. Il presidente del CePAS è il professore don Umberto Romeo. La coordinatrice del progetto Legalopolis è la docente universitaria Enza Sofo. «Attraverso tre moduli formativi – sottolinea don Romeo – abbiamo intrapreso un percorso di educa-zione alla legalità con l’obiettivo di realizzare, tramite l’elaborazione di norme di conviven-za e di democrazia, quel “patto sociale” al quale ogni cittadino è chiamato a partecipa-re attivamente e criticamente. Abbiamo rite-nuto l’istituzione-scuola protagonista, nelle formulazioni e nella diffusione della cultura della legalità, e abbiamo cercato di realizza-re un percorso dove gli attori sono stati da un lato la scuola, in tutte le sue articolazioni (studenti, insegnanti e genitori), e dall’altra le regole, intese come “strumenti condivisi

la presentazione del Bando nel 2008

«Viene dal volontariato la risposta alle emergenze sociali del Centro e del Sud Italia. È quella offer ta dal primo Bando della progettazione sociale rivolto esclusivamente alle organizzazioni di volontariato: oltre ventitré milioni di euro destinati a sostenere le associazioni di sette regioni par ticolarmente penalizza-te da degrado e povertà estrema,

come Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. Si tratta di risorse aggiuntive per il Sud, rispetto a quelle già destinate ai locali Centri di Servizio per il Vo-lontariato (CSV) dalle Fondazioni di origine bancaria. Esse verranno distribuite tramite bandi emessi dai CSV e dai Co.Ge. (Comitati di gestione dei fondi speciali previsti dalla legge per il volontariato). I fondi sono frutto di un protocol-lo d’intesa – per un’iniziativa detta

della «Perequazione per la proget-tazione sociale» – siglato il 5 otto-bre 2005 dalle stesse Fondazioni, rappresentate dall’ACRI (Associa-zione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa), e da: Forum del Terzo Settore, Consulta nazionale del Volontariato, Convol (Confe-renza Permanente dei Presidenti Associazioni e Federazioni Nazio-nali del Volontariato), CSVnet (Co-ordinamento nazionale dei CSV) e Consulta nazionale dei Co.Ge. I

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Progettazione sociale

di un gruppo di associazioni che fanno capo al CeSVoP, ha visto coinvolti gli alunni dell’I-stituto tecnico commerciale «Garibaldi», dell’ Ist. professionale e industriale «Cosentino», dell’Ist. agrario «Damiani» e dell’Ist. tecnico per geometri «Accardi» di Petrosino, sem-pre nell’ambito del progetto «Immigrazione: dall’accoglienza all’integrazione» (realizzato con i fondi derivanti dall’Intesa fra Fondazioni bancarie e volontariato). A raccontarsi e con-frontarsi sono state, tra gli altri, due signore marsalesi emigrate tanti anni fa e rientrate da qualche tempo a Marsala tra cui Giovanna Marino che ha vissuto a Chicago e lavorato in una fabbrica con operai di tutto il mondo dove – dice – «Mi hanno trattato come una sorella». Anche il consigliere comunale ag-giunto del Comune di Mazara, Mohamed Zi-toun, ha rivelato agli alunni che anche se è nato in Italia, per non essere stato registrato subito, giunto all’età di 31 anni, non ha ancora la cittadinanza italiana. Poi, ancora, Mourad Aissa, direttore di un Centro di accoglienza e Akmet Sadikov, fuggito all’età di 2 anni dalla Bosnia, per via della guerra dei Balcani. Ma a conquistare l’uditorio dei giovani è stato Kossi Djaka. Ingegnere, ma anche maestro di kara-te: è stato nella sua palestra, in Togo, che ha cominciato manifestare il suo disagio per un governo oppressivo e illiberale. «Sono diven-tato l’opinion leader del quartiere e ho orga-nizzato le proteste contro il vecchio dittatore e, morto quest’ultimo, contro il figlio che ne ha preso il posto. La situazione è precipitata quando alle nuove elezioni il risultato è stato a dir poco drammatico: 98% al Partito di go-verno, 2% all’opposizione». Da qui proteste annegate nel sangue, nelle prigioni, nelle tor-ture e per Kossi nella fuga dal suo Paese. In Italia la sua vita è cambiata. Di grande effetto sugli alunni e anche sui volontari dell’Auser la storia di Giuseppina Laudicina, nata a Tunisi nel 1930 da genitori siciliani. «Mio nonno era ebanista di gran pregio – ha detto – ma qui non c’era lavoro e così è partito per l’Africa,

fondi dovranno servire a finanzia-re interventi per far fronte a situa-zioni di povertà estrema, di emer-genza ambientale, di carenza di servizi per minori, disabili, anziani, famiglie, stranieri, giovani e adole-scenti. A differenza di altre misure analoghe, come quelle previste dai bandi della Fondazione per il Sud, sosterranno progetti di associazio-ni di volontariato anche di piccola entità, purché coerenti con i biso-gni del territorio e con gli obiettivi

del bando, favorendo l’iniziativa di organizzazioni di dimensioni medie e piccole. L’obiettivo è promuove-re una migliore infrastrutturazione sociale delle regioni centro-meri-dionali del Paese, individuata come leva strategica per il loro sviluppo.L’intervento assegna cumulativa-mente le risorse derivanti dalla perequazione 2006 e 2007, per un totale di 23 milioni 326mila euro, così distribuiti: 10 milioni 138mila 355 euro alla Campania; 5 milio-

ni 769 mila 053 euro alla Puglia; 3 milioni 212mila 937 alla Calabria; 2 milioni 916 mila 407 euro alla Sici-lia; 857mila 820 euro all’Abruzzo; 219mila 631 euro alla Basilicata e 212mila 180 euro al Molise».

Progettazione sociale

i progetti approvati in siCilia

60 i progetti del mondo del volontariato siciliano che sono stati ammessi al finanziamento di 2,9 milioni previsti dal Bando per la Progettazione sociale per il Sud. A selezionarli è stata una Com-missione di valutazione composta da rappresen-tanti dell’Acri, del Forum Terzo settore, Consulta Coge e CSVnet, al termine di un lavoro di valu-tazione durato quasi un anno.Dei 60 progetti ammessi al finanziamento, 30 provengono dalla Sicilia Occidentale, 22 dalla Sicilia orientale e 8 della sola provincia di Mes-sina ed alcuni riguardano anche l’utilizzo di beni confiscati.Nel 2009 i progetti presentati sono stati 205: 60 gli ammessi e finanziati; 69 gli ammessi ma non finanziati e 76 gli esclusi per mancanza di alcuni requisiti richiesti nel bando.Queste le aree d’intervento e i budget assegnati ai diversi progetti nei vari ambiti:• area socio-sanitaria € 1.374.365,86 (23 pro-

getti); • area politiche familiari € 490.326,10 (14);• area beni comuni, € 377.127,36 (7);• area giovani, € 340.004,20 (6);• area mediazione, € 320.414,86 (10).

A Petrosino, in via Mar-sala, 12, al circolo Au-ser diretto da Nicolò Anastasi, sono stati ef-fettuati corsi di alfabe-tizzazione della lingua italiana per donne im-migrate, recupero sco-lastico per figli di im-migrati e autoctoni con disagio economico, un laboratorio intercultura-le per donne immigrate e autoctone. Qui è nato un percorso senso-riale fatto di sapori mediterranei, di gusti spe-ziati, di sorrisi, ma anche di “veli” compresi e di “veli” svelati. Emozionante la testimonian-za di una delle immigrate di origine tunisina il cui nome è Ouafa, ma che tutti chiamano Francesca: «Ogni giorno mio figlio mi chie-de: oggi andiamo all’Auser? Questa per noi è diventata una grande famiglia». E, per sco-prire il valore del volontariato è accaduto che le destinatarie del progetto siano diventate le protagoniste di un processo di solidarietà che è “contagioso”. Due donne immigrate, infat-ti, sono diventate volontarie Auser e sosten-gono gli anziani del luogo con visite e sorrisi. Il 24 giugno scorso il progetto – coordinato da Nino Rosolia e che ha visto la partecipa-

allora per noi era come l’America. Io a 16 anni già lavoravo come stenografa per una gran-de azienda, ma poi Bourguiba ha ottenuto l’indipendenza del suo Paese, fino ad allora protettorato francese e noi ex emigrati sia-mo stati costretti a tornare in Europa senza portarci via nulla di quanto avevamo guada-gnato. Ho ricostruito la mia vita in Francia e poi di nuovo in Italia. E devo dire che quan-do mi conviene sono francese e quando mi conviene sono siciliana». Una sola morale: a tutti conviene essere cittadini del mondo.Chiara Putaggio

zione attiva di Maria De Vita del Consorzio Solidalia che gestisce lo SPRAR di contrada Perino (Marsala) – è fi-nito, ma le attività non si fermeranno. «Il CeSVoP crede in questo genere di iniziative e contiamo di continuare attraver-so le reti di delegazio-ne – ha detto la vice-presidente del Centro

di Servizio di Palermo, Giuditta Petrillo – ad ogni modo, l’Auser non perderà i contat-ti che ormai sono diventati affetti preziosi». Giornata conclusiva al sapore di cous cous di carne, gnocculi cavati, thè verde ai pi-noli e vino stravecchio con contorno di ver-dure e pane fritto alla maniera dello Sri lanka, sono stati esposti i merletti, i cusci-ni, le borse e i cappelli realizzati nel corso delle attività laboratoriali. Un ruolo rilevan-te spetta però al percorso condotto nel se-gno dell’integrazione grazie alle visite nel-le scuole superiori di Marsala e Petrosino. Con questi incontri è stato realizzato un pon-te tra l’Italia e il mondo: ex migranti italiani si sono raccontati agli studenti e la stessa cosa è stata fatta dagli attuali immigrati. Iniziativa

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La tragedia di Giampilieri PROTEZIONE CIVILE

Giampilieridue anni dopo

I familiari delle vittime, il volon-tariato e le organizzazioni della società civile rendono onore alle vittime, non tacendo le loro de-nunce di ritardi e omissioni negli

interventi post-alluvione

Due anni dopo (1 ottobre 2009) la tragica alluvione che ha col-pito la zona jonica del territo-rio messinese, provocando la morte di trentuno persone e

sei dispersi, l’associazione Meter & Miles, in collaborazione con il Comitato Giuseppe Zuccarello, ha organizzato un incontro pub-blico sabato 10 settembre 2011, presso la sede del Cesv di Messina. Sono intervenuti: Daniela Panarello, sorella di Katia Panarello e figlia di Carmela Olivieri, entrambe morte a causa dell’alluvione; Saro Visicaro, presiden-te della Meter & Miles di Messina, e i rappre-sentanti del Comitato Giuseppe Zuccarello. Per l’occasione l’associazione Meter & Miles, il Comitato Giuseppe Zuccarello e il Comi-tato La nostra città hanno consegnato una targa a Daniela Panarello, mamma di Brian, il ragazzino di pochi anni salvato dal sacrificio della zia Katia Panarello. Una targa significa-tiva: «“Non ti mollo”. In ricordo dei testimoni d’ingiustizia, vittime viventi del fango», come grido di chi non può più tornare. «Più di mille

sfollati sono stati lasciati soli, a parte i con-tributi una tantum. Manca un collegamento stabile tra istituzioni, cittadini e i Comitati che si sono formati. Tutto è stato delegato ai rap-porti interpersonali. Dove sono le istituzio-ni?», ha denunciato nel corso dell’incontro Saro Visicaro. «Con i soldi di mio padre, ho pagato ieri l’affitto della mia casa. Io e i miei familiari ci sentiamo lasciati soli», ha affer-mato a sua volta Daniela Panarello.Qui, di seguito, riportiamo il documento fir-mato da Saro Visicaro, presidente dell’asso-ciazione Meter & Miles di Messina:

1.098 sfollati, 37 vittime (i corpi di sei, mai ri-trovati). Questa fredda sintesi di quello che è successo l’1 ottobre 2009 a Sud della città di Messina non disegna e non può raccontare l’altra tragedia vera. Quella dei parenti delle vittime, l’insieme di quelle famiglie travolte dal fango che non hanno avuto niente oltre il dolore. Solo piccoli contributi per gli affitti. Poi silenzi e disorientamento per coloro che sono veri e propri testimoni di ingiustizia.

In queste ore si legge di stanziamenti final-mente sbloccati (dopo due anni) e di “prio-rità”. Non sono però assolutamente evidenti gli interventi immediati dirette alle persone. Per gli sfollati. Per i bisogni di coloro che hanno subito 24 mesi di sofferenze e di ri-chieste rimaste senza risposta.Non è più possibile ascoltare mezze verità, fatti non veri, promesse ambigue.C’è bisogno di un “sogno” concreto. Di una speranza che liberi il futuro di tanti sfollati e, tra questi, di tantissimi giovani che vivono ancora il dramma di quei momenti.Noi crediamo che un ruolo dovrà essere svolto dal volontariato sociale. Quel volonta-riato che già due anni fa aveva dato segnali precisi di solidarietà ma che poi non è stato messo nelle condizioni di coordinarsi, di pro-

grammare interventi mirati e adeguati.Infine c’è la necessità di più trasparenza e partecipazione attiva. Conoscere la destina-zione precisa di molte donazioni effettuate in quei giorni. Sapere come vengono gesti-te quelle somme. Non è secondario questo problema perché i sospetti e le pusillanimità non si alimentino oltremisura. La gente non merita questo.Oggi,con questa iniziativa, abbiamo voluto testimoniare e sottolineare il dolore dei so-pravvissuti. E la modesta targa che abbiamo voluto consegnare a Daniela Panarello (mam-ma di Brian, il ragazzino di pochi anni salvato dal sacrificio della zia Katia Panarello) è un segnale accompagnato da quel «Non ti mol-lo» gridato da chi non può più tornare.

Marco Olivieri

Breve CronaCa del disastro

La calamità è stata causata da un violento nubifragio, iniziato nella serata dell’1 ottobre 2009 e durato tutta la notte fino al mattino del giorno successivo. Il nubifragio ha provocato lo straripamento dei corsi d’acqua e diversi eventi franosi, a cui è seguito lo scivolamento a valle di colate di fango e detriti. Secondo il Dipar timento della Protezione Civile, in alcune delle zone colpite sono caduti fino a 220/230 millimetri di precipitazioni nell’arco di 3-4 ore. L’evento ha colpito un’area molto abitata immediatamente a Sud della città di Messina, lungo la costa ionica, in una zona ad elevato rischio idrogeologico, già interessata da eventi franosi e alluvionali. I centri più colpiti sono stati Scaletta Marina, nel comune di Scaletta Zanclea e diverse località del comune di Messina: Giampilieri Superiore, Giampilieri Marina, Altolia, Molino,Santo Stefano di Briga, Briga Superiore e Pezzolo. Si sono avuti anche ingenti danni nella frazione di Guidoman-dri Superiore e nelle altre località del comune di Scaletta Zanclea e nel Comune di Itala.Il 4 ottobre, un primo bilancio provvisorio contava 23 morti e 35-40 dispersi, 29 feriti ricoverati e 564 sfollati ospitati negli alberghi della zona. Il 7 ottobre Le vittime recuperate erano diventate 25. Tuttavia, il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, lasciava intendere di non nutrire speranze riguardo ai 10 ancora dispersi, por tando così a 35 il bilancio presunto dei morti. Altri tre corpi, fra cui una bambina di 4 anni, venivano recuperati il giorno dopo, portando a 28 il numero delle vittime e a 7 quello delle persone ancora disperse. Sempre il 7 ottobre, nella sua relazione alla Camera dei Deputati, Ber tolaso affermava: «L’impegno è stato massiccio, con l’impiego di 2.386 uomini anche dell’esercito e delle forze dell’ordine, 567 mezzi, 100 ore di volo con 150 “sor tite” degli elicotteri...»Il 13 ottobre sono stati trovati i corpi dei due bambini (2 e 6 anni) ancora dispersi, morti assieme alla loro mamma, a centinaia di metri dalla loro abitazione, così saliva a 30 il numero delle vittime accer tate, mentre 1.098 era il numero degli sfollati. Man-cavano all’appello ancora 4 uomini e 2 donne, dei quali uno di Altolia e 5 di Scaletta Zanclea. Il 19 ottobre moriva al Policlinico di Messina una ragazza di 28 anni grave-mente ferita. Il numero delle vittime salì perciò a 31. Tutt’oggi rimangono ancora da trovare i resti delle 6 persone disperse.In questo scenario, brillano gli episodi di solidarietà e di eroismo da par te di soccor-ritori volontari e istituzionali che si sono prodigati durante le ore tremende del fatto. (fonte wikipedia.org)

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PROTEZIONE CIVILE

Comunicarel’emergenza

Il racconto del Convegno per la prima Giornata nazionale sulla Comunicazione dell’Emergenza

promossa e organizzata dall’asso-ciazione Radioamatori Uniti del

Mediterraneo di Palermo

Avere una buona idea, sempli-ce eppure importante nella sua struttura, condividerla nel-la progettazione, presentarla al vaglio delle Istituzioni e con

coloro i quali quotidianamente operano per affrontare e risolvere le emergenze della col-lettività, studiarne gli aspetti logistici, umani, sociali, tecnici, operativi e le connesse criti-cità, coinvolgere l’Ateneo palermitano, gesti-re in prima persona un convegno in tutte le sue sfaccettature (dalla grafica alla logistica) tutto questo è la sintesi del progetto Prima Giornata sulla comunicazione dell’emergen-za e del collegato convegno «Saper Comu-nicare l’Emergenza» che nella sua struttura operativa e realizzazione ha richiesto nove mesi di intenso lavoro.Se poi, pur avendo ricevuto in itinere soste-gni ed incoraggiamenti ad andare avanti e superare le avversità, per l’impegno profuso, per la bontà dell’idea, per l’interesse sociale del tema del Convegno e per le attività sin qui svolte dall’Associazione e dai soci ac-

cade di ricevere come riconoscimento l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica accompagnato dal Premio Medaglia di Rap-presentanza del Presidente della Repubbli-ca, questo da solo ripaga ampiamente degli sforzi e dei sacrifici che vengono in un attimo dimenticati.La giornata convegnistica ha avuto inizio con l’allestimento della logistica dell’Aula del Consiglio di Facoltà presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo. L’alle-stimento e la messa in opera dei sistemi te-lematici è avvenuta a cura dei soci, i quali a vario titolo e per diverse specializzazioni si sono messi al lavoro per realizzare una “flui-dità di informazioni” rivolte al pubblico senza soluzione di continuità. Da lì a pochi minuti, è stato dato inizio ai la-vori con i saluti provenienti dalle Istituzioni.Tra questi i commenti e le valutazioni espres-se dal Rettore dell’Università degli Studi di Palermo Roberto Lagalla hanno infiammato i presenti, anche perchè i contenuti del suo intervento da soli hanno gettato una “luce di

Prima Giornata nazionale

chiarezza” e di apprezzamento su tutta l’ini-ziativa e sui temi trattati.I lavori sono stati avviati dalle toccanti immagini realizzate durante la tragedia di Giampilieri dal fotografo-editore Dino Sturiale, che in prima per-sona ha vissuto in mezzo alla gente som-mersa dal fango nell’im-mediatezza dell’evento catastrofico del 2008.Non ci sono parole per descrivere le emozioni che ogni singola foto-grafia ha suscitato nel-la platea nutritissima e specializzata. Il Convegno in sinte-si ha dimostrato come, tutti gli intervenuti hanno mostrato interesse al tema, tutti lo hanno condiviso, tutti ne hanno tratto spunti per le loro testimonianze e qual-cuno come i VVF i Carabinieri e ancora di più la Guardia Costiera hanno emozionato con i loro prodotti multimediali e i video che hanno illustrato diverse sequenze di immagini realiz-zate in real-time durante i loro interventi.In particolare il Comandante di Fregata (CP) Pietro Carosia, Capo Sezione Operativa della Capitaneria di Porto di Palermo, ha mostrato in anteprima assoluta nazionale il video Liberi, realizzato durante un salvataggio effettuato a

70 miglia a largo di Lampedusa, dove han-no trovato soccorso 230 migranti tra cui molte donne e bambini.Il video riporta le immagini drammatiche dell’intervento da parte di due Unità SAR, un elicottero ed una vedetta della Marina Milita-re per accostare un’imbarcazione stracolma

di persone atterrite, affamate, in-freddolite e spossa-te da un viaggio di molte ore effettuato in condizioni inumane. Il filmato termina con il grido «Liberi!», lancia-to dall’equipaggio del-la motovedetta italiana, dopo che i migranti sono stati tratti in salvo e portati

a bordo dell’unità navale dagli uo-mini della Guardia Costiera, veri eroi di ogni giorno.Forti emozioni, ma non solo. Gli argomenti trattati hanno fatto da cassa di risonanza a riferimenti scientifici, analisi delle situazioni e criticità delle diverse sale operative, il siste-ma di comunicazione della Protezione Civile Nazionale e le attività di Sala Italia, i sistemi di comunicazione all’avanguardia dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, l’attività AIB e l’importante apporto del Corpo Forestale a

Campo estivo «anCh’io sono la protezione Civile»

Un mese per imparare a fronteggia-re un’emergenza, per prevenire un incendio, per riuscire ad orientarsi anche in un bosco o al mare, per saperne di più sul primo soccorso. Il tutto divertendosi all’interno di un campo-scuola che quest’estate ha ospitato 150 ragazzi dai 9 ai 17 anni. È cresciuta a tal punto l’esperienza

portata avanti dall’Associazione Na-zionale Vigili del Fuoco in Congedo – sezione di Marsala – che quest’an-no ha organizzato il campo estivo più grande d’Italia, dal titolo Anch’io sono la Protezione Civile. Per la strut-tura didattica proposta la sede mar-salese ha anche ospitato delegazioni di altre città siciliane. Giunto ormai alla quarta edizione, il leitmotiv del campo è stato «La cultura del bo-sco per la prevenzione degli incen-di», un tema pensato per dire a tutti:

«Non scherzate con il fuoco», La proposta progettuale ha indi-viduato il target di riferimento ne-gli alunni della scuola elementare, media e superiore che sono stati i destinatari di lezioni di prevenzione incendi, di orientamento con l’uso delle bussole, di un corso di BLS, di un approfondimento del sistema di Protezione civile in Italia, di lezioni sulla sicurezza stradale, sull’uso delle radio trasmittenti e di primo soc-corso. Tutto con l’ausilio di esperti e

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Prima Giornata nazionale

partner d’eccezione come il coman-dante della Polizia stradale di Alca-mo, Salvatore Adamo, in cattedra an-che i Vigili del Fuoco, esponenti del Corpo Forestale, del Dipartimento provinciale di Protezione Civile, La Provvidenza (che insegna primo soc-corso) e le Guardie Ambientali.Non solo lezioni in loco, sono state pure fatte visite presso luoghi carat-teristici del marsalese con partico-lare interesse storico e ambientale. «Anche per mostrare l’importanza

di salvaguardare il nostro patrimonio paesaggistico», ha detto il presidente dell’ANVVFC di Marsala, Gianni Sar-do. Il tutto condito da momenti di svago, «I ragazzi sono stati accompa-gnati nelle nostre bellissime spiagge e anche qui abbiamo parlato di si-curezza in mare», ha aggiunto Pietro Chirco, uno dei volontari. Quanto all’aspetto didattico, il campo si è ar-ticolato in moduli di cinque giorna-te, dal lunedì mattina al venerdì sera scanditi per fasce d’età. Tutto gratis

per i ragazzi, le spese di vitto, alloggio e assicurazione sono state a carico del Dipartimento Nazionale di Pro-tezione Civile.Per verificare l’andamento dei lavo-ri nel campo – dove i ragazzi hanno imparato a mettere su una tenda da campo abitabile da 12 persone – è intervenuto anche Fabio Palombi, funzionario del Dipartimento nazio-nale della Protezione civile. «Questo genere di progetti – ha detto – sono stati studiati in occasione del terre-

difesa del patrimonio boschivo, gli interventi della Sala Operativa del 118, le apprezzate attività del volontariato e in particolare dei ra-dioamatori (solo quelli con la «R» maiuscola), gli avanzati sistemi di ripresa aerea con droni frutto delle eccellenze dell’Ateneo di Palermo, tutto questo e tanto altro ancora sono stati og-getto di discussione e illustrazione da parte delle Istituzioni in un convegno che ha esalta-to la qualità e getta le basi per attività future. Prima di chiudere è giusto e doveroso citare il lavoro dei ragazzi del Laboratorio della Fa-coltà di Scienze Matematiche Fisiche e Na-turali (Fabrizio Butera IT9BTZ, Piero Riccobo-no IT9BVE, Elisa Pecorella IT9BYJ e Marina Schirò IT9BZZ) supportati dal referente scien-tifico prof. Abate, che hanno presentato uno studio sulle criticità del sistema attualmente operativo e legato all’allertamento della popo-lazione nel territorio di Giampilieri. Gli stessi, dopo un’esposizione improntata su tematiche

geologiche, hanno saputo coniugare la loro specializzazione professionale con le attivi-tà radio (in quanto radioamatori, volontari di Protezione civile e soci) e hanno ben illustrato e proposto una soluzione tecnica per abbat-tere le criticità rilevato nell’attuale sistema di allertamento basato sul sistema a rete GSM, attraverso una proposta tecnica fattibile e per ciò stesso apprezzata dai presenti in sala, in particolar modo dai rappresentanti del Dipar-timento Nazionale della Protezione Civile.Anche i ragazzi della Facoltà di Scienze della Formazione che si sono avvalsi del sostegno scientifico della prof.ssa Lendinara, hanno presentato uno studio sulla comunicazione dell’emergenza e sulle varie componenti che costituiscono la giusta comunicazione della stessa emergenza.Proprio mentre la manifestazione si chiudeva, su invito dei presenti e, in particolar modo, dei rappresentanti delle Istituzioni sono stato formalmente invitato a gettate le basi perché «Saper comunicare l’Emergenza» sia ripro-posto e rimodulato nel 2012 e siano coinvolte in maniera sinergica nuove realtà già presenti in ambito nazionale e nuove tematiche ineren-ti la comunicazione dell’emergenza.Mentre raccolgo questo invito, posso sin da subito annunciare che sarà prodotta una pub-blicazione editoriale a cura del CeSVoP che

Prima Giornata nazionale

moto di San Giuliano. Allora abbia-mo capito che occorreva investire nelle nuove generazioni per garan-

tirci un futuro sicuro». E, a giudicare dalla fiducia accordata dalla Protezio-ne civile nazionale alla sezione mar-salese dell’ANVVFC, il lavoro svolto è stato ritenuto corretto. «Infatti – ha aggiunto Gianni Sardo – le altre se-zioni italiane organizzano campi di una settimana o, al massimo, due. Noi siamo gli unici a svolgere un mese di attività, a partire dal 4 luglio». E, per fare scuola, quest’anno sono state presenti a Marsala delegazioni di Pa-lermo, Naro, Canicattì e Avola.

Vista la ricaduta su tutta la provincia trapanese, i volontari per il futuro pensano di chiedere un ampliamen-to del progetto: «Abbiamo registrato 350 richieste di partecipazione – hanno detto gli organizzatori –, ma ne abbiamo potuto accettare 150, quindi in 200 sono rimasti fuori».Chicca di quest’anno l’attivazione di un corso di difesa personale a cura della scuola di arti marziali di Naro Kjushimdo Budo.

Chiara Putaggio

conterrà tutti gli interventi del convegno sia verbali che documentali proprio per non di-sperdere la memoria dei risultati acquisiti.Mi resta solo da ringraziare tutti coloro che hanno creduto nel mio progetto per l’apporto sinergico che hanno saputo dare all’evento.

Enzo Bisconti IT9UMHPresidente dell’associazione

Radioamatori Uniti del Mediterraneo IQ9UM

il ruolo del volontariato nel servizio nazionale di protezione Civile

Il volontariato di protezione civile è nato sotto la spinta delle grandi emergenze che hanno colpito l’Italia negli ultimi 50 anni: l’alluvione di Firenze del 1966 e i terremoti del Friuli e dell’Irpinia, sopra tutti. Una grande mobilitazione spontanea di cittadini rese chiaro che a mancare non era la solidarietà della gente, ma un sistema pubblico organizzato che sapesse impiegarla e valorizzar-la. Il volontariato di protezione civile unisce, da allora, spinte di natura religiosa e laica e garan-tisce il diritto a essere soccorso con professio-nalità. Con la legge n. 225 del 24 febbraio 1992, istituti-va del Servizio Nazionale della Protezione Civile, le organizzazioni di volontariato hanno assunto il ruolo di «struttura operativa nazionale» e sono diventate par te integrante del sistema pubblico. È una delle strutture operative insieme a Vigili

del fuoco, forze armate e di polizia, corpo fore-stale, servizi tecnici e di ricerca scientifica, Cro-ce rossa, Sistema sanitario nazionale e soccorso alpino e speleologico. I volontari costituiscono una delle componenti più vitali del sistema: oltre ottocentomila persone, distribuite sul territorio nazionale, aderiscono a organizzazioni che ope-rano in molteplici settori specialistici.Nell’elenco nazionale del Dipartimento della Protezione Civile sono iscritte oltre 4.000 orga-nizzazioni, tra cui oltre 3.850 organizzazioni locali in diverse Regioni italiane.Il ruolo del volontariato è fondamentale durante un’emergenza: la Funzione di supporto Volonta-riato è fra le prime ad essere attivata e si strut-tura in una «Segreteria amministrativa» e in un «Coordinamento del volontariato». La Segreteria gestisce gli arrivi e le partenze dei volontari, la loro dislocazione nelle zone operative, censice materiali e mezzi, fornisce supporto organizzati-vo e amministrativo. Il Coordinamento acquisisce e rende esecutive le esigenze della Sala Operati-va, convoca e attiva gruppi specializzati, individua le risorse da distribuire al volontariato, si occupa della supervisione logistica delle presenze de-gli operatori; attiva i coordinamenti nazionali e regionali, si coordina con altri enti e Istituzioni, gestisce la banca dati delle organizzazioni a fini operativi. In emergenza la Funzione Volontariato si coordi-na con tutte le altre funzioni di supporto in parti-colare con le funzioni «assistenza alla popolazio-ne», «materiali e mezzi» e «telecomunicazioni».

Testo tratto da protezionecivile.gov.it

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Contrariamente a quanto po-trebbero pensare gli operatori dell’agricoltura, il periodo d’e-state per il volontariato giovani-le è un ottimo tempo di semina

per idee, proposte, momenti di formazione, riflessione e crescita attorno a progetti co-muni dedicato al volontariato. Le associazioni delle 16 delegazioni CeSVoP, che ormai da 5 anni decidono di investire il proprio tempo per crescere insieme ai gio-vani del territorio, si sono avvicendate in 23 campi estivi di volontariato.Si tratta percorsi dedicati alle svariate tema-tiche che il volontariato attivo propone sui territori delle province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta, in continuità con le progettualità dedicate al volontariato gio-vanile che si svolgono durante tutto l’anno. Facciamo un primo bilancio delle attività dei campi, molti dei quali realizzati in strutture re-sidenziali.I volontari e i giovani di età compresa tra 16 e 35 anni si sono cimentati su specifiche te-

Sono ormai diventati una tradizio-ne. Si tratta dei campi estivi per ra-gazzi e giovani simpatizzanti delle associazioni di volontariato. Ecco

l’esperienza 2011 del CeSVoP

RACCONTI D’ESTATE

Volontariato? Aperto

per ferie

matiche: competenze relative all’animazione territoriale (circa il 45%), tutela ambientale (30%); seguono a pari merito i campi dedi-cati all’integrazione/autonomia dei disabili e alla cittadinanza attiva. Obiettivi strategico dei campi estivi per l’an-no 2011 è stata la programmazione condivi-sa di alcune azioni da realizzare nel territorio di riferimento, al fine di garantire ai giovani un maggiore protagonismo.Di fatto, tra il mese di luglio e quello di set-tembre nei «Campi estivi di volontariato gio-vanile» hanno lavorato:• 143 organizzazioni di volontariato orga-

nizzate in reti, • 765 giovani volontari e/o aspiranti tali (e

tra questi 99 disabili),• 295 volontari,• 73 operatori incaricati a supporto dei

campi (formatori, esperti di laboratorio, operatori di supporto, animatori).

Per cogliere i frutti attenderemo l’evolversi del prossimo anno sociale.

Giovanna Mastrogiovanni

Le esperienze estive

uno dei Campi realizzati: insieme per Fare squadra

Dal 21 al 24 luglio 2011 presso l’Oratorio Don Bosco di Terra-sini ha avuto luogo il campo per giovani volontari «Insieme per fare squadra» che ha visto

la partecipazione di numerose associazio-ni di volontariato appartenenti a tre diverse delegazioni CeSVoP: Campobello di Licata (AG), Caltanissetta, San Cataldo (CL).I giovani sono riusciti a creare un gruppo molto coeso nonostante la provenienza da realtà associstive differenti; dal volontariato per bambini al servizio civile. I quattro giorni sono trascorsi velocemente: tra i gavettoni delle ore più calde e i lunghi discorsi nottur-ni. Oltre al tempo impiegato nelle attività lu-diche organizzate dall’animatore Salvo Mas-sa, gran parte della giornata era dedicata a momenti di formazione di cui si occupavano Amedeo Avanzato e Maria Concetta Aroni-ca. Nonostante la breve durata del campo i ragazzi sono riusciti ad organizzare in meno di due giorni un pomeriggio tutto dedicato a giochi e divertimento nella piazza del paese coinvolgendo grandi e bambini. «Atterrasi-niamoci» è stato il nome dell’iniziativa, pro-prio per evidenziare l’impronta che i ragazzi volevano e hanno lasciato facendosi sentire in tutti i modi; urla e scrusciu di stoviglie e pentole hanno invaso le strade del paese. L’addio è stato difficile poiché i ragazzi sono riusciti ad instaurare un forte legame grazie anche alla divisione nelle varie squadre che ha permesso di mescolare le associazioni in modo tale da far conoscere tutti e soprattutto per far si che ognuno impa-rasse dal-le espe-rienze del compagno e raccon-tasse le pro-

il Csv etneo per un volontariato a misura di giovani

Giovani e volontari, un binomio possibile. Il Csv Etneo ci crede e quest’anno rivolge proprio ai più giovani un’attenzione par ticolare nell’ambito della Terza Convention Interprovinciale che si è svolta dal 30 settembre al 2 ottobre a Enna. Da qui in avanti, il Centro di Servizio per il Volon-tariato Etneo avvierà una serie di iniziative che coinvolgeranno il mondo giovanile.Punto di par tenza è il progetto nazionale di pro-mozione del volontariato giovanile Dammi Spa-zio, che ha visto un percorso par tecipato per dare vita al Manifesto della Promozione del volontariato giovanile. A fondamento c’è la consapevolezza che non è sufficiente pen-sare e realizzare iniziative rivolte ai giovani, ma è necessario pensarle e realizzarle insieme con loro: perché i giovani volontari sono un’impor-tante risorsa per le associazioni e per la società e meritano di essere ascoltati, di par tecipare atti-vamente e di essere coinvolti in tutti i percorsi di crescita e di rete. Per il volontariato, cioè, non si tratta di “reclutare”, ma quanto piuttosto di sen-sibilizzare, orientare, accompagnare, accogliere, formare, garantire spazi di crescita e relazione.Con questo spirito il Csve, in occasione dell’An-no europeo del volontariato, ha coinvolto cin-quanta giovani volontari che hanno il compito di ripor tare il progetto nazionale nel territorio della Sicilia orientale. Da qui l’“adeguamento” del titolo: Fammi lagghu.In questo modo, si è avviato un percorso che punta a stimolare sempre più i giovani all’impe-gno nel volontariato. D’altronde, non mancano né i bisogni sul nostro territorio, né le opportu-nità specie nell’attuale situazione sociale.

Orazio Vecchio

prie. Ed è questa la cosa fondamentale: ri-tornare a casa con fissata bene in testa una cassetta piena di attrezzi nuovi da portare sempre dietro e da usare tutte le volte si ri-tenga necessario, e fissati forte nel cuore de-cine di amici a cui invece di dire addio viene spontaneo gridare A PRESTO!!!!!!

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Iniziative di animazione nei territori

In piazzaper farsi

conosceredalla gente

3a Giornata del Volontariato TuttINsieme. Promossa dal-le associazioni del Coor-dinamento Locale di Co-munità (CLC) del Distretto

socio-sanitario D31 e dal Cesv di Messina, si è svolta con successo sabato 17 settembre a Galati Mamertino (ME), in piazza S. Giaco-mo, tra intrattenimento per bambini, giochi, animazione, musica e la presentazione (nella sala convegni) di una ricerca su «Consumo di alcool e sicurezza stradale tra i giovani» a cura del CLC del Distretto D30. All’incontro, incentrato sul tema «La promozione e il be-nessere dei giovani», sono intervenuti: Rosa-rio Ceraolo, direttore del Cesv; Marco Rocca, referente del Coordinamento Locale di Co-munità (CLC) del Distretto D31; e la consu-lente Cesv per la Formazione, Maria Lucia Serio, dopo i saluti e l’introduzione del sinda-co di Galati Mamertino, Bruno Natale, che ha sottolineato «quanto sia fondamentale, in un periodo di crisi, l’apporto del volontariato». Marco Rocca, vicepresidente dell’Associa-

zione Siciliana Leucemia e referente del Coordinamento Locale di Comunità (CLC) del Distretto D31, ha evidenziato che «sono attualmente una trentina le associazioni che aderiscono al Coordinamento e la porta è sempre aperta per nuove realtà associative. Con questa terza Giornata abbiamo deci-so di coinvolgere i bambini perché rappre-sentano i volontari di domani, se sapremo trasmettere loro l’importanza di un’azione gratuita per aiutare gli altri. Ognuno di noi, con l’esempio, può essere portatore sano di volontariato».A sua volta, il direttore del Cesv, Rosario Ceraolo, ha affermato, nel corso dell’incon-tro, che «iniziative come queste dimostrano sempre di più la centralità dei territori, di tut-ti i territori della provincia di Messina, per il Centro di Servizio per il Volontariato, con sei Coordinamenti Locali nella provincia e con-sulenze, servizi e formazione per i volontari. Inoltre, in un periodo come questo, con la crisi del Welfare e la crisi etica imperante, il volontariato è chiamato spesso a svolgere un’azione di supplenza e sostegno alle co-munità, azione a cui è già abituato. Quello che va sottolineato – ha affermato il direttore del Cesv – è che l’azione volontaria, in sé, costituisce una risorsa per le comunità, an-che per ricucire rapporti e relazioni umane».Maria Lucia Serio, consulente Cesv per la Formazione, ha illustrato invece i risultati della ricerca sul tema «Consumo di alcool e sicurezza stradale tra i giovani» a cura del CLC del Distretto D30: «Si tratta di un’inda-gine, nel distretto di Patti, che rileva quanto i minorenni usino l’alcool e mettano a rischio la loro vita nelle strade, mentre appare in-sufficiente la vigilanza e il controllo da parte delle forze dell’ordine. Si tratta di una ricerca che costringe tutti, dalle famiglie alla scuola e agli educatori in generale, a interrogarsi sulla necessità di trasmettere modelli sani alle nuove generazioni».

Marco Olivieri

Gli Anziani, una risorsa è il titolo di una serie di attività estive per anziani che si è svolta a Palermo dal 30 agosto al 10 settembre 2011. Presso  gli

otto  gazebo che sono stati allestiti in ogni circoscrizione della città, è stato possibile per gli anziani ottenere informazioni sui ser-vizi a loro dedicati e sulle associazioni di vo-lontariato che si occupano specificamente

della Terza età e passare un pomeriggio in allegria con l’animazione offerta dai volonta-ri dell’associazione Il Nostro Quartiere.Il progetto, nato da una collaborazione tra il CeSVoP e le associazioni di volontariato per gli anziani che si sono riunite nel CoAsAn (Coordinamento Associazioni Anziani Insieme),  ha avuto lo scopo di affrontare il problema degli anziani soli in città nei mesi estivi, ma anche quello di fornire una guida aggiornata e completa agli anziani per otte-nere assistenza e aiuto. Infatti, è stata idea-ta e realizzata la Nuova Mappa dei Servizi per gli Anziani (in otto versioni, una per cir-coscrizione; a sinistra, una delle copertine), frutto di una ricerca promossa da CeSVoP e dal CoAsAn. Essa raccoglie le risposte di-sponili sul territorio ai bisogni sociali, econo-mici e sanitari degli anziani.Questa preziosissima guida è stata distri-buita nei gazebo che i volontari hanno alle-stito nei pomeriggi dell’ultima settimana di agosto e nei primi dieci giorni di settembre nelle principali piazze dei quartieri: Bran-caccio, San Giovanni Apostolo-ex CEP, Bor-go Vecchio, Zen 1, Borgo Nuovo, Bonagia, Santa Rosalia, Tribunali, dove è maggiore la presenza di anziani soli. Per chi volesse riceverla, può scrivere a [email protected].

Nunzio Bruno

Carta dei servizi multietniCa “WelCome”

Venerdì 23 settembre 2011, pres-so la Sala Giunta della Provincia Regionale di Messina, si è tenuta la presentazione della Car ta dei ser-vizi multietnica WelcoME, ideata e realizzata dall’Associazione M.O.V. il Ponte unitamente alla Caritas e all’Ufficio Migrantes dell’Arcidioce-

si di Messina Lipari Santa Lucia del Mela. La car ta contiene la descri-zione dei vari servizi (mense, case di accoglienza, uffici pubblici, sinda-cati, ecc) in dieci lingue diverse e le indicazioni su come raggiungerli. Questo lavoro nasce per offrire un valido supporto di informazione e orientamento ai cittadini stranieri presenti sul territorio, descriven-do in maniera semplice, ma detta-

gliata, tutte le realtà istituzionali e del privato sociale, rivolte agli im-migrati e presenti nel Comune di Messina. Di conseguenza, la Car ta ha ottenuto l’apprezzamento e il gratuito patrocinio da par te del prefetto di Messina Alecci e dal Questore Gugliotta e da par te de-gli assessori provinciali e comunali alle Politiche sociali, Schembri e Caroniti. (m.o.)

ASSoCIAzIonI ASSoCIAzIonI

44 ~ Mondo Solidale 2/2011 2/2011 Mondo Solidale ~ 45

zione di vecchi. «Ci troviamo oggi tra un mare di catarro e un mare di sperma» ha detto icasticamente il poe-ta Andrea Zanzotto. E la frase-metafora vuole dire di quanto ciechi noi siamo a voler continuare a sguazzare nel nostro mare di catarro e a voler scansare quel mare di vitalità che è arricchimento: fisiologico, economico, culturale, umano… Scansare o eludere quell’incontro o incrocio di etnie, di lingue, di religioni, di memorie, di cul-ture, incrocio che è stato da sempre il segno del cam-mino della civiltà. Respingiamo l’emigrazione dal terzo o quarto mondo erigendo confini d’acciaio con leggi e decreti, come la vergognosa legge italiana sull’emigra-zione che porta il nome dei deputati di estrema destra Bossi e Fini, insorgendo con nuovi e nefasti nazionalismi, con stupidi e volgari localismi, con la xenofobia e il raz-zismo, con la cieca criminalizzazione del diseredato, del diverso, del clandestino [...]

Il ritorno infelice è il titolo del saggio del sociologo Antonino Cusumano, in cui tratta dell’emigrazione ma-ghrebina in Sicilia, a partire dal 1968 [...]. Sono pas-sati più di quarant’anni dall’inizio di questo fenomeno migratorio. Da allora, nessuna previsione, nessuna pro-gettazione, nessun accordo fra governi, tranne che con il dittatore della Libia Gheddafi, con un trattato che sancisce il respingimento dei migranti, anche dei chie-denti asilo. Fino a giungere all’emigrazione massiccia, inarrestabile di disperati che fuggono dalla fame e dal-le guerre, emigrazione che si è cercato di arginare con metodi duri, drastici, violando anche quelli che sono i diritti fondamentali dell’uomo. Di fronte a episodi di contenzione di questi disperati in gabbie infuocate, di detenzione nei cosiddetti Centri di Permanenza Tem-poranea, che sono dei veri e propri lager, di fronte a ri-

bellioni, fughe, scontri con le forze dell’ordine, scioperi della fame e gesti di autolesionismo, si rimane esterrefatti. Ci tornano allora in mente le parole che Braudel riferiva a un’epoca pas-sata: «In tutto il Mediterraneo l’uomo è caccia-to, rinchiuso, venduto, torturato e vi conosce tutte le miserie, gli orrori e le santità degli universi concentrazionari».

Vincenzo Consolo(dalla conferenza tenuta a Genova l’11.6.2009 nelll’ambito di Mediterranea, www.mesogea.it)

Questi versi di Euripide e di Virgilio vogliamo dedi-care ai fuggiaschi di ogni luogo, agli scampati di ogni guerra, di ogni disastro, a ogni uomo costretto a lasciare la propria città, il proprio paese e a emigrare altrove. Sono dedicati, i versi, agli infelici che oggi approdano, quando non annegano in mare, sulle coste dell’Europa mediterranea, approdano, attraverso lo stretto di Gibil-terra, a Punta Camarinal, Tarifa, Algeciras; approdano, attraverso il canale di Sicilia, nell’isola di Lampedusa, di Pantelleria, sulla costa di Mazara del Vallo, Porto Empe-docle, Pozzallo…

La storia del mondo è storia di emigrazione di po-poli – per necessità, per costrizione – da una regione a un’altra. [...] L’emigrazione è fra i segni più forti – oltre quelli delle guerre, delle invasioni – della storia. [...]

Di siberie, di campi di lavoro, di mondi concentrazio-nari, di oppressione di popoli a causa di regimi totalitari o coloniali sono stati i tempi da poco trascorsi. Tempi vale a dire in cui l’umanità, per tre quarti, è stata prigio-niera, incatenata all’infelicità. E le siberie hanno fatto sì che il restante quarto dell’umanità, al di qua di mura o fili spinati, vivesse felicemente, nello scialo dell’opulen-za e dei consumi si alienasse. Ma dissoltesi idolatrie e utopie, crollati i colonialismi, abbattute le mura, recisi i fili spinati, sono arrivati i tempi delle fughe, degli esodi, da paesi di mala sorte e mala storia, verso vagheggiati approdi di salvezza, di speranza. Ed è il presente – un presente cominciato già da parecchi anni – un atroce tempo di espatri, di fughe drammatiche, di pressioni alle frontiere del dorato nostro “primo” mondo, di movi-mento di masse di diseredati, di offesi, di oltraggiati. [...]

Tante e tante volte le carrette di mare provenienti dall’Albania, dalla Tunisia o dalla Libia, carrette stracari-che di disperati, si sono trasformate in bare di ferro nei fondali del mare, bare di centinaia di uomini, di donne, di bambini, a cui, come all’eliotiano Phlebas il Fenicio, «una corrente sottomarina / spolpò l’ossa in dolci sussurri». E finiscono anche i corpi degli annegati nelle reti dei pescatori siciliani… E si potrebbe continuare con le cronache di tragedie quoti-diane, di una tragedia epocale che riguarda i migranti, le non-persone che cercano di entrare nella vecchia Italia, nella vecchia Europa della moneta unica, delle banche e degli affari. Vecchia so-prattutto l’Italia per una popola-

I Muri dell’Europa

Associazioni

rosso Come l’arCoBaleno progetto dell’avis provinCiale di palermo

Con un convegno, lo scorso 24 settembre 2011, L’Avis provinciale di Palermo, ha presentato la pro-

gettualità validata e finanziata dalla Fondazione con il Sud nell’ambito dell’iniziativa «Bando Sostegno a Programmi e Reti di volontariato 2010».Nello specifico, attraverso il pro-gramma Rosso come l’Arcobaleno, l’Avis vuole raggiungere due obiet-tivi ben precisi.Il primo dei quali vedrà tutti impe-gnati in un processo di miglioramen-to e rafforzamento della rete Avis provinciale che vanta al suo attivo

35 associazioni comunali affiliate.Il secondo vedrà l’implementazio-ne di attività finalizzate al coinvol-gimento nel mondo del volonta-riato della popolazione immigrata residente nell’intero territorio della provincia, nello specifico si cercherà di sensibilizzare i cittadi-ni stranieri al «dono del sangue» attraverso un percorso struttura-to intorno ai valori della non di-scriminazione, dell’uguaglianza e dell’integrazione. (n.b.)

Workshop europeo dal Cesv messina Nell’Anno Europeo del Volontariato, il Cesv di Messina ha organizzato il workshop Le forme dell’impegno sociale: volontariato e cittadinanza attiva, approvato dall’Agenzia Nazionale Italiana LLP – Lifelong Learning Pro-gramme (Catalogo Grundtvig Workshops 2011-2012), un programma d’azione comunitaria per l’apprendimen-to permanente degli adulti. Dal 10 al 15 ottobre 2011, a Messina, il laboratorio ha riunito individui o piccoli gruppi di discenti provenienti da diversi Paesi, per un’esperienza innovativa di apprendimento multinazionale: cinque partecipanti provenienti dall’Italia e venti dai Paesi europei che partecipano al Lifelong Learning Pro-gramme. Il workshop verte su cinque argomenti principali: a) Volontariato, impegno sociale e cittadinanza attiva; b) Consumo responsabile; c) Protezione e valorizzazione dell’ambiente; d) Lotta contro le mafie; e) Sviluppo locale e inclusione sociale. I partecipanti hanno conosciuto alcune significative realtà di volontariato presenti nella città di Messina e nella sua provincia, impegnate in una costante azione di solidarietà nei confronti di situazioni di disagio sociale. La proposta di impegno volontario solidale è stata orientata a promuovere e suppor- tare esperienze di economia sociale che puntassero a proporre percorsi di inclusione sociale e lavorativa per le persone più deboli. Significativo rilievo è stato dato anche a quelle esperienze di volontariato finalizzato a promuovere stili di consumo sostenibili (ad esem-pio: produzioni biologiche), orientati eticamente (ad esempio: produzioni ali-mentari realizzati su terreni confiscati alle mafie). In particolare, i partecipanti hanno conosciuto alcune realtà gesti- te o supportate da volontari nell’ambito del turismo responsabile e sociale, del consumo critico equo e solidale, con un focus particolare sull’enogastro- nomia e il turismo sostenibile.Il workshop, inoltre, ha previsto anche delle visite presso le strutture gestite da organizzazioni non-profit e il confronto con i loro operatori. I partecipanti sono stati guidati in un vero e proprio tour enogastronomico alla scoperta di sapori e di luoghi della tradizione siciliana.Sono stati svolti pure alcuni seminari con volontari ed esperti di economia locale per riflettere e con-frontarsi sulle opportunità di valorizzazione dei propri territori. È stata, altresì, valorizzata la presenza nel territorio messinese di alcune organizzazioni di migranti, che hanno avuto possibilità di promuovere la propria cultura e la propria tradizione gastronomica. I par tecipanti hanno condiviso conoscenze, esperien-ze e buone prassi sulle connessioni tra il volontariato e l’economia solidale, a supporto delle persone, del territorio e delle sue tradizioni. (m.o.)