ita madonna degli angeli

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Abies Nebrodensis Da Polizzi si prosegue lungo la strada provinciale 119 in direzione di Piano Battaglia. Dopo circa 9 km, sulla destra, si incontra l’imbocco del sentiero per il Vallone Madonna degli Angeli, Monte San Salvatore, Madonna dell’Alto e anche per altri sentieri che si diramano dal principale. Siamo in contrada “Quacella”, an- fiteatro naturale suggestivo e scrigno botanico del Parco. Lungo il sentiero è pos- sibile ammirare molti degli endemismi di quest’area geografica. Una guida o un opuscolo al riguardo segnalerà la ricchezza botanica e le varietà esistenti. Dopo circa 1 ora, 1 ora e 30 minuti di cammino, si devia verso destra all’imbocco di una scalinata in legno e, dopo poco, immergendosi in una faggeta è possibile ammi- rare l’Abies nebrodensis (foto 156 e 157), relitto del terziario, endemismo tra i più in- teressanti del territorio. Definito dai botanici un “fossile vivente” poiché scomparso dal resto del pianeta dall’epoca dell’ultima glaciazione, sopravvive in questo am- biente soltanto con una popolazione di 29 piante tutte catalogate, ultimi e soli esemplari esistenti al mondo. L’albero ha il tipico ‘portamento della chioma a cam- pana’, i rametti a croce da cui il nome dialettale arvulu cruci cruci. 117 156 157

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Page 1: Ita madonna degli angeli

Abies Nebrodensis

Da Polizzi si prosegue lungo la strada provinciale 119 in direzione di PianoBattaglia. Dopo circa 9 km, sulla destra, si incontra l’imbocco del sentiero per ilVallone Madonna degli Angeli, Monte San Salvatore, Madonna dell’Alto e ancheper altri sentieri che si diramano dal principale. Siamo in contrada “Quacella”, an-fiteatro naturale suggestivo e scrigno botanico del Parco. Lungo il sentiero è pos-sibile ammirare molti degli endemismi di quest’area geografica. Una guida o unopuscolo al riguardo segnalerà la ricchezza botanica e le varietà esistenti. Dopocirca 1 ora, 1 ora e 30 minuti di cammino, si devia verso destra all’imbocco di unascalinata in legno e, dopo poco, immergendosi in una faggeta è possibile ammi-rare l’Abies nebrodensis (foto 156 e 157), relitto del terziario, endemismo tra i più in-teressanti del territorio. Definito dai botanici un “fossile vivente” poiché scomparsodal resto del pianeta dall’epoca dell’ultima glaciazione, sopravvive in questo am-biente soltanto con una popolazione di 29 piante tutte catalogate, ultimi e soliesemplari esistenti al mondo. L’albero ha il tipico ‘portamento della chioma a cam-pana’, i rametti a croce da cui il nome dialettale arvulu cruci cruci.

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