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È di pochi mesi fa il Cd “Celebra-ting Mary Lou Williams – Live atBirdland New York”, un tributodal vivo alla musica di Mary LouWilliams inciso con il Trio 3 diOliver Lake, Andrew Cy-rille e Reggie Workman.Com’è nata la collabora-zione e cosa vi ha spinto,dopo “At This Time”, arealizzare questo disco?Con “Celebrating MaryLou Williams - Live atBirdland New York” Oli-ver, Reggie, Andrew ed iovolevamo celebrare MaryLou Williams in occa-sione del centenariodalla sua nascita. Perquanto mi riguarda èstata una musicista di grandeispirazione, inoltre Andrew siera esibito con lei quando avevadiciassette anni.

Sei anche direttrice musicale del

Mary Lou Williams Collective.Questo ruolo, quanto ha arric-chito la tua vita artistica e per-sonale e quale feedback haiottenuto contribuendo alla ri-

scoperta di pagine storiche diquesta grande pianista, composi-trice ed arrangiatrice?Mary Lou Williams è un’impor-tante fonte di ispirazione sottovari aspetti, davvero tanti. Come

giustamente ricordavi, questamusicista è stata una delle prin-cipali e più importanti composi-trici e pianiste di tutte le epochealle quali ha partecipato. Ed era

davvero coraggiosa.Amava la musica ed eraconsapevole del propriovalore. Ha attraversatole epoche, le ha cam-biate, le ha fatte evol-vere ed inoltre ha perfinoinfluenzato queste tran-sizioni. È stata longeva eha avuto la forza di rima-nere sempre in primalinea grazie anche alfatto che amava la mu-sica e amava la gente.

Quali altri progetti sono in can-tiere con questo collettivo?Il Mary Lou Williams Collective èun progetto in continua evolu-zione ed Andrew, Reggie ed Oliversono solo un’estensione di questo

La danza ha avuto sempre

un ruolo strutturale

nell’esperienza musicale della

cultura folk afroamericana. (...)

Volevo rendere più chiaro questo

legame a beneficio delle persone

che già lo percepivano

in modo naturale.

di Marco Maimerifoto di Davide Susa

Figlia putativa di Mary Lou Williams come di Cecil Taylor, McCoy Tyner e Herbie Hancock,ama la storia e la musica che stanno alla base della cultura afroamericana.

In “Timeline” ha posto l’accento anche sulla danza, ma aggiungendo quel quid di innovazione eprogresso che rende possibile celebrare il passato guardando al futuro.

Un fil rouge che le ha permesso di affermarsi prima con l’M-Base e poi a fianco di Ornette Coleman,Charlie Haden, Paul Motian, contribuendo pure allo sviluppo dell’identità femminile del jazz.

Geri Allenun p iano d i emoz ion i

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collettivo. Esso continua a cre-scere ed in futuro mi aspetto dipartecipare a nuovi progetti siacon loro sia con il Trio 3.

Il rapporto con questa straordi-naria musicista è talmente in-tenso che hai pure interpretatoil suo personaggio nel film di Ro-bert Altman “Kansas City”. Cosarappresenta per la storia dellamusica afroamericana questa ar-tista e qual è, a tuo giudizio, ilsuo più grande lascito?Mary Lou Williams è una delle fi-gure-perno nell’evoluzione deljazz. Questa musicista ha ispi-rato davvero tanti innovatoridegli anni Quaranta e Cinquantadando loro il senso del propriovalore personale come artisti. Èstata una grande icona, altruistae filantropa. Thelonious Monk eBud Powell hanno trovato con-senso ed approvazione grazie alsuo aiuto e questo in un mo-mento in cui davvero in pochi frai contemporanei glielo avrebberoconcesso. È stata una delle piùgrandi musiciste che la storiaabbia mai conosciuto.

Com’è nato “Timeline”, il pro-getto in quartetto con KennyDavis, Kassa Overall ed il balle-rino di tip-tap Maurice Chestnut,ed in che modo un performerche danza può cambiare l’espe-rienza di suonare sia in studio,sia sul palco?“Timeline” celebra lo spiritodella danza esattamente comevive nella musica che suoniamo.La danza ha avuto sempre unruolo strutturale nell’esperienzamusicale della cultura folk afroa-mericana. Ricordo di aver vistogente danzare sulla nostra mu-sica a Detroit mentre stavamosuonando Charlie Parker. Inoltre,volevo rendere più chiaro questolegame a beneficio delle personeche già lo percepivano in modonaturale. Maurice è un meravi-glioso ballerino e musicista. Ap-

porta un contributo davvero spe-ciale al quartetto. Kassa Overall,il mio batterista, è un altro gio-vane di grandissimo talento.Sono tutti e due concentrati sulfuturo mentre allo stesso tempoonorano il passato.

Recentemente hai realizzato “AChild Is Born”, un disco in pianosolo dedicato alle melodie tradi-zionali natalizie. Che rapporto

hai con il tuo strumento e qualipossibilità ti dà un contestocome il piano solo dal punto divista sia tecnico sia espressivo?Queste canzoni hanno una gran-dissima potenza [evocativa] alloro interno e sono ricche di si-gnificati. La base sulla quale hovoluto realizzare “A Child IsBorn” è molto personale maanche piuttosto comune. Avereavuto l’opportunità di condivi-dere questa musica con il pub-blico di tutta Europa lo scorso

dicembre — proprio con il quar-tetto Timeline, Kassa alla batte-ria, Dwayne Dolphin al basso eMaurice con il suo tip-tap — èstata un’esperienza indimentica-bile e commovente. Queste can-zoni sono antiche melodie echiunque può riconoscerle, unirsie dedicarsi a questo viaggio mu-sicale, grazie anche al fatto chele ha ascoltate nell’arco dellapropria esistenza, anno dopoanno. Inoltre, per suonarle houtilizzato tastiere vintage, fra lequali una celesta classica da con-certo, un organo Farfisa, un cla-vinet Hohner, un Fender Rhodesed un bellissimo pianoforte acoda Fazioli da concerto.

Altro progetto in piano solo èl’album “Flying Toward TheSound”, un tributo a Cecil Tay-lor, McCoy Tyner ed Herbie Han-cock. Che ruolo hanno avutoquesti tre pianisti nello sviluppodel tuo stile personale e qualeelemento unificatore ti ha per-messo di omaggiarli tutti e tre inun’unica incisione discografica?Herbie Hancock è un innovatore,McCoy Tyner è un innovatore eCecil Taylor è un innovatore.Considero tutti e tre questigrandi musicisti come la fonteprimaria del pianoforte mo-derno: ciascuno di loro ha in-fluenzato il modo con cui noiguardiamo al piano e al suo postoall’interno di un ensemble ecome strumento solista. Ognunoha fatto breccia all’interno dellamusica quando è stato membrodelle band di Miles Davis, JohnColtrane o del Cecil Taylor Unit.Inoltre, Herbie Hancock e McCoyTyner hanno proseguito a farestoria anche come leaders, con-tinuando pure ad ispirare unaprofonda dedizione nei confrontidella creatività. Ho voluto espri-mere aspetti di ciascuno di que-sti grandi pianisti nel mio mododi suonare nel corso degli anni edinoltre volevo ringraziarli in

Ornette ha cambiatoil modo con cui

pensavo alla musica eall’idea di sound in

generale.Ho iniziato

a guardare al pianocome ad una

tavolozza di colorie volevo scavare

sempre più a fondonell’esprimere

le emozioni umaneattraverso la pura via

del suono.

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modo particolare per il loro incoraggiamento, laloro generosità e la loro ispirazione.

Come mai hai scelto di avvalerti delle immaginivideo realizzate da Carrie Mae Weems per accom-pagnare dal vivo le esibizioni di questo progetto?Carrie Mae Weems possiede una brillante mente vi-siva e le sue immagini video hanno fornito una di-mensione diversa alle performance dal vivo di“Flying Toward The Sound”. Ci siamo esibite a NewYork City proprio lo scorso gennaio ed è stataun’esperienza molto elettrizzante per me.

Quali sono i motivi che ti hanno indotto a parteci-pare all’ultimo disco di Terri Lyne Carrington,“Mosaic” — fresco vincitore, tra l’altro, della54esima edizione dei Grammy Awards nella cate-goria Best Jazz Vocal Album — insieme a DianneReeves, Dee Dee Bridgewater, Nona Hendryx, Cas-sandra Wilson ed altre importanti jazzwomen?Terri Lyne Carrington è una delle più grandi batteri-ste del nostro tempo. Volevo partecipare a questoprogetto perché ho sempre trovato meravigliososuonare con lei. Ha potuto guardare negli occhi PapaJo Jones, Max Roach, Art Blakey e molti altri, così ilsuo punto di vista è simile a quello di un maestro.Sentivo che “Mosaic” sarebbe stata un’idea bril-lante, in particolare grazie all’organico delle musi-ciste che vi hanno partecipato. Sono davvero

contenta di averne fatto parte. Terri, Esperanza edio ci siamo esibite al Village Vanguard di New YorkCity lo scorso mese di gennaio. La musica avevatante dimensioni ed è stata un’esperienza davveroprofonda e commovente per me.

Qual è la tua opinione sul sempre maggiore ruolodelle donne sulla scena jazzistica internazionale?Ha ancora senso parlare di all-female bands?“Mosaic” di Terri Lyne Carrington risponde perfet-tamente a questa domanda, in un modo che credopotrà soddisfare in maniera esaustiva sia te sia glialtri che fanno questa domanda. È la musica, in-fatti, l’unica vera risposta.

L'M-Base ha rappresentato fin dall’inizio un movi-mento culturale molto creativo. Cosa ti ha portatoa partecipare alla sua creazione e al suo sviluppocon Steve Coleman, Graham Haynes, CassandraWilson, Robin Eubanks e tutti gli altri? In che modoquesto “apprendistato” fra innovazione e tradi-zione ha contribuito all’evoluzione del tuo stile?Non chiamerei il progetto dell’M-Base un “apprendi-stato”, era qualcosa che assomigliava di più ad ungruppo di musicisti che si supportano a vicenda suo-nando ognuno la propria musica originale. È statauna buona esperienza musicale, anche grazie al fattoche erano tutti dei bravi musicisti che pure volevanomigliorarsi. È per questo motivo che anch’io ero lì:

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volevo crescere ed evolvermi, così mi sono inseritain varie situazioni che mi hanno permesso di portarea termine quella missione. C’era anche Terri Lyne.Abbiamo suonato una delle mie composizioni, Drum-mer’s Song, quando ancora ci stavo lavorando. Poi,qualche anno dopo, ho registrato quello stesso pezzoaddirittura con Tony Williams!

Ornette Coleman non ha mai amato troppo suo-nare con i pianisti. Come sei riuscita ad attrarlocon il tuo pianismo e cosa hai appreso suonandonel suo quartetto dal 1991 al 1995 e registrandocon lui sia il suo album “Sound Museum – HiddenMan & Three Women” sia il tuo “Eyes... In TheBack of Your Head”?Suonare con Ornette è stato uno dei momenti cul-minanti del mio percorso musicale. Penso spesso altempo trascorso nel suo studio lavorando sulla suamusica, che stupisce e sorprende sempre, con il fi-glio Denardo alla batteria e con Charnett Moffett albasso. Ornette ha cambiato il modo con cui pen-savo alla musica e all’idea di sound in generale. Hoiniziato a guardare al piano come ad una tavolozzadi colori e volevo scavare sempre più a fondo nel-l’esprimere le emozioni umane attraverso la puravia del suono, tramite le dimensioni fondamentalied estese della melodia, dell’armonia e del ritmo.

Ho avuto poi il grande onore di registrare LonelyWoman con Charlie Haden e Paul Motian. Eravamoin studio a suonare proprio quel pezzo quando Or-nette Coleman è entrato. È stato tramite Charlie ePaul che ho conosciuto Ornette.

In effetti, in trio con Charlie Haden e Paul Motianhai realizzato parecchi album. Cosa vuoi raccon-tare di quei progetti e in particolare quali ricordiconservi della tua collaborazione con lo scomparsoPaul Motian, batterista molto amato da numerosi edifferenti pianisti?Paul mi manca davvero tanto. Stavamo parlando difare un altro disco insieme, inoltre l’anno scorso,ho avuto la possibilità di vederlo esibirsi dal vivodurante la sua ultima serata al Vanguard. Ha suo-nato in maniera magnifica e dopo il concerto ab-biamo trascorso un po’ di tempo a chiacchierare.Conservo il ricordo di quei momenti con lui comeanche di quelli altrettanto meravigliosi passati asuonare in trio con Charlie. Ero davvero molto gio-vane quando ho suonato per la prima volta nellaLiberation Music Orchestra con Charlie e Paul.C’erano pure Ken McIntyre e Dewey Redman e sonostata a Cuba due volte con quella band. Poi Paul eCharlie mi chiesero se mi sarebbe piaciuto metteresu un trio con loro. Ero molto emozionata ed è na-

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turale che volessi farlo. Si è trattata di un’espe-rienza fantastica, a cominciare dal modo meravi-glioso in cui mi hanno accolta. Avrei voluto suonareancora tanto con loro e sono molto dispiaciuta checiò non potrà più avvenire.

Quali caratteristiche deve avere un piano trio jazzper creare musica “speciale”?Il segreto sta nella gioia di esprimere liberamentelo spirito umano insieme ad altri [individui] e c’èuna profonda fiducia nel fatto che questo accada,al di fuori di qualsiasi giudizio. Questa speciale al-chimia, a mio avviso, è la cosa che dà vita agliscambi più belli.

Hai preso parte alla registrazione del brano It’sAbout That Time - Remix contenuto in “Miles Cooland Collected”, antologia dei lavori di Miles Davisdal 1956 al 1984: qual è il tuo rapporto con la tec-nologia e l’elettronica applicate alla musica?Mi piace l’elettronica e l’atmosfera che riesce acreare. Volevo onorare ciò che Herbie Hancockaveva fatto e non ridurre la bellezza che era già lì:per essere felice a me è bastato avere quel mo-mento di esistenza nello stesso spazio con MilesDavis e la sua band di allora. Parlarne per me è an-cora qualcosa di elettrizzante.

Hai realizzato vari progetti dedicati ad importantimusicisti dal diverso background, da Duke Ellin-gton, Thelonious Monk ed Eric Dolphy a MilesDavis, Jimi Hendrix ed altri. Cosa ti stimola a pren-dere parte a questi omaggi: mantenere la memo-ria di un glorioso passato o magari dare nuova linfaalla passione che sta dietro la loro musica?Tutti noi onoriamo la nostra musica in vari modi. Ri-tengo che ci siano ancora tanti interrogativi nasco-sti a cui rispondere attraverso l’architettura delleforme create da queste grandi menti ed io mi sentoispirata quando mi trovo all’interno dei loro spazi.Imparo molto e ciò arricchisce il mio percorso mu-sicale. È come osservare una splendida opera d’artevisiva: continua ad arricchirti ed ispirarti, e più inprofondità ne fai esperienza, più ne ricavi informa-zioni e piacere.

Quanto è importante per te l’attività d’insegna-mento e come supporti i nuovi talenti che ti ca-pita di scoprire fra i tuoi studenti?I miei allievi sono indubbiamente una grandissimafonte di ispirazione. Sono pianisti, sassofonisti, bat-teristi e bassisti di talento ed inoltre sono molto af-fascinati dalla vita e dalla musica, e questo mi ispira.Aspetto con ansia il momento in cui li vedrò spiccareil volo progredendo nel loro percorso individuale.

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