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LA ”SOCIETÀ DELL’ALLEGRIA“ SUS SI DIO PREADOLESCENTI 2011-12 MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO 20110811_SUSSUDIO_preadolescenti_COPERTINA.indd 1 11/08/11 11.50

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1815-2015IO DO LA MIA VITA

LA ”SOCIETÀDELL’ALLEGRIA“

SUSSIDIO

PREADOLESCENTI

2011-12

MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO

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INDICE

PRESENTAZIONE sussidi mgs nazionali 2011-12 .............................................................................. 1

INTRODUZIONEIo do la mia vita ......................................................................................................... 4

INIZIO ANNOUn sogno che segna la vita ................................................................................... 8

AVVENTO E NATALELa fatica di crescere ................................................................................................ 15

MESE SALESIANOImpara l'arte... ............................................................................................................ 26

QUARESIMACosa farò della mia vita? ....................................................................................... 32

TEMPO PASQUALEUna vita donata ai giovani .................................................................................... 39

MESE MARIANOL'oratorio di Don Bosco .......................................................................................... 49

Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercena-rio - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercena-rio e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Gv 10, 11-18

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Hanno collaborato nella realizzazione del sussidio:Sr Anna Maria Spina e Valeria BelliardoIllustrazioni: Tommaso Vidus RosinGrafica e foto di copertina: Daniela Baldo e Claudia Rossi

Nella copertina i ragazzi giocano con il tricorno, copricapo che usava Don Bosco e che è diventato la sua icona: da 200 anni Don Bosco vive tra i gio-vani e per i giovani.

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MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO ITALIAwww.mgsitalia.itSussidio on line www.donboscoland.it

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PRESENTAZIONE

SUSSIDI MGS NAZIONALI 2011-2012

"IO DO LA MIA VITA"

STRENNA 2012

«Io sono il buon pastore.Il buon pastore offre la vita per le pecore» (Gv 10,11)

Conoscendo e imitando Don Bosco,facciamo dei giovani la missione della nostra vita

«Il primo anno del triennio di preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco è tutto cen-trato sulla conoscenza della sua storia. Dobbiamo studiarlo e, attraverso le vicende della sua vita, dobbiamo conoscerlo come educatore e pastore, fondatore, guida, come legislatore. Si tratta di una conoscenza che conduce all’amore e all’imitazione. Questo è il tema della strenna 2012. […] Le Memorie dell’Oratorio di San Francesco di Sales, scritte da Don Bosco per richiesta esplicita del Papa Pio IX, sono un punto di riferimento imprescindibile per conoscere il cammino spirituale e pastorale di Don Bosco. Sono scritte perché noi potessimo conoscere gli inizi prodigiosi della vo-cazione e dell’opera di Don Bosco, ma soprattutto perché assumendo le motivazioni e le scelte di Don Bosco, ognuno di noi personalmente e ogni gruppo della Famiglia salesiana potessimo fare lo stesso cammino spirituale e apostolico. Esse sono state definite “memorie di futuro”. Perciò durante quest’anno impegniamoci a conoscere questo testo, a comunicarne i contenuti, a diffonderlo, soprattutto a metterlo nelle mani dei giovani: esso diventerà un libro ispiratore anche per le loro scelte vocazionali» (dalla Strenna 2012 di Don Pascual Chávez).

PROGETTO GENERALELa Strenna invita la Famiglia salesiana a conoscere Don Bosco, una conoscenza che conduca all’amore e all’imitazione.I sussidi MGS si pongono su questa linea offrendo per i fanciulli, preadolescenti, adolescenti, gio-vani, un cammino di conoscenza di Don Bosco per comprendere le sue scelte, le sue esperienze, il suo cammino di maturazione vocazionale per imparare da lui uno stile di vita che porta alla santità.Concretamente vorremmo dare in mano agli educatori uno strumento utile per far fare ai ragaz-zi e ai giovani, nelle diverse fasce di età, un percorso di educazione alla fede alla scuola di Don Bosco, ispirandoci alla Strenna 2012. È una proposta formativa da attuare, con le dovute integra-zioni e adattamenti, all’interno dei diversi ambienti educativi: scuola, oratorio, gruppi formativo-apostolici, sport…Useremo come testo di riferimento le Memorie dell’Oratorio arricchite da materiale integrativo, per aiutare i destinatari ad interiorizzare i diversi messaggi che vi sono racchiusi per procedere ad un confronto e ad una attualizzazione per la loro vita.

I Sussidi MGS Nazionali «Io do la mia vita» traducono per i fanciulli, i preadolescenti, gli adolescentie i giovani la Strenna del Rettor Maggiore per l'anno pastorale 2011-2012.

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SUSSIDIO PREADOLESCENTISUSSIDIO PREADOLESCENTI2

OBIETTIVIOBIETTIVO GENERALEAiutare i ragazzi e i giovani a fare un cammino formativo sulle orme di Don Bosco, scoprendo quelle tracce di santità che lui stesso ha vissuto e poi indicato ai suoi ragazzi e ai suoi giovani.

SVILUPPO DEI TEMIPER FASCE DI ETÀ

FANCIULLI _«Ho fatto un sogno» La finestra di osservazione: l'apertura al mistero della vita

PREADOLESCENTI_«La "società dell’allegria"» La finestra di osservazione: lo sviluppo di una personalità simpatica e socievole

ADOLESCENTI_«Cosa farò della mia vita»La finestra di osservazione: lo sviluppo di una personalità attiva, interiore, unificata

GIOVANI_«Per voi darei la vita »La finestra di osservazione: lo sviluppo di una personalità integrata attorno a un centro interiore (la relazione con dio) e a un progetto (la missione giovanile)

NOTA BENE. Gli obiettivi specifici per fascia di età (che troveremo in ogni singolo sussidio) sottolineano la “finestra di osservazione” da cui osservare la vita di Don Bosco, sguardo tipico di quella fascia di età, quasi un "filtro" esistenziale. Ma il sussidio – attraverso le sue sei tappe lungo l'anno liturgico – deve presentare TUTTA la vita di Don Bosco come da Memorie dell'Oratorio (e da altre fonti), e non soltanto quelle indicate sopra per ogni singola fascia di età, anche se queste restano privilegiate, almeno come punto di partenza. Proponiamo di farlo non solo attraverso racconti di episodi, ma evidenziando alcuni tratti della sua personalità, che Don Bosco apprende, sperimenta, conquista…: come un identikit della sua figura "storica" di ragazzo-uomo, prete, educatore, santo…Qui sotto ne indichiamo – a mo' di esemplificazione – alcuni, due (in un caso tre) per ognuna delle tappe di vita descritte nelle Memorie dell'Oratorio.In vista del sussidio, tutti questi tratti devono essere "trattati" (individuati, compresi, allargati/esemplificati con altre pagine della sua biografia, e poi confrontati, applicati, sperimentati, in-teriorizzati, pregati, celebrati nella vita del fanciullo-ragazzo-giovane) cioè in una dimensione storica, pedagogica, spirituale sempre dall'ottica specifica o "filtro" della fascia di età.Nel senso che ogni fascia di età verrà a conoscenza della personalità storica e spirituale di Don Bosco così come riesce a comprenderla e farla sua dalla sua specifica esperienza (di fanciullo, ragazzo, giovane…). In effetti sono diversi i modi (psicologici, esistenziali e spirituali) con cui il destinatario percepisce (e reagisce a) il tema del "sogno", dell'ambiente e famiglia, degli amici, dell'esperienza religiosa, del progetto, della dimensione educativa e spirituale, ecc.

Primo periodo (mo pagg. 9-16). È il periodo dell’infanzia di Giovannino fino al sogno dei 9 anni. Tratti della vita di Giovannino da mettere in evidenza:1. Giovannino cresce in ambiente molto povero ma ricco di fede, di amore, di tanta attenzio-

ne da parte di Mamma Margherita che lo educa secondo i più sani principi, nonostante tante difficoltà.

2. Giovannino fa un sogno che segna la sua vita. Tale sogno è già frutto di una certa predisposi-zione al dono di sé, respirato nella sua famiglia.

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SUSSIDIO PREADOLESCENTISUSSIDIO PREADOLESCENTI 3

PRESENTAZIONESecondo periodo (mo pagg. 19-36). È il periodo in cui Giovannino capisce che può fare qualcosa per gli altri, è il periodo della sua vita in cui comprende il valore dello studio e del sacrificio. Tratti della vita di Giovannino da mettere in evidenza:3. Giovannino è un leader tra i suoi compagni, ma sa distinguere le sue amicizie:• Non perde mai i valori acquisiti in famiglia, anche se i suoi compagni potrebbero provocarlo• Si pone sempre come lievito tra i compagni trasmettendo la sua fede e i suoi valori4. Giovannino si fida delle persone che lo accompagnano nella sua crescita: a loro dà confidenza,

obbedienza, collaborazione.

Terzo periodo (mo pagg. 37-62). È il periodo in cui Giovannino fa molte esperienze che rafforzano la sua personalità e arricchiscono il suo patrimonio di conoscenze Tratti della vita di Giovannino da mettere in evidenza:5. Giovannino ha molti interessi, coltiva molti hobbies che saranno un patrimonio di cui servir-

sene in futuro anche per un servizio agli altri6. Sa trasformare le difficoltà delle vita come opportunità per crescere 7. La sua premura per i ragazzi lo porta a trovare modi inediti di animazione: la società dell’al-

legria.

Quarto periodo (mo pagg. 63-102). È il periodo dell’adolescenza di Giovanni in cui matura la sua scelta vocazionale fino all’ordinazione sacerdotaleI tratti da mettere in evidenza sono:8. Giovanni si interroga sulla sua scelta vocazionale e lo fa con spirito di ricerca, leggendo a fon-

do i segni che Dio pone sul suo cammino9. Una volta diventato sacerdote, accompagnato dai suoi superiori, cerca continuamente la vo-

lontà di Dio per capire fino in fondo come realizzare la sua missione.

Quinto periodo (mo pagg. 104-139). È il periodo in cui Don Bosco intravvede e poi inizia la sua missione tra i giovaniTratti della vita di Don Bosco da mettere in evidenza:10. Don Bosco matura una grande passione per l’educazione dei giovani11. È creativo e tenace nel suo obiettivo di fare del bene ai suoi ragazzi nel corpo e nello spirito.

Sesto periodo (mo pagg. 141-159). È il periodo dello sviluppo dell’Oratorio fino al miracolo della guarigione strappato a Dio dai suoi ragazzi Tratti della vita di Don Bosco da mettere in evidenza:12. Don Bosco trasmette ai suoi ragazzi un profondo senso di Dio che si esprime in uno stile par-

ticolare di stare all’oratorio13. Si consuma per i suoi giovani non facendo mai mancare a nessuno la sua attenzione e la sua

amorevolezza.

Siamo convinti che ogni sussidio assume valore nella misura in cui chi lo propone e lo usa si pone seriamente in un continuo percorso di conversione personale e di ricerca sincera del Si-gnore della vita per seguirlo con gioia e nella verità.

p.s.: I numeri di pagina delle Memorie dell'oratorio si riferiscono al testo San Giovanni Bosco, Me-morie, trascrizione in lingua corrente di Teresio Bosco, Elledici, 2008

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4 SUSSIDIO PREADOLESCENTI

L’affascinante storia di Don Bosco e della sua fede accompagnano le pagine di questo sussidio, come un filo rosso, insieme alla Parola di Dio. Una vita, quella del santo dei giovani, impregnata della presenza di Dio e della Madonna.Il presente sussidio vuole invitare gli educatori a conoscere Don Bosco e ad utilizzare il suo esem-pio per far crescere i preadolescenti nel confronto con la Parola di Dio, nella loro fede e nella partecipazione alla vita sacramentale e parrocchiale.

La presenza di Dio, tanto cara a Don Bosco, è origine e motivo della sua azione educativa e il suo saperla riconoscere rende la sua vita e quella dei suoi ragazzi una pagina della storia di Salvezza di Dio che si rinnova continuamente.

Don Bosco insegnava ai suoi ragazzi a vivere alla presenza di Dio. Ai nostri ragazzi chi lo insegna? Questo sussidio si propone di avvicinare gli episodi della vita di Don Bosco non come singoli eventi, ma picchi di un’esperienza continua di Dio che, insieme, hanno formato la vita di un Santo.

OBIETTIVI PER I PREADOLESCENTI- Conoscere la vita di Don Bosco ponendo l’accento sulle sue amicizie, sulle compagnie, sul suo

modo di rapportarsi con la gente.- Scoprire le modalità di Don Bosco di rapportarsi con i suoi coetanei e con gli adulti.- Imitare Don Bosco nelle scelte che ha fatto lungo la sua vita.

LA FINESTRA DI OSSERVAZIONELo sviluppo di una personalità simpatica e socievole.

STRUTTURA DEL SUSSIDIOIn ogni periodo troviamo:

INTRODUZIONE AL SUSSIDIO DEI PREADOLESCENTI

IO DO LA MIA VITA

Vangelo: ogni periodo si apre con un brano della Parola di Dio che aiuta ad entrare sia nel tempo liturgico sia nella tematica prevista per quel tempo;

Riflettere sulla Parola: Sotto al brano evangelico proposto, abbiamo sug-gerito alcune domande essenziali che possono aiutare l’educatore a riflettere sul brano trovando le connessioni con gli obiettivi di ogni periodo;

Le memorie dell’Oratorio: di volta in volta abbiamo inserito alcuni brani della storia di S. Giovanni Bosco che, seguendo il procedere cronologico della sua vita, aiutassero a raggiungere gli obiettivi del periodo, appoggiandosi sul-la Parola di Dio e sull’esperienza del Santo. Ricordiamo, però, che il desiderio del Rettor Maggiore sarebbe quello di leggere le Memorie dell’Oratorio (MO) in maniera integrale. Vengono riportati i testi tratti dalla versione delle MO in lingua corrente di Teresio Bosco (ed Elle Di Ci).

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PREADOLESCENTI

SUSSIDIO PREADOLESCENTI 5

INTRODUZIONE

Si termina con un riquadro in cui vengono riportate, in sintesi, le caratteristiche di Don Bosco da non dimenticare.

Attività: per ogni periodo abbiamo suggerito tre attività diverse, ritenendo opportuno anche variare lo stile: gioco, riflessione, lavoro in gruppo o altre dinamiche. Possono essere utilizzate e adattate secondo l’occasione e sono sempre legate sia agli obiettivi del periodo sia alla tematica e all’esperienza di Don Bosco che si viene a conoscere in ogni periodo. Per ogni attività l’animatore avrà cura di di far riflettere i ragazzi sull’espe-rienza fatta lasciando un messaggio chiaro;

Dalle parole ai fatti: una proposta di impegno personale o di gruppo viene data in ogni periodo per aiutare a dare continuità ad un progetto che sempre meno potrà essere teorico e slegato dalla vita ordinaria del ragazzo;

La cassetta degli attrezzi: è, nel sussidio, il luogo in cui proponiamo altro materiale utile per le attività. Qui dentro potete trovare risorse online o sug-gerimenti riguardanti musica, testimonianze, libri, film...;

La preghiera: Al termine di ogni tappa, una preghiera cerca di trasformare in dialogo con Dio quanto vissuto. È un breve momento, ma importante perché dovrebbe aiutare i ragazzi a trasformare in preghiera quello che vivono e a chiedere a Dio ciò di cui hanno bisogno.

CURIOSITÀ…Perché il primo Oratorio venne messo sotto la protezione di S. Francesco di Sales?«Chiamammo l'Oratorio “di San Francesco di Sales” per due ragioni:1. La Marchesa Barolo aveva l'intenzione di fondare una Congregazione di preti sotto la protezio-

ne di questo santo, e aveva fatto dipingere l'immagine di san Francesco di Sales all'entrata del locale che adattammo ad Oratorio.

2. Il nostro ministero esigeva grande calma e dolcezza. Ci eravamo perciò messi sotto la protezio-ne di san Francesco di Sales perché ci ottenesse da Dio la sua straordinaria mansuetudine e il suo successo nell'apostolato.

C'era anche un'altra ragione. Gli errori contro la religione e specialmente il protestantesimo co-minciavano ad insinuarsi pericolosamente nei nostri paesi, specialmente nella città di Torino. Ci mettevamo sotto la protezione di san Francesco di Sales perché ci aiutasse ad imitarlo nella difesa della fede».

IL MATERIALE ON LINEPuoi trovare i riferimenti del materiale indicato nel sussidio su www.donboscoland.it cliccando questo bottone che trovi sulla home del sito:

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SUSSIDIO PREADOLESCENTI6

PERIODO E PdD TEMA

INIZIO ANNO

Io sono il buon pastore.(Gv 10,11-18)

AVVENTO E NATALE

Venne un uomo mandato da Dio,il suo nome era Giovanni(Gv 1,6-8. 19-28)

MESE SALESIANO

Chi accoglie solo un bambinonel mio nome, accoglie me (Mt 18,1-6. 10)

QUARESIMA

Non voi avete scelto me,ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto(Gv 15,12-17)

TEMPO PASQUALE

La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena(Gv15,9-11)

MESE MARIANO

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»(Lc 1,26-38)

Un sogno che tiene sveglio

La fatica di cresceree il bisogno di avere accanto qualcunoche accompagnain questo cammino

L’importanza di coltivare buone amiciziee la furbizia di imparare qualcosa anche dalle situazioni più difficili della vita

La domanda più importante della vita: cosa faro da grande? Cosa farò della mia vita?

La tenacia per realizzareil sogno di Dio nella propria vita

La scoperta di un modo nuovo di starein una scuolao in un oratorio salesiano

SCANSIONEDEI PERIODI

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7SUSSIDIO PREADOLESCENTI

INTRODUZIONE

TEMI DALLE MO MOOBIETTIVO

Un sogno che spalanca la vita:• le origini: la famiglia, mamma

Margherita, Antonio…• il sogno dei 9 anni: contenuti e interpretazione.

Gli incontri che cambiano la vita:• incontro con Gesù• Incontro con Don Calosso• Le amicizie (Giona, Comollo…)

Allegria e studio:• la società dell’allegria• la vita cristiana (vita a Chieri): studio e lavoro• Valorizzazione del tempo e delle opportunità

Prete per i giovani• l’oratorio• un sogno che ritorna (cf. p.113- 114)• dai fallimenti alla nascita dell’oratorio di Valdocco

Oratorio non laboratorio:• Don Bosco con Dio• Don Bosco e la Madonna• la comunità

Cosa farò della mia vita?• la guida spirituale• discernimento vocazionale (formazione e vita pratica)• la scelta vocazionale (cf. imparare ad essere prete p.100-103)• il sacrificio

I ragazzi saranno aiutati a:• conoscere la famiglia di Giovannino e a scoprirne le caratteristiche; • riflettere sulla presenza di Dio che accompagna

le vicende della nostra vita.

I ragazzi saranno aiutati a:• comprendere in quale misura anche loro

possono mettersi a servizio degli altri e in particolare dei propri compagni;• comprendere l’importanza di una persona che si mette al loro fianco per aiutarli a crescere.

I ragazzi saranno aiutati a:• coltivare nuove amicizie e a rinunciare a quelle

che possono fare del male;• comprendere l’importanza di appartenere ad un gruppo; • non spaventarsi delle difficoltà ma a considerarle

una possibilità di crescita.

I ragazzi saranno aiutati a:• riconoscere i segni di Dio nel quotidiano per capire cosa vuole da noi;• interrogarsi su cosa vorranno fare da grandi.

I ragazzi saranno aiutati a:• conoscere le vicissitudini della nascita

dell’Oratorio e la fede di Don Bosco che si sentiva mandato per questo;

• riconoscere la creatività della Provvidenza di Dio che interviene sempre al momento giusto;

• stimolare la riflessione sulla possibilità di continuare la missione iniziata da Don Bosco.

I ragazzi saranno aiutati a:• conoscere lo stile particolare dell’Oratorio di Don Bosco e l’importanza che lui dava ai sacramenti;• comprendere e sperimentare l’importanza che ha avuto Maria nella vita di Don Bosco e che ha nella propria.

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8 SUSSIDIO PREADOLESCENTI

INIZIO ANNO

SUSSIDIO PREADOLESCENTI

Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia

VANGELO (Gv 10,11-18)

UN SOGNO CHE SEGNALA VITAOBIETTIVI:I ragazzi saranno aiutati a:• conoscere la famiglia di Giovannino e a scoprirne le caratteristiche; • riflettere sulla presenza di Dio che accompagna le vicende della nostra vita.

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SUSSIDIO PREADOLESCENTISUSSIDIO PREADOLESCENTI 9

INIZIO ANNO

1. Chi sono le “pecore” in questo brano? Chi è il buon Pastore?2. Chi sono le “altre” pecore a cui si riferisce Gesù?3. Nella nostra vita chi ci guida e si prende cura di noi? Come ascolto queste persone?4. Ci sono delle esperienze o momenti in cui hai sentito che Dio si è preso cura di te?

01_Il sogno (pp. 14-16) A quell'età ho fatto un sogno. Sarebbe rimasto profondamente impresso nella mia mente per tutta la vita.Mi pareva di essere vicino a casa, in un cortile molto vasto, dove si divertiva una grande quantità di ragazzi. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie, mi slanciai in mezzo a loro. Cercai di farli tacere usando pugni e parole.In quel momento apparve un uomo maestoso, vestito nobilmente. Un manto bianco gli copriva tutta la persona. La sua faccia era così luminosa che non riuscivo a fissarla. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di mettermi a capo di quei ragazzi. Aggiunse:- Dovrai farteli amici con bontà e carità, non picchiandoli. Su, parla, spiegagli che il peccato è una cosa cattiva, e che l'amicizia con il Signore è un bene prezioso.Confuso e spaventato risposi che io ero un ragazzo povero e ignorante, che non ero capace a par-lare di religione a quei monelli.In quel momento i ragazzi cessarono le risse, gli schiamazzi e le bestemmie, e si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere cosa dicessi gli domandai:- Chi siete voi, che mi comandate cose impossibili?- Proprio perché queste cose ti sembrano impossibili - rispose - dovrai renderle possibili con l'ob-bedienza e acquistando la scienza.- Come potrò acquistare la scienza?- Io ti darò la maestra. Sotto la sua guida si diventa sapienti, ma senza di lei anche chi è sapiente diventa un povero ignorante.- Ma chi siete voi?- Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno.- La mamma mi dice sempre di non stare con quelli che non conosco, senza il suo permesso. Per-ciò ditemi il vostro nome. - Il mio nome domandalo a mia madre.In quel momento ho visto vicino a lui una donna maestosa, vestita di un manto che risplendeva da tutte le parti, come se in ogni punto ci fosse una stella luminosissima. Vedendomi sempre più confuso, mi fece cenno di andarle vicino, mi prese con bontà per mano e mi disse:- Guarda.

PER RIFLETTERESULLA PAROLA

MEMORIEDELL'ORATORIO

vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

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10 SUSSIDIO PREADOLESCENTISUSSIDIO PREADOLESCENTI

Guardai, e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c'era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali. La donna maestosa mi disse:- Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Cresci umile, forte e robusto, e ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo dovrai fare per i miei figli.Guardai ancora, ed ecco che al posto di animali feroci comparvero altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, correvano, belavano, facevano festa attorno a quell'uomo e a quella signora.A quel punto, nel sogno, mi misi a piangere. Dissi a quella signora che non capivo tutte quelle cose. Allora mi pose una mano sul capo e mi disse:- A suo tempo, tutto comprenderai.Aveva appena detto queste parole che un rumore mi svegliò. Ogni cosa era scomparsa.Io rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che facevano male per i pugni che avevo dato, che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi ricevuti.

Consegnando la storia ai ragazzi, omettere la parte tra parentesi, chiedendo loro di interpretare il sogno e le reazioni dei componenti della famiglia: il fratello Antonio, il fratello Giuseppe, la mamma Margherita, la nonna.

Al mattino ho subito raccontato il sogno, prima ai fratelli [che si misero a ridere], poi alla mamma e alla nonna. [Ognuno diede la sua interpretazione. Giuseppe disse: «Diventerai un pecoraio». Mia madre: «Chissà che non abbia a diventare prete». Antonio malignò: «Sarai un capo di brigan-ti». L'ultima parola la disse la nonna, che non sapeva niente di teologia, che non sapeva né leggere né scrivere: «Non bisogna credere ai sogni».Io ero del parere della nonna. Tuttavia quel sogno non riuscii più a togliermelo dalla mente].

Per riflettere:L’animatore commenta le risposte dei familiari di Giovannino caratterizzando ciascuno:- Mamma Margherita è la mamma di Don Bosco, una donna saggia e molto attenta alla famiglia.

Perde il marito quando Giovannino da solo due anni.- Giuseppe è il fratello più grande di Giovannino, ma non proprio suo fratello: Margherita, infatti

aveva sposato un vedovo che aveva già un figlio, appunto Giuseppe. A volte c’erano dei conflitti tra loro due.

- La nonna paterna viveva in casa e condivideva la vita con tutta la famiglia- La famiglia di Giovannino è molto povera, ma mamma Margherita, a costo di tanti sacrifici,

non ha fatto mai mancare niente a nessuno.

02_La macchia d’olio si allargava (Teresio Bosco, Don Bosco, amico dei giovani, Arese 1997, Centro Salesiano San Domenico Savio Editore, 24-26)II giovedì di ogni settimana, Margherita va al mercato di Castelnuovo. Porta con sé due fagotti con i formaggi, i polli, le verdure da vendere. Torna con la tela, le candele, il sale, e qualche piccolo regalo per i figli, che quando il sole comincia a tramontare le vanno incontro, al galoppo giù per il sentiero.Un giovedì, durante una tiratissima partita alla «lippa», il piccolo cilindro di legno finisce sul tetto.- Sull'armadio della cucina ce n'è un altro - dice Giovanni - vado a prenderlo.Parte di corsa. L'armadio però è alto per lui, e deve salire su una sedia. Si alza sulla punta dei piedi, tende bene il braccio, e patatrac. Il vaso dell'olio che stava sull'armadio cade sul pavimento, si rompe, l'olio si allarga sulle mattonelle rosse.Giuseppe, non vedendo tornare il fratello, arriva pure lui al galoppo. Vede il disastro, si porta la mano alla bocca:- Chissà la mamma, stasera...Tentano di rimediare. Prendono la scopa. I cocci si fa in fretta a raccoglierli. Ma la macchia d'olio è sempre lì e si allarga come la paura.Giovanni passa una mezz'ora in silenzio, poi prende un coltellino, va alla siepe, taglia un bel

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INIZIO ANNOramo flessibile e si mette in un angolo a lavorarlo. Intanto lavora anche con la mente: studia le parole che dovrà dire alla mamma.

La parte che segue non viene consegnata ai ragazzi, ma si invitano a concludere la storia come ritengono più opportuno. Come nell’altro caso, al termine delle rappresentazioni si legge insieme la conclusione e si riflette sui diversi finali.

Alla fine la corteccia del ramo è tutta lavorata a fregi e disegnini.Al tramonto, vanno incontro alla mamma, Giuseppe, incerto, rimane un po' indietro. Giovanni invece corre:- Buona sera, mamma. Come state?- Bene. E tu, sei stato buono?Le racconta tutto d'un fiato l’accaduto e conclude:- Vi ho portato una verga perché questa volta le merito proprio. Ho rotto il vaso dell'olio.E le porge il ramo guardandola di sotto in su, con quegli occhi mezzo pentiti e mezzo furbi.Margherita lo guarda qualche istante, poi scoppia in una risata. E ride anche Giovanni. La mam-ma lo prende per mano e vanno verso casa.- Lo sai che mi stai diventando un furbone, Giovanni? Mi dispiace per il vaso dell'olio, ma sono contenta che non mi hai raccontato bugie. Però la prossima volta stai attento, perché l'olio costa caro!

Per riflettere:- Cosa ha imparato Giovannino da sua mamma? - E tu, cosa hai imparato da questa storia?

attività_01Per far riflettere i ragazzi sulle relazioni e sul proprio ruolo all’interno della famiglia, proponiamo loro un’auto-intervista. Fase 1: ciascuno risponde al questionario. Fase 2: a gruppetti, viene redatta “la carta dei diritti e dei doveri” dei singoli componenti della famiglia. Al termine, ciascun gruppetto presenta agli altri il frutto del proprio lavoro come una sorta di ‘proclama’ e motiva le scelte fatte.

Mi alzo al mattino1. La colazione è già pronta2. La colazione me la preparo io3. Non faccio colazione4. ……………….......................................... Il letto1. Lo rifà la mamma2. Lo rifaccio io3. A cosa serve rifare il letto? Tanto lo uso anche stasera…4. ……………….............................................................................................

ATTIVITÀ

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DALLE PAROLE AI FATTI

Lo zaino1. Mi alzo per tempo e lo faccio al mattino2. Lo fa la mamma3. Metto dentro i libri, ma non controllo mai il diario4. Lo faccio la sera con calma così al mattino sono già pronto5. ………………....................................................................................................

Il pomeriggio1. Mi rilasso dopo le fatiche scolastiche e verso sera faccio i compiti2. Faccio i compiti solo se la mamma me li detta3. Faccio i compiti subito, così non ci penso più4. Non faccio i compiti, li copio domani5. ……………….................................................................................................................

Prima di cena1. Mi arrabbio con la mamma perché mi fa spostare dal pc e perché la cena non è pronta2. Chiedo se c’è bisogno di una mano3. Gioco alla play/Sto su facebook4. Metto in ordine la camera5. ………………............................................................................................................................................................

Cena1. Mangio in fretta perché devo andare al pc2. Mi piace parlare di quello che è successo in giornata3. Se mi chiedono come è andata la giornata svicolo il discorso4. Guardiamo la tv e parliamo di quello che succede nel mondo5. ………………..........................................................................................................

Attività 2 Su un cartellone si scrive grande “famiglia”. Si propone, quindi, ai ragazzi di dire ciò che di bello e di problematico può accadere in una famiglia. Quanto viene detto si scrive sul cartellone, sepa-rando bene il bello dal problematico. Al termine, si lascia del tempo perché ciascuno possa scrive-re una preghiera per la famiglia. In alternativa, si può produrre tutti insieme un’unica preghiera.

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INIZIO ANNO

LA CASSETTADEGLI ATTREZZI

PREGHIERA

Sei vicino, Signore.Apro gli occhi e guardo:sei intorno a me.Nelle cose, nelle persone,in famiglia e a scuola,nei fatti di ogni giorno…sei vicino!

Ascolto: sei alla mia porta e bussi.Non sfondi la porta per poter entrare,ma attendi con pazienza che io venga ad aprirTi.

Sei vicino, Signore,ed io voglio aprirTi il mio cuore,le mie mani, la mia vita,la mia famiglia.

Sei vicino, Signore,insegnami a riconoscere la Tua voce,come Tu conosci ciascuno di noied aiutami a non perdere la strada di Casa.

Cammina con me, Signoree non permettere che io mi allontani da Te.Amen.

GiocoLa lippa. Vai su www.donboscoland.it, clicca su e cerca il contributo numero 2.

Canzone “E la vostra famiglia” Vai su www.donboscoland.it, clicca su e cerca il contributo numero 3.

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CARATTERISTICHE DI GIOVANNINO DA NON DIMENTICARE:

• Giovannino cresce in ambiente molto povero ma ricco di fede, di amore, di tanta attenzione da parte di Mamma Margherita che lo educa secondo i più sani principi, nonostante tante dif-ficoltà

• Giovannino fa un sogno che segna la sua vita. Tale sogno è già frutto di una certa predisposizio-ne al dono di sé, respirato nella sua famiglia.

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VANGELO (Gv 1,6-8. 19-28)

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimo-nianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Tu, chi sei?". Egli confessò e non negò. Confessò: "Io non sono il Cristo". Allora gli chiesero: "Chi sei, dunque? Sei tu Elia?". "Non lo sono", disse. "Sei tu il profeta?". "No", rispose. Gli dissero allora: "Chi

OBIETTIVI:I ragazzi saranno aiutati a:• comprendere in quale misura anche loro possono mettersi a servizio degli altri e in particolare

dei propri compagni;• comprendere l’importanza di una persona che si mette al loro fianco per aiutarli a crescere.

LA FATICA DI CRESCERE

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01_Giovannino saltimbanco

Di statura ero piccolo, piccoloA quale età cominciai a occuparmi dei fanciulli? Me l'hanno domandato tante volte. Posso rispon-dere che a dieci anni facevo già ciò che mi era possibile, cioè una specie di oratorio festivo.Ero piccolo, piccolo, ma cercavo di capire le inclinazioni dei miei compagni. Fissavo qualcuno in faccia e riuscivo a leggere i progetti che aveva nella mente. Per questa caratteristica, i ragazzi della mia età mi volevano molto bene, e nello stesso tempo mi temevano.Ognuno mi voleva come suo amico o come giudice nelle contese. Facevo del bene a chi potevo, del male a nessuno. Cercavano di avermi amico perché, nel caso di bisticci nel gioco, li difendessi. Infatti di statura ero piccolo, ma avevo una forza e un coraggio che mettevano timore anche ai più grandi. Cosi, quando nascevano risse, liti, discussioni, io ero scelto come arbitro, e tutti accet-tavano le mie decisioni.

Racconti nei prati e nelle stalleQuello che specialmente li attirava intorno a me e li divertiva moltissimo erano i miei racconti.

MEMORIEDELL'ORATORIO

sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". Rispose: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia". Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?". Giovanni rispose loro: "Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo". Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

1. Giovanni Battista sa che deve arrivare il Messia e non può tenere per sé questa notizia. Hai mai pensato che la tua fede può essere di aiuto anche a qualcuno che è più lontano dalla religione?

2. Giovanni Battista è un personaggio importante perché è totalmente a servizio di Dio ed è l’uni-co che da subito riconosce Gesù come l’inviato dal Padre, eppure dice di se stesso “io sono voce di uno che grida nel deserto”. La sua umiltà aiuta chi lo ascolta a riconoscere Gesù. Tu sei capa-ce di non metterti in mostra quando fai qualcosa di bello e di buono?

3. Giovannino Bosco aveva imparato da mamma Margherita che Dio ha su ciascuno un progetto. Hai mai pensato a quale progetto Dio potrebbe avere sulla tua vita?

PER RIFLETTERESULLA PAROLA

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Raccontavo i fatti che avevo ascoltato nelle prediche e al catechismo, le avventure che avevo letto nei Reali di Francia, il Guerin Meschino, Bertoldo e Bertoldino.Appena gli amici mi vedevano, mi correvano vicino. Volevano che raccontassi qualcosa, anche se ero così piccolo che a stento capivo ciò che leggevo.Ai ragazzi si aggiungevano sovente parecchi adulti. E così, mentre andavo e tornavo da Castel-nuovo, attraverso campi e prati, qualche volta ero circondato da centinaia di persone. Volevano ascoltare un povero ragazzo che aveva solo un po' di memoria. Non avevo nessuna cultura, ma tra loro apparivo come un grande sapiente. Dice un vecchio proverbio: « Nel regno dei ciechi, chi ci vede anche solo da un occhio è proclamatore ».Nell'inverno, molte famiglie contadine passavano le serate nella stalla (l'ambiente più caldo della casa). Mi invitavano tutti, perché raccontassi le mie storie. Erano tutti contenti di passare una serata di cinque e anche di sei ore ascoltando immobili la lettura dei Reali di Francia. Il piccolo e povero lettore stava ritto sopra una panca, perché tutti potessero vederlo. Curioso il fatto che in giro si diceva: « Andiamo ad ascoltare la predica », perché prima e dopo i miei racconti facevamo tutti il segno della Croce e recitavamo un'Ave Maria.

«Saltavo e danzavo sulla corda»Nella bella stagione le cose cambiavano, diventavano più impegnative. Nei giorni di festa i ragaz-zi delle case vicine e anche di borgate lontane venivano a cercarmi. Davo spettacolo eseguendo alcuni giochi che avevo imparato.Nei giorni di mercato e di fiera andavo a vedere i ciarlatani e i saltimbanchi. Osservavo attenta-mente i giochi di prestigio, gli esercizi di destrezza. Tornato a casa, provavo e riprovavo finché riuscivo a realizzarli anch'io. Sono immaginabili le cadute, i ruzzoloni, i capitomboli che dovetti rischiare. Eppure, anche se è difficile credermi, a undici anni io facevo i giochi di prestigio, il salto mortale, camminavo sulle mani, saltavo e danzavo sulla corda come un saltimbanco professioni-sta. Ogni pomeriggio festivo, spettacolo.Ai Becchi c'è un prato in cui crescevano diverse piante. Una di esse era un pero autunnale molto robusto. A quell'albero legavo una fune, che tiravo fino ad annodarla a un'altra pianta. Accanto collocavo un tavolino con la borsa del prestigiatore. In terra stendevo un tappeto per gli esercizi a corpo libero.Quando tutto era pronto e molti spettatori attendevano ansiosi l'inizio, invitavo tutti a recitare il Rosario e a cantare un canto sacro. Poi salivo sopra una sedia e facevo la predica. Ripetevo, cioè, l'omelia ascoltata al mattino durante la Messa, o raccontavo qualche fatto interessante che avevo ascoltato o letto in un libro. Finita la predica, ancora una breve preghiera e poi davo inizio allo spettacolo. Il predicatore si trasformava in saltimbanco professionista.Eseguivo salti mortali, camminavo sulle mani, facevo evoluzioni ardite. Poi attaccavo i giochi di prestigio. Mangiavo monete e andavo a ripescarle sulla punta del naso degli spettatori. Moltipli-cavo le pallottole colorate, le uova, cambiavo l'acqua in vino, uccidevo e facevo a pezzi un galletto per farlo subito dopo risuscitare e cantare con allegria.Finalmente balzavo sulla corda e vi camminavo sicuro come sopra un sentiero: saltavo, danzavo, mi appoggiavo con le mani gettando i piedi in aria, o volavo a testa in giù tenendomi appeso per i piedi.Dopo alcune ore ero stanchissimo. Chiudevo lo spettacolo, recitavamo una breve preghiera e ognuno se ne tornava a casa. Dai miei spettacoli escludevo quelli che avevano bestemmiato, fatto cattivi discorsi, e chi si rifiutava di pregare con noi. «Ma per andare alla fiera e ai mercati - mi domanderete -, per assistere agli spettacoli dei prestigiatori, si paga il biglietto. Da dove saltavano fuori i soldi? ».Me li procuravo in mille maniere. Mettevo da parte le mance, i regali, le piccole somme che mia mamma e altri mi davano nelle feste per comprare le caramelle. Inoltre ero molto abile a cattu-rare uccelli, che vendevo. Andavo a raccogliere funghi, erbe coloranti, erbe medicinali, che poi vendevo.Mi domanderete ancora: « Ma tua mamma era contenta di saperti ai mercati e alle fiere, di vederti fare il saltimbanco? ». Vi dirò che mia mamma mi voleva molto bene. Io le raccontavo tutto: i miei progetti, le mie piccole imprese. Senza la sua approvazione non facevo niente. Lei sapeva tutto,

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osservava tutto e mi lasciava fare. Anzi, se mi occorreva qualcosa cercava di procurarmelo. Anche i miei amici, quando mi mancava qualcosa per lo spettacolo, me lo imprestavano con piacere.

Per riflettere:• Come Giovanni Bosco si metteva a servizio dei suoi coetanei? • Quali strategie aveva messo in atto per poter essere efficace in quello che proponeva? • Come mostra il lato piacevole della fede?• Cosa ti ha colpito di Giovannino?

02_La prima comunioneAvevo undici anni quando fui ammesso alla prima Comunione. Conoscevo ormai tutto il cate-chismo, ma nessuno veniva ammesso alla Comunione prima dei dodici anni. Poiché la chiesa era lontana, non ero conosciuto dal parroco. L'istruzione religiosa me la procurava quasi soltanto mia mamma. Essa desiderava farmi compiere al più presto quel grande atto della nostra santa religio-ne, e mi preparò con impegno, facendo tutto quello che poteva.Durante la quaresima mi mandò ogni giorno al catechismo. Al termine diedi l'esame, fui promos-so, e venne fissato il giorno in cui insieme agli altri fanciulli avrei potuto fare la Comunione di Pasqua.Durante la quaresima, mia mamma mi aveva condotto tre volte alla confessione. Mi ripeteva:- Giovanni, Dio ti fa un grande dono. Cerca di comportarti bene, di confessarti con sincerità. Do-manda perdono al Signore, e promettigli di diventare più buono.Ho promesso. Se poi abbia mantenuto, Dio lo sa. Alla vigilia mi aiutò a pregare, mi fece leggere un buon libro, mi diede quei consigli che una madre veramente cristiana sa pensare per i suoi figli.Nel giorno della prima Comunione, in mezzo a quella folla di ragazzi e di genitori, era quasi im-possibile conservare il raccoglimento. Mia madre, al mattino, non mi lasciò parlare con nessuno. Mi accompagnò alla sacra mensa. Fece con me la preparazione e il ringraziamento, seguendo le preghiere che il parroco, Don Sismondo, faceva ripetere a tutti a voce alta.Quel giorno non volle che mi occupassi di lavori materiali. Occupai il tempo nel leggere e nel pregare.Mi ripeté più volte queste parole:- Figlio mio, per te questo è stato un grande giorno. Sono sicura che Dio è diventato il padrone del tuo cuore. Promettigli che ti impegnerai per conservarti buono tutta la vita. D'ora innanzi vai sovente alla comunione, ma non andarci con dei peccati sulla coscienza. Confessati sempre con sincerità. Cerca di essere sempre obbediente. Recati volentieri al catechismo e a sentire la parola del Signore. Ma, per amor di Dio, stai lontano da coloro che fanno discorsi cattivi: considerali come la peste.Ho sempre ricordato e cercato di praticare i consigli di mia madre. Da quel giorno mi pare di essere diventato migliore, almeno un poco. Prima provavo una grande ripugnanza a obbedire, ad accettare le decisioni degli altri. Rispondevo sempre a chi mi dava un comando o un consiglio.C'era un fatto che mi preoccupava: non c'era nessuna chiesa dove potessi andare a pregare o a cantare con i miei amici. Per ascoltare una lezione di catechismo o una predica, dovevo andare a Castelnuovo o a Buttigliera, cioè camminare per dieci chilometri tra andata e ritorno. Questo era anche il motivo per cui molti venivano volentieri ad ascoltare le mie «prediche di saltimbanco».

03_Incontro con Don Calosso

Missione a ButtiglieraCi fu una « missione predicata » nel paese di Buttigliera. Vi andai e potei ascoltare molte conver-sazioni religiose. Veniva gente da ogni parte, attirata dalla celebrità dei missionari. Ogni sera po-tevamo ascoltare una lezione sulla religione cristiana e fare una meditazione sulle verità eterne.

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AVVENTO E NATALEPoi ognuno tornava a casa sua.Una di quelle sere tornavo a casa mescolato a molta gente. Tra gli altri, c'era un certo Don Calosso, di Chieri, che da poco era venuto come cappellano a Morialdo. Era un prete molto buono, anzia-no. Camminava tutto curvo, eppure faceva tutta quella strada per ascoltare con noi la «missione».

Quattro soldi per quattro paroleVedendomi così giovane (ricordo che ero piccolo di statura, avevo la testa scoperta, i capelli ricciu-ti, e stavo in silenzio in mezzo agli altri) mi guardò per qualche istante, poi cominciò a parlarmi:- Di dove sei, figlio mio? Sei venuto anche tu alla missione? - Sì, sono stato alla predica dei mis-sionari.- Chissà cos'hai capito! Forse tua mamma ti avrebbe potuto fare una predica più opportuna, non è vero?- È vero, mia mamma mi fa sovente delle buone prediche. Ma mi pare di avere capito anche i missionari.- Su, se mi dici quattro parole della predica di oggi, ti do quattro soldi.- Vuole che le dica qualcosa sulla prima o sulla seconda predica?- Ciò che vuoi. Mi bastano quattro parole. Ti ricordi l'argomento della prima predica?- Sì: la necessità di essere amici di Dio, di non ritardare la propria conversione.- E che cosa disse il predicatore? - aggiunse il vecchio prete che cominciava a meravigliarsi.- Ricordo perfettamente. Le recito tutta la predica. Senza difficoltà esposi l'introduzione, poi i tre punti dello svolgimento: colui che ritarda la propria conversione corre il rischio che gli manchi il tempo, la grazia di Dio o la volontà. Don Calosso mi lasciò esporre per oltre mezz'ora mentre camminavamo tra la gente. Poi mi domandò:- Come ti chiami? Chi sono i tuoi genitori? Hai frequentato molte scuole?- Mi chiamo Giovanni Bosco. Mio padre è morto quando ero ancora un bambino. Mia madre è vedova con tre figli da mantenere. Ho imparato a leggere e a scrivere.- Non hai studiato la grammatica latina? - Non so che cosa sia.- Ti piacerebbe studiare? - Moltissimo.- Che cosa te lo impedisce? - Mio fratello Antonio.- Perché tuo fratello Antonio non vuole che studi?- Dice che andare a scuola vuol dire perdere tempo. Ma se potessi andare a scuola, io il tempo non lo perderei. Studierei molto.- E perché vorresti studiare? - Per diventare prete.- E perché vuoi diventare prete?- Per istruire nella religione tanti miei compagni. Non sono cattivi, ma lo diventeranno se nessu-no li aiuta. Io voglio stare vicino a loro, parlare, aiutarli.Queste mie parole schiette e franche fecero molta impressione su Don Calosso, che continuava a guardarmi. Giungemmo così a un incrocio dove le nostre strade si separavano. Mi disse queste ultime parole:- Non scoraggiarti. Penserò io a te e ai tuoi studi. Domenica vieni a trovarmi con tua madre, e vedrai che aggiusteremo tutto.La domenica seguente entrai nella sua casa insieme a mia mamma. Si misero d'accordo che mi avrebbe fatto un po' di scuola ogni giorno. Il resto della giornata l'avrei passato lavorando nei campi, per accontentare Antonio. Mio fratello fu d'accordo, perché avrei cominciato le lezioni dopo l'estate, quando il lavoro nei campi non è più urgente.

La sicurezza di avere una guidaDa quando cominciai a recarmi da Don Calosso, ebbi piena confidenza in lui. Gli raccontai ciò che facevo, ciò che dicevo, gli confidai persino i miei pensieri. Così egli poté darmi i consigli giusti.

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Provai per la prima volta la sicurezza di avere una guida, un amico dell'anima. Per prima cosa mi proibì una penitenza che facevo, non adatta alla mia età. Mi incoraggiò invece ad andare con frequenza alla confessione e alla Comunione. Mi insegnò pure a fare ogni giorno una piccola meditazione, o meglio una lettura spirituale.Tutto il mio tempo libero, nei giorni di festa, lo passavo con lui. Nei giorni feriali andavo a servir-gli la santa Messa ogni volta che potevo. In quel tempo ho cominciato a provare la gioia di avere una vita spirituale. Fino allora avevo vissuto molto materialmente, quasi come una macchina che fa una cosa ma non sa perché.A metà settembre cominciarono le lezioni di italiano. Studiai tutta la grammatica e mi esercitai nei componimenti. A Natale presi in mano la grammatica latina. A Pasqua cominciai gli esercizi di traduzione dal latino in italiano e dall'italiano in latino.In tutto questo tempo non ho mai smesso di dare spettacolo sul prato nella bella stagione, e nelle stalle d'inverno. I fatti che mi raccontava Don Calosso, e anche le sue parole, servivano ad irrobu-stire le mie «prediche».Ero felice. Mi sembrava che ogni mio desiderio fosse appagato. Invece una nuova disgrazia, una grave sofferenza, venne a troncare tutte le mie speranze.

Per riflettere• Che importanza ha avuto Don Calosso nella vita di Giovannino?• Cosa gli ha insegnato?• Giovannino è stato fortunato ad incontrare Don Calosso. Prova a pensare a tutte le persone che

ti stanno aiutando a crescere. Sono veramente un dono per te.

04_Giovanni Bosco e le sue doti particolari

Ricominciare da capoAvevo perso tanto tempo. Per non perderne dell'altro, decidemmo il mio trasferimento a Chieri. Là mi sarei applicato seriamente allo studio. Era il 1831.Chi è cresciuto tra i boschi, e ha visto soltanto qualche piccolo paese di provincia, prova grande impressione al vedere una città.Fui preso a pensione nella casa di Lucia Matta, nostra compaesana. Era vedova e aveva un figlio solo. Si era trasferita a Chieri per assisterlo e aiutarlo durante gli studi.La prima persona che conobbi fu Don Eustachio Valimberti, un prete che ricordo con riconoscen-za. Mi invitava a servirgli la Messa, e approfittava di quei momenti per darmi ottimi consigli sul modo di comportarmi e di tenermi lontano dai pericoli della città. Mi condusse egli stesso dal Delegato governativo agli studi. Mi presentò pure ai vari professori.Siccome gli studi fatti fin allora erano un po' di tutto, cioè un po' di niente, fui consigliato a iscri-vermi alla sesta classe (una specie di prima media).Dell'insegnante, il teologo Pugnetti, ho un ottimo ricordo. Mi trattò con molta gentilezza. Veden-do la mia età e la mia buona volontà, mi aiutava a scuola, mi invitava a casa sua, non risparmiava fatica per farmi riguadagnare il tempo perduto. Per la mia età (16 anni compiuti) e la mia statura, tra gli alunni piccolini sembravo un pilastro. Era una situazione che mi avviliva. Dopo appena due mesi, avendo ottenuto una splendida pagella, fui ammesso all'esame per passare in quinta. (L'ordine delle classi era decrescente. dalla quinta si passava alla quarta, alla terza, ecc.).Entrai volentieri nella nuova classe, perché gli alunni erano un po' più grandi, e il professore era il mio caro amico Don Valimberti.Passati altri due mesi, ottenni nuovamente splendidi voti. In via eccezionale fui ammesso a un altro esame e promosso alla quarta.

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AVVENTO E NATALE

ATTIVITÀ

attività_01Raccontiamo alcuni episodi della vita di Giovanni Bosco: fa il saltimbanco per i suoi amici e in queste occasioni racconta loro alcuni contenuti della fede; fa la prima Comunione a 11 anni (nor-

In questa classe era professore Vincenzo Cima, uomo severo, che teneva in classe la massima disciplina: al vedersi comparire in scuola, a metà anno, un alunno grande e grosso come lui, disse scherzando:- Costui o è una grossa talpa o un grande ingegno. Un po' spaventato da quell'uomo severo dissi:- Qualcosa di mezzo. Sono un povero giovane che ha buona volontà di fare il suo dovere e di pro-gredire negli studi. Quelle parole gli piacquero, e con insolita amabilità soggiunse:- Se hai buona volontà, sei in buone mani. Non ti lascerò a perdere il tempo. Fatti coraggio. Quan-do incontri qualche difficoltà, dimmelo immediatamente, e ti aiuterò.Lo ringraziai di cuore.

Quando si dimentica un libroEro da circa due mesi nella quarta classe, quando un piccolo incidente fece parlare di me. Il pro-fessore di latino spiegava la vita di Agesilao scritta da Cornelio Nepote. Quel giorno avevo dimen-ticato a casa il libro. Perché il professore non se ne accorgesse, tenevo spalancato davanti un altro libro, la grammatica.I compagni se ne accorsero. Uno diede di gomito al vicino, un altro si mise a ridere, la classe co-minciò ad agitarsi.- Che cosa c'è? - domandò il professore - Che cosa capita? Voglio saperlo immediatamente!Vedendo che molti guardavano nella mia direzione, mi comandò di rileggere il testo e di ripetere la sua spiegazione. Mi alzai in piedi tenendo in mano la grammatica, e ripetei a memoria il testo e la spiegazione. I compagni, quasi istintivamente, fecero un « oh » di meraviglia e batterono le mani.Il professore andò su tutte le furie: era la prima volta - gridava - che non riusciva a ottenere ordine e silenzio. Mi diede uno scappellotto, che riuscii a scansare piegando la testa. Poi, mettendo una mano sulla mia grammatica, si fece spiegare dai vicini la causa di « quel disordine ».- Bosco non ha il Cornelio Nepote. Tiene in mano la grammatica. Eppure ha letto e spiegato come se avesse sotto gli occhi il libro di Cornelio.Il professore guardò allora il libro su cui aveva appoggiato la mano, e volle che continuassi la « lettura » del Cornelio ancora per due periodi. Poi mi disse:- Ti perdono per la tua felice memoria. Sei fortunato. Procura di servirtene sempre bene.Alla fine dell'anno scolastico fui promosso alla terza classe.

Per riflettere:• Giovannino aveva una gran buona volontà nello studio e grande intelligenza. (vorremmo tutti

avere la sua memoria…) Eppure si fa sempre aiutare e non si dà mai delle arie. Conosci delle persone così?

• E tra i tuoi compagni, quando qualcuno fa più fatica degli altri, cosa succede in classe?

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malmente si faceva a 12); conosce Don Calosso e comincia a farsi accompagnare da lui, che di-venta il suo maestro negli studi e il suo primo fedele amico dell’anima; è ricco di doti (memoria eccezionale, grandi capacità manuali con cui impara molti mestieri tra cui il sarto).Dopo la lettura degli episodi fermatevi e provare a descrivere il carattere di Don Bosco e ciò che ha imparato dalla vita. Si può riportare il tutto in un cartellone che si arricchisce pian piano.

Attività_02

Maria e Don boscoPremessa: Con questa attività vogliamo aiutare i ragazzi a scoprire che Dio ha un sogno su ciascu-no. La vocazione è un dono che Dio fa a tutti, dando a ciascuno dei doni particolari. Egli vuole tutti felici, nel tempo e nell’eternità.In questo tempo di Avvento pensiamo ad esempio a Maria, la madre di Gesù.Dio ha scelto proprio Lei per essere la Madre di Suo Figlio e, per renderla davvero adatta al compi-to che la aspettava, le ha regalato una nascita speciale: è nata senza peccato originale. Insomma, era nuova creatura, esattamente come Eva. Non senza la possibilità di sbagliare, ma con l’oppor-tunità nuova di essere una donna davvero secondo i piani di Dio. Come se fosse stata battezzata prima di nascere. Pura e immacolata fin dal concepimento!Anche ciascuno di noi è fatto da Dio per portare a termine un sogno unico. Sta a noi scoprire per cosa ci ha pensati e realizzare questo sogno perché solo realizzando questo sogno saremo piena-mente ed eternamente felici.• Fai una ricerca per capire quanto Giovannino amava la Madonna e quanto è stata presente nella

sua vita.

Attività_03

Una matitaSi pongono i ragazzi di fronte alla “storia della matita” di Paulo Coelho (tratta dal libro "Sono come il fiume che scorre")

«Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo una cosa che è capitata a noi? E che magari parla di me?”.La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "È vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tut-tavia, più importante delle parole, è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto”. Incuriosito, il bimbo guardò la matita, senza trovarvi alcunché di speciale."Ma è uguale a tutte le matite che ho visto nella mia vita!" Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a metterle in pratica, sarai felice.

Primo: La matita, per scrivere, ha bisogno di una mano che la guidi. Potrai fare grandi cose, ma solo se ti lascerai portare per mano.Secondo: Di tanto in tanto si deve interrompere la scrittura e usare il temperino. È necessario sopportare una dolorosa “temperata”se vuoi diventare una matita migliore.Terzo: Il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Sarai, quindi, capace di correggere o superare gli errori che potrai fare.Quarto: Ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. La parte più importante di te sarà sempre al tuo inter-no.Quinto: La matita lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia.

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AVVENTO E NATALENon dimenticare mai le cinque regole e sarai felice!”Tutti siamo come una matita... se ci lasciamo guidare da una buona guida, faremo grandi cose!».

Dopo aver letto la storia, ciascuno risponde personalmente alle seguenti suggestioni completan-do le frasi. Le risposte si possono condividere in gruppoPer me una guida è…

Vorrei essere aiutato a…

La domanda più grande che mi frulla in testa è…

Ho paura di…

Sarei felicissimo se…

Il più grande problema che ho è quello di…

Non ho mai detto a nessuno che…

Ho vergogna di…

Quando mi guardo, io…

Non potrei mai…

Per me la religione…

Il futuro mi…

Vorrei tanto…

Tra dieci anni…

Credo di essere capace di…

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24 SUSSIDIO PREADOLESCENTISUSSIDIO PREADOLESCENTI

Le persone che mi rendono felice sono…

Il mio sogno è…

04_Attività manuale

Un diario segretoMateriale occorrente: fogli, vinavil, pennello, peso, cartone, cutter, elementi decorativi, nastro, …

Prendi i fogli e mettili in pila, uno sopra l’altro. Fai due buchi nel margine destro dei fogli spen-nella lo spessore con il vinavil nel lato destro. Tienili schiacciati per circa 2 ore mettendoci sopra un peso.Nel frattempo scegli un pezzo di cartone o di cartoncino per fare la copertina. Taglialo a forma di rettangolo (aiutati mettendo due fogli vicini). Per trovare la misura esatta, calcola come lunghez-za il doppio della larghezza di un foglio e aggiungi due cm; ugualmente, per calcolare l’altezza giusta, aggiungi 2 cm alla misura dell’altezza del foglio. Decoralo a piacimento con stoffa, colori, altro cartoncino… Prendendo come riferimento i buchi fatti nei fogli, fai due buchi anche nel cartone, inserisci i fogli e lega il tutto con un nodo o un fiocco.In questo quaderno potresti scrivere tutte le tue esperienze, gli incontri che fai, i nuovi amici, le cose che hai capito, i tuoi progetti, le cose ridicole che ti sono capitate, le preghiere che ti sgorga-no dal cuore… Una specie di diario segreto che racconta la tua vita. Un giorno potrai rileggere le cose che ti hanno fatto crescere!

DALLE PAROLE AI FATTI

LA CASSETTADEGLI ATTREZZI

Pensare a un’attività di servizio da poter attuare come gruppo, prima di Natale.

Per vivere bene il Natale, si può proporre ai ragazzi una Novena di Natale da fare a scuola o a casa con la famiglia.Si trovano diverse proposte in Qumran2.net che si possono personalizzare a seconda delle situa-zioni.

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AVVENTO E NATALE

PREGHIERA

Signore,oggi desidero incontrarti.

Mi hanno detto che Tu non ci lasci mai soli,che sei sempre presente nella nostra vita,ma io spesso non mi accorgo che Tu ci sei.

Dove posso incontrati, Signore?Dove stai nella mia vita?

Mi hanno detto che Tu sei vicino a chi è solo,che non molli chi soffre,ma spesso chi soffre non Ti vede.

E io, invece, Signore,desidero incontrarti!

Insegnami, Signore,a vederti in chi soffre,in chi è solo o in difficoltà.

Insegnami ad accorgermi dove c’è un bisognoa casa, a scuola, in Oratorio.

Signore, abita il mio cuore,perché io impari da Tea voler bene ai miei amicie a costruire giorno dopo giornoil mio futuro con Te. Amen

CARATTERISTICHE DI GIOVANNINO DA NON DIMENTICARE:

• Giovannino è un leader tra i suoi compagni, ma sa distinguere le sue amicizie: • Non perde mai i valori acquisiti in famiglia, anche se i suoi compagni potrebbero provocarlo • Si pone sempre come lievito tra i compagni trasmettendo la sua fede e i suoi valori• Giovannino si fida delle persone che lo accompagnano nella sua crescita: a loro dà confidenza,

obbedienza, collaborazione.

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MESE SALESIANO

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?". Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli.E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare.

VANGELOMt 18,1-6.10

IMPARA L’ARTE…OBIETTIVI:I ragazzi saranno aiutati a:• coltivare nuove amicizie e a rinunciare a quelle che possono fare del male;• comprendere l’importanza di appartenere ad un gruppo; • non spaventarsi delle difficoltà ma a considerarle una possibilità di crescita.

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MESE SALESIANO

1. Perché Gesù si fa così severo contro chi scandalizza i piccoli?2. Qual è la frase che ti piace di più che ha pronunciato Gesù e perché?

RIFLETTERESULLA PAROLA

01_Imparare a proprie speseNelle prime quattro classi dovetti imparare a mie spese a trattare con i compagni.Li avevo divisi mentalmente in tre categorie: buoni, indifferenti, cattivi. I cattivi, appena cono-sciuti, li evitavo assolutamente e sempre. Gli indifferenti li avvicinavo se ce n'era bisogno e li trattavo con cortesia. I buoni cercavo di farmeli amici, li trattavo con familiarità.All'inizio, in città non conoscevo nessuno. Tenevo quindi una certa distanza con tutti. Dovet-ti tuttavia lottare per non diventare lo schiavetto di nessuno. Qualcuno voleva portarmi in un teatro, un altro a giocare a soldi, un terzo a nuotare nei torrenti. Un tizio voleva arruolarmi in una banda che faceva man bassa di frutta negli orti e nella campagna. Un tale fu così sfacciato da invitarmi a rubare un oggetto prezioso alla mia padrona.Mi sono liberato da tutti questi squallidi compagni evitando rigorosamente la loro compagnia man mano che scoprivo di che pasta erano fatti. A tutti dicevo che mia madre mi aveva affidato alla padrona di casa, e che per amore di mia madre non potevo andare da nessuna parte senza il permesso della signora Lucia.Questa mia volontaria dipendenza dalla signora Lucia mi procurò anche un utile finanziario. Vedendo che poteva fidarsi di me, mi affidò suo figlio. Era di carattere irrequieto, gli piaceva mol-tissimo il gioco, pochissimo lo studio. Anche se frequentava una classe superiore alla mia, sua madre mi pregò di dargli ripetizioni.Lo trattai come un fratello. Con gentilezza, giocando con lui, riuscii a portarlo in chiesa a pregare. Nello spazio di sei mesi cambiò. A scuola riuscì ad accontentare i professori e a prendere buoni voti. La madre fu così contenta che mi condonò la pensione mensile.Ero stimato e obbedito come il capitano di un piccolo esercito. Mi cercavano da ogni parte per organizzare trattenimenti, aiutare alunni nelle case private, dare ripetizioni.La divina Provvidenza mi aiutava così a procurarmi il denaro per i libri di scuola, i vestiti e le altre necessità, senza pesare sulla mia famiglia.

02_Capitano di un piccolo esercitoQuelli che avevano cercato di farmi partecipare alle loro squallide imprese, a scuola erano un di-

MEMORIEDELL'ORATORIO

Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.

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ATTIVITÀ

01_Il nostro logo di gruppoDopo aver letto insieme il brano delle Memorie, invitare i ragazzi a creare un logo o un simbolo del gruppo da appendere nella sala in cui ci si incontra.Stendere il regolamento del proprio gruppo e mettere alla fine la firma di ciascuno.

02_Un gomitolo di coloriMateriale: fogli con parole, scotch, cartoncini/post-it di 3 colori diversi, gomitolo.

Attaccate al muro della stanza ci sono delle parole scritte in grande riguardanti l’amicizia (es. ascolto, rispetto, verità, fiducia). Ogni partecipante riceve tre cartoncini/post-it (uno rosso, uno verde, uno giallo) che al momento opportuno sarà invitato ad attaccare sotto le varie parole.Rosso = questa qualità è un punto morto del gruppoGiallo = questa qualità va a rallentatore nel gruppoVerde = questa qualità è in ottima forma nel gruppo

Dopo che ciascuno avrà messo i suoi bigliettini sulle parole, parte la discussione aiutati dalla dinamica del "gomitolo": l’animatore introduce la discussione tenendo in mano un gomitolo di lana o di spago. Il ragazzo a cui lo passerà lanciandolo comincerà a parlare dicendo dove e perché ha messo i suoi bigliettini sotto le varie parole, poi passerà a sua volta il gomitolo a un altro mem-bro del gruppo e così via. Ovviamente, al passaggio del gomitolo da un membro all’altro, chi lan-

sastro. Così cominciarono a rivolgersi a me in maniera diversa: mi chiedevano la carità di prestare loro il tema svolto, la traduzione fatta.Il professore, venuto a conoscere la faccenda, mi rimproverò severamente. « La tua è una carità falsa - mi disse - perché incoraggi la loro pigrizia. Te lo proibisco assolutamente».Cercai una maniera più corretta per aiutarli. Spiegavo ciò che non avevano capito, li mettevo in grado di superare le difficoltà più grosse. Mi procurai in questa maniera la riconoscenza e l'affetto dei miei compagni. Cominciarono a venire a cercarmi durante il tempo libero per il compito, poi per ascoltare i miei racconti, e poi anche senza nessun motivo, come i ragazzi di Morialdo e di Castelnuovo.Formammo una specie di gruppo, e lo battezzammo Società dell'Allegria. Il nome fu indovina-to, perché ognuno aveva l'impegno di organizzare giochi, tenere conversazioni, leggere libri che contribuissero all'allegria di tutti. Era vietato tutto ciò che produceva malinconia, specialmente la disobbedienza alla legge del Signore. Chi bestemmiava, pronunciava il nome di Dio senza ri-spetto, faceva discorsi cattivi, doveva andarsene dalla Società.Mi trovai così alla testa di un gran numero di giovani. Di comune accordo fissammo un regola-mento semplicissimo: 1. Nessuna azione, nessun discorso che non sia degno di un cristiano.2. Esattezza nei doveri scolastici e religiosi.Questo avvenimento mi diede una certa celebrità. Nel 1832 ero stimato e obbedito come il ca-pitano di un piccolo esercito. Mi cercavano da ogni parte per organizzare trattenimenti, aiutare alunni nelle case private, dare ripetizioni.La divina Provvidenza mi aiutava così a procurarmi il denaro per i libri di scuola, i vestiti e le altre necessità, senza pesare sulla mia famiglia.

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MESE SALESIANO

DALLE PAROLEAI FATTI

Mettere dentro un contenitore dei foglietti con scritti i nomi di tutti i ragazzi del gruppo/classe e far estrarre ad ogni ragazzo un biglietto. Il nome che sarà estratto, sarà quello della persona per cui ciascuno dovrà pregare.

cia tiene in meno il capo del filo in modo che nel lancio stesso il gomitolo si srotoli parzialmente, creando nel gruppo, posto a cerchio, un effetto “rete”.

03_Scuola amici famigliaAttraverso un gioco in tre tappe, i ragazzi mettono in gioco alcune capacità. I tre ambiti che scelti sono quelli più significativi nella vita dei preadolescenti, loro luoghi di appartenenza: scuola, amici, famiglia. Per ogni ambito ci sono 3 caratteristiche.Scuola: impegno, memoria, relazioni.Amicizia: fedeltà, pazienza, mettersi in gioco.Famiglia: obbedienza, cortesia, partecipazione.

Al termine di ciascuna prova, il gruppo dovrà individuare le tre caratteristiche che ha dovuto mettere in atto in quel gioco… se ne indovinano almeno due su tre, viene loro dato un biglietto con su scritto il nome della prova e le relative caratteristiche.

Scuola:Impegno, Memoria, Relazioni: viene dato al gruppetto un biglietto con una sequenza di numeri piuttosto lunga e complessa. Viene chiesto loro di memorizzare perfettamente la sequenza e ripe-terla all’animatore del gioco (es. 890046738290364862779264840271530647).• Qual è la difficoltà maggiore a scuola? Come la posso superare?

Amici:Mettersi in gioco, Fedeltà, Pazienza: il gruppo si mette in cerchio. Ad occhi chiusi e con le mani in alto, al segnale dell’animatore ogni membro comincia ad avanzare e cerca di afferrare le mani di altri due membri del gruppo. Quando tutti avranno le mani impegnate, l’animatore darà il via per aprire di nuovo gli occhi. A questo punto, il gruppo sarà invitato a “sciogliere” il groviglio ricomponendo il cerchio senza lasciarsi andare con le mani.• Quali sono le difficoltà maggiori tra gli amici? Come le posso superare?

Famiglia:Obbedienza, Cortesia, Partecipazione: mimare o disegnare delle situazioni. Es: apparecchiare la tavola; raccontare come è andata la giornata; salutare col sorriso il vicino di casa.• Qual è la difficoltà maggiore in famiglia? Come la posso superare?

Al termine delle prove, può nascere una riflessione condivisa sulle possibilità che abbiamo di superare assieme le difficoltà che si incontrano in ogni ambito della vita.

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PREADOLESCENTI

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LA CASSETTADEGLI ATTREZZI

Adatta è la canzone di Gigi Cotichella “E tocca a te cambiare il mondo”Vai su www.donboscoland.it, clicca su e cerca il contributo numero 4.

E tocca a teGood morning! Boys, Girls! Everybody dance now!And Everybody ha una missione nel mondo. Se non la fai sei un pollo!

Tendere la mano a chi attraversa un problemaDare la battuta a chi si è perso in scenaVersare un bicchiere di sorrisi a chi piangeTogliere la maschera a tutto ciò che finge!È una missione non più segreta rendere importante ogni nostro istanteÈ una missione davvero speciale fare bene il bene e capire che…

Rit: Che tocca a te cambiare il mondo E tocca a te non perdere tempo E tocca a te rischiare è il tuo turno per provare

Che tocca a te cambiare il mondo E tocca a te non perdere tempo E tocca a te rischiare senza altre scuse da inventarci su

Cedere il tuo posto a chi ha il passo più stancoDividere il peso con chi sta al tuo fiancoTener la porta aperta al sogno di qualcunoLasciare il proprio segno, abbattere ogni muroÈ una missione non più segreta rendere importante ogni nostro istanteÈ una missione davvero speciale fare bene il bene e capire che…

Rit: Che tocca a te cambiare il mondo…

Good afternoon. Do you remember? One person, one mission,And now the kit on the table, let’s go conIdentità segreta! Macchina segreta! Missione segreta! Codice segreto!

Rit: Che tocca a te cambiare il mondo…

Good night! Tomorrow is other day!

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MESE SALESIANO

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PREGHIERA

Ti prego, Signore,per tutti gli amici del mio gruppo,per quelli di classe miae per quelli della mia squadra!

Con loro trascorro momenti di gioia,di impegno… e anche di tensione in certi momenti.Aiutaci sempre, Signore,a guardare le difficoltà con verità e pazienza,senza spaventarci troppo.

Aiutaci a credere, come don Bosco,che quando abbiamo fatto tutto quello che possiamo fare,tu non mancherai di fare quello che non siamo riusciti a fare noi.Amen.

CARATTERISTICHE DI GIOVANNINO DA NON DIMENTICARE:

• Giovannino ha molti interessi, coltiva molti hobbies che saranno un patrimonio di cui servir-sene in futuro anche per un servizio agli altri

• Sa trasformare le difficoltà delle vita come opportunità per crescere • La sua premura per i ragazzi lo porta a trovare modi inediti di animazione: la società dell’alle-

gria.

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QUARESIMA

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

VANGELOGv 15,12-17

COSA FARÒDELLA MIA VITA?OBIETTIVI:I ragazzi saranno aiutati a:• riconoscere i segni di Dio nel quotidiano per capire cosa vuole da noi;• interrogarsi su cosa vorranno fare da grandi.

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QUARESIMA

RIFLETTERESULLA PAROLA

MEMORIEDELL'ORATORIO

1. Chi sono gli amici per Gesù? E qual è la prova della vera amicizia?2. Cosa vuol dire secondo te portare frutto? Fai un esempio3. Ti piacerebbe se Gesù scegliesse proprio te come suo amico e discepolo?

01_Punti fissi per uno stile di vita diversoPer fissare uno stile di vita diverso, che avrei conservato per sempre, scrissi sette propositi:1. Non prenderò più parte a spettacoli pubblici. Non parteciperò a fiere né a mercati. Non andrò a

vedere balli e teatri. Farò il possibile per non partecipare a pranzi e banchetti.2. Non farò più il prestigiatore né il saltimbanco. Non camminerò sulla corda, non suonerò il

violino, non andrò a caccia. Credo infatti che queste cose siano in contrasto con la vita di un prete.

3. Saprò trovare del tempo per riflettere e pensare. Sarò temperante nel mangiare e nel bere. Dor-mirò le ore strettamente necessarie alla salute.

4. Finora ho letto molti libri profani. D'ora innanzi leggerò libri di argomento religioso, per ser-vire Dio.

5. Combatterò con ogni forza pensieri, discorsi, parole, letture contrarie alla castità. Metterò inve-ce in pratica ogni minima cosa che serva a conservare questa virtù.

6. Ogni giorno pregherò il Signore. E ogni giorno farò un po' di meditazione e di lettura spiritua-le.

7. Racconterò ogni giorno fatti e pensieri che facciano del bene. Li racconterò a compagni, amici, parenti. Se non incontrerò nessuno, parlerò di cose buone almeno con mia madre.

Questi sono i propositi fatti nei giorni in cui ho vestito l'abito dei chierici. Perché mi rimanessero ben impressi nella mente, sono andato davanti a un'immagine della Madonna, li ho letti e ho fatto a lei promessa formale di osservarli a costo di qualsiasi sacrificio.

02_«A forza di schiaffi» (pag 44)Don Bosco ricorda la sua amicizia con Comollo che è stato per lui un vero compagno di viaggio.Il dottor Pietro Banaudi e altri professori, al termine dell'anno di umanità, mi consigliarono di saltare l'anno di retorica (prima classe, corrispondente alla quinta ginnasiale), e di tentare l'esame per essere subito ammesso alla filosofia (liceo classico).Diedi quell'esame, fui promosso. Eppure in quel 1834-35 frequentai retorica, perché amavo molto la letteratura. Fu cosi che incontrai Luigi Comollo.[…] Tra gli alunni del nostro anno correva la voce che sarebbe arrivato un «ragazzo santo». Si trat-

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tava del nipote del parroco di Cinzano, prete anziano e venerato per la sua santità. Avrei voluto conoscere quel ragazzo, ma non ne sapevo nemmeno il nome. Ecco come lo conobbi un giorno.Mentre entravamo in classe, molti giocavano a cavallina. Gli scolari più squinternati e meno dili-genti erano i campioni di quel gioco pericoloso.Un ragazzo arrivato da poco, sui quindici anni, tra tutto quel trambusto prendeva posto tranquil-lamente nel banco, apriva i libri e studiava. Sembrava non sentire quegli schiamazzi.Qualcuno cominciò a guardarlo storto. Uno più insolente degli altri gli andò vicino, lo prese per un braccio e gli gridò: - Vieni a giocare a cavallina anche tu.- Non sono capace. Non ho mai giocato a quella roba li - mormorò.- Imparerai adesso. O vieni o ti faccio venire a forza di schiaffi.- Puoi picchiarmi, se vuoi. Ma io non vengo.Quel maleducato prima lo tirò per un braccio, poi gli mollò due schiaffi che risuonarono in tutta la scuola. Mi sentii ribollire il sangue nelle vene. Aspettavo che l'offeso si vendicasse giustamen-te, tanto più che era più alto e più forte. Invece niente. Con la faccia rossa, quasi livida, diede uno sguardo di compassione a quel farabutto e gli disse:- Sei contento? Allora lasciami in pace. Ti perdono. Rimasi impressionato: quello era eroismo puro. Cercai subito di sapere il nome di quel giovane: era Luigi Comollo, il « ragazzo santo », il nipote del parroco di Cinzano.Da quel momento l'ho sempre avuto come intimo amico. Posso dire che da lui ho imparato a vive-re da vero cristiano. Ci siamo capiti e stimati immediatamente. Avevamo bisogno l'uno dell'altro: io di aiuto spirituale, lui di aiuto materiale. Il fatto è che Luigi, timidissimo, non osava nemmeno tentare di difendersi contro gli insulti e le malvagità. Io invece, per il coraggio e la forza gagliarda, ero rispettato da tutti, anche da chi aveva più anni e più forza di me.Un giorno alcuni volevano umiliare e picchiare Luigi e Antonio Candelo, un altro bravo ragazzo. Gridai di lasciarli in pace, ma non mi diedero retta. Cominciarono a volare insulti, e io:- Chi dice ancora una parolaccia, dovrà fare i conti con me. I più alti e sfacciati fecero muro da-vanti a me, mentre due ceffoni volavano sulla faccia di Luigi. Persi il lume degli occhi, mi lasciai trasportare dalla rabbia. Non potendo avere tra mano un bastone o una sedia, con le mani strinsi uno di quei giovanotti per le spalle, e servendomene come di una clava cominciai a menare botte agli altri.Quattro caddero a terra, gli altri se la diedero a gambe urlando.In quel momento entrò il professore, e vedendo braccia e gambe sventolare in mezzo a uno schia-mazzo dell'altro mondo, si mise a urlare e a menare schiaffi a destra e a sinistra.Calmato un poco il temporale, si fece raccontare la causa di quel disordine, e quasi non credendo-ci volle che ripetessi la scena. Allora scoppiò a ridere, risero anche gli altri, e il professore dimen-ticò di castigarmi.Ma una lezione me la diede Luigi, appena poté parlarmi a tu per tu.- Giovanni - mi disse - la tua forza mi spaventa. Dio non te l'ha data per far del male ai tuoi com-pagni. Egli vuole che perdoniamo, che ci vogliamo bene, che facciamo del bene a quelli che ci fanno del male.

03_L'ultimo sguardo fu come una firma (MO pag 85)Scrivendo la biografia di Luigi Comollo, ho narrato gli avvenimenti che precedettero e accompa-gnarono la sua morte santa. Chi desidera conoscerli, può leggerli in quelle mie pagine.Qui voglio solo ricordare un fatto che nella biografa ho appena sfiorato, ma che fece parlare molta gente. Eccolo.La nostra amicizia era così profonda che parlavamo apertamente di tutto ciò che ci poteva acca-dere. Parlammo anche della possibilità che uno di noi morisse.Un giorno, dopo aver letto insieme un lungo brano della vita di un santo, un po' per ridere un po'

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QUARESIMA

ATTIVITÀ

01_attivitàGiovannino diventa prete e mette giù subito per scritto il suo progetto di vita per dare più qualità al nuovo modo di vivereMateriale: fogli e biro Dopo aver letto i propositi di Don Bosco, si commentano e si lascia a ciascuno un po’ di silenzio per pensare uno o due propositi da prendere per la preparazione alla Pasqua. Questi propositi devono essere presi per dare maggiore qualità alla propria vita e per avvicinare il proprio cuore a quello di Dio. Devono essere piccoli impegni molto concreti e verificabili. Do-podiché, si invitano i ragazzi a prendersi un impegno di gruppo. Per esempio decidere di iniziare ogni volta l’incontro con un fatto bello capitato a qualcuno nella settimana e far pensare ai ragaz-

sul serio uno di noi disse: - Sarebbe bello che il primo che muore tra noi due, venisse a portare all'altro notizie dell'al di là.Dopo averne parlato molte volte, abbiamo fatto un patto: - Il primo che muore, se Dio lo permet-te, verrà a dire all'altro se è salvo.Non pensavo che questo patto fosse una cosa importante. L'abbiamo fatto con una certa legge-rezza (non consiglierò mai nessuno a fare un patto simile!). Tuttavia, specialmente durante l'ul-tima malattia di Luigi, l'abbiamo confermato e rinnovato molte volte. Anzi, posso dire che le sue ultime parole, il suo ultimo sguardo, furono una specie di firma su quel patto. Molti compagni conoscevano la faccenda che Luigi ed io avevamo fatto. Dio è onnipotente, Dio è misericordioso. Ordinariamente non fa caso di questi patti. Ma qualche volta, nella sua infinita misericordia, per-mette che si compiano, come avvenne per me.

«Bosco, io sono salvo!»Luigi Comollo morì il 2 aprile 1839. La sera del giorno dopo fu sepolto con grande rimpianto nella chiesa di san Filippo. Quelli che conoscevano il nostro patto erano ansiosi di vedere ciò che sa-rebbe capitato. Io ero ansiosissimo. Speravo che la « notizia » che Luigi mi avrebbe fatto arrivare, avrebbe smorzato la grande pena che provavo per la sua scomparsa.La sera di quel giorno ero a letto in un dormitorio che ospitava circa venti seminaristi. Ero tutto agitato. « In questa notte si adempirà la promessa », pensavo.Verso le undici e mezzo, un cupo rumore si fece sentire nei corridoi. Sembrava che un grosso carro trascinato da molti cavalli si andasse avvicinando alla porta del dormitorio. Di minuto in minuto il rumore si faceva più cupo, come un tuono. Tutto il dormitorio tremava. I chierici, spaventati, balzarono dai loro letti e si strinsero insieme in un angolo. Fu allora che si udì, in mezzo a quel tuono cupo e violento, la chiara voce di Luigi Comollo. Disse tre volte: « Bosco, io sono salvo! ».Tutti i chierici udirono il rumore. Molti sentirono la voce ma non capirono le parole. Alcuni, come me, le capirono benissimo, tanto che per molto tempo furono poi tramandate di bocca in bocca. Fu la prima volta che mi ricordo di aver avuto paura. Una paura tale che mi causò una gra-ve malattia, e mi portò vicino alla tomba.Non darò mai a nessuno il consiglio di ripetere la promessa che Luigi ed io avevamo fatto. Dio è onnipotente, Dio è misericordioso. Ordinariamente non fa caso di questi patti. Ma qualche volta, nella sua infinita misericordia, permette che si compiano, come avvenne per me.

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zi quali sono i fatti belli e positivi da condividere con gli altri. (Suggeriamo di scrivere l’impegno su un foglietto, che possono decorare, da tenere come segnali-bro dentro il proprio diario scolastico in modo da averlo spesso sotto gli occhi).

02_Attività Per questa attività, si dividono i ragazzi in due gruppetti. A ciascun gruppo viene affidato uno dei due episodi riportati sotto e dovranno rappresentarlo in una scenetta.Successivamente, si invitano i ragazzi a riflettere sui propri doni e su come questi possono essere utilizzati per il bene. L’esempio di partenza può essere la forza di Giovanni Bosco, della quale Luigi dice “il Signore non te l’ha data per massacrare i compagni”; oppure può essere la pazienza di Luigi che, dopo essere stato schiaffeggiato, lo rende capace di dire “Se sei soddisfatto, bene, io ti ho già perdonato”.Si possono far riflettere anche sulla realtà della morte. Don Bosco, nella sua esperienza pedagogi-ca, dà un significato particolare a quello che chiama “esercizio della buona morte”. Ai suoi tempi, infatti, la mortalità era molto elevata tra i giovani e questo esercizio doveva aiutare a vivere bene il quotidiano per trovarsi pronti ad affrontare la morte in qualsiasi momento della vita. Si ricorda, in particolare, l’episodio di Don Bosco che, durante la ricreazione, chiese a Domenico Savio cosa avrebbe fatto se avesse saputo di dover morire in quel giorno. Il piccolo Santo, rispose semplice-mente che avrebbe continuato a giocare.

03_Attività

IntervistaMateriale: carta e penna per ogni gruppo di ragazzi che intervista; cartelloni e pennarelli per la sintesi finale. Può risultare più stimolante e divertente avere una telecamera o un registratore.

Si invitano i ragazzi a fare un’intervista a un sacerdote, a una suora e a una coppia di sposi cristia-ni.1. Nome.2. Età.3. Stato civile.4. Professione.5. Segni particolari.6. Libro preferito.7. Hobbies.8. Sport.9. Santo preferito.10. Sei felice?11. Perché hai scelto questa vita?12. Chi sono state le tue guide?13. Cosa avrebbero voluto i tuoi genitori per te?14. Cosa c’entra Dio con la tua vita?15. Cosa fai la domenica?Dopo l’intervista ogni gruppo sistema la sua intervista e compila un cartellone con le risposte alle domande. In gruppo, poi, si confrontano le varie risposte e si provocano i ragazzi riflettere sulle risposte date.

La conversazione può continuare con una provocazione del tipo: saresti contento se il Signore chiamasse proprio te? La vocazione è un grande dono che va accolto con tanta gioia.

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QUARESIMA

DALLE PAROLEAI FATTI

LA CASSETTADEGLI ATTREZZI

PREGHIERA

Mettere in pratica l’impegno preso nell’attività 1.

Si può fare vedere la 4° parte e l’ultima parte del film “Il ragazzo del sogno” in cui Giovannino si interroga sulla sua vocazione. Va un attimo contestualizzato e attualizzatoVai su www.donboscoland.it, clicca su e cerca il contributo numero 5-6

Signore, oggi mi insegni che“tocca a me”.

Tocca a me vivere la mia vita,valorizzando la gioia che questa mi regalae accettando la sofferenza che porta con sé.

Tocca a me vivere le mie giornate,quelle noiose e quelle grandioseimparando a scoprire che tutto ciò che vivo oggicostruisce il mio domani.

Tocca a me, Signore,cercarti e trovarti in quello che vivo,ascoltando la tua Voce tra milleper scoprire come vuoi che io viva quello chetocca a me!Amen.

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CARATTERISTICHE DI GIOVANNINO DA NON DIMENTICARE:

• Giovanni si interroga sulla sua scelta vocazionale e lo fa con spirito di ricerca, leggendo a fondo i segni che Dio pone sul suo cammino

• Una volta diventato sacerdote, accompagnato dai suoi superiori, cerca continuamente la vo-lontà di Dio per capire fino in fondo come realizzare la sua missione.

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Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei coman-damenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

OBIETTIVI:I ragazzi saranno aiutati a:• conoscere le vicissitudini della nascita dell’Oratorio e la fede di Don Bosco, che si sentiva man-

dato per questo;• riconoscere la creatività della Provvidenza di Dio che interviene sempre al momento giusto;• stimolare la riflessione sulla possibilità di continuare la missione iniziata da Don Bosco anche con il dono totale della propria vita.

UNA VITA DONATAAI GIOVANI

TEMPO PASQUALE

VANGELOGv 15,9-11

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01_Il ragazzo che scappò a gambe levate Un gruppo di ragazzi divennero miei amici già nei primissimi giorni della mia entrata al Convit-to. Me li trovavo intorno quando dovevo uscire lungo i viali e le piazze. Mi seguivano anche nella sacrestia della chiesa del Convitto. Non disponevo però di un locale per radunarli e per dare un minimo di stabilità al mio progetto di aiutarli.Fu uno strano incidente a provocare la realizzazione di quel progetto. Da quell'avvenimento de-rivò la mia azione a favore dei giovani che vagavano per le vie della città, e specialmente di quelli che uscivano dalle carceri.Nella festa dell'Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre 1841), nell'ora che mi era stata fis-sata, stavo indossando i paramenti per celebrare la santa Messa. II sacrestano, Giuseppe Comotti, vedendo un ragazzo in un angolo, lo invitò a servire la Messa.- Non sono capace - rispose tutto mortificato. - Dai, vieni a servire questa Messa - insistette. - Ma non sono capace, non l'ho mai servita.- Allora sei un bestione! - si infuriò il sacrestano. - Se non sai servire Messa, perché vieni in sacre-stia? - Sempre in furia, afferrò la canna che gli serviva per accendere le candele e la menò sulle spalle e sulla testa del povero ragazzo, che scappò a gambe levate. Allora gridai al sacrestano:- Ma cosa fa? Perché picchia quel ragazzo? Che male le ha fatto?- Viene in sacrestia e non sa nemmeno servir Messa! - E per questo bisogna picchiarlo?- A lei cosa importa?- Importa molto, perché è un mio amico. Lo chiami subito. Ho bisogno di parlare con lui.

Il sacrestano gli corse dietro gridando: «Ehi, ragazzo! ». Lo raggiunse, lo tranquillizzò e lo riportò accanto a me. Mortificato e tremante stava lì a guardarmi. Gli domandai con amorevolezza:- Hai già ascoltato la Messa?- No.- Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere.Me lo promise. Desideravo far dimenticare a quel poveretto le botte ricevute e cancellare la pes-sima impressione che doveva avere sui preti di quella chiesa. Celebrai la santa Messa, recitai le preghiere di ringraziamento, poi lo condussi in una cappellina. Con la faccia allegra gli assicurai che più nessuno l'avrebbe picchiato, e gli parlai:- Mio caro amico, come ti chiami? - Bartolomeo Garelli.

MEMORIEDELL'ORATORIO

1. Se pensi all’amore che hai ricevuto, desideri mai fare altrettanto con altri che vedi meno fortu-nati?

2. L’incontro con Gesù nella preghiera e nella tua vita ti porta gioia? Come fare per far crescere sempre di più questa gioia?

RIFLETTERESULLA PAROLA

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- Di che paese sei? - Di Asti.- È vivo tuo papà? - No, è morto.- E tua mamma?- Anche lei è morta. - Quanti anni hai? - Sedici.- Sai leggere e scrivere? - Non so niente.- Hai fatto la prima Comunione? - Non ancora.- E ti sei già confessato?- Sì, ma quando ero piccolo. - E vai al catechismo?- Non oso. - Perché?- Perché i ragazzi più piccoli sanno rispondere alle domande, e io che sono tanto grande non so niente. Ho vergogna. - Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo? - Molto volentie-ri.- Anche in questo posto?- Purché non mi prendano a bastonate.- Stai tranquillo, nessuno ti maltratterà. Anzi, ora sei mio amico, e ti rispetteranno. Quando vuoi che cominciamo il nostro catechismo?- Quando lei vuole. - Stasera?- Va bene.- Anche subito?- Con piacere.Mi alzai e feci il segno della santa Croce per cominciare. Mi accorsi però che Bartolomeo non lo faceva, non ricordava come doveva farlo. In quella prima lezione di catechismo gli insegnai a fare il segno di Croce, gli parlai di Dio Creatore e del perché Dio ci ha creati.Non aveva una buona memoria, tuttavia, con l'attenzione e la costanza, in poche lezioni riuscì a imparare le cose necessarie per fare una buona confessione e, poco dopo, la sua santa Comunio-ne.A Bartolomeo si aggiunsero altri giovani. Durante quell'inverno radunai anche alcuni adulti che avevano bisogno di lezioni di catechismo adatte per loro. Pensai soprattutto a quelli che uscivano dal carcere. Toccai con mano che i giovani che riacquistano la libertà, se trovano un amico che si prenda cura di loro, sta loro accanto nei giorni festivi, trova per loro un lavoro presso un padrone onesto, li va a trovare qualche volta lungo la settimana, dimenticano il passato e cominciano a vivere bene. Diventano onesti cittadini- e buoni cristiani.Questo è l'inizio del nostro Oratorio, che fu benedetto dal Signore e crebbe come non avrei mai immaginato.

Per riflettere- Don Bosco aveva un particolare tatto con i ragazzi. Qual era il suo segreto?- A cosa stava a cuore più di tutto?- Nella tua vita hai incontrato persone che si sono prese particolarmente cura di te soprattutto nei

momenti più difficili?

02_«Andai a letto con il cuore inquieto» Il 12 ottobre 1844 era sabato. Il giorno dopo dovevo comunicare ai ragazzi che il nostro Oratorio si trasferiva nella periferia di Valdocco. Ma non sapevo dove li avrei radunati, come sarebbero stati accolti, chi mi avrebbe seguito e chi no. Quell'incertezza mi preoccupava. Alla sera andai a letto con il cuore inquieto.In quella notte feci un nuovo sogno, che mi sembrò la continuazione di quello fatto ai Becchi quando avevo nove anni. In sogno mi trovai in mezzo a un esercito di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, arieti, cani, uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, o meglio uno schiamazzo così terribile da far spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, ma una signora vestita come una pastorella mi invitò ad accompagnare quello strano gregge, mentre essa lo precedeva. Girovagan-do ci recammo in luoghi diversi, e ci fermammo tre volte. Ad ogni fermata molti di quegli animali si trasformavano in agnelli, così che il numero di questi animali mansueti aumentava sempre

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più. Dopo molto cammino mi sono trovato in un prato, dove gli animali saltellavano e brucavano l'erba insieme, senza nemmeno tentare di farsi del male a vicenda.Ero molto stanco e volevo sedermi ai bordi di una strada, ma la signora mi invitò a continuare il cammino.Percorso un ultimo, breve tratto, eccoci in un vasto cortile. Aveva tutto intorno un porticato, e all'estremità una chiesa. Il numero degli agnelli divenne grandissimo. Sopraggiunsero parecchi pastori per custodirli. Ma si fermavano poco, presto se ne andavano. Allora successe una meravi-glia: molti agnelli si mutavano in piccoli pastori, che crescendo si prendevano cura del gregge. I piccoli pastori diventavano sempre più numerosi. Allora si divisero in gruppi diversi, e andavano in altri luoghi, a raccogliere altri strani animali e a guidarli in luoghi sicuri.Volevo andarmene, ma la signora mi invitò a guardare verso sud. Vidi un campo seminato a gran-turco, patate, cavoli, barbabietole, lattughe ed erbe varie. « Guarda un'altra volta », mi disse. Guar-dai di nuovo e vidi una chiesa alta e stupenda. C'era un'orchestra che stava per suonare, un coro che stava per cantare, e io ero invitato per cominciare la Messa. All'interno della chiesa correva una fascia bianca su cui, a caratteri enormi, stava scritto: Questa mia casa. Di qui uscirà la mia gloria.Nel sogno domandai alla signora dove mi trovavo, che cosa era tutto quel camminare, quelle fer-mate, e cos'erano quella casa, la prima chiesa, e la seconda chiesa. Mi rispose:- Comprenderai tutto quando vedrai con gli occhi del tuo corpo quello che oggi vedi con gli occhi della mente.Io però credevo di essere sveglio, e dissi:- Vedo già adesso con gli occhi del mio corpo, e vedo chiaro. So dove vado e quello che faccio.In quel momento suonò la campana dell'Ave Maria sul campanile di San Francesco, e mi sve-gliai.Quel sogno era durato quasi tutta la notte. Vidi tanti particolari che qui non ho saputo descrivere. Allora credevo poco a ciò che avevo visto, e meno ancora capivo che cosa significasse. Ma capii tutto man mano che gli avvenimenti si verificarono. Anzi, questo sogno insieme a un altro, mi servì più tardi come programma delle mie decisioni.

03_Un Oratorio che ha per tetto il cieloMarzo 1846. Ancora una volta, con grande rincrescimento e notevole disagio, abbiamo fatto fa-gotto. Dai fratelli Filippi presi in affitto un prato (adesso è occupato da una fonderia di ghisa).'L'Oratorio si trovò così a cielo scoperto, sull'erba di un prato, circondato da una siepe stentata che lasciava entrata. libera a tutti. I ragazzi andavano dai trecento ai quattrocento, e si trovavano benissimo in quell'Oratorio che aveva per tetto il cielo. Ma io dovevo risolvere questioni pratiche. Dove celebrare la Messa? Come dare la possibilità di fare la Comunione e di pregare? Tutto ciò che riuscivamo a fare era un po' di catechismo, qualche canto sacro, la recita dei vespri. Dopo le preghiere, Don Borel oppure io salivamo su un rialzo del terreno o su una sedia, e parlavamo ai giovani. Ci ascoltavano sempre con tanta buona volontà.Per le confessioni facevamo così. Di buon mattino, nei giorni di festa, mi recavo nel prato, dove già parecchi ragazzi mi aspettavano. Mi sedevo sulla riva di un fosso e ascoltavo chi voleva confes-sarsi. Gli altri facevano la preparazione o il ringraziamento. Al termine, cominciavano i giochi.Ad una certa ora si suonava la tromba e i giovani si radunavano. Un altro squillo di tromba invi-tava al silenzio. Allora annunciavo dove saremmo andati ad ascoltare la santa Messa e a fare la Comunione.Si partiva (come ho già detto) per il santuario della Consolata, per Madonna di Campagna, per Stupinigi o per un altro dei luoghi che ho sopra nominati.Sovente, per raggiungere luoghi lontani, facevamo delle belle camminate. Ne descriverò una che ci portò fino a Superga. Dallo svolgimento di questa, sarà facile capire come si svolgevano anche

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TEMPO PASQUALEle altre.I giovani erano nel prato, giocavano alle bocce, alle piastrelle, si divertivano sui trampoli. Ad un tratto rullò il tamburo. Subito dopo la tromba diede i segnali di adunata e di partenza. Ci siamo recati tutti ad ascoltare la Messa, e dopo le 9 ci mettemmo in strada alla volta di Superga. Ci erava-mo divisi i compiti di salmeria: chi portava i canestri del pane, chi gli involti del formaggio e del salame, chi i canestri della frutta. Finché fummo in città, cercammo di mantenerci in silenzio. Poi cominciarono gli schiamazzi, i canti, le grida. Ma continuavamo a stare in file ordinate.Ai piedi della salita che conduceva alla Basilica, trovammo un magnifico cavallino, bardato a festa. Lo aveva mandato Don Anselmetti, parroco di Superga. Trovammo pure una lettera di Don Borel, che ci aveva preceduti. Salii sul cavallo e lessi ad alta voce la lettera: « Venite su tranquilli. La minestra, la pietanza e il vino vi aspettano ». Quelle parole furono accolte da urla di gioia, applausi e ovazioni.Ci avviammo insieme al cavallo cantando e schiamazzando. I più vicini facevano ruvide carezze all'animale, prendendolo per le orecchie, le narici, la coda. La brava bestia sopportava tutto con mansuetudine, dimostrando più pazienza di chi portava in groppa. In mezzo a tutto quel trambu-sto avevamo la nostra musica che cercava di farsi sentire: un tamburo, una tromba, una chitarra. Non andavano molto d'accordo, ma servivano a far rumore, e insieme alle voci scatenate dei ra-gazzi componevano una splendida armonia.Alla sommità della collina eravamo sazi di ridere, scherzare, cantare, urlare. I ragazzi erano su-dati, e per non esporci all'aria ci radunammo nel cortile del santuario. Fu subito distribuito il necessario per calmare il vigoroso appetito. Dopo un po' di riposo, li radunai e narrai minuzio-samente la meravigliosa storia di quella basilica, delle tombe reali che conserva nei sotterranei, dell'Accademia Ecclesiastica' che vi era stata eretta da re Carlo Alberto con l'appoggio di tutti i vescovi dello Stato.Don Guglielmo Audisio, preside dell'Accademia, regalò a tutti il pranzo. Il parroco aggiunse il vino e la frutta.Per due ore, nel pomeriggio, visitammo i luoghi più interessanti. Poi ci radunammo in chiesa, dove era arrivata molta gente. Alle 15 salii sul pulpito e feci un breve discorso. Prima della bene-dizione eucaristica i nostri « cantori » eseguirono un bel Tantum Ergo per voci bianche. La gente ascoltò ammirata. Alle 18, sul piazzale, abbiamo lanciato verso il cielo alcune mongolfiere. Poi ringraziammo vivamente chi ci aveva ospitato con tanta cordialità, e ripartimmo per Torino. La strada fu percorsa tra un continuo cantare, ridere, correre, pregare. Giungemmo in città. Man mano che qualcuno passava vicino a casa sua, ci salutava. Quando arrivai al Rifugio rimanevano con me sette o otto giovani dei più robusti. Mi avevano aiutato a riportare gli attrezzi, i canestri, il tamburo.

La tettoia dove cominciò tuttoArrivò l'ultima domenica in cui potevo radunare l'Oratorio sul prato. Era il 5 aprile 1846, la dome-nica prima di Pasqua. Non avevo detto niente a nessuno, tutti però sapevano che ero nei guai.La sera di quel giorno fissai a lungo la moltitudine dei ragazzi che giocavano. Era la « messe ab-bondante » del Signore. Ma operai non ce n'erano. C'ero io solo, operaio sfinito, con la salute malandata. Avrei ancora potuto radunare i miei ragazzi? Dove?Mi ritirai in disparte, cominciai a passeggiare da solo, e mi misi a piangere. « Mio Dio - esclamai - perché non mi indicate il luogo dove portare l'Oratorio? Fatemi capire dov'è, oppure ditemi cosa devo fare».Avevo appena detto queste parole, quando arrivò un certo Pancrazio Soave, che balbettando mi disse:- È vero che lei cerca un luogo per fare un laboratorio? - Non un laboratorio, ma un oratorio.- Non so che differenza ci sia. Ad ogni modo il posto c'è. Venga a vederlo. È proprietà del signor

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Francesco Pinardi, persona onesta. Venga e farà un buon contratto.Arrivava proprio in quel momento Don Pietro Merla, mio compagno fin dal seminario, fondatore dell'opera pia chiamata Famiglia di S. Pietro. Era un prete molto bravo. Aveva fondato un'opera per aiutare le donne che erano state in carcere, e che proprio per questo non riuscivano a trovare un lavoro per guadagnarsi il pane. Quando Don Merla aveva mezz'ora di tempo libero, correva a darmi una mano nell'assistere i giovani. Appena mi vide esclamò:- Cos'hai? Non t'ho mai visto così malinconico. È capitata una disgrazia?- Non è ancora capitata, ma sta per capitare. Oggi è l'ultimo giorno in cui mi permettono di usare questo prato per l'Oratorio. Fra due ore è notte e devo mandare a casa i ragazzi,e non so dove dare l'appuntamento per domenica prossima. C'è qui un amico che mi stava par-lando di un luogo forse utilizzabile. Sostituiscimi un momento nell'assistere i ragazzi. Io vado a vedere e torno subito.Accompagnato da Pancrazio Soave, arrivai davanti a una casupola a un solo piano, con scala e balcone di legno tarlato. Attorno c'erano orti, prati, campi. Stavo per salire su per la scala, quando il signor Pinardi mi disse:- No. Il luogo per lei è qui dietro.Una lunga tettoiaEra una lunga tettoia (metri 15 per 6) che da un lato si appoggiava al muro della casa, dall'altro scendeva fino a un metro da terra. Poteva servire da magazzino o da legnaia, non per altro. Ci sono entrato a testa bassa, per non picchiare contro il tetto.- Troppo bassa, non mi serve - dissi.- La farò aggiustare come vuole - rispose cortesemente il Pinardi. - Scaverò, farò gradini, cambierò pavimento. Ma ci tengo che faccia qui il suo laboratorio.- Non un laboratorio, ma un oratorio, una piccola chiesa per radunare dei ragazzi.- Meglio ancora. Io sono un cantore e verrò a darle una mano. Porterò due sedie: una per me e una per mia moglie. E poi in casa ho una lampada: la porterò qui. Su, facciamo questo contratto.Quel brav'uomo era veramente contento di avere una chiesa in casa sua.- Mio caro amico - gli dissi - la ringrazio della sua buona volontà. Se mi garantisce che abbasserà il terreno di 50 centimetri, posso accettare. Ma quanto vuole d'affitto?- Trecento lire. Mi vogliono dare di più, ma preferisco affittare a un prete, specialmente se vuol fare una chiesa.- Di lire gliene do trecentoventi, a patto che mi affitti anche la striscia di terra che corre intorno alla tettoia, per farvi giocare i ragazzi. Deve però darmi la sua parola che potrò venirci coi miei ragazzi già domenica prossima.- D'accordo. Contratto concluso. Domenica venga pure: sarà tutto a posto.Tornai di corsa dai giovani, li raccolsi attorno a me e mi misi a gridare:- Allegri, figli miei! Abbiamo l'Oratorio dal quale più nessuno ci manderà via. Avremo chiesa, scuole e cortile per saltare e giocare. Domenica, domenica ci andremo. È la, in casa di Francesco Pinardi! - E con la mano indicai il luogo.Le mie parole furono accolte da un entusiasmo indescrivibile. Chi correva, chi saltava di gioia, chi rimaneva immobile come una statua per lo stupore, chi gridava, chi esultava.Avevamo dentro un grande piacere, e non sapevamo come esprimerlo. La Santa Vergine, che quel mattino eravamo andati a pregare a Madonna di Campagna, ci aveva ascoltato. Per ringraziarla, ci siamo inginocchiati sull'erba per l'ultima volta, e abbiamo recitato il Rosario. Dopo, ognuno partì per casa. Abbiamo dato così l'ultimo saluto al nostro prato, senza rincrescimento perché ci aspettava un posto migliore.La domenica seguente era Pasqua. Trasportammo verso la tettoia Pinardi le panche, i quadri, i candelieri, le bocce, i trampoli, la tromba e il tamburo. Andavamo a prendere possesso della no-stra casa.

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TEMPO PASQUALE

ATTIVITÀ

01_MimoÈ la storia molto conosciuta di Bartolomeo Garelli. Don Bosco aveva un particolare tatto con i ra-gazzi. Qual era il suo segreto? Il racconto può essere facilmente mimato (racconto numero_01).

02_Pecore e pastoriMateriale: fogli con parole, materiale per percorso, bende, nastro per legare le caviglie.Nella stanza viene allestito un percorso con alcuni ostacoli. Lungo il percorso sono sparsi per terra dei fogli con sopra alcune parole che, messe insieme, formano una frase (Ti piacerebbe di-ventare animatore?). A coppie, i ragazzi dovranno fare il percorso legati per una caviglia: uno dei due è bendato e l'altro non può parlare. Le coppie devono eseguire il percorso raccogliendo i pezzi di frase e ricomporre la domanda. Al termine del percorso, tornano indietro e ciascuno risponde alla domanda.Quando tutti avranno finito, si può iniziare un dialogo sulle risposte scritte e su come ci è sen-titi nel ruolo di pastore (colui che vede) e di pecora (colui che viene guidato) in collegamento all'esperienza di animazione.

Quando Don Bosco deve cambiare continuamente sede dell’Oratorio, si preoccupa del futuro dei suoi ra-gazzi. È inquieto e vorrebbe trovare un luogo fisso in cui radunare i suoi ragazzi e far crescere l’opera che sentiva nel cuore come una chiamata di Dio.

03_CrucintarsioSi può ingrandire lo schema con le lettere e fare in gruppo la ricerca delle parole. L’animatore racconta l’episodio della nascita dell’oratorio, nel frattempo i ragazzi individuano dal racconto le parole chiave che sono riportate in neretto.

Oratorio – Preghiera – Confessione – Gioco – Prato – Campo – Voci – Animatori – Pinardi – Chia-mata – Prete – Tettoia – Gioia – Allegria – Bici – Fede – Carità – Sfratto – Catechismo – Anima-zione

[Componendo le lettere non cancellate, emerge la frase: Basta Ke Siate Giovani Xké Vi Ami]

Per riflettere:• cosa ha spinto Don Bosco a continuare cercare un posto per l’Oratorio quando continuamente

veniva cacciato dai luoghi in cui di volta in volta si fermava? • se Don Bosco si fosse arreso cosa sarebbe successo dei suoi ragazzi di allora e oggi anche di noi? • se proviamo a pensare dal punto di vista di Dio… a cosa possono essere serviti i continui sfratti

dell’Oratorio?

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PREADOLESCENTI

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DALLE PAROLEAI FATTI

Il periodo dopo Pasqua è un periodo di grande gioia. I ragazzi siano aiutati da una parte a chiedere al Signore il dono della gioia, dall’altra a crescere nel senso di riconoscenza per i propri educatori e per la presenza dei salesiani e fma nella loro realtà.

LA CASSETTADEGLI ATTREZZI

Canto: “Xkè la vostra gioia sia piena”Vai su www.donboscoland.it, clicca su e cerca il contributo numero 7.

Xkè(testo e musica: Ivo Valoppi)

Rit. Xkè la vostra gioia sia piena Xkè la vostra gioia sia piena (2 volte)

Prendi tra le mani prendi il mio Amoredonalo a chi soffre nel suo dolorevivi sulla strada è il tuo destinolascia che Dio guidi, guidi il tuo cammino.Apri le tue mani dona la tua vitanon tenerla stretta tra le tue dita

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TEMPO PASQUALE

PREGHIERA

O Signore,tu mi guardi dentro e mi conosci.Tu sai tutto di me,conosci ogni mio spostamento, ogni mia parola e anche ogni mio pensiero.

Tu sei dentro e fuori di me,sei vicino a me quando cammino e quando riposo.Ogni evento della giornata,ogni persona che incontro,tu, Signore, conosci tutto!

E mi inviti a vivere tutto come un dono tuo.Insegnami, Signore,a vivere come tu mi vuoicredendo fino in fondo

ora tocca al cuore aprilo al mondogioca la tua vita e sia fino in fondo…

Rit. Xkè la vostra gioia sia piena (4 volte)

Chiedi ciò che è vero, ti sarà datoper vivere l’Amore Dio ci ha creatoresta unito a me vivendo le parolese così farai sarà ciò che Lui vuole.Sentirai che scende dal cielo bellezzariconoscerai la sua tenerezzase tu porti in te le mie paroleda te fiorirà ciò che Dio vuole…

Stacco musicale…Sogno di Dio, da Lui sei natovita divina ti ha generatose poi rimani nel mio Amorevivrà pienezza nel cuore.

Rit. Xkè la vostra gioia sia piena Restate uniti a me nel profondo Xkè la vostra gioia sia piena Vivete il mio Amore nel mondo (8) Alza di 1 tono (4 volte) Alza di 1/2 tono (4 volte) (coda: vivete il mio Amore profondo per voi…

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che quanto mi chiedi è il mio vero bene!

O Signore,che mi guardi con amore in ogni istante,insegnami a non scoraggiarmi,ma a fidarmi sempre di te.Amen.

CARATTERISTICHE DI DON BOSCO DA NON DIMENTICARE:

• Don Bosco matura una grande passione per l’educazione dei giovani;• è creativo e tenace nel suo obiettivo di fare del bene ai suoi ragazzi nel corpo e nello spirito.

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Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una ver-gine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te". A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai

OBIETTIVI:I ragazzi saranno aiutati a:• conoscere lo stile particolare dell’Oratorio di Don Bosco e l’importanza che lui dava ai sacra-

menti;• comprendere e sperimentare l’importanza che ha avuto Maria nella vita di Don Bosco e che ha

nella propria.

L’ORATORIO DI DON BOSCO

MESE MARIANO

VANGELOLc 1,26-38

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RIFLETTERESULLA PAROLA

MEMORIEDELL'ORATORIO

1. Quando leggi la Parola di Dio, sai che è Dio che ti parla?2. Come la ascolti di solito?3. Senti che Dio è presente nella tua vita? Da cosa te ne accorgi?4. Conosci Maria, la Madre di Gesù? Cosa ti piace di più di lei?5. Pensi che Lei potrebbe aiutarti a comprendere e vivere la Volontà di Dio sulla tua vita?

01_«Inginòcchiati e confèssati»Quando vedevo che qualcuno trascurava per molto tempo questi importanti doveri, interrompe-vo i suoi giochi e lo conducevo a confessarsi. Racconto uno dei tanti fatti.Un ragazzo, invitato più volte da me a fare la confessione e la Comunione di Pasqua, prometteva ma non manteneva. Un pomeriggio, dopo le sacre funzioni, si mise a giocare con grande foga. Mentre correva rosso in faccia e molle di sudore, lo chiamai deciso: «Vieni con me in sacrestia. Ho bisogno di te per un affare».Voleva venire com'era, in maniche di camicia. «No, gli dissi, mettiti la giacchetta e vieni». Giunti in sacrestia gli dissi: - Inginocchiati a questo inginocchiatoio.Capì che doveva trasportare l'inginocchiatoio e stava per farlo.- No, lascialo dov'è.- Ma allora, cosa vuole da me? - Confessarti.- Non sono preparato. - Lo so.- E allora?- E allora prepàrati e poi ti confesserò.- Bene. Ha fatto bene a prendermi così. Altrimenti, per vergogna dei miei compagni, non mi sarei

trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei.

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MESE MARIANOmai deciso a venire. Mentre recitavo il Breviario, si preparò un poco. Poi fece bene la sua confes-sione e il ringraziamento. D'allora in poi fu tra i più costanti nel compiere i suoi doveri cristiani. Raccontava lui stesso il fatto ai compagni, dicendo:- Don Bosco è stato molto furbo, per prendere un merlo come me.Al calare della notte, il suono di un campanello invitava ancora tutti in chiesa. Recitavamo alcu-ne preghiere oppure il Rosario. Terminavamo la giornata cantando: « Lodato sempre sia il nome di Gesù e di Maria ».

02_Il catechismo, il Rosario, i Vespri All'una del pomeriggio cominciava la ricreazione: bocce, trampoli, fucili e spade di legno, attrezzi da ginnastica. Alle due e mezzo iniziava il catechismo. I ragazzi che frequentavano l'Oratorio in quel tempo erano molto lenti nell'apprendere. Mi capitò parecchie volte di cominciare il canto dell'A ve Maria: su 400 ragazzi presenti, nessuno era capace di continuare se cessava la mia voce. Dopo il catechismo recitavamo il Rosario. A poco a poco, però, insegnai a cantare i Vespri. Comin-ciammo a imparare l'Ave Maris Stella, poi il Magnificat, poi uno per uno i salmi. Infine le antifo-ne. Nello spazio di un anno riuscimmo a cantare tutto il vespro della Madonna.Ai Vespri (o al Rosario) seguiva una breve predica, che consisteva quasi sempre in un fatto, con cui insegnavo una virtù o invitavo a combattere una cattiva abitudine. Tutto terminava con il canto delle Litanie della Madonna e la benedizione con il SS. Sacramento.

La parola all'orecchioAll'uscita dalla chiesa cominciava il tempo libero, che ognuno occupava come voleva. Qualcuno continuava la scuola di catechismo, prendeva lezioni di canto o di lettura. La maggior parte dei ragazzi giocava, correndo e saltando fino a sera. Sotto la mia assistenza entravano in azione tutti gli strumenti di gioco, persino gli arnesi dei saltimbanchi, che avevo imparato ad usare sul prato dei Becchi. Solo con tanti strumenti di questo genere si potevano impedire le risse e mantenere un'allegria ordinata in quell'esercito di ragazzi. Di molti di essi si poteva dire con la Sacra Scrittu-ra: «Come i cavalli e i muletti scalpitano, ma non capiscono».Devo però testimoniare che anche nei ragazzi senza nessuna istruzione ho sempre ammirato un grande rispetto per la Chiesa e i preti, e un grande desiderio di conoscere la Religione Cristiana.Io mi servivo di quelle ricreazioni lunghissime per avvicinare ogni ragazzo. Con una parola all'orecchio, a uno raccomandavo maggior obbedienza, a un altro maggior puntualità al cate-chismo, a un terzo di venirsi a confessare, a un altro ancora suggerivo un pensiero di riflessione, e così via. Posso dire che la ricreazione era il tempo in cui agganciavo un bel numero di ragazzi, che al sabato sera o alla domenica mattina venivano con molta buona volontà a fare la loro con-fessione.

03_«Ero pronto a morire»Dopo il ritorno da Sassi, fui preso da un grande sfinimento. Dovettero portarmi a letto. Ero se-riamente malato: bronchite, tosse, febbre violenta. In otto giorni giunsi al limite tra la vita e la morte. Mi diedero la Comunione come Viatico e l'Unzione degli infermi. Ero pronto a morire. Mi rincresceva abbandonare i miei ragazzi, ma ero contento di morire dopo aver dato una forma stabile all'Oratorio.Quando si sparse la notizia che la mia malattia era grave, tra i giovani si diffuse un dolore vivis-simo, una costernazione incredibile. Ogni momento, alla porta della stanza dov'ero ricoverato arrivavano gruppi di ragazzi. Piangevano e chiedevano mie notizie. Non se ne volevano andare: aspettavano di momento in momento una notizia migliore. Io sentivo le domande che rivolgeva-no all'infermiere, e ne ero commosso.L'affetto verso di me li stava spingendo a veri eroismi. Pregavano, facevano digiuni, partecipava-

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ATTIVITÀ

01_Festa/messaCon questa attività vogliamo aiutare i ragazzi a riflettere sul sacramento dell’Eucaristia e della riconciliazione partendo dalla loro esperienza di questi sacramenti.

Al centro di un cartellone si trova la parola “festa” e, sulla formula del brainstorming, viene chie-sto ai ragazzi di dire ciò che viene loro in mente intorno a questa parola (es. vestito bello, prepa-razione, regalo, addobbi, attesa, gioia, allegria, amici, incontro, cibo…). L’animatore riporta sullo stesso cartellone, intorno alla parola centrale, quanto i ragazzi dicono. Quando sembra finita la fantasia e sono emersi sufficienti parole significative, l’animatore sovrappone alla parola “festa”, la scritta “messa”, facendo notare gli elementi che coincidono. In questo momento, l’animatore aiuta i ragazzi ad individuare, tra gli elementi detti intorno alla parola ‘festa’ quelli validi anche per la parola “Messa” e, con loro, porta avanti il dialogo riflet-tendo sul significato di alcuni di questi nel secondo caso. Ad esempio: per addobbi, riguardo alla Messa si possono intendere i paramenti liturgici diversi per ogni tempo dell’anno, i fiori, ecc.Allo stesso modo, alla parola ‘preparazionè, riferito alla Messa si può introdurre il discorso sulla confessione, utilizzando all’occorrenza, il brano delle Memorie dell’Oratorio 01

no alla Santa Messa e facevano la Comunione. Nel Santuario della Consolata si davano il turno giorno e notte. C'era sempre qualcuno che pregava per me davanti all'immagine della Madonna. Al mattino, quelli che dovevano andare a lavorare accendevano una candela che rimanesse al loro posto davanti all'altare. Molti altri trovavano il tempo di andarci anche durante il giorno, e resistevano fino alla sera tardi. Pregavano e scongiuravano la Madre di Dio perché conservasse in vita il loro povero Don Bosco.

«Dio li ascoltò»Molti promisero alla Madonna di recitare il Rosario intero per mesi, altri per un anno, alcuni per tutta la vita. Ci fu persino qualcuno che promise di digiunare a pane e acqua per mesi, per anni, per tutta la vita. Sono certo che molti giovani muratori digiunarono a pane e acqua per settimane intere, continuando il lavoro pesante dal mattino alla sera. Il breve intervallo di tempo libero che veniva loro concesso andavano a passarlo davanti al Santissimo Sacramento. Dio li ascoltò. Era un sabato sera, i medici fecero consulto e pronunciarono la sentenza: quella sarebbe stata la mia ultima notte di vita. Ne ero convinto anch'io, perché non avevo più forze e avevo continui sbocchi di sangue. A notte avanzata sentii una gran voglia di dormire, e mi assopii. Quando mi svegliai ero fuori pericolo. I medici Botta e Caffasso mi visitarono al mattino, e mi dissero di andare a rin-graziare la Madonna per grazia ricevuta.La notizia gettò la gioia tra i miei ragazzi. Non volevano crederci se non mi vedevano. E mi videro infatti pochi giorni dopo. Appoggiandomi a un bastone mi recai all'Oratorio. Mi accolsero can-tando e piangendo, con una commozione che è più facile immaginare che descrivere. Cantarono un inno di ringraziamento a Dio, mi avvolsero di acclamazioni e di entusiasmo.Provvidi subito a una faccenda importante. Molti, quand'ero in pericolo di vita, avevano fatto voti e promesse enormi, praticamente impossibili da mantenere, spinti dall'emozione e dall'affetto. Le cambiai in promesse più semplici e leggere.

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MESE MARIANOmusicaallegriaaddobbiregali

amicimangiareincontropreparazione

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amicimangiareincontropreparazione

02_All’oratorio/scuola, ci sto!Con questa attività vogliamo far riflettere i ragazzi sul loro modo di stare in Oratorio (o a scuola) a partire da quella che è la loro esperienza concreta. Il percorso che dovranno fare li aiuta a riflet-tere sulle loro scelte quotidiane e sulle cose a cui loro danno più importanza. Nella discussione successiva vengono messi in luce gli aspetti importanti dell’Oratorio di Don Bosco (o di una scuo-la salesiana) e come è chiesto di vivere in questo ambiente.

Con lo scotch di carta si traccia sul pavimento uno schema simile a quello qui riportato. Le si-tuazioni e le possibili scelte sono scritte ogni volta in grande su fogli A4, anch’essi attaccati sul pavimento (per gli Oratori schema a; per le scuole schema b). L’inizio dello schema è sempre a partire dal basso verso l’alto.

Si parte da una situazione, riquadro verde, (es: “domenica pomeriggio in oratorio”) ad una scelta (es. “sto per conto mio”), riquadri bianchi, che sono poste nei riquadri sopra le situazioni. Concretamente:Nella situazione "domenica pomeriggio in Oratorio" bisogna scegliere tra "sto per conto mio", "invito gli amici a giocare" o "mi arrabbio perché non si gioca a quello che voglio". Da ciascuna di queste risposte, poi si arriva ad un'altra situazione, che comporta una nuova scelta da fare. I ragazzi si mettono in fila e fanno il proprio percorso in silenzio. Gli animatori disporranno su ogni riga una scatolina con alcuni bigliettini colorati: due colori per i bigliettini posti sulle righe che portano alle risposte giudicate più “positive”, mentre sulle altre righe metteranno altri colori. Al passaggio, i ragazzi dovranno prendere un bigliettino e por-tarlo con sé fino al termine del percorso. L’animatore che si trova al termine del percorso valuterà il punteggio di ogni ragazzo contando solo i bigliettini dei colori corrispondenti alle risposte più positive.

Al termine della dinamica, si apre una discussione su come i ragazzi vivono l’Oratorio (o il loro stare a scuola) evidenziandone i punti forza e i punti su cui, invece, ciascuno deve crescere per vivere questa realtà al meglio.

03_Parete rocciosaPredisporre un paio di fogli di carta da pacchi marrone su una parete della stanza degli incontri che fungeranno da parete rocciosa. Su di essi applicherete dei fogli di carta di giornale (o altro) ad indicare i punti di appoggio per la scalata.Viene letto o raccontato il brano della vita di Don Bosco qui sotto riportato. La parete rocciosa così allestita vuole simboleggiare le difficoltà della vita. In un primo momento, con un pennarello colorato si scrivono sulla parete (parte libera verticale) le difficoltà incontrate da Don Bosco e, vicino agli appigli (carta di giornale appallottolata) i punti di forza a cui ha fatto riferimento in quel momento della sua vita.In un secondo momento proviamo a individuare le difficoltà che incontrano i ragazzi nella loro vita (si scrivono sulla parete, ma con un colore diverso) e gli appigli a cui fanno riferimento loro. Sono gli stessi? In cosa potrebbero imparare dalla vita di Don Bosco?

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ANIMATORE CHE CONTA I BIGLIETTI DI UN DATO COLORE

Invento qualche scusa pernon essere interrogato

Ammetto di non aver studiatoe mi prendo il voto che merito

Ieri ho fatto i compiti,quindi oggi sono preparato

Non recupero i compiti, tantodomani non me li chiede

Mi organizzo meglioe non perdo tempo

Non li ho fatti: lo dico subitopromettendo di farli per domani

Non li ho fatti, ma non diconiente, magari non mi interroga

Li ho fatti,quindi sono tranquillo

Sì, va bene,lo faccio subito

Sì, lo faccio, però cosami dai come premio?

Adesso no, stoguardando la TV

Facciamo così: adesso nonapparecchio, però dopo

sparecchio

Ora non posso, sto facendoaltro: giocando,chiacchierando

Lo faccio volentieriMi impegno perdiventare più bravo

Creo gioco di squadrae unità di gruppo

Vado all’allenamento Vado a fare un giro in centro Vado in oratorio

Resto a casae guardo la TVEsco

Resto a casa e guardo la TVo gioco alla playEsco Faccio i compiti

Guardo la TVo gioco al computer

Passo un po’ ditempo con i miei

Faccio i compiti perchénon li ho ancora fatti

Dico che è andata bene anchese non è vero, altrimenti

scatta la punizione

è andata bene, mi hannointerrogato, ma ero preparato

Dico la verità: non avevo fatto icompiti, la prof mi ha interrogato,

ma oggi studio e domani cerco di recuperare

La prof accetta la proposta:cosa fai nel pomeriggio

Arrivi a casa e i tuoi ti chiedonocom’è andata a scuola: che rispondi?

La prof interroga: cosa fai?

La mattina a scuola la prof tichiede se hai fatto i compiti:

Hai finito di cenare,cosa fai questa sera?

È quasi ora di cena e la mamma ti chiede di apparecchiare: cosa fai?

Il don, la suora, un educatoreti chiedono di fare qualcosa:

cosa fai?Come ti comporti all’allenamento?

Decidi di uscire: dove vai?

Dopo aver fatto i compiticosa fai?

Cosa fai oggi pomeriggio?

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MESE MARIANO

ANIMATORE CHE CONTA I BIGLIETTI DI UN DATO COLORE

Sono troppo grandi,non possono capire cosa

ci passa per la testa

I miei amici stanno benecon loro... dicono chedovrei fidarmi di più

Mi fermo a parlare con lui Lo saluto a squarciagolaCambio strada per evitarlo

Adesso no, vengo allafine delle partita Ci vado, ma tanto non prego...Vengo se dopo

ci danno il gelatoOk, vengo subito...

Ne parlo con un animatoreo con il don o la suora Nessuno mi capisce!! Cerco di rimediare richiamando

quelli che se ne sono andatiLo mando a quel paese.

Non capisce niente neanche lui!

Sto per conto mio Invito gli amici a giocare Mi arrabbio perché non sigioca a quello che voglio

Voglio fare tutto come dico io Mi va bene qualsiasi cosabasta che giochiamo!

Sono contento perché ho finito i compiti

ed ho giocato all’Oratorio

Andando a casa mi fermo congli amici a prendere un gelato

e arrivo tardi a cena

Sparlo dell’animatorecon i miei amici

Faccio subito i compiti Abbraccio la mamma e le chiedo se ha bisogno d’aiuto

Racconto ai miei cosaho fatto nel pomeriggio

A casa

Gli animatori

Alla fine del pomeriggio,quando me ne vado...

Sta arrivando un animatore...

È l’ora della preghiera e bisognainterrompere il gioco per 5 minuti

Il tuo comportamentoha come conseguenza

Durante la partita...

Domenica pomeriggio in Oratorio

Perché non sono riuscitoa giocare serenamente?

L’arbitro mi richiama,cosa faccio?

Si continua a giocare,ma il clima rimane tesoMi arrabbio e me ne vado Chi non ci sta, cambia gioco

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SUSSIDIO PREADOLESCENTI

DALLE PAROLEAI FATTI

PREGHIERA

Recitare le 3 Ave Maria prima di addormentarsi o alla fine dell’incontro di gruppo.

O Maria Ausiliatrice,che hai guidato con la tua mano potente la vita di Don Boscoe oggi continui a proteggere tutti i ragazzi,insegnami a fidarmi di te.

O Maria Ausiliatrice,che hai collaborato con la nostra salvezzadicendo il tuo ‘sì’ all’Angelo che ti annunciava la volontà di Dio su di te,insegnami a rimanere amico di Gesùincontrandolo nei sacramenti e nella preghiera.

Insegnami l’importanza del gruppo e della comunitàche possono sostenermi anche quando la stanchezza e la noiapotrebbero allontanarmi dai miei doveri di buon cristiano.Amen.

CARATTERISTICHE DI DON BOSCO DA NON DIMENTICARE:

• Don Bosco trasmette ai suoi ragazzi un profondo senso di Dio che si esprime in uno stile parti-colare di stare all’oratorio;

• si consuma per i suoi giovani non facendo mai mancare a nessuno la sua attenzione e la sua amorevolezza.

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