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SILVIA CASTELLI L’ ATTORE ROMANO ED IL SUO ABITO Mosaico romano, Pompei, casa del Poeta Tragico

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SILVIA CASTELLI

L’ ATTORE ROMANO ED

IL SUO ABITO

Mosaico romano, Pompei, casa del Poeta Tragico

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ALCUNE PREMESSE:IL TEATRO ROMANO versus IL TEATRO GRECO

• Il teatro romano si presenta con connotazioni completamente diverse rispetto a quelle proprie del teatro greco dove regnava la “ritualità” della rappresentazione e dove la tragedia era considerata una forma alta di un rito condiviso tra attore e spettatore.

• Dallo spettacolo frutto di una comunità allo spettacolo di massa

• Lo spettacolo romano è laico (la tragedia fu di fatto poco rappresentata). E’ e deve offrire godimento e divertimento per gli occhi. Valorizzazione della spettacolarità: la “Pompa”.

• Lo spettacolo quale strumento politico: “panem et circenses (Giovenale)

• Diversa tipologia di edifici per lo spettacolo: non solo teatri, ma anche e soprattutto arene, circhi ed ippodromi per una ricchissima articolazione di eventi.

• Differenza fra l’edificio teatrale greco e quello romano: da una concezione comunitaria ad una concezione spettacolare (Allegri). Teatri in pietra costruiti solo nel I sec. d.C. Grandi teatri effimeri. Netta distinzione tra chi agisce sulla scena e chi è destinato a fruirne. Il cerchio avvolgente del teatro greco che metteva in comunicazione attori e spettatori si rompe ora nei luoghi divisi e deputati all’attore ed allo spettatore: adesso abbiamo due alterità che si fronteggiano nella scena e nella gradinata non più mediate dall’orchestra. Adozione del Sipario meccanico (II sec. a.C.)

• Attenzione all’acustica. Valore della parola e del testo letterario che si perde comunque via via nella ricerca di una sempre maggiore spettacolarità e nel prevalere della messa in scena e degli effetti speciali.

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LA SPETTACOLARITA’ FORTE E DIFFUSA DEL MONDO LATINO

• Numero straordinario di giornate dedicate alle feste ed agli spettacoli istituiti con le dedicazioni più varie (Giochi romani, di Cerere, di Apollo, di Flora, della Vittoria, ecc.)

• Gli spettacoli teatrali erano incastonati tra la POMPA che li precedeva ed i LUDI CIRCENSES che chiudevano il ciclo delle feste

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LE COMPAGNIE ATTORIALI

• “Greges”: compagnie di attori guidate da un “dominus gregis”, capocomico e primo attore, formate perlopiù da SCHIAVI che come tali ne possono subire le sorti (fustigazione, ecc.).

Palermo, Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas,

Attore tragico e Attore Comico

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L’ ATTORE LATINOTRE DIVERSI INTERPRETI: CANTOR, ACTOR, HISTRIO

• L’attore latino si pone al centro dello spettacolo: successo del mimo e del pantomimo che esalta in una sorta di “recital” l’abilità tecnica dell’interprete più che la parola del drammaturgo

• Si rompe l’unità dell’interprete greco.

• Tre diverse funzioni, tre diversi interpreti: il “cantor” che canta, l’”actor”, che fa uso della parola, l’”histrio”, che agisce sulla scena. Valenze sociali diverse per queste tre diverse tipologie: l’actor è considerato “superiore” ll’histrio e quasi accomunato all’orator per il suo uso della voce e della tecnica (cfr. Roscio / Cicerone; Quintiliano nell’Institutio oratoria, I, II, indica quale necessaria per l’oratore la tecnica attorica, grazie alla quale l’oratore può migliorare la pronuncia, la maniera di porgere, la compostezza del gesto).

• Fortuna e prevalere della figura dell’Histrio (dalla fine dell’epoca repubblicana): si va verso una maggiore corporeità (influenza ellenistica, italica e etrusca anche). Spirito comico, grottesco e derisorio. Importanza e sviluppo delle Atellane e dei suoi tipi fissi (Maccus, Pappus, Bucco e Dossenus / sciocco, vecchio gabbato, parassita, gobbo astuto). Fisicità dell’attore che spesso improvvisa: evento spettacolare fortemente comico

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IL MIMO E IL PANTOMIMO: IL PREVALERE DEL GESTO SULLA PAROLA

• Il Mimo, già noto anche in Grecia, dalla prima metà del II sec. A.C. è lo spettacolo principale dei Ludi Florales. Su di un semplice canovaccio imbastito uomini e donne improvvisano, senza maschera, azioni perlopiù oscene. Sono presenti le donne: notorietàdella mima Arbuscula

• Il Pantomimo, invece è uno spettacolo, introdotto a Roma forse nel 23 a. C. da due danzatori orientali Batillo e Pilade, nel quale due attori-danzatori con abiti sontosi, con passi di danza, gesti, strumenti musicali, cambiando maschere diverse, rappresentano azioni mitologiche. Talvolta un coro canta e ne descrive l’argomento

• La danza continua ad essere parte fondamentale. Luciano di Samosata, (II sec. D. C. ) scrive un Dialogo sulla danza De saltatione. Si richiamano oltre alla mimica facciale due discipline fondamentali: l’orchestrica, la codificazione dei movimenti del corpo, e la chironomia, la codificazione dei movimenti delle mani.

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PER UNA SOCIOLOGIA DELL’ ATTORE: AMORE E ODIO

• Vengono meno le limitazioni del teatro greco in scena rispetto al loro numero

• L’attore diviene protagonista però di un sentimento contrastante: ”Quale incredibile contraddizione! Amano quelli che condannano, disprezzano quelli che applaudono. Esaltano l’Arte, bollano l’Artista”(Tertulliano, De spectaculis, 22, 2-3)

• L’attore diviene però anche protagonista del primo vero fenomeno di divismo

• Il Coro perde di importanza. Diviene un elemento accessorio, esecutore di canti e coreografie

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L’IMPORTANZA DEL VESTITO

• L’attore romano sulla scena vestiva, come del resto quello greco, un abito molto simile a quello quotidiano. Portava, sulla tunica, la toga di lana.

• Talvolta le vesti erano molto costose e spesso servivano per una sola rappresentazione

• Il pubblico applaude comunque, soprattutto nella tragedia, il vestito prima ancora che l’attore: “Vero è che, anche fra i nobili, il gusto è passato tutto dagli orecchi agli occhi, i quali vagano qua e là per mero passatempo”(Orazio, Epistulae, 2)

• E’ comunque elemento fondamentale con i suoi colori ed i suoi ricami. I colori sono codificati e convenzionali (bianco per i vecchi, colorato per i giovani, color porpora per i ricchi, ecc.)

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L’ABITO ROMANO

• Simbolo della cittadinanza romana e del suo privilegio politico è un capo: LA TOGA, un grande mantello.

• Gli abiti romani esibivano al primo impatto una distinzione di rango.

• L’abito più austero in epoca repubblicana divenne più ricco sotto l’impero. Erano fatti di lana, lino, cotone e seta, di cui facevano ampio uso le donne e che era considerata per questo segno di effeminatezza (Tiberio)

• Grande sviluppo ebbe l’arte dei Tintori soprattutto dopo che fu impiantata in Italia l’industria della porpora (tintura ottenuta dal succo di molluschidiluito in acqua e orina), diffusa anche se più scadente di quella orientale.

• Si praticava anche la concia delle pelli per calzolai e ciabattini.

• Abbiamo diverse fogge di abbigliamento:

• INDUMENTA – i capi che si infilavano dalla testa

• AMICTUS – capi avvolti intorno al corpo

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LA TUNICA

• Sulla pelle portavano la TUNICA INTERIOR (O SUBUCULA)

• Al di sotto della vita si usavano tre capi o meglio tre sorte di bendaggi: il FEMINALIA che copriva le cosce, il TIBIALE, che copriva polpacci e tibie, le BRACAE di origine barbarica. Le donne usavano anche una fascia pettorale.

• La veste fondamentale era la TUNICA, fatta da un solo pezzo di stoffa tessuto partendo dalla manica. Poteva avere le maniche o essere smanicata (COLOBIUM). Marrone era per gli schiavi e gli operai; bianca o naturale per il resto del popolo.

• Schiavi e bambini potevano portare anche un altro indumento che lasciava loro scoperta una spalla

• La tunica non doveva essere portata troppo lunga e senza cintura,. Anche le maniche troppo lunghe venivano considerate effeminate. La più ricca fu detta DALMATICA. TUNICA TALARE fu quella di origine orientale, con le maniche, usata durante i riti religiosi.

• Sulla tunica una lista purpurea detta ANGUSTICLAVIUM indicava, se stretta, l’ordine dei cavalieri, se più larga LATICLAVIUM l’ordine dei senatori

• Ai generali era riservata la TUNICA PALMATA, purpurea, con la fascia alta un palmo e con ricami a forma di palma in oro

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LA TUNICA

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LA TOGA ROMANALa TOGA fu l’indumento principe degli antichi romani. Indossarla era un privilegio dei cittadini liberi e

spesso veniva indossata nei giorni di festa dal popolo comune. Prima di forma rettangolare assunse

nel tempo la tipica forma ellittica. Inizialmente grezza divenne poi di colore bianco, colore che tese ad

indicare l’aspirante ad una carica, il “candidatus” appunto.

Nel corso del tempo si ebbero vari modelli di toga.

TOGA PRAETEXTA era la toga bordata di porpora. La portavano i giovani liberi e i “Pueri nobiles”

TOGA VIRILIS era quella tipica del cittadino romano (togato era sinonimo di cittadino romano)

LA TOGA COLOR PORPORA era appannaggio dell’imperatore

LA TOGA detta PULLA o SORDIDATA, scura di colore nero, grigio o marrone, era portata in segno di

lutto o da persone incriminate

La TRABEA era una sorta di toga corta.

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• La toga, un telo di forma ellittica, era lungo tre volte la persona e largo due. Veniva ripiegato per metà nel senso della lunghezza, in modo da trasformarsi in una sorta di sciarpa. Un’estremità veniva quindi buttata sulla spalla sinistra, passando prima da dietro le spalle sotto l’ascella destra, mentre un terzo circa ricadeva davanti fino ai piedi. Un lembo poteva essere fermato in vita sotto ad una cintura.

• Talvolta questo mantello venne usato e drappeggiato per difendersi dagli attacchi armati. Nel periodo repubblicano si fece uso di un esemplare più largo che copriva anche braccio e spalla destra.

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La toga imperiale, lunga alle

caviglie, prevedeva invece un

complicato sistema di drappeggio:

era un modello ancora più ampio

ed aveva il “sinus”, il lembo che

ricadeva al disotto del braccio

destro, pronunciato. La parte di

drappeggio che ricadeva e

sporgeva sul davanti era detta

invece “umbus”. Sinus ed umbus

possono a seconda delle epoche

accentuarsi o restringersi.

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A seconda di come era fatto il drappeggio, secondo un vera e propria e codificazione, si designava la posizione sociale occupata: ad esempio se la toga era piegata simmetricamente per evidenziare le bande purpuree si designava il magistrato, se cinta in vita assumeva un carattere militare, se stretta e serrata indicava i cittadini integerrimi, se a pieghe molli gli uomini di cultura. Il lembo sulla testa era portato invece solo dal sacerdote

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LA COMPLESSA VESTIZIONE ED IL DRAPPEGGIO

Ogni cittadino ambiva ad indossare

una toga ben drappeggiata. Gli

oratori vi ponevano particolare

attenzione come del resto gli attori.

Specialista del drappeggio era uno

schiavo detto “vestiplicus”.

Dal II sec. d.C. la toga divenne più

piccola ed il drappeggio si complicò

ulteriormente.

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L’ ABITO FEMMINILE• Per la donna il passaggio all’età matura era contrassegnato dal matrimonio che

comportava un cambiamento nell’abbigliamento. Per la cerimonia nuziale si indossava una tunica con velo e scarpe gialle. Le matrone romane indossavano poi sopra la tunica la PALLA, un mantello di forma rettangolare.

• La STOLA era invece simbolo di castità e di fedeltà matrimoniale. Poteva essere di due tipi una più corta e una lunga fino ad i piedi. Di vari colori aveva forma approssimata a T. Veniva cinta in vita e drappeggiata

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ALTRI TIPI DI MANTELLO

• Virgilio cita un mantello detto LAENA DUPLEX. Era più ampio della toga ed era fermato con una fibula.

• La LACERNA, era invece un mantello arrotondato agli angoli inferiori e fermato anch’esso da una fibula. Originariamente era in colori naturali e di uso comune. Poi si colorò di porpora o di ametista per le persone piùfacoltose. Poteva essere sovrapposto alla toga.

• La PAENULA era invece un mantello adatto contro la pioggia in quanto munito di cappuccio. Sua variante era il CUCULLUS, una corta cappa con cappuccio forse di origine barbara

• Abbiamo poi altri tipi di mantelli, come il BIRRO, il MANDUA, di origine orientale, l’ABOLLA, il PALUDAMENTUM (sopravveste onorifica per i generali e gli imperatori), la CASULA interamente chiusa sul davanti e talvolta provvista di cappuccio (poi di uso ecclesiastico), e soprattutto il PALLIUM

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IL PALLIUM

• Il PALLIUM era un mantello, forse di origine etrusca o piùprobabilmente greca, simile ad una lunga sciarpa che si appoggiava sulle spalle incrociandone le estremità sul petto; poteva essere anche fermato da una fibula. Veniva indossato dall’attore talvolta sopra la toga nella “fabula palliata”, la tragedia di ambientazione greca.

• Le donne invece che il PALLIUM portavano la “PALLA”, un mantello simile all’”himation” greco usato anche dagli attori.

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IL PALLIUM MASCHILE E LA PALLA FEMMINILE

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LE CALZATURE

• Le calzature avevano grande importanza presso i Romani.

• I SANDALIA O SOLEA erano calzature fatte da piccole strisce di cuoio

• La CALIGA era un sandalo militare

• LA SCULPONEA, uno zoccolo in legno era usato da schiavi e contadini

• I SOCCI ovvero le ciabatte aperte dietro

• I CALCEI le scarpe vere e proprie. Esisteva il CALCEUS PATRIZIUS (rosso con fibula d’avorio) simbolo di eleganza ed il CALCEUS SENATORIS in cuoio nero. Quelle femminili erano realizzate in cuoio più morbido e a colori vivaci

• Era ritenuto sconveninte farsi vedere in pubblico i sandali. Con la toga si portavano i CALCEI

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IN SCENA: L’IMPORTANZA DEGLI ACCESSORI

• Oltre alla tunica ed alla toga si fece uso di cappelli (quali il “pilleus”inizialmente usato nei Saturnali, un cappello a forma conica, di feltro con il quale ad esempio veniva designato Ulisse) e talvolta di altri tipi di mantelli.

• Si portavano parrucche (distinte per generi: ad es. parrucca rossa per gli schiavi), “onkos” imponenti spesso con grossi riccioli ed accessori per la tragedia.

• Per la commedia invece le maschere erano prive di “onkos”

• Gli attori romani all’inizio sembra che non portassero la maschera. Fu introdotta probabilmente alla metà del I sec. a.C. forse dal grande attore Roscio (noto per la celebra arringa con la quale fu difeso da Cicerone), che pare fosse strabico. Livio narra che la maschera fu proibita perchéinizialmente riservata ai giovani patrizi che la usavano nelle Atellane e che non dovevano essere confusi con gli attori e con il discredito della loro classe sociale. Erano simili alle maschere greche anche se i fori per gli occhi e la bocca appaiono più ampi.

• I mimi non portavano maschera, mentre i pantomimi una maschera piccola e leggera Roma, Casa di Augusto al

Palatino,

Sala delle Maschere

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LA MASCHERA TRAGICA E LA MASCHERA COMICA

Roma, Musei Capitolini

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GLI ABITI E I VARI GENERI DRAMMATURGICI

• Le varie tipologie drammaturgiche prendono il nome dagli abiti che i personaggi indossavano e che le caratterizzavano: cosi abbiamola la COTHURNATA e la PRAETEXTA, la PALLIATA e la TOGATA

• La COTHURNATA era una tragedia di argomento greco nella quale gli attori indossavano le tipiche calzature elleniche alte, i coturni

• La PRAETEXTA era una tragedia di ambito romano (introdotta da Nevio) che prendeva il nome dalla fascia di porpora che ornava la tunica bianca dei magistrati romani

• La PALLIATA era una commedia di abito greco, dal momento che faceva riferimento al PALLIUM il mantello forse di origine greca

• La TOGATA era una commedia di ambito romano che prendeva il suo nome dall’indumento romano per eccellenza la TOGA

• Con il termine “fabula” si intendeva invece genericamente sia la tragedia che la commedia

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Pompei, Affresco, I sec. d. C.

Attore Tragico (Praetexta)

Roma, Casa di Augusto al Palatino, Mosaico

Attori tragici (Praetexta)

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Pompei, Casa dei Dioscuri ora Museo Archeologico di Napoli, Scena tragica (Cothurnata)

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Terenzio, Biblioteca Vaticana, Vat. Lat. 3868

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Plauto, Phormio,

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ABITO TRAGICO E ABITO COMICO

• Abito tragico: alti coturni (scarpa di origine greca), abito regale e maestoso, maschera con “onkos”, accessori quali la corona

• Abito comico: socco (scarpa bassa), costume vivace e variegato, maschera priva di ”onkos” ed accessori

• Abito per l’Atellana: abito fortemente codificato a designare i tipi, accompagnato dalla maschera perlopiù grottesca (Maccus, Pappus, ecc.)

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Maccus

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L’ABITO DEL MIMO

• L’abito del mimo che sosteneva la parte principale ed era detto “archimimus”, e che non portava la maschera, era una corta tunica, solitamente bianca, che lasciava scorgere un grosso fallo sul davanti

• L’abito del secondo mimo, detto “centunculos”, una sorta di buffone, era una corta tunica variopinta, sembra composta da tanti pezzetti di stoffa diversi. Aveva anch’esso un grosso fallo e talvolta un mantello scuro detto “ricinium”

• I mimi agivano scalzi o con delle leggere scarpette per permettere i passi di danza e per questo erano detti “excalceati” o “planipedes”.

• Le donne portavano anch’esse una corta tunica ed il ricinium

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I COLORI ED I LORO CODICI(ELIO DONATO)

• Nero: colore del lutto

• Giallo: colore della cupidigia (Terenzio) e non più quello della seduzione come nel mondo greco (Aristofane). Diverrà poi il colore delle prostitute, delle mezzane avide di danaro e degli ebrei

• La porpora: colore simbolo di nobiltà, fama di ricchezza

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Napoli, Museo Archeologico, Musici