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La casa più bella LA CHIESA DEL SACRO CUORE DI GARNIGA TERME

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LA CHIESA DEL SACRO CUORE DI GARNIGA TERME 3 Saluto del parroco Un particolare della croce gemmata. 3 Don Pietro Simion (n. 2.3.1900 - m. 20.6.1940) eroico parroco di Garniga, morì stremato dalle fatiche per erigere questa Chiesa; quindi gli arredi arredi liturgici precedenti durante la demo- lizione. 4 Garniga Terme: nuova parrocchiale dedicata al sacro Cuore di Gesù La chiesa prima e durante il restauro. 5

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La casa più bella

LA CHIESA DEL SACRO CUOREDI GARNIGA TERME

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Saluto del parroco

Cara comunità di Garniga Terme e amici tutti, entrando nellaChiesa consacrata al Sacro Cuore di Gesù tutti constatiamocome sia stato fatto un enorme sforzo per creare un luogo

bello di incontro con Dio e tra di noi. Ogni Chiesa è bella se aiutaa celebrare la fede e a incontrare Dio. Tutto nella nostra Chiesaparla di Dio: le vetrate, il mosaico, i poli liturgici, gli arredi e tuttoparla di incontro: ci possiamo vede-re tutti nella circolarità dei banchiche pongono al centro di tutto Gesù,rappresentato dalla pietra dell'altare. Ora abbiamo una chiesa bella.Entriamoci spesso, consumiamolacon la nostra presenza e preghiera.Non perdiamo occasione di fare unavisita durante le nostre giornate.Luogo di silenzio e preghiera, casadi Dio nella quale possiamo sentirela sua presenza e la sua Parola. Perfortuna nostra la casa più bella diGarniga Terme è la casa di Dio. Con affetto, un grazie a quanti l'han-no trasformata così.

don Daniele vostro parroco

Un particolare della croce gemmata.

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Don Pietro Simion (n. 2.3.1900 - m. 20.6.1940) eroico parroco di Garniga, morì stremato dallefatiche per erigere questa Chiesa; quindi gli arredi arredi liturgici precedenti durante la demo-lizione.4

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Garniga Terme: nuova parrocchialededicata al sacro Cuore di Gesù

La nuova parrocchiale di Garniga Terme è dedicata al Cuoredi Gesù. Fu costruita alla fine degli anni trenta per l’interes-samento dell’allora parroco don Pietro Simion da Tonadico.

La strada impervia per raggiungere il paese e la povertà estremadi mezzi misero a dura prova il solerte parroco che, strematodalla fatica quotidiana di portare a spalle i sassi per la costruzio-ne della nuova chiesa, morì nel 1940. Una lapide in prossimitàdell’entrata ricorda questo eroico sacerdote. Negli anni ’70, neltentativo di un adeguamento liturgico, la chiesa venne rimaneg-giata, ma purtroppo non sortì l’effetto desiderato. Nell’anno 2006lo spazio venne totalmente ripensato e progettato secondo unlinguaggio moderno.

La chiesa prima e durante il restauro.

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Il sagrato

Il sagrato è stato totalmente rifatto e riorganizzato. Esso si pre-senta come uno spazio prezioso che prepara all’ingresso nel-l’aula. È una cerniera tra il momento quotidiano e profano e l’ap-

puntamento religioso, domenicale e festivo. Questo spazio antistante esprime una dimensione umana, liturgi-ca e culturale, dove si celebra un primo incontro e saluto di coloroche convengono ad un appuntamento festivo guidati dalla stessafede. È uno spazio che favorisce quella liturgia, che definirei delsagrato, sia come preparazione alla celebrazione, sia come mo-mento prezioso per immettersi, insieme, nella vita quotidiana. Risulta uno spazio all’aperto che introduce al mistero accentuatoed esaltato dal portale dell’edificio che, lavorato in bronzo con unaforte lacerazione, mi rimanda al velo del tempio squarciato al mo-mento della morte di Cristo, unica vera porta d’ingresso nel nuovotempio, nella realtà sacramentale e nella vita eterna.

Nella pagina accanto il sagrato. Sopra da sinistra: la prima pietra della Chiesa, posata con unacroce scolpita, è la pietra angolare visibile nel lato sud-est; le mura che circondano il sagrato infase di costruzione (novembre 2006); la grande croce e la fontana di pietra posti sul sagrato. 7

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Il campanile

Il campanile, costruito come la chiesa alla fine degli anni tren-ta, è un segno di estrema semplicità. Più che esprimere la bel-lezza dell’arte, esso connota la tipologia dell’edificio ed

annuncia anche all’esterno la bellezza e la ricchezza dei riti edelle celebrazioni che colorano e animano il ritmo della giorna-ta, scandiscono la misura del tempo e trasformano le ore delgiorno in un’occasione di lode e di preghiera. É come una voceche comunica a tutti gli uomini che si rapportano alla comunitàgli eventi della storia della salvezza, è una realtà simbolica cheinnalza lo spirito, come un indice puntato verso l’alto che ci ricor-da il cielo, il nostro futuro.

Nella pagina accanto il campanile. Sopra a sinistra la Campana del 1677 proveniente da Sant'Osvaldoe attualmente sul campanile della parrocchiale; a destra i quadranti dell'orologio appoggiati alla cano-nica prima del montaggio. Da questa foto si possono dedurre le reali dimensioni. 9

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Il portale

La solennità del portale e la sua valenza simbolica sono prepa-rate dall’architettura dello spazio antistante. La soglia dellachiesa riveste significati naturali e si carica di altre valenze

soprannaturali. Quando si entra si compie un gesto automatico,come il segno della croce con l’acqua benedetta, senza rendersiconto del suo significato. Altrettanto automatico può apparire“l’entrare in chiesa”. Ma questi gesti significano “oltrepassare lasoglia”, “passare la porta”. “C’è unmistero del passaggio”. Varcare unasoglia per entrare in un casa costituiscequalcosa di grave e solenne che natu-ralmente diventa un rito.

Nella pagina accanto il portale. Sopra, a sinistra, il piattino donato alla chiesa per l'inaugura-zione è un’opera in filigrana d'argento interamente realizzata a mano con lapislazzuli. A destrail calice settecentesco proveniente dalle manifatture di Augsburg. 11

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L’acquasantiera

Non si entra in una chiesa come in un luogo qualsiasi. La chiesa èuno spazio sacro (templum in latino e temenos in greco).Ambedue questi termini derivano proprio dal verbo “tagliare, se-

parare”. L’intenzione è quella di operare una vera separazione o quasiisolamento, e quindi di ampliare il livello di sacralità tipico del luogosilenzioso, per una preghiera personale o comunitaria. Il recinto deltempio separa dal profano e racchiude in ambito particolare e riserva-to la divinità. Prima di entrare in questo luogo l’uomo deve purificarsi.La prima immersione nella grazia è avvenuta nel battesimo, ora si ricor-da e si ritualizza questa purificazione con il segno dell’acqua santa.Per questo l’acqua santa che si trova accanto alla porta rimanda al bat-tesimo, alla soglia di entrata nella vita della grazia e all’aurora della vitaecclesiale. Varcare la soglia del tempio ci ricorda che bisogna varcarela soglia della fede, quindi riattivare il dono della fede stessa, per viverela ricchezza spirituale che inonda la singola persona e l’assemblea.L’acquasantiera è realizzata in marmo azul macaubas su un elegantesupporto in bronzo formato da tre elementi che, partendo da una basecomune, si ramificano e si allargano a punto d’appoggio. Colore,forma, simbolismo e marmo mi rimandano al battistero, vero e propriofiltro spaziale di preparazione all’ingresso nell’aula, anticipo di essa,passaggio tra l’esterno del sagrato e l’interno dell’aula liturgica.Passare attraverso il contatto con l’acqua è stato uno dei punti fonda-mentali dei riti cristiani. Il cristiano deve compiere quei gesti che lolegano a Gesù. L’acquasantiera è oggi di fatto il reperto più esplicito diquesto intenso legame.

Nella pagina accanto l’acquasantiera.

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Nella pagina accanto il mosaico all’entrata della chiesa. Sopra a sinistra la mosaicista CristinaDorigati, specializzata in mosaico antico presso la scuola della soprintendenza dei beni archi-tettonici e del paesaggio di Ravenna. A destra il mosaico durante l’assemblaggio. 15

Il mosaico dell’entrata

Sul pavimento dell’atrio della chiesa, davanti al portale, è stato realiz-zato un elegante mosaico con piccole pietre di colore azzurro palli-do e bianco lavato. L’impressione è quella di attraversare un rivolo

d’acqua abitata da piccoli pesci, che mi rimandano all’acrostico ICH-TUS, termine che significa pesce e in greco costituisce le iniziali delleparole Gesù, Cristo, di Dio, Figlio, Salvatore.Questo acrostico ha fatto del pesce un simbolo molto diffuso in epochemolto antiche. In origine costituiva una formula misteriosa e come unaparola d’ordine. Questa fu la prima professione di fede disegnata. Ilpesce è rappresentativo sia di Cristo che dei cristiani. L’acqua battesi-male genera i pisciculi (piccoli pesci), come le acque primordiali i pesci.Noi piccoli pesci, osserva Tertulliano - secondo l’ICHTUS nostro, GesùCristo, nasciamo nell’acqua e non viviamo che restando nell’acqua.Anche questo è un chiaro riferimento al battesimo.

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Il fonte battesimale

Nella nuova sistemazione realizzata nella chiesa di Garniga Terme,il fonte battesimale gode di uno spazio proprio ricavato in prossi-mità della porta d’entrata. La sua posizione architettonica si

sposa simbolicamente con il portale della chiesa, che è un’entrata inuno spazio sacro, come il battesimo è ingresso nella vita di grazia. Unaluce azzurra pervade la cappella e sembra quasi un ritaglio di cielo sro-tolato in un piccolo vano. Il fonte battesimale, realizzato con un marmospeciale azul color acqua marina, dà alla luce radiosa che penetradalla finestra un‘accoglienza garbata, che circoscrive il fonte battesi-male e fa brillare le articolazioni bronzee delle figure che lo sostengo-no e che rappresentano i sette doni dello Spirito Santo. Il fonte ritornacosì alla sua matrice di origine e rispecchia la sua vocazione simboli-ca, che è quella di essere grembo che genera e che dà alla luce.

Nella pagina accanto il fonte battesimale. Sopra il bozzetto della colomba che tro-verà posto sopra il fonte e rappresenta lo Spirito Santo.

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Particolare dei sette doni dello Spirito Santo che circondano il fonte: sapienza, intelletto, con-siglio, timor di Dio, scienza, fortezza, pietà. Attraverso il battesimo siamo immersi nella vita diDio come le persone che si intravedono in queste figure, bagnate dall’acqua e dallo spirito.18

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La pietra del fonte Azul Macaubas

Un componente mineraleabbastanza raro chia-mato dumortierite è la

causa del colore azzurro diquesta pietra ornamentale ela sua concentrazione più omeno intensa nella rocciacrea una varietà di toni edisegni incredibili. Un azzurrointenso, dal più scuro al piùchiaro, quasi bianco, venatu-re marcate e un brillo partico-lare sono le caratteristicheprincipali di questa quarzitela cui bellezza esalta il fanta-stico potere della natura. Lecave dell'Azul Macaubas sitrovano all'interno della pro-vincia di Bahia, in Brasile, e siestendono lungo la cordiglie-ra denominata Serra daVereda. Anche l'acquasantie-ra e le tessere azzurre delmosaico sono di questo mate-riale.

Il fonte battesimale.

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Il pavimento

All’interno della chiesa, la lettura simbolica dello spazio si esprime neltempo con un percorso orizzontale che va dalla porta all’altare e all’am-bone, e la pavimentazione deve aiutarmi a raccontare movimenti e stasi

del rito, evidenziandone rigorosamente i ritmi, le pause, i percorsi proces-sionali, secondo una lettura spaziale in senso orizzontale.All’interno dello spazio sacro, il pavimento stesso acquista connotati disacralità proprio perché appare intimamente strutturato con tutto lo spaziocircostante e partecipa appieno della liturgia, indicando ai fedeli i movimen-ti o le pause del rito. Nel nostro caso il pavimento di pietra marrone (marronbois) è intervallata da piccoli segni semicircolari di marmo bianco calacattache disegnano la posizione dell’assemblea attorno all’altare. I segniarchitettonici impressi nel pavimento diventano espressione e parteci-pazione liturgica al mistero che vi si celebra e accompagnano, quasi in con-trappunto musicale, la via sacra che si apre dalla porta all’altare. In questomodo si è voluto segnare le onde circolari che esplodono dalla “magia” del-l’altare, centro generatore dello spazio, per riportare l’assemblea a farsiprossima, vicina e partecipe del mistero glorioso del Cristo.

Nella pagina accanto il pavimento. Sopra la posa dell’impianto di riscaldamento apavimento e l’inizio dei lavori di pavimentazione della chiesa. 21

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Lo spazio sacro

Uno spazio non ha valenza sacrale di per sé, ma solo quando è uti-lizzato per l’incontro con il Dio santo. Dappertutto dove abita loSpirito di Dio, lì lo troviamo. Per la comunità cristiana non è il luogo

sacro che la riunisce, ma un evento al quale essa è legata.È il Cristo risorto vivo e presente che determina la santità e il momentoiniziale della sua presenza è la comunità stessa.Una chiesa è il luogo della Pentecoste continua. Quando i fedeli entranoin una chiesa, devono sentirsi spaesati (niente di comune con la routinequotidiana) e interpellati dal silenzio all’interno di loro stessi. Essi trovano

in questo spazio nuovo Colui che abita nel lorocuore e che essi avevano dimenticato. Non fug-gono dal mondo, ma vengono a portare e adoffrire a Colui che porta su se stesso ogni mise-ria, perché “è in Cristo che abita corporalmentetutta la divinità” (Col 2.9).

Nella pagina accanto lo spazio sacro. Sopra la croce astile e una veduta della chie-sa dall’ambone. 23

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L’altare

Tra gli elementi dell’aula, riveste il ruolo principale. Esso cos-tituisce come un polo, verso il quale lo sguardo del fedeleè attratto, è il punto centrale e generatore di tutte le linee

essenziali che compongono l’architettura della chiesa.L’altare è non solo un oggetto, ma anche un simbolo abitatoda Qualcuno. È la soglia che introduce nel mistero. Al momen-to della celebrazione, l’altare trova la sua massima relazionecon la presenza di Cristo, ma anche a chiesa vuota, fuori d’o-gni celebrazione, si presenta sempre simbolo e presenza anti-cipatrice di Cristo. Esso ricorda al fedele il significato spiritua-le dell’altare dell’anima, dove avviene l’incontro con Cristo.L’uomo avverte il magnetismo (che promana dall’altare) e hala sensazione di essere alla presenza di Qualcuno, anchequando si è soli. L’altare è l’oggetto più sacro del tempio, laragione della sua esistenza e la sua stessa essenza.L’artista ha scelto una mensa forte, poderosa, a forma cubicaper esprimere nella sua simbologia la forza pregnante e robu-sta di Cristo che si espande nelle quattro direzioni del cosmo.Gli elementi in bronzo che fanno da supporto sono voluti epensati in forma piuttosto astratta ed essenziale, come simbo-lo del popolo in cammino ed in continua trasfigurazione a con-tatto con Cristo. Il penetrare dentro le singole figure mi ricorda,come dice sant’Agostino, che la nostra preghiera di ringrazia-mento, di domanda e di lode, non viene posta sull’altare, ma

Nella pagina accanto: in alto l’altare, sotto a sinistra l’artista Paul Moroder de Doss, il marmi-sta David Gasser e l’architetto Michele Anderle nel momento del posizionamento della mensadell’altare, il cui peso supera la tonnellata. A destra un particolare della base dell’altare. 25

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si penetra, per essere rivolta al Padre per Cristo, in unione conlo Spirito Santo. Qui è tutto un vibrare del mistero trinitario nel quale tutti siamocoinvolti nell’estasi della celebrazione eucaristica. Possiamofare nostra la lettura che ci suggerisce Simeone di Tessalonica.“La mensa è quadrangolare perché da essa sono nutrite esempre si nutrono le quattroparti del mondo. Alta e rivol-ta verso il cielo perché ilmistero è alto e celeste deltutto trascendente laterra…”.

Nella pagina accanto un particolare dell’altare. Sopra: a sinistra un particolare del-l’angelo, a destra il bozzetto. 27

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L’ambone

Lo spazio dell’assemblea che guarda verso l’altare e l’altare che sivolge verso la navata, non possono essere coperti da un contatto fisi-co. L’unico legame possibile è quello della parola, perché è l’unica

capace di coprire uno spazio che mi separa da quelli che si trovano vici-ni o lontani da me. A Garniga Terme è stato realizzato in marmo biancoed è situato alla destra della navata, in uno spazio proprio e prominenteverso l’assemblea, nel tentativo di solennizzare la sua dimensione pas-quale. L’ambone è monumento sopraelevato e distaccato dalla pedanadell’altare. Occupa un suo spazio riservato alla proclamazione dellaParola. Gli evangelisti riferiscono che il sepolcro di Gesù era scavatonella roccia, che non era mai stato usato prima e che il racconto del“sepolcro vuoto” fu fin dall’inizio inteso come attestazione e conferma delmessaggio pasquale. Nell’ambone vi leggiamo questa dimensione.Infatti due piccole scale speculari salgono da lati opposti verso il centro,custodite da due eleganti spalliere di marmo bianco. Su una sono raffigu-rate le donne mirofore, che vanno al sepolcro per imbalsamare il corpodi Cristo, sull’altra i tre personaggi che incontrano Abramo e Sara all’oa-si di Mamre, sono messaggeri di gioia da parte di Dio, perché annuncia-no il concepimento di Isacco. Al centro una spaccatura verticale e irrego-lare della pietra frontale rimanda al sepolcro vuoto e spalancato.L’innesto di un cuneo di bronzo, lavorato in forma irregolare, esalta que-sto spazio centrale e fa presagire che il vuoto lasciato dalla partenza diCristo ora è colmato dalla sua Parola. Si vuol suggerire nella raffigurazio-ne dell’insieme la dinamica dell’unico fatto misterioso e irrepetibile dellarisurrezione di Cristo, che è l’elemento fondamentale della storia che cidiversifica. La sua struttura forte e imponente gareggia con quella dell’al-tare e sembra raccolga in sé la capacità di far risuonare la Parola anchequando non c’è nessuno che la sta proclamando.

Nella pagina accanto l’imponente ambone luogo della Parola.

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Il candelabro per il cero pasquale

Un altro simbolo che non dovrebbe mai mancare vicino all’am-bone è il candelabro. Come il popolo ebreo è uscitodall’Egitto guidato dalla colonna di fuoco, così il candelabro

dell’ambone diventa realizzazione e anticipazione profetica e si faicona di Cristo risorto, luce vera del mondo: “Io sono la luce delmondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la lucedella vita”. La simbologia del candelabro è improntata a chiari rife-rimenti cristologici. Il maestoso candelabro in pietra che vi si poneaccanto fa parte integrante dell’insieme strutturale ed esprime lagioia del tempo pasquale, “è la festa dell’ambone e ne è la deco-razione alleluiatica fondamentale”.

Il cero pasquale

Il cero pasquale è simbolo di Cristo risorto vincitore delle tene-bre e della morte, sole che non tramonta. La grande VegliaPasquale ha inizio nell’oscurità delle tenebre che rimandano

all’oscurità del peccato e della morte, dalle quali l’uomo non hamai finito di uscire. Esso viene acceso con il nuovo fuoco, perchénella Pasqua tutto si rinnova. Come Cristo ‘la pietra angolare’ èuscito dal sepolcro, così il cero viene acceso con la fiamma chescaturisce dalla selce. Il Verbo di Dio ha rivestito la nostra carnemortale per illuminare tutti coloro che giacevano nell’ombra dimorte. Ora preghiamo che ci infiammi con il desiderio del cielocosì da permetterci di raggiungerlo con lo spirito puro.

Nella pagina accanto il candelabro con il cero pasquale.

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La sede

La riforma del Concilio Vaticano II ci ha aiutati a riscoprire il signifi-cato e il ruolo della sede del celebrante. La sua collocazione inuno spazio a sè stante, e non sulla stessa pedana dell’altare, ci

aiuta a comprendere l’autonomia e l’interrelazione di questo pololiturgico. Anche se non è propriamente la riproposizione di quella esi-stente nelle basiliche, perché questa si riferiva alla sede episcopale,tuttavia la si potrebbe vedere come una “emanazione” di questa. Lasede riveste quindi una fisionomia giuridica. A significare questavocazione particolare la sede della chiesa dedicata al sacro Cuore diGesù, viene resa in pietra per indicare la stabilità e continuità dellamissione. Essa è il posto per la presidenza e viene evidenziata conuno schienale elegante, per far capire che la presidenza di ogni cele-brazione è legata ad una persona ed è memoria e segno dell’insedia-mento di ogni nuovo parroco.

Nella pagina accanto la sede. Sopra: a sinistra una fase della sua lavorazione, adestra la fontana presente sul sagrato. 33

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La croce gemmata

Il simbolismo della croce è stato arricchito dalla tradizione cristiana, chevede in questo segno la storia della salvezza e della passione di Cristo.La croce simboleggia Cristo Salvatore. Nella liturgia si celebra l’esaltazio-

ne della croce. L’origine della festa è legata alla dedicazione della basilicache Costantino fece erigere sui luoghi della crocifissione e risurrezione diCristo.Nelle catacombe non si trovano delle rappresentazioni sceniche del Calva-rio, ma un gran numero di croci “che vogliono evocare certamente la morteredentrice di Gesù”. A prima vista si è portati a pensare che all’inizio del cristianesimo la rappre-sentazione della scena del Calvario, come punto culminante della storia diCristo, poteva essere frequente. Ma non è andata così. L’orrore del sup-plizio della croce era presente in tutte le memorie. Infatti anche generaliromani avevano consegnato a questo supplizio centinaia di persone.Questo fatto ha concorso a considerare la croce come un’infamia, perchériservata ai traditori o ai peggiori criminali. È stato necessario abrogarequesto supplizio prima di mettere la croce sugli stendardi o sugli scudi e civolle del tempo prima che la croce, considerata come segno di disprezzo edi disgusto, potesse diventare segno di devozione. Allora la croce venneraffigurata con una gemma preziosa all’incrocio dei legni per significare lapreziosità del sacrificio di Cristo. Venne chiamata Croce Gemmata, propriocome quella riprodotta nella nostra chiesa. È un segno prezioso, è il distin-tivo del cristiano, esprime la sua consacrazione e, nello stesso tempo, lapartecipazione al mistero della sofferenza di Cristo.«Questo segno che abbraccia tutto il corpo» osserva Romano Guardini: «èil più santo che ci sia. Fallo bene: lento, ampio, consapevole. Allora essoabbraccia tutto l’essere, corpo e anima, pensieri e volontà, senso e senti-mento, agire e patire, e tutto diviene irrobustito, segnato, consacrato nellaforza di Cristo, nel nome di Dio uno e trino».

Nella pagina accanto la croce gemmata. Sotto: a sinistra il blocco da cui è statoricavato l’occhio di tigre, a fianco la pietra di quasi 30 centimetri di lunghezza inca-stonata al centro della croce. 35

Page 36: La Casa piu Bella

1 - La stella del mattino 2 - Lo Spirito Santo (la colomba) 3 - Il sole 4 - Il cuore spezzato 36

Le vetrate

Non si può parlare di questa chiesarinnovata senza far riferimento allaluce. L'architettura ne è la sua

coordinazione spaziale. Saper ritagliarela luce per farla cadere su determinatipunti focali e simbolici è arte; così nelregolare il gioco di riverberi e chiaro-scuri dello spazio qui si incontra unarelazione eccezionale della luce organiz-zata e modulata in una complementarietàpoetica. Ad ogni ora del giorno un fascio di

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raggi penetra da finestre diverse e ritma i momenti della preghie-ra, le lodi del mattino e i vespri al tramonto, con una fantasia varie-gata di colori. Ad est le finestre hanno un'aria allegra e mattiniera.Sono riempite di azzurro tenue e lavato. In ritmica successione,nella prima finestra si accende alla prima luce dell'alba (foto 1), labianca stella del mattino, che nel simbolo mi richiama quella stel-la "che non conosce tramonto". Nella seconda finestra il sole del-l'aurora fa vibrare l'azzurro del vetro per accarezzare con i suoiraggi il simbolo della candida colomba appena accennata (foto2). A sud la vetrata del rosone centrale riproduce il cuore spezza-to del Cristo (foto 4), che in pieno meriggio infiamma del suorosso colore, la navata dell'aula per adagiarsi, come qualcunoche è di casa, sull'altare, segno forte e indiscusso. Esso ci riman-da nel linguaggiodel simbolo al cuoreappassionato delCristo, eucaristiache si fa dono, ban-chetto e sacrificio. Prima di lasciare lafacciata incontriamodue piccole finestrelaterali alla portad'entrata. A destraquella azzurrarichiama dall'ester-

5 - La goccia di sangue 6 - L’aurora

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Page 38: La Casa piu Bella

7 - Lo Spirito Santo 8 - L’acqua e il pesce

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no il fonte battesimale (foto 8). Una luminosità gradevole invade ilsuo piccolo vano per accennare a una emozione profetica e sim-bolica di trasfigurazione battesimale. Quella di sinistra ha unacarica di color fuoco (foto 9). Già dal di fuori annuncia lo spaziodove il sacramento della Riconciliazione ridona attraverso l'azionefolgorante dello Spirito, il ritorno alla casa del Padre. Le tre vetra-te ad ovest (foto 3, 5 e 6) si caricano di rosso, sempre più inten-so al tramonto del sole, nell'intento di riprodurre nel colore delfuoco, la fiamma dello Spirito Santo che lambisce la navata e lepareti e nel linguaggio allegorico rinvia ai sussulti della Grazia che

egli prodiga continua-mente alla sua Chiesa.Sopra la porta della cap-pella laterale la vetratadel piccolo rosone raffi-gura due mani che spez-zano il pane (foto 10) .Accanto al valore simbo-lico della mano, c'è lapresenza di un pane.Esso mi ricorda l'eucari-stia che in quello spazioviene celebrata e adora-ta. Lo Spirito Santo invo-cato nell'epiclesi consa-cratoria è richiamato,

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9 - Il fuoco 10 - Le spighe e il pane

nella logica dei simboli, dalla vetrata termale posizionata a nord.In questa chiesa le categorie di spazio e tempo sono colte in unasintesi relazionale. Lo spazio è concepito legato al ritmo deltempo cosmico nel quale siamo tutti inseriti. Le lame di luce sci-volano lungo le pareti, ravvivano i colori del pavimento, aumenta-no il fascino della visione e concorrono a sollecitare esperienzeemozionali estetiche e determinati stati d'animo aperti alla pre-ghiera. Nella notte quando la chiesa è illuminata le finestre lascia-no trasparire all'esterno la varietà dei colori e la velata dinamicadei simboli che si articolano e dialogano in un linguaggio flebile esommesso, come il volto sereno di un santo trasmette la bellezzadella grazia che ospita dentro.Questa piccola chiesa nel suo insieme appare, notte e giorno,non disgiunta dal grande tempio del crea-to nel quale l'uomo è immerso per cantarecon gioia: "O Signore, nostro Dio, quanto ègrande il tuo nome su tutta la terra".

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La cappella feriale

Di proporzione piuttosto contenute, questa cappella è stata pensataper le messe feriali e per momenti di preghiera, meditazione e ado-razione per piccoli gruppi. Il centro naturalmente è il maestoso e

solenne tabernacolo ricavato con stessa pietra dell’altare. Questo luogodestinato “a custodia dell’Eucaristia ci richiama alla mente sia la presen-za del Signore, che deriva dal sacrificio della Messa, sia i fratelli che dob-biamo amare nella carità di Cristo”.

Il tabernacolo

Il tabernacolo è stato predisposto nella cappella feriale. È un’opera disquisita fattura e di raffinata bellezza. Due grandi ali di marmo biancofanno da ornamento e da supporto alla custodia eucaristica realizza-

ta in bronzo chiaro e lucido. Al centro dello scrigno è inserito un occhiodi tigre, pietra rara e di grande effetto, che attira l’attenzione verso ilcuore di ogni devozione cristiana: la presenza di Cristo nell’Eucaristia.La lampada posta a lato del tabernacolo è sostenuta da due ali d’ange-lo ripiegate verso l’alto.

Nella pagina accanto la cappella feriale e un particolare del tabernacolo e della lampa-da posta a lato. Sopra la pietra posizionata sulla custodia Eucaristica (tabernacolo). 41

La pietra corniola del tabernacoloDal latino Cornum, nome della pianta chiamataCorniolo che dà frutti rossi come il minerale di questapietra; proveniente dalla Russia, è un quarzo calce-donio contenente ferro che si forma nelle rocce vulca-niche. La più famosa di queste pietre è quella al cen-tro del pettorale funerario del Faraone Tutankhamon.Infatti fin dal tempo degli Egizi, e poi in Arabia, inOriente e in tutto il mondo, la corniola è stata consi-derata una pietra dai grandissimi poteri protettivi. Delcolore del sangue, calda e potente, semitrasparente,è la pietra che è stata scelta per il nostro tabernacolocome luogo della custodia di colui che ha donato lavita per noi, che salva e protegge.

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La porta laterale

Alla cappella feriale si accede attraverso un porta secondaria.Non altrettanto secondaria appare l’iconografia della portastessa. Essa ci descrive in un’elegante scultura in legno la

visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta. La notizia è presa dalvangelo secondo Luca. L’incontro delle due donne, protagonistedella storia della salvezza, ci riporta a quella esplosione di gioia edi lode che Maria espresse con le parole del Magnificat. Questaiconografia mariana posta sul piccolo portale vuole essere un invi-to, entrando nella cappella, a ripetere il canto della Madonna: “l’a-nima magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvato-re”. Questo è l’atteggiamento che devo far risuonare in me stessoogni volta che varco questa soglia.

Nella pagina accanto la porta laterale. Sopra un particolare e il bozzetto del taber-nacolo. 43

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Una mamma per tutti

Dal mese di luglio 2007 si può ammira-re nella ristrutturata chiesa parroc-chiale di Garniga Terme una bellissi-

ma statua di Maria che osserva dall'alto lacomunità che si riunisce in preghiera.Un'opera di Giorgio Conta, giovane artistadella Val di Sole, figlio di Livio, del quale lachiesa custodisce già una splendida ViaCrucis e una statua di un "GesùMisericordioso". Una Madonna "bella edolce", incinta, che guarda verso il luogodella Parola di Dio per darci la direzionegiusta per capirla. "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?"dice Gesù nel Vangelo e la risposta è: "Chiascolta la mia Parola". Ecco perché Mariaè ancor più grande, non perché ha tenutonel grembo il Figlio di Dio, ma perché Loha ascoltato per prima e si è fidata: "custo-diva tutte queste cose nel suo cuore".Maria, che porta nel grembo Gesù, è unesempio per tutti noi, dobbiamo portareGesù in noi e fidarci della Sua Parola.Maria allunga una mano verso di noi, perprenderci, proteggerci e aiutarci. Non miresta che invitarvi a venire a vederla, perpregare davanti a Lei, accendere una can-delina e sentire la Sua dolce mano cheprotegge.

Nella pagina accanto un primo piano della Madonna. Sopra l’immagine intera.

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Il maestro scultore Paul de Doss Moroder al lavoro mentre realizza l’Arcangelo per la Sacradi San Michele (TO). A destra l’ambone con l’altare, due delle opere da lui realizzate.

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Gli artisti che hanno lavorato nella chiesa

Paul de Doss Moroder, maestro scultore, nato ad Ortisei il13.06.1964 ivi residente. Ha realizzato l'altare, la sede, ilfonte battesimale, la croce gemmata, il tabernacolo, il por-

talampada, l’acquasantiera, il candelabro e la porta laterale.Ha iniziato a scolpire a 15 anni nella bottega di suo padre e con-temporaneamente ha frequentato l'istituto d'arte di Ortisei. Le sue opere in legno, bronzo e pietra sono collocate in molte

città italiane e straniere(Germania, Belgio e StatiUniti). Si può considerareuno dei più grandi scultori diopere sacre attualmente inattività.

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Nelle foto da sinistra: Giorgio Conta mentre realizza la Madonna, la statua il Gesùmisericordioso e un particolare della via Crucis. 47

Livio e Giorgio Conta

Livio Conta, nato a Monclassico (Trento) nel 1939. Dopo aver fre-quentato l'istituto d'arte di Ortisei si dedica alla scultura in legno,alla pittura e alla grafica. Trascorre periodi a Parigi, Madrid e Toledo

dove ha occasione di arricchire la sua tavolozza. Le sue opere sonoesposte in diverse chiese italiane e straniere. Opere di scultura, mosai-co, vetrate, pittura. Nella chiesa di Garniga Terme è custodita una suavia Crucis e una statua di Gesù Misericordioso in legno di tiglio.

Giorgio Conta, Il figlio nato nel 1978, vive e lavora a Monclassico inVal di Sole. Segue fin da piccolo le orme del padre. Non ama defi-nirsi un artista perché, dice, "sono appena all'inizio di un lungo

percorso di studio e di formazione. L'arte non si può improvvisare, cideve essere una ricerca personale, uno studio approfondito e dilatatonel tempo, che porta ad una originale capacità artistica di rappresen-tare l'oggetto, fino a renderlo materia viva".Nell'estate del 2007 realizza per la chiesa del Sacro Cuore di GarnigaTerme una Madonna in tiglio colorato.

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Ecco alcune suggestionisulla chiesa dedicata al sacro Cuore di Gesùa Garniga Terme, dove è stata inserita l’opera d’arteche infonde bellezza nelle cose, per conferire ai riti la sacra atmosfera che rende visibile l’ineffabile Mistero.

L’arte sacra è vera e bella quando, nella sua forma espressiva,sa evocare e celebrare, nella fede e nell’adorazione,

il Mistero trascendente di Dio, Bellezza sublime di Verità e di Amore.

Si ringrazia per i testiDon Ambrogio Malacarne

Delegato vescovile per l’arte sacrae per la Tutela dei Beni Culturali Ecclesiastici

Le seguenti opere d’arte: altare, ambone, candelabro,sede, fonte battesimale, acquasantiera, tabernacolo, portalampada

e la porta della cappella feriale sono state realizzate dall’artista Paul Moroder de Doss di Ortisei

Il mosaico è opera di Cristina Dorigati

Le vetrate e il portone principale sono stati realizzati dalla ditta ArtePoli di VeronaLa via Crucis e il Gesù Misericordioso sono opera di Livio Conta

La Madonna è stata realizzata da Giorgio Conta

Architetto: Michele Anderle

Grafica a cura di: Marco Moratelli

Stampa:Grafiche Dalpiaz - Ravina di Trento

2a edizione - ottobre 2007