la civiltà comunale - web viewl'uso sistematico dello scambio di battute fra i...

30
IL DUECENTO: introduzione. Come per tutte le lingue neolatine o romanze (francese, spagnolo, portoghese, rumeno), il volgare italiano discende dal latino. La letteratura italiana nasce in ritardo rispetto ad altre letterature europee perché è ancorata alla conservazione del latino, lingua della Chiesa, dei tribunali e delle corti, ma anche delle scuole e delle università. A questo fattore si aggiungono il perdurare della tradizione provenzale e francese nel nostro paese e l'uso della lingua d'oc e della lingua d'oïl (i due “antenati” del francese moderno) nelle corti italiane del centro-nord, che produsse, tra tante imitazioni, anche alcune opere letterarie di pregio. Tutti i volgari neolatini provengono dalla forma del latino meno colta, il latino volgare, quello parlato dal popolo. Intorno al V sec. d.C., nel latino parlato scompaiono gli accenti quantitavi (non si pronuncia più in modo diffente una "a" lunga e una "a" breve): ciò è la causa del collasso delle declinazioni e dell'origine dell'articoloide, dal quale nascerà l'articolo. La nuova lingua, che non è più latino, vive un periodo di gestazione che dura fino al IX - X sec. d.C., periodo nel quale le lingue locali, sulle quali il latino si era imposto, tendono a caratterizzare localmente la lingua, creando i proto-volgari. Questi danno poi origine alle forme neolatine, fra le quali la lingua italiana. Tra i più antichi documenti in volgare italiano sono da annoverare l'Indovinello veronese ritrovato nel 1924 nella biblioteca capitolare di Verona e datato fra i secoli VII e IX; i Placiti campani datati 960-963; l' Iscrizione di San Clemente che risale all'XI secolo e il Ritmo di Travale del 1158. Tra i primi documenti letterari del volgare si ricorda il testo giullaresco nominato il Ritmo laurenziano che si fa risalire fra il 1151 e il 1157, il Ritmo cassinese e il Ritmo di Sant'Alessio che risalgono alla fine del XII secolo. Ma tra i più belli è il Cantico di Frate Sole, o Cantico delle creature scritto da San Francesco intorno al 1225. Nell’Italia politicamente divisa dei comuni e delle repubbliche marinare, ancora per secoli si continuerà a parlare e scrivere in latino, che resta la lingua della cultura e della tradizione, espressione di una civiltà cristiana e quindi anche supernazionale (cioé non solo italiana, ma europea). Se gli uomini di cultura (i chierici) dunque sanno leggere e scrivere in latino (che è insegnato a scuola), tuttavia, parlano in volgare, come la massa degli illetterati e, dunque, possono scegliere quale lingua adottare a seconda delle circostanze. L’impulso alla lingua volgare è dato dai mercanti, che, naturalmente, hanno bisogno di un’istruzione più semplice, ma più pratica. Nel comune, in particolare, cresce un ceto intellettuale, costituito soprattutto da giuristi e funzionari (ad es. notai), che parlano e scrivono in volgare. Nasce così una letteratura “didattica”, che serve a insegnare ai lettori. Esiste, d’altra parte, anche una letteratura popolare, veicolata ai molti analfabeti attraverso i giullari. Essi lavorano in piazza come giocolieri, buffoni, mimi, cantanti, ma anche nelle corti, talora usati ufficialmente per diffondere notizie. I generi in cui si cimentano sono vari come forma

Upload: buithuan

Post on 30-Jan-2018

217 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

IL DUECENTO: introduzione.

Come per tutte le lingue neolatine o romanze (francese, spagnolo, portoghese, rumeno), il volgare italiano discende dal latino. La letteratura italiana nasce in ritardo rispetto ad altre letterature europee perché è ancorata alla conservazione del latino, lingua della Chiesa, dei tribunali e delle corti, ma anche delle scuole e delle università. A questo fattore si aggiungono il perdurare della tradizione provenzale e francese nel nostro paese e l'uso della lingua d'oc e della lingua d'oïl (i due “antenati” del francese moderno) nelle corti italiane del centro-nord, che produsse, tra tante imitazioni, anche alcune opere letterarie di pregio. Tutti i volgari neolatini provengono dalla forma del latino meno colta, il latino volgare, quello parlato dal popolo. Intorno al V sec. d.C., nel latino parlato scompaiono gli accenti quantitavi (non si pronuncia più in modo diffente una "a" lunga e una "a" breve): ciò è la causa del collasso delle declinazioni e dell'origine dell'articoloide, dal quale nascerà l'articolo. La nuova lingua, che non è più latino, vive un periodo di gestazione che dura fino al IX - X sec. d.C., periodo nel quale le lingue locali, sulle quali il latino si era imposto, tendono a caratterizzare localmente la lingua, creando i proto-volgari. Questi danno poi origine alle forme neolatine, fra le quali la lingua italiana.Tra i più antichi documenti in volgare italiano sono da annoverare l'Indovinello veronese ritrovato nel 1924 nella biblioteca capitolare di Verona e datato fra i secoli VII e IX; i Placiti campani datati 960-963; l' Iscrizione di San Clemente che risale all'XI secolo e il Ritmo di Travale del 1158. Tra i primi documenti letterari del volgare si ricorda il testo giullaresco nominato il Ritmo laurenziano che si fa risalire fra il 1151 e il 1157, il Ritmo cassinese e il Ritmo di Sant'Alessio che risalgono alla fine del XII secolo. Ma tra i più belli è il Cantico di Frate Sole, o Cantico delle creature scritto da San Francesco intorno al 1225.Nell’Italia politicamente divisa dei comuni e delle repubbliche marinare, ancora per secoli si continuerà a parlare e scrivere in latino, che resta la lingua della cultura e della tradizione, espressione di una civiltà cristiana e quindi anche supernazionale (cioé non solo italiana, ma europea). Se gli uomini di cultura (i chierici) dunque sanno leggere e scrivere in latino (che è insegnato a scuola), tuttavia, parlano in volgare, come la massa degli illetterati e, dunque, possono scegliere quale lingua adottare a seconda delle circostanze. L’impulso alla lingua volgare è dato dai mercanti, che, naturalmente, hanno bisogno di un’istruzione più semplice, ma più pratica. Nel comune, in particolare, cresce un ceto intellettuale, costituito soprattutto da giuristi e funzionari (ad es. notai), che parlano e scrivono in volgare. Nasce così una letteratura “didattica”, che serve a insegnare ai lettori. Esiste, d’altra parte, anche una letteratura popolare, veicolata ai molti analfabeti attraverso i giullari. Essi lavorano in piazza come giocolieri, buffoni, mimi, cantanti, ma anche nelle corti, talora usati ufficialmente per diffondere notizie. I generi in cui si cimentano sono vari come forma metrica (ritmi, cantari, monologhi, contrasti, ballate) e temi non solo sentimentali (serenata, alba, malmaritata), ma anche politici e perfino religiosi. I nuovi ordini mendicanti (domenicani, francescani), le eresie (catari, patarini, beghini, albigesi) e le confraternite fanno nascere una letteratura religioso-popolare (laude drammatiche, sacre rappresentazioni); fanno comporre a proprio uso trattati mistici e laude, favoriscono la traduzione di laude latine, promuovono il teatro religioso. Di questa produzione, non si conoscono i nomi degli autori, che, peraltro, non hanno un profilo culturale basso.

Letteratura religiosa.

Francesco (Assisi 1182-1226): figlio del mercante Pietro Bernardone, prigioniero dopo una guerra tra Assisi e Perugia (1204), vive una crisi religiosa; spende in beneficenza, tanto che il padre lo convoca davanti alla corte vescovile. Qui rinuncia ai beni (1209). Stende una regola, approvata nel 1210 da Innocenzo III. E' in Terrasanta e Egitto; ottiene

Page 2: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

nel 1223 da Onorio III l'approvazione della regola e si ritira alla Verna. L'ordine favorisce la laicizzazione della cultura. Oltre ad opere in latino, scrive il Cantico delle creature (1224-5) in umbro: su modelli biblici (i salmi), in una prosa ritmica, invita l'universo a lodare Dio. La vita di F. e i contrasti nell'ordine danno luogo a opere spesso in latino, poi volgarizzate. Le mistiche nozze di s. Francesco con madonna Povertà, composte in latino da un anonimo (1227?), ispirano Giotto e Dante. Partito a cercare Povertà, la trova su un colle e, udito il racconto della sua vita morto Cristo, suo primo marito, la sposa. F. è un semplice, in comunione con l'universo; lo stile non ignora la retorica, ma predilige la sintassi della predicazione in volgare. I Fioretti di s. Francesco è una compilazione di atti e detti del santo e dei compagni, dietro cui sono, pare, gli Actus beati Francisci et sociorum eius, di fra Ugolino di Monte Santa Maria. E' presentato come un nuovo Cristo, di cui narrano e esaltano la vita.

Iacopone dei Benedetti da Todi (ca. 1230-1306): studia forse a Bologna e è notaio. Uomo mondano, è colpito dalla morte della moglie e dalla scoperta sul cadavere di lei di un cilicio. Si fa francescano (1278-9). Coinvolto nei dissidi fra spirituali e conventuali, legatosi ai cardinali Colonna contro Bonifacio VIII, firmatario di un manifesto che lo dichiara simoniaco e decaduto (1297), dopo la sconfitta, in prigione, scomunicato, liberato nel 1303 da Benedetto XI. Gli si attribuisce lo Stabat mater; alcuni codici gli assegnano un trattato e dei detti, scrive molte laude e satire in umbro illustre, ripulito dagli elementi municipali. La sua passionalità, i motivi dalla mistica (disprezzo della morte, gioia nell'abbandonarsi a Dio, incapacità di esprimere) o dalla polemica contro Bonifacio VIII sono espressi in moduli tradizionali latini. I metri sono scelti e adattati al tema. Famosa è Donna del Paradiso, in cui la crocifissione e la morte di Cristo trovano nel dialogo tra Vergine e Figlio, il Nunzio e la folla, e negli squarci lirici della Vergine, una rappresentazione potente.

Iacopo Passavanti (Firenze ca. 1300-1357): insegna filosofia a Pisa e teologia a Siena e Roma, ha cariche varie. Noto per il trattato Specchio della vera penitenza, in cui insegna cosa sia la penitenza. Inserisce esempi, che narrati corroborino quanto prima è affermato.

Letteratura didattica.

Bonvesin da la Riva (m. 1313-5): milanese, doctor in gramatica, proprietario e insegnante di una scuola privata, appartiene al terzo ordine degli Umiliati. Scrive Libro delle tre scritture (la nera e la dorata, dedicate all'inferno e al paradiso, e la rossa alla Passione), molti Contrasti (della rosa colla viola, della mosca colla formica...) didattici, Laudes de Virgine Maria, De quinquaginta curialitatibus ad mensam (Le 50 cortesie da desco sul comportamento a tavola).

Brunetto Latini (Firenze 1220 ca- 95): notaio, ambasciatore presso Alfonso X di Castiglia, non torna in patria per la sconfitta dei guelfi a Montaperti (1260). In Francia compone il poemetto incompiuto in settenari accoppiati Tesoro, che i posteri chiamano Tesoretto, a distinguerlo da Le livre du Trésor, volgarizzato in toscano come Tesoro. Cerca di innestare sulla tradizione feudale innovazioni della civiltà comunale: es. moderare le spese di cortesia, ammaestramenti al rettore di città. Restano: Rettorica, traduzione dei primi cc. del De inventione di Cicerone, con ampio commento; volgarizzamenti di orazioni di Cicerone.

Nel Fiore è ridotto in 232 sonetti il Roman de la Rose: sfronda il poema delle digressioni, lasciandone solo la trama e una ars amandi a uso degli uomini, delle donne e il discorso di Falsembiante simbolo dell'ipocrisia religiosa. Sono inseriti accenni a cose italiane. Accentua il tono comico-realistico del suo modello francese, ostile al clero corrotto.

Page 3: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

Prosa d'arte.Libro dei sette savi: traduzione toscana dal francese. Un principe si rifiuta alla matrigna, che l'accusa di violenza. I savi, tratto l'oroscopo, gli impongono di tacere per due settimane e a differire la morte raccontano al re una novella al giorno sulla malvagità delle donne. La regina narra una novella per far eseguire la sentenza. Infine, il giovane parla. I racconti sono uniti da una cornice, schema di origine orientale.

Novellino (100 novelle): l'autore scrive per i cuori gentili e nobili affinché leggendo questi fiori di parlare, cortesie, risposi, valentie, doni e amori si modellino su tali esempi e li raccontino agli altri. Raccoglie detti e fatti di antichi e moderni, ma insiste su Federico II, svelando le sue tendenze ghibelline e l'attaccamento all'ideale di cortesia. Di solito i racconti sono brevi: si pensò fossero tracce; molti rientrano nella tradizione dell'esempio e del motto.

Dino Compagni (Firenze ante 1260-1324): spesso console dell'arte della seta, gonfaloniere di giustizia, fautore di Giano della Bella, priore. Dopo la venuta di Carlo di Valois e la vittoria dei Neri, resta in disparte. Opere: Intelligenza (attr.); rime provenzaleggianti: nella canzone Del pregio, indica le doti di chi vuole eccellere in un mestiere; Cronica delle cose occorrenti ai tempi suoi, pensata alla caduta dei Bianchi e composta dopo 1310, al tempo della venuta di Arrigo VII. L'opera dopo un breve accenno racconta gli eventi di Firenze tra 1280 e 1312 con interesse politico, religioso, moralistico: le sventure della città sono un castigo per le malefatte.

Giovanni Villani (Firenze 1290 ca.- 1348): socio dei Peruzzi, poi Bardi e Bonaccorsi, è coinvolto nel loro fallimento (1346). Guelfo nero, ha incarichi politici. A Roma per il giubileo del 1300, decide di scrivere una cronaca di Firenze, iniziata ca. 1308. La Cronaca, seguendo uno schema medievale, inizia colla torre di Babele, miti biblici e classici. Il racconto è ricco anche di notizie statistiche. Alla morte è continuato dal fratello Matteo (->1363) e dal nipote Filippo (->1364).

Marco Polo (Venezia 1254- ca. 1325): compie con il padre Niccolò e lo zio Matteo, poi solo, lunghi viaggi in Oriente, giungendo in Cina e Giappone; alla corte del Can ha incarichi amministrativi e diplomatici. Dopo 24 anni, prende parte alla battaglia di Curzola e è trattenuto in carcere a Genova (1298). Detta in francese le memorie al grammatico pisano Rustichello da Pisa. Il Marco Polo detto Milion fu tradotto in latino e volgarizzato spesso in toscano. Aperto a cogliere i lati fiabeschi, curioso della vita umana, soprattutto economica, sfata credenze e pregiudizi.

Lirica comico-realistica. Fiorisce specie in Toscana e nelle regioni vicine: questi poeti hanno in comune solo che sono irriconducibili alla lirica d'arte, che rinnegano o satireggiano trattando argomenti modesti e quotidiani e seguendo una tradizione di poesia latina. Ciò che scrivono non è sempre il riflesso di fatti o affetti vissuti. Rustico di Filippo il Barbuto (Firenze 1230 ca- 1300 ca): di famiglia popolana, Latini gli dedica il favolello. Restano di lui 58 sonetti, in stile alto o comico; è l'iniziatore della corrente. Caricature violentem lingua dal registro largo, sottintesi abilmente scoperti.

Cecco Angiolieri (Siena? ca. 1260- ante 1312): di famiglia nobile, guelfa, nel 1281 all'assedio del castello di Turri in Maremma è multato spesso per essersi allontanato dal campo; nel 1282 e nel 1291 è sorpreso in giro dopo il coprifuoco; nel 1291 implicato in un'accusa di ferimento. Si ha notizia di molti suoi debiti: i figli rinunciano all'eredità. Bandito da Siena, per ragioni politiche prima del 1300, e poi fuori dopo il 1303. Boccaccio lo rappresenta beffatore beffato. Nei suoi ca. 130 sonetti, una ventina dubbi, costruisce un autoritratto. Odio per i genitori avari, inclinazione alla crapula, passione per Becchina indifferente e cupida solo del denaro, fastidio della moglie brontolona: temi

Page 4: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

che diventano topoi della rimeria giocosa. Il tema dell'odio per i genitori si allarga in lui a cinico plazer che accumula cupi sogni di sterminio.

Folgore da San Gimignano: sono suoi 32 sonetti scritti forse tra 1309 e 1317, 14 una corona dedicata a una brigata nobile a insegnarle come passare i 12 mesi dell'anno; altri 8 sono una corona sui sette giorni; i restanti celebrano le virtù cavalleresche o svelano l'interesse dell'autore per le contese politiche; spesso una lirica didattico cortese sul modello provenzale. E' mosso da un rimpianto per un'età di cortesia. Insegna come trascorrere lietamente e condistacco signorile da ogni avarizia i giorni. E' un'aristocrazia borghese, un adattarsi della cortesia al comune per farsi solo lusso quella che F. canta. Ai suoi sonetti dei mesi risponde con 13 sonetti il giullare Cenne d'Arezzo detto de la Chitarra: travestimenti in noie dei plazer.

Lirica d'arte

La scuola siciliana.La prima poesia italiana scritta con intendimento letterario fiorì alla corte di Federico II, re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero. Alla sua corte convenivano gli ingegni migliori del Regno di Sicilia, che comprendeva anche l'Italia meridionale, e delle altre regioni della Penisola. Italiani, Normanni, Arabi, senza distinzione di razza o di fede, collaboravano allo sviluppo di una ricca cultura scientifica, filosofica, letteraria, la cui più originale caratteristica fu il fatto di essere libera, soprattutto laica. Federico stesso fu poeta, come i figli Mantredi, Enzo, Federico d'Antiochia, e poeti furono alcuni dei più alti funzionari della sua corte: Pier della Vigna, lacopo da Lentini, Guido delle Colonne. Né deve stupire trovare fra i più antichi poeti tanti notai e giudici; nelle scuole ove si insegnava diritto venivano coltivati anche gli studi di retorica, l'ars dictandi, la cui conoscenza era necessaria a chi avesse voluto far parte della cancelleria di un principe o di un comune. La «scuola» siciliana fiori dal 1220 circa, anno in cui Federico II fu eletto imperatore, al 1266, quando, con la sconfitta a Benevento di re Manfredi, successo al padre morto nel 1250, crollò la potenza della casa sveva in Italia. L'aspetto saliente della poesia dei Siciliani è il suo convenzionalismo: temi e modi d'espressione, situazioni psicologiche rappresentate, vocaboli, immagini ricalcano i modelli francesi e soprattutto provenzali. Questi poeti vollero cioé emulare i provenzali, ripetendo i loro temi e la loro esperienza. È, la loro, un'arte legata agli ideali di vita e di costume di una società aristocratica cortese. Ciò che conta è mostrarsi degni di appartenere alla corte. Il tema dominante della poesia siciliana è l'amor cortese. La donna è rappresentata con caratteri tipici e astratti: bella (ha bionda testa, chiaro viso), spesso lontana e inaccessibile, dotata di intelligenza, leggiadria, finezza di educazione e di costume. L'amante, servo suo, ha con lei un rapporto di dedizione cavalleresca, di vassallaggio, tiene chiuso gelosamente in sé il suo amore come un sentimento prezioso che affina il suo animo. Da questo tema deriva un repertorio limitato e fisso di canzoni di lontananza e nostalgia d'amore, lamenti per la partenza dalla donna amata, invocazioni a lei perché sia alfine pietosa, contrasti dialogati ove l'amante chiede amore e madonna rifiuta, salvo poi a giungere, alla fine, ad un accordo. L'importanza della scuola siciliana è soprattutto storica. Mentre nel Nord la poesia d'amore fioriva, in lingua d'oc, e in tale lingua scrivevano anche i trovatori italiani, alla corte siciliana si formò un linguaggio poetico italiano, una tradizione poi continuata dai poeti della nostra letteratura. I Siciliani scrissero, infatti, usando il volgare che si parlava tra le persone colte nel Regno. Quando la Sicilia passa agli Angioini, inizia in Italia centrale una lirica d'arte che si ricollega alle esperienze siciliane. La realtà comunale si insinua però anche in questa lirica. Spesso tali poeti inclinano verso un'idea dell'amore più spirituale, in cui è meno evidente il dissidio fra matrimonio e servizio amoroso. Spesso si coglie un interesse politico.

Page 5: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

Guittone d'Arezzo. Nato ca. nel 1230 e morto nel 1293/4, guelfo e esule ca. nel 1256, ha figli, ma sui 35 anni si iscrive ai Cavalieri di S.Maria, detto dei frati godenti. Abita a Pisa e Bologna. Tra le sue opere sono giunte: 36 lettere dove elabora sulle orme dei dettatori bolognesi modelli di epistolografia volgare; un canzoniere di ca. 300 poesie, spesso sonetti, tra rime amorose e religiose. Egli infatti mette prima in crisi l'idea dell'amor cortese e poi accusandolo di adulterio e peccato canta solo la Madonna. Dante polemizza con lui a segnare il distacco dallo stilnovo. Gli si deve la prima canzone politico-dottrinale, grave e solenne; è il primo rimatore legato alla vita comunale, infatti canta della battaglia di Montaperti.

Lo Stilnovo. Il movimento letterario più importante, nella seconda metà del Duecento, fu il dolce stil novo, il cui influsso durerà sino alla prima metà del sec. XV. Esso si sviluppò dapprima a Bologna, centro di cultura universitaria, e bolognese ne fu l'iniziatore, Guido Guinizelli. Di là si diffuse a Firenze, con Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi. Dante ha dato a questa scuola il nome con cui la designiamo e ne ha definito la poetica, cioè l'ideale contenutistico ed espressivo. I suoi rappresentanti furono legati fra loro da amicizia e perseguirono un comune ideale di poesia, fondata su una complessa cultura scientifico-filosofica ed espressa in uno stile "dolce", cioè sfumato, morbido, melodioso, capace di dare voce ai sentimenti. Secondo Dante, la «novità» di questi poeti consiste nel fatto che essi scrivono quando Amore li ispira, esprimono quello che esso "detta dentro" e proprio nel modo in cui detta. Sbaglieremmo, però, se cercassimo in questi poeti il racconto di una storia d'amore rappresentata realisticamente. La poesia degli stilnovisti tende non tanto a una rappresentazione immediata del sentimento amoroso, quanto ad una contemplazione intellettuale c fantastica di esso, a una meditazione sulla sua essenza misteriosa. Il centro della loro poesia è l'amore, sottratto quasi del tutto ai sensi e contemplato nel suo aspetto intimo di tensione e slancio della coscienza. Contemplando l'amore, essi intendono cogliere, comprendere, definire il senso autentico della vita dell'anima. Per questo, protagonista dei loro canzonieri non è la donna amata, ma l'interiorità del poeta, che, grazie alla donna angelicata (cioé rappresentata come uno strumento divino), trova il modo di elevarsi moralmente fino alla propria perfezione spirituale e, da ultimo, fino a Dio. L’amore, per il poeta stilnovista, diventa la rivelazione del senso della vita. Anche gli stilnovisti hanno un ideale d'arte e di vita aristocratico, come quello cortese, ma la loro è un'aristocrazia non del sangue, bensì della cultura. Solo l'uomo che ha acquistato una cultura superiore giunge a quella raffinatezza spirituale che rende capaci di vivere l'amore cogliendone il significato profondo, di intraprendere quel viaggio che conduce verso la verità suprema.

Guido Guinizzelli (1276†): forse giudice bolognese, di cui si hanno notizie dal 1266, esule politico nel 1274. Scrive ca. 20 poesie, attaccate da Orbicciani per l'intellettualismo. Riprende la tradizione oc e siciliana: l'affermazione della nobiltà come dote interiore si fonde con la lode della donna, aprendo la via alla spiritualizzazione intellettuale dell'amore. La cultura favorisce l'assorbimento della logica scolastica, lo sfoggio di paragoni naturalistici, la tendenza a trapassare a un'analisi universale dell'amore e alla esteriorizzazione del sentimento in una sacra rappresentazione amorosa.

Guido Cavalcanti (Firenze ca. 1255-1300): nobile guelfo, nel 1267 è promesso a Bice, figlia di Farinata degli Uberti; rivale di Corso Donati, tenta di ucciderlo. Confinato nel 1300, quando la prioria esilia i capi delle due fazioni, è richiamato perché malato. Latini è suo maestro; Guittone gli dedica poesie; è amico di Dante. La leggenda lo vuole 'ottimo loico', astratto dalle cose mondane. Sacchetti e Boccaccio gli dedicano novelle.

Page 6: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

Riprende motivi guinicelliani a celebrare l'amore come forza passionale e nemica e cantare la "donna gentile". Opere: più di 50 poesie (sonetti e ballate, esaltanti Giovanna o Madonna Primavera), tra cui una canzone (Donna mi prega), testo dottrinale; una pastorella; qualche sonetto comico; rime di corrispondenza, tra cui un sonetto di rimprovero a Dante; una ballata composta nel timore di una prossima morte.

Page 7: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

1. I PRIMI TESTI IN VOLGAREIndovinello veronese (fine del secolo VIII - principio del IX)Se pareba boves, alba pratalia araba,albo versorio teneba, negro semen seminaba

traduzione: ....................................pareba= parebant (significa "assomigliare" o "spingere avanti")L'indovinello allude all'azione dello scrivere: i buoi sono ....., il prato arato è ......., il versorio bianco è ......., il seme nero è ........Difficile è stabilire se la lingua usata sia latina o volgare. Cosa c'è di propriamente latino? Dove appare la caduta nei verbi delle consonanti finali -nt tipica del latino volgareggiante?

Placiti cassinesi (960 e 963).Di un passo del placito di Capua, si dà in oorsivo la traduzione del testo latino nel quale è inserita la frase in volgare, in carattere normale.

Facemmo stare davanti a noi il predetto Mari, chierico e monaco e lo ammonimmo, in nome del timore di Dio, che ci rivelasse ciò che veramente sapeva intorno alla causa. E quello, tenendo in mano la predetta carta [la pianta dei campi in. contestazione fra Rodelgrino d'Aquino e il monastero] che aveva mostrato al suddetto Rodelgrino, la toccò con l'altra mano e fece questa testimonianza: Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.

traduzione: .....................................fini= fines, dunque ........ Cosa c'è di propriamente latino nella testimonianza? I latinismi attestano la tendenza a un ordine linguistico, a una stabilità che il dialetto non possedeva: perché proprio in un testo come questo si rileva il tentativo di formare una lingua comune?

Postilla amiatina (1087)Aggiunta dal notaio Rainerio a una carta, con cui Micciarello e sua moglie Gualdrada donavano i loro beni all'abbazia di S. Salvatore sul monte Amiata.

Ista cartula est de caput coctu; ille adiuvet de illu rebottu qui mal consiliu li mise in corpu.

traduzione: ............................................................caput coctu: soprannome dato a Micciarello, col probabile significato di '........'rebottu: il Maligno. La scrittura è più latineggiante: quali sono le espressioni latineggianti? Appare tuttavia una caratteristica delle lingue romanze sconosciuta al latino, cioè l'articolo: dove?

Ritmo cassinese (fine sec. XII)Narra il dialogo tra il Mistico , che viene dall'Oriente, e rappresenta la vita monastica, e il Mondano, che viene dall'Occidente e rappresenta la vita dei secolari. Al secondo che gli chiede di che si nutrano i monaci il primo risponde che loro nutrimento è una vigna (la Sacra Scrittura), che non sentono bisogno di mangiare e bere e che perciò la loro vita è simile a quella degli angeli.

"Una caosa me dicate Bidand'abemo purgata, et em quella forma bui gaudete,d'essa bostra dignitate: d'ab enitiu preparata, angeli de celu sete". 25poi ke 'n tale desduttu state, perfecta binja plantata, 15quale bita bui menate? de tuttu tempu fructata.que bidande manicate? 5 En qualecumqua causa delectamo,Abete bidande cuscì amorose tutt'a quella binja lo trobamo,como queste nostre saporose?" eppuru de bedere ni satiamo"." Ei, paraola dissensata! .................................................quantu male fui trobata, " Poi ke 'n tanta gloria sedete, 20obebelli n'ài micata, 10 nullu necessu n'abete,tia bidanda scelerata! ma quantumqu'a Deo petiteobe l'ài assimilata! tuttu lo 'm balia tenete,

a. L'abbazia di Montecassino come centro culturale nel sec. XII. b. L'autore è colto: lo dimostrano 1 frequenti latinismi e francesismi. Identificali.c. Linguisticamente il testo appartiene all'area meridionale, come si vede da molte particolarità: ad es. la rappresentazione costante di v come b, che forse è solo grafica, ma non è escluso che sia di derivazione fonetica; l'uso di forme pronominali come tebe e sebe (il cui significato è ...........); la conservazione del dittongo au per 'o'. Identifica nel testo queste caratteristiche. d. Scrivi la parafrasi del testo, tenendo presente le caratteristiche di cui sopra e che:-- desduttu (3)= piacere (francesismo).-- micata (10)= briciola. -- fructata (16)= come participio presente. -- quantumque (22)= tutto ciò che.

Page 8: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

2. SAN FRANCESCO D’ASSISI

Nel Cantico di frate Sole gli elementi naturali sono testimonianza della divinità che li ha creati. Essi tuttavia non sono guardati come pretesti per leggervi significati simbolici, ma sono definiti con tratti essenziali nelle loro catteristiche e nella loro funzione in rapporto all'uomo.Metrica: prosa ritmata, divisa in versi assonanzati tra loro

Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. onne= omnis, cioé ..............

Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu Te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le Tue creature, 5 cum= comespetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: radiante= .........de Te, Altissimo, porta significatione. porta sign. = è segno della tua grandezza

Laudato si', mi' Signore, per sora Luna e le stelle: 10in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. formate= ........... ; clarite= .............

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, aere et nubilo et sereno= ................. per lo quale a le Tue creature dài sustentamento. sustentamento= ...................

Laudato si', mi' Signore, per sor'Aqua, 15la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ennallumini: ..............ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra, 20 matre: ................la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. diversi fructi con coloriti flori: ..............

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione. sostengo[no] infirmitate et tribulatione: ...............

Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, 25 ke 'l sosterrano: che lo ..................ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. ka: poiché; sirano: saranno.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra Morte corporale, corporale: ................da la quale nullu homo vivente pò skappare: pò skappare: ..................guai a'cquelli ke morrano ne li peccata mortali; a'cquelli ke: ....................

beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, 30ka la morte secunda no '1 farrà male.

Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate rengratiate: .............................e serviateli cum grande humilitate. serviateli: ...............; humilitate: .................

10 - per: può significare «attraverso» (in tal caso la frase vuoi dire che si loda Dio ............................) oppure «a causa di» (in tal caso il senso è che si loda Dio ..............................), oppure «da parte di», funzionale che introduce un complemento d'agente come il francese ........................... (in tal caso sono .................. che lodano .....................); 13 - a quale fenomeno climatico allude F.?; 30 -

Page 9: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

quale è il soggetto di trovarà? ; 29 - cos'è un peccato mortale? ; 31 - quale è la seconda morte, se la prima è quella corporale? Cosa significa che questa seconda morte non danneggerà alcuni uomini?

Descrivi la struttura delle singole invocazioni, cioé il loro modello. Che significato ha l'accumulo in serie degli aggettivi? Quale/i sequenza/e è/sono diversa/e rispetto alle altre? Perché? Si può dire che nel Cantico si intravede un ordinamento

gerarchico della natura? Quale valore sociale manca nel Cantico? Tieni presente che esso viene scritto in una fase d'espansione della società urbana.

F. propone un rapporto elementare e diretto dell'uomo con l'ambiente. La natura è un tema alternativo, scelto per esprimere il rifiuto della città e di quel che essa favoriva. A F. non sta a cuore la trasformazione del mondo fisico ad opera dell'uomo, ma l'accettazione del "naturale" nella sua totalità - compresa la morte - in quanto manifestazione di Dio.

3. JACOPONE DA TODIPer Francesco d'Assisi la penitenza era uno stato di immersione dell'individuo nell'umiltà, e quindi nel mondo della povertà e dei reietti, dalla sua pratica di vita e dai suoi scritti non rìsultà però una concezione negativa dell'esistere: al contrario la natura è vista come jondamentalmente buona, in quanto cosa di Dio. La penitenza secondo Jacopone era invece ricerca deliberata del dolore fisico e dell'abiezione.

Schema metrico: ballata minore con alternanza di ottonari e novenari (rari gli endecasillabi).

O Signor, per cortesia, manname la malsanìa! manname: ........; malsania: la lebbra. A mme la freve quartana, freve: febbre; quartana: ..............la contina e la terzana, contina: continua. la doppia cotidiana doppia cotidiana: febbre che colpisce ..........co la granne ydropesia. ydropesia: che malattia è?A mme venga mal de dente, mal de capo e mal de ventre;a lo stomaco dolur' pognenti pognenti: ..............e 'n canna la squinanzia. canna: gola; squinanzia: ...............Mal dell'occhi e doglia de flanco doglia: ............e la postema al canto manco; postema: bubbone maligno; canto manco: ........... tiseco me ionga enn alto tiseco: la tisi; ionga: colpisca; enn alto: un qualche membroe d'onne tempo fernosìa. onne: dal latino ........; fernosia: frenesia, cioé in lessico medico .............Aia 'l fecato rescaldato, aia: abbia io. la melza grossa e 'l ventr'enfIato enflato: ..............e llo polmone sia 'mplagato 'mplagato: ...............cun gran tossa e parlasia. parlasia: paralisi. A mme venga le fìstelle fistelle: fistole, cioé ..........con migliaia de carvuncilli, carvuncilli: bubboni. e li granci se sian quelli granci: cancri. che tutto replen ne sia.A mme venga la podraga podraga: ..............(mal de c6glia sì me agrava), me agrava: mi colpisca duramente. la bisinteria sia plaga bisinteria: ......................e le morroite a mme sse dìa. morroite: emorroidi, cioé ......................A mme venga 'l mal de l'asmo, asmo: ................iongasecce quel del pasmo; iongasecce: con di più; pasmo: angina. como a can me venga el rasmo, rasmo: rabbia, cioé ..............entro 'n vocca la grancia. grancia: ulcera mascellare. A mme lo morbo caduco morbo caduco: ................da cadere enn acqua e 'n foco da cadere: proposizione .................e ià mai non trovi loco, ià mai: dal latino ................; loco: ...................che eo afflitto non ce sia. eo: io.A mme venga cechetate, cechetate: ...............mutezza e sordetate, mutezza: ...............; in questi due versi il poeta fa riferimento a cosa?la miseria e povertatee d'onne tempo entrapparìa. entrapparia: sia sempre rattrappito, paralizzato [vd. sopra .................]Tanto sia 'l fetor fetente fetor fetente: ....................che non sia null'om vivente, om: ..................che non fuga da me dolente, posto en tanta enfermaria.

Page 10: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

En terrebele fossato, che Riguerci è nomenato, Riguerci: fossato un tempo affluente del Tevere, vicino a Todi. loco sia abandonato loco: là. da onne bona compagnia.Gelo, grando e tempestate, grando: ................fulgure, troni e oscuritate; troni: ................e non sia nulla aversitate, che me non aia en sua bailìa. en sua bailia: in sua balia, cioé in suo ..............Le demonia enfernali si mme sian dati a menestrali , menestrali: .................che m'essèrcino en li mali, essercino: infliggano. ch'e' ho guadagnati a mea follia. a: tramite laEnfin del mondo a la finita "sino alla fine del mondo"sì mme duri questa vita e poi, a la scivirita, scivirita: dipartita, cioé ...............dura morte me sse dìa.Allegom' en sseppultura Allegomi: mi scelgo. un ventr'i lupo en voratura en voratura: che mi abbia sbranato. e l'arliquie en cacatura "i miei resti in feci"en espineta e rogarìa. "in una zona irta di spine"Li miracul' po' la morte, chi cce vene aia le scorte scorte: un codazzo di spiriti maligni. e le deversazioni forte con terrebel fantasia.Onn'om che m'ode mentovare onn'om: ...........; mentovare: ...............sì sse deia stupefare e co la croce sé segnare, che reo escuntro no i sia en via. "in modo da non fare un cattivo incontro"Signor meo, non n'è vendetta vendetta: punizione bastante. tutta la pena ch'e' aio ditta, ché me creasti en tua diletta diletta: impeto di carità.et eo t'ho morto a villania. ho morto: ho ucciso; villania: ........................

1. Individua le figure retoriche sottolineate. 2. Fai l'analisi metrica dei primi dieci versi. 3. Nella società medievale la malattia era comunemente interpretata come un castigo divino e appariva, soprattutto quando produceva visibili deformazioni fisiche, come segno di colpa. Se la malattia è punizione per i peccati commessi, la buona salute può essere considerata .......... per chi abbia tenuto un comportamento conforme a quanto da lui ci si aspetta: il mercante chiedeva profitto, salute dell'anima e salute del corpo e il cittadino agiato desiderava essere ricordato come uomo devoto e si preoccupava perciò di impiegare una parte del suo denaro nella costruzione di edifici sacri che perpetuassero la sua memoria. Tutti questi parametri sono rovesciati da Jacopone. In quali punti della poesia ciò è più evidente?4. Con le formule del linguaggio cortese, che assumono nel contesto significato ironico, la malattia è invocata quasi fosse una manifestazione del favore di Dio: la colpa che l'uomo deve espiare è quella .............................. ed è tale perciò che nessuno sforzo individuale di buona condotta può cancellarla. Quale passo della poesia chiarisce questo concetto e con quali due termini il peccato dell'uomo viene denominato? 5. Spiega il valore simbolico del fetor fetente che accompagna tutte le malattie e induce tutti a fuggire, provocando l'abbandono del malato. Ricorda l'espressione: "in odore di santità".6. Come deve essere la morte che si augura Jacopone? Quale la sua tomba? E che fine devono fare i suoi ultimi resti?7. In cambio di queste sofferenze Jacopone chiede non la santità, ma di diventare incubo e visione terribile per gli altri uomini. Egli respinge così, accomunandoli in una condanna totale, tutti i modi in cui i suoi contemporanei tentavano di conciliare l'attaccamento alla vita e il timore di Dio e di allontanare da sé con la devozione le paure della morte e dell'inferno. Nell'elencare le malattie che si augura, quali particolari di ciascuna coglie? Che immagine dà della corporalità?

4. IL NOVELLINO.

Col titolo comune di II Novellino, diffuso intorno al XVI secolo, quando ne uscirono i primi testi a stampa, è conosciuta la più celebre raccolta di novelle del Duecento. Dell'autore non sappiamo quasi nulla, tranne che doveva essere un borghese di una certa cultura, probabilmente fiorentino. Le cento novelle della raccolta costituiscono una importante testimonianza della vita vissuta, come del

Page 11: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

mondo culturale (con le eredità classiche, bibliche, favolistiche, i contributi del mondo orientale, e insieme l'esperienza cortese del Medioevo) di un mercante o un cavaliere del XIII secolo.

Qui conta come i savi astrologi disputavano del cielo impirio.Grandissimi savi stavano in una scuola a Parigi e disputavano del cielo impireo, e molti ne parlavano disiderosamente, e come stava di sopra li altri cieli. Contavano il cielo dov'è Giupiter, Saturno e Mars, e quel del sole, e di Mer curio e della luna; e come sopra tutti stava lo 'mpireo cielo, e sopra quello sta Dio padre in maiestade sua. Così parlando, venne un matto, e disse loro: "Signori, e sopra il capo di quel Signore che ha?" E l'uno rispuose a gabbo: "Havi un cappello." Il matto se n'andò, e' savi rimasero. Disse l'uno: "Tu credi al matto aver dato un cappello, ma elli è rimaso a noi. Or diciamo: sopra capo che ha?" Assai cercaro loro scienzie; non trovaro neente. Allora dissero: "Matto è colui ch'è sì ardito che la mente metta di fuori dal tondo; e via più matto e forsennato colui che pena e pensa di sapere il suo Principio; e sanza veruno senno chi vuol sapere li Suo' profondissimi pensieri".

1. Individua le sequenze di questo racconto e riassumile. Quali sono i personaggi che vi appaiono? Che funzione hanno, in particolare il matto? 2. Qual è la tesi che emerge dal confronto tra i personaggi e da chi viene esposta? 3. Nonostante le espressioni devote che compaiono in conclusione, che atteggiamento si manifesta chiaramente nei confronti delle questioni teologiche? 4. Leggi e parafrasa questo altro racconto tratto dal Novellino:

Della grande limosina che fece uno tavoliere per Dio.Piero tavoliere fu grande uomo d'avere, e venne tanto misericordioso che 'mprima tutto l'avere dispese a' poveri per Dio, e poi, quando tutto ebbe dato, ed elli si fece vendere, e '1 prezzo diede a' poveri tutto.

8. Il brevissimo racconto riproduce un aneddoto molto diffuso in Italia; se ne conoscono infatti varianti genovesi, veneziane e altre. Della letteratura ..............., da cui deriva, quest'«esempio» conserva i tipici tratti miracolistici e irreali. Se non c'è alcuna pretesa di verosimiglianza nella storia né si intravede una società concreta in cui l'episodio possa essere ambientato, che significato ha quest'«esempio»?

5. MARCO POLO

Il Cipangu è un'isola verso levante, in pieno oceano, a millecinquecento miglia dalla terraferma. È un'isola oltremodo grande. La gente è bianca, bella e di belle maniere. Adorano gl'idoli. Sono indipendenti: non conoscono altra signoria all'infuori della propria. E dovete sapere che hanno una stragrande abbondanza d'oro, poiché l'oro si trova sul posto in quantità straordinaria. E si noti che non c'è alcuno che ne porti fuori dell'isola, perché nessuno ci va dalla terraferma, né mercatante, né altri. Si capisce perciò che abbiano tanto oro come vi ho detto. E vi dirò a questo proposito qualcosa di veramente maraviglioso che c'è in un palagio del Signore dell'isola. Sappiate adunque che il Signore di quest'isola ha un palagio grandissimo tutto coperto d'oro fino. Come noi copriamo le nostre case e le nostre chiese di piombo, allo stesso modo è coperto d'oro fino quel palazzo. II che vuoI dire un valore tale da potersi contare appena. Si aggiunga che il pavimento delle camere - e non son poche - è anch'esso tutto d'oro fino, grosso più di due dita. E tutte le altre parti del palazzo, le sale e le finestre, sono parimenti tutte adornate d'oro. Vi accerto insomma che quel palazzo è di così sterminata ricchezza che, a saper dirvene la valuta, ci sarebbe da farvi restar di sasso dallo stupore. Hanno perle in abbondanza: di color rosa, molto belle, rotonde e grosse. Valgono quanto le bianche, e più ancora. Dei morti, in quest'isola, alcuni si sotterrano, altri si bruciano: a tutti quelli che si sotterrano si mette in bocca una di tali perle. C'è presso di loro quella usanza. Hanno in copia, oltre alle perle, svariate pietre preziose. È un'isola insomma di cui non si può dire la grande ricchezza.

0. Spiega il significato delle parole sottolineate. 1. Quale elemento caratterizza l'Estremo Oriente in queste pagine? L'Occidente cristiano e povero ignorava la realtà dell'Oriente e vi proiettava la sua aspirazione alla ricchezza. 2. Individua nella descrizione gli elementi iperbolici e il motivo che Marco usa per sottolineare l'isolamento, e quindi il mistero, dell'isola.3. Marco ricorda la religione degli isolani, descrivendola con una semplice frase (quale?). In realtà, per le religioni non-cristiane, egli sembra da una parte curioso dei riti bizzarri o spettacolari e dall'altra indifferente al loro significato. Da questa sostanziale indifferenza derivano semplificazioni e errori grossolani nella descrizione di questo aspetto sociale.

6. CECCO ANGIOLIERI.

La lirica comico-realistica fiorisce soprattutto in Toscana e nelle regioni vicine: i poeti di questa corrente hanno in comune solo il fatto di non essere riconducibili alla lirica d'arte, che rinnegano o satireggiano, trattando argomenti modesti e quotidiani. Spesso non tutto ciò che scrivono è riflesso di fatti o sentimenti realmente vissuti. Tra di essi merita di essere ricordato Rustico di Filippo, detto il Barbuto, che è considerato per via delle sue caricature violente e delle sue allusioni scoperte l'iniziatore della corrente (Firenze 1230

Page 12: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

ca.-1300 ca.). Come Rustico Filippi aveva «rovesciato» la tematica dell'amore cortese, così Cecco Angiolieri «rovesciò» la tematica dell'amore stilnovistico, stravolgendone i significati e sostituendo al linguaggio raffinato e allo stile elevato di quello, un linguaggio volutamente volgare e uno stile «basso» o «comico».

Io son sì altamente innamoratoIo son sì altamente innamorato, a la mercé d'una donna e d'Amore, a la mercé, in balia.ch'e' non è al mondo re né imperadore, ch'e' non è, tanto che non esiste.a cui volessi io già cambiar mio stato; a cui, con cui; stato, condizione.ch'io amo quella, a cui Dio ha donato ch'io, ché io, cioé..................tutto ciò che conviene a gentil core; conviene,.................dunque, chi di tal donna è servidore ben si può dir che 'n buon pianeto è nato. 'n buon pianeto, sotto...............Ed ella ha '1 cor tanto cortese e piano piano, benigno, affabile.inver' di me, la mia gentile manza, inver' ,.........; manza, amante (apocope di 'amanza').che, sua mercé, basciata li ho la mano. sua mercé, .....................; basciata,................E sì mi diè ancor ferma speranza che di qui a poco, se Dio mi fa sano, se Dio ... sano, se Dio ..............io compierò di lie' mia disianza. disianza, desiderio; di lie', forma senese per "di lei".

1. Dividi in sequenze la poesia e riassumile. Qual è la sorpresa contenuta nella sequenza finale? 2. Analizza metricamente il componimento e individua lo schema delle rime. Individua le figure retoriche sottolineate. 3. La poesia è intessuta di luoghi comuni della poesia d'amore: elencali. L'effetto comico è ottenuto mediante l'esagerazione iperbolica (es.: ...................), la deformazione carìcaturale del linguaggio (la «mia gentile manza», che parodizza .................; «dunque ... ben si può dir», che parodizza le argomentazioni filosofiche con cui gli stilnovisti sostenevano le teorie d'amore), il rovesciamento parodistico della situazione (il vero scopo del poeta è ..............).4. Si ha l'impressione che la poesia si apra su temi nobili, ma la tensione è scaricata a sorpresa, come avviene nelle terzine: dove il poeta dice: "la donna ha il cuor tanto cortese che...", cosa ci aspetteremmo e cosa troviamo invece?

Dialogo fra Cecco e Becchina.- Becchin'amor! - Che vuo', falso tradito? tradito, ....................- Che mi perdoni. - Tu non ne se' degno.- Merzè, per Deo! - Tu vien' molto gecchito. Merzé, ..............; gecchito, mansueto, sottomesso.- E verrò sempre. - Che sarammi pegno? Che sarammi pegno?, quale garanzia mi dai?- La buona fè. - Tu ne se' mal fornito.- No inver' di te. - Non calmar, ch'i' ne vegno. Non calmar ... vegno, non calmarmi, ché ne ho già avuto esperienza.- In che fallai? - Tu sa' ch'i' l'abbo udito. fallai, .................; l'abbo, l'ho (dal lat. ................).- Dimmel', amor. - Va', che ti vegn'un segno! che ti... segno, che ti venga un colpo (che lasci il segno nella persona).- Vuo' pur ch'i' muoia? - Anzi mi par mill'anni. Vuo' pur, vuoi addirittura; Anzi... mill'anni, non ne vedo l'ora.- Tu non di' ben. - Tu m'insegnerai.- Ed i' morrò. - Omè che tu m'inganni!- Die tel perdoni. - E che, non te ne vai? Die tel perdoni ,................- Or potess' io! - Tegnoti per li panni? Tegnoti per li panni?, ....................- Tu tieni 'l cuore. - E terrò co' tuoi' guai. E terrò... guai, e continuerò a tenerlo per tuo danno.

5. Chi sono i protagonisti di questo dialogo? Trova qualche notizia su Becchina. 6. Dividi in sequenze il dialogo. 7. L'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del contrasto (o débat) e della tenzone. Trova qualche notizia utile a capire cosa fossero questi due generi. 8. Che differenza di linguaggio c'è tra gli emistichi del poeta e quelli di Becchina?9. L'effetto di parodia viene ottenuto in questi testi anche ricorrendo a forme di linguaggio più quotidiano di quelle comuni nella poesia «alta»: individuane qualcuna nelle due poesie. 10. Analizza la serie delle battute cercando di stabilire la logica cui obbediscono. Ogni battuta nasce dalla precedente? È una serie di domande e risposte? O ci sono casi in cui da un termine usato nella prima battuta trae spunto, allargando il discorso, la seconda battuta e da un termine dI questa trae spunto la terza, ecc.? O ci sono casi ancora più complicati, di meno evidente rapporto tra una battuta e l'altra?

7. FOLGORE DA SAN GIMIGNANO.

Di gennaio.l' doto voi, del mese di gennaio, doto: dono; del mese: nel mese.

Page 13: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

corte con fuochi ed in salette accese, corte, amabile convito; in salette accese, in stanze riscaldate.camer' e letta d'ogni bello arnese, camer' ... arnese, camere e letti adorni di ............lenzuol' di seta e copertoi di vaio, vaio:..............treggea confetta e mescere a razzaio, treggea confetta, quantità di dolci di diversi tipi; a razzaio, in luogo freddovestiti di doagio e di racese, vestiti... racese, vestiti di stoffe provenienti da Douai o da Arrase 'n questo modo stare alle difese, stare alle difese, difendersi dal ..............muova scirocco, gherbino e rovaio; muova... rovaio, e che soffino pure scirocco, .....................uscir di fuori alcuna volta il giorno, alcuna volta, .............. gittando della neve bella e bianca alle donzelle che saran d'intorno;e, quando la compagna fosse stanca, compagna, compagnia. a questa corte facciasi ritorno,e sì riposi la brigata franca. sì: ..........; franca: ardita.

1. Analizza la struttura metrica di questo componimento: qual è lo schema delle rime? 2. Scrivi la parafrasi e individua le figure retoriche (e di suono) sottolineate. 3. Descrivi la sintassi: essa ti pare difficile? Quante proposizioni principali individui e quale tipo di secondaria reggono? In quale posizione sono? Nell'ultima terzina, lo schema sintattico è diverso: i congiuntivi che sono introdotti che significato hanno? 4. Quanto al livello lessicale, quale parte del discorso prevale e come descriveresti l'area semantica che gli esempi isolano? Essa è ricavata da un linguaggio letterario o da quello quotidiano del tempo? Come descriveresti invece gli aggettivi, che sono molto rari? A quale tema generalmente rimandano? 5. Il componimento presenta una situazione statica (infatti sono pochi i verbi) soprattutto nella prima parte, dove l'attenzione è tutta concentrata su.............. Infatti Folgore usa qui la tecnica del plazer: elenca cioè in questo sonetto, come in altri che fanno parte della stessa collana, le cose piacevoli adatte a ciascun mese. Questa maniera stilistica costituisce una «forma» che corrisponde pienamente alla sua concezione ideologica: l'accumulazione dei .................. produce un effetto di mondo «pieno» (di ....................) ed esprime una specie di avidità di possesso del reale; i modi verbali, e anche gli aggettivi così vaghi, danno invece la dimensione della .............. e del .............. poiché sottraggono le scene descritte alla possibilità di essere situate in un .............. e in un ............ specifici (quale modo utilizzato indica infatti a-temporalità e assenza di soggetti definiti?) e ribadiscono invece attraverso i congiuntivi il tono dell'augurio. La società cortese che il poeta vagheggia potrebbe sembrarci monotona, ridotta com'è al godimento del cibo, del caldo, della buona stagione, del piacere d'amore, se non ci venisse ricordato che essa esiste soltanto come utopia.6. Verifica se anche in questo altro sonetto appaiono gli stessi caratteri stilistici del primo. In particolare, illustra il tipo di cose elencate, la differente articolazione delle quartine e delle terzine e il significato dello spunto polemico che compare nella conclusione e il valore che assume in questo caso l'imperativo.

Di marzo.Di marzo sì vi do una peschieradi trote, anguille, lamprede e salmoni,di dentici, dalfini e storioni,d'ogn'altro pesce in tutta la riviera;con pescatori e navicelle a schierae barche, saettie e galeoni,le qua' vi portino a tutte stagionia qual porto vi piace alla primiera: alla primiera: senza indugi. che sia fornito di molti palazzi,d'ogn'altra cosa che vi sie mestiero, mestiero: necessità. e gente v'abbia di tutti sollazzi. di tutti sollazzi: abituata a godersi la vita.Chiesa non v'abbia mai né monistero:lasciate predicare i preti pazzi,ché hanno assai bugie e poco vero.

8. SCUOLA SICILIANA

Giacomo da Lentini, Amor è uno desio che ven da core.

Amor è uno desio che ven da core per abondanza di gran piacimento; e li occhi in prima generan l'amore e lo core li dà nutricamento.

Page 14: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

Ben è alcuna fiata om amatore senza vedere so 'namoramento, ma quell'amor che stringe con furore da la vista de li occhi ha nascimento:

ché li occhi rappresentan a lo core d'onni cosa che vedon bono e rio, com' è formata naturalemente;

e lo cor, che di zo è concepitore,imagina, e li piace quel desio: e questo amore regna fra la gente.

1. Leggi il componimento: di cosa sta parlando? Dove Giacomo enuncia il suo argomento? La prima parola ti sembra tematica? In quali altri luoghi della poesia appare la famiglia semantica alla quale essa appartiene? 2. Identifica e definisci la struttura metrica e il sistema delle rime. 3. La struttura metrica ti consente di stabilire delle "sequenze" nella dimostrazione filosofica di Giacomo? Ogni strofa presenta una sua specificità nel suo ragionamento? Di cosa tratta cioé ogni strofa?4. I strofa [o meglio ........]: la poesia comincia con una definizione (anche la definitio è una figura retorica). Quale? Quali sono gli elementi costitutivi di questa definizione? Dove sono posti metricamente questi elementi? Quali funzioni hanno questi elementi? Ce n'è uno che viene ripetuto? Perché? Quale altra parola viene ripetuta? 5. II strofa: ora dalla definizione generale si passa ad un caso particolare, cioé può esserci, secondo il poeta, anche ........ senza la partecipazione degli ............. Ma, a "correggere" questa "correzione" della definizione, egli aggiunge immediatamente che ........... Perché questa seconda specie di amore viene definita "furore"? Questa è una figura retorica, quale? La parola "nascimento" appartiene alla famiglia semantica di quali altri vocaboli della poesia? Ne appaiono prima e dopo. 6. III strofa [o meglio .........]: il fatto che essa esordisca con il funzionale ché fa capire che qui il poeta............. Tornano elementi che abbiamo già osservato nelle altre strofe? Cosa si dice di nuovo? Quali dei tre elementi ha funzione "attiva" e quali invece sono sostanzialmente "passivi" nell'idea di Giacomo? Il fatto che venga detto che le cose "si formano naturalmente" ha qualche valore che è possibile sottolineare? 7. IV strofa: quali elementi delle strofe precedenti tornano anche qui? Quale funzione ora è maggiormente sottolineata? Nelle strofe precedenti, era sottolineata l'importanza degli ....., ora del ....... Tra cor e concepitore quale figura retorica agisce e come mai? Cosa significa che il cuore "immagina"?

Cielo d'Alcamo, Contrasto.I protagonisti di questo contrasto sono un uomo e una donna: l'uomo la desidera, ma lei non si concede subito. Delle tre poesie scrivi la parafrasi

amante: Rosa fresca aulentissima / ch'apari inver' la state, madonna: Se di meve trabàgliti,/ follia lo ti fa fare.le donne ti disiano, /pulzell' e maritate: Lo mar potresti arompere,/ a venti asemenare,tràgemi d'este fòcora,/ se t'este a bolontate; l'abere d'esto secolo/ tutto quanto asembrare:per te non ajo abento notte e dia, avéreme non pòtteri a esto monno;penzando pur di voi, madonna mia. avanti li cavelli m' aritonno.

A: Se li cavelli artònniti,/ avanti foss'io morto, M: Ke l' nostro amore ajungasi,/ non boglio m'atalenti:ca'n issi sì mi pèrdera/ lo solaccio e 'l diporto. se ti ci trova pàremo/ cogli altri miei parenti,Quando ci passo e véjoti,/ rosa fresca dell'orto, guarda non t'aricolgano/ questi forti correnti.bono conforto dònimi tuttore: Coma ti seppe bona la venutaponiamo che s'ajunga il nostro amore. consiglio che ti guardi a la partuta.

A: Se i tuoi parenti trovanmi,/ e che mi pozzon fare? M: Tu me no lasci vivere/ né sera né maitino.Una difensa mettoci/ di dumilia agostari! Donna mi so' di pèrperi,/ d'auro massamotino.non mi toccara pàdreto/ per quanto avere ha 'n Bari. Se tanto aver donàssemi / quanto ha lo Saladino,Viva lo 'mperadore, grazi'a Deo! e per ajunta quant'ha lo soldano,Intendi, bella, quel che ti dico eo? toccàreme non pòtteri a la mano.

A: Molte sono le femine/ c'hanno dura la testa, M: Ch'eo ne pur ripentésseme?/ davanti foss'io aucisae l'uomo con parabole/ l'adimina e ammonesta: ca nulla bona femina/ per me fosse riprisa!tanto intorno procàzzala/ fin che l'ha in sua podesta. Aersera passastici,/ correnno, alla distisa.Femmina d'omo non si può tenere, Aquistati riposa, canzoneri:guàrdati, bella, pur de ripentere. le tue paraole a me non piaccion gueri.

A: Quante sono le schiantora/ che m'hai mise a lo core M: Se distinata f6sseti,/ caderia de l'altezze,

Page 15: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

e solo purpenzànnome/ la dia quanno va fore! ché male messe fòrano/ in teve mie bellezze.Femina d'esto secolo/ tanto non amai ancore Se tanto addivenissemi,/ tagliàrami le trezze,quant' amo teve, rosa invidiata: e consore m'arenno a una magione,ben credo che mi fosti distinata. avanti che m'artocchi 'n la persone.

A: Se tu consore arènneti,/ donna col viso cleri a lo mostero vènoci/ e rènnomi confreri: per tanta prova vencerti/ faràlo volenteri. Con teco stao la sera e lo maitino: besogn'è ch'io ti tenga al meo dimino.

Babbo meo dolce.... La pastora fedele.

«Babbo meo dolce, con' tu mal fai, A l'umbreta del bussun la bargera està 'ndurmia.ched io sum grande, marito no me dài. Da lì j'è passè tre zolì Fransè. Mal fa' tu, babo, che no me mariti, J'àn bin die: "Bela bargera, vui j'avì la frev.ched io son grande e son mostrata a dite. Ma se vui j'avì la frev, farun fè na cuverturaBen m'ài tenuta cum tego asai: Cun el me mantel, ch'a l'è cozì bel.fa'l per De' ora, s'tu 'l di' far çamai ». Farun fè na cuvertura, passerà la frev."« Figlola mia, non ti far meraveglia "V'a ringràssio, gentil galant, de la vostra cuvertura,s'io t'ò tenuta cotanto in famiglia, E del vost mantel ch'a l'è cozì bel.c'on dal to fatto ancor non trovai, Fria restè 'l me cor an gage, mi lo voi guarnè."ch' al sper de Deo trovaròlo ogimai». "Per chi lo voli guarnè, vui bargera tan zolia?"«El m'è sì forte cresciuta la voglia "Mi lo voi guarnè per lo bel bargè;d'andar atorno ch'eo m'en moro di doglia. Chiel al sun de la viola, chiel mi fa dansè."Babbo meo dolce, fa' con' sai Bel bargè, sentì lo-lì, sàuta for da 'nt la baraca,che 'l meo cor tristo ralegri ogimai» Cun la viola an man s'è butà a sunè;

L'àn ciapà bela bargera, l'àn fà-la dansè. All'ombra della siepe la pastora s'addormenta. Di lì ci passaron tre bei Francesi. Le han detto: - Bella pastora, voi avete la febbre. Ma se voi avete la febbre, faremo fare una coperta col mio mantello che è così bello. Faremo fare una coperta, la febbre passerà. Vi ringrazio, gentil galante, della vostra coperta e del vostro mantello che è così bello. Farebbe restare i! mio cuore in pegno, e voglio conservarlo. - Per chi volete conser varIo, o pastora tanto bella? - Io voglio conservarlo per i1 bel pastore; egli al suono della viola, egli mi fa danzare. - Il bel pastore, inteso ciò, salta fuori dalla baracca, colla viola in mano si mise a sonare; pigliarono la bella pastora, la fecero ballare.

9. GUIDO GUINIZZELLI

Di Guinizzelli, morto nel 1276, forse giudice bolognese, si hanno notizie dal 1266; nel 1274 è esule per motivi politici. Scrive una ventina di poesie, attaccate per il loro intellettualismo, nelle quali riprende la tradizione della poesia oc e siciliana. Suoi temi sono l'affermazione della nobiltà come dote interiore e la lode della donna: ciò apre la via alla spiritualizzazione interiore dell'amore, poi preponderante in tutti i poeti stilnovistici. Acculturato, assorbe i metodi della logica scolastica e sfoggia paragoni naturalistici, pur tendendo a trapassare ad un'analisi universale dell'amore.

Al cor gentil rempaira sempre amore al cor gentile rempaira: ha la sua sede nel cuore nobilecome l'ausello in selva a la verdura; ausello: ..............; a la verdura: nel verde. né fe' amor anti che gentil core, fé: fece, creò [qual è il soggetto?]; anti che: prima che. né gentil core anti ch'amor, natura: ch'adesso con' fu 'l sole, ch'adesso con': ché non appena. sì tosto lo splendore fu lucente, tosto: ................né fu davanti 'l sole; davanti: come prima anti. e prende amore in gentilezza loco prende.... loco: prende posto (soggetto è ........)così propiamente propriamente: normalmente, necessariamente. come calore in clarità di foco. clarità: .....................

Foco d'amore in gentil cor s'aprende s'aprende: s'accende (che figura retorica è?)come vertute in petra preziosa, vertute: virtù1.che da la stella valor no i discende che ... no i discende: nella quale non scende (qual è il soggetto?)anti che 'l sol la faccia gentil cosa; anti che: ..........; la faccia gentile cosa: la renda nobile (coi suoi raggi).poi che n'ha tratto fòre poi che: ........; fore: fuori.per sua forza lo sol ciò che li è vile, li è vile: è vile nella pietra preziosa. stella li dà valore: li: si riferisce a cosa? 1 Si credeva che le pietre preziose acquistassero il loro valore, cioè l'insieme delle loro proprietà e poteri, per l'influsso di un astro spe-cifico per ciascuna qualità di pietra.

Page 16: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

così lo cor ch'è fatto da natura asletto, pur, gentile, asletto: eletto. donna a guisa di stella lo 'nnamora. a guisa di: ..........; lo 'nnamora: lo fa innamorare (identifica soggetto e oggetto)

Amor per tal ragion sta 'n cor gentile per qual lo foco in cima del doplero: doplero: torcia. splendeli al su' diletto, clar, sottile; splendeli: vi splendeno li stari' altra guisa, tant' è fero. li stari': vi starebbe; guisa: ..........; fero: ...........2

Così prava natura prava: .............recontra amor come fa l'aigua il foco recontra: è contraria a; aigua: ..........caldo, per la freddura. freddura: .............Amore in gentil cor prende rivera rivera: dimora. per suo consimel loco consimel: affine. com' adamàs del ferro in la minera 3 . adamàs: .................; minera: minerale.

Fere lo sol lo fango tutto 'l giorno: fere: ............ (qual è il soggetto?)vile reman, né 'l sol perde calore; reman: qual è il soggetto?dis' omo alter: «Gentil per sclatta torno »; omo alter: un superbo; sclatta: schiatta; torno: sono. lui semblo al fango, al sol gentil valore: semblo: paragono; gentil valore: nobiltà vera. ché non dé dar om fé dar ... fè: ...........; om: ............ (corrisponde al francese ".....").che gentilezza sia fòr di coraggio sia: vi sia. in degnità d'ere' ere': erede. sed a vertute non ha gentil core, sed: se; a vertute: disposto a virtù; ha: qual è il soggetto?com' aigua porta raggio porta raggio: si lascia attraversare dal raggio (a quale fenomeno si riferisce?)e '1 ciel riten le stelle e lo splendore. riten: trattiene.

Splende 'n la 'ntelligenzia del cielo 'n la: alla; del cielo: angelicaDeo criator più che ['n] nostr'occhi '1 sole: ella intende suo fattor oltra '1 cielo, ella: cioé..........; intende: intuisce (vede spiritualmente); fattor: .........e '1 ciel volgiando, a Lui obedir tale; volgiando: .................; obedir tale: tale da obbedire. e con' segue, al primero, con': come; al primero: immediatamente. del giusto Deo beato compimento , del giusto Deo... compimento: esecuzione della volontà del giusto Dio.così dar dovria, al vero, dovria: ........ (chi è il soggetto?); al vero: in verità.la bella donna, poi che ['n] gli occhi splende poi che: ............; 'n gli occhi: agli occhidel suo gentil, talento gentil: amato; talento: ............che mai di lei obedir non si disprende. che .... non si disprende: di non discostarsi

Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti? », "Che presomisti": che presunzione avesti. siando 1'alma mia a lui davanti. siando: ............. (equivalente a quale struttura latina?); alma: ............«Lo ciel passasti e 'nfin a Me venisti e desti in vano amor Me per semblanti: "desti Me come termine di paragone per un vano amore"ch'a Me conven le laude e a la reina del regname degno, la reina: ...............per cui cessa onne fraude». onne fraude: ............Dir Li porò: «Tenne d'angel sembianza porò: potrò; tenne: .......... (chi è il soggetto sottinteso?); sembianza: .........che fosse del Tuo regno; la proposizione relativa ha una sfumatura..............non me fu fallo, s'in lei posi amanza». fu fallo: fu errore; amanza: amore.

1. Riassumi il contenuto di ciascuna strofa. 2. In questa canzone viene formulata una teoria della nobiltà in connessione col principio cortese dell'amore, fonte di perfezionamento. Guinizzelli pone in gioco tre concetti, infatti: il cuore gentile, l'amore (che proviene dalla donna), la natura. Che nesso c'è tra cuore gentile e amore e dove esso è dichiarato? Quali comparazioni sono introdotte ad illustrare il concetto?4. Quali strofe rispondono all'altro nodo teorico del testo, cioé in che cosa consista la gentilezza del cuore e come la si acqui sisca? Come risolvono il problema? 5. Guinizzelli nega in assoluto la nobiltà di famiglia come valore o ne limita semplicemente il primato, asserendo che essa non è di per sé sufficiente a nobilitare l'individuo? Siamo dunque di fronte a una concezione «democratica» secondo la quale chiunque potrebbe aspirare a nobilitarsi attraverso l'amore? 6. La natura interviene nel testo come concetto astratto a significare una entità che è esterna all'essere umano e che lo trascende e rende gentili i cuori destinati a innamorarsi. Per comprendere meglio il concetto, rileggi la seconda strofa e analizza l'analogia che vi si sviluppa tra due serie di elementi: a. il sole, la pietra preziosa, la stella; b. la natura, il cuore gentile, la donna. Tra questi elementi quali rapporti sono stabiliti? E' vero che attraverso il concetto di natura Guinizzelli abbozza una concezione meritocratica?7. Leggi queste pagine del saggio dello studioso strutturalista D'Arco Silvio Avalle a proposito di questa canzone ( Ai luoghi di delizia pieni. Saggzo sulla lirica Italiana del XIII secolo, Milano-Napoli 1977, pp. 34-38) e riempile con le giuste parole della canzone:

2 Il fuoco tende naturalmente verso l'alto e vanamente si cercherebbe di volgerlo altrove (si tratta della concezione del filosofo greco Aristotele). 3 Si credeva che il diamante, come la calamita, avesse la proprietà di attirare il ferro.

Page 17: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

La canzone costituisce una sorta di psicodramma, forse un racconto, dove ai singoli enti o personaggi viene assegnato un ruolo preciso e, soprattutto, sono attribuite azioni a senso unico almeno in rapporto al loro statuto ontologico 4. I personaggi sono quattro. Prima di tutto «amore» (a). Poi il «cuore», prima impuro (- b) e poi «gentile» (+ b), che è sempre qualcosa di molto concreto, identificandosi in pratica con l'«uomo». Quindi «natura» (c), su cui forse sarebbe opportuno insistere maggiormente, dato che è un po' il deus ex machina di tutta la vicenda; è lei infatti che crea amore e nello stesso tempo ingentilisce il «cuore». Infine la «donna» (d), nei confronti della quale 1'«uomo», in quanto fornito di «gentil core» (v. 38), si presenta come l'obedienz della tradizione occitanica5 (cfr. ..........., vv. 44 e 50). Cominciamo con i primi due personaggi, inscindibili in quanto strettamente legati da tutta una serie di paragoni ai quali il poeta delega il compito dì chiarirne il significato e la portata. Il «cor gentil» (o ..........., v. 8) sta dunque ad «amore», come: 1) la ........... (v. 2) sta all'............., 2) il ............ (v. 5) sta allo ..........., 3) la ............. (v. 10) sta al ............., 4) la ............. (v. 12) sta alla ............. o il «valore» (i due termini sono sinonimi; vv. 12, 13 e 17), 5) il ............. (v. 22) sta al ..........., 6) la .............. (v. 30) sta ad ..............., 7) il ............. (v. 40) sta alle ............. ed allo .............. Nei paragoni, infine, relativi al segno negativo6, «amore» è assimilato via via al ............ (v. 26), al ............. (vv. 31 e 34), al ............. (v. 34 ), alla ........... (v. 38) e al ............ (v. 39). Da notarsi infine che equivalenti del segno negativo sono, sempre nella canzone di GuinizzelIi, 1'............ (vv. 26 e 39) e il ........... (vv. 31 e 34), ambedue connotati dalla ............ (v. 27), come dire da un senso di gelo (morte?). Il succo del discorso è che, come può darsi un + b senza a, non può darsi invece a senza un + b. Nelle singole proporzioni i termini conseguenti 7 comportano un enunciato del tipo: «Come non c'è amore senza cuore gentile, così non c'è, ad esempio, (1) un "ausello" fuori della ........., (2) "splendore" fuori del .......», e, più semplicemente: «Non c'è conseguente senza antecedente». La precedenza, o antecedenza, di «cor gentil» su «amore»... non poteva essere esplicitata in modo più netto. La «natura» (vv. 4 e 18) è paragonata al ......... (vv. 14 e 16), il quale tog1ie quello che c'è di «vile» in una «petra» (- b), rendendola in tal modo ............ (v. 14) o ............ (v. 12) (+ b), atta cioè ad accogliere la «vertute», o « valore », qui da intendersi come equivalenti di «amore». La proporzione, in questo secondo contesto, sarà del tipo: la «natura» sta al «cuore», come il «sole» alla ............ Ed ancora una volta si potrà affermare che non c'è conseguente senza antecedente, «cor gentil» senza «natura». La trafila è dunque la seguente: «natura» (c) agisce sul «cuore» (- b) e lo rende «gentile» (+ b). A questo punto, come sottolineato nella seconda strofe dall'uso delle congiunzioni subordinanti ............. (v. 14) e ............. (v. 15), il «cuore» (+ b) è atto a ricevere «amore» (a). Solo la «natura» può rendere «gentile» il «cuore» e non «amore». [...] A questo punto interviene l'agente esterno, la «donna», a favorire l'avvento di «amore» nel «cuore» dell'uomo «gentile». Essa è paragonata alla ............ (vv. 13, 17 e 20), la quale infonde «vertute» e «valore» in una «petra» solo dopo che essa sia stata resa preziosa dal sole. Ed ecco la proporzione che ne discende: la «donna» sta ad «amore», come la «stella» sta alla «vertute». Dato che, ancora una volta, non c'è conseguente senza antecedente, potremo affermare che non c'è «amore» senza la «donna».

8. Spiega le parole sottolineate. 9. Rileggi i versi 25-27 della canzone: una indole «prava» quali effetti produce sulla possibilità di amare?10. Gentile è parola-chiave non solo degli stilnovisti ma, più largamente, della cultura urbana. Ricostruiscine l'etimologia e il significato in questo periodo.

Spesso i testi dei poeti stilnovistici descrivono gli effetti che amore, mediante la donna (spesso attraverso lo sguardo a il saluto, quand'ella passa), produce nell'uomo: descrivono quindi una fenomenologia dell'amore. Ogni cosa può essere interpretata in base alle relazioni di somiglianza che la legano alle altre, poiché - così si pensa - un principio unitario regge l'universo. Quindi, la bellezza della donna e i sentimenti provocati dall'amore non sono descritti direttamente, ma sono illustrati mediante paragoni con altre cose e con le sensazioni che esse producono. Il procedimento analogico consente di accostare aspetti e momenti dell'esperienza sensibile che sembrerebbero anche molto lontani tra di loro; in particolare, la donna è pretesto per raffigurare forme, colori, luci dell'ambiente fisico

Io voglio del ver la mia donna laudare.

Io voglio del ver la mia donna laudare del ver ... laudare, lodare secondo verità, per pregi che possiede veramente.ed asembrarli la rosa e lo giglio; asembrarli, ...................... (li corrisponde a.........)più che stella diana splende e pare, stella diana, .....................; splende e pare, appare splendente (che figura retorica è?)e ciò ch'è lassù bello a lei somiglio. lassù, nel cielo.Verde river' a lei rasembro e l'are, Verde.. o 1'are, paragono a lei la verde campagna e l'aria (il cielo).tutti color di fior', giano e vermiglio, giano, .........; vermiglio, .............oro ed azzurro e ricche gioi per dare: azzurro, lapislazzuli (che figura è?); gioi ... per dare, gemme degne d'essere donate.medesmo Amor per lei rafina meglio. medesmo, perfino; per lei, ...........Passa per via adorna, e sì gentile adorna, dignitosamente bella. ch'abassa orgoglio a cui dona salute, a cui dona salute, colui al quale largisce il saluto. e fa 'l de nostra fé se non la crede; fa 'l de nostra fè, ............e no 'lle pò apressare om che sia vile; apressare, ...........ancor ve dico c'ha maggior vertute: ve, .........null'om pò mal pensar fin che la vede. mal pensar, ..................

1. Parafrasa la poesia e riconoscine la struttura metrica, oltre ad identificare le figure retoriche sottolineate.2. Suo tema è una serie di analogie tra la donna amata e alcune cose: identificale e distinguile in almeno due categorie, la prima delle quali a sua volta distinguibile in altre due sottocategorie. Quali qualità accomunano tutti gli elementi nominati?

4 Sulla base dello loro essenza nel contesto della dottrina d'amore.5 obedienz... occitanica, nella letteratura provenzale, l'uomo ligio per amore al volere della donna.6 relativi ... negativo, che si riferiscono al concetto connotato negativamente (- b).7 i termini conseguenti, i termini che derivano (dagli antecedenti).

Page 18: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

3. In questo componimento sono presenti anche altri motivi, su cui torneremo il prossimo anno leggendo Dante: - il passaggio della donna, gli effetti del saluto che ella concede (individua il passo e spiega il contesto); - l'accentuazione della sacralità della donna (evidente in quale verso?).4. Considera il v. 7: i sostantivi astratti, oro e azzurro, a quali oggetti possono farvi pensare? la donna è comparata a gioielli che siano ricchi e degni di essere donati: su quale possibile somiglianza si regge quest' accostamento?

10. GUIDO CAVALCANTI

Nobile fiorentino di parte guelfa (ca. 1255-1300), nel 1267 è promosso sposo a Bice, figlia di Farinata degli Uberti. Nemico personale di Corso Donati, tenta di ucciderlo. E' mandato al confine nel 1300, quando la prioria esilia i capi delle due fazioni ed è richiamato in città per via della sua malattia. Ha Brunetto Latini come maestro e dè amico di Guittone da Arezzo, che gli dedica poesie, oltre che di Dante. La leggenda lo vuole "ottimo loico" e dunque astratto dalle cose terrene. Sacchetti e Boccaccio gli dedicano novelle. Uno dei poeti stilnovistici più vicini a Dante, riprende motivi di Guinizzelli a celebrare l'amore come forza passionale e nemica e a cantare la donna gentile. Di lui son rimaste circa 50 poesie, tra sonetti e ballate (quest'ultime esaltanti Giovanna o Madonna Primavera; una di esse è composta nel timore di una morte prossima), oltre ad una canzone dottrinale (Donna mi prega), una pastorella e qualche sonetto comico; è autore anche di rime di corrispondenza, tra cui un sonetto di rimprovero a Dante.

Biltà di donna e di saccente core

Biltà di donna e di saccente core Biltà... core, bellezza di donna e mente di uomo saggio.e cavalieri armati che sien genti; genti, ..........cantar d'augelli e ragionar d'amore; augelli,.............; ragionar,................adorni legni 'n mar forte correnti; mar forte, ............. (se riferiamo forte ai legni, che figura è?)aria serena quand' apar l'albore quand' apar l'albore, ............e bianca neve scender senza venti; rivera d'acqua e prato d'ogni fiore; rivera d'acqua, umide sponde di un ruscello.oro, argento, azzuro 'n ornamenti: azzuro, .............. (che figura retorica è?)ciò passa la beltate e la valenza ciò passa, sorpassano queste cose (quali sono i soggetti?)de la mia donna e 'l su' gentil coraggio, sì che rasembra vile a chi ciò guarda; "di modo che tali beni appaiono di scarso valore a chi considera le sue qualità"e tanto più d'ogn' altr' ha canoscenza, canoscenza, saggezza, costumi cortesi.quanto lo ciel de la terra è maggio. maggio,............A simil di natura ben non tarda. A simil... tarda, il bene non può tardare a venire ad un essere di siffatta natura.

1. Parafrasa la poesia; analizza la struttura metrica; individua le figure retoriche sottolineate. 2. Cavalcanti, seguendo da vicino lo schema di GuinizzeIIi, adotta in questo sonetto la tecnica del plazer, accumulando quindi immagini di cose piacevoli: cosa elenca nella seconda quartina? Nella prima, invece, sono piuttosto aspetti e momenti tipici di una vita cortese: cerca di identificare le situazioni che questi ultimi evocano.

Nei testi di Cavalcanti ricorre con molta frequenza il motivo, non nuovo, dell'innamoramento che avviene attraverso gli occhi; esso è sempre punto di partenza per la rappresentazione di una situazione interiore di sconvolgimento. In questa poesia, il turbamento interiore non è analizzato in termini psicologici, ma è fatto visibile, concreto.

Voi che per li occhi mi passaste 'l core.

Voi che per li occhi mi passaste 'l core per li occhi, ............; passaste, trafiggeste. e destaste la mente che dormia,guardate a l'angosciosa vita mia,che sospirando la distrugge Amore. sospirando, mentre lei sospira; distrugge, qual è il soggetto?E' vèn tagliando di sì gran valore, "egli vien spaccando (il mio cuore) con così grande forza"che' deboletti spiriti van via: spiriti, spiriti vitali. riman figura sol en segnoria figura, aspetto esterno; en segnoria, in potere (di Amore). e voce alquanta, che parla dolore. voce alquanta, un po' di voce (è soggetto di quale verbo?)Questa vertù d'amor che m'ha disfattoda' vostr'occhi gentil' presta si mosse: presta, ..............un dardo mi gittò dentro dal fianco. dentro dal, nel.Sì giunse ritto 'l colpo al primo tratto, ritto, diritto, preciso e perciò penetrante; a primo tratto, al primo lancio.che l'anima tremando si riscosse si riscosse, .............veggendo morto 'l cor nel lato manco. nel lato manco, ....................

1. Parafrasa il testo, analizzalo metricamente e retoricamente.

Page 19: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

2. Tema del sonetto (tema svolto una prima volta nelle quartine e ripreso nelle terzine) è la distruzione di ogni facoltà vitale dell'uomo che ama. Il dato di partenza, ............., è enunciato nel primo verso e richiamato al v. ........... Gli effetti psicologici sono rappresentati come azioni. Seguine lo svolgimento nelle quartine e nelle terzine. 3. Che invito fa alla donna il poeta nei primi versi? Che differenza c'è tra il guardate di v. 3 e la vista della donna da cui il poeta è stato turbato? Il veggendo dell'ultimo verso è simile a quale di queste due espressioni e perché?4. La poesia d'amore tende a trascendere i dati materiali e biografici degli autori, perché conta piuttosto il significato che essi possono avere. A favorire questo processo di astrazione concorre anche la tradizione letteraria cortese, in cui si erano già fissati temi, ruoli, regole. Questa tendenza alla spersonalizzazione non esclude che ci siano tra i poeti differenze che dipendono anche da variazioni ideologiche individuali. Cavalcanti ad es. spersonalizza l'amore distruggendo l'unità del soggetto amante: agiscono, in luogo della persona, singole entità fisiche, psichiche, fantastiche. Identifica quali in questa poesia: qualcuna di queste è sviluppata con particolare ampiezza, tanto da dar luogo a vere azioni sceniche. Cerca di descriverle (vv. 5-8 e vv. 9-14), indicando gli attributi dei personaggi (allegorici) e le qualità che essi indicano.

Perch'i' no spero di tornar giammaiIl tema di questo componimento (timore di morte, in esilio o in viaggio, lontano dalla propria terra) sembrerebbe autobiografico e per lungo tempo si è creduto che la ballata fosse stata composta durante l'ultima malattia di C. Si tratta invece di un argomento di natura letteraria, trattato anche da altri Stilnovisti.

Perch'i' no spero di tornar giammai,ballatetta, in Toscana, ballatetta, ..............va' tu, leggera e piana, leggera e piana, veloce e in aspetto umile.dritt'a la donna mia, dritt'a la donna mia, ................che per sua cortesia ti farà molto onore.

Tu porterai novèlle di sospiri novelle, ..........piene di dogli' e di molta paura; dogli', ............ma guarda che persona non ti miri guarda, sta' attenta che. che sia nemica di gentil natura: ché certo per la mia disaventura tu saresti contesa, contesa, osteggiata. tanto da lei ripresa ripresa,................che mi sarebbe angoscia; dopo la morte, poscia, pianto e novel dolore.

Tu senti, ballatetta, che la morte mi stringe sì, che vita m'abbandona; stringe,..........e senti come 'l cor si sbatte forte si sbatte forte, ............per quel che ciascun spirito ragiona. " a causa di ciò che ciascuno spirito vitale dice"Tanto è distrutta già la mia persona, ch'i' non posso soffrire: soffrire, tollerare. se tu mi vuoi servire, servire, ..........mena l'anima teco mena l'anima teco, ............(molto di ciò ti preco) quando uscirà del core. del, ..............

Deh, ballatetta mia, a la tu' amistate deh, ............; amistate, ................quest'anima che trema raccomando: menala teco, nella sua pietate, pietate, condizione di sofferenza. a quella bella donna a cu' ti mando. Deh, ballatetta, dille sospirando, quando le se' presente: presente, .............«Questa vostra servente servente, ............vien per istar con voi, partita da colui partita, divisa. che fu servo d'Amore».

Tu, voce sbigottita e deboletta deboletta, ............ch'esci piangendo de lo cor dolente, coll'anima e con questa ballatetta va' ragionando della strutta mente. strutta, ..........Voi troverete una donna piacente, Voi, cioé...............di sì dolce intelletto intelletto, ............che vi sarà diletto starle davanti ognora.

Page 20: La civiltà comunale - Web viewL'uso sistematico dello scambio di battute fra i personaggi rinvia alla tecnica tradizionale del ... pastore; egli al suono della ... di Corso Donati,

Anim', e tu l'adora l'adora, ...........sempre, nel su' valore.

1. Spiega il significato delle parole richieste e sintetizza il senso di ciascuna strofa. 2. Gli intellettuali del XIII secolo attribuiscono all'atto dello scrivere un'importanza preminente: anche quando si indirizzano reciprocamente componimenti poetici da cui emergono dissidi e conflitti, per lo più non si pronunciano direttamente in termini ideologici, ma disputano su questioni di stile. In realtà, discutendo di «stile», cioè di come rappresentare il mondo in parole - quindi in maniera simbolica -, essi pongono in gioco complessi problemi di conoscenza. Anche in questo componimento è sottolineata l'operazione della scrittura. Chi è infatti in questo caso l'interlocutore diretto del poeta? Come esso è definito e che senso ha questa definizione? 3. La ballata, apparentemente patetica e più facile di altri componimenti, compendia, a livello di tematica, di sintassi, di ritmo, di lessico, le costanti più significative della produzione cavalcantiana. Individua in essa: i motivi tradizionali della cortesia; i temi della paura, del dolore, della distruzione; la frantumazione dell'io; i procedimenti espressivi tendenti all'enfasi.