la copertina d’artista

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La Copertina d’Artista Raffaello Castellano (104) L a c o p e r t i n a d e l numero di Novembre 2015, realizzata dall’artista Vincenzo Maraglino, dal titolo “Il Natale che verrà”. Classe 1982, di Massafra (provincia di Taranto), Vincenzo Maraglino è l’artista che ha realizzato la splendida copertina del numero di Novembre del nostro giornale, “Il Natale che Verrà”, dove è riuscito a condensare in una sintesi poetica, elegante, evocativa, a tratti onirica, i temi caldi di questo novembre 2015, periodo sospeso fra l’aria di festa natalizia che, un po’ ovunque nel mondo, si comincia a respirare, la tragedia esogena ma, ormai, anche endogena dei migranti e i drammatici attentati di Francia del 13 novembre scorso. L’opera, che raffigura una Natività, riecheggia, con le sue atmosfere rarefatte, permeate da una brina poetica che tutto avvolge, il tratto netto, ma al contempo delicato, le opere del maestro del fumetto francese Moebius (al secolo Jean Giraud); ma pure le opere, o meglio, potremmo dire, le motivazioni, le tensioni artistiche e le aspirazioni oniriche di due giganti del novecento come Henri Matisse e Marc Chagall .

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Page 1: La Copertina d’Artista

La Copertina d’Artista

Raffaello Castellano (104)

Lacopertinadel numero di Novembre 2015,realizzata dall’artista VincenzoMaraglino, dal titolo “Il Nataleche verrà”.

Classe 1982, di Massafra (provincia di Taranto), Vincenzo Maraglino è l’artista che ha realizzato lasplendida copertina del numero di Novembre del nostro giornale, “Il Natale che Verrà”, dove èriuscito a condensare in una sintesi poetica, elegante, evocativa, a tratti onirica, i temi caldi diquesto novembre 2015, periodo sospeso fra l’aria di festa natalizia che, un po’ ovunque nel mondo, sicomincia a respirare, la tragedia esogena ma, ormai, anche endogena dei migranti e i drammaticiattentati di Francia del 13 novembre scorso.

L’opera, che raffigura una Natività, riecheggia, con le sue atmosfere rarefatte, permeate da unabrina poetica che tutto avvolge, il tratto netto, ma al contempo delicato, le opere del maestro delfumetto francese Moebius (al secolo Jean Giraud); ma pure le opere, o meglio, potremmo dire, lemotivazioni, le tensioni artistiche e le aspirazioni oniriche di due giganti del novecento come HenriMatisse e Marc Chagall.

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L’artistamassafrese Vincenzo Maraglino.

Diploma di II° livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo ad indirizzo pittorico conseguitopresso l’Accademia di Belle Arti di Lecce nel 2012, prima del percorso accademico VincenzoMaraglino collabora attivamente con un laboratorio artigianale di mobili decorati, dove entra incontatto con le tecniche artigianali antiche e sperimenta le decorazioni peculiari dello stile barocco,veneziano, dell’arte povera e di altri ancora. Importanti sono per la formazione dell’artista leesperienze nella realizzazione e decorazione della cartapesta per i carri allegorici del Carnevale,che nella sua città natale, Massafra, vanta una lunga e consolidata tradizione.

Come altri artisti della sua generazione, il Maraglino si trova ad operare in quella terra di mezzo, inquello iato che si è spalancato, nella ricerca e sperimentazione artistica a livello locale, nazionale emondiale: l’esplosione delle tecnologie digitali al sorgere del nuovo millennio.

Diocreòla donna e vide che era cosa buona…, tecnicamista su tela, 50 x 100 cm, 2015.

La sua ricerca parte proprio da questa continua contaminazione di generi, tecniche e strumentipropri dell’arte: la carta pesta, la digital art, la pittura, l’artigianato, la decorazione, internet, etc. Unartista cross mediale, potremmo definirlo, che padroneggia l’antico e il moderno con estremanaturalezza, ottimo esempio di quella new wave pugliese che tanto ha da dire sullo scenario artisticocontemporaneo, non solo nazionale.

Attualmente vive e opera nella sua Puglia, fra Lecce e Massafra (Ta).

Ultime Mostre

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Lanottebruna,acriliconcanvas, 30 x 100 cm,2015.

Smart in the City

Esposizione Collezione Privata, a cura di Barter srl, ex chiesa San Carpoforo Milano – novembre2015;

Elogio della memoria

Collettiva d’Arte Contemporanea a cura dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, Galleria dellaSocietà Operaia di Mutuo Soccorso,Massafra – novembre 2015;

Martyrium

Personale di Pittura a cura dell’Ass. Turisitica Pro Loco Città di Massafra (Ta), Galleria della SocietàOperaia di Mutuo Soccorso, Massafra – settembre 2015;

Quinta Rassegna di Arte Contemporanea

a cura di Daniel Buso, Cà dei Carraresi, Treviso – settembre 2015 – Comd’Arte, 2014;

3°Rassegna d’arte contemporanea dal tema “L’Ego, l’Io e l’incontro con l’altro”, Lecce,dicembre/gennaio 2015;

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Da cosa nasce Arte

Collettiva d’arte a cura dell’associazione culturale “La stanza di Ulisse”, Fasano, dicembre 2014;

Ritratti Urbani

Personale di Pittura a cura di ThULab | Spazio per le Arti Visive, Laboratorio urbano di Fasano (Br),maggio 2014;

“Eternoduellotra arte e tempo”

What you see is what you get

Mostra internazionale di arte contemporanea, Fabbrica Paladini Lequile (Le), aprile 2014;

Special Painter

Personale di Pittura a cura di Menticalde Gallery, Lecce, febbraio 2014;

Estemporanea di Pittura “L’Arte di Eva”

a cura di Menticalde Gallery per il 50° Anniversario della nascita del fumetto “Diabolik”, CastelloCarlo V, Lecce – dicembre/gennaio 2013;

Comd’Arte 2013

Mostra d’Arte Contemporanea, a cura di Matteo Favaro, Comdata (Lecce) – dicembre/gennaio 2014;

Personale di Pittura

a cura dell’Associazione turistica Pro Loco Città di Sava, “Sala Amphipolis”, Sava (TA) – dicembre2012;

Mostra collettiva d’Arte

a cura di MenticaldeGallery, Lecce, giugno 2012;

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Post Avanguardia Italiana: Collettiva Ultraveristi

a cura di Silvana Belvisi, Salotto dell’Arte – Torino, marzo 2012;

Mostra Collettiva d’Arte

a cura dell’ Ass.ne Culturale “Le Ali di Pandora”, Lecce, aprile 2012.

Per informazioni e per contattare l’artista potete andare sul suosito: http://www.vinzmarvinoartista.flazio.com/, o scriverea: [email protected]

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile parteciparea questa interessante iniziativa, che produrrà, a fine 2015, un catalogo ed unamostra collettiva, scrivendo alla nostra redazione:[email protected]

Editoriale Novembre 2015 – RaffaelloCastellano

Raffaello Castellano (104)

Avete presente quella sensazione di grande spossatezza che ci prende almattino, quando ci si sveglia di soprassalto e ci si sente disorientati,intontiti e un po’ turbati? Siamo presi da quel torpore misto allasonnolenza, con le immagini dei sogni, o degli incubi, che sisovrappongono a quelle che i nostri occhi cominciano faticosamente amettere a fuoco nella penombra della nostra stanza da letto. Lasensazione dura, di norma, pochi minuti, ma, immersi in quel limbo fra ilsonno, il sogno e la veglia ci può capitare di sperimentare quellasingolare esperienza del Déja Vu.

Vediamo, ascoltiamo o leggiamo qualcosa che, siamo sicuri, anzi certi, già abbiamo visto, sentito,

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vissuto.

È il 14 novembre del 2015, eppure mi sembra, anzi sono sicuro, che è il 7 gennaio 2015. Latelevisione, appena accesa, mi informa che ci sono stati dei gravissimi attentati terroristici aParigi, ma non sono stati alla redazione di Charlie Hebdo, no, si parla di un attentato, anzi didiversi attentati ad obbiettivi civili, fra cui un teatro, un bistrò, un caffè e lo stadio. Mi stropicciogli occhi, alzo il volume della televisione e guardo la data sul mio smartphone: no, non stosognando o dormendo, sono ben sveglio e quella sensazione di disagio tipica del déja vu lasciaimmediatamente spazio a quelle di angoscia, disgusto, amarezza e rabbia.

L’angoscia per la consapevolezza di estremo pericolo in cui tutti noi siamo immersi e nella qualerischiamo di affogare.

Il disgusto per la viltà degli attentati inflitti ai luoghi del quotidiano per mietere più vittime einstillare più paura.

L’amarezza per la miseranda natura umana, che porta un uomo con sogni, speranze e famiglia,proprio come noi, ad uccidere e uccidersi pur di lanciare un ultimo agghiacciante grido di dolore.

Ed infine rabbia, sì, rabbia, perché nonostante la Francia sia da sempre una delle nazioni piùmultietniche d’Europa, è la seconda volta che l’ISIS la attacca quest’anno, reclutando le sue miliziein francesi di seconda e alle volte terza generazione.

Scrivo questo pezzo a pochi giorni dai gravissimi attentati di Francia.

Il numero di novembre di Smart Marketing avrebbe dovuto nelle intenzioni essere dedicato al Nataleche verrà, così come l’anno scorso, ma i drammatici fatti francesi ci hanno costretto ad aggiustare lanostra rotta. Così come successo ad inizio anno con il numero sulla shoa, che poi si allargò acontenere anche i fatti di Cahrlie Hebdo, alla stessa maniera questo numero di novembre, chedoveva parlare delle tendenze, dei regali, ma pure delle aspettative, dei sogni e delle speranze chevolevamo trovare sotto l’albero, ora, adesso, alla luce di quanto accaduto, non potrà non parlareanche delle paure, delle angosce e dello sgomento che assalirà, volenti o nolenti, tutti noi.

A maggior ragione in Italia, da sempre crocevia di culture, approdo naturale sul Mediterraneo,interessata da immensi flussi di migranti, con tendenze (mai sopite e neanche tanto latenti) dirazzismo e con l’imminente apertura dell’Anno Santo e del Giubileo proclamato da Papa Francesco.

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La domanda allora è, allo stesso tempo, semplice esconcertante: come dobbiamo festeggiare, anzivivere è il termine giusto, il Natale 2015?

Non ho facili risposte e ogni suggerimento rischia di essere scontato e retorico; quello che spero contutto il mio essere e tutta la forza di cui sono capace è che noi non dobbiamo mollare, non dobbiamocedere, non dobbiamo rinchiuderci, non dobbiamo nasconderci, non dobbiamo smettere neanche perun secondo di sperare. Insomma, non dobbiamo smettere di vivere.

Perché, in ultima istanza, il terrorismo, di qualunque bandiera esso sia, usa le bombe, i mitra e gliattentati non solo per uccidere un numero più o meno grande di persone: il suo scopo ultimo, le suevere vittime, sono i feriti, i superstiti, gli spettatori, siamo noi, tutti noi che, inorriditi e spaventati,finiamo con il fare il suo gioco, smettendo di vivere un tanto al giorno.

Si comincia evitando i luoghi affollati, rinunciando ad un viaggio in programma, evitando i mezzipubblici, uscendo di casa sempre meno, cambiando insomma la nostra routine quotidiana, le nostreabitudini, diventando ogni giorno sempre più diffidenti, ansiosi, paranoici e sospettosi.

Ci allontaniamo dalla luce e dagli altri e ci rintaniamo nelle tenebre e nella solitudine, nella falsaconvinzione di essere al sicuro.

Beh, non dobbiamo farlo!

L’augurio che faccio a tutti i nostri lettori è quello di continuare la propria vita, magari con un pocodi prudenza in più, ma con una consapevolezza che non ci deve abbandonare: non importa quantaoscurità e tenebre ci siano intorno a noi, la luce è il nostro destino e la nostra ragione d’essere, e senon credete alle mie parole sentite cosa disse il grande psichiatra Carl Gustav Jung: “A quantopossiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità delnostro mero essere”.

Buona lettura e ricordatevi di accendere tutte le vostre luci: di casa, natalizie e quelle dentro di voi.

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Editoriale Novembre 2015 – Ivan Zorico

Ivan Zorico (108)

Quando, qualche tempo fa, ci siamo trovati a deciderel’argomento da trattare per il mese di dicembre, a me edall’amico Direttore Raffaello Castellano, ci è sembrato quasiscontato ripetere l’esperienza del dicembre scorso. Il tematrattato era già tutto riassunto nel titolo della copertina “IlNatale che verrà”. Ci sembrava infatti carino proporre (con unpo’ di anticipo) idee, spunti di riflessione e novità, che di lì aqualche giorno avrebbero tenuto banco sui vari mass media, enelle discussioni comuni, proprio in vista del Natale. Così,come detto, anche quest’anno, avevamo intenzione di replicare questa missionarricchendola, ovviamente, di nuovi contenuti.

E poi però, nel corso di questo mese, è successo qualcosa di irreparabile; diimpensabile. Una sorta di grande cortocircuito è intercorso nella vita di tutti noi.Uno scisma emotivo che ha scosso le nostre anime, agganciato i nostri pensieri ecatalizzato l’attenzione, proiettandoci in un clima di ansia, preoccupazione eterrore.

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LaCopertinadi Smart Marketing n.7 delNovembre 2014.

Si, giusto caro lettore, hai ben capito. Sto parlando proprio dei fatti di Parigidella notte del 13 novembre. Anche noi abbiamo subito questo shock e siamorimasti profondamente colpiti da quanto è accaduto, prima, e dal successivobombardamento mediatico, poi.

Per questo, in corso d’opera, abbiamo un attimo virato, quantomeno neicontenuti, l’argomento del mese: dal precedente “Il Natale che verrà” al piùattuale “Che Natale sarà?”.

Una scelta che ha interessato (e coinvolto) l’autore della copertina del mese, adopera di Vincenzo Maraglino, che con la sua opera – “Il Natale che verrà” – haben colto la delicatezza del momento, con quella sensibilità propria solo agliartisti.

A mio parere, sarà un Natale un po’ sottotono, quantomeno nello spirito. Anchese tutti i leader politici (almeno quelli meno populisti) cercano con i loro discorsidi riportare un po’ di calma ed esortano, per quanto possibile, a continuare acondurre una vita “normale” (come giusto che sia, per non creare più allarmismidi quelli già in essere), le grandi città saranno probabilmente meno affollaterispetto al solito.

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Lacopertinadel numero di Novembre 2015,real izzata dal l ’art is taVincenzo Maraglino, daltitolo “Il Natale che verrà”.

Il flusso turistico per mete da sempre ambite in questo periodo, come Roma,Milano, Londra ed ovviamente Parigi, vedrà verosimilmente ridursi di intensità.

Questo, ovviamente, non mi fa piacere. Ma forse, al netto di tutte le polemiche,dietrologie e parole profuse post 13 novembre, che avrebbero dovuto avere(almeno nelle intenzioni) l’obiettivo di spiegare quanto accaduto, a tutti noimancano proprio delle risposte. Mancano proprio delle certezze. L’essere statibombardati da parole, immagini, video e suoni, non ha certo aiutato a riportareun clima di serenità. Non che si dovesse fare finta di nulla: neanche noi di SmartMarketing lo stiamo facendo. Ma forse quello che è mancato è stato un dibattitocostruttivo che aiutasse l’opinione pubblica ad interpretare i fatti. A farli suoi. Adigerirli.

Il primo augurio per il Natale che verrà che mi viene da fare (e che in primaistanza mi faccio) è proprio quello di cercare di mettere ordine a quantoaccaduto, filtrando il più possibile il fiume di notizie al quale siamo sottoposti,per avere un quadro della situazione, almeno, non troppo nebuloso.

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Il secondo è quello di continuare realmente la vita di tutti giorni, affermando inquesto modo la nostra indipendenza. E, per ultimo, di vivere un Nataleall’insegna dei suoi valori fondanti. Se ci pensate, soprattutto in questo periodostorico, anche per chi non è credente, non sarà difficile ritrovarsi in valori qualibontà e riconciliazione.

Ivan Zorico

Natale: i falsi miti di una giovanetradizione di consumi.

Anna Rita Leone (4)

Il periodo natalizio è il più fervido calderone di immagini eimmaginario collettivo occidentale. Surclassata e relegata a unapostilla una delle ricorrenze più importanti della cristianità, ilNatale si è lentamente trasformato in un più o meno lungo, laico,periodo di vacanza, relax e famiglia. Ironicamente parlando.

Chiedendo alle generazioni che ci hanno preceduto, anche di poco, si ha la misura di come il Natalesi sia caricato attraverso gli anni di significati e associazioni simboliche diverse; di abitudini etradizioni che sono sostanzialmente giovani; di un’espansione temporale che precede di un mese la

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ricorrenza; nonché diversi mood delle persone, che assumono atteggiamenti contrastanti di fronte auna festività così “avvolgente” e impegnativa.

La frugalità che ci ha preceduto è stata soppiantata da un lungo invito ai consumi, a un surplus didesideri e che si susseguono, e a un diverso fluire del tempo.

Intanto, come ogni anno, già dal mese di novembre, esperti di marketing e di economia imbastisconoprevisioni di spesa degli utenti, stime, guardando ai trend di consumo, allo stato della società;contemporaneamente, la comunicazione e la pubblicità si rivestono di carta rossa: è necessariocreare l’atmosfera natalizia, con una ridondanza di simboli, musiche e messaggi mirati, con unapreparazione del mercato a cottura lenta, con l’introduzione anticipata di beni di consumo che,solitamente, venivano relegati alle ultime settimane di dicembre.

Se diamo uno sguardo alla storia più remota, possiamo notare come la tradizione cattolica, abbiafatto coincidere il Natale di Cristo con tradizioni più arcaiche. I romani, nel mese di dicembre,usavano celebrare i Saturnali, festeggiamenti di una settimana in onore di Saturno: erano giorni digrandi feste e di atti generosi, gli schiavi non lavoravano e ai bambini venivano elargiti doni. Neipaesi del nord Europa, poi, dicembre era il mese in cui l’agricoltura era ferma, per evidentimotivazioni climatiche, ma era anche periodo di abbondanza, poiché era possibile godere dei fruttidel raccolto svoltosi nei mesi precedenti; giorni di festa, carne fresca, birra e vino: la storia ciracconta che per i popoli del nord dicembre era tempo di gozzoviglio, di superamento dei limiti e disovvertimento dei ruoli e delle regole sociali. I poveri, per quei giorni, comandavano e pretendevanodoni ed elemosine in modo aggressivo, si lasciavano andare all’alcol e a trasgressioni sessuali; leelite donavano e tolleravano di buon grado quest’ordine transitorio delle cose, che fungeva davalvola di sicurezza per contenere l’odio di classe, poiché offrivano più di semplici doni: una sorta dibenevolenza paternalistica che successivamente avrebbe tenuto le redini del controllo sociale.

Quando, successivamente, la festività cattolica fufissata a fine dicembre, le vecchie tradizionicontinuarono a permanere, e per un certo tempo acoesistere, pur se in modo conflittuale perchè malviste dalle autorità religiose. Con l’avvento dellaRiforma Luterana, le festività antiche furono bandite;nel 1647 il Parlamento inglese, sotto la pressione diCromwell, dichiarò il Natale illegale poiché papista epagano. Egualmente, di riflesso accadde in America,in qualche colonia, ma non per tutti: molti uomini dei ceti più poveri, assediavano le case dibenestanti esigendo cibo e vino; mentre le chiese tentarono invano di arginare il fenomeno.

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La nascita del moderno capitalismo, intorno alla metà del secolo XIX negli Stati Uniti cambiòradicalmente questo stato di cose.

Il divario tra ricchi e poveri si acuì e i festeggiamenti di Natale si trasformarono in vere e proprielotte di classe, e i comportamenti un tempo tollerati furono penalizzati dalla legge. Contestualmente,la nascita della classe media americana contribuì in modo decisivo alla nascita del Natale così comelo conosciamo oggi, miti e storielle annesse. I doni venivano offerti non più ai poveri, ma ai solibambini, che all’epoca costituivano uno dei gradini più bassi per importanza della scala sociale,reiterando così, in modo diverso il fenomeno del dono nei confronti di chi non ha potere decisionale.Tuttavia, come si può comprendere, i figli della middle class avevano già ciò che era necessario pervivere, quindi il dono di Natale divenne qualcosa di non necessario, un plus, un lusso. La società deiconsumi si era impossessata del Natale e il fenomeno si allargò a macchia d’olio, seguendo diversiiter in tutto l’Occidente.

Fin qui il passato, e quello che possiamo definire la modernità del Natale. Il passo successivo èarrivato con l’era post-moderna, quella della liquidità delle vite e dei consumi: non più tempi ciclici,in cui il Natale rappresenta una parentesi, quella finale, di un anno intero, ma un continuo fluireverso un punto apicale indefinito. Il tempo di Natale, tempo di desideri non più di bisogni, siestende; la società dei consumi fagocita i desideri ancor prima che essi siano stati espressi, poiché lapromessa di soddisfazione genera seduzione e bisogno di appagamento sempre più compulsivo,senza garantire alcuna felicità.

Fuori da ogni giudizio morale, sociologi e filosofi hanno negli ultimi 50 anni esaminato la società deiconsumi, e lo specchio più lampante di questa è ravvisabile nel periodo Natalizio, con l’abbattimentodei tempi di riposo in favore di quelli di consumo, come dimostrano i supermercati e centricommerciali sempre aperti. D’altro canto, il consumo rappresenta sempre di più una pratica socialee identitaria, con un doppio legame instabile tra oggetto venduto e soggetto compratore, per cuil’obsolescenza dell’oggetto intacca l’identità instabile del soggetto, che matura così nuovi desideri.Intanto il Natale passa silenzioso, sotto il rumore dei registratori di cassa, delle nostre animeinquiete e del prossimo desiderio di consumo.

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Il tema del Natale nel cinema italiano

Domenico Palattella (31)

Il tema del Natale, sempre altamente centrale nelle vasteproduzioni hollywoodiane, ha avuto, almeno inizialmente, unoscarso utilizzo nel cinema e nello spettacolo italiano, anche sequesti pochi casi sono stati ben esplicati e hanno mostrato unavisione tutta italiana delle festività natalizie. La menzione per “Lavita è meravigliosa”(1946), di Frank Capra è d’obbligo, come èd’obbligo affermare che questo capolavoro sia il film di Natale pereccellenza, con James Stewart perfetto nell’immagine dellasperanza e della bontà che stanno nella natura della festività piùcelebre al mondo: pur se il film cela, nella propria struttura diparabola dickensiana, un acre pessimismo di fondo che il lietofine non riesce a stemperare.

L’anno dopo la risposta italiana al Natale buonista visto dall’altra parte dell’Oceano, è “Natale alcampo 119”, una risposta che si lega perfettamente con il neorealismo, che aveva reso grande ilnostro cinema. Il tema del Natale “all’italiana” dunque, si lega al realismo degli italiani ancorainternati nei campi statunitensi nel Natale del 1945 (per fortuna sarebbero tornati a casa pochi mesi

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dopo).

Il film racconta ovviamente una storia ambientata due anni prima, la nostalgia di un ennesimoNatale passato lontano da casa e dai propri cari. I racconti dei prigionieri si fondono con la magiadel Natale e con i loro ricordi dell’Italia, ora comici, ora commoventi. Fino all’invocata notizia dellaliberazione che conclude il film. Un cast strepitoso, costellato di stelle di primissimo piano: AldoFabrizi, Vittorio De Sica, Peppino De Filippo e Carlo Campanini. A questo punto, però c’è daosservare come a livello italiano, da acuto osservatore della realtà, sia stato il grande Eduardo DeFilippo a cogliere, forse più di ogni altro artista il sentimento che il Natale suscita nel cuore dellagente comune. Nato in una città dove tale ricorrenza è sempre stata oggetto di culto particolare avolte anche eccessivo, trovò naturale e quasi inevitabile descriverlo. Ovviamente lo fece a modo suo,da drammaturgo, creando una commedia realistica, completa, impegnata, tra le più apprezzate econosciute del suo vasto repertorio: “Natale in casa Cupiello”.

Strano, ma vero, è forse l’unica commedia diEduardo De Filippo, a non aver avuto la suatrasposizione cinematografica, ma ne ha avute dueper la televisione, una nel 1962 e una nel 1977,sempre interpretata e diretta dal suo leggendarioautore. La commedia è riuscita nel corso degli anni amantenere intatta la sua vitalità e il suo fortemessaggio natalizio, diventando una tradizione fissadelle festività natalizie dell’italiano del secolo scorso,e di quello del nuovo millennio. Rimasto nellamemoria collettiva il tormentone ““Te piace ‘opresepio?”, che Eduardo ripete continuamente nel corso della commedia.

Successivamente, il Natale “italiano”, cinematograficamente parlando, ha sempre descritto

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avventure dedite al lato consumistico dell’italiano medio, al latovacanziero, che è comunque parte integrante dell’essenza italianadel Natale. Antenato dei “Vacanze di Natale”, che andranno dimoda dagli anni ’80 in poi, “Vacanze d’Inverno” del 1958, direttoda Camillo Mastrocinque e interpretato da Vittorio De Sica eAlberto Sordi, è il vero e proprio antenato dei “cinepanettoni” deigiorni nostri. Vengono qui descritti, in un divertente film a episodiintrecciati, le avventure di personaggi diversi, bizzarri, umani ecuriosi, alle prese con le vacanze natalizie nella località sciistica diCortina D’Ampezzo. Scelta non casuale, proprio in quei mesi,Cortina avrebbe ospitato, nel 1958 le prime Olimpiadi invernaliospitate dall’Italia, e in pieno boom economico l’italiano non puòcerto esimersi dal divertirsi anche a Natale, come se fosse unapiccola estate, in montagna anziché al mare: e il cinema non si tiròcerto indietro.

Per lunghi anni poi, il tema del Natale nel cinema italiano venne un po’ messo da parte, fino aquando l’intuizione del produttore De Laurentiis aprì le porte del cinema al Natale, inserito nellafacile e spicciola commedia di costume. Il 1983 è l’anno di “Vacanze di Natale”, con Jerry Calà,Christian De Sica e Stefania Sandrelli, film rilevante non tanto per la qualità della stessa pellicola,che a dir la verità non è neanche brutta, anzi piuttosto gradevole, ma per il fenomeno di costumeepocale, che caratterizzerà tale genere fino ai tempi attuali. La ‘creatura’ ideata da De Laurentiisdarà vita ad una serie infinita di ‘copie’, brutte o belle che siano, in grado di reggere allo scorreredegli anni. Perché il Cinema italiano scopre la potenza del Natale in sala, con film ad hoc che locelebrino anche sul grande schermo: e fa niente se la qualità sarà molto spesso deprecabile, ilpubblico dimostrerà di gradire e i produttori ci marceranno.

Eppure non mancano le occasioni importanti, di qualità, come il crudele, ma splendido “Regalo diNatale”(1986) del maestro Pupi Avati, con Diego Abatantuono e Carlo Delle Piane, nel quale ilcineasta bolognese descrive la provincia indigena senza pietà o infingimenti, licenziando unaparabola ch’è pietra tombale su ogni sentimento, a cominciare da quello dell’amicizia; oppureancora, il pungente “Benvenuti in casa Gori”(1990, girato da Alessandro Benvenuti nel 1990, ilfilm ruota attorno ad un pranzo di Natale trasformato in un vero e proprio gioco al massacro infamiglia.

Cinica ed originale, la pellicola venne tutt’altro che esaltata dalla stampa dell’epoca, per poi farsiricordare ed apprezzare con il passare degli anni; e poi degno di nota, con Paolo Villaggio, per unavolta lontano dai panni del ragionier Fantozzi, è “Ho vinto la lotteria di capodanno”, del 1989.

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Alla regia troviamo Neri Parenti, poi diventato 10 anni dopo ‘padre’ del cinepanettone, peruna pellicola che astutamente giocò con quello che 25 anni fa eraancora un vero e proprio sogno ad occhi aperti. La Lotteria Italia.Miliardaria, e in grado di trasformare la vita del vincitore. Altritempi, in cui a riempire le casse dello Stato erano solo e soltantola schedina del Totocalcio, quella del Totip, e la Lotteria, perl’appunto.

Chiudo infine con un toscanaccio del cinema italiano, Paolo Virzì, autore di “Baci e abbracci”. E’ lafine degli anni 90 e il regista viene dal boom di “Ovosodo”, tanto da cercare una facile conferma.Che non arriva del tutto. Tra equivoci più o meno scontati, una famiglia toscana accoglie in casa unristoratore fallito, alla vigilia di Natale, credendo sia il nuovo fidanzato della figlia. Evidentel’omaggio a “Trainspotting” di Danny Boyle, con il poster che ricorda Ewan McGregor disteso sullerotaie, per un titolo che chiude questa ‘carrellata’ natalizia all’italiana.

Natale, quando il regalo più prezioso èun’idea

Jessica Palese (23)

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Cosa troveranno gli italiani sotto l’albero? Pochiregali, ma importanti.

Lo spiega eBay, uno dei colossi della compravendita online, attraverso una ricerca effettuata daTnsCompass. L’indagine, condotta su un campione di utenti di età compresa tra i 16 e i 54 anni,rivela che il budget per i doni e pensierini sarà di circa 195€, ossia lo stesso del 2014. La spesa saràpiù generosa per figli e partner, per i quali gli italiani contano di spendere il 20% in più rispetto al2014.

In cima alla lista dei desideri, ci sono i viaggi, regali ambiti dal 25% degli intervistati, seguonoabbigliamento e libri per le donne, tablet, e-reader e gadget tecnologici per gli uomini.

Il 2014 ha portato doni indesiderati al 46% degli italiani, una percentuale piuttosto altaconsiderando l’impegno e il tempo impiegati nella ricerca del regalo “perfetto”.

Il concorrente Amazon ha invece già aperto la vetrina dedicata al Natale dedicata ai regali, suddivisiper fascia di prezzo e categoria, ma anche agli addobbi per casa ed esterni. Una selezione di articoliMade in Italy realizzati a mano dagli artigiani italiani e corredati da schede specifiche per ogniprodotto. Si può anche creare la propria lista desideri e mandarla via mail ad amici e parenti ocondividerla sui social.

Chissà se basteranno sondaggi, ricerche e wish list per soddisfare i desideri degli italiani, oppure seanche quest’anno la metà di loro resterà deluso nello scartare i doni.

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Il rischio è che la “caccia ai regali” si trasformi in uninutile spreco di denaro, risorse ed energie, peroggetti che rimarranno inutilizzati o addiritturabuttati poiché non graditi.

Non sarebbe il caso di aspirare ad un Natale più sobrio, senza eccessi e sprechi di cibo, fatto disorrisi e tranquillità?

Alla luce del clima di terrore che la Francia e l’Europa stanno vivendo, il regalo più prezioso che sipossa trovare sotto l’albero è certamente la serenità. La possibilità di condurre una vita tranquilla, incui si possa uscire di casa senza il timore di non tornarvi più, potersi riunire nelle piazze, andare adun concerto, al cinema o assistere ad un match sportivo.

La più dolce delle novità potrà solo essere il ritorno alla normalità.

Lo Specchietto Retrovisore – 29/11/2015

Christian Zorico (87)

Una settimana quella appena trascorsa chepotenzialmente presentava tutti gli ingredienti peressere davvero volatile: la tensione tra Russia eTurchia non è mai rientrata; il dato di ottobre suiprofitti cinesi, -4.6%, anno su anno; e infine ilpetrolio che ha fallito ripetutamente nel consolidare iguadagni delle precedenti sessioni in area 43 dollarial barile. Invece, le aspettative per la prossima settimana, hanno galvanizzato i corsi azionari

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soprattutto in Europa.

Attendiamo pertanto Draghi il 3 dicembre: il mercato si auspica un super Mario in gran forma ingrado di abbassare il tasso sui depositi interbancari addirittura di 20 bps. L’indice di borsa tedescosembra averne beneficiato maggiormente, andando a colmare il gap che si era aperto in agosto inseguito alla forte correzione della Cina, rompendo le resistenze di periodo.

Dalla price action delle differenti asset class, sembra quasi che il mercato sia meno posizionatosull’azionario, quasi a delineare il fatto che ci sia molta più concentrazione sui primi interessati del“QE trade”, ovvero le curve governative e l’EurUsd.

L’impressione è quella che il mercato sia ancora molto più posizionato per la convergenza dellaperiferia verso il core in Europa, scommettendo su un cambio euro-dollaro più vicino alla parità.Tuttavia il cross ha flirtato tutta la settimana in area 1.06, segno che pesa molto l’incertezza circa lemosse della FED. Per quanto infatti il mercato sembri prezzare un rialzo di 25 pb già al meeting didicembre, è plausibile che dal FOMC emerga un atteggiamento meno aggressivo per i dot previstinel futuro. Questo scenario porterebbe il dollaro a perdere un po’ di forza relativa non solo versol’euro, ma anche nei confronti di altre valute. Ne beneficerebbe, a tendere, la bilancia commercialestatunitense e le aziende americane sulle quali pesa già, nei modelli pre-visivi, un dollaro troppoforte in grado di inficiare i risultati societari.

Resto dell’avviso che al momento il miglior modo diaffrontare le prossime settimane, in un contestocaratterizzato da scarsa liquidità perché ci siavvicina alla fine dell’anno, sia quello di evitareposizioni troppo aggressive soprattutto su temitroppo affollati. Scendere dal bus oppure entrare inun Wal-Mart come nel black friday appena trascorsopotrebbe essere un’esperienza quanto menoimpervia. Appuntamento al prossimo specchiettoretrovisore dove sicuramente avremo modo dianalizzare assieme quanto Mario Draghi sia in grado di regalare all’economia per questo Natale.

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Luca De Filippo: l’ultimo erede (o quasi) diuna grande famiglia

Domenico Palattella (31)

Luca De Filippo, figlio di Eduardo De Filippo, è statol’ultimo erede di una grande famiglia, insieme alcugino Luigi, figlio di Peppino. L’ultimo autenticoerede della tradizione napoletana capace di portarela sua verve non solo nel repertorio classico maanche in quello contemporaneo conducendo una vitanel teatro, con il teatro, per il teatro. Figlio delgrande Eduardo, ha portato in giro per l’Italia lagrande tradizione commediografa di cotanto padre,ma non si è mai scordato di essere anche nipote diPeppino; così come Luigi non si è mai scordato di essere nipote di Eduardo; ed entrambi non si sonomai scordati di essere nipoti di Titina. Sia Luca che Luigi sono stati consapevoli fin dagli inizi dellaloro carriera, di essere dei privilegiati, di non aver certo dovuto vivere gli stenti che hanno dovutopassare Eduardo, Peppino e Titina per sbarcare il lunario.

Quando Luca nacque, nel 1948, Eduardo era già Eduardo, grande interprete teatrale, ma ancheaffermata star del cinema. Luca, ha dovuto quindi, convivere con un enorme eredità artistica, ma èriuscito ad emergere ed a creare una sua personalissima arte teatrale, ancorata al passato gloriosodella sua famiglia di origine, ma comunque al passo con i tempi odierni. Nel suo repertorio non soloEduardo, ma anche Moliére e Pirandello. La storia d’amore di Luca De Filippo con il palcoscenico èiniziata prestissimo: a soli sette anni il padre lo fece recitare nel ruolo di Peppeniello nella

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commedia Miseria e nobiltà del nonno Eduardo Scarpetta.

Nel giro di poco tempo Luca perse la mamma e la sorella Luisella, la bambina aveva solo dieci anni.Un’infanzia, dunque, tutt’altro che fortunata. A dodici anni si ritrova solo con un padre anziano,all’epoca Eduardo aveva 60 anni, e in un’intervista di pochi anni fa raccontava: “Mi portava allepomeridiane e mi scriveva delle particine per tenermi con sé in scena. Ricordo per esempioun Sabato domenica e lunedì. Nel primo atto portavo la spesa a donna Rosa che preparava il ragù.Lei mi domandava come distinguevo le diverse liste di cibo sul foglio se non sapevo leggere. La miabattuta era: ‘Faccio i disegni, donna Rosa un fiore, il signore accanto le corna perché sua moglie lotradisce”. Cose così, di cui non è rimasta traccia nei testi ufficiali”.

Il vero debutto teatrale è a vent’anni con Il figlio di Pulcinella. Usa uno pseudonimo, Luca DellaPorta, perché teme di apparire “raccomandato”. Col padre lavora sia in teatro che in tv in variecommedie eduardiane, Filumena Marturano,Non ti pago, Il sindaco del rione Sanità, Napolimilionaria!, De Pretore Vincenzo, Le bugie con le gambe lunghe, Uomo e galantuomo, Natale in casaCupiello, Gli esami non finiscono mai, Le voci di dentro, Sik-Sik l’artefice magico, Gennareniello, eancora Dolore sotto chiave, Quei figuri di tanti anni fa, Ditegli sempre di sì, Chi è cchiù felice e me, ilpirandelliano Berretto a sonagli e in alcune commedie di Eduardo e Vincenzo Scarpetta (‘O tuono ‘emarzo, Na santarella, Tre cazune fortunate).

Nel 1981, quando il padre si ritira, prende in mano lasua compagnia, cambiandogli il nome in “Lacompagnia di teatro di Luca De Filippo”, con cuiaffronta buona parte delle commedie paterne e degliScarpetta: dirige e interpreta Uomo e galantuomo,Non ti pago, Il contratto, Penziere mieje (recital dipoesie di Eduardo in parte musicate da AntonioSinagra), Ditegli sempre di sì (la sola regia) e L’Artedella commedia.

Non solo testi di famiglia, ma anche testi classici come l’opera di Pasquale Altavilla ‘A fortuna ePulicinella e il Don Giovanni di Molière e nel 1990 dirige Il piacere dell’onestà di Pirandello. Non

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solo teatro per Luca De Filippo, ma anche cinema d’autore, su tutti l’interpretazione al fianco diSophia Loren in “Sabato, domenica e lunedì”(1989) di Lina Wertmuller; e il ruolo del padre di SilvioMuccino nel film di Gabriele Muccino, Come te nessuno mai. Il suo ultimo ruolo, nel film diGianfranco Cabiddu La stoffa dei sogni è proprio di quest’anno, omaggio alla commedia napoletanacon la storia di una modesta compagnia di teatranti che naufraga con dei pericolosi camorristi sullecoste dell’Asinara, isola-carcere del Mediterraneo.

Uscito pochi mesi prima della sua morte è un film inusuale, alto, interessante. Gli ultimissimi anni divita sono stati frenetici: nel 2010 ha ricevuto il Premio De Sica come migliore attore teatrale, anno incui ritorna alla regia con lo spettacolo Le bugie con le gambe lunghe di Eduardo, nel ruolo delprotagonista. L’inizio del 2015 si apre con il prestigioso incarico di dirigere la Scuola di Recitazionedel Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, per continuare poi con l’allestimento di “Non tipago”, che avrebbe girato le sale teatrali italiani dall’ottobre 2015 fino all’aprile dell’annosuccessivo. Iniziata la tournée, Luca appare sempre più affaticato, finché la malattia non gli dàscampo, non potendo più continuare la sua tournée, ma dando addio non solo alla scena, ma anchealla vita, in un’uggiosa giornata di fine novembre.

Con la sua morte è chiaro che si chiude un periodo, un’era culturale. Di Luca rimane il suo grancuore, il suo impegno civile nei confronti dei più bisognosi, e qui vorrei chiudere con unacommovente testimonianza del padre Eduardo, che pochi mesi prima di morire, nel 1984, lodava ilfiglio, e l’amore smodato e incondizionato che provava per lui, per l’erede più puro e autentico delsuo patrimonio teatrale:

« Senza mio figlio forse io… scusate… me ne sarei andato all’altro mondo tanti anni fa. E io debboa lui il resto della mia vita. Lui ha contraccambiato in pieno. Scusate se io faccio questo discorso eparlo di mio figlio. Non ne ho mai parlato! Si è presentato da sé. È venuto dalla gavetta, dalniente, sotto… il gelo delle mie abitudini teatrali. »

(Eduardo De Filippo, al XXX Convegno dell’Istituto del Dramma italiano a Taormina, 15 settembre1984)

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Una Famiglia Perfetta - Il Film

Simona De Bartolomeo (20)

A Natale siamo tutti più buoni, il calore del focolare domestico ciunisce tutti attorno al tavolo della festa, attendiamo con ansia discartare i regali, mangiamo, ridiamo, giochiamo a tombola emangiamo di nuovo.

Anche Leone trascorre le festività in questo modo, in un incantevole casolare in Umbria, circondatodall’affetto della sua famiglia: la bellissima moglie, gli adorabili quattro figli, la premurosa madre, ilsimpatico fratello e la sorridente cognata, in pratica, la famiglia perfetta. Come tutte le coseperfette, quasi non sembra vera ed infatti non lo è.

Il cinquantenne Leone, interpretato da un bravissimo Sergio Castellitto, ha ingaggiato unacompagnia di squattrinati attori per recitare la parte della sua famiglia, o almeno di quella cheavrebbe potuto avere, e ha scritto per loro anche un copione.

E così parte la finzione dove tutti cercano di risultare credibili e di compiacere il capofamiglia, ma

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ben presto nascono le difficoltà, davanti alle sue richieste sempre più esigenti.

Fingere il rapporto padre-figlia, l’affetto tra fratelli, l’intimità di coppia, proprio in un giorno dovetutti sentiamo l’esigenza di ricevere il calore sincero dei nostri cari. Possono la solitudine, ilfallimento, l’insoddisfazione spingere a cercare uno spiraglio di calore, finto, scritto su un copione,comprato? Leone affitta la sua felicità, come recita lo slogan della pellicola.

In un’epoca dove siamo abituati ad acquistare qualsiasi cosa, a qualsiasi ora ed in qualsiasi luogo,potrebbe non sembrare un’idea così assurda comprare una famiglia fatta su misura per noi, priva didifetti, di incomprensioni, pagare per avere finalmente quell’ideale di felicità e di equilibriofamiliare, che nella vita reale non esiste.

Se pensiamo al mondo dei social network, ad esempio, spesso è il luogo dove maggiormente siostenta ciò che in realtà non si è e non si sa: frasi di cantanti deceduti o di noti scrittori usate perattirare i commenti degli “amici”, foto modificate fino all’inverosimile per guadagnare il maggiornumero possibile di like, disquisizioni infinite su argomenti sulla cresta dell’onda, il cui interesse disolito svanisce nel giro di pochi giorni.

Nella farsa però, come nella vita, arriva l’elementonon previsto, fuori copione, Alicia, impersonata daFrancesca Neri, imbattuta per caso in questafamiglia, perfetta solo al primo sguardo. L’incontroilluminante tra Leone e questa elegante inquietadonna, non solo cambierà per sempre la vita delcinquantenne, ma ha il compito di ricordare come lavita può sorprenderci e sconvolgerci, anche quando abbiamo cercato di pianificarla in ogni minimodettaglio, parola per parola, credendolo il modo giusto per raggiungere la felicità.

“Una famiglia perfetta” del 2012, del regista Paolo Genovese, è un rifacimento della commediaspagnola “Familia”, film del 1996 del regista Fernando León de Aranoa, autore anche dellasceneggiatura, che ispirò, oltre alla versione italiana, anche quella americana “Natale in affitto”, del2004.

Una delle scene più significative del film è ambientata fuori la chiesa dopo la messa di mezzanotte.Leone è risentito per non aver ricevuto neanche un dono dalla sua famiglia, ma l’attore che

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interpreta il figlio maschio più grande prende un pacco regalo (vuoto) dall’albero di natale dellapiazza e, improvvisando, lo dona al padre; entrambi fingono ci sia qualcosa nel pacco e gli altriattori, uno dopo l’altro, fanno lo stesso gesto, sotto gli occhi felici di Leone.

I pacchi donati al capofamiglia, sono privi di oggetti, di beni materiali, non sono regali high-tech,abiti e accessori firmati, ma, nel loro essere completamente vuoti, sono pieni di quel che Leone hasempre sognato: un gesto di affetto sincero dalla famiglia che desidera così fortemente.

Leone vorrebbe l’amore e l’unione familiare ma, al contempo, teme che l’epoca in cui viviamo,caratterizzata da individualismo ed egoismo, possa far crollare la solidità di una famiglia per i motivipiù futili e lo esterna in una conversazione che ha con la finta moglie, dicendo “…che senso hacostruire tutto questo, se tutto questo è così fragile?”

La famiglia, che è la prima società dove iniziamo ed impariamo a vivere, dovrebbe anche essere illuogo dove ogni singolo componente esprime la realtà del suo essere, senza modificarla per pauradel giudizio altrui.

Il protagonista e pian piano anche gli altri personaggi, grazie a questa messa in scena, arrivano adinterrogarsi sulla loro vita reale, su chi sono e su ciò che desiderano davvero.

Nella nostra società spesso può capitare di perdere di vista l’essenza della nostra identità, proprioperché ci troviamo a vivere una doppia vita, quella reale e quella sul web, dove possiamo facilmentemescolare ciò che è il nostro quotidiano con ciò che vorremmo lo fosse.

Dovremmo fare come Leone, che alla fine, sceglie di buttarsi nella vita vera e di correre il rischio disbagliare, di soffrire e di avere intorno a sé persone che probabilmente non saranno come lui hasempre sognato, ma che sicuramente saranno in grado di trasmettergli sensazioni ed emozioni realie tangibili, non solo a Natale, ma tutto l’anno.

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Platoon – Il Film

Raffaello Castellano (104)

Lo schermo è nero. Leggiamo una citazione tratta dall’Ecclesiaste:“Rallegrati pure, o giovane, nella tua giovinezza…”. Sentiamo unamusica, bella e struggente (lo straordinario Adagio di Barber). Ladissolvenza ci mostra un aereo da trasporto C130 che atterra suuna pista polverosa: il portellone/rampa posteriore si abbassa edesce un gruppo di soldati, fra cui il protagonista e narratore dellastoria che stiamo vedendo, il giovane soldato volontario ChrisTaylor. Siamo da qualche parte vicino al confine cambogiano, è il1967 e questa è la guerra del Vietnam raccontata dallo splendido,ma insieme straziante, Platoon, film manifesto del regista OliverStone, contro le brutture e la miseria di questa guerra, diqualunque guerra, di tutte le guerre.

Nel pensare alla preparazione di questa recensione sul film da consigliare per Natale, ero indeciso,non sapevo quale film appartenente al genere raccontare: italiano, straniero, commedia, comico. Adissipare ogni dubbio e a chiarificare ogni mio intento sono intervenuti i drammatici fatti di Francia,con la querelle di dichiarazioni, condanne, prese di posizione, etc.. Da subito il dibattito politico,italiano, europeo e mondiale, si è polarizzato intorno a due atteggiamenti principali: da una parte gliinterventisti, che dichiaravano che solo una soluzione militare potesse risolvere le cose, dall’altrachi, invece, cercava, nonostante tutto, di trovare una via diplomatica o di altro tipo per fronteggiareil famigerato califfato islamico dell’ISIS.

È da allora che, come un pensiero ricorrente, di più, quasi come un tarlo, nella mia testa hannocominciato ad affollarsi le immagini, le parole, i rumori e la musica di questo straordinario film.

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Quindi questa recensione, non me ne vogliate, cari lettori di Smart Marketing, non è scritta solo pervoi, è scritta innanzitutto per me; sento il bisogno di raccontarvi e consigliarvi questo film, perchéavverto un’urgenza, quasi viscerale, di dare sfogo alle emozioni ed alle riflessioni che questocapolavoro mi ha trasmesso fin dalla prima visione.

Il film racconta il conflitto del Vietnam attraverso le avventure, disavventure e guerre intestine di unplotone (da qui il titolo); la sceneggiatura è dello stesso Oliver Stone, che aveva attinto alla propriaesperienza personale di soldato di stanza in Vietnam dal 1967 al 1968, periodo durante il quale sidistinse per il suo valore, tanto da ottenere la Bronze Star Medal. L’approccio che il regista decide diassumere è spettacolare e realistico e, allo stesso tempo, crudo ed umanissimo. La fotografia,straordinaria, di Robert Richardson sottolinea ed accompagna, attraverso un caleidoscopicocontrappunto visivo, la colonna sonora di Georges Delerue, che mixa abilmente composizioniclassiche, come il già citato “Adagio per archi” di Samuel Barber, con altre d’epoca, come “WhiteRabbit” dei Jefferson Airplane.

Il film, girato sull’isola di Luzon, nelle Filippine, fra imesi di marzo e maggio del 1986, si focalizza suldualismo e lo scontro di due mondi etici messimirabilmente a confronto. Da una parte abbiamo ilsergente maggiore Barnes, dispotico, rude e spietatonell’interpretare il suo ruolo di comando ed il suomestiere di soldato; dall’altra il sergente Elias, piùumano, collaborativo e generoso nel rapporto cheinstaura con i suoi uomini, soprattutto con i novellini.Due facce e due anime dell’America che non riescono a trovare nessun accordo, nessuncompromesso, nessuna pace, ma che anzi sono ormai destinate alla propria autodistruzione edall’annichilimento di ogni valore, primo fra tutti il definitivo crollo dell’idealismo liberalekennediano.

A dare volto e sostanza a questi personaggi tragici ed insieme umanissimi un cast di giovani(all’epoca) attori, nuove promesse del cinema a venire. Il protagonista, il soldato semplice ChrisTaylor, è un talentuoso Charlie Sheen, che l’anno dopo tornerà a lavorare con Oliver Stone nelbellissimo e profetico Wall Street. Il ruolo del sergente maggiore Barnes, che in principio fuproposto a Kevin Costner, fu poi offerto ad uno straordinario Tom Berenger; è l’eclettico attoreWillem Dafoe, invece, a dare corpo e anima al sergente Elias, attore, quest’ultimo, che di lì a poco sisarebbe distinto interpretando personaggi estremi, come il Gesù dell’Ultima tentazione di Cristo(1988) di Martin Scorsese.

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Intorno a queste tre stelle che, anche grazie a questo film, lanceranno definitivamente le lorocarriere, un firmamento di comprimari di prima grandezza, fra cui spiccano il soldato fanatico esociopatico Bunny, interpretato da un giovanissimo Kevin Dillon, il sergente Rhah, interpretato daFrancesco Quinn, il simpatico soldato Big Harold, interpretato da un già straordinario ForestWhitaker, il soldato Gator Lerner, interpretato da un quasi sconosciuto Johnny Depp, la cuiperformance fu così eccezionale da costringere il regista a tagliare gran parte delle sue scene, pernon minacciare il ruolo del protagonista.

Platoon vincerà 4 Oscar, fra cui quello di Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Montaggio e MigliorSuono, riportando in auge il genere bellico, che pareva esauritosi dopo il capolavoro ApocalypseNow, ma cosa più importante è che con questo film si delinea e cristallizza definitivamente la cifrastilistica ed il percorso del regista Oliver Stone che, da allora in avanti, indagherà senza buonismoed anzi con uno spirito critico e radicale il cuore oscuro dell’America.

Platoon racconta, in ultima istanza, non la guerra contro il nemico, ma contro i propri demoniinteriori: il plotone rappresenta, come ha detto qualcuno, una vera e propria “cultura in vitrio” dellapazzia umana. I giovani soldati americani si trovano a fronteggiare un nemico implacabile, in unagiungla impenetrabile, cercando in ogni modo di non soccombere fisicamente e mentalmente. Da quiil ricorso alle pratiche più disparate, ivi comprese l’uso di droghe e della crudeltà, prima ancora checontro il nemico, contro gli stessi commilitoni. La lenta, ma inesorabile, discesa agli inferi delgiovane soldato Chris Taylor, che vedrà crollare, uno ad uno, i suoi ideali fino ad arrivare, alla finedel film, a divenire egli stesso un carnefice, è un colpo basso sia alla presunta “giusta causa”americana che alle nostre convinzioni in materia di umanità, solidarietà e bontà.

Un film di uomini perduti, cuori di tenebra di una intera nazione, forse di un’intera generazione, nonsolo americana. Solo in parte, allora, ci consola, ci rincuora e ci dà speranza il monologo finale delprotagonista che, sull’elicottero ambulanza, sorvolando il campo di battaglia che ricorda, con unamarcata citazione visiva, le rovine, le ruspe e le fosse comuni dei lager nazisti, ci dice: “Ma sia quelche sia, quelli che tra noi l’hanno scampata hanno l’obbligo di ricominciare a costruire, insegnareagli altri ciò che sappiamo, e tentare, con quel che rimane delle nostre vite, di cercare la bontà e unsignificato in quest’esistenza.”

Dedico queste parole a voi lettori, a me stesso ed a tutti gli uomini di buona volontà. Buona visone ebuon Natale a tutti.

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Lo Specchietto Retrovisore – 22/11/2015

Christian Zorico (87)

Venerdi 20 Novembre, da un intervento di JamesBullard, presidente della Federal Reserve di St.Louis presso Fort Smith (Arkansas), emergechiaramente che il nuovo corso di normalizzazionedella politica monetaria statunitense sarà improntatosull’incertezza: “Stiamo ritornando in un periodo incui ci sarà un po’ più di incertezza a riguardo di cosala commissione farà meeting dopo meeting”.

Così Bullard, che farà parte dei membri votanti l’anno prossimo, preannuncia al mercato che non cisarà (molto probabilmente) un aggiustamento meccanico, come accaduto nel periodo 2004-2006,dove per 17 meeting consecutivi si è alzato il tasso di riferimento di 25pb. Si auspica invece unalettura attenta dei dati e una conseguente risposta della FED.

E di incertezza, ma anche di opportunità nel mondo del reddito fisso, si parlerà durante uno dei

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panel – “Is Fixed Income prisoner of Central Banks?” – nel Lugano Fund Forum.

Sarà l’occasione ideale per delineare gli scenari futuri, a vantaggio degli investitori dell’asset classobbligazionaria. Verrano evidenziate eventuali strategie che consentano di estrarre ancora valore: seil punto di partenza infatti sarà l’analisi dello scenario attuale, in cui il ruolo delle Banche Centrali èdivenuto sempre più preponderante, l’obiettivo ultimo sarà quello di identificare la migliore ricettaper affrontare una volatilità che ha solo il potenziale di crescere.

Proprio in linea con quanto affermato dal presidente Bullard, ci stiamo approcciando ad un nuovocorso in cui le decisioni monetarie. e ovviamente anche le scelte finanziarie di noi investitori,dipenderanno sempre più da una lettura attenta dei dati e da un aggiustamento continuo dei propriinvestimenti.

Agire sul lungo termine assumerà sempre più le sembianze di un breve orizzonte. In un contesto incui il futuro appare, in maniera anomala, più certo del presente, dobbiamo aspettarci più volatilità,magari solo estemporanea. Avere gli strumenti giusti e una strategia veramente flessibile consentiràdi navigare in maggior sicurezza queste acque, potenzialmente tempestose.

Lo Specchietto Retrovisore – 15/11/2015

Christian Zorico (87)

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Nella sola giornata di venerdì, diverse immagini sisono affollate nel nostro “Specchietto Retrovisore”,fotografie che possono caratterizzare il prossimofuturo così come mutare gli scenari economici nellungo termine. Iniziamo dalle parole di ChristineLagarde, direttore dell’IMF, che ha riassunto lavolontà del Fondo Monetario Internazionale diconsiderare l’inclusione dello yuan nello SDR (Special Drawing Rights) paniere di riserve valutarie.Il prossimo incontro dell’IMF, previsto per il 30 Novembre, prenderà in esame la questione;l’eventuale inclusione della moneta Cinese rappresenterebbe il primo cambiamento del paniere dal2001 ad oggi, quando l’Euro sostituì il franco francese e il marco tedesco.

ILDirettore Operativo del Fondo MonetarioInternazionale, Christine Lagarde.

Il raggiungimento dello status di riserva valutaria è di fatto un ulteriore apertura del sistemacinese al mercato del libero scambio. È un passo avanti nel processo di trasparenza in grado diattrarre più facilmente gli investimenti esteri e infine facilita la posizione dell’IMF nei confronti dellaCina, che dal 2010 ha sorpassato il Giappone rappresentando la seconda economia mondiale. L’IMFcreò l’SDR nel 1969 per supportare il sistema Bretton Woods con lo scopo di migliorare eincrementare la liquidità globale. Per quanto l’SDR non sia tecnicamente una valuta, offre ai membridell’IMF (188 al momento), che la detengono, la possibilità di regolare gli scambi commercialiattraverso una delle valute che compongono il paniere. I dati di settembre riepilogano in 280billions di dollari, ossia l’ammontare dell’SDR attuale, i cui avanzi e disavanzi generano interessipassivi e attivi in funzione delle operazioni assicurando e agevolando la continuità delle transazioni.

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E dagli Stati Uniti i dati sulle vendite al dettaglioriportano le probabilità di un rialzo a Dicembre al64% rispetto al 72% di cui parlavamo nello scorsonumero. Così le vendite di ottobre sono risultate piùbasse rispetto a quanto attese (0.1% vs lo 0.3%) cosìcome è stato rivisto al ribasso il dato di settembre.Inoltre, le vendite al dettaglio “core” , che rientranonella metodologia per il calcolo del GDP, sono salitedello 0.2% rispetto al più benigno atteso 0.4%; diriflesso al calo del costo della benzina anche levendite del derivato del petrolio sono calate per ilquarto mese consecutivo.

Pertanto qualche dubbio sulla possibilità che il dato del quarto trimestre sul GDP americano possariportare nuovamente la crescita sopra il 2% e in attesa dei payrolls di novembre (l’ultimo cheprecederà il meeting del FOMC del 15 e 16 Dicembre), aspettiamo assieme gli indici di prezzi alconsumo (17 Novembre) per recuperare maggiori indicazioni sull’andamento dell’inflazione.

Lo Specchietto Retrovisore – 08/11/2015

Christian Zorico (87)

Poche parole per descrivere la settimana appenatrascorsa: un rinnovato appetito per il rischio,galvanizzato dai dati sull’occupazione rilasciati dalDipartimento del Lavoro USA nella giornata divenerdì. Il rendimento del decennale US è schizzatopoco sotto il 2.35%, con un innalzamento di oltre 10punti base nella sola giornata di venerdì. Ancora unbreve sguardo al dollaro e ci rendiamo conto che ormai il mercato prende in seria considerazione un

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imminente rialzo dei tassi di interesse da parte della FED: l’euro ha infatti chiuso la settimanain area 1.0740 nei confronti del biglietto verde, ben tre figure sotto i livelli di lunedì scorso. Leprobabilità che al prossimo meeting di Dicembre la Federal Reserve possa effettivamente rialzare itassi per la prima volta dopo 10 anni sono aumentate, ed ora, si attestano ben sopra il 70%.

In questo numero dello “Specchietto Retrovisore” guardiamo assieme nel dettaglio il rapporto sullavoro, l’evento che ha sicuramente dato una svolta alla settimana appena conclusa. Cercheremo dicontestualizzare gli ultimi dati disponibili alla luce dell’attuale struttura dei rendimenti e, in chiaveprospettica, proveremo a delineare eventuali rischi che il mercato potrebbe sottovalutare.

Partiamo quindi dal dato che impressiona maggiormente: la disoccupazione è scesa al 5% rispettoal 5.1% di settembre; il salario orario medio è cresciuto dello 0.4% nell’ultimo mese dopo essersifermato a settembre, facendo raggiungere la soglia del +2.5% negli ultimi dodici mesi,rappresentando il miglior andamento sin dal 2009. Tutto questo avviene grazie ai nuovi 271.000occupati, ben al di là delle stime degli analisti che prevedevano una crescita di 180.000 impieghi.

Ovviamente bisogna comunque considerare su tutti un aspetto fondamentale: il numero di americaniche è parte della forza lavoro (lavoratori più disoccupati) si è fermato al 62.4%, il dato più bassonegli ultimi 38 anni e immutato rispetto a settembre. La fotografia di ottobre sullo stato di salute dellavoro ci riporta anche uno spaccato demografico: la percentuale di disoccupati tra i “Bianchi” siattesta al 4.2%, immutata rispetto al mese precedente e in calo dello 0.5% rispetto ad un anno fa,9.2%; i disoccupati “Neri” come a settembre, ma in calo dell’1.7% nei dodici mesi precedenti; 6.3%per gli “Ispanici”, -0.1% sul mese e -0.5% sull’anno; 3.5% i disoccupati tra gli “Asiatici” un datomigliore dell’1.5% rispetto ad un anno fa; ed infine a livello aggregato i “Teenagers” (16-19)risultano disoccupati per il 15.9% a conferma del trend in miglioramento rispetto ad ottobre 2014,con -2.8%. Guardiamo assieme anche lo spaccato del dato sulla disoccupazione per livello dieducazione. Quattro le aggregazioni: “Meno delle scuole superiori”, “Scuole superiori”, “College” e“Università o più elevato”, tutte in contrazione dello 0.5% rispetto all’anno precedente, ma con undivario enorme tra i diversi livelli. Per prendere in esame gli estremi, il livello più basso di istruzionerisulta disoccupato per il 7.4% mentre le persone più qualificate non ancora impiegate risultano al2.5%.

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Ho voluto offrire una fotografia con più particolaripossibili perché mi risulta più semplice mettere afuoco un particolare che trovo interessante daapprofondire. Spostiamo infatti l’attenzionesull’argomento “inflazione”. Le dinamiche dei prezzirisentono oltre che di pressioni derivanti dallematerie prime, anche delle dinamiche salariali. Puravendo riscontrato un trend positivo nel salariomedio orario, in ottica futura appare ragionevolepensare che eventuali miglioramenti del datoaggregato di disoccupazione, possano esser possibiliproprio grazie all’assunzione di quella parte dellapopolazione costituita da ispanici, neri, giovani e conlivello di istruzione inferiore, che in media hanno unlimitato potere contrattuale. Per quanto la Federal Reserve abbia un mandato di politica monetariaduale, che ripone nella piena occupazione e nel target di inflazione del 2% i propri capisaldi, restafondamentale osservare nei prossimi mesi oltre al mondo del lavoro, la crescita del prodotto internolordo e soprattutto eventuali pressioni inflazionistiche provenienti da salari più alti. In tutto questonon scordiamo il ruolo di un dollaro più forte: si tradurrebbe in ulteriore pressione per il prezzo dellematerie prime, farebbe importare deflazione agli Stati Uniti e rappresentare un freno per la crescitadegli Stati Uniti. Si stima infatti che un apprezzamento del dollaro del 10% possa pesare per lo 0.5%di GDP a livello aggregato. Ritorniamo pertanto a quanto esposto inizialmente nell’articolo: il 2.3%offerto dal decennale americano sconta già un rialzo ma, soprattutto rendimenti sopra il 3% offertidal trentennale, potrebbero essere considerati interessanti dal mercato in mancanza di pressioniinflazionistiche.

Solo in chiusura, i mercati azionari in US hanno recuperato le perdite accusate subito dopo l’ottimodato dell’occupazione, segno comunque che qualche preoccupazione aleggia tra gli operatori.Vedremo assieme nei prossimi appuntamenti come si evolve la situazione.

Lo Specchietto Retrovisore – 01/11/2015

Christian Zorico (87)

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Un’altra settimana è trascorsa sotto i riflettorimacro: mercoledi la Federal Reserve e venerdi laBank of Japan hanno esplicitato la loro politicamonetaria.

Cosi la FED, mercoledì 28 ottobre, al termine dei due giorni di lavoro, appare meno accomodanterispetto a quanto non fosse stata nel meeting di settembre, giudicando più remoti i timori di unrallentamento globale dovuto alla Cina e della sopravvenuta volatilità dei mercati finanziari. In untentativo disperato di recuperare il disastro comunicativo di settembre, dall’ultimo comunicato dellaFED, si evince che una forte attenzione sarà dedicata ai dati futuri: piu’ probabile un rialzo dei tassigià a dicembre, con una probabilità che il mercato ora sconta al 50%.

Nel prossimo numero dello specchietto retrovisore leggeremo assieme la fitta settimana di dati inUS, soffermandoci soprattutto sui dati dell’occupazione (giovedì 5 novembre occhi puntati sui joblessclaim, venerdì 6 sul dato della disoccupazione atteso ancora al precedente livello del 5.1% esoprattutto ai Nonfarm Payrolls previsti a 180.000 unità). Sin da ora però mi farebbe piacereriflettere su un paio di argomenti: la ridotta liquidità del mese di dicembre (a pochi giorni daNatale) peserà molto sulla decisione finale della FED e un dollaro eventualmente più forte, in gradodi mortificare il prezzo delle materie prime, avrà i suoi effetti sulla parte lunga della curva dei tassidi interesse.

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La Bank of Japan, dal canto suo, non ha ampliato ilsuo programma di quantitative easing malgrado gliultimi dati, su inflazione e crescita, lasciasseroaperta la porta per un ulteriore intervento. Ora laparola passa alla politica fiscale per poter dareulteriore slancio agli obiettivi economici. Quello cheappare sin da ora chiaro è la potenziale divergenzatra le politiche espansive della BoJ e della BCE:l’estrema dovishness della BCE sembra poterprendere il sopravvento rispetto alla BoJ e pertantoriflettersi sul cambio EURJPY. In questo contesto, miviene comunque da pensare alla frase coniata dalgovernatore del la Banca di I ta l ia , GuidoCarli, quando asseriva che “il cavallo non beve”,esprimendo il limite strutturale di un’economia che per quanto innaffiata di liquidità, stenta araggiungere gli obiettivi di politica economica preposti.

Infine, mentre scrivo questo specchietto retrovisore, guardo ai dati pubblicati dall’Ufficio Nazionaledi Statistica in Cina: pubblicato il PMI (purchasing managers index) fermo ancora al 49.8, come insettembre e per la terza volta sotto la soglia dei 50, considerata come demarcazione tra espansionee contrazione. L’intervento della Banca Centrale Cinese ancora non mostra i suoi frutti, sebbene lalettura del dato suggerisce come gli ordini relativi alle nuove costruzioni siano saliti del 5.5%.

Appuntamento a lunedì prossimo.