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La dinamica formativa delle PMI artigiane in Europa e in Italia Il driver della conoscenza come fattore di competitività _______________________________ Dr. Vitandrea MARZANO Dr. Rocco MENNUTI Università degli Studi di Bari REGIONE PUGLIA Assessorato alla Formazione Professionale Settore Formazione Professionale Avviso n. 26/06 - Misura 3.9 Azione d)

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Page 1: La dinamica formativa delle PMI artigiane in Europa e in Italia Il driver della conoscenza come fattore di competitività _______________________________

La dinamica formativa delle PMI artigiane in Europa e in ItaliaIl driver della conoscenza come

fattore di competitività _______________________________

Dr. Vitandrea MARZANO

Dr. Rocco MENNUTI

Università degli Studi di Bari

REGIONE PUGLIAAssessorato alla Formazione Professionale

Settore Formazione ProfessionaleAvviso n. 26/06 - Misura 3.9

Azione d)

Page 2: La dinamica formativa delle PMI artigiane in Europa e in Italia Il driver della conoscenza come fattore di competitività _______________________________

Il settore artigiano in Europa: un pluriverso dai confini incerti

“se molto si conosce sul tessuto produttivo delle imprese in Europa, con particolare riferimento alle piccole imprese,

insufficienti sono le statistiche relative al sottoinsieme di imprese a carattere artigiano (ad esclusione di alcuni paesi europei (...)”

“L’artigianato e le PMI in Europa”, Comitato Economico e Sociale, 2001

scarso coordinamento sulle statistiche artigiane tra i singoli paesi

metodologie di rilevazione molto differenti tra loro, che spesso non consentono una valida comparazione dei dati

“tipi” nazionali di artigianato si fondano su storie diverse, antiche di secoli (Fr, It, De) tanto quanto frutto di scelte politiche recenti (Irl, Pl, Gr)

assenza di una definizione ufficiale di “impresa europea a carattere artigianale”, né predisposizione di politiche ad hoc dedicate al settore

micro o mini imprese (1 - 9 dipendenti) rientrano nel più ampio contesto delle politiche per la Pmi promosse dalle varie Direzioni o beneficiarie dei programmi dei fondi strutturali

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La conoscenza come driver di competitività

La conoscenza è unanimemente riconosciuta come il fattore esplicativo del vantaggio competitivo o del valore economico prodotto dalle imprese di fronte a cambiamenti di tipo tecnologico e organizzativo.

La letteratura più recente in tema di PMI e le indagini condotte a livello comunitario sui fattori di competitività delle stesse (OECD, 2002; OECDa, 2003) attribuiscono al capitale intellettuale e, in particolare, al capitale umano, uno dei principali elementi della loro competitività.

Data la rilevanza del capitale umano nelle PMI, risulta centrale nei processi di generazione della conoscenza la componente individuale, connotata da una dimensione tacita e specifica al contesto d’uso.

Se da un lato la specificità del personal knowledge nelle PMI

favorisce la costituzione di risorse firm specific che consentono di mantenere un vantaggio competitivo sulla concorrenza, dall’altro essa rende le imprese vulnerabili in quanto non facilita lo sviluppo di una conoscenza di tipo organizzativo (skill shortage e skill gap).

La mancata attivazione di un processo di codifica, infatti, impedisce alle imprese di individuare le competenze a loro necessarie e quelle obsolete. Questo aspetto risulta particolarmente critico per quanto riguarda le competenze di tipo manageriale.

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La formazione nelle imprese. Scenari dall’Europa a 25

Raggruppando le imprese in aree territoriali più ampie rispetto a quelle dei singoli stati, notiamo l'enorme distanza che separa le imprese del Nord (89%) e del Centro Europa (74%) rispetto a quelle dell'Europa mediterranea (25%).

Fonte: Eurostat-CVTS2, 2001

Fig. 1 - Percentuale delle imprese che hanno svolto formazione sul totale delle imprese nei Paesi

europei (Ue-15, Ue-24 e Norvegia)

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La dinamica formativa delle imprese in Italia

Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, S. I. Excelsior, 2007

Figura 2 – Unità locali provinciali che hanno realizzato attività di formazione attraverso corsi negli anni 2000-2006, per dimensione dell’organico aziendale (%)

Difficoltà nell’interpretare le esigenze formative

Divari significativi tra grandi, medie, piccole e micro-imprese

Maggiore propensione alla formazione nel Nord-Est e Nord-Ovest

Partecipazione disomogenea del personale in relazione alla dimensione d’impresa

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I comportamenti formativi delle PMI (competenze tecniche e trasversali)

Tabella 1 – Strategie formative nelle PMI per settore di attività economica e area geografica (Valori % sul totale formazione)

Fonte: Isfol INDACO-PMI, Indagine sulla Conoscenza nelle Imprese, 2005

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I comportamenti formativi delle Micro-Imprese

consistente differenza tra il valore minimo registrato nell’industria in senso stretto (7,9%) e quello registrano nei servizi (22,1%) e nel commercio (21,1%)

il settore dei servizi, al suo interno, mostra un’immagine poco omogenea tra le imprese del commercio a basso contenuto di innovazione (alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazione) e le imprese dei settori a più alto contenuto di innovazione (credito, attività finanziarie, servizi alle imprese)

tra i settori dell’industria sembrano avere una maggiore difficoltà ad investire in formazione le micro-imprese dei settori manifatturieri, a differenza delle costruzioni

le motivazioni delle attività corsuali interne si concentrano in parti eguali sul pericolo di cambiamento (a fronte di una situazione improvvisa ed imprevista del comparto alla quale rispondono ex-post)

le tematiche dei corsi di formazione riguardano sia le competenze specialistiche, (‘tecniche e tecnologie di produzione e lavorazione’, ‘marketing e comunicazione’, ‘pubblicità’) e di natura propriamente trasversale (‘informatica’e ‘amministrazione’, ‘gestione aziendale, risorse umane e della qualità’, ‘sviluppo delle abilità personali’)

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Domanda potenziale di formazione per aree geografiche e settori di attività

Fonte: elaborazioni ISFOL su dati INPS-Ministero del Lavoro, 2005

TraportiCredito

EenergiaTelecomunicazioni

ManufatturieroEstrattivo Industria ‘low tech’

ManagerialeTecnica/Trasversale

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L’indagine di ProART: quadro teorico metodologico

Modello delle Competenze

un set eterogeneo di conoscenze, abilità e risorse psico-sociali del soggetto (motivazioni, credenze, interessi e valori);

associata ad una prestazione efficace e di successo;

articolata in diversi livelli, uno procedurale e tacito (know how) ed uno dichiarativo ed esplicito (know what).

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Il Questionario:

Somministrato a un campione di 100 PMI artigiane della Provincia di Bari suddiviso in 5 classi settoriali (Codici ATECO 2007):

Produzione di beni (P), Manutenzione/commercio (M), Costruzioni/impianti (C), Servizi per la persona (S), Altri servizi (A)

_____________________________________________

Area delle Conoscenze (Set di conoscenze tecniche – normative, informatiche, gestione dei

processi)

Area delle Competenze Trasversali (Insieme di Abilità e Comportamenti – gestione dei conflitti,

relazionali interne/esterne)

Area dell’Immagine di Professionalità (Insieme delle esperienze pregresse e identifica i cambiamenti

auspicabili da mettere in atto – visibilità, networking)

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Amministrazione e finanza

Commerciale e Marketing

Progettazione R&S

Informatica - New Economy

Gestione Risorse Umane

Organizzazione della Produzione

Sicurezza ed Etica, Ambiente

Pianificazione e Strategia Aziendale

Gestione del Cliente

0 10 20 30 40 50 60

Frequenza

AREE

STRA

TEGI

CHE

Quali aree ritieni strategiche per la tua azienda?

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Rapporti con il cliente (customer satisfaction)

Molto facile

Abbastanza facile

Mediamente facile

Difficile

Molto difficile

0 5 10 15 20 25 30

Frequenza

Rapporti con il cliente

Page 13: La dinamica formativa delle PMI artigiane in Europa e in Italia Il driver della conoscenza come fattore di competitività _______________________________

Gestione criticità

Molto facile

Abbastanza facile

Mediamente facile

Difficile

Molto difficile

0 5 10 15 20 25 30

Frequenze

Gestione criticità

Colleghi, competitori, clienti

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Individuazione percorsi aziendali innovativi

Molto facile

Abbastanza facile

Mediamente facile

Difficile

Molto difficile

0 10 20 30 40

Frequenza

Individuare percorsi aziendali innovativi

Page 15: La dinamica formativa delle PMI artigiane in Europa e in Italia Il driver della conoscenza come fattore di competitività _______________________________

Pianificazione strategie aziendali

Molto facile

Abbastanza facile

Mediamente facile

Difficile

Molto difficile

0 5 10 15 20 25 30

Frequenza

Pianificare strategie aziendali

Page 16: La dinamica formativa delle PMI artigiane in Europa e in Italia Il driver della conoscenza come fattore di competitività _______________________________

Efficacia del ciclo di produzione

Molto facile

Abbastanza facile

Mediamente facile

Difficile

Molto difficile

0 5 10 15 20 25 30 35 40

Frequenza

Rendere efficace il ciclo di produzione

Difficoltà nella gestione efficace dei cicli di produzione

Page 17: La dinamica formativa delle PMI artigiane in Europa e in Italia Il driver della conoscenza come fattore di competitività _______________________________

Coinvolgere i dipendenti nelle strategie aziendali

Per nulla adeguato

Poco adeguato

Mediamente adeguato

Abbastanza adeguato

Molto adeguato

0 5 10 15 20 25 30

Frequenza

Coinvolgere i dipendenti nelle strategie aziendali

Impresa verticale

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Collaborazione con scuole e agenzie territoriali

Per nulla importante

Poco importante

Mediamente importante

Abbastanza importnate

Molto importante

0 5 10 15 20 25 30 35 40Frequenza

Collaborazione con scuole ed agenzie

Diffidenza con Scuole, agenzie culturali e formative

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Aggiornamento specifico di settore

Qualità

Sicurezza

Pronto soccorso

Software e multimedia

Amministrazione e controllo

Fotovoltaico

Gestione cliente

Gestione delle risorse umane

Risparmio energetico

Gestione aziendale

Nessun corso

0 5 10 15 20 25 30

Frequenza

Corsi di formazione seguiti nell'ultimo quinquennio

?

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Alcune evidenze emerse dall’indagine circa la tradizione dell’impresa artigiana

- più legata ai contesti (mercati) di provenienza;

- caratterizzata da una forte personalizzazione dell'impresa e del rapporto con il cliente;

- meno incline a costituirsi dal punto di vista organizzativo in classi di responsabilità intermedie;

- fragile sotto il profilo delle competenze gestionali e vulnerabile sul medio-lungo termine nella pianificazione degli investimenti e di processo

- poco sensibile (o scettica) rispetto all’investimento in capitale umano e formazione;

Competenze tecniche, trasversali e saperi, distribuite in forme equilibrate e distribuite, concorrono alla formazione di una classe artigiana più

competitiva e consapevolmente orientata ai mercati, sia dal punto di vista organizzativo interno, che della promozione della propria immagine

di professionalità (branding) all'esterno.

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La ‘transizione lunga’: l’impresa artigiana al bivio

L'impresa che funziona, oggi, si ottiene attraverso due differenti percorsi:

a) forte attenzione al cliente (crescita, ma rischio di localismo)b) conoscenze/competenze + produzione di marchio

(maggiore attenzione alla robustezza organizzativa e gestione dei clienti in remoto anche attraverso tecnologie informatiche)

Il secondo modello sembra apparentemente il più 'adatto' al contesto

economico variabile in cui ci troviamo.

Presume una maggiore "distanza sociale" dal mercato di prossimità in cui opera, ma riscuote un credito di immagine che lo

posiziona anche sui mercati nazionali ed esteri.

Nei paesi europei in cui l'artigianato ha una connotazione specifica qual è per Germania e Francia, il settore artigiano ha

mutato la propria cultura anche grazie a una politica determinata di investimento in formazione/organizzazione

QUALITA’ – PIANIFICAZIONE – GESTIONE DEI PROCESSI

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Grazie per l’attenzione