la filosofia e la citta. il mondo in cui nasce la filosofia
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LA FILOSOFIA E LA CITTA’
IL MONDO IN CUI NASCE LA FILOSOFIA
Il Progetto Intellettuali e Città è stato attuato nella classe III B Sociale del Liceo “Sesto Properzio” di Assisi ed ha coinvolto i docenti di
Italiano e Storia, Storia dell’arte e Filosofia i quali, attraverso una declinazione mirata della loro programmazione, hanno offerto il loro
specifico contributo all’approfondimento del tema proposto.Divisi in gruppi, gli allievi hanno inizialmente preso conoscenza della
Costituzione, le istituzioni e la struttura del governo della città di Atene nel V secolo a. C., con riferimenti anche al susseguirsi delle
riforme politiche e sociali dei secoli precedenti.Sempre divisi in gruppi hanno poi attuato una ricerca in Internet sui
luoghi della discussione pubblica, della elaborazione culturale e della socialità in generale nell’Atene nel V secolo a. C.
Attraverso queste attività essi hanno potuto comprendere come la città, anche in virtù delle sue istituzioni e della sua struttura
urbanistica, abbia costituito il terreno ideale per la fioritura di una delle culture più ricche e raffinate della storia dell’Occidente.
Il prodotto del lavoro viene presentato dalla classe nel colloquio pubblico dal titolo “Dalla memoria alla conoscenza”.
nell’ambito delle iniziative della V edizione dei ”Paesaggi artistici: lo sguardo nell’infinito”, inserita nel programma regionale delle
manifestazioni nazionali delle Giornate Europee del Patrimonio, promosse dal Consiglio d’Europa in collaborazione con il Ministero per
i Beni e le Attività Culturali.
IL MONDO IN CUI NASCE LA FILOSOFIA
• Risale ad Aristotele la consuetudine di far coincidere la nascita
della filosofia con la riflessione sulla natura condotta da Talete,
vissuto a Mileto, città greca dell’Asia minore, tra il VII e il VI secolo
a. C.
• In quest’epoca appaiono ormai definiti, nonostante gli sviluppi
intervenuti successivamente, i connotati di fondo della polis,
l’organizzazione politica a base cittadina peculiare della Grecia
antica. Le città greche sono ormai presenti anche in aree del
mediterraneo e del Mar Nero molto lontane dalla madre patria.
• Ma quali sono le radici più lontane della civiltà dei greci?
Attraverso quali passaggi sono venute costituendosi le loro città?
Come si è giunti alla grande diffusione delle comunità elleniche?
ORIGINE E DIFFFUSIONE DELLA POLIS
• La polis o città-stato si afferma nella penisola greca e lungo le coste
dell’Asia minore già dall’VIII secolo a.C., ma è tra il VII e il VI secolo che
vede la sua massima espansione anche in tutta l’area mediterranea
(attuali Spagna e Francia meridionale, coste settentrionali e orientali
del mar Nero e all’Egitto, costa occidentale dell’Asia minore, regioni
meridionali della penisola italica dette anche Magna Grecia e Sicilia).
• La colonizzazione era iniziata verso la metà dell’VIII secolo, quando le
città greche avevano cominciato a sentire la necessità di trovare nuove
risorse per il sostentamento della popolazione. La migrazione porta i
greci a fondare nuove poleis in tutta l’area mediterranea. I nuovi
insediamenti sono politicamente indipendenti dalla comunità d’origine,
anche se mantengono con essa particolari rapporti di tipo commerciale
e culturale.
DALLA POLIS ARSTOCRATICA A QUELLA
DEMOCRATICA
• Nell’epoca più antica la polis consiste nel governo unitario di più villaggi
distribuiti su un certo territorio ed è dominata dai grandi proprietari
terrieri aristocratici.
• Nel corso del VII e del VI secolo si assiste al progressivo indebolimento
dell’aristocrazia e all’emergere di nuove classi sociali quali artigiani e
commercianti. La polis non è più una realtà chiusa ed isolata
economicamente, ma si apre ai commerci, anche con le nuove colonie
fondate nel Mediterraneo.
• Fattore di ulteriore indebolimento del ceto aristocratico è la
sostituzione della cavalleria, formata esclusivamente da aristocratici a
causa dei costi elevati dell’equipaggiamento, con la fanteria oplitica,
aperta a un numero maggiore di individui, in quanto l'equipaggiamento
degli opliti è economicamente accessibile.
DALLA POLIS ARSTOCRATICA A QUELLA
DEMOCRATICA
• Le nuove classi e categorie acquistano sempre più peso e
diritti all’interno de la città, la quale arriva gradualmente a darsi
istituzioni democratiche.
• Le città-stato, indipendenti l’una dall’altra, diventano uno
spazio comune (koinon), ove regnano non individui ma leggi
collettive e condivise.
LA CITTADINANZA NELLA POLIS
• Il concetto antico di cittadinanza comprende la partecipazione alle sorti
militari della città e alle decisioni comuni.
• La cittadinanza, anche quando viene allargata, è qualcosa di esclusivo:
è generalmente cittadino a pieno diritto solo chi è figlio di madre
cittadina.
• Le donne, che giuridicamente restano minorenni per tutta la vita, sono
peraltro escluse dall'esercizio della cittadinanza, così come avviene de
facto per chi, per vivere, deve esercitare un lavoro manuale.
• Anche schiavi e stranieri sono esclusi dalla titolarità della cittadinanza:
perfino nelle fasi più democratiche, le poleis greche sono in realtà
governate da una minoranza.
CONFLITTI SOCIALI E LEGISLAZIONI
• Tra la metà dell’VIII secolo e la fine del VII secolo, le strutture
della polis vengono investite dal conflitto sociale, generato non
solo dall’impoverimento dei piccoli contadini, oppressi dalla
grande proprietà agraria, ma anche dagli effetti delle
trasformazioni economiche e produttive che comportano la
nascita e lo sviluppo di nuovi ceti, che premono affinché i loro
interessi vengano rappresentati negli organismi cittadini.
• Le legislazioni rappresentano una risposta alle tensioni sociali.
• Tramite le legislazioni, vengono formalizzate le norme
consuetudinarie che regolano la vita della comunità: una
funzione decisiva svolge in questo senso la trascrizione del testo
delle leggi (nòmoi), che ne sottrae l’applicazione all’arbitrio dei
ceti dominanti, sottoponendola alla possibilità di una costante
verifica pubblica.
• Alla trascrizione delle norme si accompagnano in molti casi
profonde riforme. Queste – pur senza rovesciare gli equilibri di
forze tradizionali e senza smantellare i privilegi dell’aristocrazia
terriera – sono rivolte a definire procedure certe e garantite di
formazione delle decisioni politiche e a riconoscere anche i ceti
inferiori come appartenenti alla comunità della polis.
CONFLITTI SOCIALI E LEGISLAZIONI
LA LEGISLAZIONE DI SOLONE
• La crisi politica ateniese dipende in larga misura dal
conflitto tra gli interessi di pochi ricchissimi e quelli della
massa dei lavoratori agricoli, ma la società comprende
anche altri ceti quali i piccoli proprietari terrieri, gli
artigiani e i commercianti.
• Solone, ateniese di nobile origine, arricchitosi con i
commerci e divenuto arconte [supremo magistrato della
città] nel 594 a.C., opera in due direzioni.
LA LEGISLAZIONE DI SOLONE
• Sul piano sociale, egli abolisce la schiavitù per debiti,
impedendo per legge di contrarre prestiti garantiti dalla
persona del debitore; elimina inoltre i debiti già contratti,
liberandone gli strati più bassi della popolazione delle
campagne.
• Benché queste misure non comprendano alcuna forma
di distribuzione delle terre - e quindi non mettano in
discussione i possedimenti dell’aristocrazia - esse,
sottraendo i piccoli coltivatori alla prospettiva della
servitù per debiti, ne rafforzano la posizione economica,
rendendo stabile la piccola proprietà contadina.
LA LEGISLAZIONE DI SOLONE
Sul piano degli assetti costituzionali, Solone provvede ad
introdurre modifiche mirate a coinvolgere tutti gli ateniesi
nella vita politica, sia pure con responsabilità molto
differenziate, in rapporto alla condizione socio economica.
A tal fine egli assume l’appartenenza alle vecchie classi di
censo [definite in base alla ricchezza] come criterio per
una proporzionale attribuzione dei diritti politici.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE
• Alla fine del VI secolo, l’aristocratico Clistene si rende
protagonista di una profonda riforma degli istituti politici e
della organizzazione sociale ateniese in senso
democratico.
• Alle 4 tradizionali tribù gentilizie (i cui membri cioè si
supponevano discendenti da antenati comuni) Clistene
sostituisce 10 tribù territoriali: se in precedenza i cittadini
ateniesi erano suddivisi in base ai legami di parentela, a
partire dalla riforma clistenica il criterio per definire
l’appartenenza ad una tribù è determinato dal luogo di
residenza.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE
• Ogni tribù non risulta formata dagli abitanti di un’unica
zona, ma dalla somma delle popolazioni residenti in tre
diverse sezioni (trittìe) di territorio, ciascuna delle quali
collocata in una delle tre grandi aree concentriche in cui
Clistene suddivide l’Attica: il nucleo urbano di Atene, la
zona costiera e la regione interna.
• Ognuna delle 10 tribù è allora costituita da una
popolazione eterogenea fatta di ceti urbani, di contadini, di
abitanti della costa.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE
• Un’ulteriore importante articolazione delle tribù è quella
in demi, corrispondenti ai piccoli villaggi rurali e alle
diverse zone del centro urbano.
• I demi da un lato si vedono attribuite autonome funzioni
amministrative a livello locale; dall’altro vengono a
rappresentare l’ambito più diretto di espressione della
volontà popolare.
• Un primo significato del termine democrazia è appunto
quello di potere dei demi, che è poi il poter del popolo
(demos) ateniese, considerato come insieme di tutte le sue
componenti.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE
Viene costituito un consiglio (boulè) di 500 membri, 50 per
ogni tribù, individuati col metodo del sorteggio. Il gruppo
dei 50 appartenenti alla stessa tribù costituisce una
pritanìa; ognuna delle 10 pritanìe rappresenta l’intera
boulè , svolgendone le funzioni per un periodo di 35/36
giorni, corrispondenti ad un decimo dell’anno solare.
LA LEGISLAZIONE DI CLISTENE
PERCHE’ LA FILOSOFIA C’E’ AD ATENE E NON A SPARTA?
La costituzione spartana, fatta risalire dalla
tradizione a Licurgo (VIII secolo a.C.) si fonda
sulla rigida delimitazione del numero dei
cittadini.
LA CITTADINANZA A SPARTA
• Cittadini sono considerati i proprietari della terra, gli spartiati,
discendenti dei dori, uguali (omòioi) tra di loro, almeno in linea di
principio (l’uguaglianza non è economica, essendo possibile
cumulare la proprietà di più lotti di terra).
• Questa cittadinanza di proprietari ha come propria occupazione
la milizia, e non lavora la terra direttamente ma attraverso la
massa dei servi, gli iloti.
• Discendenti dalla popolazione precedente l’invasione dorica, gli
iloti sono privi della cittadinanza come la classe intermedia dei
perieci: questi ultimi, impegnati con le modeste attività artigianali
compatibili con una società fondamentalmente agraria, sono
anch’essi di discendenza dorica e liberi, a differenza degli iloti;
sono inoltre sottoposti agli obblighi militari.
IL SISTEMA POLITICO SPARTANO
• I cittadini a pieno titolo si riuniscono in assemblea
(apèlla) per discutere le proposte di un ristretto consiglio
(gherousìa) di 30 anziani (gheròntes).
• Al vertice della gerarchia la costituzione spartana colloca
2 re.
• Accanto ai re, un ruolo sempre più importante nella
conduzione politica di Sparta viene assunto da un’altra
magistratura, quella degli efori, in numero di 5.
PERCHE’ LA FILOSOFIA C’E’ AD ATENE E NON A SPARTA?
• La compatta oligarchia degli spartiati, arroccata
rigidamente nei propri privilegi, impedisce il libero
esercizio del pensiero critico, il dibattito politico, il governo
della maggioranza, l’uguaglianza di fronte alla legge e
nelle opportunità.
• Questo è uno dei motivi fondamentali per cui la filosofia
non si sviluppa in questa polis.
ATENE NEL V SECOLO a. C.
• L’egemonia nel mondo greco – acquisita in seguito alla vittoria
nelle guerre persiane (499-479 a.C.) e alla costituzione della lega
delio-attica (477) – comporta importanti cambiamenti politici e
sociali all’interno della polis ateniese.
• A partire dal terzo decennio del V secolo si avvia un processo
destinato a realizzare la piena uguaglianza politica di tutti i
cittadini ateniesi (isonomìa), che vengono direttamente coinvolti
nella vita politica e nelle decisioni che riguardano la comunità.
• “Democrazia” viene allora a significare la costituzione in cui il
potere è detenuto dal popolo (demos), inteso non più come
l’insieme della popolazione dell’Attica ma come la componente
popolare di essa, vista in contrapposizione a quella aristocratica.
PERICLE
•La figura politica più importante, nell’Atene del V secolo a.C. è
quella di Pericle.
•Egli domina la vita ateniese del V secolo, affascinando il popolo
nelle assemblee con la sua abilità oratoria e legandolo a sé con
una politica di grandiose opere pubbliche.
•In politica estera Pericle è uno degli artefici dell’egemonia che
Atene esercita nel V secolo sul mondo greco.
•Dal punto di vista della cultura, l’ “età di Pericle” rappresenta un
periodo di grande splendore: nella direzione della cosa pubblica e
nell’esecuzione dei suoi progetti egli ricorre al consiglio e
all’opera dei più grandi intellettuali e artisti, cosicché il periodo in
cui egli è al potere viene normalmente considerato dagli storici
come l’età classica della civiltà greca.
ATENE NEL V SECOLO a. C.
I LUOGHI DELLA SOCIALITA’ E DELLA DISCUSSIONE
ATENE NEL V SECOLO a.C.
• La polis, la città greca, che ha il suo centro pulsante
nell'agorà, nella piazza, è il luogo di formazione di una
cultura nuova e di un nuovo sapere: la filosofia.
• Ciò accade a partire dal VII secolo avanti Cristo, nelle
città greche disseminate lungo le coste del Mar Egeo, e
soprattutto ad Atene, la città che più di ogni altra fa
risuonare gli interrogativi del nuovo sapere filosofico.
• La città, la comunità degli uomini, l'intreccio delle loro
relazioni, la loro domanda di libertà, resta uno dei
principali motivi di ispirazione della ricerca filosofica.
LA STRUTTURA URBANISTICA DELLA POLIS
• La polis comprendeva sia il centro urbano, cinto da mura e
costituito dall‘acropoli, dall‘agorà e dalle abitazioni, sia il
territorio circostante, la cosiddetta chora, dal greco "terra".
• Le strade principali, che univano l'agorà, i santuari, le porte
della città, avevano un aspetto monumentale ed erano lastricate
con grande cura.
• Per il resto, la rete stradale era fatta di stradine piccole, che
consentivano a malapena il transito dei pedoni e degli animali da
soma. Questo perché le attività economiche (artigianato e
commercio) e quelle residenziali erano concentrate in aree
specifiche. Questo assetto urbanistico riduceva il traffico dei
quartieri residenziali.
L’ACROPOLI
L’ACROPOLI
• L’Acropoli era la parte "alta" della città dove si trovavano
i templi e i luoghi del culto.
• Nella Grecia antica indicava quella parte della città, in
genere lontana dal centro, che veniva costruita per ragioni
difensive sulla sommità di una altura e spesso cinta da
mura.
• In età micenea essa era il luogo di residenza del re, ma
col tempo divenne il centro religioso dell'abitato, sede di
templi e luoghi di riunione.
L’AGORA’
L’AGORA’
• Agorà è il termine con il quale nella Grecia antica si indicava la
piazza principale della polis.
• La Polis gravitava attorno all'Agorà, dove i cittadini si riunivano
in assemblea per discutere i problemi della comunità e decidere
collegialmente sulle leggi; essa è anche luogo del mercato e
centro economico, e perciò vi sorgono gli edifici pubblici, gli uffici,
i negozi, i teatri.
• L'agorà è un'autentica invenzione urbanistica, che non trova
riscontro né nei centri del Vicino Oriente né in quelli micenei dove
tutto dipendeva dal re e non c'era bisogno di un luogo dove
tenere l'assemblea.
• Questa innovazione fu inserita grazie alle grandi modifiche
urbanistiche iniziate durante l'età di Pericle intorno al V secolo
a.C.
L’AREOPAGO
L’ATREOPAGO
• L'Areòpago era non solo una collina, ma anche il
tribunale per gli omicidi dolosi istituito da Dracone intorno
al 624 a.C, che sorgeva proprio su di essa.
• Con questo nuovo tribunale la pena per l'omicida non era
più decisa dalla famiglia dell'ucciso, ma dal tribunale che
ne decideva le modalità (si trattava comunque della pena
di morte) e l'assassino veniva consegnato alla famiglia,
che non aveva più carta bianca ma aveva il dovere di
uccidere l'assassino nel modo che gli veniva comunicato
dall'Areòpago.
IL GINNASIO
IL GINNASIO
• Era il luogo dove i giovani ateniesi si allenavano per le gare
atletiche e si esercitavano nudi nei giochi ginnici. Divenne, con il
passare del tempo, anche un luogo per il ritrovo e l'educazione
dove si potevano tenere conferenze, lezioni, banchetti e anche
rappresentazioni teatrali.
• Anche a livello architettonico, si tratta di un edificio
caratteristico del mondo greco, diviso in due parti: una parte, la
principale, è la palestra, o ginnasio, lo spazio cioè dove ci si
allenava nella lotta, nel combattimento, ma dove anche ci si
riuniva per discutere, tenere delle conferenze, parlare di filosofia.
• La seconda parte invece sono le piste per la corsa (drômoi) che,
quando erano presenti (non erano infatti un elemento
fondamentale, seppur molto diffuso) potevano presentarsi sotto
diverse forme.
IL TEATRO
IL TEATRO
• Le forme teatrali che oggi conosciamo discendono da quelle
che si praticavano e che vennero perfezionate nella Atene del
V secolo a.C..
• Gli Ateniesi svilupparono la consuetudine di organizzare
regolarmente grandi festival in cui i maggiori autori teatrali
dell'epoca gareggiavano per conquistarsi il favore del pubblico.
Gli attori, esclusivamente uomini anche nelle parti femminili,
indossavano maschere che ne ampliavano la voce. La recitazione
era rigorosamente in versi, e alle parti soliste si accompagnava
un Coro, gruppo di attori che assolveva la funzione di
collegamento delle scene, commento e narrazione della trama.
IL TEATRO
• La forma d'arte di ispirazione più elevata era considerata la
tragedia, i cui temi ricorrenti erano derivati dai miti e dai racconti
eroici (tra i tragediografi greci più importanti ricordiamo Sofocle,
Eschilo ed Euripide). Le commedie, che spesso fungevano da
intermezzo tra le tragedie, di carattere più leggero e divertente,
prendevano spesso di mira la politica e i personaggi pubblici del
tempo.
• I Greci consideravano il teatro non come una semplice
occasione di divertimento e di evasione dalla quotidianità, ma
piuttosto come un luogo dove la polis si riuniva per celebrare le
antiche storie del mito, patrimonio comune della cittadinanza,
che lo spettatore greco conosceva. Ma che, ad ogni nuova
rappresentazione, venivano reinterpretate e rideclinate dal
drammaturgo.
IL TEATRO
• Lo spettatore greco si recava a teatro per imparare precetti
religiosi, per riflettere sul mistero dell'esistenza, per rafforzare il
senso della comunità civica.
• La rappresentazione teatrale non è dunque soltanto uno
spettacolo: è un rito collettivo della pólis che si svolge durante un
periodo sacro in uno spazio sacro (al centro del teatro sorgeva
l'altare del dio).
• Gli spettacoli teatrali ad Atene si svolgevano in occasione delle
grandi Dionisie, feste in onore di Dioniso celebrate verso la fine di
marzo.
IL TEATRO
• Il teatro era per i greci uno spettacolo molto sentito e
vissuto da parte dei cittadini di ogni classe sociale e
condizione economica: esso era infatti un rituale di grande
rilevanza religiosa e sociale, considerato uno strumento di
educazione nell'interesse della comunità, tant'è che da
Pericle in poi è la tesoreria dello Stato a rimborsare il
prezzo del biglietto (circa due oboli al giorno).
• Agli spettacoli la popolazione partecipava in massa e
probabilmente già nel V sec. a. C. erano ammessi anche
donne, bambini e schiavi.
IL TEATRO
• • Il teatro, proprio per questo suo carattere collettivo, assunse la
funzione di cassa di risonanza per le idee, i problemi e la vita
politica e culturale dell'Atene democratica: se è vero infatti che la
tragedia parla di un passato mitico, è anche vero che il mito
diventa metafora dei problemi profondi che Atene vive.
• Aristotele a questo proposito formula il concetto di "catarsi"
(purificazione), secondo cui la tragedia pone di fronte agli uomini
gli impulsi passionali e irrazionali (matricidio, incesto,
cannibalismo, suicidio, infanticidio...) che si trovano, più o meno
inconsciamente, nell'animo umano, permettendo agli individui di
sfogarli innocuamente, in una sorta di esorcizzazione di massa.
LA CITTA’ EDUCANTE
• Nel periodo classico, ad Atene, non era previsto per i giovani
alcun ciclo scolastico di istruzione.
• Ciò non vuol dire che il processo educativo cessasse: ai maestri
di scuola si sostituiva la città che si faceva essa stessa struttura
educativa.
• I luoghi privilegiati di simile formazione erano l’Agorà, la Boulé,
le Feste cittadine, l’Acropoli, l’Areopago, il Ginnasio, il Teatro.
Questi, nel loro insieme, concorrono alla omogeneizzazione
culturale dei cittadini sulla base di una serie di valori comuni.
Biblio-sitografia
• AA VV, Corso di filosofia, edizioni scolastiche Bruno Mondadori,,
Milano, 1996
• Bollettino telematico di filosofia politica
http://bfp.sp.unipi.it/
• www.wikipedia.org/