la mia terra

43
Classe 2°A La Terra

Upload: antonietta-marchese

Post on 31-Jul-2015

94 views

Category:

Education


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: La mia terra

Classe 2°A La Terra

Page 2: La mia terra

Partecipanti :

Antonio Darino Giuseppe Valentino

Mattia Dimase Antonio

Tornaquindici Antonio Palermo

Gianluca Montesano

Page 3: La mia terra
Page 4: La mia terra

Stigliano risale all'epoca dei primi abitatori della Lucania: i Lucani.Questi , venuti a contatto con gli abitanti della Magna Grecia, ne risentirono il benefico influsso e furono ingentiliti nel costume e nel carattere.Da studi filologici sul nome delle citta' e dei paesi del Mezzogiorno d'Italia, si e' dedotto che la terminazione dei loro nomi in "ano", "ana" assumono il significato di possesso ed e' inflessione di nomi gentilizi.Stigliano sarebbe, allora, una forma aferetica di Ostigliano (dal gentilizio Hostilius, cognome comune all'epoca dell'antica Roma fino a risalire agli anni 249-251 d.C. in cui visse l'imperatore Casus Vibius Hostiglianus Tessius Quintus figlio di Troiano Decio).

Page 5: La mia terra

Caduto l'impero romano, Stigliano fu invasa dai Goti che la fortificarono e la adibirono a loro sede. Ai Goti successero i Longobardi i quali divisero la parte meridionale d'Italia in Principati e questi in Gastaldati. Nel secolo XI Stigliano faceva parte del Principato di Salerno. Nel 1068 appartenne a Roberto Conte di Montescaglioso e nel 1070 fu donata da questi al vescovo di Tricarico, in redenzione dei propri peccati, unitamente a quelli della moglie Amelina.Signore della citta' fu Goffredo Britanno suffeudatario del Conte di Montescaglioso.Nel 1269 il feudo passo' a Goffredo di Sarzin, già cancelliere e procuratore del regno sotto Carlo D'Angio'.Nel 1274 re Carlo donò il feudo a Giacomo di Bosciniano, ricordato perche' il feudatario nel 1276 litigo' con l'università di Craco a causa dei confini.

Page 6: La mia terra

Nel 1289 Carlo II per onorare il padre donò il feudo a Guglielmo della Marra già governatore della citta' di Napoli che lo tenne per oltre due secoli e in seguito passo' alla potentissima famiglia dei Carafa.Dal 1556 al 1638 tutta la proprietà di questi passo' ad una sua erede che, sposando Don Ramiro de Gassman duca di Medina e vicere' di Napoli, eresse Stigliano a primo capoluogo della Basilicata (sec. XVII).Nel 1656 Stigliano riportò molti danni a causa della peste. In seguito passo' alla potente famiglia dei Colonna di Roma, principi di Stigliano fino al 1783, con Don Girolamo Colonna. Vi nacquero lo scultore duecentesco Meli da Stigliano e Giacomo Trifoglio (Jacopo da Stigliano), architetto del Quattro-Cinquecento. Nel 1806 fu abolita la feudalità e fu istituito un apposito tribunale detto Commissione feudale per dirimere le controversie.

Page 7: La mia terra

La “mandarra”

La "mandarra" era una specie di essere mostruoso.Aveva l'aspetto di una donna gigantesca. Soprattutto aveva le gambe lunghissime. Essa, la notte, stava in agguato e con le sue gambe lunghe era sempre pronta ad afferrare chi passava e non la scorgeva. Piantava i suoi piedoni sui tetti delle case o sui massi rocciosi. Stringeva fra le sue gambacce solo le persone cattive

Page 8: La mia terra

La leggenda del "pmpnar" (lupo mannaro)

I lupi mannari sono degli uomini normali che la leggenda vuole nati nella notte di Natale, a mezzanotte in punto. Nelle notti di plenilunio diventano simili a lupi e terrorizzano interi paesi.Gli uomini si trasformano e diventano lupi perche' vittime di oscuri sortilegi che si possono guarire solo con uno stratagemma: pungere con uno spillo il lupo mannaro. Il sangue perduto permette all'uomo di ritornare alla normalita'.

Page 9: La mia terra

La leggenda del "mnocidd" (monachello)

• In riferimento alla spiegazione fornita da Carlo Levi in "Cristo si e' fermato ad Eboli", tale personaggio era l'anima vagante di un bambino morto senza essere stato battezzato. Si invocava soprattutto per spaventare i bambini che avevano fatto qualche monelleria. Esso visitava i vivi la notte e tirava loro i piedi e le coperte. Abitavano vicino ai pozzi e all'interno di essi. Avevano un cappello rosso e a coloro che riuscivano a rubarglielo veniva offerto oro ed altro.

Page 10: La mia terra

La "gravsej"

• Fenomeno provocato da persone dotate di particolari poteri magici in grado di causare una sensazione di soffocamento ad individui nemici che, durante la notte, si sentono oppressi dal peso della “gravsej”.

Page 11: La mia terra

Il gonfalone

Il Gonfalone Il Comune ha un proprio gonfalone ed un proprio stemma,

che sono quelli storicamente in uso. Il gonfalone, un drappo azzurro, ha uno stemma raffigurante un cavaliere con lancia su cavallo marrone, sovrastato da una corona che si presenta come una torre merlata di colore giallo oro e rosso porpora. Lo stemma, nella parte inferiore, è ornato da un ramo di quercia ed un ramo di olivo, uniti da un fiocco color celeste sfumato. Il drappo nella parte superiore porta la scritta, ricamata con filo dorato, “Comune di” e nella parte inferiore sempre ricamata alla stessa maniera “STIGLIANO”.

Page 12: La mia terra
Page 13: La mia terra

Stigliano si trova a 909 m s.l.m. ed estende il suo territorio per 209 km². Confina a nord con i comuni di Accettura e San Mauro Forte, ad est con Craco e Montalbano Jonico, a sud con i territori di Tursi, Sant'Arcangelo (PZ) e Aliano, mentre ad ovest con Gorgoglione e Cirigliano. È sede della Comunità Montana Collina Materana.

Page 14: La mia terra
Page 15: La mia terra

I DETTI STIGLIANESI

L’ buen dala terr ven’.Acqua a la mntagn pigghj’ la zapp e va wadagnLa rrobb p’ la campagn ce fac preim s’ la pegghj’Ce ten pecca peqr assaj vegn, eun jé corj e naut

jé tegnZzang d’ aost e polv d’ jennar, hran a l’ mluejn no

vajLa terr d’ petr tnéil segret

Page 16: La mia terra

Stigliano il paese che si muove

Page 17: La mia terra

La frana registrata la notte di Pasqua nel centro storico di Stigliano, in provincia di Matera, continua a creare disagi agli abitanti della cittadina. Lo smottamento aveva di fatto diviso in due l’abitato locale. Dopo lo sgombero di otto unità immobiliari e l’aggravarsi della situazione di dissesto del fronte della frana – esteso per circa cento metri- alcuni giorni fa il sindaco Antonio Barisano aveva ordinato anche quello del centro sociale cittadino.

Page 18: La mia terra

LA FRANA A STIGLIANO – Difficoltà anche per quanto riguarda la mobilità nel centro materano, con i tecnici comunali al lavoro negli ultimi giorni per una variante alternativa in grado di garantire i servizi pubblici e gli interventi in caso di eventuali emergenze. Il risultato è un paese che si muove, da solo, anche per via dell’altro fronte franoso che ha sostanzialmente “chiuso” una delle vie d’accesso più trafficate, come testimoniano le incredibili immagini della gallery: a causa dei due movimenti, Stigliano sta lentamente scendendo dalla sua montagna nell’indifferenza più totale. Simbolo di un’Italia periferica ma non per questo meno importante che lentamente muore, dimenticata, utile solo a mettere una croce sulla scheda quando è tempo di elezioni. Ma chissà se questa volta a Stigliano i voti si potranno chiedere, dato che ormai raggiungerlo è quasi impossibile: forse allora i politici se ne ricorderanno. Ma non è detto…

Page 19: La mia terra
Page 20: La mia terra
Page 21: La mia terra
Page 22: La mia terra
Page 23: La mia terra
Page 24: La mia terra
Page 25: La mia terra
Page 26: La mia terra
Page 27: La mia terra

Il castello

Nell'indifferenza delle vecchie amministrazioni comunali e della popolazione civile, e' andato distrutto anche il vecchio Castello di Stigliano. Costruito in epoca feudale, fu in seguito adibito a carcere. In passato e' andato altresì distrutto un imponente orologio posto in cima alla torre del medesimo Castello.

Page 28: La mia terra

Stigliano il castello.mp4

Page 29: La mia terra

La TERRA nella letteratura

Page 30: La mia terra

LA TERRA NELLA LETTERATURA

La natura nei testi letterari è presente sin dall’antichità ed è stata interpretata in maniera diversa nei suoi vari elementi. Nella nostra tradizione classica, i miti rappresentano l’elemento comune alla base della coesione culturale. Nella mitologia greca per esempio la natura è personalizzata e i suoi elementi sono rappresentati da divinità maschili e femminili che si comportano come gli uomini e agiscono sulla loro vita reale. Questo rapporto tra natura e uomo, tra natura e cultura, tra natura e letteratura è continuato nei secoli fino ai giorni nostri. Tra gli scrittori e i poeti dell’ultimo secolo ci hanno colpito, per il loro legame con la terra, D’annunzio e Scotellaro.

Page 31: La mia terra

Gabriele D’annunzio

Nato nel 1863, D'Annunzio si trasferì ancora giovane da Pescara a Roma, in cerca di gloria letteraria e di una vita elegante nell'alta società. Divenne famoso per scandali, amori e amicizie importanti. Dopo un periodo trascorso alla villa della Cappoccina, vicino a Firenze, dovette fuggire dai creditori riparando in Francia. Rientrò in Italia alla vigilia della Prima Guerra mondiale, della quale fu uno dei profeti e dei cantori. Arruolatosi volontario, compì famose imprese belliche. Poi, dopo la guerra, si gettò nell'impresa di Fiume, durata un anno. Insegnò al fascismo la politica del colpo di mano e il linguaggio violento con cui arringare la folla. Dopo il 1922 fu a parole glorificato dal regime fascista, ma di fatto emarginato nella sua villa-museo del Vittoriale, dove morì nel 1938.

Page 32: La mia terra

I pastori

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.Ora in terra d'Abruzzi i miei pastorilascian gli stazzi e vanno verso il mare:scendono all'Adriatico selvaggioche verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fontialpestri, che sapor d'acqua nafiarimanga ne' cuori esuli a confortoche lungo illuda la lor sete in via.Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,quasi per un erbal fiume silentesu le vestigia degli antichi padri.O voce di colui che primamenteconosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral camminala greggia. Senza mutamento è l'aria.Il sole imbionda sì la viva lanache quasi dalla sabbia non divaria.Isciaquìo, calpestìo, dolci rumori.

Ah perchè non son io co' miei pastori? (Gabriele D’Annunzio)

Page 33: La mia terra

Poesie di ROCCO SCOTELLARO

Page 34: La mia terra

Rocco Scotellaro Scrittore, nato a Tricarico (Matera) il 19 aprile 1923, morto a Portici

(Napoli) il 16 dicembre 1953. Di umile origine, fece studî regolari, giungendo fin quasi alla laurea; socialista, dopo la Liberazione fu eletto sindaco di Tricarico.

Da una viva sensibilità per i problemi sociali della sua terra, e del Mezzogiorno in genere, trasse motivi sia per alcuni saggi sui Contadini del Sud (post., Bari 1954), sia per un romanzo autobiografico, rimasto allo stato di frammento (L'uva puttanella, ivi 1955), e per una serie di poesie (È fatto giorno. Milano 1954), in cui, muovendo dai modi elegiaci dell'ermetismo (specie da quello di ispirazione "meridionale": Sinisgalli, Gatto, Quasimodo), egli tende ad un tono epico-popolaresco, con cadenze da "lamento" contadino; con risultati che, se rimangono ancora lontani da una letteratura nazionale-popolare, verso la quale si era venuto sempre più orientando, tuttavia rivelano una vena genuinamente lirica.

Page 35: La mia terra

E' fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi

con i panni e le scarpe e le facce che avevamo.

Le lepri si sono ritirate e i galli cantano, ritorna la faccia di mia madre

al focolare.

È FATTO GIORNO

Page 36: La mia terra

È CALDA cosi LA MALVA

E' rimasto l'odoredella tua carne nel mio

letto.E' calda così la malvache ci teniamo ad

essiccareper i dolori dell'inverno.

Page 37: La mia terra

La luna piena

La luna piena riempie i nostri letti,camminano i muli a dolci ferrie i cani rosicchiano gli ossi.Si sente l'asina nel sottoscala,i suoi brividi, il suo raschiare.In un altro sottoscaladorme mia madre da sessant'anni.

Page 38: La mia terra

Giovani come te

Quanti ne fissi negli occhisuperbi della strada, errantigiovani come te.Non hanno in ogni tascache mozziconi neridi sigarette raccattate.Non sanno che sperdersidavanti alle lucide vetrinealle dicende dei barai tram in rapida corsaalla pubblicitàpadrona delle piazze.anto perché il tempo si ammazzicantano una qualsiasi canzone,in cui si chiamano fuorviati, si dicono

Page 39: La mia terra

amanti del bassifondoe si ripagano di comprensione.Una canzone è per covare insano

amorecontro le ragazze cioccolatoche sono un po' le stelle sempre viveche sono la speranzad'una vita sorpresa in un sorriso.

E quanti, ma quantivorrebbero la luna nel pozzouna loro strada sicurache non si rompa tuttora nei bivii.Quando compiono un gesto il solo gestoson lì coi mietitoriaddormentati ai monumentiche aspettano la mano sulla spalladel datore di lavoro.Sono coi facchini di portocontenti della faccia sporcae le braccia penzolonidopo che il peso è rovesciato.Son sprofondati talvolta in salottia far orgia di fumo e d'esistenzialismogiovani malati come te di niente.

Page 40: La mia terra

Noi non ci bagneremoNoi non ci bagneremo sulle spiaggea mietere andremo noie il sole ci cuocerà come la crosta del pane.Abbiamo il collo duro, la facciadi terra abbiamo e le bracciadi legna secca colore di mattoni.Abbiamo i tozzi da mangiareinsaccati nelle manichedelle giubbe ad armacollo.Dormiamo sulle aieattaccati alle cavezze dei muli.Non sente la nostra carneil moscerino che solleticae succhia il nostro sangue.Ognuno ha le ossa tortenon sogna di salire sulle donneche dormono fresche nelle vesti corte.

Page 41: La mia terra

Ho capito fin troppo

Ho capito fin troppo gli anni e i giorni e le oregl'intrecci degli uomini, chi ride e chi urlagiura che Cristo poteva morire a vent'annile gru sono passate, le rondini ritorneranno.Sole d'oro, luna piena, le nevi dell'inverno le mattine degli uccelli a primaverale maledizioni e le preghiere.

Page 42: La mia terra

Lucania

Camminare attraverso la campagna lucana: il silenzio è rotto dalla voce dei grilli e dal suono dei campanacci.

E alzando gli occhi, ecco in cima a un colle avvolto dalle nuvole, M'accompagna lo zirlìo dei grillie il suono del campano al collo.

Page 43: La mia terra

The end