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LA NASCITA E LO SPIRITO DELLA NOSTRA COSTITUZIONE Prof. Emiliano Battaino

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Page 1: LA NASCITA E LO SPIRITO DELLA NOSTRA COSTITUZIONE · E’ importante sottolineare che la Costituzione italiana parla di cittadini mentre lo Statuto Albertino parlava di sudditi

LA NASCITA E LO SPIRITO

DELLA NOSTRA

COSTITUZIONE

Prof. Emiliano Battaino

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L’ASSEMBLEA COSTITUENTE

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LO STATUTO ALBERTINO:

LA PRIMA COSTITUZIONE DEL REGNO

D’ITALIA

• Una legge del 17 marzo 1861 attribuisce a Vittorio Emanuele II, «re di Sardegna», e ai suoi successori, il titolo di «re d'Italia». A partire da quella data gli abitanti dell’Italia unita avranno come costituzione lo Statuto Albertino, concesso da Carlo Alberto di Savoia nel 1848 a tutti i territori del regno d'Italia, progressivamente annessi al regno sabaudo nel corso delle guerre d'indipendenza.

• Lo statuto albertino rimase in vigore quasi 100 anni, dal 4 marzo 1848 al 1º Gennaio 1948, quando entrò in vigore la costituzione repubblicana.

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CHE COS’E’ UNA

COSTITUZIONE?

Possiamo dire che è come le fondamenta della

casa di tutti gli abitanti di uno stato: essa è la

base del loro vivere insieme, la carta

fondamentale che stabilisce i diritti e i doveri dei

cittadini di fronte allo Stato e viceversa, le regole e

le leggi che danno l’assetto istituzionale allo Stato.

E’ importante sottolineare che la Costituzione

italiana parla di cittadini mentre lo Statuto Albertino

parlava di sudditi.

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COME ARRIVIAMO ALLA

NOSTRA COSTITUZIONE? La seconda guerra mondiale aveva causato 50 milioni di morti nel

continente europeo di cui 6 milioni di ebrei sterminati nei campi di concentramento. L’Italia usciva distrutta dalla catastrofe della guerra: 20 anni di regime fascista, 5 anni di guerra di cui 2 combattuti al suo interno sotto la brutale occupazione nazifascista avevano lasciato l’Italia un cumulo di macerie.

Dopo la liberazione si trattava di ricostruire materialmente e moralmente lo stato italiano: la monarchia era stata complice del fascismo. Dopo l’8 Settembre del 1943, il giorno in cui fu reso pubblico l’armistizio con gli alleati, il re e la sua corte fuggirono da Roma che venne poi occupata dai tedeschi. Lo statuto albertino non c’era più, vi era un popolo che non aveva casa. Dopo due anni di occupazione violenta da parte dei nazifascisti il nostro paese venne liberato dalle forze alleate e dalla guerra di Liberazione portata avanti dalle forze antifasciste, dai partigiani. Dopo il 25 Aprile l’Italia era un paese distrutto, la fame e la miseria e le sofferenze per la guerra avevano messo in ginocchio il nostro Paese.

La logica di attuare una costituzione è quella che un popolo non può vivere senza una piattaforma che indichi i limiti e i rapporti reciprochi tra lo Stato e i cittadini. La costituzione italiana nasce in questo clima di macerie e di distruzione, di mancanza di punti di riferimento istituzionali.

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UNA COSTITUZIONE NATA CON

IL SANGUE DEI GIOVANI Rinaldo Simonetti (18 anni)

Cari Genitori,

perdonatemi il mio passato. Vi mando qualche ricordo muoio per la salvezza dell’Italia.

Vendicheremo il mio nome. Voliate bene a Luciano e a Bruna. Addio per sempre. Vostro Rinaldo.

ciao papà – mamma-

Giancarlo Puecher Passavalli (20 anni)

Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato. Spero che il mio

esempio serva ai miei fratelli e compagni…….

Viva l’Italia

L’amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d’Italia seguite la mia vita e avrete il

compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale

Paolo Lomasto (17 anni)

Carissima mamma,

ti scrivo queste ultime mie parole dalla mia cella dove ho trascorso le mie ultime ore contento e

rassegnandomi di morire pensando sempre a te e al mio piccolo nipotino e la mia sorellina, quando

tornerai alla nostra bella Napoli mi bacerai tanto papà e gli dirai che sono morto per l’Italia.

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2 GIUGNO 1946: SUFFRAGIO

UNIVERSALE Ma in questo momento difficile ci fu una specie di

miracolo: le forze antifasciste insieme alle forze liberali del prefascismo presero insieme provvisoriamente il governo del paese. Si chiamarono governi di unità nazionale e fissarono per il 2 Giugno del 1946 la data del referendum in cui gli italiani, a suffragio universale, (per la prima volta votarono anche le donne),

• avrebbero deciso quale forma di governo darsi, se repubblica o monarchia,

• avrebbero votato i loro rappresentanti all’assemblea costituente che aveva il compito di redigere la nuova costituzione del popolo italiano.

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UN POPOLO AL VOTO

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REPUBBLICA O MONARCHIA?

LA SCHEDA

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I SAVOIA LASCIANO L’ITALIA Il 2 Giugno, agli elettori vennero consegnate contestualmente

sia la scheda per la scelta fra Monarchia e Repubblica, il cosiddetto Referendum istituzionale, e sia quella per l'elezione dei deputati dell'Assemblea Costituente, a cui sarebbe stato affidato il compito di redigere la nuova carta costituzionale.

Al referendum istituzionale la maggioranza dei votanti scelse la forma di governo repubblicana con circa 12 milioni e 700 000 voti, contro 10 milioni e 700 000 per la monarchia.

Umberto II di Savoia, Re d'Italia subentrato in seguito all'abdicazione del padre Vittorio Emanuele III il 9 maggio 1946, il 13 giugno 1946 lasciò il Paese con la sua famiglia diretto all'esilio, dopo che il Consiglio dei Ministri lo dichiarò decaduto.

Il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la vittoria della Repubblica.

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PER LA PRIMA VOLTA

VOTARONO ANCHE LE DONNE

Il 2 Giugno la maggioranza degli italiani scelse la

repubblica ed elesse l’assemblea costituente

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E’ NATA LA REPUBBLICA!

RES-PUBLICA=COSA DEL POPOLO

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L’ESITO DEL VOTO

Il partito che aveva più rappresentanti all’interno dell’assemblea costituente era la Democrazia Cristiana, poi venivano il Partito socialista dei lavoratori, il Partito comunista, i Liberali, i Repubblicani, il Partito d’azione, i monarchici e altri. Ma le forze che per consistenza e per prestigio furono i promotori della nostra costituzione furono la Dc, il PSLI, il PCI e i Liberali. Il 25 giugno 1946 venne insediata l'Assemblea Costituente con Giuseppe Saragat alla presidenza.

Come suo primo atto, il 28 giugno elesse come Capo provvisorio dello Stato Enrico de Nicola.

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De Nicola Saragat

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L’ESITO DEL VOTO

I SEGGI

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ALCUNI SIMBOLI

Blocco Nazionale=

Partito Liberale +

Uomo Qualunque

Unione Democratica

Nazionale= Partito Liberale+

Partito Democratico del Lavoro

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UNITA’ NELLA DIVERSITA’ La costituente era anche l’incontro di 3 diverse generazioni:

1. quella dei protagonisti del prefascismo;

2. quella dei capi dell’antifascismo;

3. quella dei giovani che uscivano dalla lotta della Resistenza;

Queste forze che avevano liberato l’Italia provenienti da movimenti politici di diversa ispirazione si trovarono d’accordo in questo progetto di dare a tutti gli italiani una costituzione democratica, antifascista e che riconoscesse in primo luogo i diritti della persona.

Come fecero uomini di così diversa provenienza politica a trovarsi d’accordo in un compito così impegnativo e importante?

La risposta è da trovare nella parola sofferenza: il ripudio della guerra e l’aspirazione alla pace univano queste personalità politiche così diverse, la volontà di dare una casa comune a tutti gli italiani, una casa duratura con solide fondamenta che garantisse a tutti gli stessi diritti, la dignità e la libertà che il fascismo e la guerra avevano cancellate. Fu il momento in cui le aspirazioni del popolo italiano e delle forze politiche che lo rappresentavano si immedesimarono pienamente nella costituzione.

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LA COSTITUENTE

L’AULA

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1º GENNAIO 1948

I lavori terminarono il 25 febbraio 1947 ma

la Costituente non verrà sciolta che il 31

dicembre 1947, dopo aver adottato la

Costituzione il 22 dicembre con 458 voti

contro 62.

La Costituzione entra in vigore il 1°

gennaio 1948.

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LA FIRMA DELLA COSTITUZIONE

Firma della Costituzione (27.12.1947). Al centro il Capo provvisorio dello Stato (Enrico De

Nicola), a sinistra il Presidente del Consiglio (Alcide De Gasperi), a destra il Presidente

dell'Assemblea Costituente (Umberto Terracini)

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LA COSTITUZIONE DELLA

REPUBBLICA ITALIANA La costituzione è composta da 139 articoli (ma 5 articoli sono stati

abrogati), divisi in quattro sezioni:

1. principi fondamentali (artt. 1-12);

2. parte prima, diritti e doveri dei cittadini (artt. 13-54);

3. parte seconda, contenente l'ordinamento della Repubblica (artt. 55-139);

4. 18 disposizioni transitorie e finali, riguardanti situazioni relative al trapasso dal vecchio al nuovo regime e destinate a non ripresentarsi.

La Costituzione italiana è una costituzione rigida; con ciò si indica che da un lato è necessario un procedimento parlamentare aggravato per la riforma dei suoi contenuti (non bastando la normale maggioranza ma la maggioranza qualificata dei componenti di ciascuna camera, e prevedendo per la revisione due successive deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi l'una dall'altra), e dall'altro che le disposizioni aventi forza di legge in contrasto con la Costituzione vengono rimosse con un procedimento innanzi alla Corte costituzionale. La Costituzione mette l'accento sui diritti economici e sociali e sulla loro garanzia effettiva. Si ispira anche ad una concezione antiautoritaria dello Stato con una chiara diffidenza verso un potere esecutivo forte e una fiducia nel funzionamento del sistema parlamentare.

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UN PERCORSO LENTO E

DIFFICILE Il primo gennaio 1948 entrò in vigore la Costituzione, ma

la sua attuazione, cioè il renderla attiva in tutte le sue parti, non è stata immediata, ma un percorso lento e faticoso, per molti aspetti ancora da completare.

In tempi diversi si attuarono le regioni ordinarie, si riconobbe alla magistratura il suo stato di ordine autonomo e indipendente dagli altri poteri, si promosse la centralità del Parlamento entro le istituzioni politiche e si istituì la Corte costituzionale. In generale con l’attuazione della Costituzione il nostro paese si avviò sulla via della democrazia e del costituzionalismo, con i diritti di libertà e partecipazione politica, la divisione dei poteri e la garanzia della Costituzione.

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UN MODELLO PER LE NAZIONI

DEMOCRATICHE

La nostra Costituzione è stata ripresa e copiata da altre nazioni riconoscendo ad essa un grande valore nei concetti soprattutto della libertà, dell’uguaglianza e della democrazia.

La nostra è una Costituzione viva, nata in un momento di sofferenza, nel quale i giovani hanno avuto un compito importante: molti avevano combattuto contro l’oppressione e avevano visto morire vicino ad essi amici, parenti, morti in nome della patria, della libertà e del nuovo stato che doveva nascere grazie anche al loro sacrificio.

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IL PRIMO ARTICOLO

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

La Costituzione si apre così, con queste parole, una frase chiara, lapidaria che ha parlato e parla tuttora a milioni di persone, una sorta di timbro posto sulla scelta compiuta dalla nazione italiana in un momento chiave della storia.

Il lavoro come realtà, il mezzo che può mettere il cittadino nella condizione di essere libero e affermarsi, ma anche come valore e come problema. Dopo molti anni di vita della repubblica il pensiero corre alle differenze tra il lavoro di ieri e di oggi, resta però l’ affermazione della Costituzione, la parola lavoro viene subito dopo le parole repubblica e democratica, L’art 1 era un principio del tutto nuovo rispetto anche alle altre costituzioni europee, dà identità all’Italia, è il primo passo.

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IL TERZO ARTICOLO “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,

di condizioni personali e sociali.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine e conomico e sociale, che, limitando di fatto la

libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva

partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

L’art. 3 riconosce ai cittadini l’uguaglianza senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, fede politica, condizione personale e sociale; inoltre affida alla repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano l’esercizio di questo diritto.

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PIERO CALAMANDREI

Nato a Firenze il 21 aprile 1889, deceduto a Firenze il 27 settembre 1956, giurista e scrittore politico.

Di antica famiglia di giuristi, si era laureato a Pisa nel 1912. Nel 1915 era già docente di procedura civile all'Università di Messina e, tolta la parentesi della prima guerra mondiale, avrebbe insegnato a Modena (1918), a Siena (1920) e, dal 1924 sino ai suoi ultimi giorni, nell'Ateneo fiorentino di cui fu rettore. Interventista, Calamandrei aveva partecipato da volontario alla guerra 1915-18 come ufficiale di Fanteria, ma nonostante la promozione a tenente colonnello, preferì riprendere la carriera accademica. L'avvento del fascismo lo portò ad impegnarsi contro la dittatura. Di qui la collaborazione con Salvemini e poi con i fratelli Rosselli, con i quali fondò il Circolo di Cultura di Firenze che, nel 1924, dopo essere stato devastato dagli squadristi, fu definitivamente chiuso per ordine prefettizio. La violenza fascista non spaventò il professore, che partecipò alla pubblicazione del Non mollare e all'associazione "Italia Libera", che avrebbe più tardi ispirato il movimento "Giustizia e Libertà" e poi il Partito d'Azione. Piero Calamandrei, che aveva anche aderito all'Unione nazionale antifascista promossa da Giovanni Amendola e che, nel 1925, aveva sottoscritto il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce, dopo il consolidarsi della dittatura tornò ai suoi studi giuridici (sua è l'Introduzione allo studio delle misure cautelari del 1936), pur mantenendo sempre i contatti con l'emigrazione antifascista. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e membro della regia commissione per la riforma dei codici, fu uno dei principali ispiratori del Codice di procedura civile del 1940. Ciononostante, quando gli fu chiesto di sottoscrivere una lettera di sottomissione a Mussolini, Calamandrei preferì dimettersi dall'incarico universitario, che avrebbe ufficialmente ripreso, come rettore, alla caduta del fascismo. L'atteggiamento dell'eminente studioso, com'ebbe a scrivere Norberto Bobbio, "fu di solitario disdegno...", poiché "...verso i padroni e i loro servitori, non si saprebbe dire quale dei due detestasse di più". Calamandrei, che nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione, dopo 1'armistizio, inseguito da un mandato di cattura, si rifugiò in Umbria. Di qui seguì, "con trepidazione e fierezza", la nascita e l'espansione del movimento partigiano, mantenendo contatti e collaborando con la Resistenza, nella quale fu particolarmente attivo il figlio Franco. Dopo la Liberazione, Piero Calamandrei fu nominato membro della Consulta nazionale e dell'Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione.

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PIERO CALAMANDREI

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IL DISCORSO DI

CALAMANDREI AI GIOVANI

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Ricordiamo

« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel

luogo dove è nata la nostra Costituzione,

andate nelle montagne dove caddero i

partigiani, nelle carceri dove furono

imprigionati, nei campi dove furono

impiccati. Dovunque è morto un Italiano per

riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o

giovani, col pensiero, perché lì è nata la

nostra Costituzione. »

(Piero Calamandrei. Discorso ai giovani tenuto alla Società

Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955)