la nuova frontiera del sistema calcio verso fondamenti di bilancio più sostenibili

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  • 8/9/2019 La Nuova Frontiera Del Sistema Calcio Verso Fondamenti Di Bilancio Più Sostenibili

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    UNIVERSITÀ TELEMATICA PEGASO

    Corso di laurea in

    Giurisprudenza

    Insegnamento di

    Economia Aziendale

    LA NUOVA FRONTIERA DEL SISTEMA CALCIO

    VERSO FONDAMENTI DI BILANCIO PIÙ SOSTENIBILI.

    Implicazioni nei conti per le società professionistiche:

    l’“A.S. Roma e il Paris Saint-Germain”

    come Cases Study e modelli strategici di riferimento.

    Anno Accademico 2013-2014

    RELATORE:

    Prof. Marco SORRENTINO

    CANDIDATO:

    Carla FINAZZO

    080120285

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    CAPITOLO 2

    IL RAPPORTO DI LAVORO SPORTIVO E LA “SENTENZA BOSMAN”

    2.1 La qualificazione giuridica del rapporto di lavoro sportivo e il contenuto del

    contratto di lavoro pag.37

    2.2 La sentenza Bosman: il principio della libera circolazione della forza-lavoro e la

    soppressione dell’indennità di trasferimento pag.45

    2.3 Segue: efficacia erga omnes ed efficacia c.d. “sportiva” della sentenza Bosman

    pag.49

    2.4 Le conseguenze della sentenza Bosman sui bilanci delle societa’ calcistiche e il

    decreto “spalma perdite” pag.51

    2.5 Le conseguenze della sentenza Bosman nell’ordinamento sportivo pag. 56

    2.6 Il dopo-Bosman: la disciplina dei trasferimenti in pendenza di contratto a seguito

    di recesso pag.58

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    &

    CAPITOLO 3

    FAIR PLAY FINANZIARIO: uno degli undici valori fondanti

    dell’UEFA – (undici proprio come i componenti di una squadra di

    calcio) – e la sua criticabile applicazione da parte del Paris Saint-

    Germain

    3.1 Richiamo dei principi del Fair Play Finanziario pag.62

    3.1 Grafico: Elaborazione su dati Football Financial Fair Play e

    Deloitte Football Money League 2013 pag.67

    3.2 Il mio punto di vista sull’avvento del Fair Play Finanziario pag.68

    3.3 L’esperienza del Paris Saint-Germain ai fini del Fair Play Finanziario pag.70

    3.2 Grafico: Dati del Paris Saint-Germain dalla stagione 2011/2012

    e previsioni fino alla stagione 2016/2017 pag.71

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    CAPITOLO 4

    L’A.S. ROMA COME CASE STUDY, in riferimento ai risultati di

    bilancio ed alle strategie degli ultimi 3 anni (2011/2012, 2012/2013

    e 2013/2014)

    4.1 Premessa e motivi di tale scelta pag.74

    4.2 Analisi dei bilanci consolidati 2011/2012, 2012/2013, 2013/2014

    e del progetto strategico “Stadio della Roma” pag.75

    4.1 Tabella: Principali risultati economici consolidati (Dati in ! /000) pag.81

    4.2 Tabella: Conto Economico consolidato del periodo

    01.07.2012 - 30.06.2013 pag.81

    4.3 Tabella: Principali risultati economici consolidati (Dati in ! /000) pag.83

    4.4 Tabella: Principali dati patrimoniali e finanziari consolidati

    (Dati in ! /000) pag.83

    4.3 Andamento in borsa del titolo A.S. Roma nell’ultimo

    triennio 2011/2014 pag.87

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    ABSTRACT TESI

    “Il calcio è l’oppio dei popoli” (detto popolare).

    Il Calcio: quello sport che unisce e divide tante persone.

    Si pratica con un pallone di cuoio di forma sferica su un terreno rettangolare;

    l’obiettivo è quello di calciare il pallone nella porta avversaria, il cosiddetto gol che

    deriva dall’inglese goal e che significa scopo, fine, meta, oggetto, spesso sostituito

    dal sinonimo rete.

    L’evoluzione del calcio può essere suddivisa in tre fasi: tradizionale, moderno e

    postmoderno.

    La fase tradizionale si colloca tra la prima guerra mondiale e gli anni ’50, durante

    la quale comincia a definirsi il ruolo che il calcio ricoprirà. Prendono forma le prime

    “associazioni sportive”, soprattutto in Inghilterra considerata come progenitrice del

    mondo del calcio. Nel 1871 nasce la “Football Association Cup” con la

    partecipazione di 15 società, fra cui lo “Sheffield” fondato nel 1872 considerato la

    prima squadra d’Inghilterra.

    Col passare del tempo le strutture e le regole del calcio primordiale cominciano a

    variare grazie all’introduzione di nuovi dettagli, come ad esempio, nel 1891, quello

    del calcio di rigore, o “penalty kick”. Inizia, quindi, la fase del calcio moderno in cui lo

    stesso diviene lo sport più praticato e seguito a livello mondiale ed acquista perciò

    importanza sociale perché la domenica gli stadi sono pieni e la gente vuole affermare

    la propria figura di facente parte di una comunità.

    Si arriva, in questo modo, alla terza fase calcistica, detta postmoderno, in cui il

    calcio non è solo una passione per la propria squadra del cuore, ma subisce una

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    profonda metamorfosi in business, imprenditoria, affari, interessi e addirittura diventa

    uno dei settori economici più importanti al mondo.

    Il calcio moderno, in Italia ed anche nel resto del mondo, costituisce un giocattolino

    in mano a chi ha dei poteri economici forti e svariati miliardi di euro.

    Uno studio di qualche tempo fa ha reso noto che il calcio europeo produce un

    fatturato annuo di circa 10 miliardi di euro: si tratta di macchine da soldi che spesso

    superano il PIL annuo di molti paesi del mondo.

    Il calcio europeo più ricco è quello inglese, con un fatturato annuo di circa 2 miliardi

    di euro; la serie A italiana insegue a quota1,6 miliardi annui.

    L’introito più importante è quello dato dai diritti TV con il 50% circa; poi, a seguire

    gli incassi delle partite, il merchandising, gli sponsor ed altri ricavi.

    Giustamente ci si chiede che sviluppo avrebbe avuto lo sport del calcio se non ci

    fossero state le pay-tv a sostenere gli stipendi elevatissimi dei calciatori degli ultimi

    decenni soprattutto nei campionati europei, ma non solo.

    Fino all’avvento del Fair Play Finanziario, non vi era un tetto massimo oltre il quale

    andare sia per la compravendita dei calciatori che per i loro stipendi; la mancanza di

    tutto ciò ha determinato la crisi del calcio moderno che ha condotto molte squadre a

    crisi finanziarie, ridimensionamenti od addirittura a fallimenti delle stesse.

    Il bilancio delle società di calcio professionistiche deve essere tenuto sott’occhio

    principalmente per due motivi: in primis, perché molti club sono ormai quotati in

    borsa e per questo dare conto e ragione ai loro azionisti; il secondo motivo dipende

    dal fatto che negli ultimi anni i club hanno imparato a fare delle operazioni finanziarie

    speculative, le plusvalenze, spesso fittizie, per ritoccare in positivo alcune delle voci

    di bilancio.Con la quotazione in borsa, i club vogliono procurarsi delle vie alternative di

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    finanziamento a quelle classiche; pertanto, l’approdo in borsa, oltre che un fatto di

    visibilità per il club, è funzionale a trovare ulteriori capitali da investire nella crescita

    della società: insomma, la ricerca di soldi per nuovi investimenti. Inoltre, con il

    collocamento in borsa di azioni proprie, i club evitano di ricorrere a finanziamenti a

    titoli di credito. Questo avviene quando la quotazione comprende l’emissione di

    nuove azioni (si parla di offerta pubblica di sottoscrizione) che permette alla società

    di raccogliere capitali utili alla crescita del club stesso (per finanziare la campagna

    acquisti di calciatori, dotarsi di macchinari necessari, investimenti nelle infrastrutture,

    etc, . " ).

    La borsa, soprattutto per i grandi club calcistici, rappresenta una vetrina importante

    per chi vuole entrare nei mercati internazionali.

    Le tre società italiane quotate in borsa sono: Lazio, Roma, e Juventus. La prima fu

    la Lazio che fece il suo ingresso in Borsa Italiana S.p.A. il 5 maggio 1998; poi, la

    Roma che si presentò il 23 maggio del 2000; in ultimo, la Juventus che entrò a farne

    parte il 19 dicembre 2001 dopo una forte campagna pubblicitaria.

    L’andamento delle società calcistiche italiane quotate in borsa non ha un trend

    proprio positivo, dato che le (ri)salite sono legate a successi sportivi, anche se non

    sempre la combinazione successo sportivo e rialzo di mercato produce i suoi

    automatici effetti.Il calcio in Italia, e del resto anche in altri paesi del mondo, ha dato vita ad una

    zona grigia simboleggiata dal cosiddetto scandalo di “Calciopoli” del 2006, che ha

    fatto affiorare la corruzione, il disfacimento, il malcostume e l’immoralità dell’intero

    “sistema calcio italiano”, coinvolgendo diverse società dalla Serie A alla Lega

    Dilettantistica, numerosi dirigenti delle stesse, alcuni arbitri ed i loro assistenti.

    La vicenda di “Calciopoli” del 2006 - che l’Italia, peraltro, ha già vissuto nei

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    precedenti del 1980 e del 1986 - ha dato un scossone all’industria calcistica italiana,

    il cui giro di affari ammonta a quasi mezzo punto del PIL nazionale, e, per un po’ di

    tempo, ha portato alla non attendibilità del pallone, della sua classe dirigenziale ed

    arbitrale.

    In seguito a tale scandalo, sono stati apportati dei correttivi al sistema calcistico

    italiano per quanto riguarda la gestione dei diritti TV, le responsabilità dei managers,

    le regole di promozione della classe arbitrale e, in particolar modo, gli ingaggi dei

    calciatori: sono soprattutto questi ultimi che stanno aumentando le perdite dei club

    esponendoli a situazioni di crisi patrimoniale ed economica-finanziaria.

    Da un rapporto dell’UEFA emerge che le perdite di bilancio dei principali club

    europei si sono triplicate negli ultimi cinque anni, arrivando ad un cifra record di circa

    1,7 miliardi di euro; infatti, Il costo degli stipendi dei calciatori è aumentato, del 40%,

    a 8,6 miliardi di euro. Inoltre, Il 62% dei club è in difetto di minimo uno dei parametri

    UEFA del Fair Play Finanziario e circa 140 club su 220 che partecipano a

    Champions League ed Europa League hanno violato almeno una delle regole UEFA

    per salvaguardare il futuro economico del calcio europeo.

    Per concludere: la magia del calcio non è rappresentata dai soldi e della fama, ma

    da quello che ti fa emozionare, allo stesso modo, in una finale mondiale ed in un

    campetto di scuola, da dove partono i sogni di ognuno, anche se non è detto che tuttipossano realizzarli. Sicuramente, sono il cuore, la passione, la dedizione e

    l’entusiasmo i veri valori che si mettono in campo e le prerogative che, oggi,

    trasmettono a tanti giovani sulla terra la speranza e il buon auspicio di potercela fare.

    “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia

    la storia del calcio” (Jorge Luis Borges).

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    " " "

    Nel nostro ordinamento l’esercizio in forma collettiva dell’attività sportiva a livello

    professionistico è riservato in via esclusiva alle società per azioni e a responsabilità

    limitata costituite in osservanza della legge 23 marzo 1981, n. 91 e successive

    modifiche.

    La legge n. 91/1981, recante “Norme in materia di rapporti tra società e sportivi

    professionisti”, è stata successivamente modificata dal D.L. n 485/1996

    (“Disposizioni urgenti per le società sportive professionistiche”), convertito con legge

    n. 586/1996; dal D.L. n. 282/2002, convertito con legge n. 27/2003 e dal D.lgs. n.

    37/2004.

    Il processo che ha guidato all’assetto odierno, il quale ha in questa legge di natura

    speciale il suo fondamentale punto di riferimento, prende inizio intorno alla metà degli

    anni sessanta e, in particolare, alla fine del 1966 mediante l’intervento, caratterizzato

    principalmente da preoccupazioni di ordine contabile, della Federazione Italiana

    Giuoco calcio (FIGC).

    Fino ad allora, la forma giuridica solitamente adottata dai club calcistici era quella

    dell’associazione non riconosciuta disciplinata dagli artt. 36,37 e 38 c.c. (facevano

    eccezione l’ SSC Napoli e il Torino SC che si erano costituite già in forma di S.p.A.

    rispettivamente nel 1959 e nel 1964) la quale, se da un lato assicurava notevole

    flessibilità gestionale, dall’altro incoraggiava una condotta amministrativa poco

    rigorosa che determinava situazioni finanziarie cronicamente deficitarie 1 .

    " " "

    Con la nascita e lo sviluppo del professionismo sportivo, i club cominciarono a

    prendere in seria considerazione le proprie esigenze di bilancio stilando un

    1 Dalla riforma del 1966 alla l. n. 91/1981 , in http://www.rdes.it/tesi_Saveriano.pdf , cit.

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    rendiconto finanziario nel quale venivano riportate le entrate e le uscite monetarie

    dell’esercizio, ma non la capitalizzazione dei costi di acquisto del patrimonio dei

    calciatori e gli ammortamenti degli oneri aventi natura pluriennale.

    " " "

    Le esigenze di far sì che i bilanci dei club rispondessero alle rigorose regole

    fissate dal Codice civile per le società di capitali indussero, ad esempio per le società

    di calcio, il Consiglio Federale della FIGC a disporre, mediante la delibera del 16

    settembre 1966, lo scioglimento di autorità di tutti gli organi direttivi delle associazioni

    di calcio professionistiche e la nomina di un commissario straordinario con il compito

    di provvedere alla liquidazione delle associazioni stesse e alla loro simultanea

    ricostruzione nella forma di società per azioni o a responsabilità limitata.

    " " "

    Merita evidenziare che l’adozione della forma della S.p.A. o della S.r.l. da parte

    delle società sportive che, come detto, consente l’applicazione di disposizioni sulla

    formazione e pubblicità del bilancio più stringenti rispetto al passato e un controllo

    più netto da parte delle autorità sportive competenti, venne posta tra le condizioni

    essenziali per ottenere il mutuo sportivo e per la concessione di agevolazioni

    tributarie 2.

    " "

    "

    In tale ambito si colloca la legge 23 marzo 1981, n. 91 ( Norme in materia di

    rapporti tra società e sportivi professionisti ), con la quale il legislatore ha elaborato

    una serie di disposizioni che dovevano risolvere definitivamente le difficoltà gestionali

    e di bilancio incontrate dai club nell’esercizio della loro attività. Non si tratta dunque

    # Dalla riforma del 1966 alla l. n. 91/1981 , in http://www.rdes.it/tesi_Saveriano.pdf , cit.

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    di una delibera della F.I.G.C. come nel 1966, ma di una vera e propria legge

    emanata dal Parlamento.

    " " "

    In ogni caso, il principale merito della legge n. 91 del 1981 è rappresentato dal

    fatto che essa costituisce un primo tentativo di regolamentazione legislativa del

    mondo sportivo e, quindi, un sicuro punto di riferimento per una ristrutturazione più

    organica ed omogenea del settore.

    " " "

    La libertà di circolazione delle persone rappresenta una delle quattro libertà

    basilari del Trattato CE, accanto a quella di circolazione delle merci, dei servizi e dei

    capitali. Tali libertà sono strumentali alla creazione di un mercato interno definibile

    come “spazio senza frontiere”.

    " " "

    L’irrompere dell’ordinamento comunitario negli ordinamenti giuridici sportivi ha

    avuto una improvvisa accelerazione con la sentenza della Corte di Giustizia europea

    15 dicembre 1995, sull’ormai famosissimo caso Bosman, sottoposto dalla Corte di

    Appello di Liegi al giudice comunitario attraverso lo strumento del rinvio

    pregiudiziale. 3

    Jean Marc Bosman, calciatore di serie B che militava nelle fila del F.C. Liegi, club

    della prima divisione belga, nell’estate del 1990 alla scadenza del suo contratto

    decise che era giunto il momento di cambiare squadra e così si accordò con i

    francesi del Durkenque con cui aveva trovato un accordo economico più favorevole.

    Nell’agosto del 1990, appena un mese dopo la fine del Mondiale italiano , il

    calciatore Jean Marc Bosman citò per danni al Tribunale di Liegi il suo club di

    3 Causa C-415/93 in RDS 1996, p. 541 ss.

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    appartenenza, l’FC Liegi, e la Federcalcio belga, colpevoli, secondo il giocatore, di

    aver ostacolato il suo trasferimento ai transalpini del Dunkerque.

    Bosman riteneva che fosse stato violato quanto sancito nel Trattato di Roma del

    1957 riguardo alle disposizioni in tema di libera circolazione delle persone tra i paesi

    europei.

    " " "

    La Corte d’appello di Liegi, con ordinanza del 1° ottobre 1993, fece richiesta alla

    Corte di Giustizia dell’Unione Europea di pronunciarsi in via pregiudiziale, ai sensi

    dell’art. 234 del Trattato CEE, sulla compatibilità con il medesimo Trattato del 1957

    firmato a Roma sia sotto il profilo della normativa antitrust sia sotto quello inerente

    alla libera circolazione dei lavoratori, dei regolamenti calcistici nazionali ed

    internazionali in tema di indennità di trasferimento .

    La Corte di Giustizia, con la sentenza del 15 dicembre 1995, stabilì innanzitutto

    che un calciatore professionista, cittadino di uno Stato membro, alla scadenza del

    contratto che lo vincola ad una società può essere reclutato da un’altra formazione di

    un altro Stato membro senza che quest’ultima debba versare alcuna cifra alla prima 4.

    Secondariamente la medesima sentenza sancì la contrarietà alla libera

    circolazione anche delle norme emanate dalle federazioni sportive che imponevano

    alle squadre di schierare un numero limitato di calciatori professionisti cittadini di altriStati membri.

    La sentenza Bosman ha anche proibito alle leghe calcistiche nazionali degli Stati

    UE, e anche all'UEFA, di stabilire un tetto al numero di calciatori stranieri nel caso in

    cui ciò discriminasse cittadini dell'Unione Europea.

    " " "

    4 La fine del protezionismo e la libera circolazione della forza-lavoro inhttp://www.rdes.it/tesi_di_Maio.pdf

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    Le conseguenze della sentenza Bosman del 1995 furono degni di nota non solo

    dal punto di vista sportivo, ma anche per quel che riguarda gli aspetti legislativi ed

    economici del calcio. Il fragore cui ha dato luogo tale sentenza e la necessità di un

    nuovo intervento del legislatore nel 1996 è dovuta agli effetti che questa pronuncia

    della Corte di Giustizia delle Comunità Europee ha provocato a livello amministrativo

    e contabile. 5

    " " "

    Il Fair Play Finanziario nasce nel 2009 grazie al comitato esecutivo dell’UEFA con

    lo scopo di evitare disparità tra le società calcistiche sia dal punto di vista economico

    che sportivo. 6

    Uno dei maggiori promotori è stato Michel Platini, ritenendolo fondamentale per

    il sistema del calcio in quanto “ " un obiettivo con implicazioni di ampia portata come

    il benessere generale del calcio, purchè tutti i club giochino secondo le regole,

    soddisfino i criteri di fair play finanziario e raggiungano un bilancio sostenibile, in

    modo che passione faccia rima con ragione.” 7

    I parametri che tutte le società di calcio professionistiche devono rispettare per

    non incorrere in sanzioni pecuniarie o esclusioni dalle coppe europee sono

    principalmente quattro: 8

    1. Going Concern: dimostrare una solida continuità aziendale, valutata da un

    revisore contabile esterno alla società, il quale dimostri che il club sta

    rispettando quanto previsto dall’UEFA Club Licensing and Financial Fair Play

    Regulations” approvato dal Comitato Esecutivo dell’UEFA;

    5 La sentenza Bosman e le sue conseguenze in www.rdes.it/tesi_Vasile.pdf6 http://it.wikipedia.org/wiki/Fair_play_finanziario7

    http://www.calcionews24.com/uefa-platini-avanti-con-cinque-arbitri-e-fair-play-finanziario-263039.html8http://tifosobilanciato.it/2014/04/04/fair-play-finanziario-per-principianti/

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    !)

    Giugno 2014, mentre le sentenze del Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) su

    eventuali ricorsi sono previste entro fine Luglio-metà Agosto 2014”. 10

    4. Overdues Payables: assenza di debiti scaduti verso altri club, dipendenti ed

    istituzioni;

    Il presidente dell’UEFA Michel Platini ha preannunciato, in un recente articolo, che

    le sanzioni per i club che non rispetteranno il F.P.F. non includono l’esclusione dalle

    coppe: “se vi aspettate lacrime e sangue, sarete delusi. Ci saranno provvedimenti

    duri, ma non esclusioni dalle competizioni europee”. 11

    L’UEFA, in base ai suoi obiettivi, ha il dovere di considerare l’ambiente

    sistemico del calcio europeo per club ed, in particolare, il più ampio impatto

    inflazionistico delle spese dei club per salari e trasferimenti. 12

    L’insostenibile situazione economica dei vari club europei ha costretto il

    Comitato Esecutivo dell’UEFA nel 2012 a creare un organo di controllo finanziario

    sugli stessi (CFCB – Club Financial Control Body), che costituisce l’organo di

    amministrazione della giustizia. Il CFCB è stato investito del compito di

    valutazione e controllo di tutti i dati, nonché dei bilanci, che vengono forniti dai vari

    club ai sensi delle (nuove) normative sul F.P.F., prevedendo sanzioni per coloro che

    hanno commesso delle violazioni. 13

    Il segretario generale dell’UEFA (Gianni Infantino), nella conferenza stampa diNyon di inizio marzo 2014, ha fornito un aggiornamento sull’organo di controllo

    finanziario dei club (CFCB), precisando che lo stesso è formato da due unità, dirette

    10 http://it.uefa.org/protecting-the-game/club-licensing-and-financial-fair-play/news/newsid=2067242.html11 http://www.corrieredellosport.it/calcio/2014/04/24-

    358626/Platini%3A+«No+esclusioni+da+coppe+per+fair-play+finanziario»12 http://it.uefa.org/protecting-the-game/club-licensing-and-financial-fair-play/index.html13 http://tifosobilanciato.it/2014/01/31/il-nuovo-regolamento-dello-uefa-cfcb-prepara-il-terreno-per-la-prima-applicazione/

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    a supervisionare l’applicazione del sistema di licenze per club e delle norme del

    F.P.F.

    Inoltre, il segretario generale dell’UEFA, nella medesima conferenza, ha ribadito

    che: “Il fair play finanziario è pensato per dare una maggiore stabilità economica al

    calcio e che fungerà da guida per tutelare l’Europa da spese folli, avidità e

    dissennatezza finanziaria”. 14

    L’organo di amministrazione della giustizia (CFCB) alla conclusione delle indagini

    può decidere di:

    1. chiudere il caso senza conseguenze per la squadra;

    2. concludere con la squadra un accordo transattivo: ovvero, nonostante le chiare

    violazioni in merito al Fair Play Finanziario, il Club Financial Control Body può

    notare che la società ha iniziato un percorso virtuoso, il quale, pur non

    essendo portato a termine, merita attenzione;

    3. applicare tre misure disciplinari in accordo con la squadra: avvertimento

    (warning), ammonizione (reprimand) e/o prevedere una multa fino ad 100.000

    euro;

    4. inviare il file alla Camera Arbitrale per le valutazioni del caso.

    I crescenti debiti delle società di calcio professionistiche continentali hanno portato

    l’UEFA a dover far fronte a questa situazione di disagio, in cui il calcio europeo

    presenta dei conti in rosso, dalla Francia alla Spagna e dall’Italia all’Inghilterra, e le

    squadre cercano accorgimenti per sopravvivere ed evitare le sanzioni previste dal

    F.P.F.

    Pochi mesi fa, è stato pubblicato, sul sito footballfairplay.com, l’elenco dei club

    14 http://it.uefa.org/protecting-the-game/club-licensing-and-financial-fair-play/news/newsid=2067242.html

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    #+

    più indebitati d’Europa, i cui dati sono aggiornati all’edizione 2013 di Deloitte Football

    Money League:

    Gianni Infantino valuta quindi il FPF come la migliore cura per tutelare l’Europa del

    calcio da quelle che sono le spese folli e la dissennatezza finanziaria e, proprio pochi

    mesi fa, è stato pubblicato uno schema in cui venivano segnalate le squadre più

    indebitate d’Europa: ai primi posti si trovano le squadre spagnole e, a seguire, quelle

    inglesi.

    Ritengo, dunque, di condividere largamente l’ottica e l’architettura del Fair Play

    Finanziario perchè vuole rendere i bilanci calcistici più sostenibili; ed, effettivamente,

    fino all’avvento del fair play finanziario nessuna squadra si preoccupava di spendere

    e spandere, non essendoci, peraltro, normative che sanzionassero pecuniariamente

    o, addirittura, prevedessero l’esclusione dalle competizioni europee.

    Tuttavia, penso che, nel contempo, il Fair Play Finanziario sia stato strutturato in

    modo incongruente perché, praticamente, ciò che fa è cristallizzare i club nelle

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    #!

    proprie intenzioni di investire, favorendo l’investimento solamente nell’ambito

    strutturale (stadi, campi d’allenamento, ecc " ) e nel settore giovanile.

    Tutto questo costringe le squadre, in ritardo iniziale, a non poter essere piùcompetitive ed a ricoprire un ruolo marginale. Infatti, sempre a mio parere, il

    regolamento del FPF - a parte il suo dichiarato movente di volere conseguire

    l’autosostentamento del sistema intervenendo sugli aspetti patrimoniali ed

    economico-finanziari delle società di calcio professionistiche - deve essere

    (ri)considerato soprattutto in termini politici , in quanto, di fatto, sancisce

    l’affermazione e/o la priorità di determinati interessi in luogo di altri. La mancanza di

    libertà negli investimenti per i calciatori stabilizza la situazione concorrenziale e

    rende proprio impossibile migliorare la propria competitività, costringendo la

    maggioranza dei club ad un ruolo subordinato. In merito a tale determinante aspetto,

    del rischio di distorsione concorrenziale, ritengo necessario ripensare la filosofia del

    F.P.F. in modo di potere raggiungere lo stesso obiettivo con altre regole. Ad

    esempio, una soluzione che potrebbe considerarsi in alternativa è quella di spostare

    il controllo operativo sui ricavi ed i costi della gestione corrente (invece del solo dato

    finale), lasciando liberi gli investimenti; oppure, consentire un plafond di uscite

    superiore alle entrate, a patto di garantirle in anticipo e completamente. In

    particolare, io, quali Cases Study, ho scelto di approfondire l’esperienza del Paris

    Saint Germain perché la ritengo fortemente emblematica del caso in questione e

    soprattutto, come dice anche il titolo della mia tesi, modello strategico di riferimento

    in senso “borderline” nei confronti di quanto previsto dal fair play finanziario. Il club

    parigino è stato acquistato nel 2011 dallo sceicco e ora suo presidente Nasser Al

    Khelaifi e dal suo gruppo imprenditoriale QIA (Qatar Investiment Authority), con

    l’obiettivo di renderlo competitivo a livello europeo fin da subito. Ma, a parere mio, i

    piani del PSG sono stati smontati dall’entrata in vigore proprio del FPF, che, da un

    lato, ha cominciato a fare spese folli, e, dall’altro, ha cercato di farsi ragione facendo

    ricorso con l’Avvocato Dupont davanti alla Corte di giustizia dell’UE.

    " " "

    L’attenzione verso l’A.S. Roma è stata concentrata sugli ultimi 3 anni in quanto

    coincidenti con la (nuova) gestione “americana” - incominciata, a settembre 2011,

    sotto la presidenza di Thomas R. Di Benedetto e, poi, di James Joseph Pallotta

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    (agosto 2012) - che ha intrapreso l’ambizioso progetto di proiettare il club giallorosso

    ai massimi livelli calcistici internazionali. Una sfida alquanto impervia quella degli

    azionisti di maggioranza NEEP Roma Holding S.p.A., nella consapevolezza di

    intervenire su tutti i fronti societari e di dovere garantire le ingenti necessarie risorse

    per affrontare la deficitaria situazione (di partenza) dei conti e rinforzare

    adeguatamente la squadra.

    Effettivamente, il principale obiettivo del mio interesse è proprio quello di

    approfondire le scelte, le strategie, la determinazione e gli sforzi che la società sta

    effettuando, dal 2011, nell’impresa di conseguire i maggiori successi sportivi in

    condizioni di sostenibilità, quanto a presupposti patrimoniali ed economico-finanziari;

    peraltro, in uno scenario di difficoltà, di crisi e, in genere, di scarsità di mezzi a

    disposizione.

    A differenza di altri competitors, l’A.S. Roma mi sembra più orientata a sostenere i

    suoi piani di crescita lungo una direzione longitudinale, in modo progressivo e con

    migliori fondamenti di bilancio.

    Così deve intendersi, infatti, quale prossimo primario fulcro di introiti strutturali, il

    progetto “Stadio della Roma”, di costruirsi entro il 2016 (per inizio stagione calcistica

    2016-2017) un avveniristico impianto di proprietà del club (in località Tor di Valle),

    dotato di attrezzature sportive, negozi, ristoranti, spazi per eventi, ."

    , disponibilisette giorni su sette per i visitatori e gli abitanti di Roma.

    Inoltre, la conseguita qualificazione diretta in Champions League (nella

    competizione 2014-2015) garantirà notevoli risorse - fra, incassi ai botteghini, premi

    UEFA, main sponsor, “market pool”, ...., - che saranno utilizzate per rendere più

    competitiva la squadra e riequilibrare i risultati di bilancio. La sola partecipazione al

    girone di C.L. vale dai 30 ai 40 mln di ! di incremento di ricavi.

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    Per metamorfosi e livello di aspettative, quindi, l’A.S. Roma può definirsi, almeno

    in prospettiva, un modello strategico di riferimento del sistema calcistico, con propri

    tratti rappresentativi e distintivi.