la nutria n. 00

4
ZTL Wake Up! Numero 0 LA NUTRIA, ATTUALITÀ E CULTURA FOGNESCA. COME RIFERISCE IL QUASI-ONNIPOTENTE PRO-SINDACO GENTILINI, NONOSTANTE VENT’ANNI DI PUGNO DI FERRO LA CITTÀ È INFESTATA DA UNA MINACCIOSA SPECIE ALIENA: IL DEGRADO E IL VUOTO HANNO GENERATO LA CATASTROFE, TREVISO È INVASA DALLE NUTRIE! QUESTI ANIMALETTI MEFITICI HANNO UN’ETÀ TRA I SEDICI E I TRENTACINQUE ANNI E POSSONO ESSERE OSSERVATI SOPRATTUTTO IN EDIFICI ABBANDONATI DA ANNI, NEI QUALI AMANO DEDICARSI AD ATTIVITÀ PROMISCUE INCOMPRENSIBILI AI PIÙ. SIETE CONFUSI DA QUESTA INSPIEGABILE CALATA DEI RODITORI SULLA CITTÀ D’ARTE? VOLETE APPROFONDIRE I SINGOLARI USI E COSTUMI DI QUESTE INGOMBRANTI MA TUTTO SOMMATO ADORABILI BESTIOLE? LEGGETE LA NUTRIA! LA NUTRIA È UN MEGAFONO SU CARTA STAMPATA PER LA VOCE DEL COLLETTIVO ZTL WAKE UP E PORTERÀ ANCHE SULLE STRADE I CONTENUTI CHE ABBIAMO FINORA DIVULGATO SUL WEB. OLTRE A INFORMAZIONI SU DI NOI E SULLE NOSTRE ATTIVITÀ, TROVERETE SPUNTI DI RIFLESSIONE LOCALI E FINESTRE SUL MONDO ESTERNO ALLE MURA CITTADINE. BUONA LETTURA...

Upload: mateoba

Post on 22-Mar-2016

228 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

ZTL magazine

TRANSCRIPT

Page 1: La Nutria n. 00

ZTL Wake Up! Numero 0

LA NUTRIA, ATTUALITÀ E CULTURA FOGNESCA.

COME RIFERISCE IL QUASI-ONNIPOTENTE PRO-SINDACO GENTILINI, NONOSTANTE VENT’ANNI DI PUGNO DI FERRO LA CITTÀ È INFESTATA DA UNA MINACCIOSA SPECIE ALIENA: IL DEGRADO E IL VUOTO HANNO GENERATO LA CATASTROFE, TREVISO È INVASA DALLE NUTRIE! QUESTI ANIMALETTI MEFITICI HANNO UN’ETÀ TRA I SEDICI E I TRENTACINQUE ANNI E POSSONO ESSERE OSSERVATI SOPRATTUTTO IN EDIFICI ABBANDONATI DA ANNI, NEI QUALI AMANO DEDICARSI AD ATTIVITÀ PROMISCUE INCOMPRENSIBILI AI PIÙ.SIETE CONFUSI DA QUESTA INSPIEGABILE CALATA DEI RODITORI SULLA CITTÀ D’ARTE? VOLETE APPROFONDIRE I SINGOLARI USI E COSTUMI DI QUESTE INGOMBRANTI MA TUTTO SOMMATO ADORABILI BESTIOLE? LEGGETE LA NUTRIA!

LA NUTRIA È UN MEGAFONO SU CARTA STAMPATA PER LA VOCE DEL COLLETTIVO ZTL WAKE UP E PORTERÀ ANCHE SULLE STRADE I CONTENUTI CHE ABBIAMO FINORA DIVULGATO SUL WEB. OLTRE A INFORMAZIONI SU DI NOI E SULLE NOSTRE ATTIVITÀ, TROVERETE SPUNTI DI RIFLESSIONE LOCALI E FINESTRE SUL MONDO ESTERNO ALLE MURA CITTADINE. BUONA LETTURA...

Page 2: La Nutria n. 00

ZTL WAKE UP: LA NOSTRA STRADA FINO A QUI

La Rete Facciamoci SpazioLe origini del collettivo ZTL Wake UP ri-salgono al 2009, con la formazione della Rete Facciamoci Spazio. Quell’anno il Cen-tro Giovani, che era di fronte al Duomo (l’edificio è tuttora abbandonato), viene trasferito in locali più piccoli. Il vec-chio Centro Giovani aveva una saletta che dava ai ragazzi trevigiani la possibilità di organizzare piccoli eventi; con la sua chiusura viene rimosso l’ultimo spazio so-ciale disponibile in città. La Rete Fac-ciamoci Spazio si forma su idea di Alberto “Dubito” Feltrin, l’obbiettivo è quello di chiedere alla giunta uno spazio che sosti-tuisca la saletta del Centro Giovani.L’amministrazione ci nega con varie scu-se l’utilizzo del suolo pubblico a scopo di tenere iniziative di sensibilizzazione, violazione questa di un diritto basilare dei cittadini. Dopo molti sforzi riusciamo a ottenere degli incontri con l’assessore alle politiche sociali Michielon e una sua assistente. Ci viene risposto che posso-no essere messi a disposizione di tanto in tanto alcuni locali, ma solo chiedendo il permesso per ogni specifica attività. Inoltre non possiamo fare nulla che vada contro l’immagine della giunta, “ad esem-pio l’organizzazione di cineforum antiraz-zisti”. Dato che i cineforum razzisti non rientrano nel nostro campo di interesse, decliniamo l’offerta. Il fallimento del-la via istituzionale e dialogante spinge alcuni membri della Rete a mettere sul tavolo l’opzione dell’occupazione. Ma dopo il mancato raggiungimento degli obietti-vi, il gruppo va pian piano sfaldandosi.

Gli inizi di ZTL Wake UPGli ex membri della Rete Facciamoci Spa-zio e tutti gli altri amici di Alberto tornano assieme in occasione della sua morte a vent’anni nell’Aprile 2012. Voglia-mo organizzare un concerto in tempi brevi per ricordarlo, ma il comune oppone un muro burocratico inaggirabile nelle set-timane a nostra disposizione. Alla fine Alberto, nato e cresciuto a Treviso, viene ricordato a Silea, dove una amministra-zione più umana non pone alcun problema alla realizzazione del concerto. Forse è proprio questo episodio a rimuovere le ul-time esitazioni.Il gruppo che ha organizzato il concer-to decide di riprendere la battaglia per gli spazi ed è così che viene fondato il collettivo Zona Temporaneamente Libe-

rata Wake UP. Sono presenti buona parte dei membri della vecchia Rete, ma questa volta anche moltissimi elementi non po-liticizzati e alla prima esperienza con l’impegno nel sociale. Un’ampia fetta è costituita da studenti, più che altro per motivi anagrafici, ma ci sono anche ope-rai, precari/disoccupati e lavoratori del terziario (OSS, pizzaioli, commessi, ecc.)ZTL realizza tre occupazioni di tre gior-ni in alcuni dei molti edifici abbandonati all’interno del comune: l’ex Telecom di via Dandolo, il campetto delle Stiore e i bastioni Camuzzi. Non chiediamo soldi pubblici, ma solo di poter usare e aprire alla cittadinanza spazi che rimarrebbero comunque abbandonati al degrado. Ripulia-mo e rendiamo agibili gli spazi occupati, e al loro interno organizziamo eventi mu-sicali e culturali, laboratori e assem-blee. Ogni occupazione è attraversata da centinaia di ragazzi, a testimonianza del fatto che quello degli spazi sociali è un bisogno sentito.La recezione sulla stampa e presso l’opi-nione pubblica è positiva. Non bisogna di-menticare che le occupazioni iniziano nel periodo di piena crisi della Lega a causa dei numerosi scandali di corruzione. La giunta fatica dunque a erigersi a baluardo dell’ordine e della legalità (anche se ci ha riprovato di recente sperando in una facile amnesia da parte dei cittadini) e preferisce ignorarci.

L’occupazione dell’ex Telecom

Forti del consenso e consci della sordi-tà della giunta, decidiamo di estendere a tempo indeterminato la quarta occupazio-ne, che ha luogo il 27 dicembre di nuovo all’ex Telecom. L’edificio è abbandonato da quasi vent’anni, è in buone condizioni ma lo stato di abbandono è estremo. La pro-prietà è riconducibile per metà a Tron-chetti Provera e per l’altra alla banca d’affari americana Morgan Stanley, grandi speculatori immobiliari e finanziari tra i massimi responsabili della crisi economi-ca attuale. È stato acquisito in flagrante conflitto d’interessi e la proprietà è de-tenuta tramite un fondo fantoccio (Gamma RE) creato dalla Pirelli RE in Olanda per evitare di pagare le tasse in Italia. È infatti Gamma RE che possiede la quasi to-talità delle azioni del proprietario for-male, la società immobiliare Tecla.Cominciano lavori di restauro: elimina-zione dei tanti rifiuti, pulizia, disbo-scamento, pittura dei muri, arredo, ri-pristino dell’impianto elettrico, ecc. Nel frattempo vengono organizzati gli ormai consolidati eventi. La reazione del vici-nato sembra essere positiva, almeno per una sua parte significativa: non si formano comitati per lo sgombero ma al contrario

diversi abitanti ci danno il loro sostegno anche materiale.A chi ci critica per aver violato la le-galità e la proprietà privata, rispondia-mo che la situazione di abbandono era un “abuso di diritto” e un caso di specula-zione edilizia, e quindi illegale in par-tenza, che quasi tutti i grandi cambia-menti sociali in positivo sono avvenuti anche grazie a violazioni della legalità allo scopo di ottenere regole migliori, che i politici che ci attaccano sono gli ultimi a poter dare lezioni di legalità e che la costituzione dice che la funzione sociale della proprietà privata deve esse-re garantita.

Lo sgombero e la manifestazione

Emerge che lo sgombero non è una priori-tà né per la proprietà né per gli affit-tuari (la Telecom), arrivano invece im-mediatamente forti pressioni dal comune affinché parta la richiesta di sgombero. Il collettivo reagisce organizzando due assemblee pubbliche contro lo sgombero, a ogni assemblea partecipano circa trecento cittadini. Viene formato un comitato di garanti che avvia delle trattative con la proprietà.Nonostante i consensi e le tentate trat-tative, il percorso di ZTL all’ex Telecom viene troncato con lo sgombero violento da parte delle forze dell’ordine il 28 gen-naio. I garanti si erano incontrati quel giorno con il prefetto che aveva concesso il tempo per tenere un appuntamento te-lefonico con la proprietà alle 17.00 del giorno stesso. La polizia invece si pre-senta in via Dandolo alle 15.00. A sgombe-ro concluso parte un corteo fino alla sede del comune per chiedere spiegazioni. La via è sbarrata dalle forze dell’ordine e il sindaco non vuole concedersi. Lanciamo quindi una manifestazione contro lo sgom-bero per il sabato seguente.Parte un’intensa campagna di terrorismo poliziesco e mediatico. Il centro è mi-litarizzato, gli edifici vuoti e i nego-zi della Tim (!) presidiati dalle forze dell’ordine, Gobbo e Gentilini sono messi sotto scorta, alcuni membri del colletti-vo vengono seguiti a vista dalle volan-ti. Il sabato della manifestazione piove ininterrottamente, il vento è forte e la città deserta a parte trecento poliziotti. Eppure la partecipazione al corteo è al-tissima: mille persone. È lecito supporre che se non fosse piovuto sarebbero state oltre duemila. La manifestazione si svolge in modo festoso e senza incidenti. Forte di un consenso che va allargandosi sempre più e della riconfermatasi chiusura della giunta, ZTL si prepara a tornare...

Treviso Wake UP!

[email protected] facebook.com/ztlwakeup

Page 3: La Nutria n. 00

GOBBO E GENTILINI COME MUBARAK ovvero... Lo strepitoso fallimento del risiko immobiliare

Cosa accomuna i nostri amministratori all’ex dittatore egiziano Hosni Mubarak, dimessosi in seguito alle proteste della Primavera Araba? La prima cosa che salta in mente è senz’altro la gerontocrazia: Mubarak e Gentilini sono coetanei ed en-trambi sembrano ritenere che l’aver sor-passato gli ottant’anni non sia un buon motivo per schiodarsi dalle poltrone. Ma la comunanza più profonda tra la giun-ta comunale e la cricca di Mubarak è la concezione dell’“amministrazione pubbli-ca come privatizzazione non trasparente”, che in entrambi i casi si è risolta in uno strepitoso fallimento.La cricca di Mubarak ha tentato di appli-care la teoria neoliberista per risolvere il problema del debito pubblico: priva-tizzare le proprietà dello stato in modo da rimpinguarne le finanze, vendendole al miglior offerente che le gestirà in modo più efficiente e competitivo. Ma nel mondo reale le cose non vanno mai così. La pra-tica neoliberista è infatti quella di ven-dere le proprietà pubbliche in totale as-senza di trasparenza, a prezzi di favore, ad “amici” privati degli amministratori. In questo modo gli amministratori compra-no la lealtà degli acquirenti, sperano di mantenere un controllo informale sulle proprietà cedute e possono aspettarsi che il favore verrà ricambiato in vari modi. Inutile dire che sono i cittadini a pagar-ne i costi. In Egitto la disoccupazione è aumentata, gli stipendi sono scesi, il debito non è diminuito e la popolazione si è finalmente ribellata. Facendo le dovute proporzioni, le cose non sono andate poi così diversamente nella piccola città di Treviso.Chiaramente nel caso di Treviso non ab-biamo a che fare con la privatizzazione di aziende o servizi ma con la vendita a pri-vati di diversi importanti immobili del

centro storico attraverso il cosiddetto “risiko immobiliare”; un accordo tra Co-mune, Provincia e Fondazione Cassamarca. Gli immobili coinvolti sono l’ex questu-ra, la Prefettura e il complesso del Duomo (che comprende l’ex tribunale, le ex car-ceri austriache, l’ex comando della poli-zia municipale e l’ex edificio del giudice conciliatore). Come prevedeva l’accordo, tali immobili sono stati ceduti dal co-mune e dalla Provincia a Cassamarca (nel caso della prefettura, l’edificio dev’es-sere ceduto dalla Provincia a Cassamarca che dovrebbe a sua volta passarlo al co-mune), in cambio della costruzione del-la Cittadella delle Istituzioni nell’area Appiani, dove molte istituzioni con sede in centro avrebbero dovuto trasferirsi, pagando ovviamente l’affitto a Cassamarca.Le proprietà pubbliche non sono state quindi vendute al miglior offerente, in-fatti non c’è stata nessuna asta per de-terminarne il vero prezzo, e tutti gli accordi sono stati presi a porte chiu-se. Non solo metà del centro è di fat-to passato nelle mani di una fondazione soggetto di diritto privato, che non ri-sponde alle regole democratiche, ma anche le nuove sedi fuori dal centro non sono pubbliche ma di proprietà di questa stes-sa fondazione. Il progetto è stato av-viato proprio appena prima dello scoppio della bolla immobiliare gonfiata anche da simili manovre, e questo ha senz’altro contribuito al suo fallimento. La Citta-della delle Istituzioni è per metà vuo-ta, la Camera di Commercio ha rifiutato di trasferircisi ritenendolo non convenien-te. Il prefetto non vuole spostarsi nella nuova villa costruitagli a Sant’Artemio con grande dispendio di denaro pubblico e per il momento non intende trasferire gli uffici della prefettura alla Cittadel-la delle Istituzioni, generando i pietosi battibecchi sui giornali in cui Muraro ha addirittura minacciato di mandare la celere a sgomberarlo. Gli edifici venduti

sono ormai vuoti da anni, dato che i di-scutibili progetti di abitazioni di lusso a cui erano stati destinati faticano a decollare.Ma ovviamente a pagare il prezzo del flop sono stati anche i cittadini. Il centro è andato svuotandosi, il centro giovani non ha più la sala dove i ragazzi trevigiani avevano la possibilità di organizzare ini-ziative, i luoghi di aggregazione a cie-lo aperto sono stati eliminati togliendo alberi e panchine e tramite continui e spesso gratuiti controlli sui giovani da parte della polizia, i commercianti dico-no di risentire del fatto che la città sta diventando un luogo sempre meno attraen-te per il tempo libero, la perdita degli edifici pubblici non è stata compensata in nessun modo con altri spazi o servizi, la città è costellata di “buchi neri” abban-donati e di muri che non fanno altro che dimostrare come la giunta non sia stata in grado di risolvere i problemi, ma solo di tentare di nasconderli.Insomma, anche a Treviso, accordi di pri-vatizzazione non trasparenti tra gli am-ministratori pubblici i loro soci nel settore privato hanno portato a progetti economici dispendiosi quanto inefficienti, i cui costi si sono riversati sui citta-dini. E anche a Treviso, i principali re-sponsabili sembrano non voler capire che chi sbaglia paga, e anzi non rinunciano a un briciolo della loro arroganza. Noi del collettivo ZTL Wake UP abbiamo tentato di portare la problematica dell’assenza di spazi di aggregazione e cultura per i gio-vani all’attenzione delle istituzioni nel 2009, quando ci chiamavamo ancora Rete Facciamoci Spazio. Constatando la chiu-sura e l’ottusità degli amministratori, abbiamo capito che per portare un cam-biamento reale abbiamo bisogno anche noi, nel nostro piccolo, della nostra Piazza Tahrir. Per questo non porremo fine alle occupazioni.

Page 4: La Nutria n. 00