la pastorale

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si tratta di un estratto di un libro pubblicato di Padre Fedele Tirrito il cui titolo originale è "emancipazione dell'uomo operata dal Verbo"

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eum > territorio

La Pastoraleovvero

L’Emancipatione de l’Huomo operata dal Verbo dramma in tre atti con prologo

del fr. Fedele da San Biagio cappuccino

Introduzione, testo critico, apparati e indici diMarcello La Matina e Andrea Garbuglia

eum

Isbn 978-88-6056-029-2Prima edizione: dicembre 2009© 2009 eum edizioni università di macerata© 2009 per le musiche originali: Maurizio Balsano

eum edizioni università di macerataCentro Direzionale, via Carducci, 63/a - 62100 Macerat

[email protected]://ceum.unimc.itRealizzazione e distribuzione:Quodlibet società cooperativaVia S. Maria della Porta, 43 - 62100 Maceratawww.quodlibet.itStampa: Litografica Com, Capodarco di Fermo, Fermo

In allegato al volume il dvd-rom La Pastorale di Nardo. Dramma sacro e festa paesana in Sicilia. Produzione e realizzazione negli studi del CELFI dell’Università di Macerata.

Responsabile scientifico: Marcello La MatinaCollaboratori: Maurizio Balsano (musiche originali), Aldo Caldarelli (ideazione e realizzazione delprogetto dvd-ipertesto), Andrea Garbuglia (edizione critica, apparati e bibliografia), Mirella La Mottae Silvana Giletto (ricerche sul territorio e indagini etnografiche; documentazione foto- e videografica),Francesco Maratta (documentazione storica e saggio conclusivo).Da un’idea di Michelangelo La Matina.

Opera pubblicata con il contributo di: Università degli Studi di Macerata (fondi ex 60%), Comune diJoppolo Giancaxio (Agrigento), Comune di Casteltermini (Agrigento), International House-LanguageCentre (Palermo), signora Teresa La Matina.

Indice

VII Premessa del Responsabile scientifico

Prolegomena di Marcello La MatinaXI 1. «Una “Pastorale” al di sotto del mediocre»?

XIV 2. Il Natale: da fabula muta a vagito della StoriaXXIV 3. Schema della vicenda e genere letterario

XXXVII 4. Criteri della presente edizioneL Bibliografia

LXII AbbreviazioniLXIII Sigla codicum

LV Argomento del dramma di Andrea Garbuglia

LXIV Confronto struttura di Andrea Garbuglia

La Pastorale ovvero L’emancipatione de l’Huomo operata dal Verbo

3 Prologo17 Atto Primo57 Atto Secondo91 Atto Terzo

127 Ristretto ragguaglio (Ms. Qq - E - 151 bibl. com. Palermo)

Apparati137 La Pastorale in teatro di Francesco Maratta147 Appendice iconografica163 Indice dei nomi

Premessa del Responsabile scientifico

Il volume che qui presentiamo ripropone al lettore contemporaneoLa Pastorale di padre Fedele Tirrito, frate cappuccino nato a san Bia-gio Platani nel 1717 e morto a Palermo nel 1801. Si tratta di un testoben noto nell’area della Sicilia occidentale, dove esso viene rappre-sentato, con imperfetta cadenza, da almeno due secoli. La gente delluogo conosce la storia, che è vicenda di pastori che incontrano laSacra Famiglia, ed è vicenda di creature celesti che sceneggiano l’e-terna lotta fra il Bene e il Male. La Pastorale – il cui titolo originalesuona L’emancipazione dell’Uomo operata dal Verbo. Drammapastorale in tre atti – è stata composta per le scene dal frate cappuc-cino verso il 1757 e costantemente rappresentata nel territorio diCasteltermini e di San Biagio Platani, dove è ancor vivo il ricordo dimemorabili recite dal tono epico e insieme popolare.

Parallelamente, da molti secoli ormai, convivono con questa altre,meno note, “pastorali”. Esse allignano in paesi dell’agrigentino, esono delle rappresentazioni improvvisate e itineranti. Ci troviamo inpresenza di un arcipelago di piccole feste paesane, nelle quali l’ele-mento pastorale viene rappresentato al suo stato puro, o commistocon pezzi di storia sacra. Esiste un rapporto fra la “pastorale mag-giore” del padre Fedele e le tante “pastorali itineranti” di JoppoloGiancaxio, Sant’Elisabetta, Cianciana? Lo scopo del nostro lavoro èquello di abbozzare una risposta. Per questo abbiamo ritenuto chenon fosse inutile pubblicare, insieme al testo della Pastorale di padreFedele, anche i testi e i documenti di queste altre “pastorali del seigennaio”. Talché il dramma pastorale maggiore resulta ora inseritoin un più ampio contesto antropologico, che ne mostra le radici popo-

lari insieme a quelle religiose, gli echi della letteratura bucolica insie-me ai lazzi e alle intemperanze della tradizione contadina siciliana.Ciò che s’è voluto è in parte la ricostruzione – scientifica, per quantosi può – della lettera del testo; accompagnata, però, da una interpre-tazione in grado di far rivivere al lettore comune le parole di un testolontano e lo spirito dal quale esse sono nate una volta e scaturisconoogni volta che le si porta in scena.

Il lavoro comprende le seguenti parti: una introduzione storico-critica al tema della Pastorale; il testo annotato del padre Fedele; unaanalisi storica e antropologica insieme del contesto nel quale questogenere di rappresentazioni si è diffuso in modo caratteristico. Men-tre il presente volume documenta la Pastorale di padre Fedele, laquale era destinata alla scena teatrale, il dvd che accompagna il volu-me tratta specialmente le pastorali così dette itineranti. Inoltre si èpensato di inserire documenti, fotografie e brevi filmati, capaci direstituire l’immediatezza di queste liturgie paesane.

Questo lavoro nasce da un’idea di Michelangelo La Matina, padredi chi scrive. Nativo di Casteltermini, profondo conoscitore della sto-ria e della spiritualità francescana, egli aveva, già nel 1946, stupito isuoi concittadini con un breve scritto, oggi perduto, sulla Pastoraledi padre Fedele. Poco prima della sua scomparsa, egli confidò all’a-mico Dr. Francesco Maratta il suo desiderio di vedere una nuovapubblicazione della Pastorale nella quale i problemi filologici, dellastoria del testo e della storia dello spettacolo, venissero presi in cari-co. Maratta mi comunicò quel desiderio paterno, ed io accettai disvolgere l’opera. Non da solo però, poi che non posseggo le capacitàe le competenze necessarie ad una ricerca così sfaccettata. Costituii,con lo stesso Maratta, un gruppo di lavoro così composto: MirellaLa Motta e Silvana Giletto avrebbero realizzato le ricerche sul campoe negli archivi, organizzando i risultati nella forma di un documen-tario filmato; Andrea Garbuglia ed io ci saremmo occupati del testoe del genere letterario della cantata dei pastori; Aldo Caldarelliavrebbe curato la regia del documentario.

Inizialmente si pensava che il lavoro sarebbe stato pronto in dueanni al massimo, ma varie e imprevedibili circostanze lo hanno ritar-dato fino a questa data. La prima fase delle ricerche è stata svoltadalle dottoresse Giletto e La Motta: esse hanno perlustrato una vasta

LA PASTORALEVIII

PREMESSA DEL RESPONSABILE SCIENTIFICO IX

zona dell'agrigentino alla ricerca di ogni fonte adoperabile. Hannocosì potuto raccogliere dalla viva voce della gente una congerie diracconti orali, frustuli e documenti scritti, fotografie e un paio dicopioni scritti della Pastorale finora gelosamente custoditi da alcunefamiglie di Aragona e Casteltermini. Si è venuto così formando il cor-pus documentario dal quale potevano svilupparsi differenti filonidella ricerca. Andrea Garbuglia e io abbiamo subito iniziato a con-frontare le versioni del testo di padre Fedele, sottoponendo ogniverso e ogni parola all’esame critico: è emersa così la forma dell’edi-zione che ora presentiamo. Frattanto, la bellezza di questa impresaha conquistato l’amico compositore Maurizio Balsano, il quale hamusicato delle canzoni pastorali, adattando, per un gruppo cameri-stico, alcuni canti e danze popolari siciliani contenuti nella raccoltadel Favara1. Aldo Caldarelli ha ideato una forma di ipertesto capa-ce di contenere e rendere leggibili i dati così diversamente codificati:musiche, testi scritti, interviste orali, fotografie e filmati si trovanoraccolti nella forma di una piccola enciclopedia del Natale dei pasto-ri e di Nardo in Sicilia.

Quest’opera non avrebbe visto la luce senza il generoso contributofinanziario del Comune di Joppolo Giancaxio, che qui ringrazio nellapersona del suo sindaco Salvatore Lo Dico, del Comune di Castelter-mini, del Language Centre di Palermo e della signora Teresa La Mati-na, che sarebbe poi la mia mamma. La quale è castelterminese di nasci-ta ed ha potuto perciò aiutarci a far rivivere il testo compitandolo insie-me a noi e accettando di essere interpellata costantemente in qualitàdi “parlante nativo”. Per il sostegno morale e per i numerosi suggeri-menti nella ricerca delle fonti storiche e nell’impostazione generale,siamo debitori verso il Dr. Francesco Maratta2, benemerito cultore distoria locale, e autore di alcuni lavori che sottraggono la figura diPadre Fedele all’incuria dei secoli. Ringraziamo il Dr. Giuseppe Lup-pino delle Edizioni Università di Macerata, il Prof. Pier Giuseppe Rossidirettore del Celfi dell’Università di Macerata. Ringrazio poi Mauri-zio Balsano e i suoi musicisti. Nelle ricerche bibliografiche siamo stati

1 Vedi Bibliografia.2 Francesco Maratta è scomparso il 3 settembre 2009, senza aver potuto vedere compiuto il

lavoro al quale tanto ha contribuito. (Nota del 3 dicembre 2009)

LA PASTORALEX

sostenuti da alcuni “angeli” che meritano qui d’esser menzionati: laDr. Giuseppina Sinagra della Biblioteca Regionale Centrale di Paler-mo; la Dr. Rosalba Guarneri della Biblioteca Comunale di Palermo; laDr. Beatrice Vissani del DIPRI dell’Università di Macerata; la SignoraDonatella Benazzi della Biblioteca Universitaria di Genova; il padreMario o.f.m della Biblioteca dei Cappuccini di Palermo. Come sem-pre, mi è stata vicina e prodiga di consigli mia moglie Roswita Bertel-sons, che ha diviso con me anche i momenti difficili di questo tormen-tato cammino. I responsabili dell’editing, Umberto Perticarini prima eFrancesca Frongia poi, vanno lodati per pazienza, amore e competen-za. Il lavoro è dedicato a Michelangelo La Matina (Casteltermini 1924– Palermo 2002), in memoriam.

mlmMacerata, 5 aprile 2008festa di san Vincenzo Ferreri, patrono di Casteltermini

La Pastorale in teatro Francesco Maratta*

La popolarità

Il filologo o meglio chi voglia (se ne ha voglia) ricostruire l’intrico delcopione deve risalire al 1916 quando il tipografo Giuliano - Carini lopubblicò divenendone editore. Anche dopo la stampa della Pastorale,forse perché le copie via via andavano esaurendosi – per la benevolaaccoglienza dei lettori (anche italo-americani, a seguito della rappresen-tazione fatta al Circolo degli Emigrati castelterminesi di Trenton (N.J.)– nuovi copisti sono andati alla carica della Pastorale. Bisogna riferireche frammenti del testo pubblicato dal Giuliano - Carini si recitano tut-tora, in modo itinerante a Joppolo Giancaxio (dove il copione intero èstato recitato nei tempi andati in un grande magazzino del Castello duca-le), a Sant’Angelo Muxaro e pure a Santa Elisabetta, dove è confermatala licenza che nel tempo si sono permessi i divulgatori dell’opera.

A Joppolo Giancaxio e soprattutto a Santa Elisabetta e a Sant’An-gelo Muxaro la rappresentazione itinerante è basata sulle battuteimprovvisate dell’interprete del personaggio Nardo. La strada per-corsa dai figuranti a Joppolo va dalla Piazza della Madrice a una piaz-za molto ampia, vicina al parco giochi, dove viene preparata e infineofferta al pubblico la ricotta fresca; a Santa Elisabetta lo spettacoloinizia in una mandria posta alla periferia del paese e finisce, tra i friz-

* Da F. Maratta, La vicenda della Pastorale di Padre Fedele da S. Biagio, StudioMedia, Agrigento, pp. 24-34 [N.d.C.].

zi e gli sbeffeggiamenti di Nardo, nell'unica piazzetta principale, doveviene offerta la ricotta a tutto il pubblico che ne fa richiesta.

Ritornando a S. Elisabetta e alla popolarità della “sua” Pastoraleitinerante c’è ancora da riferire che sui contrafforti della strada, che daquesto centro va a S. Angelo Muxaro, un pittore locale, Filippo Stuto,ha dipinto venti murales, mancanti però delle didascalie necessarieche, se inserite, avrebbero dato alle opere il vantaggio di durare neltempo e trasformarsi in un teatro della memoria, sia per chi conoscela rappresentazione, sia per chi voglia saperne di più. E a propositoaggiungiamo un appunto ulteriore: perché tutti i murales sono incen-trati sulla figura del Nardo e nel ricordo delle sue gestualità, effet-tuate durante il percorso della strada che dalla mandria va al luogodove poi avviene l’abbuffata di ricotta? E gli altri personaggi special-mente quelli della Natività perché sono stati omessi?

Anche una compagnia di giro

A partire dal primo dopoguerra del secolo scorso i maggiorenti dellecittadine che potevano vantare un teatro si impegnavano a mantenerei loro palcoscenici vivaci, richiamando le cosiddette “compagnie digiro” il cui repertorio era quasi sempre uguale, anche se ciascuna com-pagnia aveva il proprio “cavallo di battaglia”, consistente in una inter-pretazione particolare del proprio capocomico nella quale questi met-teva in risalto il suo talento naturale, affinato da varie “recite”. E nelgirare di paese in paese talvolta i capocomici pagavano di persona,quando gli incassi non bastavano a coprire le spese e per attenuare ildisagio, ricorrevano agli amici del luogo per avere le cosiddette “sera-te protette”, che in definitiva significavano biglietti d’ingresso al teatrovenduti in anticipo a persone che non potevano dire di no.

Al teatro comunale di Casteltermini1, un gioiellino quasi tutto dilegno incastonato tra le proprietà dei signori Petyx e Gaetani di Basti-

1 Fu costruito nel 1912 su progetto dell’Ingegner Michele Scamardi sui resti di unvecchio teatro ed ebbe un periodo di vivacità con la direzione artistica dell’insegnanteVincenzo Mattaliano nel primo dopoguerra.

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glia e altri privati, nel 1932, essendo presente la compagnia del com-mendatore Carrara, questa dovette cedere alle pressanti amorevolirichieste di alcuni maggiorenti e rappresentare la “Pastorale” dall’8dicembre seguente.

Anche in quell’occasione l’interpretazione del personaggio Nardofu assegnata concordemente a Cola Caltagirone2, un artigiano dol-ciere della rinomata ditta del cavalier Vincenzo Di Pisa. Cola era ilNardo per eccellenza, tant’è che dagli amici era chiamato “lu Nardu”per distinguerlo dal suo amico Nardo Vitellaro, il poeta3. Mentre ilruolo della Madonna fu interpretato da una bella fanciulla locale che,da allora finché visse, fu soprannominata “la bedda matri” e i figli“figli di la bedda matri”.

Pertanto i componenti della compagnia Carrara, giunti in paesenella prima metà del mese di novembre, ebbero modo di imparare ilcopione, allestire qualche scenografia apposita, recitare il loro reper-torio e perfino seminare delle fave, in un piccolo appezzamento diterra, che un amico mise a loro disposizione nelle immediate vicinan-ze dell’alberghetto “Firenze” e del teatro. Dall’otto dicembre dunquerecitarono tutti i sabati e le domeniche, anche per alcuni sambiagesiche l’attivissimo Peppino Tortorici fece affluire con l’autobus dei fra-telli Cuffaro; poi la compagnia sostò inoperosa in paese per il soprag-giungere della quaresima (allora era d’obbligo fermare ogni attivitàteatrale in tale periodo) quindi si attivarono per portare in scena il“Mortorio” dell’Orioles4 a Casteltermini, a Racalmuto ed a Sambu-

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2 Nicolò Caltagirone nacque a Casteltermini il 1 gennaio 1885 da Michelangelo e daConcetta Ferlisi. Sposò Antonina Mattaliano dalla quale ebbe tre figlie. Da giovanelavorò in miniera e poi emigrò con un fratello in Argentina dove apprese “l’arte dellapasticceria” e i primi rudimenti della recitazione che gli diede un capocomico italiano.Tornato in paese lavorò fino alla morte presso la pasticceria Di Pisa. Morì nel 1942.Aveva tra l’altro una voce melodiosa molto simile a quella del notissimo BeniaminoGigli. Queste notizie sono state fornite dal nipote Dr. Michelangelo La Matina che pub-blicamente ringraziamo.

3 Su Nardo Vitellaro vedi, Personaggi della memoria di F. Maratta, Centro StudiGiulio Pastore, Agrigento, 1988.

4 Filippo Orioles (1687-1793) fu un apprezzato autore di drammi sacri, tra i qualiebbe grande successo il Riscatto d’Adamo, noto anche come Il Martirio di Gesù Cristo(ed. crit. a cura di Salvatore Bancheri, Marra, Cosenza 1995); l’opera è coeva a quelladel Nostro [N.d.C.]. Visse fino a 106 anni, di lui parla il marchese di Villabianca.

ca, per poi tornare a raccogliere le prime fave fresche. Questo ricor-do è ancora vivo nella memoria di qualche vecchio.

Dove sicuramente fu rappresentata “La Pastorale”

Ciascun paese ha una sua storia che è anche storia di aderenze adun clima culturale natalizio o pasquale; in queste occasioni di festaanche gli elementi che sapevano allora calarsi nell’interpretazione dipersonaggi teatrali erano tenuti non solo in gran conto, nelle filo-drammatiche cui appartenevano, ma essi stessi erano gelosi del ruoloche interpretavano. Nei luoghi dove era radicata la “Pastorale” c’erail Nardo che a Joppolo Giancaxio veniva interpretato efficacementeda Alfonso Giglione, a Montallegro questo ruolo era interpretato dal-l’esattore delle tasse Teodoro Calderone e così via.

Da notizie certe possiamo dire che in passato questa “Pastorale”è stata rappresentata anche a San Biagio Platani, S. Angelo Muxaro,Cianciana, Cammarata, Mussomeli, a Campofranco in una sala delPalazzo del Principe a cura di Domenico Restivo e in un salone delseminario di Caltanissetta, per iniziativa di alcuni chierici agrigenti-ni che dal 1928 al 1932 vi furono trasferiti temporaneamente per laparziale chiusura del loro seminario. Qui il testo, come ricordaval’arciprete Antonio Padalino, fu lievemente censurato, mentre l’in-terpretazione dei ruoli dell’Umanità e di Maria fu svolta da un gio-vanissimo seminarista.

Cola Caltagirone

A Casteltermini, dalla fine degli anni Venti del secolo scorso finoall’inizio della seconda guerra mondiale, primeggiò un filodrammati-co raro, il già menzionato Cola (Nicolò) Caltagirone. Il nostro ricor-do della sua ultima recitazione è incentrato soprattutto sull’“a solo”del motivetto “Sintiriti si veni Maju” e sull’accenno di danza che eglisoleva fare come incipit musicale, quando, fuggito dalla comunità etravestito per non farsi riconoscere da eventuali viandanti, gioiva peressere sfuggito alle grinfie del demonio.

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Questo ricordo della nostra infanzia è stato più volte vivificato dalricordo che di lui aveva anche l’amico Dr. Paolo Lo Bue, poiché certateatralità e certa iridescenza hanno persistente memoria nella memo-ria. E poi, come scordare la strofa scombinata che fa:

Finchè la bocca canta,mi smafareggia alquanto,nel cuor io tengo pianto.Benché le forze mie sian dietateDesiderando una grossa pietanza.

Con quel che segue del copione.

La musica

Sulla musica della “Pastorale” è bene sottolineare che uno solo deitre atti è stato musicato, in seguito s’intende, dal casteltermineseGaspare Burgio (1795-1855), musicologo e appassionato rossiniano.

Questa notizia, che riguarda una ulteriore sovrapposizione al testodi Padre Fedele, proviene dal Pitrè5 nell’opera citata supra, e siamocerti che l’avrà avuta da Gaetano Di Giovanni, storico e folclorista,suo amico e corrispondente. La musica spumeggiante, gli “a solo” eil coro inseriti da Gaspare Burgio hanno reso più spuria l’opera manello stesso tempo hanno dato più smalto alla “Pastorale” e piùpopolarità alla composizione, per cui al regista che voglia ripropor-la, così com’è avvenuto in passato, non resta che inserire nel testo lospartito musicale che Giuliano-Carini non ha pubblicato nel 1916 eche inizia così:

Sintirìti si veni MajuCa di la fami ‘nterra caju,nuddu mi dici tè,chianci u zi Nardu starì, starè.

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5 G. Pitrè, Spettacoli popolari siciliani, op. cit.

Per parlare ancora della popolarità della “Pastorale”, in certi cen-tri dell’agrigentino, dobbiamo riferire che tuttora nella parlata comu-ne di tanti anziani non è raro sentire espressioni ricavate dal lin-guaggio di Nardo e adattate alle circostanze nel loro dialogo di tuttii giorni, come queste: “caduta ca mi sirvisti pri dilizia, lancedda ca milivasti lu fastiddiu”6, o “malu viaggiu a cu ci sta a garzuni”7, oppu-re “sugnu tuttu sfardatu pri l’amici”8. E ancora “chiddu è peggiod’un virseriu”, riferito al padrone della mandria Ribero9, oppure“nun haju abbentu né simana e mancu festa”10 e infine “e ju chimuru ‘nsiccu?”11.

Ciò detto resta da riferire che il pubblico della “Pastorale” antici-pava certe battute di Nardo come quella di non facile spiegazione“Zué” per dire vino.

La ricetta di Nardo

Abbiamo accennato allo sconvolgimento subìto da Nardo a causadello scontro fisico avuto col demonio, che gli era apparso sotto“mentite spoglie” alle porte di Betlemme, e alla necessità di cure medi-che immediate. Nel monologo seguente alla disavventura Padre Fede-le, per bocca di Nardo, mette pesantemente alla berlina la medicinadel suo tempo e per averne un assaggio attingiamo direttamente dalcopione (così come è pervenuto a noi):

Si m’incuntrassi quarchi midicastru: mi farìa fari lu rècipi d’agliastru,/puruchi lu gisèri arrizzittassi./Ju ci cuntirìa la mia indigistioni,/iddu allura, cu manua la gaglioffa,/sfurnirìa carta, pinna e calamaru,/mi farìa na ricetta di zué:/Rèci-

6 Questa frase si dice quando si accetta volentieri l’impedimento a realizzare un’a-zione o un proposito.

7 È detto da chi lavora troppo per persone che non meritano soverchio impegno.8 È detto da quanti si affannano a lavorare.9 È detto nei confronti di gente di pessimo carattere che sfruttano i loro sottoposti.10 È detto pure da quanti si affannano a lavorare.11 È l’interrogativo che si pone chi mangia in compagnia e si accorge di non avere

vino o altre bibite a portata di mano.

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pe di scandusci, surci a brodu,/asinapis radix alla robertas,/ pedis, ventris, auri-colis d’una pecora./E per non scorrere questo pericolo/fiat empiastro sopra tuoventricolo.

Non meravigli questa ricetta (la ricetta da tutti chiamata di Nardu)perché i termini scientifici e quelli delle medicine sono storpiati da sem-pre, tant’è che ci viene in mente la ricetta prescrittasi da un mutuato diCianciana negli anni Settanta, del secolo appena trascorso, e finita all’I-NAM di Agrigento – comprese le fustelle e la firma del medico curante –con la prescrizione di “Siuvadardin due scatolli compresi” che tradottadalla farmacista che l’ha “spedita” voleva dire “Furadantin due scatolecompresse”; e dall’Istituto Nazionale per L’assicurazione sulle Malattiefu ammessa al pagamento! (Anche se il medico venne censurato)12.

Nardo insomma, come qualsiasi assistito dell’attuale servizio sani-tario nazionale, conosce il rimedio ai mali più ricorrenti e si prescri-ve la medicina ma, dopo aver valutata la sua ricetta, prima ne loda laprobabile efficacia “Ah, sur dutturi ca m’intisi arricriari!/Nun faciticchiù fricazioni” e poi la offre al medicastro dicendogli: “Chista è nazuppa pri vostru rigalu./ Na cosa sula m’aviti ordinari:/ pani, vinu,carni e poi mangiari.”

La Pastorale in musical?

C’era una volta il teatro delle “compagnie di giro” carico di storiebuone e anche tristi a causa dei magri guadagni. Questo teatro van-tava nomi che in campo regionale godevano di una certa fama comele compagnie Arata, Marcellini, Pandolfini, Carrara, La Rosa, Giuf-frida Petito che giravano per i nostri teatri, prima e dopo la secondaguerra mondiale. Nel 1946 a Casteltermini recitò per più di due set-timane la compagnia di Rosina Anselmi e Michele Abruzzo.

Iniziati gli anni Cinquanta del secolo scorso le comunità dei tea-tranti si sono disgregate, le generazioni di attori, che avevano com-

LA PASTORALE IN TEATRO 143

12 Cfr. Leonardo Sciascia, La medicalizzazione della vita, «Nuova Rivista europea»,I, n. 1, (Settembre 1997), Rapporti Europei, Trento.

pagnie in proprio, dovettero cambiare mestiere perché era cambiataun’epoca. Furono dimenticati “gli spettacoli per famiglie” – detti cosìper la loro “castigatezza”. Andò di moda prima l’avanspettacolo e larivista. Dopo gli anni Cinquanta si presentò il fenomeno della televi-sione e alla tv approdarono i romanzi sceneggiati; per cui quel teatro– cui appartiene la “Pastorale” – non potè avere ricambio, mentre aNatale si scoprirono altri motivi d’interesse.

Da decenni la tv ha fatto in modo che fossero accantonate perfino leletture, le storie popolari dei nostri centri e le favole per i bambini; imma-giniamoci che fine hanno fatto gli spettacoli come la “Pastorale” e quel-li che si organizzavano da parte delle filodrammatiche. E allora, consi-derato che la “Pastorale” aveva fatto il suo tempo, circa un trentennioaddietro si pensò di trasformarla in musical; il progetto era legato all’at-tività di un ottimo musicista palermitano, trasferitosi poi al nord, Car-melo Musumarra, che con Alfonso Zaccaria – poeta e giornalista agri-gentino di valore – e con chi scrive queste note, volevano rendere piùattuale l’opera di padre Fedele, inserendo il tutto in un famoso standardmusicale allora in voga e in modo che la musica parlasse da sé.

Da chi ebbe questa idea si ritenne che sarebbe bastato vincerel’imbarazzo di cambiare un po’ il testo al fine di non presentarlo piùcome un fossile teatrale. In definitiva, sfruttando l’inimitabile leg-genda di tale spettacolo e operando una ulteriore contaminazione deltesto, si poteva mettere sempre di più in risalto il ruolo di Nardo,dando più spessore ai suoi moti di libertà dal vincolo della mandriae dallo stato di soggezione nei confronti del “padrone” Ribero e del“caporale” Celiffo.

Ma il musical già iniziato non è stato concluso perché l’impresa furitenuta ardua; si temette, anzitempo, per gli esiti di un copione ulte-riormente contaminato, sia pure con una “redenzione sociale” defi-nitiva di Nardo, adatta ai tempi moderni.

In conclusione

E allora, che senso ha oggi parlare di quest’opera del Padre Fedeledinanzi agli spettacoli che ci presentano il teatro moderno e la tv? Èpossibile parlare ancora di rappresentazioni ingenuamente popolari che

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rallegravano gli spettatori di un tempo, anche se in diversa misura sonoradicate tuttora nel territorio, sia pure rimaneggiate o mutilate?

In queste pagine abbiamo voluto individuare i motivi che hannoreso popolare quest’opera minore del Padre Fedele da San Biagio,nel bicentenario della sua morte, anche se attraverso un esame deifatti e delle implicazioni sociali a essa connessi. Né va sottaciuto checerti inserimenti del copione, certi aggiustamenti, perfino la costru-zione di un palcoscenico apposito (inserito nel lontano 1944 in unachiesa sconsacrata di Casteltermini di recitarvi anche questa Pasto-rale – nonostante l’esistenza in paese di un buon teatro comunale)sono stati i più validi e più durevoli motivi di richiamo. Mentre altrimotivi vanno ricercati per spiegare la persistente vitalità che tuttorasi riscontra nelle rappresentazioni itineranti, che ogni anno vengonorinnovate a Joppolo Giancaxio, a Santa Elisabetta, a Sant’AngeloMuxaro con grande affluenza di pubblico nel periodo natalizio,come è stato riferito.

Insomma, questo copione ha avuto un intreccio di circostanze acci-dentali che l’hanno stabilizzato ormai in un’area agrigentina dove resi-ste tuttora, tanto che oggi è quasi impossibile dire perché e come hapotuto godere di tanta popolarità, soprattutto a Casteltermini, dovenon era raro incontrare persone che avevano mandato a memoriaquasi tutto il copione della Pastorale e dove un parroco, il giganteGiuseppe Mistretta, oltre ad essere stato l’animatore e il regista dellarappresentazione, fino agli anni Trenta, a sue spese, fornì alle filo-drammatiche il porcellino di Nardo che “a fine stagione” veniva sacri-ficato in occasione dello schiticchio (scil. solenne cenone) dei teatrantie organizzatori dello spettacolo.

Per chiunque voglia provare a capire come si è snaturata semprepiù questa Pastorale di Padre Fedele da San Biagio – fino a essere rap-presentata in certi luoghi come “Sagra della ricotta” o “Sagra dellaricotta di Nardo”, per attrazione turistica – sarà necessario capirecome essa sia arrivata fin qui13, anche se “l’impianto” originario del-

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13 Sul periodico settimanale Solo buone idee, 7, 5 luglio 2002, dedicato ad Agri-gento, nella rubrica “In giro per sagre” (p. 33), tra le sagre alimentari della provinciaagrigentina sono elencate la Sagra della ricotta di Santa Elisabetta e la Sagra della ricot-ta e Pastorale di Nardo di Sant’Angelo Muxaro, entrambe derivate dalla recitazione iti-nerante dalla Pastorale di Padre Fedele.

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l’opera, e più particolarmente “la fiacchezza di struttura (…) laimproprietà di alcune scene, il carattere scialbo di certi personaggi ela loro incoerenza di parole e di azioni, fanno pensare che la Pastora-le sia rimasta inedita perché l’Autore non poté del tutto elaborarla erifinirla”, come giustamente ha scritto uno dei suoi biografi, p. PietroRoccaforte (vedi Bibliografia).

Indice dei nomi

Abruzzo, Michele 143Agamben, Giorgio XX, XXIII, XXVI, LAlessi, Biagio XXXIX, LXII

Anselmi, Rosina 143Aristotele XXXVIII

Avalle, D’Arco Silvio LAvignone, Vincenzo 151-153

Bachtin, Michail XXIII, XXXIV, LI

Balsano, Maurizio IV, IXBarkhuizen, Jan H. LI

Barra, Peppe XX

Bédier, Joseph LI

Belli, Cherubino XVIII

Benazzi, Donatella XBenedetto da Militello, padre XVIII

Bernardo da Corleone, santo 129Bertelsons, Roswita X, 127Bonfrani, Gianbattista 131Bonanzinga, Sergio XVIII, LI

Bruscato, Mariano XVIII

Burgio, Gaspare (maestro) 77, 141Buttitta, Antonino XVIII, XXVI, LI

Caldarelli, Aldo IV, VIII, IXCalderone, Teodoro 140Caltagirone, Michelangelo XLVII, 139Caltagirone, Nicolò (detto “Cola”) XLVII,

139-141 Caracciolo, Allì IV, XXVIII, XXXIII, XXXIV,

LI, 119Carpenter, Marjorie LI

Casini, Francesco Maria (Cardinale) 128Castagnola, Giovan Battista LI

Castagnolo, D. Giovanni LI

Chiappàra, Biagio XL, XLI, XLII, LXII

Chracas, (o Cracas) fratelli (Giovanni eLuca Antonio) 132

Cielo d’Alcamo 89Clément, Olivier XVII, LI

Conca, Sebastiano 128Corrado, Vincenzo LI

Costantino, Gabriella LII

Cumbo, Sebastiano XVIII

Dal Fra, Carlo XXVII

de’ Liguori, Alfonso Maria (santo) XX

De Martino, Ernesto XVII

De Santis, Cinzia XVII

De Simone, Roberto XXXI, XXXV, LII, LIII,119

Di Giovanni, Gaetano XII, XIII, XXXVII,XLIII, LII, LIV, 141

Di Pisa, cav. Vincenzo XLVII, 139D’Ippolito, Gennaro XXXVIII, XLV, LII

Di Marzo, Gioacchino XIII

Domenico da Partinico, padre LII

Favara, Alberto IX, LII

Ferlisi, Concetta XLVII, 139Francesco di Assisi (santo) XX-XXII, L,

LIV, 128, 130, 161Frongia, Francesca X

LA PASTORALE166

Garbuglia, Andrea III-V, VIII, IXGigli, Beniamino XLVII, 139Giletto, Silvana IV, VIII, XXXVIII

Giglione, Alfonso 140Giglione, Michele LXII

Giovanni, santo evangelista 115Giuliano-Carini, G. LXII, 141Goodman, Nelson XXXIX, LII

Guarneri, Rosalba X

Hjelmslev, Louis XXVI

Jacopo da Lentini XLIII

Impellizzeri, Salvatore XIV, LII

Krumbacher, Karl XIV, LI, LII

La Matina, Marcello III, IV, V, XI, XLVI, LII

La Matina, Michelangelo VIII, X, XLVII,139

La Matina, Teresa IX, XLIX

La Motta, Mirella IV, VIII, XXXVIII

La Piana, George XIV, LIII

La Rocca, Luigi LIII

Lo Bue, Paolo 141Lo Dico, Salvatore IXLongo, Gino XXXVIII, LXII

Longosz, Stanislaw XVI, LIII

Lord, Albert XLIII

Lorenzo da Brindisi, Beato 131Lo Verde, prof. Francesco XIII, XLVI, LII,

LIV

Lotman, Jurij M. XXXI, LIII

Luca, santo evangelista XXVI

Ludovico d’Alcamo (Padre) L, 128Luppino, Giuseppe IX

Mangioni, Giovan Battista XVIII

Maratta, Francesco IV, V, VIII, IX, XLVII,LIII, 76, 137, 139

Mattaliano, Antonia XLVII, 139Mattaliano, Vincenzo (insegnante) 138Matteo, santo evangelista XXVI

Meli, Giovanni XLIII, LIII, 28, 110

Michetti, Antonio XXVII

Mistretta, Antonino 122Mistretta, Giuseppe 145Misuraca, Pinuccia 153Mongitore, Antonino LIII

Mortillaro, Vincenzo LIII, 17, 69, 70, 91,99, 100, 110,

Musmeci-Catalano, Giuseppe XVIII

Musumarra, Carmelo 144

Ong, Walter J. XLIII

Orioles, Filippo XVIII, 140

Padalino, don Antonio 140Padre Mario, bibliotecario o.f.m. XPallotta, Guglielmo (Cardinale) 130, 131Pandolfo, Vincenzo XVIII

Paolo di Tarso, san XXI

Parry, Milman XLIII

Pellitteri, Luigi LIII

Pellitteri, Vittorio LIII

Perrucci, Andrea (= Ucone/Ocone, Rogie-ro Casmiro) XXIV, XXV, XXVIII, XXXI,XXXII, XXXIII, XXXIV, XXXV, LII, LIII, LIV,119

Perticarini, Umberto XPicone, Giusto XLVI, LII

Pitrè, Giuseppe XII, XIII, XIV, XIX, XXXVIII,XLIV, LIV, 77, 141

Pricoco, Salvatore XVII

Rezzonico, Carlo (Papa Clemente XIII)129

Riccio, Giuseppe XVIII

Ricotta, Antonella 153Roccaforte, Pietro (padre) LIV, 146Rossi, Pier Giuseppe IXRomano (il melode) XIV, LI

Scamardi, Michele 138Sciascia, Leonardo 143Serafino d’Ascoli (o da Montegranaro)

santo 129, 130Simonetti, Manlio XVII

Sinagra, Giuseppina X

INDICE DEI NOMI 167

Sperandini, Giulio abate 130, 131Sofronio, patriarca di Costantinopoli

XIV, XV

Spoto, Giuseppe XIII, LII, LIV

Stuto, Filippo 138

Tirrito, fra Fedele da San Biagio (MatteoSebastiano Palermo Tirrito) III, VII,VIII, IX, XI, XX, XXII, XXIII, XXIV, XXV,XXXI, XXXII, XXXIV, XXXV, XXXVII, XXX-VIII, XXXIX, XLIII, XLVI, XLVII, L, LII, LIII,LIV, LV, LVIII, LIX, LX, LXII, LXIV, 1, 36,127, 129, 130, 131, 132, 137, 141,142, 144, 145,

Tommaso da Celano, fra’ XX, XXI, XXII,LIV

Tortorici, Peppino 139

Verdenelli, Marcello XLVI, LIII

Vissani, Beatrice XVitellaro, Nardo 139, XLVIII

Wellesz, Egon XV, LIV

West, Martin L. LIV

Young, Karl LIV

Zaccaria, Alfonso 144Zaffuto, Francesco LIV