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Ogni giorno, 5 minuti con Gesù… Gennaio 2007 La persona umana: cuore della PACE Ogni giorno, 5 minuti con Gesù… Gennaio 2007 La persona umana: cuore della PACE

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Ogni giorno, 5 minuti con Gesù…

Gennaio 2007

La personaumana:

cuore dellaPACE

Ogni giorno, 5 minuti con Gesù…

Gennaio 2007

La personaumana:

cuore dellaPACE

Gennaio:Mese della pace

E’ consuetudine che ilmese di gennaiosia dedicato alla

riflessione sulla pace, secondo l’indicazionedi un tema che il Santo Padre ogni anno offre allacristianità e a tutti gli uomini di buona volontà per

promuovere la pace. Nell’anno 2007 siamo chiamati ariflettere sulla “ persona umana: cuore della pace”

Dal messaggio di Benedetto XVI per la 40ª GiornataMondiale della Pace (1° gennaio 2007)

All'inizio del nuovo anno, vorrei far giungere ai Governanti e aiResponsabili delle Nazioni, come anche a tutti gli uomini e le donne dibuona volontà, il mio augurio di pace. Lo rivolgo, in particolare, aquanti sono nel dolore e nella sofferenza, a chi vive minacciato dallaviolenza e dalla forza delle armi o, calpestato nella sua dignità,attende il proprio riscatto umano e sociale. Lo rivolgo ai bambini, checon la loro innocenza arricchiscono l'umanità di bontà e di speranza e,con il loro dolore, ci stimolano a farci tutti operatori di giustizia e dipace. Proprio pensando ai bambini, specialmente a quelli il cui futuroè compromesso dallo sfruttamento e dalla cattiveria di adulti senzascrupoli, ho voluto che in occasione della Giornata Mondiale della Pacela comune attenzione si concentrasse sul tema: Persona umana, cuoredella pace. Sono infatti convinto che rispettando la persona sipromuove la pace, e costruendo la pace si pongono le premesse per unautentico umanesimo integrale. È così che si prepara un futuro serenoper le nuove generazioni.

Ogni cristiano si senta impegnato ad essere infaticabileoperatore di pace e strenuo difensore della dignità della

persona umana e dei suoi inalienabili diritti.Grato al Signore per averlo chiamato ad appartenere alla

sua Chiesa che, nel mondo, è « segno e tutela dellatrascendenza della persona umana », il cristiano non si

stancherà di implorare da Lui il fondamentale bene della paceche tanta rilevanza ha nella vita di ciascuno.

Egli inoltre sentirà la fierezza di servire con generosa dedizione lacausa della pace, andando incontro ai fratelli, specialmente a coloroche, oltre a patire povertà e privazioni, sono anche privi di taleprezioso bene. Gesù ci ha rivelato che « Dio è amore » (1 Gv 4,8) eche la vocazione più grande di ogni persona è l'amore. In Cristo noipossiamo trovare le ragioni supreme per farci fermi paladini delladignità umana e coraggiosi costruttori di pace.Non venga quindi mai meno il contributo di ogni credente allapromozione di un vero umanesimo integrale. Alla Regina della Pace,Madre di Gesù Cristo « nostra pace » (Ef 2,14), affido la miainsistente preghiera per l'intera umanità all'inizio dell'anno 2007, a

cui guardiamo — pur tra pericolie problemi — con cuore colmo disperanza. Sia Maria a mostrarcinel Figlio suo la Via della pace,ed illumini i nostri occhi, perchésappiano riconoscere il suo Voltonel volto di ogni persona umana,cuore della pace!”

Abbi fiducia nel Signoree fa il bene,

c’è un futuro per l’uomo di pace.(Sal 36)

Martedì 23 gennaio 2007Eb 10,1-10; Sal 39Vangelo di Mc 3,31-35

31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono achiamare. 32 Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Eccotua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». 33

Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34

Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse:«Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Chi compie la volontà di Dio,costui è mio fratello, sorella e madre».

Medita(Eremo di San Biagio)

L'episodio che ci propone la liturgia odierna viene a concludere un nucleonarrativo di cui il cuore è la chiamata degli apostoli. Il contesto, non acaso, è un ambiente evocativo di vincoli familiari: la casa. Tutto ruota qui,in un gioco di "dentro" e di "fuori". Gesù è "dentro" con gli apostoli e conquanti desiderano ascoltare la sua Parola. Altri sono "fuori". Una calcaeterogenea che impedisce persino di prendere cibo. Nella "sua" casa, Diospezza il Pane della Parola e lo distribuisce ai figli. Chi si pone in autenticoatteggiamento di "ascolto" (che non si identifica con il semplice "udire",ma dice accoglienza attiva, tensione verso un’attualizzazione della Parolanel vissuto), questi trae nutrimento dalla Parola stessa e vienericonosciuto da Gesù come "fratello, sorella, madre". È "dentro" la casa.Gli altri restano "fuori", anche se possono vantare vincoli diconsanguineità (battezzati, consacrati...), e non "possono prendere cibo"che pure è offerto a tutti in abbondanza. Elemento discriminante non èallora la Parola in se stessa, ma il modo di rapportarsi con essa. Non basta"ascoltarla" e neppure farne oggetto di un approfondito studio esegeticoe predicarla agli altri. La Parola veicola la volontà di Dio ed è qui che sigioca la nostra appartenenza o meno alla "sua famiglia". "Mio cibo è farela volontà del Padre" ha affermato Gesù. Dello stesso cibo è chiamato a

nutrirsi ogni autentico figlio di Dio. Ciòpuò esigere di andare contro corrente,di pagare di persona pur di restarefedeli al "suo" progetto.

Oggi, nel mio rientro al cuore, prenderòin considerazione il mio atteggiamentonei riguardi della Parola. Quanto essaincide sulla mia vita?

PregaPer te, Signore, siamo fratello sorella e madre, e tu ci sei amico eSignore: aiutaci a capire e a condividere la tua volontà di bene, su di noi esul mondo, che manifesti nella Parola, aiutaci a compiere la tua volontà!

Un pensiero per riflettereBisogna combattere la guerra più dura che è la guerra contro se stessi.Bisogna arrivare a disarmarsi. Io ho combattuto questa guerra per lunghianni, ed è stata terribile. Ma ora, sono disarmato. Oramai non ho più pauradi nulla, perché l’amore scaccia la paura. (PATRIARCA ATENAGORA)

Ostacoli alla pace: il sopruso

Quando i diritti vengono conculcati, quando la dignità viene calpestata innome dell'arbitrio, della legge del più forte, quando ciò che è giusto vieneignorato o disprezzato e sostituito con quello che piace al potente diturno, allora, Spirito di Dio, la pace riceve una ferita mortale. Quando ipoveri non hanno più la possibilità di intendere una sentenza equa,quando i giudici vengono comprati a peso d'oro, quando chi dovrebbe farrispettare la legge diventa un servo di chi comanda, allora, Spirito diDio, la pace viene oscurata e una spessa caligine invade la terra.Perché non c'è nulla di più terribile e pauroso del buio che scende quandoil sopruso viene tollerato e addirittura giustificato, ignorato e in qualchemodo facilitato. Spirito di Dio, donaci uomini e donne di pace, chesmascherano ogni sopruso e ristabiliscono la giustizia.

La voce del dottore della graziaEcco, eri dentro di me tu, e io fuori: fuori di me ti cercavo.

Eri con me, io non ero con te.S. Agostino

Martedì 9 gennaio 2007Eb 2,5 -12; Sal 8Vangelo di Mc 1,21-28

21 Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga,Gesù si mise ad insegnare. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento,perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.23 Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spiritoimmondo, si mise a gridare: 24 «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno?Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». 25 E Gesù losgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». 26 E lo spirito immondo,straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi datimore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Unadottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiritiimmondi e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunquenei dintorni della Galilea.

Medita(don Paolo Curtaz)

Oggi il punto di partenza è il Vangelo, bizzarro finché si vuole:protagonista il demònio che battibecca con Gesù, che ha autorità e chestupisce i suoi concittadini. Prima annotazione: ci risiamo con lo stuporeche sembra proprio essere un atteggiamento determinante per una vita difede (alla faccia degli sbadigli e della noia!) e si accenna all'autorità, cioèall'autorevolezza di Gesù che fa quel che dice e che dice la verità. Nientea che vedere con l'autoritarismo arrabbiato con cui inquiniamo alle volte inostri rapporti educativi. Un demonio, cioè la tentazione. Possiamo averedeciso di partire alla sequela di questo Gesù, di compiere il primo passoverso il Regno. Ma, magari, tirando il piede, ci accorgiamo (finalmente!)che il motivo per cui non siamo mai partiti è che siamo legati da unapiccola catena che ci inchioda al terreno, inesorabilmente. I cristianiinsistono a credere che il Male abiti le nostre coscienze, che questarealtà terribile e concreta mina la nostra fede, e il favore più grande chesi possa fare all'Avversario è quello di non crederci... Il demonio vedeGesù e grida: "Che c'entri con noi, Gesù di Nazareth?". Qui sta il primogrosso ostacolo alla fede, il primo anello della catena che ci tieneinchiodati alle nostre supponenze: Gesù non c'entra con la mia vita. Certo:prego, vado a Messa, mi sforzo di vivere da "buon" cristiano, ma comunqueGesù non c'entra. La prima tentazione è quella di relegare Gesù a parte, lafede in un cassetto da tirare fuori, la mia vita, quella, è tutta un'altracosa. Che c'entra Gesù con noi? Il demonio continua: "So chi tu sei: ilSanto di Dio". Quest'affermazione è incredibile: il demonio ha fede, unafede robusta, riconosce la divinità di Gesù. Andiamoci piano quando civantiamo di credere, perché il demonio crede molto più di noi! E qui sta ilsecondo anello della catena: credere, certo, ma solo con il sapere: so chi èDio, so che cos'è la fede, so ciò che basta per essere cristiano. Ma lafede (ricordate?) non è "sapere", è "incontrare", "abitare", il "vieni evedi" che Gesù rivolge agli apostoli. Una fede che attraversa la nostramente, la nostra intelligenza, ma non coinvolge il nostro cuore, la nostravolontà, la nostra persona nella sua interezza è una fede povera povera,che anche il demonio si permette di avere.

Il male ci affascina, Signore, lo temiamo, ma tu lo chiami "avversario", eun avversario si può combattere. Vieni e sostienici nella lotta tra luce e

tenebra che abita il nostro cuore, o Spirito forte.Prega

“Una dottrina nuova insegnata con autorità”. Signore, io riconosco la tuaautorità e la professo di fronte al mondo visibile ed invisibile. Io credoche la forza che proveniva da te, emana sempre dal tuo corpo che è laChiesa; Signore, io credo nella potenza della tua parola proclamata nellaChiesa, io credo nella forza soprannaturale comunicata da tutti isacramenti e, in particolare, dall’Eucaristia, pane quotidiano e sostanziale.Signore, tu vivi in mezzo a noi.

Un pensiero per riflettereLa violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma

soltanto distruggerla.Benedetto Croce

La pace del cuore

Un cuore in tumulto, un cuore che si lascia afferrare daldisordine delle passioni, dagli istinti primordiali, uncuore che ha perso la bussola del bene, un cuore prigioniero del suo egoismocome potrà mai costruire la pace? Spirito di Dio porta innanzitutto la pace nelnostro cuore: calma le tempeste che sconvolgono ogni cosa, riporta la lucenecessaria per discernere il bene e il male, guarisci le ferite che sanguinano efanno troppo male.Spirito di Dio sciogli le catene che tengono legato il cuore a sentimenti di cuifiniamo per vergognarci: alle gelosia e all'invidia, all'astio e alla vendetta.Spirito di Dio rendi il nostro cuore un cuore libero e puro, trasformalo in unaterra dissodata e pulita in cui la pace può attecchire e crescere.

Mercoledì 24 gennaio 2007 - S. Francesco di Sales (m)Eb 10,11-18; Sal 109Vangelo di Mc 4,1-20

1 Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a luiuna folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto,stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. 2 Insegnavaloro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: 3

«Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. 4 Mentre seminava,una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5

Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subitospuntò perché non c'era un terreno profondo; 6 ma quando si levò ilsole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. 7 Un'altra caddetra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8 Eun'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe,e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno». 9 Ediceva: «Chi ha orecchi per intendere intenda!».10 Quando poi fu solo,i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disseloro: 11 «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quellidi fuori invece tutto viene esposto in parabole, 12 perché: guardino,ma non vedano, ascoltino, ma non intendano,perché non si convertano e venga loro perdonato».13 Continuò dicendoloro: «Se non comprendete questa parabola, come potrete capiretutte le altre parabole? 14 Il seminatore semina la parola. 15 Quellilungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; maquando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parolaseminata in loro. 16 Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietresono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono congioia, 17 ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, alsopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa dellaparola, subito si abbattono. 18 Altri sono quelli che ricevono il semetra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, 19 masopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezzae tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senzafrutto. 20 Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sonocoloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nellamisura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno».

MeditaCi troviamo in un tempo messianico di semina generosa e di raccoltiabbondanti della Parola di Dio, che lo Spirito feconda. Il segreto dellacrescita del regno di Dio si rivela ai cuori semplici e a coloro che credono.Colui che non crede guarda senza vedere i segni del regno presente nellanostra storia, nel nostro tempo e nelle nostre vite. Egli ha gli occhi e nonvede. Colui che accetta Cristo, Parola viva, seminata nel suo cuore, e siimpegna personalmente con Cristo, si trasforma interiormente e cominciaa dare frutti di pace, di giustizia e di amore in abbondanza. Noi siamotutti chiamati ad accettare la Parola di Dio, che concede la vita eterna.Perché ci chiudiamo davanti alla Parola e preferiamo il deserto rocciosodella sterilità e della morte ai gloriosi raccolti dell’abbondanza del regno?Chi ha orecchi fedeli per ascoltare, ascolti. E noi ascolteremo la forza cheagisce dall’alto e vedremo i frutti dello Spirito, che produce cento per unoin tutti i campi della terra.

PregaCristo nostro Maestro, dicci le tue parole di vita sulla riva del nostro lago. Noi ti

rendiamo grazie, Signore, al calare del giorno, perché tu ci inviti a darti fiducia. Tu cidici: “Alzate gli occhi e guardate i campi che si dorano per la mietitura”. Grazie,

Signore, per il raccolto della vita, che la tua Parola oggi produce tra di noi.Noi la accogliamo con amore, per ricevere i frutti del tuo Spirito.

Ostacoli alla pace: il pregiudizio

Non conoscere qualcuno non è una grossa difficoltà: abbiamo tanto tempo e tantepossibilità, abbiamo spazi e modi diversi per incontrarci e dialogare. Prima o poi cicapiremo e finiremo con lo stimarci. Ma il pregiudizio tarpa le ali a ogni vero incontroperché impedisce all'altro di farsi intendere per quello che è. Le sue parolerischiano di essere valutate con cattiveria, e nei suoi gesti si scorge ogni tipo diambiguità. Quello che è naturale viene ritenuto studiato, frutto di una decisionesubdola e malvagia. Quello che è spontaneo viene giudicato artefatto, u n trucco dacui difendersi. Spirito di Dio, Spirito della pace, liberaci dai pregiudizi cheimpediscono l'incontro, la stima e il dialogo. Liberaci dai pregiudizi tra colleghi e travicini, liberaci dai pregiudizi che riserviamo ai familiari e agli stranieri, a chi hasbagliato e a chi chiede un aiuto.

San Francesco di Sales Vescovo e dottore della Chiesa (1567 – 1622)Vescovo di Ginevra, fu uno dei grandi maestri di spiritualità degliultimi secoli. Scrisse l’Introduzione alla vita devota (Filotea) ealtre opere ascetico-mistiche, dove propone una via di santitàaccessibile a tutte le condizioni sociali, fondata interamentesull’amore di Dio, compendio di ogni perfezione. Fondò con santaGiovanna Fremyot de Chantal l’Ordine della Visitazione. Con lasua saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare all’unitàdella Chiesa molti calvinisti.

Mercoledì 10 gennaio 2007Eb 2,14-18; Sal 104Vangelo di Mc 1,29-39

29 E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e diAndrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. 30 La suocera diSimone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli,accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò edessa si mise a servirli. 32 Venuta la sera, dopo il tramonto del sole,gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33 Tutta la città erariunita davanti alla porta. 34 Guarì molti che erano afflitti da variemalattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni diparlare, perché lo conoscevano. 35 Al mattino si alzò quando ancoraera buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.36 Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37

e, trovatolo, gli dissero:«Tutti ti cercano!». 38 Eglidisse loro: «Andiamocenealtrove per i villaggi vicini,perché io predichi anchelà; per questo infatti sonovenuto!». 39 E andò pertutta la Galilea,predicando nelle lorosinagoghe e scacciando idemoni. Medita

(don Paolo Curtaz)Nella nostra classifica mentale delle cose più antipatiche del cristianesimo lapreghiera è subito dopo l'omelia (che mantiene imperterrita il record dellanoiosità...). Perché? Semplicemente perché spesse volte la nostra preghieradiventa costrizione, atto di riverenza, giaculatoria distratta e frettolosa perfar vedere a Dio (che bisogna pur rassicurare, d'ogni tanto!) che ci siamo.Oppure, in momenti ben più drammatici, la preghiera diventa invocazione nelpericolo o nella malattia, grido soffocato verso un Dio estremamente lontano(lontano da chi?) che cerchiamo in tutti i modi di avvicinare.No: la preghiera non è nulla di tutto questo. Dopo una giornata piena di gesti dibene (guarigioni, esorcismi) approfittando del sonno dei suoi, Gesù si ritira apregare. Che effetto fa vedere Dio pregare! E se lui lo ha fatto, è segno checiò che fa durante la giornata (dice e opera la salvezza) attinge forza nellaprolungata preghiera notturna, nel dialogo intimo e fecondo col Padre. Già: lapreghiera, momento in cui stacchiamo dal ritmo della nostra vita e ci mettiamodavanti a Dio, per portare a Lui la nostra giornata, il nostro peso, e poiaccogliere nel silenzio profondo del nostro cuore, la sua risposta. Quanta pocacontemplazione nella nostra società! Quanta poca attenzione all'essereprofondo di ciascuno di noi! Come possiamo pretendere di incontrare la felicitàse, imperterriti, navighiamo nella superficialità dei nostri impegni senzatuffarci nelle profondità del Mistero che ci abita. Certo: siamo poco abituati,poco preparati, ci fa strano. Vero tutto, ma nessuna scusa è sufficiente a farciperdere la serenità dell'incontro con Dio. Se il nostro cuore è pieno dipreghiera, la nostra giornata trasuda cristianesimo, e ci porta addirittura aspalancare il nostro cuore alla condivisione e al dono di sé, pur di annunciarequesta bella notizia! Se solo imparassimo a pregare! Se solo partissimo in questaavventura che ci permette di raggiungere Cristo qui e oggi. Immaginate: dieciminuti d'orologio al giorno (cioè l'un per cento di una giornata...) a metterci,occhi socchiusi, in ginocchio, nel silenzio, a parlare a Dio di noi, degli altri, di lui.E se provassimo?Insegnaci a pregare, Maestro Gesù.

Prega“Tutti ti cercano!”. Tutti ti cercano, Signore. Consapevolmente o no, ognifiglio di Adamo desidera con sofferenza diventare un figlio di Abramo.Tutti gli uomini ti cercano, e il saperlo deve riempirci di un grande zeloapostolico. Abbiamo l’acqua che soddisfa la loro sete, portiamo isacramenti della guarigione per le loro ferite. Perdonami, Signore, sepasso davanti ai miei fratelli con l’indifferenza di chi, pur avendo già,desidera sempre di più per se stesso. Tutti ti cercano: concedimi diessere colui che umilmente indica la porta del tuo cuore.

Un storia per riflettereRaramente ci viene riferito questo episodio di cui è stato testimone il curatod’Ars. Egli passava molto tempo nella sacrestia per preparare laboriosamente lesue prediche, poiché non aveva una profonda cultura. Si stupiva nel vedere ognisera un contadino, un uomo molto semplice, senza istruzione, che, al ritorno dallavoro, dopo aver lasciato i suoi zoccoli alla porta, entrava in chiesa, si mettevain un angolo e rimaneva per molto tempo immobile e silenzioso. Il curato d’Arsstesso racconta che una volta non si trattenne dalla voglia di chiedergli: “Ma,amico mio, che cosa fa qui?”. L’uomo gli rispose nel suo dialetto della regione diDombes: “Oh, signor curato, io lo guardo e lui mi guarda”. Quest’uomo cosìsemplice era arrivato ad un altissimo grado di perfezione nella preghiera.Impariamo così, prima di affrontare i doveri della giornata, ad esporci, comeGesù, alla luce che ci riempirà d’energie, in questa preghiera semplice d’amore,d’adorazione: “Grazie, Signore, noi ti rendiamo grazie per il tuo splendore”.

Giovedì 25 gennaio 2007 -Conversione di S. Paolo (f)At 22,3-16 opp. At 9,1-22; Sal 116Vangelo di Mc 16,15-18

15 Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo adogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chinon crederà sarà condannato. 17 E questi saranno i segni cheaccompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno idemoni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano i serpenti e,se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno lemani ai malati e questi guariranno».

Medita(don Paolo Curtaz)

Paolo, il gigante della fede, per alcuni l'"inventore" del cristianesimo,sicuramente colui che ha fatto uscire i discepoli del Rabbì di Nazarethdalla piccola cerchia di Gerusalemme per spingerli fino ai confini delmondo. A lui dobbiamo l'elaborazione "a caldo" della riflessione su Gesù,da lui, attraverso le sue lettere, riceviamo la fotografia dell'assetto dellaprima comunità cristiana; ed è l'unico santo di cui celebriamoliturgicamente la conversione, elemento talmente fondamentale nellaprimitiva comunità cristiana da essere ricordato con una festa specifica.Ma, amici, attenti a non banalizzare quella conversione, perché Paolo nonpassa dall'incredulità alla fede, non è un pagano convertito, no, è moltopeggio: è un credente assoluto; il problema di Paolo è proprio l'eccessivozelo, una fede così granitica da farlo accecare e percepire la violenzacome modo di riportare a verità questa piccola insignificante settagiudaica; Paolo è colto, preparato, ha un forte spessore interiore, unasalda vita di fede, questo è davvero sconcertante. Insomma Saulo ciassomiglia, e tanto: come noi è credente, come noi non ha mai conosciutoGesù, come noi dovrà ricuperare la vista attraverso l'intervento di uninadeguatissimo Anania che emerge dal racconto della conversione comel'immagine fragile e pavida della prima comunità; eppure Gesù ha bisognodi Saulo, identificandosi con la sua comunità ("perché mi perseguiti?" maquando mai! Paolo perseguita i cristiani) lo fa cadere dalle sue presuntecertezze sulla via di Damasco, strada che lo stava conducendo allaviolenza. Nessuno è perduto, agli occhi di Dio: egli può davvero fardiventare apostolo un feroce assassino. Festeggiare la conversione diSaulo, allora, significa anelare alla nostra conversione, lasciare che laParola perfori i nostri cuori induriti.

PregaSignore, che hai sbalzato san Paolo da cavallo per convertirlo e renderlomissionario del tuo nome fra le genti, butta giù anche me dai miei binari di vitatiepida e di peccato. Dammi lo zelo per la tua gloria che infiammò il cuoredell’Apostolo, rendimi testimone gioioso del tuo Vangelo. Se ci riesci aconvertire uno come me, o Signore, tutti vedranno e sapranno, come hanno vistoe saputo per Paolo, che c’è ancora un Dio onnipotente che regge e guida la vitadegli uomini. Amen.

Un pensiero per riflettereCristianamente e logicamente la guerra non si regge. Cristianamente,perché Dio ha comandato:”Tu non uccidere”. E “Tu non uccidere”, perquanto si arzigogoli attorno, vuol dire “tu non uccidere”, e per di più siuccidono fratelli, figli di Dio, redenti dal sangue di Cristo.(PRIMOMAZZOLARI)

Ostacoli alla pace: la vendetta

Spirito di Dio, il male è una cosa terribile: troppo spesso noi minimizziamo i suoiaspetti devastanti. Troppo spesso prendiamo alla leggera i suoi effetti duraturiche sconvolgono l'esistenza degli individui e delle comunità. Eppure il male non ècosì pericoloso e pauroso se non viene alimentato dallo spirito di vendetta.Perché quando questo accade è come se il fuoco che mette in pericolo soloqualche pianta diventasse un incendio che nessuno riesce più a domare.Veramente la vendetta è una furia scatenata che a un certo punto non si è piùin grado di fermare. E quando avviene è solo a prezzo di molti sacrifici, di moltosangue, di molti dolori, di molte incomprensioni. Spirito di Dio, liberaci dallavendetta e donaci un cuore come quello di Gesù che testimonia la verità finoin fondo offrendo perdono anche a chi lo fa morire.

Conversione di San Paolo ApostoloLa conversione di Paolo che siamo chiamati a celebrare ea vivere, esprime la potenza della grazia chesovrabbonda dove abbonda il peccato. La svolta decisivadella sua vita si compie sulla via di Damasco, dive egliscopre il mistero della passione di Cristo che si rinnovanelle sue membra. Egli stesso perseguitato per Cristodirà: ‘Completo nella mia carne quello che manca aipatimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è laChiesa’. Questa celebrazione conclude in modosignificativo la settimana dell’unità dei cristiani,ricordando che non c’è vero ecumenismo senzaconversione.

Giovedì 11 gennaio 2007Eb 3,7 -14; Sal 94Vangelo di Mc 1,40-45

40 Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e glidiceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». 41 Mosso a compassione, stese lamano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». 42 Subito la lebbrascomparve ed egli guarì. 43 E, ammonendolo severamente, lo rimandò egli disse: 44 «Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentatial sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè haordinato, a testimonianza per loro». 45 Ma quegli, allontanatosi,cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù nonpoteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori,in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.

Medita(don Paolo Curtaz)

Gesù chiede al lebbroso di tenerenascosto lo straordinario miracolo che haappena compiuto. E' paradossale, ma Gesùè diffidente verso la devozione suscitatadai miracoli: sa che troppe ambiguitànascono da un miracolo che non sia laconseguenza e il segno di una conversione.Come dargli torto? Quante – troppe –volte cerchiamo Dio per ciò che dona, lo invochiamo per ottenere favori,lo usiamo come un simil-talismano. Certo: molte volte questo è un segno difede, di disperazione e di invocazione ma – e credetemi, l'ho sperimentatosulla mia pelle – troppe volte Dio viene invocato invano: per chiedere inumeri del lotto, o per farmi trovare la ragazza! Questo atteggiamento haun'idea di base: io che chiedo so benissimo ciò di cui necessito; Dio me lopuò accordare, quindi, mannaggia a lui, lo invoco finché non riesco aconvincerlo a guardare in basso ed esaudirmi. È davvero un padre il Dio cuici rivolgiamo? O non – talora – una specie di despota capriccioso dasedurre? No, io non so se ciò che sto chiedendo sia davvero il mio bene.No, non so se, una volta ottenuto ciò che ho chiesto, davvero mi daràfelicità. Certo, la strada del prodigio è una facile scorciatoia, ma pochevolte produce reale conversione. Più spesso, purtroppo, non fa' chederesponsabilizzarmi, che affidare a Dio ciò che, magari, potrei fare io.Gesù teme il miracolo, teme di essere incompreso, di passare perstregone, teme il giudizio della folla. Chiediamo il miracolo, amici, ma ilmiracolo della conversione, il prodigio del cambiamento, il cambiamentodel cuore. Sapete, amici lettori, nutro una segreta speranza, nel miocuore: di potere incontrare nel Regno i miracolati del vangelo; sì, mipiacerebbe molto intervistarli e – lo so – molti di loro mi direbbero: ilmiracolo più grande è stato l'incontro con Lui, il cambiamento è statotalmente devastante che, alla fine, neppure mi ricordavo la ragione per cuiavevo invocato il suo nome!

Signore, guarisci la nostra vita dalla lebbra dell'incredulità, guarisci inostri cuori dalla poca fede che ci spinge verso di te solo nel bisogno e

non nella quotidianità. E potremo gridare, con i nostri gesti, che tu ci hairidonato vita, Dio che guarisci nel profondo chi si affida a te!

PregaSignore, ti offro l’oggi che tu mi hai concesso di vivere. Ti chiedo perdonodi essermi così spesso allontanato dalla tua presenza, di avere dato tantaimportanza a quello che succede, di avere preferito l’effimero all’eterno.Concedimi di considerare ogni giorno come se fosse l’ultimo, di vivere ogniEucaristia come se fosse l’ultima e ogni occasione di parlare di te, di direil tuo amore, come se fosse l’ultima, per me e per chi mi ascolta. La tuacarità è tutta in questo presente; che io non rimandi mai l’amore aldomani.

Pace e conflitti

Non appartengo alla schiera di coloro che temono i conflitti e si lascianosedurre dalla quiete e dalla tranquillità. Credo che siano necessari comel'acqua e il calore del sole. Del resto come potremmo immaginare unragazzo che cresce e diventa un uomo senza entrare in contrasto con isuoi genitori, con il mondo degli adulti.E quello che viene accettato come del tutto normale in una famigliaperché dovrebbe essere ritenuto strano o fuorviante in una comunitàcristiana? La pace non è messa in pericolo dai conflitti che emergono nellefamiglie e nella società, ma dal modo sbagliato con cui li si affronta e sicerca una soluzione. Spirito santo, Spirito della pace, insegnaci lafranchezza dei primi seguaci di Gesù, la chiarezza di Paolo che affrontaPietro in nome della fedeltà al vangelo di Gesù, e la saggezza di Pietro chenon si appella alla sua autorità, ma cerca insieme agli altri la stradatracciata dal Maestro.

Venerdì 26 gennaio 2007 - Ss. Timoteo e Tito (m)2Tm 1,1-8 o Tt 1,1-5; Sal 88Vangelo di Lc 22,24 -30

24 Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il piùgrande. 25 Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno ilpotere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26 Per voi però non siacosì; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governacome colui che serve. 27 Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chiserve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voicome colui che serve. 28 Voi siete quelli che avete perseverato con me nellemie prove; 29 e io preparo per voi un regno, come ilPadre l'ha preparato per me, 30 perché possiatemangiare e bere alla mia mensa nel mio regno esederete in trono a giudicare le dodici tribù diIsraele.

MeditaServire è regnare. Paolo VI si firmava "servo dei servi diDio". Gesù al suo avvento su questa terra si presenta al Padre con queste parole:«Ecco io vengo per fare la tua volontà». Con questo atteggiamento di obbedienzavoleva riparare alla disobbedienza dei progenitori, e al rifiuto di servire di satana, chea causa del suo orgoglio fu cacciato dal paradiso, cioè dalla presenza divina. Dove ecome possiamo servire per essere davvero discepoli di Gesù? Egli ci dice: «Io sto inmezzo a voi come colui che serve». Il Signore ci ha posti all'interno di determinaterealtà in cui possiamo e dobbiamo offrire il nostro servizio; in famiglia, in parrocchia,nel gruppo di preghiera, nel lavoro, tra gli amici... Ci sono tante opportunità, anche setroppo spesso constatiamo che in tali contesti non viene promossa la carità, l'aiuto e lavita cristiana; anziché servizio generoso, troviamo litigiosità, pettegolezzi, malintesi, etutto per la brama di potere, di protagonismo, della ricerca smodata dei primi posti,del mettersi a tutti i costi in vista. Anche quel che nasce come luogo di comunione ed'amore, d'incontro e di unità, per la presenza subdola di satana può diventarescenario di divisioni, rancori, invidie, negando nei fatti l'insegnamento di Gesù. Egli habisogno di umili servitori: "chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chigoverna come colui che serve". E dice "diventi", cioè avverte che non si tratta di uncambiamento automatico né indolore. È un cammino che richiede impegno, sacrificio enegazione di sé. Com'è il mio servizio? Sono motivo di unità o di divisione? Servo lamia comunità con i fatti o mi limito alle parole?

PregaTi ringrazio, Signore, perché hai voluto essere mio amico. Desidero conservare la tuaamicizia nonostante le mie debolezze. Perciò, mi affido a te: fa' di me un umile strumen-to perché possa costruire, con carità, la comunione tra tutte le persone con le qualientro in contatto.

Un pensiero per riflettereLa pace è il desiderio di ogni uomo. Pace è avere la serenità dentro, è sapere che lapropria famiglia può avere il necessario per ogni giorno. Pace è vivere in armonia conDio creatore e con gli uomini affratellati tra di loro. Pace è non avere paura, èdesiderare di vivere con pienezza, è non temere la morte. Ma la pace non abita inquesto nostro tempo, come non ha mai abitato in mezzo a noi, perché troppi uominibadano principalmente ai propri interessi. Eppure l’uomo è per la pace, l’umanità vaverso la pace, la storia diventerà pace per tutti. (ERNESTO OLIVERO)

Una storia per l’animaIl leone e il moscerino di Bruno FerreroSulla riva del ruscello, un moscerino minuscolo si eraaddormentato. Ma dal profondo della foresta arrivò unruggito sordo e possente. Il povero moscerino si spaventòterribilmente. Un grande, grosso, grasso leone alla ricercadella cena, ruggiva a pieni polmoni. Il moscerino gridoindignato: «Ehilà! La volete smettere? Cos'è tutto stotrambusto? Non potete lasciar dormire in pace la bravagente? Che diritto avete di stare qui?». II leone sbuffo: «Che diritto? Il mio diritto!Io sono il re della foresta. Faccio quello che mi piace, dico quello che mi piace, mangiochi mi piace, vado dove mi piace, perchè io sono il re della foresta!». «Chi ha detto chevoi siete il re?» domandò tranquillamente il moscerino.«Chi l'ha detto?...» ruggì il leone. «Io lo dico, perchè io sono il più forte e tutti hannopaura di me». «Ma io, tanto per fare un esempio, non ho paura di voi, quindi voi nonsiete re». « Non sono re? Ripetilo se hai coraggio!». «Certo, lo ripeto. E non sarete rese non vi battete contro di me e non vincete».«Battermi con te?» sbuffò il leone calmandosi un po'. «Chi ha mai sentito niente disimile? Un leone contro un moscerino? Piccolo atomo insignificante, con un soffio timando in capo al mondo!». Ma non mandò niente da nessuna parte. Ebbe un belsoffiare e sforzarsi con tutta la forza dei polmoni. Tutto quel che ottenne fu unmoscerino che faceva 1'altalena sullo stelo d'erba e gridava: «Sono più forte di voi!Sono io il re!». Allora il leone perse definitivamente il senso delle proporzioni e sibutto avanti a fauci spalancate per in-ghiottire il moscerino, ma inghiottì solo unazolla d'erba. E l'astuto insettino dov'era? Proprio in una narice del leone e la comincioa solleticarlo e punzecchiarlo.Il leone sbatteva la testa contro gli alberi, si graffiava con i suoi unghioni, strepitava,ruggiva... «Oh! Il mio naso! Il mio povero naso! Pietà! Esci di lì! Sei tu il re dellaforesta, sei tutto quello che vuoi... Ma esci dal mio naso!» piagnucolò infine il leone.Allora il moscerino volò fuori dalla narice del leone, che mortificato e umiliato sparìnel profondo della foresta. Il moscerino cominciò a danzare di gioia: «Sono il re, re,re, re! Ho battuto un leone! L’ho fatto scappare! Sono il più forte e il più furbo, io!». Aforza di saltellare, esultando, qua e la, il moscerino non si accorse di essersiavvoltolato in qualche cosa di fine, e di leggero e di forte... dei lunghi fili bianchi, quasiinvisibili tra i fili d'erba e che si attorcigliavano intorno al corpo dell'insetto, legandole sue zampe, le sue ali. Il ragno arrivo sulle sue otto zampe, borbottando: «Che bellostuzzichino per la cena...».

Grossi o piccoli, i superbi sono sempre stupidi.

Venerdì 12 gennaio 2007Eb 4,1-5.11; Sal 77Vangelo di Mc 2,1 -12

1 Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era incasa 2 e si radunarono tante persone, da non esserci più postoneanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.3 Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. 4

Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla,scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fattaun'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5 Gesù,vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoipeccati». 6 Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7

«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati senon Dio solo?».8 Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spiritoche così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostricuori? 9 Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi ipeccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? 10 Ora,perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra dirimettere i peccati, 11 ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendiil tuo lettuccio e va’ a casa tua». 12 Quegli si alzò, prese il suolettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono elodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Medita(don Paolo Curtaz)

Gesù guarisce il paralitico, che l'amore ingenuo degli amici porta davantial Messia attraverso l'inusuale passaggio dal tetto! Gesù è commosso datanta amicizia e vede con compassione questo paralitico. Una visionesemplicista dei suoi e dei nostri tempi vedeva nelle disgrazie unapunizione di Dio. Il paralitico non veniva quindi trattato con compassione,ma con disprezzo: era evidentemente un peccatore! Gesù contesta questasemplificazione e perdona quest'uomo restituendogli dignità. Stupore daparte di tutti, specialmente da parte dei benpensanti: Dio solo puòperdonare! Verissimo, infatti Gesù è Dio! Il peccato, brutto affare, e ilperdono poi! Siamo tutti a metà strada tra l'aderire all'ingenua visionedella nostra contemporaneità che relega il peccato in una specie diinvenzione dei preti e invece una visione lesionista e distruttiva delpeccato. No, amici, il peccato ci riguarda, ci interessa, e molto! Perchénella Scrittura il peccato è male perché fa del male e perciò sento ilbisogno urgente di avere una qualche indicazione a proposito! Il peccatonon è offesa a Dio ma al progetto splendido che egli ha su di me. Ilpeccato mi sta a cuore perché mi indica tutto ciò che non mi realizza, chemi rende infelice. Vi sembra poco? David Maria Turoldo, compiantoprofeta del nostro tempo, ebbe a dire al suo superiore: "Voglio fabbricarepeccatori!": sì, uomini che hanno coscienza che il peccato è la paralisidell'amore e che mi porta lontano da quell'amore che Dio solo puòdonarmi...

Illuminaci col tuo Spirito, Signore; poiché il peccato ci fa del male, rendiciadulti e responsabili per affidarci a te che – solo – puoi liberarci dalla

paralisi interiore, Dio che doni il perdono!

Prega“Non abbiamo mai visto nulla di simile”. E non si era mai vissuto nulla disimile. Egli ha portato su di sé il fardello dei nostri peccati. Perché è luil’Agnello senza macchia. Concedici, o Signore, di comprendere l’operainsondabile del tuo potere sul male, tu che scendi nel profondo dell’essereper spezzare i lacci con cui i nostri errori ci avevano stretto e che citenevano schiavi della malattia e della morte.

Un pensiero per riflettereLa religione non deve mai essere utilizzata come motivo di conflitto.Cristiani e musulmani, insieme con i credenti di ogni religione, sonochiamati a ripudiare la violenza per costruire un'umanità amante dellavita, che si sviluppi nella giustizia e nella solidarietà. (Giovanni Paolo II)

Il dono della pace

La pace è una pianta troppo fragile per sopravviverefacilmente alle tempeste e alle gelate che piombano sullastoria. Per questo quando diventa solida e robusta dopoaver resistito a molte intemperie noi dobbiamo concludereche si è trattato di un dono, un miracolo che hai compiuto tu. La pace è una realtàtroppo grande e quindi le nostre povere mani non sono in grado di costruirla. Perciòquando vediamo che essa cresce e si diffonde vincendo molti ostacoli e superandodifficoltà notevoli noi dobbiamo concludere che si è trattato di un dono, che noidobbiamo alla tua azione.Spirito di Dio, Spirito della pace, sei tu che ci doni la pace, tu che ci dai l'energia percercarla, la forza di costruirla, il coraggio di difenderla. Se essa fiorisce anche neideserti dell'odio noi lo dobbiamo a te.

Sabato 27 gennaio 2007 -S. Angela Merici (mf)Eb 11,1-2.8-19; Cant. Lc 1,68-75Vangelo di Mc 4,35-41

35 In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altrariva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nellabarca. C'erano anche altre barche con lui. 37 Nel frattempo si sollevòuna gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto cheormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva.Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa chemoriamo?». 39 Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci,calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro:«Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41 E furonopresi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunquecostui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».

Medita(don Paolo Curtaz)

"Passiamo all'altra riva": esiste forse un modo migliore per descrivere la nostra vita?Sappiamo tutti che la nostra vita è un viaggio, un passare, un andare altrove vivendocon gioia e serenità ogni passo che facciamo. E in questo viaggio siamo invitati aprendere Gesù sulla nostra barca, "così com'è", senza cioè gettargli addosso unamaschera, senza aspettarci che egli sia secondo i nostri desideri, senza vedere in luiuna specie di assicurazione contro i guai. E' difficile, me ne rendo conto, avvicinarci aGesù senza aspettative, eppure è condizione essenziale per fare davvero esperienza dilui e – insieme a lui – per fare esperienza di noi stessi; vorremmo, lo sappiamo, chedurante il viaggio Dio si manifestasse, almeno nei momenti più difficili, cheintervenisse in qualche modo; invece no, ci sono momenti in cui Dio dorme, tranquillo esereno e abbiamo la tragica e destabilizzante impressione che a Dio, di noi, proprionon importi nulla, che sia distratto o rivolto altrove.Uomini di poca fede, gli apostoli e noi, uomini piccoli e ancora da crescere, loro e noi;no, Signore, ancora non abbiamo fede, fino a quando non ti riconosciamo presente sullanostra barca in mezzo alla tempesta; la tua presenza non è garanzia di bonaccia, o diun viaggio tranquillo, non sei – ancora una volta – il Dio delle soluzioni semplici, deiproblemi risolti: tu vuoi che siamo noi a condurre la barca della nostra vita, ci inviti anon avere paura durante le tempeste e a vedere, soprattutto, che tu sei sempre ilpresente tra di noi e anche noi ci chiediamo: "chi è dunque costui?" Sei sempre diversoda ciò che ci aspettiamo, sempre più autentico e libero, sempre più grande e adultorispetto a quello che nella nostra infantile fede vorremmo...

PregaLa luce della fede si levi, Signore, nei nostri cuori per guidarci nella nostra traversatadel mare burrascoso di questo mondo, nella nave della Chiesa, dove tu sei semprepresente. Fa’ che il timore e la paura non ci pervadano mentre navighiamo verso di te,anche se la nave della nostra vita viene brutalmente scossa dalla tempesta delletentazioni. Che non venga mai a mancare la fiducia in te, perché tu sei presente nellaChiesa, e in ognuno di noi.

Un pensiero per riflettereIl primo e il secondo giorno puntavamo lo sguardo verso i nostri paesi. Il terzo e ilquarto giorno cercavamo i nostri continenti. Il quinto giorno acquistammo laconsapevolezza che la Terra è un tutto unico.

Sultan Salman Al-Saud Astronauta (Payload Specialist)

Ostacoli alla pace: l'astio

Come la brace cova sotto la cenere spenta un fuoco che subito puòaccendersi e divampare, così l'astio si nasconde sotto gesti e paroleall'apparenza distesi, ma all'improvviso si infiamma e proferisce paroleche colpiscono fino a tramortire, e compie gesti che manifestano l'odioche si avvale di qualsiasi cattiveria. Spirito di Dio, Spirito della pace, tusai che l'astio s'attacca a un cuore e mette radici profonde, come unagramigna che subito attecchisce nella buona terra di un orto. Spirito diDio, togli dal nostro cuore ogni risentimento, spazza via tutto ciò che ciimpedisce di amare, di voler bene, di accogliere e di dialogare, e fai dellanostra vita un luogo di perdono e di bontà.

Sant' Angela Merici Vergine, fondatrice (1474 –1540)

Angela Merici fondò nel 1535 la Compagnia di Sant'Orsola, congregazionele cui suore sono ovunque note come Orsoline. Le sua idea di aprire scuoleper le ragazze era rivoluzionaria per un'epoca in cui l'educazione eraprivilegio quasi solo maschile. Nata nel 1474 a Desenzano del Garda(Brescia) in una povera famiglia contadina, entrò giovanissima tra leTerziarie francescane. Rimasta orfana di entrambi i genitori a 15 anni,

partì per la Terra Santa. Qui avvenne un fattoinsolito. Giunta per vedere i luoghi di Gesù,rimase colpita da cecità temporanea. Dentro disé, però, vide una luce e una scala che saliva incielo, dove la attendevano schiere di fanciulle.Capì allora la sua missione. Tornata in patria,diede vita alla nuova congregazione, le cui primeaderenti vestivano come le altre ragazze dicampagna. La regola venne stampata dopo lamorte, avvenuta a Brescia il 27 gennaio del 1540.E' santa dal 1807.

Sabato 13 gennaio 2007 - S. Ilario (mf)Eb 4,12-16; Sal 18Vangelo di Mc 2,13-17

13 Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli liammaestrava. 14 Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto albanco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. 15

Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatorisi misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano moltiinfatti quelli che lo seguivano. 16 Allora gli scribi della setta deifarisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano aisuoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia deipubblicani e dei peccatori?». 17 Avendo udito questo, Gesù disse loro:«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sonovenuto per chiamare i giusti, ma ipeccatori».

Medita(don Paolo Curtaz)

Levi viene chiamato e si alza subito.Talmente inatteso è l'arrivo di Gesù,talmente inaudito, che non riesce acapacitarsene. Eppure proprio lui vienechiamato, lui il peccatore, lui l'evitato,lui il temuto. Che idea aveva Matteo disé? Non lo sappiamo, ma lo possiamo intuire dalla sua reazione che è simile aduna pentola a vapore che esplode: Matteo molla tutto e dà una festastraordinaria. Quanta rabbia, quanta sofferenza aveva Matteo nel cuore! Ed èbastata una semplice scossa perché tutto crollasse come un cartello di carte.Lo sguardo di Gesù ha aperto la diga del suo cuore. Sapete, amici? La nostrafragilità, il nostro peccato non sono sufficienti a tagliarci fuori, non bastano ascoraggiare Dio. Avete l'impressione di non essere degni? Di non essere capaci?A Dio non importa. Dio non ci ama perché siamo buoni ma amandoci ci rendebuoni. Di che abbiamo paura? Di essere malati dentro? Guai se ci sentissimo aposto: non avremmo nel cuore quell'arsura che ci permette di esserecontinuamente alla ricerca di Dio. L'ostacolo del nostro peccato, della nostrafragilità è nulla rispetto alla straordinaria bontà di Dio. Nulla, capite? Ma ilsentirsi imperdonabili, sentirsi inutili, incapaci, questo sì ci può allontanare dallagrazia, talmente ripiegati su noi stessi da non accorgerci di essere, da subito,amati.Capiamo allora la festa di Matteo. E capiamo lo scandalo dei benpensanti, alloracome oggi. Questo Gesù che accoglie tutti e che di tutti riesce a far emergerela verità interiore, è scomodo, a tutt'oggi. Non vi è mai successo di criticare incuor vostro la presenza a Messa di una persona di cui conoscete la vita nonproprio evangelica? A me sì. E non mi accorgevo, in quello stesso momento, dipassare dalla parte di chi si crede giusto e, tragicamente, non sente il bisognodi Dio. La chiesa, amici, è la comunità di quelli che, come Levi, hanno incontratolo sguardo gonfio di tenerezza del Cristo e si sono lasciati riconciliare. Non èperciò la comunità dei perfetti, di quelli che non sbagliano, come alle voltealcuni (specie non credenti) vorrebbero. Non c'è nulla di più alieno alcristianesimo di una asettica perfezione. No! La chiesa è un popolo di perdonati,non di giusti! E perciò, proprio perché perdonati, la chiesa accoglie chi, nel suocuore, riconosce di essere amato e perdonato e perciò fa festa.

Tu sei venuto per i malati, non per i sani, Signore.Salvaci dalla malattia del giudizio impietoso verso i fratelli!

PregaChiamami Signore. Dimmi di seguirti. Niente ha senso tranne che essere con te, berele tue parole pure, lontane dalle menzogne del principe di questo mondo e dal caosdelle sue mille tentazioni. Tu, che non hai disgusto per nessun essere e per nessunacosa che sia stata creata e che mantieni in esistenza, non respingere mai mepeccatore, dall’animo malato e macchiato. Offro la mia debolezza a te che hai dettoche non ci sono giusti. Concedi il tuo perdono anche a me. Io corro, insieme a tutti glialtri, verso l’odore esalato dal tuo profumo, o tenerezza del mondo.

Un pensiero per riflettereEll'è tanto utile cosa questa pace! Ella è tanto dolce cosa per questa parola pace, chedà una dolcezza alle labbra! Guarda el suo opposito, a dire guerra! E' una cosa ruvidatanto, che dà una rustichezza tanto grande, che fa inasprire la bocca. (San Bernardinoda Siena)

La città della paceGerusalemme tu sei -lo dice il tuo nome - la “città della pace”. Eppurenessuna città al mondo sembra più dilaniata, nessuna città più tormentatae percorsa da odi antichi difficili da sconfiggere. Nessuna città manifesta una bellezzacosì grande, nessuna città racchiude luoghi tanto sacri alle tre religioni deidiscendenti di Abramo. E, nello stesso tempo, non v'è città al mondo in cui si trovanotante tracce antiche e persistenti di pregiudizi e divisioni, di odio e di rancore.Eppure tu sei la città di Davide, il grande re, secondo il cuore di Dio,il re che ha conosciutola bontà di Dio nei suoi confronti, il re che ha confessato il suo peccato, il re che haricevuto la promessa di un discendente il cui potere non sarebbe venuto meno.Eppuretu sei la città di Gesù, la città in cui ha operato gesti e miracoli significativi, la cittàdella sua passione, morte e risurrezione, la città che ha visto la prima comunitàcristiana. Spirito santo trasforma Gerusalemme e donale di realizzare la speranzache porta nel nome.

Domenica 28 gennaio 2007 - IV DOM. T. ORD. - S. Tommaso d'Aquino (m)

Ger 1,4-5.17-19; Sal 70; 1Cor 12,31-13,13Vangelo di Lc 4,21-30

21 Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voiavete udita con i vostri orecchi». 22 Tutti gli rendevano testimonianza ederano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca edicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?». 23 Ma egli rispose: «Di certo voimi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito cheaccadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!». 24 Poi aggiunse:«Nessun profeta è bene accetto in patria. 25 Vi dico anche: c'erano moltevedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni esei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna diesse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27 C'eranomolti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro furisanato se non Naaman, il Siro».28 All'udire queste cose, tutti nellasinagoga furono pieni di sdegno; 29 silevarono, lo cacciarono fuori della città e locondussero fin sul ciglio del monte sul qualela loro città era situata, per gettarlo giùdal precipizio. 30 Ma egli, passando in mezzoa loro, se ne andò.

MeditaPerché gli uomini rifiutano il profeta che parlain nome di Dio? Perché avvertono in lui unpersonaggio “scomodo”, che li sveglia dal loroquieto vivere e condanna le vie sbagliate chepercorrono, invitandoli a cambiare vita e amettersi sulla strada indicata dal vangelo e dal modello di Cristo. A Nazaretrifiutano Gesù, perché chiedeva un cambiamento radicale di vita, di abitudini, dimentalità. Allora trovano tanti pretesti per sfuggire all’ammonimento delprofeta. Il mondo ha bisogno di profeti del vangelo. Oggi più di ieri. Anch’iosono invitato a essere profeta, cioè a testimoniare il vangelo con la vita e laparola, in tutte le situazioni di ogni giorno: famiglia, lavoro, scuola, letture,conversazioni, impegno di carità, attenzione all’uomo, ecc. Debbo chiedermi:chissà se la gente che mi avvicina riceve da me uno stimolo al bene?Ma prima ancora mi pongo questa domanda: come accolgo Gesù, che ogni giornom’invita alla conversione? I miei criteri di giudizio, di scelta, non entrano in crisiquando leggo il Vangelo? È una verifica che dovrei fare con serietà, nellapreghiera. Altrimenti, a cosa serve dirsi cristiano, se poi rifiuto tante volteogni giorno l’invito di Gesù alla conversione?

PregaSignore, tu che scruti il mio cuore e vedi in profondità la mia miseria, i miei peccati,dammi oggi la grazia della conversione, affinché io possa, come i tuoi santi,testimoniare con la vita e la parola il tuo vangelo. Non permettere, o Signore, che ioviva in modo superficiale il mio cristianesimo: scuotimi dal mio torpore, mettimi sullastrada dell’amore e dell’impegno perché io possa essere il più possibile come tu mi vuoi.Amen.

Ostacoli alla pace: la corruzione

Quando ci si illude di averla debellata per sempre e di averla cacciata da un settoredella nostra vita comunitaria, essa risorge - più viva che mai - in un'altra zona.Quando si ritiene di aver costruito in modo nuovo la dimora comune dei cittadini si scoprecon amarezza che essa si è già installata al suo interno e sta corrodendo ogni cosa.Peggiore di qualsiasi tarma, più corrosiva di qualsiasi ruggine, la corruzione riesce aintaccare ogni attività e ogni persona. Spirito di Dio, Spirito della pace, donaci allora ilcoraggio dei profeti che denunciano senza mezzi termini il potere nefando dellacorruzione, ma donaci anche la forza dei testimoni che resistono all e lusinghe di unavita comoda o di un facile guadagno e accettano di affrontare qualsiasi sacrificio purdi sottrarre spazio e risorse al potere della corruzione.

Una storia per l’animaI rospi di Bruno FerreroIn un angolo del grande parco, in una macchia di alberi e cespuglicarichi di fieri e bacche colorate, c'era un piccolo stagno, coperto di

ninfee bianche e rosate. Nello stagno viveva una famiglia di rospi. Papa, mamma e un vispopiccoletto.Era una famiglia felice. «Sei il bambino più bello del mondo» sussurrava mamma rospo al suopiccolo, che gorgogliava soddisfatto, e poi lo copriva di baci. «Tu sei la più buona mamma delmondo» lerispondeva il piccolo epoi correvaatuffarsi nellafrescaacquadellostagno.Papa rospo guardava con orgoglio la sua famiglia, i bordi fioriti dello stagno, 1'acquascura efrescaediceva:«Viviamonelluogopiùincantevoledell'universo».Un giorno, la vita tranquilla della famigliola fu messa a soqquadro da una serie di strilli.Provenivano da un gruppo di ragazzine che passeggiavano sul sentiero che fiancheggiava lostagno.«Hei! Chepuzza!».«Sembra un letamaio... Andiamo via di qui».« Che acqua putrida ! » .«Ehi! Guarda quegli orribili rospi!». «Che schifo!».«E quello piccolo, tutto bitorzoluto, che creatureorrende! »

Una storia di tutti i giorni. Dice la mamma al suo bambino: «Guarda, mio caro, guarda quelpiccologobbo: com'e buffo!». Diceva il figlio: «Gobbo, vieni quiche ti tocco la gobba portafortuna!».E il piccolo gobbo chinava il capo e poi scappava via. E cosi ogni giorno. Per tanti anni. Eppure il suocuore non conosceva l'odio. Desiderava soltanto essere normale, come glialtri.Era invece gobbo.«Gobbo, gobbo...» sentivadi giorno, sognava di notte.Allora volle dormire, per dimenticare. S'e avvelenato. (Raoul Follereau)

Dovremo rendere conto a Dio delle nostre cattiverie gratuite verso i fratelli.

Domenica 14 gennaio 2007 - II DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11Vangelo di Gv 2,1-12

1 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era lamadre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoidiscepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesùgli disse: «Non hanno più vino». 4 E Gesù rispose: «Che ho da farecon te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 5 La madre dice aiservi: «Fate quello che vi dirà».6 Vi erano là sei giare di pietra per lapurificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7 E Gesùdisse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo.8 Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro ditavola». Ed essi gliene portarono. 9 E come ebbe assaggiato l'acquadiventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse(ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sonoun po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora ilvino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana diGalilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.12

Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, ifratelli e i suoi discepoli e sifermarono colà solo pochi giorni.

MeditaNon è venuta la mia ora, dice Gesù allaMadre che, a tutta prima, sembra esserestata importuna dicendo: “Non hanno piùvino”. Cos’è l’“ora”?Per Giovanni è il momento cruciale, delCalvario anzitutto; la cruna dell’agoattraverso cui deve passare per essererivoltata tutta quanta la storia, di tutti gliuomini e di tutti i tempi; ma l’ora è anche iltempo della missione pubblica che laprepara: quello è il tempo dei segni, deimiracoli! Anche Gesù obbedisce ad untempo che non è il suo, che il Padre gli haassegnato, di cui egli non è più in un certosenso padrone perché, pur essendo Dio, ha lasciato la sua forma divina presso ilPadre e non vuole disporne come uomo.L’umanissimo miracolo di Cana è un miracolo della fede di Maria. Come sarà perla cananea, come avverrà per il centurione, la fede di Maria ottiene dal Padreche Gesù anticipi l’ora. E si vede allora la forza della “donna” che apre qui albanchetto di Cana e chiude sotto la croce gli estremi dell’“ora”. La forza dellafede brilla pure nella gioia del maestro di tavola mentre gusta il buon vino: lacompagnia di Dio all’uomo è umanissima ed integrale. “Non di solo pane”, diràGesù, ma intanto fornisce ai commensali, che allietano gli sposi, dell’ottimo vino.

Prega“Non hanno più vino”: è tua madre ad accorgersene, Gesù, ed a segnalarti unasituazione imbarazzante. La festa sta per finire: non si può brindare conl'acqua. L'allegria diventerà vergogna per non aver provveduto alnecessario. E la storia, quel la di un matrimonio dove non c’era dabere, sarà destinata a rimanere nella memoria del villaggio. “Non hanno più vino”:è tua madre a fartelo sapere con la discrezione e la delicatezza di chi vede ilproblema, ma non vuol fare strepito. non vuol mettere a disagio, e tuttaviadesidera risolvere la difficoltà. “Non hanno più vino”: è in fondo ciò che accadead ogni coppia e ad ognuno di noi. Prima o poi le nostre risorse, quello cheavevamo preparato, quello che era stato messo da parte viene meno e ciritroviamo con la nostra fragilità, con la nostra penuria, incapaci di venirne fuorida soli, con le nostre esigue forze. Sì, solo tu, Gesù, il Messia atteso, puoitrasformare la nostra acqua nel vino di una rinnovata fiducia e speranza.(Roberto Laurita)

Un pensiero per riflettereUn'elementare coerenza esige che chi cerca la pace difenda la vita. Nessuna

azione per la pace può essere efficace se non ci si oppone con la stessa forzaagli attacchi contro la vita in ogni sua fase, dal suo sorgere sino al naturaletramonto. (Karol Wojtyla)

Perdono e pace

Certo, talvolta non si tratta di ferite profonde, di offese che lasciano il segno, diumiliazioni che non si riesce mai più a dimenticare. Eppure solo il perdono puòrender possibile una guarigione. Ci sono poi situazioni che a prima vistasembrano compromesse p er sempre: l’odio ha portato una terribiledevastazione, la vendetta ha scavato solchi così profondi che sembranoincolmabili e si sono causate ferite che hanno lacerato le fibre più profondedell'essere. Ebbene, solo il perdono può far rinascere e ridonare vitalità, solo ilperdono riporta una nuova vita dalle lande desolate della morte.Spirito santo, diffondi il perdono su questa terra di lacrime, su questa storiapercorsa da troppo sangue versato e allora vedremo la pace anche là dove nonavremmo osato sognarla.

Lunedì 29 gennaio 2007Eb 11,32-40; Sal 30Vangelo di Mc 5,1-20

1 Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. 2 Comescese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spiritoimmondo. 3 Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlolegato neanche con catene, 4 perché più volte era stato legato con ceppi ecatene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno piùriusciva a domarlo. 5 Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti,gridava e si percuoteva con pietre. 6 Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettòai piedi, 7 e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù,Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». 8 Glidiceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest'uomo!». 9 E gli domandò: «Cometi chiami?». «Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti». 10 E prese ascongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.11 Orac'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. 12 E gli spiriti loscongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». 13 Glielopermise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco siprecipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altronel mare. 14 I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nellacampagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.15 Giunti chefurono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che erastato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. 16 Quelli che avevano vistotutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci.17 Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 18 Mentre risalivanella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di starecon lui. 19 Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzialoro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato». 20 Egli se

ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciòche Gesù gli aveva fatto, e tutti ne eranomeravigliati.

Medita(don Paolo Curtaz)

Dove arriva Gesù e il messaggio del Regno, il Malignoarretra: così ammalati, indemoniati, che molto spessoerano afflitti malattie allora sconosciute e temute comel'epilessia, vengono guariti: è il segno evidente deltrionfo di Dio sulla tenebra; la guarigionedell'indemoniato nella regione dei Geraseni ci offre lo

spunto per annotare una curiosa caratteristica di Marco. Evangelista diretto esanguigno, come Pietro suo Maestro, Marco afferma che gli indemoniati si fanno delmale: si percuotono con pietre, si gettano nel fuoco, dimorano nei cimiteri. Marco,insomma, ci dice che là dove c'è il demonio c'è autolesionismo, che il demonio porta afarci del male. Le scoperte che ci derivano dalle scienze del profondo confermanoquesta intuizione dopo duemila anni: la scarsa fiducia in sé, l'autolesionimo, la sfiduciain se stessi è uno dei grandi drammi di questo tempo nevrotico e depresso e – ahimè –conosco dei cristiani che confondono questo atteggiamento con l'umiltà. Dire: "nonvalgo a nulla, sono miserevole" non è umiltà ma depressione; l'umiltà, al contrario,parte dalla giusta percezione di sé, senza esaltazioni fasulle – altra caratteristicatipica del nostro tempo – ma apprezzando i doni che il Signore mette nel mio cuore, italenti che devo riuscire a far fruttare. Alla luce del capolavoro che sono e che possodiventare, allora, potrò serenamente ammettere le mie fragilità, affidarle al Signore.Può accadere che alcuni tra noi soffrano di questa poca fiducia in se stessi a causa diun'infanzia poco efficace, o di esperienze affettive destabilizzanti: non temere,fratello che non ti ami, il Signore è in grado di liberarti dal demone autodistruttivo,egli è qui a dirti: "Tu vali e io, tuo Dio, ti amo di amore infinito"...

PregaLiberaci dai demoni che ci spingono a farci del ma le, Signore, donaci la luce per scoprire la

nostra profonda dignità!. Ma tutti devono annunciare la misericordia del Signore.

Una storia per l’animaVa tutto bene di Bruno FerreroUn giorno venne ricoverato in un reparto di terapia intensiva un paziente di nomeCarlo. Era un uomo grande e grosso affetto da cancro alle ossa. Sebbene avesse moltidolori si lamentava raramente. La moglie lo seguiva con immenso amore e faceva in modoche ricevesse il miglior trattamento possibile. Dopo essere stato ricoverato diverse volteper la chemioterapia, le energie di Carlo si erano esaurite. L’ultima volta che vennericoverato soffriva così tanto che era difficile prendersi cura di lui, perchè anche imedici sapevano bene che non c'era più molto da fare. Era ormai in fase terminale e ilsuo dolore era così intenso che nessuna medicina bastava più a calmarlo. Sua moglieriusciva a malapena a passare qualche minuto sola con lui.Una notte, verso la fine del turno, 1'infermiera fece un ultimo giro per il reparto e andò adare un'occhiata anche a Carlo. Apri piano la porta della sua camera per non svegliarlo.Uno spiraglio di luce entro dal corridoio e illuminò la camera come chiaro di luna.E l’infermiera guardo verso il letto e non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa. Carloera steso sulla schiena, nella posizione che era più scomoda e dolorosa per lui. Stesavicino a lui c'era sua moglie che gli teneva la testa appoggiata sulla spalla, rannicchiataal suo fianco come un piccolo cerbiatto vicino alla madre. Dormiva così profondamenteche si sentiva il respiro uscirle dalla bocca con un sibilo leggero. L’infermiera rimase inpiedi sulla porta sentendosi un'intrusa. Quando fece per andarsene Carlo apri gli occhi esorrise come se volesse dire: «Va tuttobene».

Una ragazza era stata ricoverata in fin di vita per una grave malattia. Sapeva che nonc'erano cure per lei e che la fine era vicina. Cercava di farsi coraggio, ma sempre glitornava in mente quella domanda: «Perché proprio io?». Era sempre più debole erassegnata. Un giorno venne a visitarla un compagno di scuola. Il ragazzo entròesitante nella camera. Era imbarazzato ma, guardando l'amica, scorse nei suoi occhiuna intensa luce di felicità. Conoscendo la sua terribile situazione, il ragazzospontaneamente domandò: «Perchè sei cosi felice?».« Perchè tu sei qui» rispose la ragazza.

Il conforto dell’affetto lenisce la solitudine e placa la paura…

Lunedì 15 gennaio 2007Eb 5, 1 -10; Sal 109Vangelo di Mc 2,18-22

18 Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Sirecarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni ei discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli nondigiunano?». 19 Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati anozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, nonpossono digiunare. 20 Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto losposo e allora digiuneranno. 21 Nessuno cuce una toppa di pannogrezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia ilvecchio e si forma uno strappo peggiore. 22 E nessuno versa vinonuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdonovino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi».

Medita(don Paolo Curtaz)

Lo sposo è con noi, amici, inizia questa settimana con noi, ci aiuta a ricominciarel'attività lavorativa, l'anno nuovo uguale uguale a quello appena passato. Losposo è con noi, amici, possiamo dimenticare le abitudini di prima, la religiositàfatta di riti stanchi e ripetitivi, lo sposo è con noi. Agli inizi della Chiesa lameditazione su Cristo sposo era abituale, e il titolo"sposo" tra i più usati nellapreghiera; poi, col passare dei secoli, un po' ci siamo dimenticati di questasplendida realtà; certo: Gesù è Maestro di vita, lo acclamiamo Signore, cioèpresenza di Dio, Dio stesso, ma è anzitutto sposo dell'umanità. La parola"sposo" è poco usata, oggi, si preferisce "marito", "compagno"... segno di unafragilità nel parlare di amore in questi nostri tempi. No, amici, Gesù "sposo"significa passione, amore, seduzione; Gesù "sposo" significa fedeltà,coinvolgimento, quotidianità. Il rapporto nuovo che abbiamo con Dio non è più unrapporto rispettoso, sì, ma freddo. Ricordo la riflessione di un caro amicocinquantenne, dopo un tormentato periodo affettivo, mi diceva: "Don Paolo, maquando diciamo che Dio ama significa che anche lui è strapazzato così?" Hosorriso annuendo; oh, amici, non vi scandalizzate, questa cosa non nega laperfezione di Dio, la sua immutabilità e tutti gli attributi divini! Ma sì, certo, laBibbia ci parla della passione bruciante di Dio, della sua gelosia, del suo amore.Gesù mi ama, ci ama, come uno sposo fedele; un bel modo per iniziare la giornatacon spirito di festa, no?

PregaGesù, sposo dell'umanità, tu ci sveli la misura del tuo amore passionale e adulto per

ciascuno di noi; fa' che questo amore sia la nostra festa, che sia il vino nuovozampillante nella nostra giornata e che la nostra vita cambi, trasformata da tanta

inaudita novità!

Un pensiero per riflettereLe svendite fuori stagione sanno di ambiguità. E le altrettanti offerte sottocostofanno pensare ai surrogati. La Pace non è il premio favoloso di una lotteria che si puòvincere col misero prezzo di un solo biglietto. Chi scommette sulla pace deve sborsarein contanti monete di lacrime, di incomprensione e di sangue. La pace è il nuovomartirio a cui oggi la Chiesa viene chiamata. L’arena della prova è lo scenario di questovillaggio globale che rischia di incenerirsi in un olocausto senza precedenti.(TONINO BELLO)

Una storia per l’animaSenza scuse di Bruno Ferrero

Una domenica, alla porta della chiesa, fu appesoquesto cartello: «Per consentire a tutti divenire in chiesa domenica prossima, abbiamoorganizzato una "speciale domenica senzascuse".Saranno sistemati dei letti in sacrestia pertutti quelli che dicono: "La domenica e 1'unicogiorno della setti-mana in cui posso dormire".Sara allestita una speciale sezione di morbide poltrone per coloro che trovanotroppo scomodi i banchi. Un collirio sarà offerto a quelli che hanno gli occhi troppoaffaticati dalla nottata alla tv. Un elmetto d'acciaio temprato sarà regalato a tutticoloro che dicono: "Se vado in chiesa potrebbe cadermi il tetto in testa". Morbidecoperte saranno fornite a quelli che dicono che la chiesa è troppo fredda eventilatori a quelli che dicono che è troppo calda.. Saranno disponibili cartellesegnapunti per coloro che vogliono fare la classifica delle persone che "vannosempre in chiesa ma sono peggio degli altri". Parenti e amici saranno chiamati insoccorso delle signore che non possono, contemporaneamente, andare in chiesa epreparare il pranzo. Verranno distribuiti dei distintivi con la scritta "Ho già dato" atutti coloro che sono preoccupati per la questua. In una navata saranno piantatialberi e fiori per quelli che cercano Dio solo nella natura. Dottori e infermiere sidedicheranno alle persone che si ammalano sempre e solo di domenica. Forniremoapparecchi acustici a quelli che non riescono a sentire la predica e tappi per leorecchie per quelli che ci riescono. La chiesa sarà addobbatacontemporaneamente con le stelle di Natale e i gigli di Pasqua per quelli che l'hannosempre e solo vista così».

«Così non avete potuto vegliare con me nemmeno un'ora? State svegli e pregateper resistere nel momento della prova; perchè la volontà e pronta, ma ladebolezza è grande» (Matteo 26,40-41). Oggi vegliare con Gesu è diventata unaspecie di condanna ai lavori forzati. Dio ci dona 1'eternità. Noi gli diamoqualche minuto a qualche minuto, a malincuore.

Martedì 30 gennaio 2007Eb 12,1-4; Sal 21Vangelo di Mc 5,21-43

21 Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla,ed egli stava lungo il mare. 22 Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nomeGiàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: «Lamia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva».24 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.25 Or unadonna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto peropera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzipeggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e glitoccò il mantello. Diceva infatti: 28 «Se riuscirò anche solo a toccare il suomantello, sarò guarita». 29 E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nelsuo corpo che era stata guarita da quel male. 30 Ma subito Gesù, avvertita lapotenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato ilmantello?». 31 I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno edici: Chi mi ha toccato?». 32 Egli intanto guardava intorno, per vedere colei cheaveva fatto questo. 33 E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le eraaccaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Gesù rispose:«Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».35

Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tuafiglia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36 Ma Gesù, udito quantodicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad averfede!». 37 E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo eGiovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed eglivide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: «Perchéfate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 Ed essilo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre dellafanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41 Presa lamano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico,alzati!». 42 Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni.Essi furono presi da grande stupore. 43 Gesù raccomandò loro con insistenza chenessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

Medita(don Paolo Curtaz)

Due miracoli, splendidi, ci aiutano a volgere lo sguardo a questo Dio che ama la vita eche ci guarisce nel profondo. L'emorroissa, tra la folla, è l'unica che, toccando Gesù,avverte la sua forza, la dynamis, entrare in lei e guarirla; eppure, fanno notarescocciati gli apostoli a Gesù, molti lo stanno toccando, ma ad una sola persona èpermesso di ricevere la forza del Maestro. E' il cuore umile dell'ammalata ad aprire laporta della forza del Signore, è la sua fede che la differenzia dagli altri: è il nostroatteggiamento che ci cambia la vita, non l'intervento magico di Dio! La figlia di Giairo èun miracolo straordinario, soprattutto nella descrizione dell'atteggiamento di Gesù:non sentite lo stridore della folla che piange e urla e all'affermazione di Gesùimprovvisamente si mette a deriderlo? Gesù li scaccia: il loro dolore è fasullo, difacciata, solo ai genitori e ad alcuni apostoli è concesso di entrare, solo chi davvero ètoccato nel cuore da questa tragedia è concesso di capire in profondità il mistero diDio.

Prega“Chi mi ha toccato?”. Grazie, Signore, di permetterci di

toccarti. Tu sei voluto restare nel sacramentodell’Eucaristia, con una presenza misteriosa, ma reale,fisica, palpabile. Tu hai voluto fare del tuo corpo unostrumento celeste, ma sensibile, che ci dà la forza di fareil nostro cammino terreno come veri discepoli. Fa’ che daquesto contatto frequente con l’Ostia scaturisca una forza che guarisca le mieimperfezioni, le mie viltà, le mie paure. Signore, aumenta la mia fede.

Una storia per l’animaUna scelta di classe di Bruno Ferrero«Se non me lo lasci fare non potrò andare a scuola! Mi vergognerei troppo... E terribilmenteimportante, mamma!». Elena scoppiò a piangere. Era la sua arma più efficace.«Uffa, fa' come vuoi...» brontolò la madre, sbattendo il cucchiaino nel lavello. «Sembrerai unmostro. Peggio per te».In altre 23 famiglie stava avvenendo una scenetta più o meno simile. Erano i ragazzidella Seconda B della Scuola Media « Carlo Alberto di Savoia». Per quel giorno avevano presouna decisione importante. Ma gli allievi della Seconda B erano 25.

In effetti, solo nella venticinquesima famiglia, le cose stavano andando in un mododiverso. Elisabetta era un concentrato di apprensione, la mamma e il papa cercavano diincoraggiarla. Era la quindicesima volta che la ragazzina correva a guardarsi allo specchio.«Mi prenderanno in giro, lo so. Pensa a Marisa che non mi sopporta o a Paolo che michiama "canna da pesca"... Non aspetteranno altro». Grossi lacrimoni salati ricominciaronoa scorrere sulle guance della ragazzina. Cerco di sistemarsi il cappellino sportivo che lestava un po' largo. Il papa la guardò con la sua aria tranquilla: «Coraggio Elisabetta. Tiricresceranno presto. Stai reagendo molto bene alla cura e fra qualche mese staraibenissimo». «Si, ma guarda!». Elisabetta indicò con aria affranta la sua testa che sirifletteva nello specchio, lucida e rosea. La cura contro la leucemia che l'aveva colpita duemesi prima le aveva fatto cadere tutti i capelli. La mamma l’abbracciò: «Forza Elisabetta. Siabitueranno presto, vedrai...».Elisabella tirò su con il naso, si infilò il cappellino, prese lo zainetto e si avviò.Davanti alla porta della Seconda B, il cuore le martellava forte. Chiuse gli occhi ed entrò.Quandoriaprì gli occhi per cercare il suo banco, vide qualcosa di strano. Tutti, ma proprio tutti, isuoi compagni avevano un cappellino in testa! Si voltarono verso di lei e sorridendo si tolsero ilcappello esclamando: «Bentornata Elisabetta!». Erano tutti rasati a zero, anche Marisa cosìfiera dei suoi riccioli, anche Paolo, anche Elena e Giangi e Francesca... Tutti. Sialzarono e abbracciarono Elisabetta che non sapeva se piangere o ridere e mormoravasoltanto: «Grazie...».Dalla cattedra, sorrideva anche il professor Donati, che non si era rasato i capelli, perchèera pelato di suo e aveva la testa come una palla da biliardo.

La compassione è amare con il cuore di Dio.

Martedì 16 gennaio 2007Eb 6,10-20; Sal 110Vangelo di Mc 2,23-28

23 In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e idiscepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. 24 I fariseigli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non èpermesso?». 25 Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosafece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoicompagni? 26 Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdoteAbiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti èlecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?». 27 E diceva loro:«Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! 28

Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».

MeditaLa pratica del sabato appare negli strati più antichi della Bibbia. Èdurante il settimo giorno che Dio Creatore si è riposato. Per la religioneebraica è un giorno molto importante. Di qui il suo rigore nell’esigere ilrispetto del riposo in questo giorno; è proibito fare legna, preparare delcibo, accendere il fuoco, camminare a lungo... I farisei erano scandalizzatinel vedere i discepoli di Gesù raccogliere delle spighe, per mangiare, disabato. Gesù festeggia il sabato andando alla sinagoga e leggendo i LibriSacri; non rinnega questo giorno. Condanna piuttosto il rigore esagerato.Afferma che la carità vince qualsiasi osservanza legalista del sabato.Anche per noi questo può essere un richiamo all’ordine. La religiositàformalista non ha un autentico carattere religioso. Le qualitàdell’evangelizzatore sono profonde e sorgono dal suo amore concreto perun qualsiasi essere umano. L’uomo non è un oggetto che può esseremanipolato; il sabato stesso non può tiranneggiarlo, ha valore nella misurain cui rispetta e onora la persona.

PregaSolo colui che percorre il cammino dell’amore che tu ci hai indicato puòtrovare la via. Fa’, o Signore, che siamo attenti a rispettare tutti gliuomini. Non sono le leggi in se stesse che danno valore all’uomo. L’uomo loporta dentro di sé. La filiazione divina supera qualsiasi legge. Accordaci,in questo giorno, la grazia di non lasciarci sottomettere alle leggi cheprivano della dignità umana. Concedici la forza di vivere nella speranzache ci assicura tuo Figlio Gesù Cristo e di costruire così l’umanità nuovache ci ha promesso.

Un pensiero per riflettereQuando sento cantare: “Gloria a Dio e pace sulla terra”, mi domando doveoggi sia resa gloria a Dio e dove sia pace sulla terra. Finchè la pace saràuna fame insaziabile, e finché non avremo sradicato della nostra civiltà laviolenza, il Cristo non sarà nato. (GANDHI)

Riconciliazione

Un dubbio, un sospetto, li aveva separati e da quel momento ogni parolaaveva assunto uno strano suono: la loro amicizia era andata in frantumi.Uno sbaglio terribile, un cedimento all'invidia, una calunnia che lascia ilsegno aveva scavato un solco che sembrava aperto per sempre.Un'infedeltà, l'infatuazione di un attimo, presto rientrata con una serieinfinita di rimorsi, li aveva resi due estranei che vivevano nella stessacasa. Tre situazioni compromesse, tre strade senza via d'uscita perchéquando si proferiscono parole acute come frecce, quando si dilania fin nelprofondo tutto sembra perduto. E invece, Spirito di Dio, tu hai suggerito auno di loro di fare il primo passo, di cercare una soluzione, di lanciare unsegnale di buona volontà. Ed è fiorita la riconciliazione perché nulla èimpossibile quando si ama al modo di Dio e si è disposti a dimenticare e aperdonare come fa lui.

Una storia per l’animaL’appuntamento di Bruno Ferrero

«Vuoi venire al cinema con me?».«Che cosa vuoi vedere?».«Te».

La mia bambina più piccolapretendeva che le leggessi unafavola ogni sera prima di andare a dormire. Un giorno mi venne l'idea diacquistare una serie di audio-cassette con delle fiabe già registrate. Labimbetta imparò a far funzionare il registratore e tutto andò bene perqualche giorno, finchè una sera non mi cacciò in mano un libro di fiabe.«Ma cara», dissi, «lo sai come si accende il registratore».«Si, ma non posso sedermici in braccio», rispose la bambina.

Le persone contano. Non le cose.

Mercoledì 31 gennaio 2007 - S. Giovanni Bosco (m)Eb 12,4-7.11-15; Sal 102Vangelo di Mc 6,1-6

1 Partito quindi di là, andò nella sua patria ei discepoli lo seguirono. 2 Venuto il sabato,incominciò a insegnare nella sinagoga. E moltiascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano:«Donde gli vengono queste cose? E chesapienza è mai questa che gli è stata data?E questi prodigi compiuti dalle sue mani? 3

Non è costui il carpentiere, il figlio diMaria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le suesorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. 4 Ma Gesùdisse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra isuoi parenti e in casa sua». 5 E non vi poté operare nessun prodigio,ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6 E si meravigliavadella loro incredulità.

Medita(don Paolo Curtaz)

Una doppia meraviglia contraddistingue oggi la Parola: meraviglia da parte dellafolla per l'improvvisa sapienza del loro ormai famoso concittadino Gesù, il figliodel bravo artigiano Giuseppe e del fatto che, pur non essendo né uno scriba néun dottore della legge, parla della Torah con autorevolezza, e la meravigliaaddolorata di Gesù dell'incredulità della sua gente. Poche volte Gesù, nelVangelo, si stupisce: quasi sempre per la fede di qualcuno o – come qui – perl'ostinata chiusura del cuore, anche di fronte all'evidenza di prodigi la cui famahanno raggiunto la sua Nazareth.La presenza di Dio in mezzo a noi non è stata, né mai sarà, scontata o semplice;è vero: nell'essere umano esiste come una connaturale propensione altrascendente, al di più (ah, a meno che, come di questi tempi, in cui il cervello el'interiorità vengano messi in stand-by); ma l'idea di Dio che ne scaturisce èsempre in bilico tra qualcosa di immenso e stupendo e immenso e tremendo.Gesù, diventando uomo, ci viene a svelare in maniera definitiva come è fattoDio, chi è Dio ma non sempre ciò che Gesù dice ci è gradito, anzi... Lo vogliamodavvero un Dio così? Un Dio che potendo evitare la fatica dell'esistere, sceglie,invece, di diventare sudore, sorriso, amicizia, fatica? Lo vogliamo davvero unDio dimesso e timido che rischia di non essere accolto, che rifiuta il prodigioche sa essere ambiguo e di difficile interpretazione? Un Dio che accetta lasfida della sconfitta sulla croce pur di dare credibilità al suo messaggiod'amore? Pensateci, prima di rispondere. A me, alle volte, verrebbe più voglia dicredere in un Dio scostante ma potente, che si lascia convincere a elargirequalche miracolo, che si fa gli affari suoi e che, al limite, mi da qualche regolada rispettare per poter accedere alla fine al sorteggio del premio finale.Attenti, abitanti di Nazareth, a non lasciarci scandalizzare dall'umanità di Dio,dal suo desiderio di condividere con noi non solo la gloria finale, ma anche lafatica del vivere; non lasciamo Dio chiuso nei tabernacoli o nelle nostredevozioni, ma permettiamogli di entrare nei nostri fumosi uffici, nelle nostrepiccole case riempite di problemi: è lì che Dio ha scelto di stare!

Prega“E si meravigliava della loro incredulità”. Anch’io mi stupisco spesso della

mancanza di fede di tanti miei contemporanei. Non vedono forse il solespuntare ogni giorno all’orizzonte, fedele all’appuntamento quotidiano? E lanatura continuare tranquillamente il suo lavoro: le piante, gli alberi, i fiori, ilgrano... il bambino che cresce pazientemente nel grembo della madre? È vero,Signore, che tutto ciò nelle grandi città sembra terribilmente lontano. Anche inme la fede sembra ogni tanto assopirsi. E i motori, le macchine, gli aerei, imonumenti... non parlano forse di un’intelligenza che è un tuo dono? Apri i nostriocchi, Signore.Donaci un senso di ammirazione che possa risvegliare la nostra fede. Alloracompirà delle meraviglie tra di noi.

Un pensiero per riflettereNoi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamolottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga ... nonci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandocicosì la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertàmettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nelpalazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia latesta con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro. (ILARIO DI POITIERS, VSec d.C.)

Vivere nella paceVivere nella pace: ecco la sfida quotidiana a cui siamo chiamati. Nonlasciare che il nervosismo, la tensione, l'ansia si impadroniscano di noi al punto difarci perdere la capacità di accogliere, di ascoltare, di collaborare. Eppure è così facilescaricare sul primo che capita il nostro malessere! Spirito di Dio, insegnaci apadroneggiare la nostra stanchezza e la nostra irritazione. Non permettere che ladiversità di atteggiamenti e di opinioni degeneri in offese che lasciano a lungo ilsegno. Perché chi mi sta davanti avrà sempre diritto alla stima e al rispetto, anchequando le sue idee mi sembrano stravaganti, anche quando mi contrasta con le sueargomentazioni. Spirito di Dio, fa' che io non tratti come un concorrente il mio collega,né che intraveda in ogni sua espressione una piccola montatura ai miei danni. Ognimattino rendimi saggio e capace di vivere nella pace.

Mercoledì 17 gennaio 2007 - S. Antonio abate (m)Eb 7,1-3.15-17; Sal 109Vangelo di Mc 3,1 -6

1 Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una manoinaridita, 2 e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno disabato per poi accusarlo. 3 Egli disse all'uomo che aveva la manoinaridita: «Mettiti nel mezzo!». 4 Poi domandò loro: «E' lecito ingiorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?».5 Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione,rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendila mano!». La stese e la sua mano fu risanata. 6 E i farisei uscironosubito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlomorire.

MeditaUna volta ancora Gesù Cristo si trova alle prese con i farisei che osservano lalegge con rigore, senza tenere conto dell’uomo e senza riconoscere la dignitàumana. Alcuni cambiano vita ascoltando il nostro Maestro; altri, al contrario, sioppongono, facendo un affronto all’insegnamento ed alla persona di Gesù.La vicinanza di Gesù è sorprendente, egli rischia la propria vita per l’uomo, e ilVangelo di oggi insiste su questo punto. Non teme né la morte né la condanna,giurata da coloro che egli definisce “sepolcri imbiancati” con la calce (Mt23,27), rigidi nelle loro osservanze (formali) ma colmi di “sporcizia” all’interno.I nostri occhi contemplano il vero volto di Dio che si è manifestato a noi nel suoFiglio prediletto. Noi abbiamo davanti l’unico modello che ci invita a distruggeretutti i legami delle false osservanze. L’uomo è l’immagine di Dio (imago Dei). Nonserve a nulla, a chi non scommette su di lui, pretendere di averlo fatto: egli vivein un sottile fariseismo.

PregaGesù, noi siamo tutti figli di Dio. Facci sentire la vicinanza del Padre, in modotale da vedere in ogni uomo e in ogni donna i nostri fratelli. Le leggi fredde erigide possono velare questo rapporto di carità con gli altri. Dacci un cuore dicarne e distruggi quello di pietra, in modo da essere sempre uniti a coloro chene hanno bisogno.

Un pensiero per riflettereQuando la vita cristiana viene considerata nella sua interezza, ci accorgiamoche in essa c’è posto per innumerevoli piccoli gesti di pace. E allorché questigesti sono posti, magari nel silenzio e nel nascondimento, essi generano a poco apoco quell’ansia per la pace che un giorno o l’altro vincerà, anche nella realtà piùvisibile, sociale e civile. A noi quindi il compito di porre segni di pace, digenerare momenti di pace in mezzo alle città, in mezzo alle nostre realtàsofferenti. Perché pur nella città più inquieta, chi guarda con gli occhi dellafede può scoprire e porre molteplici gesti che anticipano e promuovono la pacepiena e definitiva. (CARLO MARIA MARTINI)

Franchezza

Spirito di Dio, Spirito della pace, io oggi voglio ringraziarti per tutte lepersone che hanno il coraggio della franchezza, per coloro che sanno direpane al pane e vino al vino, senza contorcimenti e senza ambiguità. Tiringrazio per quelli che osano essere franchi al punto di dire cose scomodea chi comanda, anche se conoscono bene il suo spirito vendicativo, perchéogni essere piccino non tollera mai le verità scomode.Ti ringrazio per quelli che fanno avanzare la pace perché non coprono iconflitti, anzi li portano alla luce del sole e così impediscono a ognimestatore, a ogni profittatore, a ogni adulatore di tessere la tramaoscura della menzogna e della divisione.

Una storia per l’animaLa legge di Bruno Ferrero

Alla canonica bussò un giovane sporco e male inarnese. Era uno spacciatore, ricercato dalla poliziae da una banda di feroci rivali, e non sapeva più dove nascondersi.L’anziano prete che apri la porta, fu turbato e imbarazzato da quella visita.«Mi faccia entrare, padre. Sono disperato».«Va bene. Questa notte puoi rimanere qui. Ma solo per questa notte. Domanimattina te ne devi andare!».Quella notte l'anziano prete morì e arrivò in Paradiso.Gesù lo accolse con gentilezza e gli disse: «In verità, tutte le volte che haifatto qualcosa a uno dei più pic coli di questi miei fratelli, lo hai fatto a me!».II prete fu felice di queste parole.Ma Gesù continuò: «Vieni, entra in Paradiso. Questa notte puoi rimanerequi. Ma solo per questa notte. Domani mattina te ne devi andare!».

Gesù non parla«per finta».«Nontuttiquellichedicono: "Signore,Signore!"entrerannonelregnodiDio. Vientrerannosoltantoquelli chefanno la volontàdel Padremioche è incielo.”

Giovedì 1 febbraio 2007Eb 12,18-19.21-24; Sal 47 -Vangelo di Mc 6,7-13

7 Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loropotere sugli spiriti immondi. 8 E ordinò loro che, oltre al bastone, nonprendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nellaborsa; 9 ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. 10 Ediceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate daquel luogo. 11 Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno,

andandovene, scuotete la polvere disotto ai vostri piedi, a testimonianzaper loro». 12 E partiti, predicavano chela gente si convertisse, 13 scacciavanomolti demoni, ungevano di olio moltiinfermi e li guarivano.

Medita(don Paolo Curtaz)

Diventare "apostoli", cioè missionari, èun'esigenza assoluta del vangelo. Anzi,Marco fa intendere che la missionarietà èla verifica dell'incontro, la cartina altornasole della veridicità del nostroincontro con il Signore. Sviluppando questo

discorso la chiesa giungerà a dire, ai nostri giorni, che o la chiesa è missionaria onon è. E per missione non intendiamo soltanto la missione "ad gentes", nei paesi incui l'annuncio del vangelo non è ancora stato portato, ma la missione nel luogo incui viviamo, nel nostro contesto, nel nostro lavoro. Esiste un equivoco di fondorispetto alla trasmissione della fede: che un popolo, una nazione, possanodiventare cristiani e restarlo nei secoli. E' davvero così? O la fede non èpiuttosto conquista personale continuamente da motivare? Non c'è forse ilrischio di sedersi, di abituarsi, di restare nello 'status quo'? Incontro ancoracristiani (sempre meno, grazie a Dio!) convinti che l'Italia sia un paese cristiano.Se con ciò intendiamo un paese con radici e cultura ispirata al cristianesimo,d'accordo, ma la nostra gente è, nella maggioranza, ben lontana dal vivere ilvangelo! Non sta forse qui l'esatta interpretazione del fenomeno tanto diffuso,dei figli che non seguono le orme dei parenti cristiani? Anche in mezzo a noiabbiamo delle mamme e delle nonne angustiate per i propri figli. Tranquille! Ciòche potevate dare l'avete dato e se veramente lo avete vissuto, dandolo, nonresterà sterile; lasciate fare a Dio! Pensate forse che il suo braccio si siaaccorciato? Portate i vostri cari nella preghiera e pensate a vivere voi il vangelo,il resto è affare di Dio. Lo dico perché molto spesso nel rapporto di fede tragenitori e figli intervengono elementi di disturbo che poco hanno a che vederecol vangelo: fragilità psicologiche, dinamiche del profondo che possono crearetensioni. Se vostro figlio non ha risolto il conflitto adolescenziale dentro di sécon la vostra immagine, state certi che probabilmente la sua fede ne verràalterata! In certe situazioni è forse meglio star zitti e vivere al meglio la nostrainteriorità senza prediche o moralismi inopportuni.Oggi, lo sapete, occorre una grande sensibilità e una grande prudenza per esserecredibili, specie come cristiani. Esiste un sottile scetticismo nei confronti dellereligioni 'storiché, rivelate, e perciò l'annuncio del vangelo parte svantaggiato;ma, se siamo credibili, lo Spirito può spalancare il cuore di chi ci ascolta. Quantiesempi avrei da portare! Credibili, amici, non perfetti o saccenti o, peggio delpeggio, giudicanti. No: compagni di strada, testimoni. Amo perciò leggere leindicazioni che Gesù da agli apostoli (7,6-13) in questa prospettiva di autenticitàe condivisione. Niente bisacce, sandali, tuniche eccetera, che significa, a mioavviso, essenzialità.

PregaSignore, tu coinvolgi i tuoi amici ne lla tua stessa missione, perché portino almondo la salvezza che haidonato, salvezza che è liberazione dalla schiavitù delmale e della morte. Si tratta di una lotta senza quartiere contro lo spirito delmale; una lotta che conosce anche i momenti della sconfitta, del rifiuto, èattraversata dalla tentazione di lasciar perdere. Rendi in me sempre piùchiara la consapevolezza del compito che mi affidi a favore del mondo; sostieni ilmio impegno, perché non venga meno di fronte alle difficoltà, ai rifiuti, ma sappiaannunciare con fiducia che alla storia umana è stata detta una parola di vita, laParola che seitu, il Salvatore, il Dio-con-noi. Amen.

Una riflessione per l’animaRicchezza Interiore di Gary ZukavLa ricchezza interiore è esattamente così.Non si nasconde in superficie, in attesa di essere raccolta.Non sfavilla sotto i raggi del sole, in modo da attirare la vostraattenzione. La ricchezza interiore scorre in profondità, nel profondo delvostro essere.Se guardate all'esterno, non la troverete; potete individuarla sologuardando all'interno e rimanendo determinati.Scavare nella vostra vita significa cercare le lezioni che poteteapprendere su voi stessi quando siete arrabbiati, tristi o poveri.Anche gli eventi più dolorosi ci aiutano a crescere a livello spirituale.Se trovate la ricchezza interiore, nessuno può portarvela via:vi apparterrà per sempre.

Giovedì 18 gennaio 2007Eb 7,25-8,6; Sal 39Vangelo di Mc 3,7-12

7 Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguìmolta folla dalla Galilea. 8 Dalla Giudea e da Gerusalemme edall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone unagran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. 9 Allora egli pregòi suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causadella folla, perché non lo schiacciassero. 10 Infatti ne aveva guaritimolti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addossoper toccarlo. 11 Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli sigettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». 12 Ma egli lisgridava severamente perché non lo manifestassero.

Medita(don Paolo Curtaz)

Si chiama "segreto marciano" e stupisce sempre un po'. Nel vangelo diMarco che – non dimentichiamolo – è il vangelo di Pietro, Gesù vieta confermezza agli apostoli e ai guariti di rivelare la sua natura profonda; cosìoggi, in questo piccolo impressionante riassunto della quotidianità di Gesù,con una folla crescente che arriva fin dall'attuale Libano e dalla Giordaniae i primi problemi derivanti dalla notorietà, Gesù sgrida gli spiriti immondisu cui – evidentemente – ha autorità.Gesù rifiuta il titolo messianico, ha scelto durante il deserto di essere unMessia ben diverso da quello atteso da Israele e profetizzato a granvoce; no, egli non è venuto per usare il potere che gli è conferito eliberare Israele dal dominio romano; no, Gesù è davvero profeta atipico eperfino il suo precursore resterà interdetto dalla sua libertà interiore.Gesù sa – poiché egli conosce ciò che c'è in ogni uomo – che unmessianismo trionfante è un messianismo ambiguo, che rischia di esserecercato più per ciò che egli da che per ciò che egli è veramente; ne fariprova la tragica moltiplicazione dei pani e dei pesci che, secondoGiovanni, segna l'inizio della fine di Gesù: la gente ormai lo vuole re e nonaccetta più un'interpretazione meramente spirituale del suo mandato. Miriconosco, amici. Anch'io preferisco un Dio potente a un Dio dimesso, unDio che fa giustizia in modo eclatante (con gli altri, con me siamisericordioso!) a un Dio che pazienta, un Dio interventista da applaudirea un Dio che chiede a me di aiutarlo. Attenti all'ansia del prodigio, albisogno dello straordinario: non è questo che Dio vuole da noi; eglidesidera manifestare nel profondo la sua presenza, aiutarci a vivere inmaniera diversa la nostra vita, non a desiderarne un'altra; prima diacclamare Gesù "Figlio di Dio" dobbiamo capire che cosa lui intende per"Figlio di Dio", prima di schierarci come san Pietro a Cafarnao, dobbiamocapire che il messianismo di Gesù è servizio e chi lo segue diventa eglipure servo dell'umanità.

PregaFa’ di noi, Signore, degli uomini disposti a seguire il migliore Maestro, e adessere dei buoni apprendisti del messaggio evangelico, dei testimoniviventi del suo amore e della sua donazione. Accordaci la grazia di viverenella fede e di gridare a tutti che Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Concedicila forza di essere suoi discepoli e di non rinnegare mai questa chiamata.

Un pensiero per riflettereConducimi dalla morte alla vita,dalla menzogna alla verità.Conducimi dalla disperazione alla speranza,dalla paura alla verità.Conducimi dall’odio all’amore,dalla guerra alla pace.Fa sì che la pace riempia i nostri cuori,il nostro mondo, il nostro Universo.Pace, pace, pace. (MADRE TERESA DI CALCUTTA)

Semplicità

Un cuore semplice è come una ventata d'aria fresca che irrompe beneficae pura in una sala impregnata di fumo. Un cuore semplice è come un corsod'acqua che arriva in pieno deserto e fa rinascere la vegetazione. Uncuore semplice è come un pezzo di pane fresco che reca il profumo caldodelle cose genuine. Donaci, Spirito di Dio, uomini e donne, giovani e anzianidal cuore semplice: capaci di guardare la realtà con gli occhi puri di Dio,disposti a credere ancora alle buone intenzioni di chi ha sbagliato,pronti a riconoscere le azioni nobili e giuste da qualsiasi parteprovengano.Donaci, Spirito di Dio, gente semplice che fa la sua parte di lavoro e difatica, che assume su di sé i sacrifici necessari senza chiedere medaglieo titoli o riconoscimenti o solidi vantaggi economici. Donaci creaturesemplici che fanno crescere la pace.

Venerdì 2 febbraio 2007 - PRESENTAZIONE DEL SIGNOREMl 3,1-4; Sal 23; Eb 2,14-18Vangelo di Lc 2,22-40

22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè,portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23 come èscritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro alSignore; 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovanicolombi, come prescrive la Legge del Signore. 25 Ora a Gerusalemme c’eraun uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava ilconforto d’Israele; 26 lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli avevapreannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto ilMessia del Signore. 27 Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; ementre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28 loprese tra le braccia e benedisse Dio: 29 «Ora lascia, o Signore, che il tuoservo vada in pace secondo la tua parola; 30 perché i miei occhi han visto latua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli, 32 luce perilluminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». 33 Il padre e la madredi Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone libenedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e larisurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35 perché sianosvelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggeràl’anima».36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribùdi Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni daltempo in cui era ragazza, 37 era poi rimasta vedova e ora avevaottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio nottee giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si miseanche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano laredenzione di Gerusalemme.39 Quando ebbero tutto compiuto secondo lalegge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. 40 Ilbambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio erasopra di lui.

Medita(don Paolo Curtaz)

Quaranta giorni dopo la nascita di Gesù avviene la circoncisione: un gesto semplice eantico che indicava un'appartenenza a un popolo, ad una storia. Fa una certaimpressione vedere questa coppia di Nazareth compiere questo gesto, questo Dio chenon si sottrae al gesto dell'alleanza, che asseconda le tradizioni, che si riconosce nellascelta di compromettersi con l'esperienza del popolo di Israele.

Famiglia povera - offrono due colombi, la tariffa prevista per le famiglie povere -Giuseppe e Maria, ancora tutti stupiti degli eventi accaduti durante la nascita di Gesú,restano di nuovo sconcertati dalla presenza del vecchio Simeone, un habitué delTempio che riconosce in questo neonato la presenza stessa di Dio.Simeone è il simbolo della fedeltà del popolo di Israele che aspetta con fiducia lavenuta del Messia; la costanza e la perseveranza di molte persone anziane che nellaloro semplice fede ancora frequentano le nostre comunità investite dai radicalicambiamenti della nostra contemporaneità; ma - nello stesso tempo - Simeone è ilsimbolo dell'uomo che aspetta perché sì la vita è desiderio, la vita è cammino, la vita èattesa. Attesa di luce, di salvezza, di un qualche senso che sbrogli la matassa dellenostre inquietudini e dei nostri "perché".Quante volte incontro persone che si lamentano del fatto di non aver potuto tenere inmano il loro destino, di aver dovuto rincorrere una vita non scelta, di avere fatto deiprogetti che gli si sono sbriciolati in mano. A loro, a me, Simeone insegna aperseverare, ad affidarsi, a capire che la vita vera è oltre, è altrove, è diversa dairisultati che riusciamo a conseguire, dai sogni che riusciamo a realizzare.

Bellissima la preghiera intensa di Simeone chefinalmente vede l'atteso: ora è sazio,soddisfatto, ora ha capito, ora può andare, oratutto torna. La vita è così, amici, bastano treminuti per dare senso e luce a tutta una vita disofferenze, tre minuti per dare luce ad unavita di attesa. L'importante è avere un cuorespalancato, capace, non rinchiuso dal dolore edalla sofferenza, non asfaltato, nonsuperficiale... Incontrare il Signore o intuirnela presenza, avere insomma fede, credere esperare significa proprio mettersi in ascolto eattendere, anche tutta la vita se necessario.Certo: duro è perseverare nell'attesa, eppure è

una scommessa ardita che tutti siamo invitati a compiere perché la nostra intera vitadiventi attesa di una risposta esaustiva e soddisfacente che - infine - colmi i cuori.Simeone ha visto la luce: la luce già c'era, già esisteva, già era manifesta, e lui la vede,lui se ne accorge. La fede è un evento di apertura, è un accorgersi perché - lo so è unparadosso, che ci posso fare? - davanti al sole possiamo ostinatamente tenere gliocchi chiusi e dire: il sole non esiste.

Chiediamo al Signore di alleggerire il nostro cuore, di non permettere che lasofferenza o la superbia ci chiudano gli occhi al vero e al bene che risplende nellepieghe del nostro martoriato e fragile tempo. A Maria Simeone profetizzasofferenza. Questa acerba adolescente che ha creduto nella follia di Dio si trova ora,per la prima volta, davanti alla misura della sua scelta: la misura dell'amore. Maria sache accogliere Dio le costerà fatica, e tanta. Sa che ormai la sua vita è e resteràdiversa. Eppure crede, vi aderisce, vi acconsente. Perché amare può voler dire, incerte occasioni, patire. Sia lei, oggi, a insegnarci a vivere l'amore fino alla fine, aimparare a donare tutto di noi, per tramutare il dono il concretezza, il sentimento ilgesto, l'amore in dono.

Venerdì 19 gennaio 2007Eb 8,6-13; Sal 84Vangelo di Mc 3,13-19

13 Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essiandarono da lui. 14 Ne costituì Dodici che stessero con lui 15 e ancheper mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare idemòni.16 Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro;17 poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai qualidiede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; 18 e Andrea, Filippo,Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone ilCananèo 19 e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.

Medita(don Paolo Curtaz)

Gesù passa la notte in preghiera, poi scende e ne crea dodici. Le finalitàsono chiare: stare con lui, cioè fare esperienza di lui, per predicare ilvangelo e per allontanare il Maligno. Tutto qui. Questa è la chiesa: lacomunità di quelli che stanno con lui, che predicano il vangelo, cheallontanano il Maligno. Non chiedete altro alla chiesa, non aspettatevialtro da lei. Ma la cosa straordinaria è quell'elenco su cui passiamo comese niente fosse. Quei dodici nomi scolpiti nella storia. Se non avessimoalle spalle duemila anni di catechismo sobbalzeremmo leggendo questoelenco! Dodici nomi che indicano dodici personalità opposte, inconciliabili.Gesù mette assieme pescatori e intellettuali, ultratradizionalisti comeGiacomo e Zeloti, cioè terroristi, come Simone, ebrei ortodossi apubblicani... Che sfida! Di più: Gesù ha pregato tutta la notte per averecon lui un uomo come Giuda. Si sarà sbagliato? Eppure sotto la croce tuttifuggiranno: Gesù forse vuole dirci qualcosa di nuovo, di eclatante. Vedete,amici, se questa è la prima comunità, il modello a cui ispirarci, abbiamo diche riflettere. La chiesa non raccoglie i primi della classe, i giusti, iperfetti. La chiesa non è un club di gente con gli stessi interessi cultural-religiosi. No. La chiesa è il popolo radunato dal Signore, così diversieppure uniti dallo stesso Cristo. Guardate le nostre comunità quanto sonodiverse. Quale altra situazione potrebbe radunarci? Se ci mettessimo adiscutere di come deve vestire un prete ci scanneremmo. Se dovessimometterci d'accordo per animare una Messa, idem. E invece siamo insieme,uniti dalla stessa fede, uniti dallo stesso Cristo. Questa è la chiesa: ilpopolo radunato dalla Parola che cammina verso la pienezza del Regno. Lachiesa non è il popolo dei perfetti, ma dei riconciliati.

PregaLa Chiesa è apostolica, cioè essa contiene la missione e l’autorità affidatada Gesù Cristo per essere mezzo di salvezza nella storia degli uomini.Talvolta, Signore, siamo coscienti della grande responsabilità che abbiamonoi cristiani, membri della tua Chiesa. Permettici di riconoscere sempre isuccessori degli apostoli: papa e vescovi. Essi sono eletti perchéattraverso il loro ministero il popolo di Dio diventi più forte e più fedele,attivo nella società. Accordaci la grazia di vivere in comunione con gliinsegnamenti di coloro che tu stesso hai scelto come araldi del vangelo.

Generosità

Davanti a una situazione difficile e complicatatutti si erano defilati con una scusa più o menovalida. Lui invece ha accettato di andare fino infondo, a costo di rimetterci le penne, di venirnefuori malconcio perché si sa come vanno le cose,si finisce col prenderle da tutti e due icontendenti.

Anche lei ha compiuto un gesto coraggioso, quasieroico, quando si è presa in casa l'anziana che tutti avevano rifiutato per ilsuo caratteraccio. Ma chi glielo fa fare? -hanno commentato i piùbenevoli. Non è neppure sua parente!

Avrebbero potuto far finta di non vedere i tanti piccoli segni di una vitadifficile, una famiglia che arranca perché mancano i soldi necessari eperché la malattia ha colpito duramente. E invece sono intervenuti,discretamente ma decisamente, mettendo mani alle proprie tasche.

Grazie, Signore, per ogni generosità che lancia una scialuppa disalvataggio a chi sta per affondare nell'amarezza e nella solitudine.Grazie per tutti i generosi che pagano il prezzo della giustizia e della pacevera.

Sabato 3 febbraio 2007 -S. Biagio (mf)Eb 13,15-17.20-21; Sal 22Vangelo di Mc 6,30-34

30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quelloche avevano fatto e insegnato. 31 Ed egli disse loro: «Venite indisparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’». Era infatti moltala folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo dimangiare. 32 Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, indisparte.33 Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le cittàcominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34 Sbarcando,vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecoresenza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

MeditaL'insistenza con cui Gesù raccoglie attorno a sé i discepoli, per starecon loro, mi richiama l'importanza della relazione personale con ilSignore. Non c'è soltanto l'agire per Gesù, ma c'è anche lo stare conlui per ascoltarlo, per lasciarsi istruire da lui, per scopriresempre piùprofondamente la sua identità, il suo cuore, per fare con lui il puntodella mia situazione, per ritrovare la gioia del servizio al Vangelo,ricuperare lo slancio interiore, la lucidità dell'intelligenza. E uno starecon Gesù anche per imparare da lui la « compassione » che mi rendeattento alla sofferenza delle persone, al loro smarrimento, alla lorosolitudine e che consente al Signore, attraverso di me, di essere ilpastore premuroso che si prende cura di loro, si fa carico della lorosituazione, di far loro dono della sua vita (cfr. Gv 10,1-12).So stare un po' in disparte con il Signore, ascoltare con attenzione lasua Parola, fare il punto con lui della mia situazione di credente,imparare la sua “compassione”? Mi avvicino alle persone che soffronocon la delicatezza e la disponibilità a compatire proprie di Gesù,pastore buono?

PregaSignore, tu sai comprendere le persone che incontri: chiami in disparte idiscepoli perché si “riposino” con te dopo le fatiche della missione; ti commuoviper la folla sbandata e smarrita che ti cerca. Il tuo atteg giamentomanifesta e rende presente l'attenzione mi sericordiosa e paterna di Dioverso gli uomini. Tu sai dire parole vere che consolano chi soffre e guidano chiè sbandato. Continua, o Signore, a dire al mio cuore queste parole checonsolano e guidano, perché ritrovi lo slancio della tua sequela e del tuoservizio. Donami un cuore come il tuo, capace di “compassione”; aiu tami aessere con la mia vita parola di consolazione e di speranza per chi è solo esoffre. Amen.

Un pensiero per riflettereÈ con i poveri che i ricchi si fanno la guerra. (Luis Blanc)

IL DONO DELLA SPERANZAIl dono particolare che il Signore ci ha fatto

-- essere speranza per gli uomini del nostro tempo –si radica in noi nella misura in cui ci svuotiamo di noi stessi

e ci riempiamo della Presenza di Dio :il Padre che ci ama costantemente , il Figlio che ci comunica la sua Parola ,

lo Spirito Santo che ci sospinge verso strade e fatti nuovi .aiuteremo l’uomo del nostro tempo a “ tirar fuori “ la speranza assopita ,

se saremo abitati da Dio e , liberi da ogni spirito di giudizio ,da ogni rancore , da ogni rivalità , impareremo a vivere

secondo le beatitudini evangeliche :puri di cuore , miti , poveri , pacificati e pacificatori .

Ernesto Oliviero

Una storia per l’animaIl fiume di Bruno FerreroTre persone si trovarono un giorno davanti ad un fiume dalle acquerapide e minacciose. Tutte e tre dovevano passare dall'altra parte.Era molto importante per loro. II primo, un mercante scaltro egran trafficante, abile nel gestire uomini e cose, si inginocchiò erivolse un pensiero a Dio: «Signore, dammi il coraggio di buttarmi inqueste acque minacciose e di attraversare il fiume. Dall'altraparte mi attendono affari importanti. Raddoppierò i mieiguadagni, ma devo fare in fret-ta...». Si alzò e, dopo un attimodi esitazione si tuffò nell'acqua. Ma 1'acqua lo trascino a valle. Il secondo, un soldatonoto per l'integrità e la forza d'animo, si mise sull'attenti e pregò: «Signore, dammi laforza di superare questo ostacolo. Io vincerò il fiume, perchè lottare per la vittoria èil mio motto». Si buttò senza tentennare, ma la corrente era più forte di lui e lo portòvia.La terza persona era una donna. A casa l'attendevano marito e figli. Anche lei siinginocchio e pregò: «Signore, aiutami, dammi il consiglio e la saggezza perattraversare questo fiume minaccioso». Si alzò e si accorse che poco lontano un pastoresorvegliava il gregge al pascolo. «C’è un mezzo per attraversare questo fiume? » glichiese la donna.«A dieci minuti di qui, dietro quella duna, c'è un ponte» rispose il pastore.

A volte basta un briciolo di umiltà. E qualcuno che dia l'indicazione giusta.

Sabato 20 gennaio 2007 - S. Fabiano (mf); S. Sebastiano (mf)Eb 9,2-3.11-14; Sal 46Vangelo di Mc 3,20-21

20 Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, alpunto che non potevano neppure prendere cibo. 21 Allora i suoi, sentitoquesto, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori disé».

MeditaL’incomprensione contiene generalmente un’arma nascosta: la calunnia. Gesù,senza volerlo, si trova circondato dall’ostilità, effetto - da parte degli Ebrei -dell’incomprensione. Anche la sua famiglia si inquieta perché ha sentito dire (“sidiceva”) che egli è pazzo e non padrone di sé; essa vuole difenderlo. Coloro chenon accettano il messaggio di Gesù Cristo sono senza argomenti, e la loro unicarisposta è la calunnia. Coloro che voltano le spalle alla verità sono nellamenzogna e non capiscono che il Messia è venuto per rivelare delle veritàsconosciute. Peggio ancora, non capiscono che la grande novità cristianaconsiste nel fatto che Gesù Cristo in persona è la Parola-Verità, rivelatrice delPadre, illuminata dallo Spirito. Il medesimo destino di Gesù è riservato a coloroche vogliono seguire il Maestro. Noi ne abbiamo la prova tramite l’esperienzadei santi. I loro contemporanei li hanno spesso accusati di essere fuori di sé.Molti sono morti torturati e la Chiesa li definisce martiri perché furonotestimoni della fede in Gesù Cristo. Colui che aderisce a Gesù Cristo devesapere che berrà allo stesso calice.

PregaColui che annuncia la verità deve essere disposto a non essere compreso.Fa’, Signore, che nei momenti di incomprensione sappiamo metterci al tuoposto. Fortificaci in modo tale che siamo coerenti rispetto a ciò a cuicrediamo. Accordaci la grazia di vivere a volto scoperto, e nonpermettere che cediamo alla tentazione della viltà: le viltà che siaffermano come rivelazioni, o quelle che si nascondono come tradimenti.Infondi nella nostra vita la luce della verità e fa’ che sia nostra guida sulcammino della giustizia.

Pace tra i cristiani

Spirito di Dio, Spirito della pace, come possiamo noi cristiani annunciareancora il vangelo della pace in mezzo alle nostre persistenti divisioni?Divisioni tra chiesa e chiesa, nel nome delle proprie diverse tradizioni;divisioni che spaccano le comunità cristiane al loro interno a causa delle

gelosie che le feriscono e impoveriscono. Spiritodi Dio, Spirito della pace, noi ti invochiamo: fa'splendere davanti a noi e in mezzo a noi il vangelo delSignore Gesù. Accendi il nostro cuore di unardente desiderio di amore per Dio, di amore pertutti i fratelli che condividono la nostra fede.

Una storia per l’animaIl campione di Bruno Ferrero

Un grande maestro di tiro con 1'arco organizzò una gara tra i suoi allievi per valutare illoro grado di preparazione. Nel giorno fissato, un bersaglio di legno con al centro uncerchio rosso fu legato su un albero ad una estremità della radura. All'estremitàopposta, fu tracciata sul suolo una linea, dietro la quale si piazzarono i concorrenti.Un giovane avanzò baldanzosamente, impaziente di dimostrare la sua abilità. Afferròsaldamente 1'arco e una delle frecce, poi si sistemò in posizione di tiro.«Posso tirare, maestro? » chiese.Il maestro che lo fissava attentamente gli domando:«Vedi i grandi alberi che ci circondano?».«Sì, maestro, li vedobenissimotutt'intornoalla radura».«Bene», rispose il maestro, «torna con gli altri perché non sei ancora pronto ».L'allievo, sorpreso, posò 1'arco e obbedì. Un secondo concorrentesi feceavanti. Prese 1'arco ela freccia e mirò con cura. Il maestro si portò di fianco all'arciere e gli chiese: «Puoivedermi?».«Sì, maestro, posso vedervi. Siete qui vicino a me».«Torna a sederti con gli altri» rispose il maestro. «Tu non potrai mai colpire il bersaglio ».Tutti i partecipanti, gli uni dopo gli altri, afferrarono 1'arco e si prepararono ascoccare la freccia, ma ognivolta il maestro poneva loro una domanda, ascoltava larisposta e li rimandava al loro posto. La folla sorpresa cominciò a rumoreggiare. Nessunodegli allievi aveva tirato una sola freccia. Allora si fece avanti il più giovane degli allievi. Sen'era stato in disparte, silenzioso. Tese l’arco poi resto perfettamente immobile, gli occhifissi davanti a lui. «Vedi gli uccelli che sorvolano il bosco?» gli chiese il maestro.«No, maestro, non li vedo».«Vedi 1'albero sul quale e inchiodato il bersaglio di legno?».«No, maestro, non lo vedo». «Vedi almeno bersaglio? ».«No, maestro, non lo vedo».Dalla folla degli spettatori si levò una risata. Come poteva quel ragazzo colpire il bersagliose non riusciva nemmeno a distinguerlo dall'altra parte della radura? Ma il maestroimpose il silenzio e domando pacatamente all'allievo: «Allora, dimmi, che cosa vedi?».«Io vedo un cerchio rosso» rispose il giovane.«Perfetto» replicò il maestro. «Tu puoi tirare». La freccia solco 1'aria sibilando leggera e sipianto vibrando nel centro del cerchio rosso disegnato sul bersaglio di legno.

«Marta,Marta,tutiaffannietipreoccupiditroppecose.Unasolacosaenecessaria(Luca10,41-42).

Domenica 4 febbraio 2007 - V DOMENICA TEMPO ORDINARIOIs 6,1-2a.3-8; Sal 137;1Cor 15,1-11Vangelo di Lc 5,1-11

1 Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio,vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi elavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò discostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folledalla barca.4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendiil largo e calate le reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro,abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sullatua parola getterò le reti». 6 E avendolo fatto, presero una quantitàenorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno aicompagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero eriempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Alveder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo:«Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9 Grande stuporeinfatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per lapesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli diZebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Nontemere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche aterra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Medita(padre Ermes Ronchi)

Gesù, mentre la folla gli fa ressa attorno,osserva un gruppetto di pescatori che, indisparte, sta riponendo le reti. Stanchi, unanotte buttata, le reti vuote, tornano a casa,senza niente. Gesù sale su una delle loro duebarche vuote, si introduce con delicatezza inquell'aria di fallimento, e prega Simone distaccarsi un po' dalla riva. Lo "prega", noto lafinezza del verbo scelto da Luca. E infatti, nelmomento del fallimento, quale parola ti dà piùenergia e speranza? Un comando? Unaimposizione? Un rimprovero? O non invecequalcuno che ti prega? In quello dei pescatori, intravedo tutti i miei fallimenti, lescelte sbagliate e i giorni inutili, i peccati ricorrenti. Eppure Gesù sale anche sulla miabarca, sulla barca della mia vita, che è vuota, che ho tirato in secca, e mi prega diripartire, di lavorare per lui, mi affida un nuovo mare: «Prendi il largo e getta le retiper la pesca». Sulla tua parola, le getterò. È questa fiducia, che pure germoglia sulledelusioni, che genera il miracolo: una quantità enorme di pesci. E il pescatore prendepaura. Lo stupore per le barche che quasi affondano cariche di quel piccolo tesoro, perquel rabbi che ha gesti e parole che risvegliano la vita, lascia il posto al timore: Dio siè avvicinato, Simone ha paura, lo allontana: «Allontanati da me perché sono solo unpeccatore». Come posso stare vicino a Dio se sono un peccatore? Come possoannunciare vangelo con tutti i miei peccati addosso, che si ripetono, si rincorrono, enon cambia mai niente? Ma la reazione del Signore è bellissima: non dice che non èvero, non assolve Simone, non lo umilia, pronuncia una sola parola: non temere. Ilpeccato rimane, non viene annullato, ma non può essere il mio alibi per allontanare Dio,per evitare la sua presenza, per non impegnarmi con lui, per chiudermi al futuro. Nontemere, anche la tua barca va bene. Gesù rialza, dà fiducia, conforta la vita, la incalza.D'ora in avanti, dice, ed è la vita che riparte, d'ora in avanti resterai peccatore, manon temere, cercherai uomini, li prenderai vivi, li raccoglierai. Per la vita. Il miracolonon sono le barche riempite di pesci; il miracolo non sono neppure le barcheabbandonate alla parola del rabbi; il miracolo grande è Gesù che non si lascia deluderedai miei difetti, che mi affida il vangelo, che mi fa ripartire da là dove mi ero fermato.Credo in te Signore perché tu credi in me; ti do fiducia perché tu mi dai fiducia; tiseguirò perché sulla mia barca hai voluto salire. «E abbandonato tutto lo seguirono».Restano sulla riva le reti, due barche vuote, una vita. Seguono Gesù. Peccatori chesanno di esserlo. Io tra loro. Eppure con Lui tentando di essere nella vita datori divita.

Prega«Sulla tua parola getterò le reti»... Non è facile, Gesù, prendere il largo dopo che si èfaticato invano tutta una notte senza prender nulla; non è facile fare quel lo checi chiedi quando l'esperienza ci dice che tanto arrabattarsi è stato inutile; non èfacile lasciarsi alle spalle frustrazioni ed insuccessi, stanchezze e fallimenti, fidandosisolo di te, della tua parola.Eppure tu ci chiedi proprio questo: di rinunciare alle nostrelogiche, e un poco anche alle nostre competenze, ai nostri progetti e alleprevisioni, e di calare di nuovo le reti. E ci assicuri una sorpresa che ci spiazza: ilraccolto abbondante, imprevisto, la quantità enorme di pesci che ci lascia a boccaaperta. Solo allora possiamo accogliere il tuo invito, lo stesso rivolto a Pietro:diventare pescatori di uomini che agiscono non in nome dei saperi accumulati, deicalcoli e delle probabilità, ma si lasciano condurre dall'amore. In fondo è proprio iltuo amore, smisurato ed imprevedibile, che è capace di servirsi di noi per strapparcial male e portarci ad una nuova vita.(ROBERTO LAURITA)

Camminiamo nella luce del SignoreEgli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro tra molti popoli .

Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci;un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo,

non si eserciteranno più nell’arte della guerra .Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore .

(Isaia 2,4-5)

Domenica 21 gennaio 2007 - III DOMENICA TEMPO ORDINARIO - S. Agnese

Ne 8,2 -4a.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-31a;Vangelo di Lc 1,1-4; 4,14-21

1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successitra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin daprincipio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di farericerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te unresoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della soliditàdegli insegnamenti che hai ricevuto.14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza delloSpirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle lorosinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. 16 Si recò a Nazaret, dove era statoallevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò aleggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove erascritto: 18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato conl'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,perproclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere inlibertà gli oppressi, 19 e predicare un anno di grazia del Signore. 20 Poi arrotolò ilvolume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagogastavano fissi sopra di lui. 21 Allora cominciò a dire:«Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi aveteudita con i vostri orecchi».

Medita (don Paolo Curtaz)Il tempo che ci è dato è l'opportunità di scoprire il volto diDio, di vederne il sorriso, di rileggere la Storia e la nostrastoria nel suo sguardo, di percepire il suo amore di sposoche attende, di capire, infine. Per compiere questaimpresa, che ci stacchi dalle nostre percezioni, dalla faticadel quotidiano, dobbiamo riascoltare e meditare la Parolache ci converte, sederci e accogliere la testimonianza dichi, come Luca, grazie alla predicazione di Paolo, haconosciuto la misericordia di Cristo e ne parla.

Luca non ha mai visto Gesù, come noi: è stato avvicinato al Vangelo da san Paolo, èdi Antiochia ed ha seguito Paolo dal secondo viaggio missionario in avanti. Luca è diorigine greca, ha sicuramente studiato, scrive in un greco raffinato e scolastico, e,secondo la tradizione, è un medico. Luca vuole dire una cosa alla sua comunità: Gesù èil volto misericordioso di Dio, Gesù è il volto splendido del Padre e la tenerezza di Dioemerge continuamente nel suo racconto. Dante dirà di Luca che è lo "scribamansuetudinis Christi": lo scriba della mansuetudine di Cristo.

Luca ci tiene alla sua serietà di storico, ci tiene a confermare la fede in cui èrimasto coinvolto: non sono favole quelle in cui ha creduto, né pie elucubrazioni. Hadato del tempo, Luca, a questa ricerca e ci tiene a precisarlo. Grande Luca! Fa bene adirlo: neanche lui si immaginava che a duemila anni di distanza siamo ancora qui agiocare a fare gli intellettuali smaliziati, a guardare con sufficienza le pretese distoricità dei vangeli, a scrutare con arroganza il cristianesimo. Siamo convinti che lareligione sia qualcosa di utile sì, male non ne fa', insegna il bene, ma che in fondo infondo tutto si risolva in una pia esortazione che non può certo passare al vaglio dellastoria o della scienza. Il Vangelo è e resta uno splendido esempio di libro religioso,Gesù è una figura ammirevole, ma tutto si confonde: morale, favola, dottrina...

Luca scuoterebbe la testa, invitandoci a prendere un po' sul serio la nostrafede, a dedicare del tempo alla nostra preparazione, a renderci conto che la fede vanutrita, informata, capita, indagata. Macché: le quattro nozioni imparate di malavogliaal catechismo sono spesse volte l'unico nutrimento spirituale di tutti noi. Salvo poiessere convinti di sapere molto sulla fede: più di una volta mi sono trovato durante unacena a disquisire di fede con fior di professionisti che si impantanavano miseramentenell'ignoranza nell'affrontare temi come l'etica, la storicità dei Vangeli e amenità delgenere! Siamo seri: il problema è la nostra pigrizia, il problema è la dimenticanza: nonci importa della nostra interiorità, non investiamo perché in fondo non ci crediamo.Smettiamola di giocare a fare gli atei, non nascondiamo la nostra mediocrità dietrouna pretesa culturale poco seria e documentata, portiamo rispetto per coloro chedavvero hanno cercato e studiato e indagato. Mondo impigrito, il nostro, che affida adaltri l'analisi per poi mandare a memoria un riassunto delle conclusioni masticate daituttologi di turno.Vuoi veramente cercare la fede? Indaga. Cerchi davvero Dio? Informati. Vuoi

davvero dare senso alla tua vita? Fidati. Sì perché – ci ricorda Luca – la fede nascedalla testimonianza di chi ha visto e creduto. Così Gesù, a casa sua, a Nazareth,commentando la Parola durante l'incontro in sinagoga dello shabbat annuncia il suoprogramma. Gesù sceglie il brano di Isaia in cui si annuncia il ritorno dall'esilio inBabilonia del popolo di Israele, brano di liberazione, di salvezza, di ritorno, di gioiarestituita. Gesù fa suo il sogno di Israele e dell'umanità di un mondo diverso, redento,armonioso, senza tenebre né fragilità, senza increspature né sbagli. Gesù s'iscrive allagrande schiera degli utopisti di tutti i tempi, di coloro che desiderano davverocambiare. Per poi concludere: "oggi si è adempiuta questa scrittura". Oggi: Lui realizzaquesta armonia. Oggi: Cristo raggiunge la storia, Dio irrompe nel quotidiano e lo salva.Oggi: oggi di Luca, oggi mio, adesso, qui Dio mi raggiunge. Questo è il programma diGesù: realizzare il sogno, renderlo concreto attraverso la sua presenza, presenzadivina, presenza travolgente di Dio.Bel programma, no?

Una storia per l’anima Ieri e oggi di Bruno FerreroAllora, secondo il costume, alla domenica, in chiesa il sacerdote si alza per la lettura.Gli presentano il libro. Egli l’apre e legge: «Sono stato inviato per dire ai poveri chesono fortunati d'essere poveri, per annunziare ai prigionieri che rimarranno inprigione, per avvertire i ciechi che non riavranno la vista, per togliere agli oppressi ciòche rimane della loro libertà e per proclamare che quest'anno sarà un anno come tuttigli altri...». Il sacerdote chiude il libra e si siede. Nella chiesa, tutti fissano gli sguardisu di lui. Il sacerdote dice loro: «Oggi tutto è in ordine...». Allora nella chiesa si levaun enorme sospiro di sollievo.

Forse non è proprio cosi, ma perchè non pensarci?

Lunedì 5 febbraio 2007 – S.Agata (m)Gn 1,1-19; Sal 103,1-2.5-6.10.12.24.35;Vangelo di Mc 6,53-56

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata,approdarono e presero terra a Genesaret.Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo datutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci gli ammalati,dovunque udivano che si trovasse.E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano gliinfermi nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno lafrangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.

Medita(don Lino Pedron)

Le folle riconoscono Gesù e gli portano i malati. Egli salva tutti coloro chelo toccano. Viene messa in evidenza sia l'avidità degli uomininell'approfittare della potenza del guaritore, sia la compassione di Gesùverso le "pecore senza pastore" (6,34).La gente lo cerca come salvatore del popolo e operatore di prodigi: perora non sembra che germogli in essa una fede più profonda. Il lettore delvangelo deve convincersi che bisogna "toccare" Gesù in un senso più verodi quanto non abbiano fatto i galilei; si deve credere in lui come nelMessia promesso, che raduna il popolo di Dio e che è veramente il Figlio diDio.Marco descrive Gesù come un "uomo divino", dal quale emanano prodigiosevirtù risanatrici. Egli appare come soccorritore e medico dei poveri edegli infermi. Ma dopo la moltiplicazione dei pani e il camminare sulleacque (6,35-52), il lettore cristiano sa con maggiore chiarezza che Gesù èassai più che un operatore di prodigi e un guaritore. Il suo potere viene daDio e ha le radici nel mistero del tutto singolare di essere il Figlio di Dio.

PregaChiediamo la salute, allora, la salute del cuore anzitutto e quella del corpo,

sapendo però che potrà succedere di essere raggiunti dalla malattia; chiediamoallora al Signore di poterla affrontare consapevolemente, come momentoinevitabile della vita che può condurci ad una dimensione inesplorata della

nostra vita.Guarisci nel profondo ciascuno di noi, Signore, donaci salute nel corpo e nello

spirito!

Pace nel mondo

Nonostante tutto noi osiamo ancora sperare: un giorno vedremo finalmentequesta terra dilaniata e inzuppata di sangue diventare un giardino incui tutti si trattano da fratelli e sorelle. Un giorno parole come “guerra”,“distruzione”, “eccidio” e “assassinio” non avranno alcun senso, perchéavremo dimenticato la terribile realtà che evocavano. Un giorno anche lebestie feroci non faranno più paura perché saranno diventate mansuetee pacifiche. In quel giorno, Spirito di Dio, noi che venivamo presi per degliillusi, dei visionari, dei sognatori ingenui, appariremo agli occhi di tutticome gli uomini e le donne dell'avvenire del mondo. E quanti si credevanoancorati saldamente alla realtà mostreranno di essersi sbagliati: Dio nonaveva creato questo mondo per farne un'arena di lottatori, un campoin cui si affrontano dei nemici, ma la casa della fraternità, della giustizia edella pace.

Sant'Agata Vergine e martire (235 -251)

Nacque nei primi decenni del III secolo aCatania in una ricca e nobile famiglia di fedecristiana. Verso i 15 anni volle consacrarsi aDio. Il vescovo di Catania accolse la suarichiesta e le impose il velo rosso portatodalle vergini consacrate. Il proconsole diCatania Quinziano, ebbe l'occasione divederla, se ne invaghì, e in forza dell'edittodi persecuzione dell'imperatore Decio,l'accusò di vilipendio della religione di Stato,quindi ordinò che la catturassero e laconducessero al Palazzo pretorio. I tentativi

di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso,il proconsole imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturataAgata resisteva nella sua fede. Quinziano al colmo del furore le feceanche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopouna visione fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata. Ma unforte terremoto scosse Catania, allora il proconsole fece togliere Agatadalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualcheora dopo. È il 251.

Lunedì 22 gennaio 2007 - S. Vincenzo (mf)Eb 9,15.24-28; Sal 97Vangelo di Mc 3,22-30

22 Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui èposseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe deidemòni». 23 Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satanascacciare satana? 24 Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non puòreggersi; 25 se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.26 Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso,non può resistere, ma sta per finire. 27 Nessuno può entrare nella casa diun uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte;allora ne saccheggerà la casa. 28 In verità vi dico: tutti i peccati sarannoperdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; 29

ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono ineterno: sarà reo di colpa eterna». 30 Poiché dicevano: «E' posseduto da unospirito immondo».

Medita(eremo di san Biagio)

Fin dall'inizio della sua missione, Gesù si presenta come colui che libera non solodal male, ma dal Maligno. Di fronte all'evidenza dei suoi interventi a favoredegli indemoniati, i suoi oppositori giungono alla conclusione che egli puòscacciare i demoni perché alleato con essi. È l'accecamento di chiostinatamente rifiuta la luce. È la chiusura totale che impedisce a Dio dioperare. In questo contesto si situa la frase agghiacciante di Gesù. Lui, che èvenuto per i peccatori, Lui che si è chinato su ogni miseria morale con infinitamisericordia, Lui che sulla croce giungerà non solo a perdonare ma anche aintercedere per chi lo crocifiggeva, sembrerebbe ammettere un limiteall'onnipotente misericordia di Dio. È necessario scavare in questa tremendafrase, senza tentare di edulcorarla. Sì, Gesù afferma che c'è un peccatocapace di bloccare la mano di Dio tesa verso di noi per soccorrerci. Questopeccato è la "bestemmia contro lo Spirito Santo". Nell'uso corrente perbestemmia si intende un'espressione ingiuriosa rivolta a Dio o ai suoi santi.Biblicamente il termine ha un significato più ampio: è bestemmia maledire Dio,ma lo è anche il non riconoscere in lui la sorgente della salvezza e dellasperanza, o anche l'attribuirsi poteri e proprietà di Dio. Bestemmiare contro loSpirito Santo è allora chiudersi volontariamente alla sua azione salvifica, al suo"giudizio" teso a far luce dentro di noi, al suo perdono. Bestemmia è anchel'insana pretesa di voler giudicare l'azione segreta di Dio in un'anima. Ebestemmia è anche quella di chi presume di "salvarsi" da solo. Questi tipi di"bestemmia" chiudono la persona nelle sue sicurezze, impedendo a Dio diintervenire nella sua vita. Il permanere di questi atteggiamenti rendonoirreversibile la situazione del peccatore. L'impedimento non procede quindi daDio, ma dall'uomo, che, nella sua libertà, può accogliere o rifiutareorgogliosamente l'azione santificatrice dello Spirito.

PregaSpirito Santo, che dimori in me e in ogni anima redenta dal sangue di

Gesù, nelle tue mani rimetto il timone della mia barca, perché essa non siallontani mai dalla rotta che il Padre mi ha tracciato. Rendimi disponibile

alla tua azione in me e colmami di riverente stupore per quanto operiintorno a me. Signore, concedici il grande dono di saper discernere gli

spiriti, così che rifiutiamo lo spirito del male che semina il dubbio, e fa’che ci lasciamo guidare dal tuo Spirito di Santità, lo Spirito che ti ha

condotto, Signore Gesù, a trionfare su ogni male.

La voce di un Padre della ChiesaNon condannare il fratello, non essere facile a incolparlo o a rigettarlo,perché condannarlo e disprezzarlo equivale ad allontanarlo da Cristo edalla sola speranza, equivale a tagliare insieme con la zizzania anche il

frumento nascosto, e forse un frumento più prezioso di te.Gregorio di Nazianzo

Un pensiero per riflettereIo sogno che un giorno questa nazione si sveglie realizzi la verità del suo credo:”Noi riteniamoquesta realtà evidentissima: che tutti gli uominisono creati uguali”. Io sogno che un giorno sullerosse colline della Georgia, i figli degli antichischiavi e i figli degli antichi padroni possanosedere insieme al tavolo della fratellanza. Io sogno che un giorno anche loStato del Mississippi, uno Stato che lotta contro l’ingiustizia, l’odio el’oppressione, sia trasformato in un’oasi di libertà e di giustizia. Io sognoche i miei quattro piccini possano un giorno vivere in una nazione in cui nonsiano giudicati dal colore della pelle, ma dal valore della loro personalità.Io sogno che un giorno ogni valle sarà colmata, ogni montagna e collinasarà abbassata, i luoghi impervi diverranno piani e quelli tortuosi siraddrizzeranno, e la gioia del Signore verrà rivelata, e tutti gli uominiinsieme la vedranno. (MARTIN LUTHER KING)

Martedì 6 febbraio 2007 – Ss. Paolo Miki e c. (m)Gn 1,20 – 2,4; Sal 8,2.4-9;Vangelo di Mc 7,1-13;

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degliscribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoidiscepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate - ifarisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate lemani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, etornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, eosservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri,stoviglie e oggetti di rame - quei farisei e scribi lo interrogarono:“Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degliantichi, ma prendono cibo con mani immonde?”.Ed egli rispose loro: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, comesta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore èlontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine chesono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voiosservate la tradizione degli uomini”. E aggiungeva: “Siete veramenteabili nell’eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostratradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chimaledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece dicendo:Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korban, cioè offerta sacra,quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di farenulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con latradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte”.

Medita(don Paolo Curtaz)

Gesù è libero di fronte alle norme che regolavano la purificazione rituale,scandalosamente libero; eppure il suo atteggiamento non è quello un po'adolescenziale e un po' snob di chi si sente superiore alle regole della vitacomune, no; lui entra nel profondo, nello spirito autentico della norma,senza cadere nel legalismo, il Signore vede la ragione di una norma e nevaluta l'opportunità o meno: la sua non è la ripetizione stanca di unatradizione che ci impedisce di crescere, ma una interpretazione matura eposata dell'obiettivo che la norma vuole raggiungere. La tradizione degliuomini, allora come oggi, rischia di soffocare il comandamento di Dio etroppe volte attribuiamo a Dio pensieri e comportamenti che, in realtà,sono frutto della nostra ostinazione; Gesù non ha detto: "io sono laconservazione" ma "io sono la verità" e la Chiesa, le comunità parrocchialie religiose devono davvero essere pronte a leggere ogni piccola scelta,ogni tradizione degli uomini alla luce della Parola innovativa del vangelo.Così il rispetto della tradizione diventava un escamotage per nonsoccorrere i genitori: consacrando al Tempio il proprio reddito non si eratenuti a devolverlo ai genitori bisognosi, contravvenendo – e gravemente –alla norma del rispetto e della tutela dei propri famigliari.Oggi, 11 febbraio, ricordiamo anche l'apparizione di Maria a Lourdes,segno di speranza per milioni di ammalati. Sono proprio loro, i fratelliammalati, ad essere oggi al centro della nostra riflessione e della nostrapreghiera: sentano vicina la presenza consolatoria della madre di Dio.

PregaRendici liberi, Signore, di fronte alla norma, aiutaci a distinguere letradizioni degli uomini dal tuo comandamento che è sempre e solo un

comandamento d'amore!

Ostacoli alla pace: la gelosia

Più contagiosa di un'epidemia, più devastante di un terremoto, la gelosiariesce a sgretolare anche i sentimenti più solidi insinuando il dubbio,inventandosi assurdità, lasciando a briglia sciolta la voglia smoderatadi possedere l'altro/ l'altra, fino al punto di considerare concorrenti onemici tutti coloro che l'avvicinano. Spirito di Dio, proprio da questo siriconosce la tua presenza benefica: dove tu agisci uomini e donnelasciano spazio alla libertà, accettano la diversità, rinunciano ad

avvolgere qualcun per poterloconquistare. Spirito di Dio, noiti ringraziamo per tutti coloroche amano, ma senza volerpossedere, che aiutano, masenza voler creare debiti digratitudine, che accolgono, masenza voler togliere aria espazio a nessuno.