la pesca mosca e spinning 5/2013

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B Br ru uc co o G Gu ur rg gl le er r P Pu us sh h f fo or rw wa ar rd d T TW WS S G Ga am mm ma ar ru us s G Gu um mm my y B Bo od dy y M Mi i n nn no ow w A Af ff fr ro on nt ta ar re e i i g gr ra an nd di i f fi iu um mi i S So og gn ni i d di i u un na a n no ot tt te e d de es st ta at te e n. 5 NOVEMBRE-DICEMBRE 2013 www.lapescamoscaespinning.it M MO OS SC CA A e e S SP PI IN NN NI IN NG G M Mo on ns st te er r b ba as ss s S S t t r r e e e et t f f i i s s h h i i n n g g C Ca as st ti i n ng g r re ee el l c ca ar re e L Le e t t r ro ot te e d de el l l lA Av vi is si i o o L La a s st ta ag gi io on ne e d de el l m ma ar re e I I c c a av ve e d d a a n n i i d d e el l L L a a m mb b r r o o D Di i a ag go on na al l f fi i s sh hi i n ng g p pe er r i i l l p pe er rs si i c co o

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La Pesca Mosca e Spinning n. 5/2013 (novembre-dicembre 2013). La rivista di pesca con le sole esche artificiali. Tecniche, attrezzature, itinerari negli articoli dei maggiori esperti italiani. La rivista tratta e promuove tutti i settori della mosca (lancio, costruzione, mare, gestione, bambù ecc.) e dello spinning (artificiali, autocostruzione, trota torrente, luccio, bass fishing, vertical jigging, rock fishing, street fishing, ecc.).

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Page 1: La Pesca Mosca e Spinning 5/2013

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2 • MOSCA e SPINNING 5/2013

Direttore responsabileEugenio Ortali

RedazioneVia Jacopo Della Quercia 88 • 50053 EmpoliTel. 0571/73.701 • Fax 0571/530.989www.lapescamoscaespinning.itinfo@lapescamoscaespinning.itwww.facebook.com/MoscaeSpinninghttp://twitter.com/lapescaMeSwww.youtube.com/user/MoscaeSpinningwww.flickr.com/photos/moscaespinning

Segretaria editingGraziella Curto

Hanno collaborato a questo numeroMoreno Bartoli, Mauro Borselli,Claudio Carrara, Fabrizio Cerboni,Stefano Corsi, Espen A. Eilertsen,Patrizio Fasciani, Fabio Federighi,Jacopo Gallelli, Ivano Mongatti,Giorgio Montagna, Max Mughini,Federico Renzi, Antonio Rinaldin,Luca Russo, Marco Sammicheli,Fosco Torrini, Emanuele Turato,Antonio Varcasia

PubblicitàPETRA srl

Via Jacopo Della Quercia 88 • 50053 EmpoliTel. 0571/73.701 • Fax 0571/530.989

Disponibile anche come Appper iPad e dispositivi Android

Tutti i diritti riservatiLA PESCA MOSCA E SPINNINGEdizioni PETRA srl

Direttore editorialeElena Dall’Armi

Grafica e impaginazione: Petra srl

24LE TROTE DELL’AVISIOdi Patrizio FascianiQuesta volta Patrizio non ci propone un in-tervento sul luccio, ma sui salmonidi insidia-bili nell’Avisio, che scorre dalla Marmoladaall’Adige, indicando due ben diverse tipolo-gie di artificiali che gli hanno garantito dellebelle catture.

34SOGNI DI UNA NOTTE D’ESTATEdi Claudio Carrara«È il momento magico in cui il fiume sembraanimarsi per incanto; circondati da migliaiadi insetti abbiamo finalmente la possibilitàdi insidiare il pesce della vita che, abbando-nato ogni timore, si getta con avidità sullefacili prede portate dalla corrente».

42DIAGONAL FISHINGPER IL PERSICOdi Jacopo GallelliI casting jig usati per lo shore jigging posso-no essere impiegati con successo anche nel-la pesca in acque interne. In questo caso l’au-tore ne ha testato l’efficacia in una serie diuscite dedicate alla pesca del persico reale.

48PUSH FORWARDdi Ivano MongattiRiprendendo e modificando un montaggioproposto qualche anno fa, Ivano illustra l’i-dea «di creare una sorta di conicità tra cor-po e hackles che regali all’insieme unasilhouette accettabile, lavorando anchesulla gradazione cromatica delle due parti».

58CASTING REEL CAREdi Max MughiniSi avvicina l’inverno e con questo il periododella manutenzione delle attrezzature. Ilpiù delicato e complesso dei nostri ‘giocat-toli’ è il mulinello e se vogliamo effettuareun buon lavoro dobbiamo eseguire tutte leoperazioni in maniera scrupolosa.

66TWS GAMMARUSdi Fabio FederighiRispondendo alle numerose richieste rice-vute, Fabio propone, nell’articolo e soprat-tutto nel filmato che lo accompagna, la co-struzione di un gambero particolarmenteadatto ad acque come quelle della Tail Wa-ter Sieve in Toscana.

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68I CAVEDANI DEL LAMBROdi Giorgio MontagnaSul Lambro, corso d’acqua brianzolo di mo-desta estensione e a corrente moderata, èpossibile praticare un divertente spinningleggero al cavedano. Giorgio propone unaserie di piccoli artificiali validi per acque co-me queste nelle varie stagioni dell’anno.

76COME AFFRONTARE I GRANDI FIUMIdi Espen A. EilertsenIl fiume di Espen è il Trysil in Norvegia, do-ve pesca da più di vent’anni e dove oggipratica la professione di guida. Nell’accom-pagnare i suoi ospiti ha spesso notato ladifficoltà che i pescatori italiani manifesta-no nell’approcciare le grandi acque.

86MONSTER BASSdi Emanuele TuratoCosa vuol dire confrontarsi con bass di di-mensioni enormi, cioè non con i ‘big’ cuipossiamo essere abituati nelle nostre ac-que, né con quelli ben più grandi del Texaso della Florida, ma con i ‘monster’ che sipossono trovare solo in Messico?

94BRUCHIdi Federico Renzi«Tra le 157.000 specie di lepidotteri chepopolano la terra la stragrande maggioran-za non ha una nutrizione specifica ed èquindi possibile trovare una grande variabi-lità tra le specie che popolano alberi e ar-busti in prossimità dei fiumi».

102SEMPRE PIÙ STREET FISHINGdi Luca RussoLo street fishing è una delle tecniche delmomento. Frutto dell’adattamento alle ac-que dolci, operato dai pescatori francesi,del rock fishing nipponico, ha ormai trovatouna sua via italiana. Ce ne parla l’organizza-tore della recente «Street Fishing Parade».

108ANCORA SUI GUMMI BODYMINNOW ALTERNATIVIdi Mauro BorselliMauro riprende un argomento lasciato insospeso qualche anno fa, presentando unaltro Gummi minnow alternativo, basatosull’uso di un nuovo materiale, che garanti-sce particolari funzionalità costruttive.

116LA STAGIONE DELLO SPINNINGIN MAREdi Antonio VarcasiaCon la partenza dei visitatori estivi, le costetornano a essere meta dei pescatori, locali eno. L’autunno ha caratteristiche specificheche, a seconda dell’andamento stagionale,possono favorire presenze molto interessanti.

126GURGLERdi Marco Sammichelie Antonio RinaldinUno stile di dressing che «viene utilizzato perimitare un gran numero di prede naturali ag-giungendo ai dressing un dorso di schiumache eccede la legatura di chiusura, lasciando unlabbro sollevato sopra all’occhiello dell’amo».

132PESCI E PESCATORIdi Fabrizio CerboniLa pesca a spinning è in costante aumentoed è oggi la più praticata. Ma il peso ‘politi-co’ dei pescatori a lancio è molto basso ri-spetto a quello di altre categorie, che han-no fra l’altro una maggiore tendenza all’as-sociazionismo.

140UNA SCOMMESSA DIFFICILEdi Moreno BartoliÈ possibile far diventare un octopus di 3,5cm un artificiale completamente diverso ecatturante? Moreno, al fine di dimostrare labontà del suo modo di intendere l’autoco-struzione, c’è brillantemente riuscito.

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Con questa uscita si inaugura la serie dei numeri digitali della rivista. La modalità di ac-quisizione di notizie e di conoscenze attraverso il web è diventata da anni assoluta-mente prevalente rispetto alla tradizionale via cartacea grazie ai suoi enormi pregi, pri-mi fra tutti l’immediatezza della fruizione, la facilità della ricerca, la ‘leggerezza’ dellaeventuale conservazione, non ultima la gratuità. Ora, con la possibilità di utilizzare in-ternet sulla televisione di casa e soprattutto su tablet e cellulari, anche la comodità ècompleta, non dovendo essere più vincolati all’uso del computer, che non per tutti è

strumento di uso quotidiano. L’editoria tradizionale soffre da anni questa concorrenza e vi si oppone daun lato sottolineando gli aspetti più ‘nobili’ della carta, con pubblicazioni più belle e patinate, dall’altrointroducendo massicciamente riferimenti web al proprio interno. Ma occorre prendere atto che il muta-mento è davvero epocale, antropologico, e che non basta prendere ‘contromisure’ o introitare in qual-che modo il fenomeno. Le testate più prestigiose, così, hanno predisposto versioni digitali appositamen-te pensate per il web, mentre tante altre la cui distribuzione in edicola è divenuta troppo scarsa hannotrasposto in rete le proprie proposte, gradualmente adattandole al nuovo mezzo.Da parte nostra, abbiamo seguito finora i passi comuni a tanti, in buona parte più velocemente, con unsito web che contiene un usatissimo indice per numeri e per autori, due ‘portali’ nei quali pubblichiamoin diretta le varie notizie che ci pervengono, una pagina Facebook che ha recentemente superato i sei-mila ‘fan’ sulla quale pure diffondiamo notizie, una versione della rivista su App per dispositivi Apple eAndroid. Ora abbiamo deciso di fare di più. Non vogliamo abbandonare la carta stampata, perché siamoda anni la rivista leader del settore e abbiamo continue conferme di gradimento da parte dei lettori, siadi mosca che di spinning. Ma riteniamo che i continui sforzi per produrre una rivista di qualità, nostri esoprattutto dei nostri articolisti, meritino una diffusione maggiore, che superi i limiti congeniti alla di-stribuzione di periodici in Italia. Ed è un risultato che pensiamo si possa raggiungere attraverso il web:rendendo la rivista gratuitamente scaricabile per tutti, riteniamo che la sua diffusione possa aumentarein maniera considerevole, raggiungendo utenti che finora non la conoscevano o non la compravano conregolarità. Che si possano raggiungere soprattutto, ci auguriamo, i lettori più giovani, che sono ormaidel tutto estranei al passaggio in edicola e la cui partecipazione è invece fondamentale per il futuro del-la pesca e della conservazione delle acque nel nostro paese. La loro formazione, tecnica ed etica, è unnostro preciso dovere. Molti degli articoli della rivista hanno un profilo divulgativo pensato per loro, co-sì come la partecipazione di nuovi collaboratori, già affermati nei loro settori e con una visione più mo-derna della pesca, vuole andare nel senso non solo di offrire contenuti aggiornati, ma anche di avere unmaggiore appeal per i nuovi lettori. Abbiamo tuttavia la volontà precisa di mantenere alti i contenutianche in un prodotto web, affinché la tendenza a cercare e contentarsi di informazioni immediate mapovere, di approfondimenti modesti e di approcci che non stimolano criticamente il dibattito ma lospengono non diventi un’abitudine irreversibile, come purtroppo sembra sempre più spesso avvenire.Della maggiore diffusione si gioverà – siamo sicuri – la rivista cartacea, che apparirà nella sua veste con-sueta in edicola con il numero di gennaio-febbraio, che stiamo già preparando e che abbiamo pensatodi rendere maggiormente specializzato.Qualche ultima riga per illustrare le caratteristiche del numero digitale. La rivista può essere sfogliata eletta direttamente sul nostro sito attraverso l’apposita applicazione oppure scaricata in pdf sul propriohard disk e letta con Acrobat Reader. Su tablet può essere ugualmente scaricata a partire dal sito oppureattraverso la specifica app. La grafica degli articoli è quella inaugurata nello scorso numero ma con i ca-ratteri più grandi di un 20% per una migliore leggibilità a schermo intero. Ne deriva una lunghezzamaggiore, anche in virtù dell’impiego di immagini pure più grandi, il cui impiego ‘libero’, svincolato daicosti della carta, aumenta non poco la gradevolezza e la funzionalità della rivista. Sono poi immediata-mente cliccabili i link ai vari indirizzi web ed email richiamati e tutte le inserzioni pubblicitarie, per unaccesso immediato al sito dell’azienda o del negozio. Per finire, ciò che dà maggiore pregio alla versionedigitale, il rinvio a contenuti multimediali: filmati, fotografie, documenti, tutti presenti in rete e rag-giungibili attraverso specifiche icone, di immediata comprensione. In particolare per quanto riguarda la‘documentazione’, abbiamo deciso di rendere disponibili, ogni volta che fossero citati dagli autori, gliarticoli pubblicati in numeri arretrati, scaricabili anch’essi in formato pdf. Sono tutti elementi aggiunti-vi che dovrebbero convincere della fruizione digitale anche i più restii.

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fish factsil 5 ottobre presso la sede FIPSAS di Roma

TAVOLO NAZIONALEDELLA PESCA RICREATIVA

Si è tenuto lo scorso 5 ottobre a Roma un incontro for-male tra le maggiori associazioni nazionali della pescaricreativa e FIPO per l’istituzione di un tavolo di lavoroche unisca forze e idee e possa rivolgersi alle istituzio-ni pubbliche per interrompere la marginalizzazione delsettore ricreativo e portare all’adozione di misure chene permettano lo sviluppo e la valorizzazione. L’incon-tro, svoltosi presso la sede della Fipsas, ha visto la par-tecipazione di Arci Pesca, Alleanza Pescatori Ricreativi,Efsa, Spinning Club Italia e Unpem in rappresentanza diDPE (Discipline di pesca ecosostenibili) e l’adesione diEnal Pesca, Big Game Italia e Per il Mare. L’iniziativanasce dalla constatazione della necessità che il settoresia unito e capace di superare le diverse posizioni perdiventare un interlocutore forte nei confronti dei sog-getti pubblici titolari della gestione delle risorse dellapesca.L’esperienza del Tavolo Ministeriale istituito presso ilMIPAAF ha dimostrato la sua insufficienza in quantostrumento utilizzato dal Ministero a sua discrezionequando venisse ritenuto opportuna una consultazionecon i portatori di interessi e limitatamente ad alcune te-matiche specifiche. Risulta evidente la necessità di tra-sformazione del Tavolo in un organo consultivo istitu-zionale dotato di una propria agenda e di un ruolo pro-positivo nei confronti tanto del Ministero quanto deisoggetti territoriali competenti per le acque interne. Lariunione ha evidenziato e confermato la convergenzadelle posizioni sui temi di maggior rilevanza, prospet-tando l’effettiva possibilità di una svolta e di un nuovocorso che potrà portare risultati concreti in termini dimiglioramento delle politiche di gestione delle risorse

della pesca. Il Tavolo si propone come organismo apertoalla partecipazione di tutti portatori di interessi del set-tore della pesca non commerciale e prevede l’adozionein tempi stretti di una programma di lavoro stringentemirato alle maggiori emergenze a livello nazionale.

In Liguria

BLOCCATA LA PROPOSTA DI LEGGEPER LA PESCA RICREATIVA IN MARE

A seguito della ferma opposizione dei pescatori ricreati-vi, la Regione Liguria ha interrotto l’iter di una propostadi legge per la pesca ricreativa in mare finalizzata alcontrasto della pesca illegale e contenente misure rite-nute non idonee allo scopo ed esclusivamente frutto dirichieste provenienti dal settore della pesca commercia-le. Tra queste si prevedeva l’istituzione di un tesserinodi riconoscimento che si sarebbe configurato di fattocome una licenza di pesca di validità regionale che sa-rebbe andata ad aggiungersi all’obbligo di Comunicazio-ne di carattere nazionale già in vigore e che avrebbesollevato vari problemi di carattere non solo locale.La proposta ligure sembra volesse forzare i tempi su al-cuni punti sensibili, sempre più percepiti come urgentidai portatori di interessi del settore pesca, che attendo-no la revisione normativa nazionale già prevista in basea scadenze di legge. In evidenza anche i problemi dirapporto tra Stato e Regioni in tema di pesca non com-merciale, che possono facilmente far degenerare il de-centramento amministrativo in frammentazione gestio-nale sulla base dei confini amministrativi regionali, pro-ducendo un grave danno al settore e alle economie lo-cali e favorendo un aumento della pesca illegale.Il contesto ha comunque evidenziato la vitalità del set-tore ricreativo, prospettando la possibilità e l’opportu-nità di approfondimenti sui problemi di gestione delle ri-

a cura di Marco Sammicheli

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sorse della pesca costiera, sul ruolo attivo della pescanon commerciale per l’economia delle comunità locali esul grande potenziale sociale ed economico inibito dalsovrasfruttamento commerciale delle risorse come daidiffusi fenomeni di pesca illegale.

contro la pesca ricreativa

ANIMALISMO E MEDIA

Dopo le iniziative in reazione allo spot animalista ostilealla pesca ricreativa nella serie Mr. Planet del gruppoRCS Media, un’altrettanto forte reazione ha seguito lapubblicazione dello stesso messaggio in uno spazio apagamento sull’edizione bolognese del Corriere dellaSera. L’inserzione antipesca è stata supportata da 13sigle associative, la maggior parte delle quali espressio-ne di posizioni di fondamentalismo animalista. La pre-senza del logo del WWF ha prodotto un confronto e unchiarimento, conclusosi con una presa di distanza for-male dell’associazione ambientalista, da sempre impe-gnata per la pesca sostenibile, dal messaggio pubblica-to sul quotidiano bolognese, attribuendo l’adesione all’i-niziativa non autorizzata di un gruppo locale.

manca una menzione positiva della pesca ricreativa

RIFORMA PCP IN STALLO

L’inclusione di una esplicita menzione della pesca ri-creativa tra gli obiettivi della Politica Comune della Pe-sca era stata approvata dal Parlamento UE lo scorsofebbraio. Il Consiglio si è però opposto a questo mode-sto inserimento positivo suggerendo al contrario di ren-dere esplicito solo che «la pesca ricreativa può avere unimpatto significativo sulle risorse ittiche ...». È ovvia-mente innegabile che la pesca ricreativa abbia un im-patto sugli stock ittici, ma la consistenza di tale impattodovrebbe essere misurato contro gli stock ittici stessi enon contro la volontà di altri fruitori per l’accesso a piùpesce. Se la pesca ricreativa fosse l’unico sfruttamentodegli stock ittici consentito in Europa, senza la pescacommerciale, nessuno stock ittico europeo sarebbe oggiin difficoltà. Lo stesso non si può dire del contrario. Nel

complesso, la pesca ricreativa è accreditata di circa il3% delle catture, contro il 97% della pesca commercialee semi-commerciale.La pesca ricreativa in Europa crea e sostiene più di100.000 posti di lavoro – spesso nelle zone rurali e re-mote – e genera attività economica del valore di diversimiliardi di euro. I pesci sfruttati dalla pesca ricreativaforniscono un impatto economico e di posti di lavoro digran lunga maggiore rispetto a quello dagli altri settoridi sfruttamento. È quindi fondamentale che la pesca ri-creativa venga riconosciuta nell’ambito della PCP pertutti i suoi lati positivi e non vista o trattata come unfastidio tra i settori della pesca. Di questo si sta occu-pando attivamente la European Anglers Alliance sia aBruxelles che nelle sedi nazionali, seguendo il comples-so iter che deve ancora portare a un compromesso defi-nitivo sul testo di riforma tra tutti gli stati membri e leparti politiche.Al comune pescatore può sembrare un problema di po-litica alta, lontana dalla sua attività, mentre si tratta in-vece di un tassello fondamentale dal quale dipendonoproprio le sorti della sua pesca, la possibilità di far tor-nare abbondanza di pesci lungo il nostro litorale e diconservare il diritto individuale alla loro fruizione. Unaesplicita menzione positiva nel testo di riforma dellaPCP aprirebbe moltissime possibilità di intervento a fa-vore delle attività di pesca non commerciale, a partiredalla partecipazione ai finanziamenti pubblici e da unconcreto incentivo a iniziative di scala sia nazionaleche locale.

pesca illegale nel Mediterraneo

WORKSHOP DEL GFCM

Si è tenuto dal 2 al 4 ottobre a Tunisi il workshop delGFCM (Consiglio Generale per la Pesca nel Mediterra-neo, organismo della FAO) sulla pesca illegale, a cui ci siriferisce in modo tecnicamente corretto come ‘illegale,non riportata e non regolata’ (IUU fishing). Per il work-shop i portatori di interessi del settore pesca sono statiinvitati alla compilazione di un questionario per la rac-colta di dati e segnalazioni sulla pesca illegale nel pae-se di appartenenza. La European Anglers Alliance, per

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mezzo del suo membro italiano APR, ha (verosimilmen-te per la prima volta) sollevato in sede internazionalemediterranea il problema della pesca a ridosso delle focie della pratica di commercio illegale del pescato da par-te di pescatori non commerciali. Sono state indicate co-me specie più interessate da questo tipo di illegalità laspigola, l’orata, la mormora e il cefalo e tra gli attrezzi itramagli e i palamiti. Segnalati tra i principali anche ilproblema della mancanza di controllo sul rispetto dellenormative e la mancanza di dati su questi fenomeni.Viene inoltre sottolineato come questo produca un for-te danno economico complessivo, per la diffusione delfenomeno lungo tutte le nostre coste. Le misure di cor-rezione delle attuali carenze sono certamente a caricodelle nostre autorità nazionali e specificamente del MI-PAAF. La speranza è che tramite la superiore autoritàdel GFCM il messaggio possa arrivare forte anche al no-stro Ministero, tradizionalmente poco sensibile alleistanze del milione di elettori che, bagnando onesta-mente la lenza in mare, sostengono a favore della na-zione un’economia con numeri non secondi a quelli dellapesca commerciale.

prima riunione

TAVOLO BLU IN VENETO

Si è tenuta il 12 settembre, presso la sede del Parco re-gionale del fiume Sile (TV), la prima riunione del ‘TavoloBlu’ per la pesca ricreativa della Regione Veneto, istitui-to con decreto del 20 agosto, con all’ordine del giorno iltema delle centraline idroelettriche e l’organizzazionedel Tavolo stesso. Questo dovrà svolgere una funzioneoperativa, proponendo strumenti normativi, regolamen-ti attuativi e destinazione dei finanziamenti. L’assesso-re competente ha richiesto ai partecipanti di presentareun documento programmatico pluriennale sugli indirizziper la pesca ricreativa. Si tratta di un significativo pro-gresso rispetto al completo immobilismo che ha caratte-rizzato la governance della pesca amatoriale ricreativain Veneto negli ultimi lustri, anche se restano le riservegià espresse da alcuni portatori di interessi, ad esempioin tema di rappresentatività e costo della licenza.

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notizie

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14 e 15 dicembre 2013 alla Fiera di Ferrara

ARTIFICIALI - LURES EXPO

Dopo il successo delle seconda edizione, decretato dallapresenza di oltre ottanta espositori e diecimila visitato-ri, sabato 14 e domenica 15 dicembre 2013 tornano al-la Fiera di Ferrara «Artificiali - Lures Expo» e «CarpShow & Specialist», i due eventi dedicati alla pesca conesche artificiali e al mondo del Carp, Cat e Barbel Fi-shing. I saloni offriranno ai moderni specialist angler in-teressanti occasioni per lo shopping, prodotti in antepri-ma, esclusive nazionali, incontri e dimostrazioni, video erelazioni tecniche. Oltre alle presenze dello scorso anno,l’area espositiva e commerciale potrà contare su nuove,importanti adesioni, sia italiane che straniere: tra glistand del quartiere fieristico il pubblico troverà aziendealtamente qualificate, marchi leader e negozi specializ-zati, sperimentare prodotti appena usciti, sotto la guidaesperta dei testimonial di produttori e distributori di pri-mo piano, fare acquisti, partecipare a dibattiti di attua-lità e molto altro ancora.Una delle principali novità del riguarda l’allestimento: di-versamente dalle passate edizioni e in linea con le ten-denze del mercato e l’orientamento degli appassionati dipesca, ai due saloni non saranno più riservati padiglioniseparati e distinti. Pur con una forte ‘verticalità’, l’esposi-zione sarà più trasversale alle varie specialità, per con-sentire alle aziende e ai negozi con più linee di prodottodi rivolgersi a un pubblico non meno specializzato, mapiù ampio e multidisciplinare, attento a cogliere e speri-mentare le proposte dell’intero panorama specialist. Co-me già nelle prime due edizioni, nei padiglioni della Fiera– climatizzati e confortevoli – l’area ristorazione offriràpiatti appetitosi e a prezzi invitanti. Dal mese di novem-bre, sul sito www.artificialishow.it sarà possibile scarica-re il biglietto di ingresso ridotto. Chi, invece, non vorràperdersi nemmeno una delle due giornate della manife-stazione, potrà abbonarsi al costo di 14 euro. I visitatoriche arriveranno a Ferrara in treno potranno usufruire diun servizio di navetta gratuito da e per la stazione ferro-viaria, mentre chi opterà per l’automobile (uscita consi-gliata Ferrara Sud) troverà al Quartiere fieristico un par-cheggio ampio e anch’esso gratuito.

alla Fiera di Vicenza dall’8 al 10 febbraio

PESCARE SHOW 2014

Si terrà dall’8 al 10 febbraio a Vicenza la quattordicesi-ma edizione di Pescare Show, Salone Internazionale del-la Pesca Sportiva, diventata il principale punto di riferi-mento nel panorama delle fiere italiane del settore. Ilcrescente numero di espositori e il notevole afflusso divisitatori, che ha superato lo scorso anno le 29.000 pre-senze, confermano la validità dell’impegno profuso daFiera di Vicenza per l’organizzazione del salone e contri-

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Alla nostra rivista come gli scorsi anni è affidata la ge-stione dello spazio Fly Tying, che ospiterà i costruttoridella rivista, da Mauro Borselli a Fabio Federighi, IvanoMongatti e Federico Renzi, insieme ad alcuni ospiti, an-che stranieri. Quest’anno all’interno dello stesso spaziosarà riservata una postazione al mondo dell’autocostru-zione spinning, con il suo più noto rappresentante, ecollaboratore della rivista, Moreno Bartoli, che si alter-nerà nelle dimostrazioni all’allievo Leonardo Dinelli.Ulteriori notizie e aggiornamenti sono consultabili sulsito www.pescareshow.it.

a Bologna dal 14 al 17 marzo 2014

FISHING SHOW 2014

Nuova veste, nuovo padiglione e un grande ritorno incontemporanea ad Eudi Show (il Salone Europeo dellaSubacquea) per Fishing Show. Dopo il successo di que-sta combinazione di eventi nel 2010 e nel 2011, conquasi 40.00 visitatori, i due saloni tornano a riunirsinelle stesse date a BolognaFiere anche per il 2014, neigiorni dal 14 al 17 marzo. Bologna capitale della pescasportiva e della subacquea, grazie all’interessamento diBolognaFiere che, con l’acquisizione dell’organizzazionedel Fishing Show, oltre a garantirne la continuità si pro-pone di rilanciare la manifestazione come la più impor-tante kermesse del settore in Europa. L’operazione èresa possibile dall’impegno organizzativo e di investi-mento di BolognaFiere, per dare rilievo e importanza al-la fiera quale punto di riferimento per tutte le aziendedel settore e momento di incontro per tutti gli appas-sionati. La settima edizione del Fishing Show appro-derà al Padiglione 35. Due gli ingressi a disposizioneper il pubblico: Aldo Moro e Michelino, per consentire unfacile accesso a entrambe le manifestazioni che, comeper le passate edizioni, potranno essere visitate con unsolo biglietto. L’evento verrà organizzato direttamenteda BolognaFiere, che ne manterrà la titolarità per leprossime edizioni. Per l’edizione 2014 il Fishing Show si propone ancoradi più come un appuntamento al quale non mancare, ilvero ‘market place’ della pesca sportiva in Italia. Ungrande evento dai connotati internazionali, che per-metteranno alla manifestazione di diventare sempre dipiù un appuntamento imperdibile nel panorama dellapesca. Tra le tante novità che caratterizzeranno la ma-nifestazione un’intera area dedicata allo shop (FishingShop), una sorta di ‘salone nel salone’ dove gli appas-sionati avranno modo di acquistare direttamente i pro-dotti visti in fiera; due vasche dimostrazione per poterprovare le attrezzature; una mostra scambio delle at-trezzature antiche; un intero settore dedicato alla pe-sca a mosca con i più importanti specialisti all’opera.Non meno interessante il calendario degli eventi cultu-rali: gli appuntamenti previsti all’Università della Pesca;

buiscono a identificare Pescare Show come un appunta-mento irrinunciabile per gli appassionati del settore. Nel2014 la manifestazione si arricchirà inoltre di un nuovoe importante evento: «Boating Show», Salone dellaNautica da pesca e da diporto, che andrà a completarel’offerta espositiva in favore di tutti gli appassionati.In questa edizione Fiera di Vicenza intende ospitare unnumero ancora maggiore di operatori del settore, prove-nienti sia da altre regioni italiane, sia dall’estero. A lorosarà offerta la possibilità di conoscere i produttori ita-liani di attrezzature, abbigliamento e accessori per lapesca e in contemporanea, nel salone parallelo, per lacaccia. Molte le novità dell’edizione 2014 per quanto ri-guarda il settore Pesca, che si terrà in ben tre padiglio-ni, caratterizzati dal colore azzurro, per complessivi15000 metri quadrati: subito dopo la biglietteria, si en-trerà nel primo padiglione, dedicato alla mosca, allospinning e al mare, con gli stand di aziende produttrici edistributrici; un secondo padiglione ospiterà l’associa-zionismo, i negozi e la stampa specializzata, il terzo ac-coglierà il Boating Show. Nei tre giorni di svolgimento dell’evento, grande rilievoavrà anche l’attività convegnistica, con importanti in-contri e seminari, alcuni dei quali a carattere internazio-nale. Molto presente anche quest’anno il settore delbassfishing, con la presentazione dell’edizione specialeper il decimo anno dell’Elite Tournament Trail e di altritornei. Numerosi gli ospiti internazionali.

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due giorni nei quali l’organizzazione offrirà uno spaziodi confronto tra le varie realtà che si occupano di ge-stione fluviale e delle risorse idriche, favorendo l’incon-tro delle varie esperienze. Il lavoro delle varie realtàassociative e l’impegno a titolo volontaristico dei soci èdivenuto, anche in Toscana, un valore aggiunto di fon-damentale importanza ai fini del mantenimento, dellasalvaguardia e dello sviluppo degli ambienti fluvialidelle medie ed alte valli. La valorizzazione dei corsid’acqua, legata alle risorse del territorio, regala non so-lo ai pescatori, ma a tutti i cittadini, la possibilità difruire al meglio l’ambiente fiume. Saranno allestiti più di 60 stand con la presenza deimaggiori brand commerciali e dei negozi di pesca piùfamosi, che assicureranno ai visitatori imperdibili occa-sioni, nonché la possibilità di provare ogni tipo di at-trezzatura; saranno presenti tutte le scuole di pesca ecirca 50 tra associazioni, club, enti gestori di specifichezone di pesca provenienti da tutt’Italia. Rinnovate ri-chieste di partecipazione da parte degli espositoriesteri, tutti gestori di fiumi o di tratti di essi, in Austria,Slovenia, Svezia e Danimarca a ulteriore conferma del-l’interesse al confronto che gli enti gestori di ecosiste-mi fluviali trovano appagato in questo consesso.Oltre allo ‘storico’ raduno di costruzione che si terrà do-menica, altri importanti eventi contraddistingueranno legiornate:• Casting games (2a edizione);• Storie e racconti di pesca a mosca (sabato pomerig-gio), con ospiti internazionali, in collaborazione con «LaPesca Mosca & Spinning»;• dimostrazioni di costruzione di mosche artificiali (a cu-ra di costruttori italiani e internazionali);• dimostrazioni di lancio tecnico da parte delle scuole dilancio nazionali ed europee;• interviste a personaggi della pesca a mosca;• mostra fotografica multimediale ‘Click of the Year2013’, in collaborazione con PIPAM.Da sottolineare la presenza, durante tutta la manifesta-zione, del canale tematico SKY Caccia e Pesca, che co-prirà l’intero evento con ampi reportage. La manifesta-zione aprirà i battenti sabato 30 novembre alle ore10.30 e terminerà domenica alle ore 19.00. L’ingressoalla manifestazione è gratuito in entrambi i giorni.Perl’occasione è stato creato un apposito sito web al qualefare riferimento: http://trofeobisenzio.pratomoscaclub.it.Le imitazioni da costuire saranno le seguenti.• effimera: Epeorus assimilis - subimago femmina• bruco: Orgyia antiqua• gamberetto: Palaemon elegansL’effimera e il bruco dovranno essere costruiti in viaesclusiva con il materiale in busta (il cui contenuto ri-marrà segreto sino all’apertura) fornito dall’organizzazio-ne. Il concorrente può tenere sul tavolo, oltre l’attrezza-tura necessaria, soltanto i fili di montaggio (no tinsel), icollanti (solo per rifiniture e cementature), gli ami e i pen-narelli. Il gamberetto potrà essere costruito con materialipropri, escluso l’amo che verrà fornito dall’organizzazione.

le prestigiose premiazioni delle competizioni dell’Amod’Oro; il rinnovato concorso fotografico e l’inedito con-corso video per gli appassionati. Non mancherannoinoltre il concorso letterario e la tradizionale consegnadegli ‘Awards’ della pesca. Infine, ma non ultimo, il salo-ne reale sarà affiancato da un ‘salone virtuale’, cheproseguirà nel tempo e consentirà agli appassionati dipoter vivere il Fishing Show ancora per molti mesi do-po l’evento. Un’opportunità straordinaria per appassio-nati e addetti ai lavori.

nei giorni 30 novembre e 1 dicembre

XV TROFEO BISENZIO

Il Prato Mosca Club Valbisenzio, insieme al Coordina-mento Toscano Pescatori con la Mosca di cui è tra i socifondatori, ha organizzato, per i giorni 30 novembre e 1dicembre 2013, presso l’EstraForum di Prato, la XV edi-zione del ‘Trofeo Bisenzio’ - Raduno Nazionale dei pe-scatori a mosca. La manifestazione, tra le più impor-tanti del settore a livello europeo, avrà luogo grazie alfattivo sostegno della Regione Toscana, non solo tra-mite il contributo stanziato per la realizzazione dell’av-venimento, ma soprattutto grazie alla collaborazionecon il settore ‘caccia e pesca’, che ha seguito passopasso lo sviluppo e la crescita dell’evento stesso. An-che quest’anno viene proposta una manifestazione di

la rivista è disponibile anche in formatodigitale per iPad o dispositivi Android

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Vasto il programma della manifestazione aperta anchead altri espositori del settore dell’outdoor, gestori di ri-serve e tour operator, che comprende anche:• «Come Eravamo», mostra retrospettiva sulla pesca amosca in Italia, con esposizione di materiali, foto, filmatid’epoca e l’intervento di qualche ‘vecchia lenza’. Un’oc-casione per commemorare l’amico Carlo Rancati, uno deipersonaggi che più hanno contribuito all’evoluzione ealla diffusione della pesca a mosca in Italia.• «Spazio Costruzione», dove si alterneranno al morset-to i migliori flytier, che illustreranno le tecniche piùavanzate e raffinate.• «Spazio Lancio e Scuole», con esibizioni di lancio e in-tervento degli istruttori delle scuole, con la possibilità diottenere utili consigli per migliorare la propria tecnica.• «Spazio Viaggi»: itinerari, riserve di pesca ecc. in Italiae all’estero.• «Spazio Associazioni», dove incontrare i rappresen-tanti dei pescatori a mosca.• «Spazio Libri e Riviste», con la presenza delle maggio-ri testate e degli editori specializzati.• «Spazio refendu e antiquariato» e altro ancora, tracui giochi e omaggi.Ulteriori informazioni e aggiornamenti sul programmasaranno reperibi l i nella sezione eventi del sitowww.pozzolinifly.com.

a cura del Friends of Fly

CORSO DI PESCA A MOSCA

Il Friends of Fly - club di pesca a mosca, organizza per ilperiodo novembre 2013 - gennaio 2014 un corso di pe-sca a mosca per principianti. Il programma comprenderàvari aspetti della PAM, compresi l’etica, le attrezzature,la costruzione e il lancio. Al termine del corso teorico, gliistruttori accompagneranno i partecipanti sul fiume peruna prova ‘pratica’. Per informazioni è possibile contat-tare Moreno Borriero al n. tel. 340/4963582 o per e-mail: [email protected], oppure Giacomo DelGrande al n. tel. 338/2447981 o per e-mail: [email protected]. Per maggiori informazioni sull’attività delclub, è possibile visitare il sito www.flyfriends.it.

promosso dal Mosca Club Lucca

CORSO DI PESCA A MOSCA

Il Mosca Club Lucca organizza a partire dal mese di no-vembre un corso di pesca a mosca gratuito in dieci lezio-ni. Le lezioni teoriche saranno tenute presso la sede delMosca Club Lucca, mentre le prove pratiche in strutturasportiva con illuminazione notturna. I minori dovrannoessere accompagnati da un genitore sia alle lezioni teo-riche che a quelle pratiche. Per partecipare al corso è ne-cessaria l’iscrizione al Mosca Club Lucca e, prima dell’ade-

notiziesulle acque del Tronto

TENKARA ITALIAN DAY

Domenica 8 settembre 2013, sulle rive del fiume Tron-to nel comune di Arquata del Tronto, nel Parco Naziona-le dei Monti Sibillini e Gran Sasso Monti della Laga, si èsvolto il primo «Tenkara Italian Day», una giornata as-sieme a Daniel W. Galhardo, di Tenkara Usa, che ha illu-strato tutte le sfaccettature di questa nobile arte di pe-sca. Daniel sta esportando la tecnica dal formato giap-ponese rendendola occidentale, soprattutto nell’attrez-zatura, ma mantenendone lo spirito autentico. Un even-to eccezionale vista la numerosissima presenza di per-sone, pescatori e non, ad ammirare un ragazzo moltosimpatico e semplice, come lo è il Tenkara, ma allo stes-so tempo preciso e attento in tutte le sue azioni di pe-sca, venuto appositamente dagli States.Tutti sono rimasti colpiti dai movimenti leggeri, dalla pre-cisione dei lanci e dalla leggerezza di questa tecnica, ve-ramente entusiasmante. Per non parlare di quando si ha ilpesce in canna: la sensazione è quella di essere tutt’unocon il pesce e con la natura. Dopo il pranzo Daniel ha illu-strato le classiche mosche da Tenkara, le Kebari, moscheveloci, semplici ed efficaci. L’evento, organizzato daPamgea e da Ale & Fly Fishing con la collaborazione delDry Side About Fly Fishing, si è svolto come anticipatosulle rive del Tronto, su un tratto dalle enormi potenzia-lità e che si presta molto bene a questo tipo di tecnica.

a gennaio a Montichiari

2° POZZOLINI FLY FESTIVAL

Il 18 e 19 gennaio 2014, presso il Centro Fiere del Gar-da di Montichiari (BS), statale Brescia-Mantova, AntonioPozzolini, come da consuetudine, organizza il 2° Pozzo-lini Fly Festival, tradizionalmente l’unico appuntamentoitaliano riservato ai praticanti e ai simpatizzanti dellapesca con la mosca artificiale. La manifestazione èun’occasione ideale per provare tutti i nuovissimi pro-dotti messi a punto da Pozzolini, tra cui le rivoluzionariecanne ICT3 (Italian Casting Technique) in tre sezioni,espressamente disegnate per il lancio di code leggere eleggerissime, le TC4 in quattro pezzi con doppio ciminodi serie, le AC4 destinate al saltwater, le Carbolux, lePrecision e Realcast in due sezioni e le canne in bambùrefendu, oltre alle nuove serie di mulinelli, code, fili, fi-nali, mosche e tutta una vasta gamma di articoli innova-tivi per la pesca con la mosca artificiale. Gli appassionatiavranno l’opportunità di incontrarsi, scambiare idee edesperienze, provare ed eventualmente acquistare conlo sconto fiera del 10% le attrezzature più aggiornate esofisticate, ottenere notizie su itinerari e viaggi. L’en-trata è libera, con orario continuato dalle 9 alle 18, e unsimpatico rinfresco verrà offerto a tutti gli intervenuti.

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sione, è necessario aver letto e accettato il suo regola-mento. Durante il corso sono previste delle uscite di pe-sca sul fiume. A questo proposito si ricorda che è neces-sario essere in regola con il pagamento della tassa regio-nale per l’esercizio della pesca nelle acque interne ed es-sere in possesso della ricevuta di pagamento da esibirea eventuali controlli delle autorità competenti.Lunedì 4.11, ore 21,30: Introduzione + Iscrizione MCLLunedì 11.11, ore 21,30: EntomologiaLunedì 18.11, ore 21,30: Teoria di Costruzione moscheLunedì 25.11, ore 21,30: Teoria di Costruzione moscheLunedì 2.12, ore 21,30: Teoria di Costruzione moscheLunedì 9.12, ore 21,30: Nodi-Finali-Code-AttrezzaturaLunedì 13.1, ore 21,00: Pratica di lancio (su campo)Lunedì 20.1, ore 21,00: Pratica di lancio (su campo)Domenica 9.2, ore 9,00: Pratica di lancio (su campo)Domenica 2.3, ore 9,00: Uscita a coppie con istruttoreIl corso è rivolto a tutti ed è completamente gratuito.Ecco i riferimenti del club:sede: Capannori (LU), Via Romana 209email: [email protected]: www.facebook.com/groups/moscaclublucca/telefoni contatti: Roberto Baldini 329/4917565Giuseppe Favilla: 329/5681053

per principianti in provincia di Perugia

CORSO DI PESCA A MOSCA

Il Mosca Club Il Bombo e Magica Pesca, con la sponsoriz-zazione di Shimano e G.Loomis, offrono l’opportunità diapprendere le basi della pesca a mosca con cinque sera-te all’insegna della tecnica di lancio e di costruzione de-gli artificiali, accompagnate dallo spirito goliardico checaratterizza il gruppo di amici: basi della tecnica, ap-proccio, lancio e costruzione per chiunque voglia impa-rare i fondamenti di questa tecnica.• Corso di lancio (presso C.V.A. Colombella) Lanciare la coda di topo, il gesto che più di ogni altro af-fascina e caratterizza la tecnica. Il corso è suddiviso in 2cicli per una migliore organizzazione logistica.1 Gruppo mese di ottobre: giorni 8-15-22-292° Gruppo mese di novembre: giorni 5-12-19-26• Corso di costruzione (presso sede del club, loc. Le For-naci, Torgiano): giorni 12 novembre/10 dicembreNozioni di Entomologia elementarePrincipali tecniche di costruzionePrincipali modelli di artificialiIl corso si chiuderà con una prova pratica di pesca sulfiume. Il Club è un’associazione senza fini lucro; per lapartecipazione al corso di lancio è richiesto un rimborsospese di € 25,00 (affitto locali, energia elettrica) e l’i-scrizione al club (€ 25,00). La tessera di socio consentela partecipazione a tutte le attività del club nell’anno disottoscrizione. Per informazioni: www.ilbombo.it,www.magicapesca.it.

organizzato dal Mosca Club Treviso

CORSO BASE LANCIO E COSTRUZIONE

Venerdì 8 novembre 2013 alle ore 21, nella consuetaatmosfera conviviale, inizia il corso di lancio e costruzio-ne al Mosca Club Treviso: potrai apprendere i prime ru-dimenti sulle tecniche di lancio e sulla costruzione non-ché i piccoli segreti di quell’affascinante mondo che è lapesca a mosca. Il corso si articola in:• una serata introduttiva di presentazione con visionevideo didattico,• otto serate con Lezioni di Tecnica e Pratica di Lancio,Lezioni di Entomologia e Costruzione degli Artificiali,• due uscite pratiche sul fiume con gli istruttori,• un’uscita sul fiume col presidente.Per conoscerci e per informazioni puoi venire a trovarciil venerdì sera dopo le 21 al Circolo Sportivo “La Gem-ma” a Dosson di Casier in via Marie oppure visitare il si-to www.moscaclubtreviso.it. Per prenotare la partecipa-zione al corso (i posti sono limitati) comunica il tuo no-minativo e un recapito telefonico a Marco,349/7778019, oppure al l ’ indir izzo [email protected]. Per chi fosse sprovvisto dellaattrezzatura, questa sarà messa a disposizione dal Club.

Antonio Pozzolini ricorda l’amico

CARLO RANCATI CI HA LASCIATO

È morto Carlo Rancati, una delle figure più note nel pa-norama della pesca a mosca italiana. Autore di libri ecollaboratore di riviste, è stato uno dei massimi divulga-tori della cultura e dell’etica della pesca con la mosca,operando attivamente per la sua divulgazione e nell’as-sociazionismo dei suoi praticanti. Tra le sue tante inizia-tive ricordiamo, negli anni ’60, ai tempi del Fly AnglingClub, di cui eravamo entrambi soci e consiglieri, l’iniziati-va di promuovere una maggiore coscienza ambientalecon Autodisciplina che, per la prima volta in Italia, invi-tava i praticanti a trattenere solo tre salmonidi con mi-sura minima di 30 cm, in un’epoca in cui, normalmente,la misura era di 18 cm senza limite di cattura. Successi-vamente è stato tra i promotori e fondatori dell’UnioneNazionale Pescatori a Mosca in una lontana domenica dimaggio. Ricordo che lui e Giacinto Torrielli mi avevanopressato perché partecipassi a «forgiare i destini deipescatori a mosca». Purtroppo, al tempo dirigevo un’a-zienda di trasporti internazionali e avevo prenotato tregiorni di pesca sul Gacka in un breve finestra temporalelibera da impegni e optai, egoisticamente, per sfruttarel’occasione. Oltre che giornalista, tra l’altro ha direttoper anni «Consigli di pesca», la rivista del Fly AnglingClub, era anche un abile fotografo e un appassionato edeccellente cineamatore.

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Dell’amico ricordo l’eleganza, il savoir faire, l’umorismo ela grande disponibilità. Un decina di anni fa ci siamo in-contrati a un convegno sul temolo in Valtellina: abbia-mo ricordato le gite fatte insieme e lo avevo invitato avenire a pescare con me, ma mi disse di avere pratica-mente smesso di pescare e di essersi dedicato al bridge,senza peraltro cessare di dare il suo supporto a ogni ini-ziativa PAM. Una quindicina di giorni fa lo avevo contat-tato per invitarlo a gennaio al mio Fly Festival dovecontavo di organizzare una retrospettiva e un incontrocon altri amici dei bei vecchi tempi e mi aveva assicura-to che mi avrebbe fatto avere delle foto e dei filminiche aveva fatto digitalizzare. Si tratta di una grave per-dita per tutti coloro che hanno avuto la ventura di cono-scerlo e apprezzarlo e per tutta la comunità dei pesca-tori a mosca, che hanno sempre avuto in lui un instan-cabile paladino. Antonio Pozzolini.

le novità per il bimestre

PESCA (SKY CANALE 236)

Da giovedì 21 novembre alle 21.00 Pesca (Sky canale236) presenta la seconda stagione di «A pesca conBass Zone». Torna la divertente serie in cui Max Mu-ghini in ogni episodio accompagna un fortunato spetta-tore del canale in una battuta di pesca al bass. Nella pri-ma puntata vedremo Max sul Lago di Como in un perio-do difficilissimo e quindi stimolante, durante il caldoestivo che vira ben presto in un temporale improvvisoma duraturo. A seguire potremo seguirlo nel Mantovanoper una battuta di pesca al piede in cava, e ancora nelBresciano col presidente di un club di pesca al bass cheaccompagnerà Max in una battuta al belly boat e poi dariva. In otto puntate inedite, una serie da non perdereche focalizza l’attenzione sulla passione e l’amicizia cheanimano i veri pescatori.

Venerdì 15 novembre prende poi avvio una nuova «Se-rata Doc». Il primo appuntamento è con Mr. Luccio,mentre il 22 novembre è la volta di Il Masheer, appas-sionante racconto di una lunga battuta di pesca al gran-de pesce d’acqua dolce, realizzata in India nella zona delfiume Kaveri; l’ultimo appuntamento di novembre, il 29,è con I predatori dei canali. Negli altri episodi vedremo il6 dicembre Eging, un documentario dedicato interamen-te alla moderna tecnica di pesca ai cefalopodi, metodonuovo ma non inedito, di tipo ‘alimentare’, che sta moltoappassionando i pescatori di tutta Europa, e il 13 dicem-bre Un mondo in pericolo, programma incentrato sulgrave problema della pesca moderna: la dicotomia tra lanecessità di mantenere la biodiversità negli ecosistemimarini e d’acqua dolce e la richiesta sempre crescentedei consumatori.A partire da mercoledì 13 novembre alle 21.00, infine,Pesca presenta una nuova serie, «Fishy Jobs». In que-sta nuova trasmissione seguiremo il famoso pescatoreamericano Mark Menlyk in giro per l’America mentreprova tutti mestieri più strani e difficili connessi alla pe-sca e all’industria ittica. Pericolose, disgustose, audaci:non ci sono attività a cui Mark dice di no, immergendosicon entusiasmo nei lavori che in qualche modo giranointorno al mondo di pesci e pescatori. Nelle sue peregri-nazioni, per esempio, Mark passa dalla cattura delle alicialla produzione di una pastura usata di solito per attira-re gli squali, ma lo vedremo anche impegnato nel lavoropiù pericoloso al mondo, il trasporto di granchi su unbattello nelle acque dell’Atlantico. E non disdegna di ca-larsi nella vasca degli squali nell’Acquario di Chicago in-sieme a un veterinario, o di studiare le caratteristichedei giganti del mare nelle acque delle Bahamas.

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Il 10 novembre al lago di Acquapartita

PIKE DEFENDER CUP

Domenica 10 novembre, presso il lago di Acquapartita,situato nel comprensorio del Parco Laghi sull’Appenninotosco-romagnolo, località Bagno di Romagna, in provin-cia di Forlì Cesena, avrà luogo la quinta edizione dellaPike Difender Cup (Coppa per la difesa del luccio), orga-nizzata dallo Spinning Club Italia. La gara avrà una dura-ta complessiva di 4 ore di pesca, dalle 9.00 alle 13.00,con ritrovo in loco alle ore 7.30 per le fasi preliminari. Èconsentita la sola tecnica dello spinning, o l’eventualevariante del casting, con l’uso esclusivo delle esche arti-ficiali quali metalliche, plastiche, legnose e siliconiche(vedi regolamento generale). Ai fini della classifica verràconvalidata la sola specie del luccio, allamato per l’appa-rato buccale, presente nel bacino lacustre anche conesemplari di grossa taglia; altre specie catturate do-vranno essere immediatamente rilasciate. Il punteggiofinale vedrà l’assegnazione di 1 punto al grammo sul to-tale dei capi catturati, senza limiti di cattura. Poiché la manifestazione prevede la salvaguardia dellaspecie ittica del luccio, la gara verrà svolta con l’imme-diata pesatura del pesce e il successivo rilascio per ga-rantirgli la sopravvivenza; è inoltre obbligatorio utilizza-re il finale in acciaio o kevlar. La quota di partecipazione(numero massimo dei partecipanti fissato a 80 pescato-ri) è di 45,00 euro per i soci dello Spinning Club Italia, e

50 euro per i non soci. Per informazoni e iscrizioni: Etto-re Ghezzi 347.0914733, [email protected]. CliccaQUI per scaricare la locandina con il regolamento e ilmodulo di iscrizione.

Campionato del Mondo Spinningda natante ai Predatori 2013

GRANDE VITTORIA ITALIANA

Sventola il tricolore in Irlanda, al 6° Campionato delMondo di spinning da natante ai predatori svolto sullerive del fantastico Erne, a Enniskillen nell’Irlanda delNord. Da subito la nostra nazionale si è adattata benealle acque irlandesi, dove nulla è stato lasciato al caso,con un giorno dedicato a scandagliare i fondali per ilC.T. e alcuni componenti della squadra e due giorni diprove per capire se erano presenti e attivi e in che di-mensioni i lucci e i persici reali, uniche catture valideper la classifica.Primo giorno di gara e subito la nostra Nazionale parteforte: la coppia Nicola Panareo - Marcello Sivero occupala prima posizione con 15 catture valide (lucci) e il bigfish di Sivero, un maestoso luccio di 108 cm, mentre l’al-tra coppia Sandro Gardinazzi - Marco Gobbi è in unabuona ottava posizione. Determinate è la strategia delsecondo giorno impartita dal CT Marco Iseppi: la primacoppia Panareo-Sivero torna nella zona dove ha svoltouna fantastica prima prova, con le due barche russe chela seguono, mentre Gardinazzi-Gobbi si portano a valleverso l’abitato di Enniskillen. Questa scelta sarà deter-minate, perché l’equipaggio si dedicherà come da ordinidi scuderia a pescare lucci e persici reali, collezionando2 lucci e 11 persici, mentre per quanto riguarda i russiuna barca ottiene un buon risultato con 8 lucci validi,ma l’altra una sola cattura, il che permette ai ragazzi az-zurri di superare i russi di addirittura 6 penalità.Grande prova dunque dei nostri ragazzi in questa disci-plina da sempre dominata dalle nazionali dell’est, a di-mostrazione che anche noi siamo ossi duri…

notizie

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ancora una volta l’Italia conquista il Caspe Bass

IL RECORD DI BOZZOLI-FERNANDEZ

In Spagna tutti conoscono e ricordano la tripletta cheStefano Sammarchi ha saputo conseguire vincendo ilCaspe bass per tre edizioni consecutive. Adesso tutta laSpagna avrà un altro record da ricordare: quello dell’e-quipaggio italo-spagnolo che ha stravinto la XXI edizio-ne del Caspe Bass. Bozzoli-Fernandez non solo hannovinto il Caspe bass 2013, infatti, ma hanno vinto tutti etre i giorni di gara, stabilendo un vero e proprio record,unico equipaggio a ottenere la quota di 5 esemplari perogni singolo giorno di gara. Se si considera che ben seibarche spagnole non hanno catturato nemmeno un pe-sce di misura in tre giorni, si ha un’idea della difficoltàdella loro impresa. Il Caspe bass 2013 si è svolto neigiorni 3-4-5 ottobre nel lago artificiale formato dallachiusa sul rio Ebro in località Mequinenza, luogo d’origi-ne della competizione più bella e difficile d’Europa. Siaper la storia, sia per le emozioni che regala a chiunquevi partecipa, da molti anni questa competizione attiraangler italiani che si cimentano nell’impresa di vincerequesto fantastico torneo di pesca al black bass. Nono-stante le catture siano calate notevolmente dopo l’arri-vo di molti predatori invasivi come siluro e lucioperca, ilCaspe bass si sta piano piano riprendendo. Con la ripre-sa del black bass è ripresa anche la transumanza italia-na che da sempre partecipa con ottimi risultati sportivi.Toscani, emiliani e veneti hanno trasportato in questoevento tecniche e conoscenze italiane, una rappresen-tanza della scuola pesca italica nelle acque di quel lago.Oltre alla preparazione tecnica, in questa edizione è sta-to determinante la scelta strategica. I vincitori hanno sa-puto decidere di rimanere nelle stesso spot per tutti igiorni di gara pazientando ora dopo ora, riuscendo nelladifficile cattura dei pesci necessari per chiudere la quotagiornaliera e vincere la competizione. Essendo consape-voli che le catture erano molto limitate, hanno saputoattendere con pazienza le poche occasioni in uno dei po-

notizieBASSFISHINGa cura di Emanuele Turato

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chi spot con la presenza di una ‘school’ formata da pescidi circa 500 g e lo hanno saputo difendere non lasciandomai la possibilità che venisse loro sottratto. Mentre chiha scelto di pescare nella parte bassa del lago ha dovutodividere i pochi pesci attivi con la maggior parte degliequipaggi in gara, i campioni hanno pescato da soli e in-disturbati nella parte alta, storicamente più povera dipesci e per questo sottovalutata. Così, chi ha scelto di in-vestire la propria competizione nella parte a monte dellapartenza ha ottenuto il primo, il secondo e il terzo postoin classifica. Luca Bozzoli ed Eloy Fernandez hanno sa-puto imporsi con 9,744 kg utilizzando tecniche di pescaall’italiana, pescando finesse in un lago tipico da pescacon hard bait. La coppia favorita Longas-Longas è arriva-ta solo terza con 4,899 kg, perché un altro equipaggioitaliano, Fava-Busacchi, ha conquistato un ottimo secon-do posto in classifica con 6,075 kg, inseguendo fino allafine i vincitori nonché amici e compagni di squadra. UnCaspe ancora una volta avvolto nel tricolore grazie al 1°e 2° conquistato con onore; gli altri equipaggi italiani sisono difesi ottenendo un 22° posto con Bruccoleri-Tura-to, un 29° posto con Sammarchi-Vannini e un 32° postocon Artanidi-Casarini. Il Caspe bass racchiude lo spiritodell’agonismo in stile americano e negli anni passati mol-ti nomi illustri hanno partecipato e vinto questa compe-tizione dimostrando grandi capacità tecniche. Ma mainessuno come Sammarchi prima e Bozzoli adesso hannosaputo stabilire dei record che resteranno per sempreimpressi nella storia del torneo.

Campionato Italiano cat. Motore Elettricoa Massaciuccoli

VINCONO SCATENA-CARIGNANI

In luogo del consueto report sull’evento, lasciamo la pa-rola ai due volte Campioni Italiani Scatena-Carignani, chesi raccontano per condividere con noi la loro esperienzanella recente vittoria del Campionato Italiano categoriaMotore Elettrico. «Quest’anno la competizione si è svoltanel lago di Massaciuccoli, che è un luogo veramente stu-pendo per la pesca al bass e che io e Omar siamo solitifrequentare da molto tempo sia per la sua vicinanza acasa, sia per tanti altri aspetti positivi o negativi che conil tempo abbiamo imparato a conoscere e valutare. Mas-saciuccoli infatti è il tipico lago che può dare tante soddi-sfazioni ma che al tempo stesso può anche essere causadi forti delusioni. Fortunatamente la gara di quest’annoci ha visti uscire vittoriosi e il merito è da attribuire an-che alla grande preparazione che c’è stata nelle prove enel prefishing. Proprio durante la preparazione abbiamopreso molto pesce, ma ci è stato difficile identificare conprecisione uno spot migliore rispetto a un altro per poi ri-trovarlo durante i giorni di gara. Purtroppo le condizioniclimatiche cambiano rapidamente e nei quindici giorni distop prima del tournament un fronte freddo, insieme aqualche acquazzone, ha fatto salire il livello del lago di

circa 30 cm, intorbidando l’acqua e raffreddandola di 4-6°. Ci siamo trovati quindi ad affrontare la giornata diprefishing con una situazione completamente diversada quella delle prove, quando i pesci non erano per nien-te attivi. Fortunatamente nei nostri spot l’acqua era an-cora abbastanza limpida e qualche mangiata siamo riu-scita ad averla anche nel pre-gara; basandoci sulla pe-scata di prova abbiamo quindi preparato la nostra strate-gia per la finale. La tattica da noi decisa consisteva nelpescare per il day1 negli spot più comuni e più battuticercando di classificarci nelle prime 5 posizioni, per poidare il tutto per tutto nel day2 in uno spot sconosciuto emolto incostante, ma che se pescato bene e con un pizzi-co di fortuna riesce a regalare delle catture di taglia no-tevole, tanto da permetterci di vincere la competizione.Day1. Sabato 12 ore 8: la gara sta per iniziare; alla par-tenza siamo andati direttamente nel nostro spot prefis-sato e abbiamo iniziato a pescare entrambi a flippingnel canneto, con creature e gamberi di colore nero/blu acausa del colore scuro dell’acqua. Eravamo molto sicuridella presenza di bass e siamo riusciti a continuare apescare in quel posto, anche se dopo due ore di pescaintensa non avevamo ancora sentito nessuna mangiata.La temperatura durante la notte di venerdì era scesa ul-teriormente e i bass non erano per niente attivi; per for-tuna insistendo e con molta pazienza siamo riusciti acatturare un bel pesce di circa un chilo. Dopo questa pri-ma cattura significativa abbiamo deciso di cambiare zo-na alla ricerca di qualche bass più piccolo ma che ci con-sentisse di raggiungere la quota. Pertanto ci siamo di-retti in un secondo spot con canneto e alberi sommersi,dove siamo riusciti a catturare due ‘keeper’ (due bass dilunghezza superiore ai 28 cm, che è la minima consenti-ta). Presi questi due pesci abbiamo deciso di tornarenel nostro spot precedente e qui abbiamo avuto dellenotevoli sorprese. Sono bastati pochi lanci a flipping eOmar mi avverte di una bella mangiata e ferra, ma datala resistenza opposta dal pesce ci viene spontaneo pen-sare: «no dai, questa è una carpa perché tira troppo».Nonostante questa idea Omar recupera e con grandesoddisfazione vediamo uscire dall’acqua la testa del pe-sce, un bellissimo esemplare di bass che veramente feli-ci riusciamo a salpare in barca e a mettere nel livewell.La pesatura ci confermerà che era veramente un belpesce di 1,435 kg. Fatto questo primo big, continuiamoa pescare per concludere la quota e dopo aver persouna bella mangiata, riusciamo a catturare tre pesci intre lanci sui 30 cm, che ci hanno fatto concludere la

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quota con l’opportunità di scartare anche qualche pescepiù piccolo. Felici del risultato siamo tornati verso lapiaggetta e attendiamo il momento della pesatura; era-vamo consapevoli di avere una bella pesata per le con-dizioni climatiche che si erano presentate e infatti sia-mo riusciti a piazzarci terzi, a soli 10 g dai secondi. L’o-biettivo per il day1 era raggiunto.Day2. Domenica 13 alle ore 8 del secondo e ultimo gior-no di gara partiamo e ci dirigiamo verso un canale del la-go dove di solito qualche bass si fa sempre catturare; adattendere le aspettative ci sono quattro bass di misura,non grandi, ma che ci fanno ben sperare per il resto del-la giornata. A questo punto, con quattro bass già cattu-rati, ci dirigiamo nel nostro hot spot, dove l’ecoscanda-glio ci segnala una temperatura dell’acqua sui 16,5°.Preoccupati per la temperatura bassa ma con fiducia ini-ziamo a flippare; questa tecnica è stata la nostra armavincente, considerando che nei due giorni di gara abbia-mo utilizzato praticamente solo un paio di canne a testatutte montate a texas, purtroppo pescando di reazionenon abbiamo fatto nemmeno un bass. Dopo aver cattu-rato circa una decina di lucci ci siamo detti: «bucati que-sti, ora mangeranno anche i bass». Detto fatto, poco do-po riusciamo a catturare un bell’esemplare di peso supe-riore al chilo. Felici e speranzosi continuiamo nella no-stra azione di pesca ma senza risultati. Lo scorrere deltempo inizia a farsi pesante, ma mai quanto la consape-volezza della modesta pesata nel nostro livewell; ciò

nonostante continuiamo a flippare e anche per noi arrivail momento magico quando una mangiatina molto subdo-la sulla creatura di Omar ci fa catturare un vero ‘mostro’per le acque di Massaciuccoli. Veramente felici del pesodel bass usciamo dal nostro hot spot per rifarci qualchecanale cercando di migliorare la quota e infatti, pescan-do in uno dei canali più conosciuti di Massaciuccoli, Gia-como riesce a ferrare un bel pesce, che purtroppo si sla-ma e lascia solo intravedere la sua grandezza, stimata su1,5 kg. Con un pochino di rammarico per il bass slamatotorniamo verso la piaggetta per effettuare la pesatura.Gli altri concorrenti ci rincuorano dicendoci che con i pe-sci da noi descritti avremmo vinto senza problemi e in-fatti… così è stato! Dopo una trepidante attesa arriva ilmomento della nostra pesata: portiamo cinque pesci, perun totale di 4,335 kg e big bass da 1,825 kg… cosa pote-vamo chiedere di più? Niente; anche perché abbiamovinto staccando i secondi di 1,67 kg! Ci godiamo le con-gratulazioni degli altri concorrenti e torniamo a casa conil secondo titolo di Campioni Italiani. Ci teniamo a ringra-ziare chi si impegna per farci provare queste emozioni eper dare un futuro a questa disciplina, ovvero: la FIPSAS,l’Italy Bass che è il nostro club di pesca, il FishbustersBass Team e tutti coloro che si danno da fare per mante-nere vivo lo spirito di questa disciplina. Inoltre salutiamogli altri concorrenti e ringraziamo il Comune di Massarosaper l’interesse e la dedizione dimostrate verso questosport».

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Per alimentare e tenere sempre acce-sa la fiamma che rende viva la no-stra passione, a volte serve dedicarele proprie uscite a predatori diversida quelli consueti. E per far sì che lafiamma arda è necessario che le ca-ratteristiche dei nuovi antagonisti

siano criptiche e infide almeno al pari di quelle deipesci cui siamo abituati. Cercando di appagare ilmio insaziabile appetito piscatorio, rivolto general-mente alla ricerca del luccio, mi sono così ricordatoche era un bel po’ di tempo che trascuravo le trotedel Trentino e che avevo con loro un conto aperto,lasciato in sospeso forse da troppo tempo. Rispolve-rata la vecchia e fidatissima Orvis insieme alla fiam-mante e scalpitante St.Croix, ho alzato la cornettadel telefono e dopo aver preso accordi con l’associa-zione che vigila e regolamenta la pesca in quella re-gione mi sono immesso, con un paio di fidati amicidi viaggio, nella giungla autostradale che mi separa-va dalla meta, risalendo l’Appennino alla ricercadelle sospettosissime marmorate e dei più disponi-bili ibridi dell’Avisio, senza disdegnare le gigante-sche fario e gli sporadici salmerini (entrambi fruttodi vecchissime semine) che popolano queste acque.

l’AvisioL’Avisio nasce dal ghiacciaio della Marmolada escorre nelle valli di Fassa, Fiemme e Cembra, persfociare poi nell’Adige a valle dell’abitato di Lavis(TN). Con una portata costante di circa 4 mc/sec èda considerare il tratto di fiume di fondovalle piùintegro del Trentino, dove le opere dell’uomo adalto impatto ambientale sono veramente minime.Scorre in una valle profonda attraverso la piat-taforma porfirica atesina ed è caratterizzato da unampio alveo a massi di dimensioni anche notevoli.L’habitat fluviale è molto vario ed è caratterizzatodal divagare dell’acqua fra le profonde buche che siformano a contatto con i promontori rocciosi, levelocissime rapide e le spianate più lente che co-munque mantengono una spumeggiante briosità.È senza ombra di dubbio l’habitat per eccellenzadella trota marmorata, che qui regna sovrana epuò raggiungere taglie veramente notevoli, manon mancano specie complementari quali il barbocomune, il barbo canino, il cavedano, la trota fario

Le trote dell’AAvviissiioo

PATRIZIO FASCIANI [[email protected]]

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PATRIZIO FASCIANI • LE TROTE DELL’AVISIO

vivere nella splendida esperienza trentina è statol’apprendere e il toccare con mano i frutti di unagestione del territorio mai data per scontata esempre scrupolosamente sotto controllo. Perquanto riguarda l’attività di ripopolamento itticodelle acque il lavoro è a dir poco encomiabile, pa-ragonabile alla certosina semina della terra da par-te del contadino. Non a caso mi avvalgo di questoparagone, in quanto la legge sulla pesca e la CartaIttica della Provincia di Trento hanno introdotto ilconcetto emblematico di coltivazione ittica delleacque, dato che è particolarmente importante cu-rare nella qualità e nella quantità la ‘semente’ im-messa negli ambienti acquatici. Proprio per realiz-zare questi importanti interventi ogni anno vieneelaborato un piano di coltivazione che punta pre-valentemente sulla reintegrazione e sul potenzia-mento delle specie autoctone, soprattutto salmo-

e il salmerino di fonte. La val di Cembra è un luogoveramente incantevole, un angolo incontaminatodi paradiso dove durante lo svolgimento della bat-tuta di pesca non è raro l’incontro con cervi, ca-prioli e qualche raro camoscio. Il tratto in questio-ne è lungo ben 33 km dalla foce alla diga di Stra-mentizzo ed è ammirevolmente gestito all’APDT(Associazione Pescatori Dilettanti Trentini), unadelle più vecchie e solide realtà che gestiscono ilterritorio in ambito di pesca.La fondazione di tale associazione risale al 1982, inseguito all’aggregazione di alcune società storichedi pescatori indotta dall’entrata in vigore dellaLegge Provinciale sulla Pesca (L.P. 60/78), che hadi fatto riordinato il complesso sistema dei dirittidi pesca, espropriando quelli privati, di originefeudale e salvaguardando i diritti esclusivi dellecomunità. Una delle cose più belle che ho potuto

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nidi, che, a causa di numerosi fattori negativi dicui sono vittime tutte le acque dello stivale, sonoin crisi e corrono il grave rischio dell’estinzione.Il vero fiore all’occhiello dell’APDT sta infatti nellapolitica di non immettere materiale adulto nelleproprie acque; fatte salve le due singole eccezionidelle zone a prelievo pronto pesca e della zona tro-feo, i ripopolamenti sono attuati per tutte le acquecon uova (scatole Vibert), avannotti o trotelle del-l’annata con modalità (quantità, specie e stadio disviluppo) che dipendono dal corso d’acqua interes-sato. Per meglio ampliare queste già validissimeiniziative l’obiettivo futuro è la realizzazione di unimpianto di piscicoltura destinato esclusivamentealla produzione di uova e avannotti di trota mar-morata, con milioni di esemplari provenienti da ri-produttori geneticamente puri per salvaguardare ilceppo autoctono della specie.

la pescaChi mi segue su questa rivista mi conosce come‘esperto’ in materia di lucci, ma il mio passato, anziil mio battesimo con la pesca, è avvenuto seguen-do le gesta del mio caro nonno nella continua ri-cerca delle stupende fario appenniniche dell’Ater-no, per cui, ferma restando la mia attuale passioneper il re delle acque… non disdegno l’altrettantodifficoltosa ricerca della regina di taglia, incontra-stata padrona delle forti correnti.L’unico modo per accedere al fiume nella stretta eirta valle è quello di percorrere gli antichi sentieriche si sviluppano nella folta vegetazione fino adarrivare ad alcuni caratteristici passaggi che per-mettono l’effettivo accesso all’alveo fluviale, carat-terizzati da brevi ma pur sempre ripidissime ‘ferra-te’ che aggiungono quel piccolo tocco wild che nel-

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le nostre avventure alieutiche non dovrebbe maimancare. È la zona ideale per la pratica dello spin-ning e della pesca a mosca soprattutto in primave-ra e in autunno, quando i livelli tutt’altro che proi-bitivi risultano ottimali per la cattura di esemplaridi tutto rispetto. In questi posti dove l’uomo dovrebbe essere esclu-sivamente un ospite, l’approccio alla pesca con latecnica dello spinning ruba molto al canyoning,trasformando la battuta di pesca in una veraescursione acquatica, dove nei passaggi più impe-gnativi, fatti di salti, scivoli e rocce da superare, le

nostre amiche sono solo l’obiettivo che ci ha per-messo di immergersi in questo splendido conte-sto. Da ciò si evince che lo spot andrà affrontatorisalendo il fiume da valle verso monte per evitareche le nostre amiche avvertano la nostra presenza.Ogni singola roccia, anche la meno invitante, è dasondare come potenziale tana delle nostre ami-che, che al passaggio dell’artificiale si materializ-zeranno come fantasmi dandoci una singola e fu-gace occasione per far sì che l’amo o le ancorettedi turno facciano presa nel loro durissimo appara-to boccale.

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rato velocemente (una voltapresa la mano) ad adattare adogni singolo cucchiaio pesi deicorpi e misure delle palette inbase allo spot che avevo inten-zione di affrontare e sondare,arrivando a creare dei veri epropri ibridi della specie. Sicu-ramente, non essendo il primoad arrivare a questa conclusio-ne mi astengo dal rivendicare lapaternità della trovata, ma allostesso tempo vado fiero nell’es-serci arrivato con l’esperienzasul ‘campo di battaglia’ e misento di stimolare fortementetutti voi a seguire l’esempio.Facilmente assemblabile e tre-

mendamente catturante è per esempio la versionetandem di un accattivante cucchiaio vintage ormaiquasi introvabile sul mercato italiano che mietecatture in ogni singola acqua da trota dove abbiamai nuotato. Mi riferisco ai mitici Veltic della Ru-blex. Per chi non li conoscesse, sono dei cucchiaiche nascondono la loro catturante attrattività nelriuscire a girare a bassi regimi anche se recuperati afavore di corrente dopo averli lanciati a monte del-la stessa. Ciò permette al pescatore che risale il cor-so del fiume di pescare in spot vergini, dove la suapresenza ancora non ha disturbato la zona di pe-sca. Detto così potrebbe sembrare cosa da poco,ma in ambienti dove l’uomo è una nota stonata, in

una perfetta sintonia doveanche lo spezzarsi di un ra-mo sotto i piedi potrebbe ri-sultare un campanello d’al-larme, si tratta di una carat-teristica di primaria impor-tanza. Purtroppo, dalla se-conda metà degli anni No-vanta il Veltic non è più com-mercializzato in Italia e no-nostante molte ditte abbianoprovato a copiarlo nessuna siè preoccupata davvero, a mioavviso, di capire cosa fosse aconferire a questo cucchiaiole importanti qualità citate.

gli artificialiGli artificiali principi per questa splendida avven-tura sono stati prevalentemente dei rotanti vintagemontati artigianalmente e gli intramontabili RealWinner, alternati in base alle nostre esigenze, det-tate dallo spot che ci si proponeva davanti.Premesso che tecnica ed esperienza sono qualitàche fanno di un pescatore un buon pescatore, avolte l’intuizione e la fantasia sono quel valore ag-giunto che permettono di far risultato anche quan-do fattori esterni potrebbero andare a pregiudicareuna divertente giornata di pesca. Ho infatti impa-

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di dubbio una grande potenzialità balistica; ri-spetto ad altri modelli in commercio possiedono amio avviso caratteristiche particolari, a comincia-re dal materiale con cui sono assemblati, il legnodi samba, che conferisce una buona resistenzastrutturale e un’importante spinta verso l’alto: so-no artificiali che si muovono bene e che allo stessotempo mantengono un buon peso. Scelti nelle mi-sure da 7 e da 9 cm, optando tassativamente per laversione affondante, sono stati impiegati conenorme successo sulle spianate più calme recupe-randoli linearmente, avendo cura di jerkarli velo-cizzando leggermente il recupero (come se fosse-ro una preda in fuga accortasi del pericolo) là do-ve il raschio interrompe la quiete dalla piana stes-sa. Ottimi risultati si sono raggiunti impiegandolianche in piena buca, a patto che si abbia l’accor-tezza di farli ‘wooblare’ sul fondo una volta lancia-ti a monte della stessa, per poi recuperarli moltolentamente, facendoli quasi trasportare dalla cor-rente in modo che il loro errare risulti il più natu-rale possibile; andando a stimolare con leggeristrappetti le movenze morenti dell’artificiale, in-curiosendo la trota di turno, le catture non tarde-ranno ad arrivare.

Qualcosa si può trovare girando su ebay e facendo-li arrivare dalla Polonia o dalla Germania.Torniamo comunque all’esempio di una versionetandem, cui accennavo sopra. Utilizzando la palet-ta di un n. 4 abbinata a quella di un n. 5, si può as-semblare il tutto su un corpo del peso specifico diun n. 4. La variante permette di avere un cucchiaiobilanciato nell’assetto con un peso complessivopari a quello di un cucchiaio del n. 4 (18 g circa),ma con l’aggiunta di un’amplificata emissione divibrazioni, che lo rendono più accattivante o piùirritante (dipende dai casi) agli occhi delle trote.Cucchiai da fondali e correnti importanti sono sta-ti appunto pensati per far sì che il loro bilancia-mento sia in grado di tenere sia il fondo che la cor-rente, lavorando egregiamente ovunque si faccia-no operare, in particolar modo là dove gli spumeg-gianti salti danno vita a schiume di acqua cheesplode su se stessa celando la presenza dell’ambi-to salmonide o là dove le profonde buche preten-dono che l’artificiale raschi il fondale per far sì cheil fatidico incontro con la padrona di casa non siasolo un sogno ma una tangibile realtà.Gli altri artificiali utilizzati, i minnow Real Win-ner, che si vedono qui sopra, hanno senza ombra

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tecn

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Ilsole è ormai definitivamente scomparsodietro alle montagne insieme al caldo po-meriggio estivo per lasciare una piacevolefrescura che porta con sé l’odore in-confondibile della sera. Seduto in riva alfiume in completa solitudine, mi sorpren-do a seguire improvvise idee che passano

in un attimo; la mente, forse per una volta liberada tutto, sembra libera anche di spaziare senza li-miti in una dimensione bellissima ed estremamen-

te tranquillizzante: i pensieri, i ricordi, le parole siricorrono confondendo la loro natura, perdendoordine e significato, e consentono per brevi istantidi guardare oltre la cortina di consuetudine che ciaccompagna per tutta la vita.Forse potrei provare un lancio verso l’altra riva,dove so che una trota potrebbe salire, ma non vo-glio rompere l’incantesimo e resto seduto speran-do che il mondo rimanga così, immobile e perfet-to; ogni cosa diversa sarebbe fuori posto. Un bel

SSooggnnii ddii uunnaa sera d’estate

Detto anche ‘evening rise’, è il momento magico in cui il fiume sembra animarsi per incanto;circondati da migliaia di insetti abbiamo finalmente la possibilità di insidiare il pesce della vita che,

abbandonato ogni timore, si getta con avidità sulle facili prede portate dalla corrente.La stagione è ormai trascorsa, ma concediamoci di sognare ancora…

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pomeriggio trascorso risalendo il fiume, lanciandoalla millimetrica ricerca degli anfratti più nascostie impervi, cercando di stanare una trota dove nonsi sarebbe mai aspettata arrivasse un’insidia. La pe-sca d’estate in fondo è questo, si trascorrono mo-menti bellissimi sapendo che il momento più emo-zionante deve arrivare, sai che la sera porterà final-mente le trote fuori dai loro nascondigli per nutrir-si in superficie. Tutto può succedere in poco tem-po, a volte anche niente, sempre l’attesa genera

un’emozione che da sola vale… il prezzo del bi-glietto!Il momento atteso è arrivato improvviso, coglien-domi quasi di sorpresa in una zona del fiume dovenon avrei dovuto trovarmi in quel momento. Escodall’acqua e mi affretto a raggiungere la lunga bucaun po’ più a valle dove prima non avevo volutamen-te pescato. Mi tengo distante dal fiume cercando diridurre al minimo i rumori del mio passaggio a finebuca, dove la profondità diminuisce notevolmente;

Sogni di una sseerraa dd’’eessttaattee

CLAUDIO CARRARA [ [email protected]]

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CLAUDIO CARRARA • SOGNI DI UNA NOTTE D’ESTATE

alcuni fiumi dell’ovest degli Stati Uniti, dove tro-viamo la massima concentrazione di insetti al mat-tino, con le famose ‘spinner fall’ (imponenti cadutedi piccolissimi spinner, generalmente Trico) chemettono in attività le selettive rainbow impegnatea mangiare quest’enorme quantità di insetti ormaiin fin di vita.Per selezionare correttamente le zone del fiumepiù adatte al coup de soir è indispensabile cono-scerne bene le caratteristiche e questo significache dovremo essere pronti ad affrontare qualchesconfitta, che fa comunque parte del gioco. Nontutti i tratti di fiume infatti offrono valide possibi-lità al tramonto e questi vanno individuati soprat-tutto fra le zone più aperte, scartando gli anfratticoperti da fitta vegetazione, dove avremo scarsissi-ma luminosità (un minimo è necessario) e pocapresenza di insetti. In secondo luogo ritengo sianoda evitare i tratti con corrente troppo veloce, dovesono scarse le postazioni utili per la trota e le bol-late di difficile individuazione. Pescando in torren-ti anche di buone dimensioni le zone che offronomigliori possibilità sono le buche con buonaprofondità che degradano dolcemente, creando untratto con acqua poco profonda e corrente lenta.Ottime anche le piane con discreta portata d’ac-qua, che si presentano con una sponda con mag-giore profondità dove i pesci più belli bollano a ri-dosso della riva.A volte anche le modeste correnti con acqua appe-na increspata possono riservare piacevoli sorprese;come già affermato comunque dobbiamo tenerpresente che non tutti i posti sono validi e capitaspesso di fare cappotto, mentre gli amici, appenacento metri a valle, hanno trovato condizioni otti-mali. Ciò può dipendere da diversi fattori che pos-sono variare dalla presenza più o meno abbondan-te di pesce, dalla concentrazione di insetti, dal di-sturbo che altri possono aver arrecato al posto. Neifiumi o grossi torrenti di fondo valle la scelta delposto assume un’importanza ancor più rilevante,essendo possibile assistere a imponenti schiuse inalcune zone e assenza quasi totale in altre e la stes-sa attività del pesce può manifestarsi in modo evi-dente anche in presenza di una schiusa di modestaentità, mentre altrove può succedere di osservare ilpassaggio di migliaia di insetti senza vedere unabollata.

quattro o cinque trotelle bollano con buona fre-quenza sulle prime effimere emergenti catturatenel momento più critico della loro esistenza: il pas-saggio alla vita aerea. Sarebbero prede facili, ma inquesti casi preferisco lasciare il posto tranquillo eattendere l’occasione per lanciare su pesci di tagliapiù interessante. In estate, con esclusione dei pe-riodi di inizio e fine stagione, quando le schiuse so-no concentrate nelle ore centrali della giornata, iltramonto del sole segna il momento d’inizio dell’at-tività del pesce (soprattutto in superficie) concen-trandosi in prossimità del fiume grandi quantitàd’insetti di ogni genere e stadio evolutivo. Le schiu-se che possono verificarsi durante tutto l’arco dellagiornata sono generalmente di modesta intensità ebreve durata, rappresentando spesso un evento dinatura occasionale e imprevedibile. Sono senz’altroimportanti possibilità per il pescatore e permettonodi avere delle buone chance di cattura anche du-rante il giorno, ma le trote migliori difficilmenteusciranno allo scoperto in questi momenti. L’ab-bondanza di cibo disponibile e la diminuita lumi-nosità rappresentano una combinazione particolar-mente favorevole che un pesce, soprattutto unatrota, di buone dimensioni difficilmente si lasceràscappare.L’attività concentrata nel breve momento serale èun fenomeno nota a tutti i pescatori, con tutte letecniche, legali e non, tanto che spesso arrivano sulfiume giusto per pescare il coup de soir. Succedespesso, frequentando acque libere italiane e anchein alcune regioni della Francia e Spagna, zone incui la pesca alla trota è una tradizione popolaremolto diffusa, di restare in assoluta solitudine pertutta la giornata e di vedere poi, al tramonto, uscireda un angolo il classico ‘omino’ armato di cannacon cucchiaio o moschera dirigersi con decisioneverso la buca dove sa che a quell’ora, in quella sta-gione e con quell’artificiale, potrà fare rapidamenteil cestino rincasando magari prima che la cena siraffreddi. Il fascino del coup de soir celebrato daipiù grandi pescatori a mosca non è riscontrabile inquesti comportamenti che vedono la pesca esclusi-vamente come mezzo per procurarsi qualche trotasenza passare in pescheria, ma rendono sicura-mente l’idea dell’efficacia della pesca nelle ore se-rali. È una costante riscontrabile in quasi tutti icorsi d’acqua da trote e temoli, con esclusione di

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CLAUDIO CARRARA • SOGNI DI UNA NOTTE D’ESTATE

Uno dei casi di questo tipo più eclatanti cui ho po-tuto assistere in più di un’occasione è stato nellaDora Baltea, nelle vicinanze di Torino. La Dora,dalle tipiche caratteristiche del grande fiume delpiano, seppure scorre in una delle zone più antro-pizzate e industrializzate d’Italia, conserva una ca-pacità biogenica a dir poco eccezionale e, nei pe-riodi in cui non porta acqua di neve, è possibile as-sistere a imponenti schiuse, che possono variare aseconda del periodo e dell’orario da baetidi, ecdyo-nuridi, Epeorus ecc., in quantità e durata da far in-vidia a molti fiumi più blasonati d’oltre confine.Ebbene, mi è successo più di una volta di vedere lasuperficie letteralmente ricoperta da grosse subim-magini di olive senza vedere bollare una trota inposti dove il giorno dopo l’acqua letteralmentebolliva apparentemente senza schiusa e catturare a

ripetizione con il classico moscerino su amo del n.20. Le ipotesi su questo comportamento, che po-tremmo definire inspiegabile, sono molteplici e ciporterebbero lontano dall’argomento qui trattato;si tratta comunque soltanto di ipotesi e l’unica cer-tezza che abbiamo è che rimarranno tali nonostan-te i nostri sforzi.Il grande fiume racchiude in sé un’infinità di mi-crocosmi, come dei sottoinsiemi che, seppur fa-centi parte dello stesso ecosistema, possono agirein maniera del tutto autonoma. È possibile cosìtrovarsi di fronte a una lunga piana priva di attivitàe risalendo imbattersi in una schiusa molto localiz-zata che tiene in attività un branco di iridee al latodi una corrente e ancora più in su ammirare alcunitemoli di grosse dimensioni staccarsi lentamentedal fondo e bollare su delle piccole black ant.

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CLAUDIO CARRARA • SOGNI DI UNA NOTTE D’ESTATE

gli insettiNelle ore serali è pos-sibile assistere allapredazione da partedel pesce sia di insettiin schiusa (dun) chedi spinner e questi ul-timi, nella loro fase fi-nale di spent, man-tengono in attività letrote sino a buio inol-trato. Il volo serale de-gli spinner è uno deglispettacoli più belli eaffascinanti cui si puòassistere in riva a unfiume. Decine di mi-gliaia di esemplari ini-ziano lentamente laloro discesa verso lasuperficie dell’acquaper unirsi poi in ac-coppiamento e cadere

sfiniti morendo dopo una breve agonia. Tra i nu-merosi generi di effimera che possiamo trovare nel-le calde serate estive ce n’è uno in particolare cheper la sua scarsa diffusione e per le particolari mo-dalità di schiusa suscita in me una forte attrazione,l’Oligoneuriella rhenana, effimera di buone dimen-sioni (amo 12), di colore grigio molto chiaro ten-dente al bianco sporco, dalle abitudine strettamen-te crepuscolari; si muove a sciami composti da cen-tinaia di individui con volo veloce, spesso radentel’acqua, e non è paragonabile a nessun altro tipo dieffimera da me conosciuto.Nell’Oligoneuriella rhenana è praticamente assenteil momento di emergente/dun con il caratteristicopassaggio in acqua, per cui la pesca è legata all’uti-lizzo di imitazioni di spinner che cadono in acquacasualmente o dopo l’accoppiamento. La comparsadi questa mosca nel cielo è tanto improvvisa quantodi breve durata e ciò che stupisce è l’eccezionalenumero di insetti che sembrano venire dal nulla enel nulla poi scomparire. Ho avuto la fortuna di as-sistere personalmente a imponenti schiuse di que-sto insetto nel Volturno, nel Sele Tanagro e in misu-

Nel silenzio della notte il rumore è inconfondibile,e anche le onde che scendono la corrente ne sonola conferma: una grossa trota è uscita con il dorsodall’acqua per prendere qualcosa in superficie.Passano pochi secondi e sale di nuovo; questa vol-ta la sagoma scura che rompe il film sembra indu-giare un po’ per farsi ammirare, poi le salite diven-gono mano mano più frequenti. Ormai si è siste-mata a galla e bolla continuamente, forse su dellespinner spent di piccole effimere che poco fa si ve-devano volare vicino all’acqua. La scelta dell’artifi-ciale è quasi obbligata, la scarsa luce che ormai ri-mane ci costringe ad agire di intuito, due falsi lan-ci e poi la posa appena a monte della trota. Ancoraun gorgo, forse è sulla mia mosca, la ferrata imme-diata e la violenta reazione del pesce si consuma-no nel volgere di un attimo, forse due. Il secco ru-more di frusta del finale in aria mi conferma che lamosca è rimasta in bocca alla trota: poco male,avevo schiacciato l’ardiglione e tra poco sarà dinuovo libera di vedere scendere le mosche sullacorrente e salire in superficie facendomi sognareancora una volta.

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scomparire completamente. Nel momento di mas-sima attività risulta veramente difficile mettere inatto una strategia di pesca efficace, tante sono lebollate che finiscono inevitabilmente per disorien-tare il pescatore che si ritrova a lanciare qua e làcon scarsi risultati. Le maggiori possibilità si han-no invece quando la frenesia generale diminuisce,lasciando in attività regolare pochi esemplari dipiù facile individuazione. In base alla mia espe-rienza, in questi momenti le catture, paragonatealla quantità di bollate, sono in definitiva piuttostoscarse, il che dipende da un insieme di fattori, co-me la difficoltà di imitare tale insetto, la breve du-rata del fenomeno, la scarsa luminosità e la grandeabbondanza di cibo che rende, come sempre, il pe-sce estremamente selettivo e difficile da catturare.La mosca ‘notturna’ per eccellenza e quella che piùdi ogni altra viene utilizzata nel coup de soir daipescatori di tutto il mondo è senz’altro la sedge flynelle sue molteplici versioni; imitazione di tricot-tero o friganea che nelle varie forme, colori e di-mensioni rappresenta un punto fermo soprattuttoper la cattura degli esemplari di taglia maggiore.La bollata su una sedge è generalmente inconfon-

ra molto minore nel Nera, dove la sua presenza èsporadica e si manifesta raramente. Ricordo in par-ticolare una sera di luglio di qualche anno fa, dopoaver trascorso buona parte del pomeriggio su nu-merose trote in costante attività su una delle famo-se schiuse miste del Volturno; con il tramonto an-che le bollate erano diminuite sino a cessare com-pletamente. Perplessi, io e il mio amico e compagnodi pesca ci chiedevamo spiegazioni su questo com-portamento così insolito per la stagione estiva.Dopo qualche infruttuoso tentativo con delle sed-ge eravamo sul punto di smettere quando, alzandolo sguardo verso il cielo, restammo per qualche at-timo attoniti per lo spettacolo che apparve ai no-stri occhi: migliaia di esemplari di oligoneuriella,riuniti in grandi sciami, volavano a cinque-sei me-tri di altezza risalendo e scendendo il fiume; nellascarsa luce della sera era comunque possibile guar-dare lontano e vedere l’imponenza della schiusa.Di lì a poco iniziarono le prime bollate, che si in-tensificavano man mano che gli insetti si avvicina-vano all’acqua, sino ad arrivare al massimo dell’in-tensità, che può durare dai 15 ai 30 minuti. Poi lebollate divennero sempre più sporadiche sino a

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tando forse il momento in cui il pesce riesce a cat-turare tale insetto con maggiore facilità. General-mente si tratta di imitazioni sommerse che hannoil massimo dell’efficacia se usate con l’ausilio diuna moderata animazione effettuata con lievi sol-levamenti del vettino. Esistono comunque anchemodelli di artificiali che, pur essendo quasi com-pletamente sommersi, lasciano in superficie unciuffo di cul de canard, sparkle wing o materiali si-mili, consentendo al pescatore di seguire costante-mente la loro mosca. Ritengo comunque che la ve-ra imitazione di emergente di tricottero, quella cheimita meglio i movimenti dell’insetto naturale,debba ‘nuotare’ sotto la superficie per risalire conbrevi scatti: è proprio questo movimento di risalitache nove volte su dieci induce la trota all’attacco.La pesca con imitazioni ‘dry’ differisce notevol-mente da quella con imitazioni di effimera, inquanto anche in questo caso le sedge consentonodi effettuare tecniche mirate all’animazione del-l’artificiale, che risultano spesso estremamente

dibile, anche se non riusciamo a vederla, per il fra-gore e la foga con cui trote e temoli attaccano que-sti insetti. Di solito l’attività in superficie sulle sed-ge avviene in due momenti: durante la schiusa ve-ra e propria, cioè quando gli insetti cercano diguadagnare la riva nuotando in superficie, o du-rante l’ovodeposizione, quando cioè i tricotteribattono ripetutamente l’acqua con l’addome in unsaliscendi estremamente eccitante. La presenza ditricotteri è comune a quasi tutte le acque che ospi-tano trote e temoli e questi occupano un posto ri-levante nella loro dieta sia per l’abbondanza cheper il grosso apporto proteico determinato dalledimensioni spesso considerevoli di questo insetto.La loro predazione ovviamente non avviene soloin superficie, ma in tutti gli stadi evolutivi, dallalarva alla pupa, con particolare interesse per que-st’ultimo.La pupa di tricottero (generalmente definita cad-dis) è un’imitazione spesso trascurata dai pescato-ri, ma che si è rilevata spesso risolutiva, rappresen-

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allora qualcuno parlava dei passati anni migliori)quando, dopo un pomeriggio passato a pescare te-moli, e che temoli, aspettavo il momento in cui legrosse trote iniziavano a bollare distanti, pratica-mente fuori tiro; la tentazione di lanciare era for-te, ma l’esperienza mi aveva insegnato che la tatti-ca migliore era attendere che i pesci si fosseroportati a una distanza minore, senza disturbarli,come poi accadeva regolarmente tutte le sere oquasi. Saper aspettare, non aver fretta, coglierel’attimo giusto: sono le prerogative che contraddi-stinguono i pescatori di pesci grossi e il coup desoir è il momento in cui si hanno le maggiori pos-sibilità di catturarli. Una foto con un esemplaredegno di tale nome è spesso frutto di attese infrut-tuose, tentativi, lotte con attrezzatura al limite deicarichi sopportabili.Non è ancora calata la sera, ma tu sei già lì pronto,con la mosca legata al terminale, anche se sai chenon è ancora tempo e che non uscirà allo scopertoche a notte… se uscirà. Ti resta il tempo per riflet-tere su cose che di solito ti passano vicino sfioran-doti ma che non hai né la voglia né il tempo di os-servare. Cose che possono appartenere al mondodella pesca a mosca come ad altri mondi, anche sea volte resta difficile stabilirne i confini; mentre ipensieri si rincorrono liberi nella mente cominci asentirti parte dell’ambiente che ti circonda.La ricerca del capo da trofeo è di solito una sceltache esclude una pesca caratterizzata da numerosecatture, certamente più divertente ma di granlunga meno emozionante: è facile cedere alla ten-tazione di lanciare su una bella trota che ti stabollando davanti, sembra quasi che lo faccianoapposta, mentre stai aspettando che ‘il mostro’ simetta in attività; la cattura di un pesce nei pressidella sua zona di caccia può sicuramente rivelarela nostra presenza e insospettire la preda. La cac-cia al pesce di taglia è sicuramente una delle in-terpretazioni più affascinanti del coup de soir, maquesta è legata alla sua precedente individuazio-ne, alla conoscenza delle sue abitudini, dell’ali-mentazione, degli orari, che sono sorprendente-mente regolari: le trote più sono vecchie e più so-no metodiche e regolari, soprattutto negli oraridei pasti, come del resto accade nel genere uma-no: improvvisazione e sregolatezza sono evidente-mente caratteristiche giovanili.

catturanti. Le tecniche utilizzate per dare movi-mento alla sedge possono essere molteplici e tuttemirate a imitare il nuoto in superficie tipico diquesta specie di insetti e vanno dal semplice dra-gaggio a fine passata a più complessi movimentitendenti ad ottenere il così detto pattinamentodella mosca. Una sedge che si sposta sull’acqua apiccoli scatti possiede un altissimo potere adescan-te, riuscendo in molti casi a far salire pesci che inquel momento non erano in attività, ma bisognafar attenzione a non abusarne, in quanto può acca-dere talvolta che le trote preferiscano il passaggiodella mosca liscio, senza alcun dragaggio, e altrevolte possano salire sulla sedge in pattinamento ri-fiutandola sistematicamente.

sul fiumeNella mia mente è ancora vivo il ricordo dellaTraun degli anni migliori (almeno per me, ma già

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Non abbiate paura, non mi sonobevuto il cervello, almeno nonancora, e soprattutto non ave-te bisogno di tornare dal carto-laio come quando, da ragazzi,compravate righelli e squadreper la scuola. Ho solamente al-

largato un concetto ormai molto in voga nella pe-sca in mare e del quale si è approfonditamenteparlato nello scorso numero della rivista, lo shorejigging o, come alcuni lo chiamano ‘diagonal jig-ging’. In comune con questa tecnica, oltre ad alcu-ne esche, c’è il concetto di base: la pesca diagonale.Negli ultimi mesi avevo sentito parlare molto del-l’efficacia dei casting jig usati per lo shore jiggingapplicati nella pesca in acque interne e, intuendo-ne le potenzialità, mi sono dedicato al loro utilizzoin una serie di uscite dedicate alla pesca del persi-co reale. Nelle acque che frequento i persici, dopoun’intensa attività mattutina svolta negli strati su-perficiali, con l’aumentare della luminosità scen-dono verticalmente nella colonna d’acqua, andan-do a collocarsi a grosse profondità in branchi com-posti da molti esemplari della stessa taglia. In que-ste condizioni è necessario un approccio alternati-vo ai soliti minnow/crank. Occorre infatti raggiun-gere profondità superiori ai 10 m e a tal fine è ne-cessario utilizzare tecniche specifiche, che faciliti-no la ricerca del predatore striato. Il primo oggettoche dovrà aiutarci in questa ricerca è ovviamenteuna piccola imbarcazione, o al limite un belly boat,in ogni caso munito di un buon ecoscandaglio. Ne-gli ultimi anni proprio questo strumento ha fattopassi in avanti incredibili, sviluppando trasduttoricapaci di leggere il fondale come una cartina geo-grafica e soprattutto in grado di vedere lateral-mente rispetto alla nostra direzione di marcia.Questa capacità (detta side imaging) consente nonsolo di leggere il fondale in maniera molto più ve-loce e precisa rispetto agli ecoscandagli di tipo tra-dizionale, ma soprattutto, specialmente se pe-schiamo in acque relativamente profonde, di nonspaventare le nostre prede tenendoci a dovuta di-stanza da loro.Una volta entrati in acqua inizierete a cercare levostre prede aiutandovi con lo strumento: con eco-scandagli di tipo tradizionale dovrete compiere ilclassico ‘zig zag’ nelle zone dove ritenete probabilela presenza di persici. È buona norma iniziare l’o-

JACOPO GALLELLI [ [email protected]]

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JACOPO GALLELLI • DIAGONAL FISHING PER IL PERSICO

perazione dove sapete esserci strutture profonde,siano esse alberi sommersi, i piloni di un ponte osemplicemente rocce. La profondità di azione do-vrà aumentare con il progredire della giornata, percui potrete pescare sui 6-8 metri in mattinata perpoi spingervi fin oltre i 15 m durante il giorno. Ilpiù delle volte vedrete delle marcature in prossi-mità della sponda durante le ore mattutine e viavia che la luce aumenta sempre più in profondità;a volte, le vedrete addirittura in zone profonde do-ve non è presente alcuna struttura sommersa.Questa situazione è riconducibile all’attività pre-datoria dei branchi, che spesso si trovano aggrega-ti proprio vicino alle loro prede, che nel loro giro-vagare infinito ci complicano la vita allontanando ipersici da dove credevamo si trovassero.

casting jigQuesti artificiali, concepiti per l’utilizzo saltwater,stanno sempre più trovando spazio nella pesca inacque interne: chi li utilizza per pescare le marmo-rate in zone profonde dall’alto, chi li utilizza perpescare le trote in laghetto, chi per i cavedani deigrandi laghi, chi, come me, ne ha fatto un cavallodi battaglia nella pesca al persico. La logica dell’u-tilizzo di questo artificiale è abbastanza semplice,almeno concettualmente: una volta localizzato ilbranco, lo lancerete a 10-15 m dall’imbarcazione elo farete affondare in trattenuta leggera ponendola mano sinistra di fronte alla bobina del mulinello(per i destri). In questo modo da una parte rallen-terete la caduta dell’artificiale aumentandone losfarfallamento in fase di caduta, dall’altra vi mette-rete nelle condizioni più agevoli per effettuare unaferrata repentina in caso di mangiata in caduta.Molto spesso le mangiate si avvertono proprio inquesta fase e si manifestano come un improvvisostop nella caduta dell’artificiale; a questo puntodovrete fermare la bobina del mulinello con la ma-no sinistra, portando una ferrata immediata e am-pia. Se non avrete fortuna sulla prima caduta, ani-merete l’artificiale richiamandolo verso di voi conmovimenti di canna più o meno repentini, cercan-do di far guizzare l’artificiale come un pesciolinoin difficoltà. Spesso gli esemplari di maggior moleinseguono l’esca per un po’, per decidersi poi ad at-

taccarla quando questa sfugge loro, compiendouno dei guizzi descritti. Dopo aver recuperato l’e-sca per un paio di metri, consiglio di farla ricaderesul fondo, sempre sotto debito controllo, ripeten-do lo stesso sistema di pesca fino a quando l’escanon si trova quasi sotto l’imbarcazione. Questatecnica consente di pescare non solo i vari stratid’acqua, ma anche di pescare con efficacia tutta lazona compresa fra la barca e il branco. Il peso del-l’esca dovrà essere proporzionale all’aumentaredella profondità e inversamente proporzionale algrado di attività dei pesci.Di solito uso dei casting jig Molix Jugulo da 5 a 20g, che riescono a coprire tutte le situazioni di pe-sca, preferendo quelli leggeri in situazioni di atti-vità frenetica e quelli pesanti in condizioni di apa-tia, perché su pesci apatici la caduta repentina del-l’artificiale stimola l’attacco di reazione, mentre supesci ben disposti maggiore sarà il tempo in cuil’artificiale rimarrà nella loro zona d’azione, mag-giori saranno le abboccate. I colori che preferiscosono il rosa e il giallo, ma a certe profondità il colo-re non riveste un ruolo fondamentale, perché sottouna certa soglia agli occhi dei pesci appaiono tuttisolo come varie tonalità di grigio.Come attrezzatura va bene una canna da 6’6” conpotenza massima 3/8 o 1/2, per capirsi una di quel-le che si usano nella pesca finesse del bass, conbuone doti di reattività e leggerezza. Nello specifi-co per questa tecnica ho testato la nuova Fiorettodi Molix FSS-66 ML, che mi ha fatto divertire nonpoco anche con i pesci più piccoli. Per quanto ri-guarda il mulinello direi che un 2500, imbobinatocon un fluorocarbon da 5-7 lbs, si presta al meglioal bilanciamento di una canna così leggera. Chi miconosce sa quanto sia amante dei trecciati, ma horiscontrato un calo di abboccate notevole utiliz-zando un PE con il finale e quindi ho deciso di la-sciar perdere. Probabilmente la caduta con il fluo-rocarbon diretto è più naturale e quindi più ade-scante.Ultimo consiglio è quello di munire i vostri artifi-ciali di piccoli assist hook, senza però togliere l’an-corina che quasi tutte queste esche hanno di serie.In questo modo aumenterete sensibilmente il nu-mero di mangiate a buon fine, migliorando nonpoco la riuscita della vostra giornata di pesca.

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drop shotQuesta tecnica di derivazione bassistica ha guada-gnato di diritto di essere collocata fra le più cattu-ranti per la pesca del persico e soprattutto, per ov-vi motivi, per la pesca in diagonale. Quando ilbranco di persici ha iniziato a sparpagliarsi, dopoaver effettuato alcune catture è il momento dicambiare tecnica e di passare al drop shot, grazieal quale riuscirete a far lavorare l’esca al centro delbranco in profondità e in maniera molto naturale.Dovrete lanciare a 15 m dal vostro mezzo lasciandoaffondare l’esca e, una volta raggiunto il fondale,dovrete animarla a canna alta (fra ore 2 e ore 3), fa-cendola muovere con piccoli scuotimenti dellacanna e ogni tanto lasciandola cadere in modo na-turale (abbassando la vetta della canna fino a ore4). Così facendo sonderete il fondale stimolandol’attacco da parte di pesci svogliati o disturbati dal-le catture precedenti. Come esca utilizzerete per lopiù piccole imitazioni di anellidi, come il Satorworm di Molix o il Trick Worm 4” dell’americanaZoom, ma anche di piccoli pesci come l’RA shad da

3”: ogni piccolo finnesse worm andrà benissimoper l’utilizzo descritto.Per questa tecnica consiglio una canna leggermen-te più lunga della precedente, che vi aiuti non soloa muovere l’esca in maniera più verticale ma anchead avere una percentuale di ferrate a buon finemaggiore. Considerati i piccoli ami che si utilizza-no, un angolo di ferrata migliore aiuterà non poco.La canna dovrà essere sensibile, ma senza avereun’azione troppo esasperata e in grado di soppor-tare piombi fino alla mezza oncia di peso. Infatticonsiglio vivamente di eccedere con l’uso delpiombo, perché dovrete portare l’esca in pesca ve-locemente senza perdere mai il contatto con il fon-dale. Il mulinello sarà il solito 2500 con frizioneanteriore e, come per i casting jig, imbobinato conun fluorocarbon da 6-7 lbs. Considero anche inquesto caso l’utilizzo dei trecciati assai svantaggio-so, considerato il fatto che i piccoli ami che utiliz-zerete non faranno una gran presa nel debole ap-parato boccale del persico; eviterete quindi spiace-voli slamate, che spesso avvengono proprio con gliesemplari più grossi utilizzando un filo che abbiaun leggero allungamento.

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astratto ma attrattivo, disordinato e per questo,probabilmente, simile a qualcosa di vivo. La sera almorsetto l’imitazione è uscita alla prima. Le hack-les in stile Devaux spinte in avanti sembrano per-fette per creare volume e intrappolare bolle d’aria,con l’aiuto di quelle di germano femmina. In que-sta maniera le soft hackles, siano esse di germano,di pernice o di cul de canard, non tenderanno, conl’andare dei lanci, ad appiccicarsi tra loro dietro,poiché la disposizione delle fibre glielo impediràfisicamente.A una prova in acqua questo nuovo artificiale è ri-sultato inaffondabile pescando a scendere. Saltella

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Scrivere di costruzione è bello, perchéciò che si scrive è sempre il punto dipartenza e non quello di arrivo. Ognimetodo costruttivo che viene presen-tato è infatti per la maggior parte deilettori lo spunto per inventare qual-cosa, per modificare, per testare. Mi

hanno chiesto una volta se sapevo quanti modellidi mosche esistono al mondo. Ci ho pensato un po’su e poi ho risposto: «infiniti, o comunque in unamisura tendente all’infinito». Ci sono, certo, tantimodelli unici, tante creazioni estemporanee malriuscite o dimenticate, alcune forse micidiali, mamagari usate solo una volta nella situazione sba-gliata, o, peggio, lasciate pendere, al primo lancio,dal primo ramo. Poi ci sono le mosche in voga neiclub, quelle conosciute a livello locale, e infine imodelli famosi, replicati almeno una volta nella vi-ta da ogni fly tier. Tuttavia ogni creazione è perso-nalizzabile e, ne sono certo, migliorabile e adatta-bile al posto, al luogo e al momento. È per questoche ogni articolo, compreso questo scritto, è, spe-ro, il punto di partenza.Se rivolgo l’attenzione al mio ‘percorso’ costruttivolo vedo come una corsa a tappe, dove l’arrivo è an-che il punto di partenza della tappa successiva.Partenze e arrivi, soluzioni e nuovi problemi. Ogninuova creazione che mi soddisfi al punto da rite-nere di esser pubblicata, durante gli svariati utiliz-zi in pesca, mi mette davanti volta dopo volta aisuoi intrinseci problemi. Rianalizzando ogni male-detta mosca che ho fatto nella mia vita, ho sempretrovato qualcosa di migliorabile o variabile, e maimi sono avvicinato alla mosca perfetta e nemmenoa quella che, nonostante il filo, riesca a muoversinaturalmente in acqua. Ultimamente ho pescatomolto in torrente con le soft hackles fatte con il so-stegno posteriore (vedi l’articolo Soft Hackles Pushup nel numero 4/2009 di questa rivista) e, usando-le e riusandole, ho immaginato il nuovo punto dipartenza. Mi sono chiesto: «ma se la coroncina po-steriore montata a ridosso della soft hackle inveceche creare una barriera fisica verticale che tieneaperta la radice della hackle fosse spinta ancora inavanti, cosa succederebbe?».Ho immaginato subito il corpo lungo di un bel plu-meau con una larga hackle sormontata da un cor-po, in stile Devaux, e una bella piuma di germanofemmina, avvolta e tirata indietro. Qualcosa di

IVANO MONGATTI [ [email protected]]

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ottimamente se si usa il vettino, pur essendo su unamo del 10 abbastanza pesante. Pur essendo un’i-dea abbastanza recente, di circa qualche mese fa,mi ha già regalato diversi pesci, tra cui uno splen-dido preso in una ‘morta’, facendo saltellare e zam-pettare il plecotterone. Ho visto la classica ombranera staccarsi da una parete grigioscura e lanciarsi,con tre colpi di coda, voracemente, contro la miamosca. Ho ferrato talmente in anticipo che l’hobucata proprio in punta di becco, in cima in cimaed è stato un orgoglio riuscire ad averla per un mo-mento tra le mani. Quella mosca mi ha dato in po-co tempo risultati tali da pensare di poter applica-

re quel sistema anche altri tipi di imitazioni, terre-stri, sedge, effimere.L’idea è di creare una sorta di conicità tra corpo ehackles che regali all’insieme una silhouette accet-tabile, lavorando anche sulla gradazione cromaticadelle due parti. Immaginando la conicità e pensan-do allo stile Devaux, ho capito che stringendo piùo meno il corpo potevo regolare la direzione dellepiume sino a spingermi molto avanti, realizzandosilhouette giuste anche per l’imitazione di un’effi-mera. Inoltre, l’aggiunta di code posteriori potevaregalare ulteriore stabilità al complesso. Aprire lecode a ‘V’ o a ventaglio offre all’artificiale un largo

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IVANO MONGATTI • PUSH FORWARD

strial e tricotteri possiamo utilizzare hackles concui normalmente faremo, sull’amo utilizzato, uncollarino di effimera. Nel caso invece delle imita-zioni di effimera sono da prediligere le hacklescorte e coniche che ormai non vanno più di moda.Dopo aver eliminato la parte lanosa, queste hack-les permettono di sfruttare la differente misuradelle proprie fibre per far sì che le prime ad esseremandate in avanti quando si monta il corpo sianoanche le più lunghe.

La lunghezza delle soft hackles e la ‘direzione’.Se per sedge e plecotteri potremo utilizzare piumedi buona lunghezza al fine di imitare (anche seconfusamente) le ali a capanna sul corpo, è intuibi-le che per imitare effimere la lunghezza delle softhackles debba essere abbastanza ridotta. Una cosaa cui si pone meno attenzione e che considero im-portante è la direzione, o verso, delle piume. Seguardate bene la piuma, notate che ogni fibra ri-volge la sua punta in una direzione originaria, cioèverso il suo interno. Quando avvolgiamo la piuma,giro dopo giro, mai sormontando il calamo masempre andando verso l’occhiello, dobbiamo esse-re sicuri che le punte delle fibre guardino in avantie non indietro. In poche parole la parte lucida del-la piuma deve guardare la curvatura dell’amo e laparte opaca l’occhiello.

appoggio nel punto più pesante e critico della mo-sca, la curvatura dell’amo. Ho realizzato con que-st’idea l’imitazione di un baetide generico, varian-do e scalando i toni di grigio, e il risultato è statopiù che apprezzabile. Ho notato in ogni fase di pe-sca un’aumentata mobilità della mosca, che apren-do i volumi del torace si dimostra meno agganciataall’acqua e in grado di essere mossa con estremafacilità. Inoltre galleggia senza dubbio più di unamosca normale e soprattutto resiste di più comple-tamente asciutta.Così mi sono deciso a rifare un po’ di modelli conquesto sistema, che potremo chiamare ‘pushforward’, notando, durante l’elaborazione e la co-struzione, che c’erano parametri precisi che dove-vo seguire, se volevo raggiungere un risultato dibuon livello.

La scelta dei colori. Le colorazioni del corpo edella hackle devono essere uguali o quanto menosimili. Nel caso non si disponga di colori uniformiper queste due parti, dovremo prediligere una tin-ta più chiara per il corpo e una più scura per lehackles. Ciò ci permetterà di imitare le sfumaturenaturali degli insetti presenti in natura.

La taglia delle hackles. La lunghezza varia a se-conda dell’insetto che si vuole imitare. Per terre-

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Perla Plumeau• amo: n. 10• corpo: polipropilene giallastro• hackles: rosso mattone• soft hackle: germano femmina

È stata la mia prima mosca testata conquesto sistema di montaggio. Comescritto nel testo, si tratta di un artificialeestremamente galleggiante e mobile,nonostante la stazza.

Baetis• amo: n. 14• coda: gallopardo• corpo: polipropilene beige• hackles: grigia• soft hackle: cdc e pernice

Le code a ‘V’ conferiscono sta-bilità e posizione alla mosca,mentre il cdc ne garantisce laleggerezza e il movimento.

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Aracnide• amo: n. 16• corpo: polipropilene bianco• hackles: grizzly• soft hackle: pernice

Mosca estremamente leggera emobile, quasi un’Assassine rivisita-ta. Il trucco sta nel mettere il poli-propilene largo sul filo, nella minorequantità possibile.

Tricottero medio• amo: n. 14• corpo: polipropilene marronastro• hackles: rosso mattone• soft hackle: germano femmina

Una mosca d’insieme molto solida eresistente. Sembra una peute, manon si bagna come una peute.

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Effimera in movimento• amo: n. 16• code: gallopardo• corpo: polipropilene grigio scuro• hackles: grizzly• soft hackle: pernice

Con lo stesso concetto della precedente ho assem-blato anche questa imitazione d’effimera, tenendopiuttosto larghe le hackles posteriori.

May fly• amo: n. 10• code: Moose Mane• corpo: polipropilene crema• hackles: rosso mattone• soft hackle: gallopardo e cdc

Come resistere al tentativo di fare una mosca dimaggio? In acqua sta bella dritta e vibra bene.

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Bombo• amo: n. 12• corpo: polipropilene bianco• hackles: nera• soft hackle: cdc e fagiano

Ecco un bel boccone da torrente sem-pre molto efficace d’estate e nellegiornate ventose. Le hackles costitui-scono la parte centrale del corpo,creando volume e mantenendo inavanti le soft hackles.

Plecottero medioin movimento• amo: n. 14• corpo: polipropilene beige• hackles: grizzly• soft hackle: pernice e cdc

Mosca di movimento assoluto, si mantienemolto alta sull’acqua tendendo a chiudereindietro appena le soft hackles. Oltre alplecottero medio grigiastro può imitaretutto ciò che è di quelle dimensioni e diquei colori, da effimere a tricotteri.

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Tricottero piccolo• amo: 16• corpo: polipropilene beige• hackles: grizzly• soft hackle: pernice e cdc

Si tratta di un’imitazione con cui ho cat-turato, lungoriva, già molti pesci. Si muo-ve tantissimo in acqua al primo fibrillar divetta, risultando estremamente adescan-te e davvero cattiva.

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IVANO MONGATTI • PUSH FORWARD

PROCEDIMENTOCOSTRUTTIVO

Il procedimento per ottenere iltipo di mosche presentato nel-l’articolo è piuttosto semplice.

1. Posizionatevi un po’ più in-dietro del centro dell’amo emontate le hackles di gallo sinoal terzo iniziale, quindi oltre l’i-potetico torace.

2. Avvolgete la soft hackle intesta e realizzate il nodo dichiusura.

3. Tornate a legare il filo sullacurvatura del gambo dell’amo.

4. Avvolgete il polipropilene erealizzate il corpo, spingendoviben fin sopra le hackles, sparan-dole così in avanti.

5. Il nodo di chiusura può esse-re fatto sia sul corpo stesso siasullo scalino che si forma tracorpo e hackles. L’unico accorgi-mento in quest’ultimo caso èche nessuna fibra rimanga in-trappolata nel nodo stesso.

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L’articolo Winter maintenance,apparso sul numero 6/2009 diquesta rivista, aveva destatonotevole interesse fra i lettoria dispetto dell’apparente scon-tatezza dell’argomento. In se-guito, anche in relazione a una

miniserie apparsa sul canale di Sky «Caccia e Pe-sca» alla quale avevo partecipato, mi sono state ri-chieste più volte spiegazioni specifiche, in partico-lare sulla manutenzione del mulinello, tema sulquale, nell’articolo citato, avevo potuto soffermar-mi solo incidentalmente. Ho pensato quindi di af-frontare ora l’argomento in dettaglio, anche per-ché avere un mulinello sempre in perfette condi-zioni, fluido e lubrificato, è davvero molto impor-tante, oltre a dare una sensazione di maggior sicu-rezza, affidabilità e precisione durante l’azione dipesca. Cercheremo quindi di seguire passo passo lesequenze per smontare, pulire e lubrificare un mu-linello, con due necessarie premesse. La prima èche parleremo di un mulinello da casting, la secon-da che, volendo presentare una sequenza di opera-zioni-tipo molto precisa, ho dovuto esemplificareil discorso su un solo modello, che è quello che stousando maggiormente in questo periodo, ovvero ilDaiwa Steez. Non se la prendano tutti coloro cheimpiegano altri mulinelli, della stessa azienda o dialtre, a cominciare dagli ottimi e usatissimi Shima-no, Abu ecc.: ciò che diremo vale al novanta percento anche per gli altri recuperi, seppure alcuni diessi non avranno esattamente gli stessi congegni.Anche perché intendo essere molto preciso nell’in-dicare certi dettagli: per esperienza operazioni noncorrette possono causare veri e propri danni, men-tre seguendo le indicazioni riportate di seguitonon solo non si causeranno problemi allo Steez,ma soprattutto si comprenderà, spero, come evita-re di crearne a tutti gli altri mulinelli. Se poi l’arti-colo, come credo, desterà interesse, si aprirà la viaa un’eventuale descrizione della manutenzione diun mulinello da spinning, magari della marca im-piegata in quel momento da parte di un altro colla-boratore.Cominciamo dunque col raccogliere il materialenecessario. Lo ‘spaccato’ (o ‘esploso’) è il foglio il-lustrativo che si trova nella scatola del mulinello;vi è riportato il grafico con tutte le varie parti del

Casting reel

MAX MUGHINI [ [email protected]]

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MAX MUGHINI • CASTING REEL CARE

ziate dalla guancia (side plate) di destra, quella op-posta alla manovella per intendersi, che è fermatada una vite a vista posta all’interno del selettoredel freno magnetico. Svitatela con il plettro. Ha unfine corsa con una molla, quindi quando vedeteche la vite è lenta e la molla la fa sganciare siete aposto. Per togliere la guancia fatele fare un mezzogiro ruotandola verso il basso; è fissata a incastrocon tre piccole appendici interne, quindi facilmen-te sganciabile. Appoggiate ora la guancia ed estrae-te la bobina (nel caso in cui ci sia del filo imbobi-nato lo potete fermare con un pezzo di nastro ade-sivo, in modo che il capo del filo non rechi intral-cio durante le varie operazioni). A questo puntopotete passare alla pulizia. Date una soffiata con labomboletta d’aria nel freno magnetico e nell’ingra-naggio del freno meccanico. Con un cotton fiockimbevuto di alcool (diluito con un po’ d’acqua)passate tutto il bordo della guancia rimuovendo losporco nelle parti interne e i residui di grasso. Unavolta pulito il tutto, passate alla lubrificazione.Nell’ingranaggio del freno magnetico utilizzo l’ap-posito olio anziché il grasso. In questo side platedello Steez tende a entrare sempre dello sporco ol-tre a eventuale acqua raccolta dal filo o dal treccia-to, perché tra la bobina e la guancia rimane unapiccola fessura, pertanto evito la lubrificazione congrasso, in quanto andrebbe a raccogliere lo sporcoe creare possibili microgranuli che poi influirebbe-ro sulla giusta scorrevolezza dell’ingranaggio. Ap-plicate dunque l’olio all’ingranaggio, sia esterna-mente che internamente. Suggerirei di non smon-

mulinello e la loro sequenza di montaggio. Ancheper quanto si è appena detto sulla prudenza da im-piegare, la sua consultazione è fondamentale. Senon avete il cartaceo potete spesso reperire il grafi-co on line. Serve poi un panno bianco e rigorosa-mente pulito, privo di polvere, che userete comepiano di lavoro. Bianco perché avrete maggiore fa-cilità nel riporre e tenere sott’occhio tutti i pezzismontati, alcuni molto piccoli; pulito perché vitroverete con il mulinello letteralmente ‘sventrato’con tutti i meccanismi e gli ingranaggi a ‘cuoreaperto’, per cui è importante che non si impolveri-no dopo che li avrete lubrificati, perché altrimentiavrete fatto un lavoro inutile. Come attrezzi occor-rono un cacciavite, un paio di pinze (anche se nonsi usano spesso), un pezzo di plastica rigido e sotti-le (io utilizzo un plettro per chitarra) e una chiaveper svitare il dado della manovella (la misura variaa seconda della marca e del modello del mulinel-lo), sulla quale conviene applicare del nastro telatoper evitare il contatto tra metalli, con rischio digraffi sul mulinello. Per la pulizia: cotton fiock, al-cool, una bomboletta di aria pressurizzata, olio egrasso specifici per mulinelli. Il grasso deve essereidrorepellente, fluido quanto basta, completamen-te privo di microgranuli e non deve perdere le suecaratteristiche neanche con temperature moltobasse (sono grassi facilmente reperibili nei migliorinegozi del settore).Le fasi di smontaggio che indico di seguito sonoquelle che preferisco, ma siete ovviamente liberi digestire le varie sequenze come meglio credete. Ini-

Una sorta di ‘esploso’ naturale

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tare il freno magnetico, essendo un’operazionenon troppo semplice. Limitatevi a pulirla soffian-doci con la bomboletta e pulendola esternamentese vedete dello sporco. All’interno noterete che c’èun cuscinetto, che può essere di diversi tipi, sigilla-to o comunque coperto da un’apposita rondella. Èpossibile dargli una goccia di olio, ma fate atten-zione a non ungere l’interno del freno magnetico.Si passa ora al side plate di sinistra. Iniziate con iltogliere la manovella, che è fermata tramite undado con un ‘salvadado’ all’esterno, quindi proce-dete per gradi: svitate la piccola vite a vista edestraete il salvadado. Con l’apposita chiave svitateil dado in senso orario (senza forzare) e togliete lamanovella. Ricordate a ogni singolo passo di met-tere via i vari pezzi che smontate in ordine dismontaggio, appoggiandoli sul panno bianco, cosìche quando andrete a rimontare le varie parti nonfarete confusione e potrete rimontare il tutto inmodo corretto. Adesso svitate la stella che regolala frizione girandola sempre in senso orario finoalla fine dell’albero. Estraetela facendo attenzionealle varie rondelle che si trovano all’interno dellastella. Riponete il tutto, stella e rondelle, da parte.Ora svitate (a mano) in senso antiorario il coper-chietto del freno meccanico. Quindi svitate le uni-che tre viti che nello Steez trovate nella guanciadel mulinello. Fate attenzione, perché sono di tremisure differenti, quindi occorre tenere a mente

Una sorta di ‘esploso’ naturale

Bobina e guancia destra smontati

Manovella, dado e salvadado

Interno guanciasinistra, cuscinettoa rulli e cilindretto

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MAX MUGHINI • CASTING REEL CARE

la giusta collocazione. Mentre togliete le viti, te-nete ferma la guancia del mulinello. Tolte le viti,appoggiate il mulinello con l’albero rivolto versol’alto e sfilate la guancia con molta calma per evi-tare che le diverse parti, molle e cuscinetti, escanodalle proprie sedi.A questo punto vi trovate con il mulinello aperto.Togliete le due molle. Ora dovete estrarre l’ingra-naggio del mulinello. Sfilatelo facendo molta at-tenzione a non scomporre la sequenza delle ron-delle che regolano la frizione (sono di materialidifferenti e la sequenza, anche in questo caso, deveassolutamente rimanere corretta). Con un pannopotete anche pulire le varie parti della frizione, fa-cendo attenzione a non rompere le rondelle inter-ne (quelle scure), spesso realizzate in materialiquale carbonio o similari, quindi molto delicate efragili. Ricomponetele e appoggiatele sul vostropanno. Bene, passiamo alla lubrificazione interna.Le varie mollettine vanno ingrassate senza farepressione, perché potrebbero sganciarsi. Per quan-to riguarda l’olio, va dato in tutte le parti che lavo-rano, quindi il meccanismo dello sgancio bobina ele varie parti in movimento. Riposizionate ora l’in-granaggio nell’albero fino a che non arriva a collo-carsi correttamente fino in fondo. Controllate chegli ingranaggi girino in modo corretto e ingrassate-li facendoli girare e distribuendo il grasso in tutti identini.

Stella della frizione e relative rondelle

Smontaggio guancia sinistra

Ingranaggi interni

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MAX MUGHINI • CASTING REEL CARE

Passiamo alla guancia. Come avete fatto per quelladi destra, usate il cotton fiock per pulire il bordo etogliere eventuali residui di grasso che trovate ingiro (raccomando ancora di bagnare sempre il cot-ton fiock con l’alcool: pulisce, sgrassa e non lasciaresidui). Poi sfilate il cilindro che protegge il cusci-netto a rulli, ben visibile all’interno dell’alloggiodell’albero. Limitatevi a mettere un po’ di grasso erimettete il cilindretto. Tornando all’interno delmulinello, rimontate le due mollettine al proprioposto e riassemblate la guancia. Per riposizionarlain modo corretto, tenete il mulinello appoggiatocon l’albero rivolto verso l’alto, rimettete la guanciaa posto facendo attenzione a non forzare mai: ogniparte deve incassarsi in maniera pulita e lineare. Ri-mettete le tre vitine nella giusta collocazione (ri-cordate sempre che alcuni mulinelli, come quellopreso in esame, possono avere viti di lunghezza di-versa) e rimontate il cappuccio del freno meccanicodopo avervi messo un paio di gocce d’olio.Passiamo ora alla stella della frizione. All’interno,come abbiamo visto, si trovano diverse rondelle.Le potete pulire con un panno per poi riposizio-narle correttamente. Infilatele una per una sull’al-bero, poi riavvitate la stella. Avete la manovellasmontata, quindi l’albero tenderà a girare. Tenete-lo fermo con le dita o aiutatevi con una pinza masenza danneggiare la filettatura. Quando la stellaha preso la filettatura, avvitate fino alla fine, fino aquando non sentite il classico rumore millimetrico(quel tac tac che si sente durante la taratura dellastessa frizione).Il mulinello è rimon-tato per metà: laguancia di sinistra èpulita e lubrificata,mentre quella di de-stra e la bobina sonoancora smontate. Pri-ma di riassemblarequeste ultime parti,pulite la parte interna,dove alloggia la bobi-na. Solito cotton fiockda passare ovunque,anche nelle parti piùpiccole. Date un po’ digrasso all’interno, do-

ve vedete l’albero della bobina, facendolo girare unpo’ per distribuire bene il grasso. La bobina ha uncuscinetto. Personalmente mi limito a pulirla perbene e mettere un po’ di olio dall’esterno del cusci-netto stesso senza smontarlo. Poi riposizionatelanel suo alloggio. Il side plate lo avete già lubrifica-to, quindi lo potete rimontare. Appoggiatelo almulinello nella posizione in cui lo avete sganciato,quindi appoggiato al mulinello con la punta rivoltaverso il basso. Fatelo ruotare in senso antiorario(verso l’alto) e vedrete che senza sforzo tornerà nelsuo alloggio. Nel caso facciate fatica a fare questaoperazione, allentate dalla parte opposta il frenomeccanico. Spesso nel rimontarlo si tende a strin-gerla troppo e di conseguenza la bobina vienespinta all’esterno e può dare problemi nel rimonta-re la guancia. Riavvitate la vite a vista, stringendolapoi con il solito plettro ma senza stringerla troppo.Il mulinello è chiuso.Molti mulinelli hanno dei cuscinetti all’internodei pomelli. Quindi, prima di rimontare la mano-vella, potete procedere in questo modo: prendeteuna molletta fermacarta, apritela e piegate l’estre-mità creando una piccola ‘L’. Nella parte esternadei pomelli si trova un piccolo foro. È un tappinoa incastro, quindi inserendo la L della molletta ti-rate fuori il tappino cercando di non forzare trop-po. Se tirerete in maniera verticale il tappinouscirà senza problemi. Sotto troverete una vite.Svitatela ed estraete il pomello. Nelle due estre-mità del pomello ci sono appunto i due cuscinetti(spesso sono rondelle di teflon) con una o più mi-

Ingranaggio del guidafilo

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Ma non avete finito! Ora occorre pulire uno degliingranaggi che richiedono maggiore manutenzio-ne durante tutto l’anno, ossia quello del guidafilo.Capovolgete il mulinello. Sotto al guidafilo c’è l’in-granaggio che lo fa muovere a destra e a sinistra.Di solito vi si deposita molta sporcizia. Una bellasoffiata d’aria compressa, qualche passaggio conun cotton fiock (ma attenzione che non rimanga-no pelucchi nell’ingranaggio) e una buona lubrifi-cazione con l’olio. Fate muovere il guidafilo in ma-niera da distribuire ovunque l’olio.Una lucidatina esterna e il gioco è fatto. Occorrenaturalmente un po’ di tempo, specialmente la pri-ma volta, ma si tratta di operazioni fondamentali;nel caso si abbia poca dimestichezza con il ‘fai date’ oppure si riscontrino delle anomalie sulla scor-revolezza del mulinello, ci si può sempre recare inun centro assistenza e lasciar fare a loro il lavoro.

nirondelline che fungono da spessori (dipendedal tipo di manopole). Pulite il tutto con un pan-no, mettete un goccino d’olio sui cuscinetti e ri-montate il tutto.Ora tocca alla manovella. Riposizionatela nella suasede (nei vari mulinelli si possono trovare una opiù rondelle con paraolio) e riavvitate il dado sen-za stringerlo troppo. Vi ricordate il salvadado toltoall’inizio? La sua funzione, oltre che estetica in al-cuni modelli, serve principalmente a evitare che ildado si allenti. Ha delle dentature che si incastra-no nel dado. Quindi sarà il salvadado a dirci quan-to andrà stretto il dado. Una volta stretto, posizio-nate il salvadado al suo posto. Prendete l’appositachiave e stringete fino a quando il foro del salvada-do non coincide con il foro che c’è sulla manovella.Quindi rimettete la vitina e il vostro mulinello ètornato perfettamente riassemblato.

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razionale e semplice da eseguire, in quanto neltratto in questione si perdono molte mosche a cau-sa di rami e rametti sommersi e della vegetazioneriparia. È un’imitazione sobria, senza flash o mate-riali riflettenti; anche se si possono apportare mo-difiche, è piuttosto imitativa e cattura bene. Volen-do si possono addirittura eliminare le zampette ecrearle direttamente col dubbing del sottocorpo.La costruzione è tutta nel filmato, che è parte piùche integrante di quest’articolo.

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Torno a parlare di gammarus per-ché mi è stato richiesto da diversipescatori che frequentano la TWS(Tail Water Sieve) e lo faccio vo-lentieri perché è una delle notepiù caratteristiche del tratto altodella Sieve. La presenza dei gam-

beretti molto probabilmente è da imputarsi al lagodi Bilancino, a monte dell’intera asta fluviale dellaSieve, dove forse qualche furbone ha scaricato ilcontenuto di un acquario o qualche natante infe-stato (e non disinfettato prima, vedi anche la pre-senza di cozze zebra mai avute nella Sieve) da uo-va ha dato il via alla proliferzazione di questi gam-beretti, che i nostri amici del nord Europa chiama-no giustamente ‘killer’. Dico questo perché sembrache la specie sia asiatica (non sono i normali pu-lex), tanto è che nel giro di alcuni anni si è distri-buita talmente bene da colonizzare il lago e passa-re nel fiume sotto, causando in buona parte la di-struzione delle altre specie di insetti presenti (se lisono mangiati…). La colpa non è imputabile deltutto al gammarus, perché ha creato la situazioneanche una pessima gestione del rilascio idrico daparte dei gestori della diga, con minimi vitali ridot-ti all’osso nei mesi pre-estivi e soprattutto unamancata costanza nel rilascio idrico, con livelli in-costanti e temperature altalenanti (si parla di unatail water) che ha dato un aiuto alla scomparsa dibuona parte delle specie di insetti. Pare invece chequesto gambero abbia retto bene e si sia adattato,prolificando e conquistando grandi zone; ne parlaigià tempo addietro in un mio articolo sui gamberiin tungsteno (Heavy gammarus nel n. 4/2011).Ai fini della pesca, comunque, la presenza massic-cia del gamberetto ha creato sentimenti contra-stanti fra i pescatori: di schiuse purtroppo non cene sono più molte e le bollate sono sporadiche,rappresentando dunque un problema per gliamanti della secca; per chi pesca a ninfa, invece,l’imitazione è diventata l’esca regina e per i pesci èun bengodi: gamberetti a profusione, molte protei-ne e accrescimento eccezionale. Quest’anno sonostati catturati pesci da 65 e anche 75 cm, ma so-prattutto di spalla larga. Sul forum di Tightlinessono presenti alcune foto che dimostrano la bel-lezza di questi esemplari.Da qui l’ennesima imitazione di gammarus, cheutilizzo normalmente in TWS. Imitazione veloce,

FABIO FEDERIGHI [ [email protected] ]

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TWS GAMMARUS• amo: grub filo grosso nn. 14/8• filo: Unicord 12/0• corpo: filo di piombo 0.80 coperto da dubbing dizampetto di lepre artica, ma va bene anche le-pre o scoiattolo

• zampe: hackle di gallina genetica• dorso: latex pennarellato con pantoni e copertocon colla UV

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Dopo aver descritto nel numero3/2013 artificiali e tecniche pervincere la diffidenza dei grossicavedani del lago Maggiore, cispostiamo con questo articolosu un tratto fluviale medio econ acque di estensione mino-

re, caratterizzate da corrente moderata, approfit-tando dell’esperienza dell’amico Marco Assi di Ar-core, con il quale ho condiviso ripetute uscite di pe-sca in un fiumiciattolo brianzolo. Ora che in svaria-te acque i pesci alloctoni hanno preso dimora esconvolto gli equilibri del passato, il cavedano hasubito una netta diminuzione di presenze, se nonla totale sparizione, ma dove i pesci provenientidall’est europeo non hanno ancora rivelato la lorocomparsa, qualche bel cavedano per fortuna si puòancora allamare a spinning, a patto di selezionarecon cura, per ogni ambiente, le esche più indicate.

GIORGIO MONTAGNA [ [email protected] ]

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GIORGIO MONTAGNA • I CAVEDANI DEL LAMBRO

ambienti alquanto differenti tra loro, nei quali l’e-lemento comune è rappresentato dalla forte im-pronta lasciata dall’uomo e dalle sue attività. Al-l’ampiezza e alla varietà delle vedute panoramichesi aggiunge un’orografia contraddistinta da alto-piani, piccole valli scavate da fiumi, rogge e torren-ti e da grandi estensioni di prati intercalate da piùmodeste zone boschive. A nord si trovano due la-ghi compresi per tutta la loro superficie all’internodel parco: il lago di Alserio e il lago di Pusiano. Inquest’ultimo il Lambro entra con il nomignolo diLombrone; quando ne esce continua il suo percor-so fino a congiungersi con il Po in zona Orio Litta.Tutto il corso brianzolo del fiume è interessato davecchi opifici, da mulini ad acqua e da antichi bor-ghi anche medievali. Da non mancare la visita allabasilica di San Pietro d’Agliate (costruita nel IX se-colo), situata nel comune di Carate Brianza. Altroaspetto non trascurabile di queste zone è dato dal-la presenza di numerose ville patrizie, con i relativigiardini storici: fra queste ricordiamo la nota villaVisconti di Macherio. Il parco è visitabile anche inbicicletta e a cavallo purché si seguano gli itinerariopportunamente segnalati.

Parco Valle del LambroMarco mi ha portato a pescare nell’area naturaleprotetta della Lombardia riguardante il Parco Re-gionale della Valle del Lambro, istituito nel 1983, lacui gestione è curata da ben 35 comuni delle pro-vince di Como, Lecco e Monza e appunto dellaBrianza. Il parco si estende da Monza a Erba lungoil corso del fiume Lambro per una lunghezza di 25km, occupando una superficie di oltre quattromilaettari e con un’altitudine che varia da 167 a 376 msul livello del mare. Sono incluse numerose areeurbane e zone boschive che affiorano proprio lun-go il corso del Lambro. L’area è caratterizzata da

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GIORGIO MONTAGNA • I CAVEDANI DEL LAMBRO

light spinning al cavedanoCi siamo avvalsi di canne lunghe dai due metri aidue metri e trenta al massimo, in quanto lo spazioda una sponda all’altra è relativamente esiguo. Se-gnalo per inciso che ho avuto occasione di provarequi sia la recente canna in due pezzi Daiwa PowerMesh da 7’, che mi ha consentito di manovrare almeglio piccoli artificiali di pochi grammi, puravendo una buona risorsa di potenza che potrebbesfoderare se si allamasse qualche pesce più grandee comunque indicata anche in altre situazioni dipesca con ambienti più estesi, sia la St.Croix Le-gend Elite da 7,6 piedi con potenza sino ai 17 g, chesi è rivelata particolarmente indicata quando l’ac-qua cala di livello e la corrente è meno veloce, es-sendo un po’ più potente e ‘secca’ della preceden-te. Entrambi gli attrezzi mi hanno consentito unottimo lavoro in fase di lancio grazie alla loro leg-gerezza e alla precisione per collocare l’esca versoun punto preciso della sponda opposta del Lam-bro, dove spesso i cavedani sono posizionati inmodo da celarsi alla vista dell’uomo.Per non rovinare la zona del fiume prescelta occor-re lanciare bene l’esca, evitando di vederla presadalla vegetazione presente sulla riva di fronte, coninevitabile disturbo generale. Quando l’artificialeentra in pesca spesso è possibile ottenere l’attaccoquasi immediato, per cui occorre essere prontissi-mi a portare la ferrata, ma sempre delicatamente,senza aspettare quei secondi in più in cui il cave-dano riuscirebbe a individuare l’inganno rifiutan-do di attaccarlo. Un mulinello di taglia 2000 va be-nissimo, caricando la bobina con un monofilo del-lo 0,18, più che sufficiente per fronteggiare i cave-dani del Lambro, che di norma arrivano a tagliedal mezzo chilo sino attorno al chilo di peso. Nelleuscite con Marco ho impiegato il Rapture SX1 di-stribuito da Trabucco, con frizione fluida e dall’im-bobinamento perfetto.La precisione del lancio e il cauto avvicinamento altratto prescelto per non far avvertire la nostra pre-senza sulla sponda sono fattori determinati pernon passare ore di pesca senza alcuno strike. Lacorrente moderata e le acque velate tipiche di que-sto piccolo fiume aiutano in parte a presentare l’ar-tificiale in modo da ingannare più facilmente an-

che il cavedano più furbo che arriverà a tiro dellanostra imitazione. In genere la larghezza del fiumedove abbiamo pescato non supera i dieci metri,mentre la profondità rilevata spesso è stata inferio-re al metro e mezzo.Lo spinning leggero ai cavedani del Lambro è unapesca ‘di ricerca’, nel senso che se è vero che i pescisi trovano a volte raggruppati in determinati punticaldi, è altrettanto vero che sarebbe un errore ilgiorno successivo fossilizzarsi a pescare nuova-mente nella medesima zona. I cavedani del trattofluviale brianzolo compiono infatti molto spessodegli spostamenti, andando a occupare nuove zo-ne; per questo anche l’appassionato lanciatore do-vrà attenersi a cambiare spesso la propria posizio-ne di pesca. Inoltre, quando si effettuano al massi-mo un paio di catture, è sempre buona regola spo-starsi per scoprire altri punti vergini dove calare,con estrema precisione nel lancio, le proprie imita-zioni.

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artificialiHo notato una risposta concreta da parte di cave-dani di differente taglia su piccoli artificiali, qualiminnow suspending e slow sinking, piccoli cranke qualche rotantino, che in acque fluviali riescesempre a interessare questi smaliziati ciprinidi.Abbiamo riscontrato a seconda dei periodi e so-prattutto in mesi diversi (da aprile sino all’iniziodi novembre) che la resa del minnow dà in generei migliori frutti nei mesi di inizio primavera e an-che in autunno, mentre il cucchiaino rotante hafatto da padrone nei mesi più caldi, con acque unpo’ più basse per il relativo periodo di assenza dipiogge. L’ondulante, di misure ovviamente conte-nute, ha invece saputo dare buoni risultati in ogniperiodo stagionale, in quanto i cavedani di questotratto fluviale li attaccano con veemenza anchenegli ultimi giri di manovella prima di estrarre l’e-sca dall’acqua. Nei mesi caldi sono valide anche leimitazioni di cavallette e grilli, oggetto del deside-rio per i cavedani sotto le frasche e a ridosso dellesponde ripariali. I crank sono ben indicati nellebuche e in tutti gli avallamenti riscontrabili spo-standosi sul corso fluviale. Propongo secondo lamia consuetudine alcune imitazioni che in pescahanno conferito ripetuti strike, cui aggiungo alvolo, tra le recentissime novità, il Killer Trout di 5g della Real Winner, che nella tinta con base ar-gento e strisce scure ha spesso sovvertito la gior-nata di pesca con cavedani di media taglia. Questopiccolo ondulante è comunque reperibile in sva-riate tinte differenti.

Daiwa Silver Creek Shiner. Piccolo crank con as-setto suspending e paletta direzionale, che consen-te un affondamento sino a un metro e mezzo diprofondità, nonostante misuri solo 5 cm. Pesa 3,5 ge si presta proprio alla ricerca dei cavedani nellebuche e negli avallamenti dove le acque a correntemoderata offrono gradini d’acqua. Una volta fer-mato il richiamo, l’artificiale rimane in assetto disospensione, diventando una reale piccola predaper gli esemplari di cavedano più grandi.

Yo-Zuri L Minnow (S). Per avere assetto affon-dante, anche questo minnow può essere impiegato

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te e indicato in acque leggermente più veloci, so-prattutto nei raschietti estivi o nelle buche che in-contrerete esplorando il lungo tratto fluviale, è ilclassico modello Vespa con corpo nero/rosso, conpaletta del n. 2 per un peso di ben 8 g, che ha la-vorato bene entrando praticamente subito in pe-sca. Lo sfarfallio delle palette in dotazione agliHeron è sinonimo di sicuro successo per tantipredatori d’acqua dolce e nel caso specifico anchei cavedani non hanno resistito ad attaccarli conveemenza.

Rebel Crick Hopper e Big Hopper. Mai comenei mesi caldi le imitazioni che riproducono fedel-mente una vivace cavalletta in difficoltà sanno in-curiosire e scatenare l’appetito dei famelici cave-dani, appostati immancabilmente nelle zone dovela vegetazione ripariale offre facile nascondiglio al-l’ombra. Questi due modelli, caratterizzati da unaffondamento tipo piccolo crank, grazie al timonedi cui sono dotati ci hanno convinto per gli strikeottenuti, ma anche per aver capovolto a nostro fa-vore una giornata di pesca sul Lambro apparente-mente nata storta. Il Crick misura solo 3,8 cm per2,8 g, mentre l’Hopper arriva a 5 cm per un peso di3,8 g, ma entrambi riescono ad affondare alcunespanne appena entrati in pesca. Per utilizzarli almeglio consiglio di optare al massimo per un mo-nofilo dello 0,16/0,18 mm.

come arrivarePer raggiungere i luoghi dai quali provengono lefoto delle catture, chi viene da Milano deve per-correre in auto la strada denominata Via NuovaValassina, che prende poi il nome di Strada Stataledel lago di Como e dello Spluga; arrivati a VeranoBrianza si esce per prendere via Cavour nel comu-ne di Agliate (frazione di Carate Brianza), che por-ta direttamente sul ponte di Agliate, proprio dovescorre il Lambro, ben popolato di cavedani. Siamosubito in zona di pesca, mentre appena superato ilponte, sulla sinistra, si trova un comodo e facileparcheggio, dal quale, in linea d’aria, si è a un cen-tinaio di metri da altri punti favorevoli per lo spin-ning leggero.

dove la corrente tira leggermente di più, riuscendoa entrare in pesca in modo morbido e accattivante,con un nuoto scomposto per le spanciate prodottedurante il richiamo. Misura 4,4 cm per un peso di 5g e ha in dotazione occhi 3D particolarmente reali-stici. Si presta a un lancio oculato e preciso ed èideale su diversi strati d’acqua a seconda di quantolo farete affondare. Si tratta di un artificiale imper-dibile proprio in ambienti come il corso del Lam-bro, dove di solito si pesca su acque profonde soloun metro. Ottimo dopo il passaggio di qualche pie-netta che ha rivitalizzato le acque alzando i livellistimolando i cavedani a cibarsi di minutaglia cheha risalito il corso.

Rapture Hot Bean e Hellion. L’Hot Bean è unpiccolo crank (misura 4 cm per un peso comples-sivo di 3,5 g) che si mette in evidenza durante il ri-chiamo in corrente moderata per un nuoto piutto-sto vivace che è risultato, in giornate soleggiate ecalde, ideale quando i pesci sono apatici e necessi-tano di una piccola preda in difficoltà che si agita.Di assetto affondate, può arrivare a circa un metrodi profondità, ma abbiamo trovato cavedani in ve-na di strike che l’hanno aggredito già a pochissimespanne sotto la superficie. Di peso esiguo (solo 3 gper la misura da 5 cm) ma con buone performancedi lancio è il modello Hellion, che riproduce fedel-mente un piccolo pescetto. È l’artificiale che a finebuca prima del richiamo, dopo aver effettuato unalenta passata sul corso ampio del Lambro, riesce astimolare l’esemplare di taglia che si decide ad ag-gredirlo quando sembra sfuggirgli via. Si può ri-chiamare alternando brevissime pause a riparten-ze allegre.

Heron Lucciola e Vespa. Ecco un paio di cuc-chiaini rotanti dal nuoto impeccabile in pesca eche sono risultati ben appetiti dai cavedani delLambro. Il Lucciola presenta in questo caso unapaletta gialla sfumata di rosso con corpo argento.Abbiamo impiegato la misura del n. 3, che pesasolo 6 g e che è stata determinante nelle spianatedel fiume dove a un luccichio evidente per sve-gliare i cavedani di inizio primavera occorreva unpeso non eccessivo per non giungere troppo pre-sto sul fondo (il Lucciola pesa solo 6 g). Più pesan-

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Èuna bella giornata senza vento.Guardando le montagne si vedononuvole leggere che galleggiano len-te, il cielo è blu e la temperatura ègradevole. Gli uccelli sono radunatiin cerca di cibo per i piccoli, nessunrumore di automobili o di attività

umane. Siamo solo noi e il fiume: cosa potrebbeesserci di più perfetto? Guardando l’acqua si vedesolo il riflesso delle montagne, con il cielo e le nu-vole pigre. Bloop. L’inconfondibile suono della bol-lata di un pesce. Uno sguardo veloce ed ecco i ma-gnifici anelli provocati dal pesce. Dopo pochi mi-nuti un’altra bollata, poi un’altra e un’altra ancora.La schiusa è iniziata. In quel momento, se siete unpescatore a mosca, dimenticate tutti i problemi einiziate a vivere solo per quel pesce. Per avere suc-cesso dovete conoscere il vostro fiume, dovete es-sere in grado di scegliere la mosca giusta e saperedove posizionarvi, dove lanciare l’imitazione. Mala prima volta che pescate in un nuovo fiume puòessere difficile vedere i pesci, la corrente può esse-re difficile da interpretare e anche le bollate dei pe-sci possono apparire diverse da quelle alle qualisiete abituati.Il mio fiume è il Trysil in Norvegia, il fiume più lun-go di tutta la Scandinavia. Nasce a Rogen, un lagosul confine con la Svezia, e diventa ufficialmentefiume a Galthue, nel comune di Engerdal, dove hacaratteristiche torrentizie e offre una pesca eccel-lente per trote, temoli, whitefish e lucci. Ho pesca-to in questo fiume per più di venti anni e ho svilup-pato delle tecniche che oggi offro ai miei clienti investe di guida. Federico Renzi, con il quale ho pe-scato la scorsa estate su questo e su altri corsi d’ac-qua norvegesi, mi ha proposto di scrivere per i let-tori italiani un articolo sul modo di affrontare i fiu-mi di grandi dimensioni come il Trysil, illustrandosinteticamente i principali consigli che do a cheviene a pescare da queste parti. Ecco il risultato.

attrezzaturaSostengo da sempre che l’attrezzatura deve essereil più flessibile possibile, per metterci in grado diaffrontare il maggior numero di situazioni. Sono

i grandi fiumi

ESPEN A. EILERTSEN [ [email protected]]

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sce con rapidità per poterlo rilasciare velocemente.Quando avrete preso sufficiente confidenza con ifiumi di grande portata, potrete diminuire un po’ ildiametro del tippet, ma dovrete prestare molta at-tenzione alla ferrata e avere sempre un approcciomolto gentile durante il combattimento, soprat-tutto con il temolo, che è un vero maestro nellosfruttare la forte corrente a suo vantaggio. Se vole-te deviare un po’ dalla filosofia KISS, potrete opta-re per una canna da 10 piedi per coda 3 o 4, soprat-tutto se pensate di pescare a ninfa o a czechnymph: la maggiore lunghezza vi aiuterà molto sianel controllo della coda, sia durante il combatti-mento con i pesci. Un capitolo importante riguar-da la sicurezza: gli wader sono obbligatori e se nonvi sentite sicuri durante certe traversate aiutatevisempre con il bastone da guado, che è fondamen-tale quando la corrente comincia a far sentire lasua forza.

un grande fan del KISS, «keep it simple stupid»(lett. «fallo semplice, stupido»), per cui tendo acercare un’attrezzatura che sia flessibile e che sipossa adattare alle mie necessità. La canna chepreferisco per i miei ambienti è una 9 piedi per co-da 5 ad azione media, che ha un po’ più di potenzadi una canna morbida ed è un po’ più delicata diuna canna rapida. La maggiore potenza è utilissi-ma per tenere testa ai pesci di taglia nelle correntirapide, che nei grandi fiumi moltiplicano la forzadei nostri avversari a dismisura. Quanto alla coda,amo la WF galleggiante con belly allungato, che miconsente di fare lanci precisi ma anche di tenerepiù coda in aria quando devo lanciare lungo. Honotato che i pescatori non avvezzi ai grandi fiumitendono a usare tippet molto sottili. Personalmen-te scendo di rado sotto lo 0,15, perché ho perso fintroppi pesci di taglia a causa di monofili tropposottili e perché mi piace combattere e salpare il pe-

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trovare i posti giustiPer trovare i giusti spot di pesca in un fiume nuovoi modi sono gli stessi in tutto il mondo, non impor-ta se questo è piccolo o grande: la chiave è trovareinformazioni certe e sapere dove andarle a cercare.Una prima fonte possono essere i pescatori locali,anche se in alcuni casi è difficile che rivelino i postibuoni a degli sconosciuti. Internet è un’altra gran-de risorsa: cercate forum o siti dedicati al luogoche intendete visitare. Poi ci sono le guide di pe-sca… No, non è un modo per far pubblicità a me,ma a tutte le guide del mondo. Avere una guida è ilmodo più semplice, rapido e sicuro per pescare neiposti giusti e con le giuste mosche, avere una guidaè come avere tanti anni di esperienza del fiume do-ve andrete a pesca. Una buona guida insegna an-che le giuste tecniche da usare in un determinatogiorno, motivo per il quale anch’io prendo la guida

il primo giorno che pesco in un fiume per me nuo-vo, senza sprecare tempo a cercare i posti giusti:imparo sempre qualcosa di nuovo da provare sulmio fiume al ritorno.

l’approccio al fiumeComincia la giornata di pesca. L’eccitazione e l’a-spettativa che provo quando mi avvicino al fiumesono il motivo principale della mia passione. Du-rante il tragitto che porta al fiume non smetto maidi osservare la natura, cercando di percepire il suoumore di quel giorno. Le condizioni atmosferichee il vento mi aiutano a decidere dove andare equando mi avvicino al posto che ho scelto guardosempre gli alberi per valutare la forza del vento egli uccelli per vedere se sono in cerca di insetti. Ar-rivato sul fiume, appena sceso dalla macchina do

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ne delle uova. Arrivati all’acqua, resistete all’im-pulso di buttarvi dentro e iniziare a lanciare. Hovisto pescatori spaventare pesci che stavano bol-lando vicino a riva per la fretta di entrare subito inacqua e iniziare a pescare senza nessun proposito.Datevi sempre il tempo di osservare l’acqua: vipermetterà di capire quello che sta succedendo edi pescare in modo più efficiente.

leggere il fiumeLa prima cosa che noto nei pescatori che affronta-no per la prima volta un grande fiume è la diffi-coltà di leggere l’acqua, che li porta a prendere so-

sempre un’occhiata alla griglia del radiatore pervedere se qualche sfortunato insetto ha terminatolà il proprio viaggio: questo mi dà un primo indiziosu cosa sta avvenendo sul fiume. Grazie all’ento-mologia appresa sul radiatore potrete scoprire seaspettarvi una caduta di spinner nel pomeriggio…Durante la camminata per avvicinarvi all’acquastate concentrati e cercate tutti gli indizi possibiliche vi possano aiutare nella scelta della mosca. Unaltro posto da guardare sempre sono le ragnatele,perché possono rivelare il tipo di insetti che haschiuso il giorno prima. La vegetazione sulle spon-de è provvida di altri indizi, perché è il luogo dovesi nascondono gli insetti acquatici appena schiusi equelli che si avvicinano all’acqua per la deposizio-

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lo pesci piccoli per i primi due giorni di pesca. Pas-sato tale periodo, iniziano a capire il codice che re-gola il comportamento dei pesci più grossi. Comesempre, l’osservazione e lo studio accorciano lastrada e rendono i risultati molto più a portata dimano. La prima cosa da capire, valida nei grandifiumi come in quelli piccoli, è che tutti gli animali,uomini inclusi, sono pigri, il che significa che tuttele creature viventi cercano il massimo vantaggiocon il minimo sforzo. Come gli umani cercano diessere pagati il più possibile per il proprio lavoro,un cervo sceglierà di vivere in un posto ricco di ci-bo, con spiazzi assolati per riscaldarsi e nascondi-gli per sfuggire ai predatori. Per parte sua, il pescecerca una zona dove il cibo è abbondante e la cor-rente è calma.La corrente, per il pesce, è come un nastro traspor-tatore che convoglia il cibo. Per decodificare unfiume grande è sufficiente suddividerlo in tanti fiu-mi piccoli; una volta fatto ciò, scoprirete che i pe-sci sono proprio là dove vi aspettate di trovarli, l’u-nica differenza è che magari il giro d’acqua che nelvostro torrente è largo solo pochi metri qui è mol-

to più grande e a un primo sguardo non lo avevatericonosciuto. Un trucco per riconoscere i posti do-ve la corrente accumula il nutrimento per i pesci ègettare in acqua un mazzetto di erbe della rivasminuzzati e osservare come si accumulano in de-terminati punti della corrente: quelli sono i puntinei quali si accumulerà anche il cibo e dove è vero-simile trovare i pesci in caccia. Le cose si complica-no un po’ quando vogliamo analizzare ciò che av-viene sotto la superficie dell’acqua, ma con la giu-sta esperienza sarete in grado di leggere i giochid’acqua anche sotto la superficie. La chiave è iden-tificare la corrente principale della sezione di fiu-me che state analizzando, cercare ogni cambia-mento e disturbo del normale flusso dell’acqua, in-terpretando anche i cambiamenti di colore delfondale. In genere il fondo è più chiaro in acquebasse; quando nel fondale c’è un ostacolo o un gra-dino, sulla superficie si nota un’onda ed un colorepiù scuro del fondo: è un posto perfetto per i pesci,che trovano riparo e acqua calma dietro la roccia ola radice sommersa che provoca la turbolenza insuperficie.

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Un altro fattore da tenere sempre in grande consi-derazione è la temperatura dell’acqua. L’ideale peri salmonidi è 12-14 °C, temperatura alla quale gli in-setti schiudono e il livello di ossigeno è perfetto.Già a 18° i salmonidi patiscono i bassi livelli di ossi-geno disciolti in acqua e li troverete solo nelle par-ti del fiume con corrente più turbolenta: con acquacalda infatti i pesci si portano nelle zone dove nor-malmente non li cerchereste: i salti d’acqua turbo-lenta e le zone a corrente molto veloce.

cosa fare sul fiumeAvete trovato il posto giusto, avete letto e interpre-tato l’acqua e alcuni pesci stanno bollando. Adessotutto sta nella presentazione della mosca e nell’al-lamare il pesce. Tutto ciò può rivelarsi un tantinodiverso da quanto fate normalmente in un torren-te, perché il grande fiume richiede spesso lancimolto lunghi, un diverso posizionamento del pe-scatore rispetto alle bollate e la capacità di gestirela coda in condizioni di linee corrente con diverse

velocità. Come posizionarsi di fronte alle bollatedipende dalla conformazione delle sponde e dalladifficoltà del guado necessario. La mia posizionefavorita è leggermente a monte delle bollate: daquesta posizione è facile presentare ai pesci la mo-sca per prima, il che talvolta è determinante, so-prattutto con pesci grandi e smaliziati; inoltre, pe-scando leggermente verso valle potete controllarela coda e la presentazione della mosca più facil-mente. Sfortunatamente nei fiumi grandi nonsempre è possibile raggiungere la posizione pre-scelta e dovrete sapervi adattare al fiume per otte-nere il massimo. Raccomando caldamente di esercitarvi nei lancilunghi prima di affrontare un grande fiume; i lanciche vi saranno più utili sono a mio avviso il para-chute e i mending in aria, sia a destra che a sini-stra: per essere sicuri di gestire al meglio tutte lesituazioni dovrete padroneggiare al meglio unmending in aria con almeno 20 metri di coda. Inuna prossima occasione descriverò meglio i lanciper il grande fiume e vi parlerò delle diverse mo-sche che uso.

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stro epico, che rimanga nella nostra storia di pe-scatori, porta a dare troppa importanza al pesodelle catture, mentre credo che la cosa più impor-tante sia l’emozione di aver battuto uno vecchio edesperto big, indipendentemente dal suo peso. Lefasi del combattimento, il luogo dove l’abbiamostanato, ma sopratutto il come l’abbiamo cattura-

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Miritrovo spesso a parlare diquanto sia diverso cattura-re un grosso esemplare diblack bass rispetto a un ve-ro e proprio mostro di di-mensioni esagerate. Il de-siderio di catturare un mo-

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to, sono le cose che più importano e rendono gran-de l’emozione di tenere tra le mani un vero e pro-prio mostro.Occorre tenere sempre presente che a un esempla-re di persico trota serve un particolare ecosistemaper raggiungere e superare la soglia dei tre chili eche in Italia queste condizioni si verificano solo in

determinati ambienti, spesso limitati da molti fat-tori esterni come basse temperature, scarsità diprede, mancanza di zone di riparo e molti altri ele-menti che incidono negativamente durante le fasicruciali della crescita. Va inoltre detto che non tut-ti i pesci hanno la necessaria predisposizione gene-tica e di conseguenza la struttura fisica per supera-re tale soglia. Gli studi scientifici hanno conferma-to che in un’ipotetica linea grafica di sviluppo, se siverificano situazioni di sofferenza di vario genere,la naturale crescita viene interrotta: nel progressi-vo accumulo di grasso corporeo, la linea che indicala crescita massima non potrà più riprendere laprecedente dimensione, ma sarà per sempre vinco-lata a una crescita minore. La nuova linea grafica,insomma, sarà sempre inferiore a quella degliesemplari che non hanno subito nessun tipo distress. A tali considerazioni occorre aggiungere l’e-ventuale cambio delle abitudini predatorie e lapossibilità di essere prelevati da pescatori che nonpraticano il catch and release.Negli Stati Uniti oltrepassare la soglia dei tre chiliè abbastanza normale e catturarli a spinning èpossibile anche se non del tutto facile; le possibi-lità aumentano notevolmente sopratutto neglistati del sud come Texas e Florida. Ma quando siparla di monster bass è al Messico che si deveguardare: clima e ambienti sono perfetti per fardiventare enormi gli esemplari di florida bass, danon confondere con i nostri large mouth bass. Siail numero di catture che la taglia può raggiungerecifre da capogiro per un angler italiano: in Messi-co non solo è scontato superare i tre chili, ma èpossibile passare la soglia dei sei. Possibile, manon certo! Ci sono infatti numerose considerazio-ni utili da tener presenti per non perdere l’occa-sione della nostra vita e vorrei qui brevementeriassumerle. Dando per scontato di trovarsi inluoghi nei quali tali pesci sono presenti, occorrel’attrezzatura adeguata. Canne, filo e ami sono letre principali dotazioni alla quale prestare la mas-sima cura, essendo gli elementi che influisconomaggiormente sulla cattura del bass da record.Cercate sempre di regolare l’attrezzatura al pesolimite del pesce che potreste catturare, oppure sa-rete voi stessi con le vostre scelte a porvi un limitemassimo di cattura.

EMANUELE TURATO [ [email protected]]

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EMANUELE TURATO • MONSTER BASS

cannaSe siete in cerca del big, consiglio di avere semprealmeno una canna potente, capace di tenere e fer-rare un bass di taglia forte. Potreste portarvi unacanna da casting tra i 7’ e 7’6”, con un casting luredi almeno 2 oz. Quando ferrate un big dovete ave-re la potenza necessaria per bucare una bocca chesarà molto più dura di quella di un esemplare pic-colo e giovane, oltre a una riserva di potenza percombattere il pesce e portarlo lontano da possibiliripari che metterebbero a rischio la tenuta del filo.Un pesce di stazza notevole sfrutta il suo peso percombattere la direzione dal quale si sente tirare,ma non ha lunga resistenza; per assurdo i combat-tenti più duri sono quelli con pesci giovani di ta-glia media, mentre un vecchio big cercherà di daretutto nei primi momenti del combattimento: saràproprio allora che le possibilità di perderlo aumen-teranno. La canna dovrà permettervi la forza ne-cessaria per allontanarlo dallo spot dove lo avetetrovato e di gestirlo durante le fasi di salto fuoridall’acqua. Se un bass di grossa taglia decide di sa-lire per saltare, state certi che tenere la puntasott’acqua nella maggior parte dei casi non saràsufficiente. In quella parte del combattimento laforza di un pesce gigante si rivela incontrastabile esolitamente riesce a sganciare l’esca proprio graziealla velocità delle testate che sfodera durante il sal-to. Solo una canna con le giuste caratteristicheavrà la forza sia per ferrarlo, sia per gestirlo duran-te la lotta: se è ferrato bene può saltare quantovuole, renderà solo più spettacolare il nostro ricor-do di quei momenti. Se state pescando con hardbait non dovrete avere una canna ad azione troppoveloce, altrimenti non riuscirà a seguire e ammor-tizzare le testate del pesce, rischiando di allargare ibuchi di ferrata e permettere che l’artificiale sisganci facilmente.

filoUn filo sottile potrà aiutarvi molto nel convincereil pesce a mangiare la vostra esca, potrà riuscire acatturare un pesce degno di essere chiamato big,ma raramente resisterà alla forza di un vero e pro-

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EMANUELE TURATO • MONSTER BASS

prio monster bass. Tutte le volte che avete rotto inferrata, oppure durante il combattimento senzaaver visto il vostro pesce, ripensate a queste parolee ricordate che forse in canna avevate il record disempre. Sì perché convincerlo a mangiare la nostraesca e riuscire a ferrarlo non è sufficiente per diredi averlo catturato, bisogna almeno portarlo da noie poi liberarlo: solo allora si potrà dire di aver bat-tuto un vero e proprio monster bass. Il filo sarà laparte più debole durante tutto il combattimento,sarà il giudice che deciderà se resistere o meno allanostra tensione. Dovrete assicurarvi che abbia lagiusta tenuta sia per resistere all’abrasione di even-tuali ostacoli, sia per durare sotto sforzo, duranteun combattimento tutt’altro che rilassante. Saretesicuramente emozionati e perdere la lucidità saràquestione di secondi: l’emozione potrebbe portarvia tirare più del dovuto e se la frizione non fosse ta-rata con precisione basterebbe una fuga improvvi-sa per perdere il pesce e l’occasione che aspettava-te da tutta una vita. Vi consiglio di usare il fluoro-carbon da 20-25 lbs dove l’acqua è chiara oppuredove ci siano ostacoli taglienti come rocce e vecchitronchi sommersi; potrete invece scegliere il trec-ciato anche di taglia maggiore, tipo un 50 lbs, inpresenza di molta vegetazione e acqua velata.Un’altra possibilità consiste nel combinare en-trambi i materiali, mettendo il trecciato in carico eil finale in fluorocarbon, ma solo assicurandovi difare un nodo di giunzione assolutamente perfetto:il Tony Peña andrà benissimo. Ricordate che siatrecciato che fluorocarbon si trovano in molteplicifasce di prezzo: risparmiate su quello che volete,ma non sul filo.

ami e ancoretteUn amo troppo debole potrebbe aprirsi o perfinospezzarsi, mentre un amo troppo robusto potreb-be non essere abbastanza affilato per penetrarecorrettamente la bocca del pesce. Senza un’accura-ta preparazione il vostro combattimento rischia dinon partire nemmeno, oppure durare pochissimo,perché quando siete a pesca non sapete mai inquale millesimo di secondo avrete l’occasione distanare il vostro monster. Sostituire vecchi ami eancorette viene da molti considerato superfluo, ma

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EMANUELE TURATO • MONSTER BASS

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cedere alla pigrizia di non cambiare l’attrezzaturarovinata potrebbe costarvi molto, molto caro. Por-tate sempre ami a filo grosso del 5/0 e del 6/0: sa-ranno loro a darvi la sicurezza di cui avete bisogno.

due emozioni diverseMi viene spesso fatta una domanda al quale vorreirispondere qui: in molti mi chiedono se avendoavuto l’opportunità di pescare diverse volte all’e-stero, tra Messico e USA, non abbia perso l’emo-zione di combattere gli esemplari che si trovanoquotidianamente in Italia. Ritengo che si tratti didue emozioni distinte: una è quella relativa alcombattimento con un grosso esemplare, l’altra èquella di riuscire a convincere un pesce, anche dipiccola taglia, già catturato da altri pescatori. Inse-guire i monster bass è il sogno di ogni angler, men-tre migliorarsi nella tecnica di pesca è una soddi-sfazione personale mossa da altre passioni. L’unicovero cambiamento che avviene nel catturare moltibig bass consiste nel gestire con più tranquillità lesituazioni e i combattimenti con pesci importantima di taglia inferiore; combattere un pesce di gros-sa taglia diventa più semplice, ma non per questomeno emozionante.Catturare un monster bass è un evento straordina-rio: vale la pena prepararsi bene e ogni giorno spe-so a pesca nel rincorrere quel desiderio sarà co-munque un giorno ben speso da aggiungere al no-stro calendario.

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FEDERICO RENZI [ [email protected]]

FOTO DARIUS BAUZYS

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Ibruchi, come tutti sanno, sono le formelarvali dei lepidotteri, anche se diversi co-leotteri e altrettanti imenotteri hanno lar-ve eruciformi, assimilabili cioè nell’aspet-to, che è quello che interessa ai pescatoricon la mosca, alle larve delle farfalle. Inparticolare a noi interessano solo i bruchi

che – purtroppo per loro – possono cadere nell’ac-qua di un fiume, per cui prenderemo in considera-zione solo gli animali che vivono sulle piante tipi-che della vegetazione riparia dei corsi d’acqua, an-che se, trattandosi di animali che cadono in acquaaccidentalmente, non è necessaria una trattazionetroppo specifica. Tra i bruchi che vivono sulla ve-getazione tipica delle sponde dei corsi d’acqua oc-corre ricordare in particolare quelli della Nonagriatyphaea, che si nutre delle foglie della tifa, quellidella Symira gemipuncta e della Archarnara disso-luta, che si nutrono delle foglie della cannuccia pa-lustre, nonché della Dicranura vinula, che si nutredelle foglie del salice. Non dobbiamo però dimen-ticare che tra le 157.000 specie di lepidotteri chepopolano la terra la stragrande maggioranza nonha una nutrizione specifica ed è quindi possibiletrovare una grande variabilità tra le specie che po-polano alberi e arbusti in prossimità dei fiumi.I bruchi hanno forma cilindrico-allungata e posso-no essere glabri o pelosi, con varie tonalità di colo-

re, dal bruno al verde brillante al rosso molto acce-so. Le antenne sono molto ridotte e la vista è affi-data a un paio di ocelli, mentre l’apparato boccaleè masticatore, caratterizzato da robuste mandibo-le. All’apice del labbro inferiore si osserva la papillasericipara, dalla quale sboccano le omonimeghiandole, che servono a produrre la seta con laquale viene costruito il bozzolo: protetti da questo,i bruchi si trasformeranno in farfalle.Le larve appartenenti alla famiglia dei Licenidi so-no provvisti di ghiandola mellifera posta sul 7° osull’8° uritre, dalla quale viene secreta una soluzio-ne zuccherina molto appetita dalle formiche sim-bionti. Nelle larve dei Papilionidi, invece, sul pro-torace è presente un organo estroflettibile detto‘osmoterium’ che emette un secreto dall’odoresgradevole, con funzione protettiva.Le dimensioni dei bruchi sono oltremodo varie;tralasciando gli estremi, che non interessano i pe-scatori con la mosca, si può considerare una misu-ra tra 2 e 3 cm come ideale per costruire le imita-zioni. La durata della vita larvale dipende dallaspecie, dalla qualità del nutrimento e da fattoriambientali; nelle zone temperate si può assistere almassimo a cinque generazioni annue, mentre losviluppo larvale si compie con 3-4 mute fino all’im-pupamento. Le larve si possono nutrire sia di vege-tali che di rami lignificati.

FOTO GHERARDO BARCHINI

FOTO DARIUS BAUZYS

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FEDERICO RENZI • BRUCHI

vato in una situazione con bruchi che cadevano inquantità dagli alberi e pesci sotto ad aspettarli;posso dire con certezza, tuttavia, che l’imitazionedi bruco funziona sempre, in tutti i fiumi dove hopescato sia in Europa che negli Stati Uniti, tantoche per una volta anch’io, che voglio sempre capirefino in fondo il perché di una cattura, evito di por-mi troppe domande. Queste imitazioni, inoltre, si prestano a un’infinitàdi tecniche di pesca diverse, la prima delle quali èla presentazione sotto la vegetazione per arrivare ilpiù vicino possibile alla sponda opposta. Spesso èinfatti necessario arrivare sotto i rami per diversimetri, perché i pesci là si sentono al sicuro e sonopiù propensi a salire in superficie per nutrirsi. A tal

in pescaI pescatori a mosca con un po’ di esperienza allespalle conoscono bene l’efficacia dell’imitazionedel bruco: esistono fiumi nei quali è la prima mo-sca da caccia che prendo in considerazione, tantoche non partirei mai da casa per andare in Idrjca onel Soca senza una buona scorta del classico brucoin herl di pavone e hackles brown nelle taglie dal20 al 6. Una domanda che nasce spontanea è: «matrote e temoli mangiano questa mosca perché vo-gliono veramente mangiare un bruco o la scambia-no semplicemente per qualcosa di commestibile?».Devo confessare che non posso fornire una rispo-sta certa ed esaustiva, perché non mi sono mai tro-

FOTO LODELET-LEPINAY

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FEDERICO RENZI • BRUCHI

fine vengono in aiuto tutti i lanci specifici elabora-ti dalla TLT, che per chi ancora non dovesse cono-scerla, è la tecnica basata sulla velocità di esecuzio-ne che genera loop molto stretti e rapidi in gradodi penetrare sotto i rami sporgenti sull’acqua conprecisione.Un’altra tecnica da attuare con le imitazioni dibruco è la pesca a sommersa, la quale, se praticatain maniera corretta, è in grado di produrre catturein quantità notevole. Nella sua interpretazione piùclassica questa tecnica prevede una serie di lancifatti verso valle in modo che l’artificiale viaggi su-bito sotto la superficie dell’acqua. Durante talemanovra la mosca deve viaggiare alla stessa velo-cità dell’acqua, anche se spesso per provocare l’at-tacco del pesce è possibile effettuare una sorta dipattinamento sommerso, imprimendo volutamen-te all’artificiale una velocità anche molto superiorerispetto all’acqua del fiume. Una variante dellasommersa, sinceramente un po’ strana, l’ho sco-perta per caso nel fiume Soca in Slovenia: consistenel lasciare completamente fermo un bruco digrosse dimensioni (anche su amo 6), trattenendola coda nel mezzo della corrente; non è certo un ti-po di pesca a mosca del quale andare orgogliosi,ma vi sfido a provarla se andate sul Soca: i temolisembrano impazzire per questo grosso bocconeche sta fermo in mezzo al fiume, lasciando unascia che risulta percepibile anche in superficie.Un altro tipo di pesca che vede il bruco protagoni-sta è la battuta, rivolta sia ai cavedani, sia a stimo-lare trote un po’ apatiche; anche in questo caso illancio è fondamentale per una presentazione effi-cace, perché la mosca deve arrivare sull’acqua conuna notevole velocità residua, in modo da provo-care il rumore tipico di un grosso insetto che cadenel fiume. È molto importante che solo la mosca

batta sulla superficie, lasciando posare coda e fina-le solo in un secondo tempo. Dei tanti lanci esi-stenti per far battere la mosca, quello che uso mag-giormente prevede un’angolazione con uno stopmolto alto e magari l’arretramento della canna du-rante lo svolgimento del loop in avanti; con la ne-cessaria pratica il lancio non è poi complicato e as-sicura notevole precisione.Un ultimo uso molto efficace dell’imitazione delbruco è la pesca del bass con attrezzature leggere emosche di dimensioni molto generose, arrivandofino ad ami numero 4. Rimanendo nel campo degliartificiali facilmente lanciabili con normali attrez-zature da trota, è questo un tipo di pesca che amomolto: vista la taglia media dei bass che popolanole nostre acque, pescarli con canne per coda 8 o 9,necessarie per lanciare le mosche normali per que-sti pesci, spesso riduce il combattimento con ilblack a una sorta di tiro alla fune, mentre lo stessopesce catturato con una canna per coda 5 rivesteun grado molto maggiore di sportività.Riguardo all’attrezzatura da usare per le varie tec-niche esaminate, non ci sono particolari accortez-ze, se non quella di usare canne corte per i lanci invelocità – l’ormai classica 7,6 piedi per coda 4 saràperfetta – e di prestare attenzione sia alla lunghez-za del finale che al diametro del tippet: un finaletroppo lungo renderà quasi impossibile effettuareuna corretta battuta, mentre un tippet dal diame-tro troppo sottile provocherà molto velocementeuna voluminosa parrucca, vista la tendenza allatorsione che possiedono mosche ricche di hackles,come sono quasi tutte le imitazioni di bruco chefunzionano.

FOTO WWW.PIRGUS.DE

FOTO WWW.MACROID.RU

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Fabio Federighi

BRUCHI• amo: TMC 2312 n. 6• filo di montaggio: ultra thread• corpo: sottocorpo in striscia di foam coperto di pavone, o cor-po interamente di foam• dorso: strisce di foam o furry foam• zampe: saddle di gallo genetico

Bruchi generici di piccole e medie dimensioni, molto galleg-gianti; il pavone è un materiale che si addice particolarmentealle imitazioni del bruco.

BRUCHI• amo: TMC 2312 nn. 6-8• filo di montaggio: ultra thread• corpo: foam• dorso: eventualmente furry foam• zampe: saddle di gallo genetico o hearl di struzzo

Bruchi di piccole dimensioni, una variante al tema.

BRUCHI• amo: Tmc 2313 nn. 4-6• filo di montaggio: ultra thread• corpo: sottocorpo di foam coperto da dubbing in asola discoiattolo o lepre o opossum• sottopancia: foam• zampe: create dal pelame del dubbing

Questi bruchi sono quelli che uso in torrente: grossi artificiali inpelo da 3 o 4 cm, con i quali mi sono tolto delle belle soddisfa-zioni, anche su grosse trote. Normalmente stanno intrappolatinel film superficiale e la bollata è spesso un gentile risucchio,niente di fragoroso. Come si vede, giro il corrpo sull’asse dell’a-mo una volta terminato il montaggio, il che conferisce più reali-smo, tipo bruco vero che si contorce in acqua. Quando la moscarisulta essere troppo pesante e non si asciuga la si può sosti-tuire con un’altra; in ogni caso non vanno ingrassate.

BRUCHI• amo: grub nn. 10-8• filo di montaggio: ultra thread• corpo: sottocorpo di calza tipo backing, elastico tipo span-flex, coperto di pavone• zampe: saddle di gallo genetico

Questo bruco è un virtuosismo da gare di costruzione: un bru-co attorcigliato su se stesso, costruito su uno spillo su un tubodi calza con due elastici messi leggermente in tensione, cosìche alla fine, quando si sfila il bruco dallo spillo, per effettodella leggera tensione degli elastici si attorciglia su se stesso;poi si fissa su un amo.

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BRUCO• amo: n. 16• sottocorpo: poly rosso• corpo: hackles grizzly• soft hackles: piuma di germano femmina

Un bruchetto che, usato in torrente, spesso regala catture ina-spettate. La hackle grizzly è montata utilizzando anche il co-mune scarto lanoso verso la base. L'effetto di volume che sicrea in acqua posteriormente e la soft hackle anteriore rendo-no al meglio l'idea del bruco in disperato movimento.

Ivano Mongatti Federico Renzi

BRUCO• amo: da secca nn. 6-16• coda e testa: uno o due giri di hackles fatti a due terzi delgambo dell’amo e serrati con il filo di montaggio a ridosso diuna pallina di dubbing, in modo da disporle aperte• corpo: herl di pavone e una striscia di foam• hackles: piuma di gallo brown• spot: un pezzetto di foam di colore molto vistoso

Uso questa mosca anche per il bass, ovviamen-te nelle taglie più grandi. È uno degli artificialida caccia ai quali non rinuncio mai.

BRUCO• amo: da secca standard dal n. 10 al n. 20• corpo: herl di pavone naturale• hackles: piuma di gallo brown

Artificiale semplicissimo ma di grande efficacia; quello in fotoè costruito su amo 18, ma lo faccio fino ad amo 10; se usatoper la pesca in battuta è utile mettere una striscia di foam sot-to il pavone per aumentare la galleggiabilità.

BRUCO• amo: swimming n. 8• sottocorpo: polipropilene• corpo: striscia di foam• hackles: piuma di gallo brown• spot: pezzetto di foam

Bruco molto grande e vistoso; mediamente galleggiante lavoraintrappolato nella superficie. Le bollate si percepiscono spessoquasi come un gorgo. Guarda

il video

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La pagina dei lettori

BRUCO • Levis Dal Vesco• amo: n. 6 a gambo lungo• filo di montaggio: nero• corpo: sottocorpo in foam coperto di ciniglia grigia anellatacon gallo grizzly• testa: modellata in foam e coperta con raffia sintetica nera

BRUCO • Levis Dal Vesco• amo: n. 10 a gambo lungo• filo di montaggio: nero• corpo: sottocorpo in kapok ricoperto da herl di pavone condue strisce laterali di raffia sintetica marrone e due hacklesdi gallo, una ginger e una grizzly• altro: pallina di polistirolo in calza

BRUCO • Stelio Di Manno• amo: grub Hanak• corpo: foam intrecciato• palmer: piuma grizzly corta + palmer lungo gallo Leon

Artificiale da usare nei sottoriva a pattinare.

BRUCO • Stelio Di Manno• amo: grub Hanak• corpo: foam di colori diversi, intrecciati + palmer grizzly ecervo in asola

Da usare sotto la vegetazione nei sottoriva.

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BRUCO • Stefano Ticchiati• amo: Akita 719 n. 8• filo: ultra thread 140dn• ventre: cordoncino di angelina rossa• dorso: foam verde 2 mm anellato con tinsel rosso• zampe: hackle di spalla di gallo marrone

Artificiale piuttosto realistico che uso in caccia in torrente. Ot-tima resa in battuta sotto le frasche della vegetazione riparia.

La pagina dei lettori

BRUCO • Sandro Ulisse• amo: da terrestrial n. 12• filo di montaggio: nero 8/0 Textreme• corpo: teflon e foam• ribbing: hackles di gallo con fibre corte color grizzly

Grazie al materiale utilizzato, ha ottima galleggiabilità e unamaggiore visibilità, grazie ai colori che si possono utilizzare.

CATERPILLAR • Stefano Ticchiati

• amo: Akita 719 n. 8• filo: ultra thread 140dn• corpo: foam giallo colorato con pennarelli indelebili• zampe: ciniglia

Artificiale che uso in battuta sotto la vegetazione riparia,L’amo è piegato verso l’alto per dare un po’ di movimento allamosca.

CONCORSO DI COSTRUZIONE

Il sesto concorso, relativo alle imitazioni degli arti-coli pubblicati sui numeri dal 5/2012 al 4/2013, èstato vinto da:

Stelio Di Manno (aguglia)Loris Zecchinello (scardola)Emiliano Bartolini (gambero)

Stefano Ticchiati (alborella-schoolie)

L’imitazione del n. 1/2014 sarà: rana.Spedizione entro il 12 novembre 2013.

Regolamento completo suwww.lapescamoscaespinning.it

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LUCA RUSSO • SEMPRE PIÙ STREET FISHINGte

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LUCA RUSSO [ [email protected]]

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LUCA RUSSO • SEMPRE PIÙ STREET FISHING

La genesi dello street fishing si deveagli… scogli. Diversi anni fa i pesca-tori giapponesi iniziarono a perfe-zionare una nuova tecnica di pesca,che chiamarono rock fishing, mirataa insidiare piccoli predatori che po-polano gli scogli e il sottoriva in ma-

re; per catturare queste prede avevano bisogno diesche minuscole, fili ridotti, canne leggere e adattea far divertire. Una nuova tipologia di pesca a spin-ning, molto tecnica, che si poteva svolgere congrande comodità e lungo tutta la costa dell’arcipe-lago nipponico. Come tutte le tecniche, il rock fi-shing si è evoluto rapidamente e ha allargato gliorizzonti con un percorso ‘inverso’ rispetto al nor-male flusso dell’acqua: dal mare questa pesca ha ri-salito i fiumi ed è arrivata in tutti i piccoli affluentie canali che attraversano anche le più piccole citta-dine, portando vivacità e dinamismo. Il percorso diquesta piccola rivoluzione ha comportato cambia-menti nei nomi, nelle forme e nei colori delleesche utilizzate per insidiare i piccoli predatori,ma l’animo e l’essenza di questo tipo di pesca sonorimasti invariati. Solo che quando il light game haincontrato i canali cittadini e i fiumi di piccole di-

mensioni che abitualmente attraversano centri ur-bani ha preso il nome di street fishing.I primi ad accorgersi delle potenzialità della tecni-ca sono stati i francesi, che ne hanno fatto un veromovimento, con loghi accattivanti, raduni e clubspecializzati. Tutto è nato a Parigi, dove la Sennaoffre angoli di pesca davvero incantevoli e ben po-polati di persici reali e lucioperca: nel centro dellacapitale francese non è difficile incontrare personein giacca e cravatta che, alla fine del turno lavorati-vo, si ‘armano’ di marsupio e di una 2,10 metri indue pezzi. Il movimento si è poi esteso a macchiad’olio in tutte le grosse cittadine francesi coinvol-gendo sempre più appassionati, divertiti dalla fre-quenza delle catture e dalla tecnica necessaria amigliorare le proprie performance. Questa rivista èstata tempestiva nel darne notizia ai lettori graziea un appassionato pescatore di spinning italianotrasferitosi per lavoro a Parigi, Riccardo Papini (ve-di l’articolo Street fishing a Parigi nel numero3/2010).Lo street fishing in poco tempo ha poi attraversatole Alpi, facendo capolino nelle acque italiane. Al-cuni pionieri hanno iniziato a cimentarsi con lanuova tecnica e hanno rapidamente scoperto una

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LUCA RUSSO • SEMPRE PIÙ STREET FISHING

do questa disciplina. Sull’onda di quel che succe-deva oltralpe, ho così provato a organizzare la pri-ma manifestazione totalmente dedicata a questapesca: la Street Fishing Parade 2012. L’evento si èrivelato subito un successo, sia per numero di par-tecipanti che per entusiasmo, portando diverse de-cine di pescatori sulle rive dei canali tra pesci, trale risate e in una fantastica atmosfera. La secondaedizione, svoltasi quest’anno, ha fatto segnalare unmaggior numero di iscritti e richieste per ampliarele tappe nel territorio.Lo street fishing in Italia sta prendendo una suaforma propria, come dimostrato dal tam tam che sista venendo a creare sui vari social network doveimpazzano foto, video, recensioni e racconti dicatture e battute di pesca. La specializzazione por-ta sempre all’evoluzione ed è così che nasce lo svi-luppo di attrezzature e di esche specifiche, che gliappassionati poi assegnano a loro volta al singolospot o pesce. Le esche siliconiche dedicate popola-no i negozi specializzati in un numero sempremaggiore di forme e di colori: dagli shad ai grubpassando per tutte le imitazioni di creature e terre-strial non resta che provare in acqua cosa fa al casonostro. Anche le teste piombate sono prodotte indifferenti forme e grammature in base al tipo difondale o al tipo di nuoto che vogliamo far realiz-zare alle esche in gomma. Dalla classica ma pursempre valida pesca con le testine si passa al dropshot, al light texas e al microwacky: tutti approccidi derivazione bass fishing ma che stanno ovvia-mente catalizzando l’attenzione degli appassionatidi pesca in città. Le canne vengono importate dalrock fishing e si usano sia i modelli da aji (sugarel-lo) che quelli da mebaru (scorfano), senza trala-sciare le classiche canne da finesse usate anche ne-gli Stati Uniti per la pesca del panfish.La specializzazione che sta ruotando attorno aquesta disciplina è vorticosa e in continuo aggior-namento in quanto subisce influssi giapponesi,americani e francesi. Il dinamismo e la voglia disperimentazione sono sicuramente alla base diquesto nuovo movimento, ma una componente al-trettanto fondamentale è la semplicità: una pescafatta di poche cose, con attrezzatura essenziale,una manciata di bustine di esche, qualche testapiombata, una canna, la voglia di farsi una bellacamminata e la battuta di pesca è servita. Gli spot

moltitudine di acque redditizie con questo parti-colare approccio, essendo ben popolate di specieittiche interessanti. I target di questa pesca sonoinfatti molteplici, anche se il vero re dello street èil persico reale, seguito dai cavedani. Seguono nel-l’ordine lucioperca, pesci gatto, siluri, scardole,bass, trote. Uno dei punti di forza della tecnica,dunque, è la varietà: non si sa mai cosa possa at-taccare le nostre esche. Oltre ai pesci citati può ca-pitare di trovarsi a combattere con un bel barboche punta il fondo, o con un lucciotto che si è fattotrarre in inganno da imitazioni siliconiche appari-scenti. Recentemente Jacopo Gallelli ha illustrato ilsuo punto di vista sull’argomento (vedi Street fi-shing cocktail nel numero 2/2013). Per quanto miriguarda, mi sono avvicinato allo street fishing perdiverse ragioni: all’inizio c’è stata la leva della cu-riosità, ma dopo qualche esperimento di discretosuccesso e dopo aver coinvolto in questa nuova av-ventura diversi amici che stavano provando il miostesso interesse, mi sono deciso a esplorare a fon-

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LUCA RUSSO • SEMPRE PIÙ STREET FISHING

sono all’interno delle città e dei paesi o immediata-mente fuori: anche la facilità e comodità nel rag-giungere posti produttivi in termini di abboccatefa sì che molti pescatori prediligano questo ap-proccio a molti altri, grazie alla possibilità di prati-care lo street fishing nei ritagli di tempo, magaridopo aver ‘staccato’ dal lavoro, approfittando dellelunghe giornate estive come anche del mite climaautunnale o primaverile.Ed è proprio l’approccio con le esche in gomma ilvero principe nello street fishing. I siliconici ven-gono utilizzati soprattutto su testine piombate,che sono sempre valide e mai scontate. L’azione dipesca in città si svolge a stretto contatto con osta-coli che possono essere naturali (tronchi d’albero,sassi, salti di profondità) o artificiali: in questi casile testine piombate si fanno preferire se dotate diantialga leggero. La cura nel sondare questo gene-re di spot restituisce spesso catture degne di nota,visto che i predatori smaliziati amano tendere ag-guati restando nascosti.

Un altro tipo di spot redditizio è poi il centro cana-le, dove molti predatori sostano con gli occhi al-l’insù in attesa di foraggio o molto semplicementecercando migliori temperature rispetto alle zonevicine a riva. Qui, invece del classico approccio contestina piombata, potrebbe essere più redditiziosondare il fondale utilizzando montature come ildrop shot o lo split shot: autentiche mattatrici nelbass fishing, consentono di offrire una presenta-zione particolare. Nel drop shot, infatti, l’esca ri-mane sospesa ad alcuni centimetri dal fondo (a no-stra scelta) e il fatto di non veder strisciare sul fon-do il siliconico fa spesso letteralmente impazzire ilpredatore di turno. Grazie allo split shot, invece, ilsiliconico tende ad affondare più lentamente e conmeno vincoli (grazie alla distanza dal piombo). En-trambe le montature sono molto efficaci su pescipressati, come insegnano gli amici del bass fishing.Provatele con convinzione, imparatene i trucchi enon potrete che farne delle valide frecce per il vo-stro arco.

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LUCA RUSSO • SEMPRE PIÙ STREET FISHING

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MAURO BORSELLI • ANCORA SUI GUMMY BODY MINNOW ALTERNATIVIco

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Vorrei qui riprendere un argo-mento presentato nel numero3/2008 della rivista, nella qualeproponevo un primo modellodi Gummi Minnow alternativomontato sull’amo a gambo lun-go per risolvere il problema

della ferrata sul pesce, semplificando anche le fasidi costruzione ed economizzando l’uso del mate-riale originariamente impiegato a tale scopo. Dopocinque anni vorrei entrare maggiormente nel me-rito del discorso che riguarda questa specifica tipo-logia di artificiali, anche perché in quella sede –l’articolo era presentato come ‘prima parte’ – an-nunciavo un prosieguo del discorso al quale nonho mai dato corso. Si tratta in particolare di fornireulteriori specifiche sull’argomento, relative soprat-

GGuummmmii BBooddyymmiinnnnooww alternativi

MAURO BORSELLI [ [email protected]]

tutto a un nuovo materiale presente ormai daqualche anno sul mercato, che fra l’altro negli annimi sono state richieste da non pochi lettori.

le prime intuizioniSin dal principio avevo sentito l’esigenza di razio-nalizzare l’uso del materiale per semplificarne lefasi di incollaggio, che in ogni caso comportavanoil ricorso a precisi accorgimenti costruttivi, tantoche, al fine di ridurre i passaggi di assemblaggio,avevo pensato che tutto sarebbe stato più facile seavessi sovrapposto preventivamente le tre sezionidi pellicola direttamente una sull’altra, in modo daottenere un solo strato uniforme che poi sarebbestato fatto aderire direttamente sul gambo dell’a-

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MAURO BORSELLI • ANCORA SUI GUMMY BODY MINNOW ALTERNATIVI

mo. Inizialmente prendevo un rettangolo di pelli-cola argentata del sottocorpo, la disponevo in pia-no senza staccare la plastica protettiva sottostante,vi incollavo al centro la strisciolina verde metalliz-zata destinata a costituire il dorso dell’imitazione ealla fine vi applicavo sopra l’ultimo strato iride-scente di rivestimento esterno. In questo modoriuscivo a ottenere un unico triplo strato finale chesarebbe stato più semplice da manipolare e sago-mare con le forbici a forma di pesce. La ‘superpelli-cola’ aveva uno strato maggiore e finalmente si po-teva prendere con le dita, grazie alla plastica diprotezione della sua parte adesiva, che la mante-neva rigida e perfettamente sagomabile, la qualeveniva poi tolta per permetterne l’incollaggio fina-le sull’amo; per quanto concerne gli occhi, invece,erano di tipo plastico in rilievo e incollati diretta-mente all’esterno dell’esca ad artificiale ultimatocon due gocce di cianoacrilica, proprio in prossi-mità della testa.Questo sistema, però, presentava alcuni problemioggettivi: il primo consisteva nell’eccessivo sprecodi materiale, soprattutto di quello argentato delsottocorpo, il quale doveva avere una superficiepari a quella madreperlata di rivestimento esterno,mentre il secondo, più grave, era rappresentato dalfatto che la pellicola così ottenuta, a causa dell’ec-cessiva tensione generata dalla sua stratificazione,dopo un po’ tendeva a scollarsi al suo interno,creando delle bolle che influivano negativamentesulla silhouette e sull’assetto finale dell’artificiale.Dopo numerosi tentativi, ho dunque deciso discartare questa soluzione, anche se l’intuizione siera rivelata esatta alla luce della successiva evolu-zione commerciale cui sono state soggette le pelli-cole in questione, diretta a renderne maggiormen-te fruibile e razionale il relativo utilizzo, indiriz-zandolo a un pubblico sempre più vasto di pesca-tori a mosca e, perciò, meno specializzato nell’im-piego di questo materiale.

le prime pellicoleOltre a quanto indicato, vi erano anche degli altriproblemi legati all’impiego delle prime pellicoleper realizzare i Gummi, determinati dal fatto chein poco tempo, dopo il loro uso, il materiale che li

costituiva tendeva decisamente a opacizzarsi, aprescindere dal fatto che fosse stato impiegato inacque salate o dolci. Si tratta di una questione in-tollerabile per un’esca diretta a rappresentare l’i-mitazione esatta di un pesce foraggio, basata prin-cipalmente sulla cangianza e sulla riflettenza, chesono proprio i suoi punti di forza, poiché se si atte-nuano o smorzano questi elementi primari, tutto ilresto passa in secondo piano, risultando un meropezzo di silicone semirigido, con poco assetto, pri-vo di alcun interesse per la pesca attiva. Probabil-mente l’elemento liquido si infiltra in qualche mo-do negli strati interni della pellicola originaria,agendo negativamente sulla stessa a livello chimi-co, così da accelerare il deleterio fenomeno dellaopacizzazione, con la conseguenza che i suoi ri-flessi eccezionali si appannano velocemente. Noncostruivo quindi mai un gran numero di Gummi,preferendo realizzarne pochi ed espressi solo neicasi in cui ne avevo un effettivo bisogno. Inoltre, acausa di tale fattore negativo, anche la brillantezzadegli occhi sottostanti finiva per attenuarsi note-volmente, circostanza che mi costringeva ad appli-carli all’esterno, incollandoli con l’Attak in prossi-mità della testa direttamente a fine costruzione;ovviamente si doveva trattare di quelli plastificatiin rilievo tridimensionale e non degli occhi pre-stampati prismati piatti, i quali in questo modo sa-rebbero risultati più visibili, non potendo esserevelati dalla pellicola di rivestimento finale.Tra gli altri inconvenienti degni di nota vi erano lapossibilità di scollaggio dei bordi esterni al di sottodel ventre e della coda, soprattutto in presenza divarie fonti di calore, nonché il collante residuo po-sto sui bordi di congiunzione delle due estremità,che li rendeva estremamente appiccicosi, anche sein questo caso il tutto poteva essere risolto facil-mente applicando un sottile strato di colla cianoa-crilica, che aveva il duplice scopo di saldare quellespecifiche parti della pellicola e di seccare la lorozona adesiva.

evoluzione della specieTutti questi problemi e quesiti sono stati spazzativia dall’ingresso sul mercato del Gummi Bodyprodotto dalla Wapsi (e commercializzato da The

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MAURO BORSELLI • ANCORA SUI GUMMY BODY MINNOW ALTERNATIVI

tezione plastificata da una parte e un foglio di rive-stimento più sottile dall’altra, circostanza che per-mette di ritagliarle e maneggiarle facilmente senzadover adottare particolari accorgimenti. A diffe-renza delle altre pellicole, queste sono neutre tra-sparenti, prive pertanto di alcuna colorazione, fat-to che rivoluziona tutte le fasi di costruzione deinuovi Gummi Body Minnow, in quanto non è piùnecessario ricorrere alla stratificazione delle variesezioni sottostanti per incollaggio successivo,mentre, al contrario, basta sagomarne una singolaporzione rettangolare e poi farla aderire diretta-mente al gambo dell’amo prescelto, con un’opera-zione tanto facile quanto essenziale. Ne discendeche non si è più costretti a valutare preventiva-mente la taglia e le proporzioni delle varie sezionida incollare tra loro, incorrendo in inevitabili erro-ri di calcolo o in maldestri sbagli manuali in fase diassemblaggio finale, visto che basta ritagliare unrettangolo del materiale, sagomarlo a forma di pe-sce, sfilare la carta sottile di protezione da una fac-

Italians), presente in due spessori, quello sottiledi .20” = 0.5 mm e quello più grosso di .040” = 1mm. Alberto Salvini, che è molto sensibile e all’a-vanguardia nella ricerca dei nuovi materiali pro-dotti all’estero, aveva evidenziato le peculiarità ele caratteristiche tecniche con la dovizia di parti-colari che lo contraddistingue, mentre io lo avevomaldestramente accantonato in fondo a un cas-setto, finché non decisi di riesumarlo per valutar-ne le effettive potenzialità e metterlo in correla-zione con il Sili Skin, che fino a quel momentousavo regolarmente. I risultati sono stati realmen-te sorprendenti, impressionanti, sia in fase di co-struzione, sia in fase di pesca attiva, in quanto da-vano concreta risposta a gran parte delle temati-che indicate, risolvendo anche molti dei quesitisulla struttura del materiale a cui avevo cercato dirispondere.La novità saliente è rappresentata dal fatto chequeste nuove pellicole sono biadesive su entrambele facce (e non solo su una), grazie alla duplice pro-

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cia, appoggiare l’amo su un lato, ripiegare l’altro fi-no a farlo aderire saldamente al primo e poi toglie-re la plastica situata sulla parte esterna, liberandocompletamente il materiale siliconico, che si pre-senta perfettamente trasparente ed estremamenteautoincollante, pronto per essere rivestito con i co-lori desiderati.Vale la pena aggiungere che chi ha prodotto que-sto materiale ha fatto le cose per bene, valutandoattentamente le esigenze di tutti i costruttori, an-che quelle dei meno esperti, in quanto ha postochiunque nella condizione di fare del bricolage dialto livello pur essendo sprovvisto di una buonadose di manualità: non occorre più avere nervid’acciaio e mani ferme da chirurgo per evitare diincollare le dita o qualcos’altro alla pellicola, ren-dendola poi inservibile, visto che il materiale inquestione, grazie alla sua duplice protezione, puòessere manipolato in pieno relax a nostro comple-to piacimento, azzerando sin dall’origine ognieventuale margine di errore.

peculiarità del Gummi BodyIn sostanza, si è tecnicamente concretizzato quan-to avevo cercato di fare anni fa, ossia ottenereun’unica pellicola finale, mediante la preventivastratificazione delle tre sezioni necessarie a realiz-zare il Gummi Minnow, anche se in questo caso iltutto è stato semplificato mediante la creazione diun singolo strato biadesivo, col risultato di razio-nalizzare l’impiego del materiale, economizzando-ne l’uso, visto che le porzioni di scarto sono mini-me, impercettibili. Le nuove pellicole sono prodot-te in due spessori diversi, quello sottile di .020”adatto alle esche più piccole e filanti, e quello di.040” per gli artificiali di taglia medio-grande, per-mettendo di coprire la maggior parte delle esigen-ze imitative delle varie specie di pesci foraggio pre-senti nelle nostre acque dolci e salate. È una circo-stanza su cui mi soffermerò tra poco nella partedestinata alla realizzazione dei Gummi Body Min-now alternativi, in quanto ognuno degli spessori si

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adatta meglio a certe tipologie costruttive, diven-tando indispensabile per alcune e meno efficaceper altre. Infatti, a prescindere dalla tridimensio-nalità di queste specifiche esche, si è volutamentecercato di replicare anche il volume intrinseco delpesce oggetto di predazione, poiché, nel caso delleimitazioni di maggiori dimensioni, la mancanzadella stratificazione sottostante prevista nel vec-chio sistema di montaggio comportava un eccessi-vo appiattimento del corpo dell’artificiale, il qualesarebbe risultato poco credibile agli occhi del pe-sce, visto che uno spessore più ampio, grazie al suovolume, determina anche un maggiore spostamen-to d’acqua, diventando una fonte attiva di vibra-zioni e turbolenze facilmente percepibili dalla li-nea laterale del predatore di turno, che dopo averlocalizzato e visualizzato l’esca, la riconosce cometale anche attraverso i propri organi sensori.

la colorazioneHo voluto trattare a parte il tema della colorazionefinale del Gummi Body Minnow, visto che lo riten-go uno degli argomenti più interessanti, innovativie divertenti, rispetto a quella prestampata delleprecedenti pellicole siliconiche, in quanto nel casodi specie è stato studiato un sistema pratico e ver-satile per eliminare uno dei maggiori problemi so-praindicati, attinente alla prematura opacizzazio-ne degli artificiali realizzati con i vecchi sistemi,che offuscava velocemente la peculiare riflettenzae cangianza che li caratterizzava, rispetto a quellistandardizzati. In origine si dovevano acquistarediverse pellicole dotate di differenti colorazioni(madreperlata, argentata o dorata, verde o blu me-talizzato ecc.) al fine di conferire al Gummi la to-nalità richiesta per replicare una specifica imita-zione, circostanza che, come ho già spiegato, sitraduceva in un salasso economico, mentre oggi,grazie al Gummi Body, si è in grado di acquistareuna sola pellicola dello spessore richiesto (sottile ogrosso) a cui applicare a parte la decorazione desi-derata attraverso il Gummi Flash Foil. Si tratta diun sottile foglio di colore argentato, madreperlato,metallizzato ecc., che, a fine costruzione, viene ap-plicato per aderenza direttamente sul corpo delGummi Body, sfruttando l’alto potere adesivo della

pellicola in questione, alla stessa stregua di un co-mune trasferibile, in quanto una parte è lucida(esterna) e l’altra opaca (interna), per cui dovremosolo avere l’accortezza di appoggiare nel punto de-siderato quest’ultima (opaca) e pressare con un’e-stremità (penna, forbice, stuzzicadenti ecc.) quellalucida, per poi procedere a togliere via la plasticaresidua del foglio, lasciando tutto il colore sul fian-co, sul dorso o sulla pancia della nostra imitazione.È questa la parte più divertente del lavoro, inquanto permette di personalizzare l’artificiale tra-sferendo per aderenza il colore dei vari GummiFlash Foil direttamente sui lati appiccicosi delGummi Body di base, realizzando sfumature, stria-ture, venature sul ventre, sui fianchi e sul dorsodella nostra imitazione, rendendola unica nel suogenere, perché queste tonalità sono praticamenteimpossibili da replicare con i materiali tradiziona-li, basati sui sistemi di costruzione classici. In par-ticolare, ho passato diversi mesi a studiare nel mioacquario prima le alborelle, poi le scardole e infinei cavedani, che, come le prime due specie, sono og-getto di predazione, soprattutto nelle loro fasi gio-vanili, arrivando alla lapidaria conclusione che coni sistemi ordinari sarebbe stato difficile replicarnefedelmente non solo la silhouette, ma anche la co-lorazione riflettente che li contraddistingue, inquanto, ad esempio, osservando le alborelle, que-ste sembrano composte proprio da metallo flessi-bile, che durante il nuoto si piega e flette sui fian-chi lanciando bagliori metallizzati, i quali sonoperfettamente imitabili con l’uso di questi nuovimateriali, che permettono di ottenere corpi luciditotalmente riflettenti, capaci di rilasciare i flash ti-pici di un pesce foraggio spaventato che scappaterrorizzato dinanzi al pericolo.In aggiunta, potremo anche decidere di risparmia-re sull’acquisto delle pellicole trasferibili, anch’essedi costo molto contenuto e di grandezza generosa,in quanto con un singolo Gummi Flash Foil si pos-sono coprire interamente circa sei rettangoli diGummi Body, assicurandoci il colore di rivesti-mento per moltissimi modelli, senza correre il ri-schio di finire il materiale prima del tempo, chepotremo integrare attivamente ricorrendo all’im-piego dei pennarelli indelebili (come i Pantone oquelli meno specifici, facilmente reperibili nellecartolerie) di colore nero, marrone, rosso, giallo,

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verde o blu, per creare sfumature e punteggiatureaggiuntive, disegnando le branchie e il dorso dellanostra imitazione altamente realistica.L’applicazione del colore sulla parte esterna di unabase neutra, poi, consente di predisporre all’inter-no del sottocorpo alcuni elementi integrativi (lovedremo in un secondo tempo) che verranno poitotalmente nascosti dal rivestimento metallizzato,il quale ha denotato una buona tenuta in acqua,mantenendo la riflettenza e la cangianza originarianel corso dell’uso prolungato del Gummi, anchequando l’artificiale viene sottoposto ai maltratta-menti generati dagli attacchi di varie specie di pre-datori (cavedani, trote, bass, lucioperca, cheppie,persici reali ecc.), senza essere, pertanto, soggettoal fastidioso fenomeno della precoce opacizzazio-ne evidenziato in precedenza. Inoltre, come antici-pato, gli occhi plastificati in rilievo tridimensionaleverranno incollati con la cianoacrilica direttamen-te sul colore di rivestimento esterno, risultandomaggiormente visibili e adescanti, ma rimanendocomunque saldamente attaccati ai lati della testanonostante i maltrattamenti tipici di un sistemache è esclusivamente improntato all’insidia deipredatori. Infine, per poter essere in grado di ap-plicare correttamente il colore dei trasferibili, l’a-mo deve essere preventivamente bloccato sul mor-setto, in quanto, senza questo indispensabile at-trezzo, quando si toglierà la seconda pellicola di ri-vestimento protettivo, il corpo diverrà totalmenteappiccicoso su entrambi i lati, rendendo impossi-bile una precisa e accurata operazione di rifiniturafinale.

la coda finaleVedendo i pesci foraggio nuotare liberamente nel-l’acqua, saltano subito agli occhi i movimenti dellepinne e della loro coda, in quanto sono proprioqueste appendici che conferiscono loro propulsio-ne, bilanciamento, angolazione e nuoto, visto cheil corpo si limita a flettersi ai lati, rimanendo nelsuo insieme piuttosto rigido, per cui ciò che pulsae crea vibrazioni sono proprio gli elementi di cuisopra. È nata così l’esigenza di fornire il GummiBody Minnow di una piccola codina finale poste-riore, per due motivi interdipendenti: il primo è di

natura pratica, legato alla volontà di fornire unamaggiore imitatività realistica, dotando l’artificialedi una silhouette del tutto simile a quella di un pe-sce vero; il secondo riguarda l’aspetto costruttivoin senso stretto, attinente alla necessità di rispar-miare ulteriormente il materiale in questione, evi-tando sprechi, limitandosi ad allungare il corpodell’artificiale, grazie all’incollaggio posteriore diuna codina realizzata con la medesima pellicola si-liconica di spessore sottile.Questo stratagemma influisce notevolmente sullastruttura d’insieme dell’imitazione, in quanto lacompleta in ogni più piccolo particolare, evitandodi ottenere dei corpi tozzi e tronchi nella loro par-te finale, con una lunghezza limitata a quella del-l’amo a gambo lungo, allungandone decisamentela silhouette, senza però incidere negativamentesul suo potere di aggancio, fornendo anche unamaggiore direzionalità all’artificiale in fase di pe-sca. Ne discende che basta sezionare un sottilerettangolo di Gummi Body di .020”, togliere la suacarta protettiva da un lato, applicarvi il GummiFlash Foil madreperlato sulla parte adesiva e ripe-tere poi la medesima operazione sul versante op-posto, in modo da colorarlo su entrambi i lati, eli-minandone l’effetto autoincollante. In seguitonon dovremo far altro che ricavarne tre o quattroquadratini più piccoli, in relazione alla taglia del-l’imitazione, sagomando su ciascuno le punte del-la coda con la forbice e incollarla direttamentesulla parte posteriore del Gummi Body grande esottile di base, ottenendo il risultato voluto (vedioltre la spiegazione del dressing). Si tratta di unpiccolo/grande accorgimento che comporta un ul-teriore passaggio costruttivo, il quale, però, ripagasicuramente dello sforzo effettuato sotto il dupli-ce profilo estetico e pratico, tanto che da quandoho cominciato ad adottarlo e apprezzarlo non rie-sco più a non applicare la coda ai miei Gummi,considerandola, a torto o a ragione, un ulterioreelemento attrattivo di questo specifico artificiale.Appare comunque evidente che chi vuole potràevitare di predisporre la coda posteriore, andandoal sodo, senza tanti manierismi, poiché basta unsemplice colpo di forbice per sagomare preventi-vamente il Gummi Body Minnow, ottenendo un’i-mitazione essenziale e pratica, ad alto potere dicattura.

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procedete alle rifiniture di dettaglio con i pennarelliindelebili nero (branchie e opercoli, punteggiaturedorsali, raggi della coda), verde o blu (dorso) e rosso(branchie).

con codina posterioreI passaggi da 1 a 4 sono identici a quelli precedenti.5. Prendete il Gummi Body sottile .20” = 5 mm e ta-gliatene un rettangolo della larghezza richiesta perla coda, che deve essere rapportata al corpo dell’arti-ficiale.6. Liberatelo dalla protezione e applicate a entrambii suoi lati il Gummi Flash Foil madreperla, neutraliz-zando il collante della pellicola.7. Sezionatene un quadrato più piccolo, sagomandola codina come da disegno, smussando i lati dellapellicola.8. Tagliate il Gummi Body nella parte posteriore per1 cm circa al centro della stessa, come si vede nel di-segno.9. Appoggiate la codina solo su una delle due estre-mità posteriori adesive del Gummi Body del corpoprincipale e incollatela.I passaggi da 10 a 14 sono uguali a quelli da 5 a 9precedenti.15. Unica accortezza finale è quella di predisporreun sottile strato di Attack sui bordi esterni della codi-na, per irrigidirla in modo che stia sempre dritta enon si possa piegare nel corso dell’azione di pesca.

materiali impiegatiamo a gambo lungoGummi Body dello spessore sottile .20” = .5 mm peresche piccole e dello spessore grosso .40” = 1 mmper le imitazioni medio-grandiGummi Flash Foil (argento e madreperla ecc.) per il ri-vestimento del corpoocchi plastificati prismati in rilievo rapportati alla ta-glia dell’escapennarello indelebile nero, rosso, verde (o blu) per lerifiniture

senza codina posteriore1. Applicate la piombatura in prossimità del gambodell’amo, a. in modo tradizionale avvolgendo quattrogiri di filo di piombo medio: in questo caso dovreteavere l’accortezza di schiacciare poi il piombo ai laticon la pinza, in modo da creare una base piatta idea-le su cui incollare gli occhi al termine della costruzio-ne; oppure b. legandone una sezione raddoppiata di-rettamente sotto al gambo.2. Ritagliate un rettangolo di Gummi Body poco piùlungo del gambo dell’amo, di larghezza tale da poter-lo raddoppiare a capanna (vedi disegno).3. Raddoppiatelo e tagliatene un’estremità, creandola parte finale allungata del corpo.4. Togliete la carta protettiva più sottile da un lato edisponetelo in piano.5. Appoggiatevi l’amo su una parte, facendolo aderi-re alla pellicola sottostante.6. Raddoppiate la pellicola, facendo aderire le dueparti, fino a farle combaciare, evitando che si forminomicrobolle d’aria.7. Bloccate la curvatura dell’amo sul morsetto e to-gliete lentamente lo strato protettivo plastificato piùspesso, liberando il corpo adesivo esterno del GummiBody.8. Applicate i colori trasferibili del Gummi Flash Foil: ilmadreperla ai lati della pancia e l’argentato su tutto ilcorpo, dorso compreso; legate poi le due estremitàdella pellicola vicino all’occhiello con il filo ultrafine.9. Applicate a entrambi i lati della testa due micro-gocce di Attak e incollatevi gli occhi plastificati.10. Infine, quando la colla cianoacrilica si è seccata,

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Aprescindere dalla confusio-ne e dallo stato di eccitazio-ne generale che degrada se-guendo fedelmente il ca-lendario, d’estate la migra-zione periodica dei vacan-zieri rende quasi impossibi-

le l’accesso agli spot di pesca più amati, fa-cendo andare offshore o in acque più tran-quille e ossigenate i nostri amici pinnuti. Perquesto, quando l’8 settembre si celebra la fe-sta della Madonna di Stintino, con la consue-ta processione a mare delle barche che sanci-sce la fine del periodo estivo e l’esodo defini-tivo dei bagnanti, per me e per molti iniziaquella che è la vera e propria stagione dellospinning, l’autunno. Possiamo dire che nonc’è nella nostra penisola un periodo miglioreper praticare la tecnica che ci appassiona. Sevolete dunque concedervi il weekend di pescatanto rimandato, o addirittura una vacanza,approfittando dei prezzi migliori e del climagradevole, questo è il momento per farlo.

come cambia il mareLa stagione autunnale, come temperature eandamento, assomiglia a quella primaverile,ma presenta alcune differenze sostanziali,che vale la pena analizzare per capire megliocome poterla sfruttare al meglio. Prima ditutto, a parità di temperature esterne, varia-bili a seconda delle varie perturbazioni sta-gionali, quello che è quasi costante è unatemperatura dell’acqua più elevata e la pre-senza di scarse correnti sottomarine. Questevariabili, se accompagnate da una buona irra-diazione luminosa, fanno sì che si abbia unaseconda (dopo quella primaverile) fiorituradel fitoplancton, innescando la catena ali-mentare marina. Un autunno mite, insomma,può favorire non solo la permanenza ulterio-re di alcuni pelagici migratori, ma anche il fe-nomeno delle mangianze, in misura in genereminore rispetto a quelle primaverili, ma co-munque ben variegate, spaziando da quelledi tombarelli e sgombri a quelle dei tonni ros-si di ritorno.

ANTONIO VARCASIA [ www.realityfishing.it ]

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giovani (in altre parole inesperti), spesso imbranca-ti e che devono per forza di cosa mangiare in ma-niera frenetica prima dell’arrivo dell’inverno, è an-che vero che nella pratica alternano situazioni diestrema aggressività a periodi di apatia o diffidenzache le fanno somigliare ai pesci serra. Se nella pri-ma circostanza possono andare bene quasi tutti gliartificiali, avendo l’accortezza di sostituire le anco-rette con ami singoli o almeno di lasciarne solo unain coda quando si vuole liberarle, qualora le condi-zioni diventino difficili (periodi di alta pressioneprolungati), bisogna cercare di affinare la tecnica edi stimolare la loro aggressività in altri modi.Pescando a fianco di moschisti e vedendo come inqueste condizioni spesso il fly fishing sia più effica-ce rispetto allo spinning, ho maturato la convin-zione che finali più sottili e una presentazione piùdelicata e con esche decisamente più piccole possa

bluewaterA partire dalla fine di agosto si iniziano a vedere leprime lampughe di branco; sono pesci che hannopochi mesi in quanto sono nati in primavera daigrandi riproduttori che entrano in Mediterraneodall’Atlantico. Quando le temperature rimangonomiti e la presenza di pesce foraggio assicura cibo,riescono a mettere su chili prima dell’inverno e delfaticoso ritorno in oceano (è stato stimato che soloil 2% delle lampughe giovanili raggiunga la tagliaadulta, in quanto una delle specie più insidiate a li-vello mondiale – è presente con la stessa specie intutti gli oceani – sia dall’uomo che da numerosi pe-lagici marini, dai tonni ai rostrati).L’esperienza insegna che insidiare le lampughe nonè sempre semplice: se è vero che si tratta di pesci

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Guardaaltre foto

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ANTONIO VARCASIA • LA STAGIONE DELLO SPINNING IN MARE

spesso fare la differenza. Lo stesso vale per il recu-pero, magari meno frenetico ma più ‘elaborato’,cercando di dare un movimento il più adescantepossibile alle esche. Infine, capita quando i pescisono molto pressati o disturbati (o perché la man-gianza è ‘bassa’) che anziché stazionare in superfi-cie si inabissino e sia pressoché impossibile cattu-rarle in superficie: questo è il momento di utilizza-re i jig, sia tradizionali con bullet o banana head,sia piccoli metal, per poterle insidiare e avere buo-ni risultati.Offshore è ancora tempo di mangianze, branchi ditunnidi cercano di fare man bassa delle mangianzee in bluewater si può vedere un po’ di tutto, datombarelli e palamite ai rossi, che possono variare

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di gran lunga le loro taglie. Purtroppo è questo ilperiodo in cui ci sono in giro anche tanti rossi ditaglia sotto il chilo, che devono essere rispettati eliberati in quanto uccidere dei pesci di questo tipo,oltreché essere una violazione grave della normati-va, equivale a un ‘infanticidio ittico’, consideratoche tipo di pesce si va a pescare. Il consiglio inquesti casi è quello di avere appresso una cannaper uno spinning medio e poi sempre la canna e ilmulinello da tonno adulto quando si vede che ingiro non ci sono solo baby. Una caratteristica dellapesca al rosso in questo periodo è che contraria-mente alla primavera si può alzare la taglia delleesche, dato che abbondano le prede di taglia (agu-glie, sugarelli, sgombri).

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ché i pesci sono più famelici del solito (la riprodu-zione è un costo importante nel metabolismo diqualunque essere vivente, per cui anche le spigolesi regolano di conseguenza) ed essendo spesso im-brancate sono decisamente più aggressive e menosospettose. Chiaro che le situazioni di pesca equindi il tipo di attrezzatura dovrà variare a secon-da delle circostanze (scogliera o acque ferme o tur-bolente della foce), ma in questo periodo si hannospesso delle belle sorprese, specie quando dopo ilperiodo estivo iniziano le piogge e si hanno le pri-me piene dei fiumi.

Infine, per gli amanti dei cefalopodi, entriamo nel-la stagione hot per l’eging, con i calamari che ini-ziano ad avvicinarsi sempre di più a riva e le seppieche vivono il loro momento migliore nel sottoco-sta.

Dopo l’estate, dunque, il mare ci presenta unanuova fioritura, che può far vivere dei bei momen-ti sia da terra che dalla barca prima che l’invernoporti i nuovi freddi, altre situazioni e altri pesci.

inshoreL’arrivo dell’autunno segna anche il rientro di mol-te specie costiere nei loro areali comuni o comun-que più vicino alla costa rispetto al periodo estivo.È ad esempio il caso dei barracuda, che dopo esse-re spariti nel periodo postprimaverile si sono rifat-ti vivi negli orari crepuscolari in estate e ora torna-no prepotentemente nel sottocosta e nelle secchevicino a questa. È in questo momento che si posso-no avere delle belle soddisfazioni soprattutto nellapesca topwater, con popper e soprattutto wtd ma-novrati lenti sulle secche o lanciati al largo dellepunte rocciose. La temperatura dell’acqua rendequesti pesci molto dinamici e aggressivi, con attac-chi a galla spettacolari e bei combattimenti.L’altro pesce che ricompare in autunno è la spigo-la. Sebbene chi la ricerchi con costanza sa che èpossibile catturarla durante tutto l’anno, in autun-no le spigole si radunano spesso in grosse schoolche segnano il periodo preriproduttivo, iniziando aentrare nelle foci e nelle lagune dove poi faranno illoro dovere. Il periodo prefrega è interessante per-

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Una cosa che non dovrebbe maimancare nella scatola del pe-scatore a mosca in mare è lospazio per le mosche topwater.La parola serve a riunire tuttele mosche fatte per stare a gallae che regalano lo spettacolo

dell’abbocco visibile, quasi sempre violento e spet-tacolare. In acqua dolce la pesca a galla è quelladella secca, ma non è la stessa cosa, perché anchese tra le topwater ci sono mosche molto diversa-mente caratterizzate, per tutte vale, al contrarioche per la dry fly, la predominanza degli stimoli diazione sul recupero piuttosto che di resa visivadella preda imitata. Si va dalla scia morbida deglislider, tanto utile per la pesca notturna, alla turbo-lenza rumorosa che ha fatto chiamare popper lemosche che spostano molta acqua producendol’effetto sonoro che il loro nome suggerisce.Gli elementi strutturali delle mosche topwater so-no il materiale base utile al galleggiamento e la for-ma della testa dalla quale dipende la perturbazio-ne superficiale prodotta. Le schiume sintetiche(foam) sono il materiale tuttofare, facile da reperi-re in diverse forme, dal foglio di vari spessori aicorpi presagomati. La conformazione della testadecide il tipo di resistenza al recupero. Una testache finisce con una superficie piana o concava, co-me nei popper, fa molta resistenza producendoturbolenza e rumore; una testa affusolata, comenegli slider, al contrario produce solo una scia. Uncaso particolare è quello del Gurgler, che deriva lasua azione da un labbro di schiuma rivolto in altoche permette di ottenere sul recupero vari effetti.Ritmando gli strip non è difficile trarne un’azioneda popper, ma con un recupero più nervoso e con-tinuo si ottiene uno spostamento filante nel qualel’acqua schizza in avanti e sui lati con un effetto siaattrattivo che imitativo molto efficace.Il Gurgler è uno stile di dressing a firma Jack Gart-side che viene utilizzato per imitare un gran nu-mero di prede naturali aggiungendo ai dressing undorso di schiuma che eccede la legatura di chiusu-ra, lasciando un labbro sollevato sopra all’occhiellodell’amo. Ci sono Gurgler che imitano non solo pe-sci ma anche, ad esempio, gamberi o rane o rodito-ri e nelle sue varie forme lo stile viene usato per

MARCO SAMMICHELI [[email protected]]E ANTONIO RINALDIN [[email protected]]

catturare specie molto diverse, dalla trota al bocca-lone, dalla spigola al tarpon, dalla leccia alla lam-puga, dal serra al luccio, in pratica tutti i pesci chesalgono a galla per catturare le loro prede. Per i no-stri mari una versione di piccole dimensioni si di-mostra una tra le migliori mosche di ricerca a gallaper la pesca da riva e risulta spesso risolutiva per i

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piccoli predatori. L’azione è tra le più efficaci an-che per le lecce e i serra, ma sicuramente la si sot-tovaluta per varie specie pelagiche. Le spigole glirispondono eccezionalmente bene e con evidentetrasporto quando fanno caccia di superficie maspesso anche quando sono in agguato sulle strut-ture.L’elemento centrale da tenere come punto fermoper modificare il dressing a seconda delle proprieesigenze o preferenze è il rapporto tra amo eschiuma. La quantità di schiuma utilizzata deveessere sufficiente a tenere la mosca a galla. Unasemplice coda, in materiale naturale o sintetico,viene tenuta corta per i pesci che attaccano da die-tro e tendono ad arrivare corti mordendo in codasenza trovare l’amo. In questo caso per ottenereuna maggiore imitatività in lunghezza si può usareun amo a gambo lungo, contando quindi su unalunga sezione dorsale di schiuma che favorisce ilgalleggiamento. La schiuma può però anche esserelimitata alla sola sezione anteriore o alla testa,usandone quanto basta a farla restare a galla sotto

il peso dell’amo, anche se la mosca quando è fermasi presenta con la coda completamente sommersa.Il corpo più o meno voluminoso è costruito spessocon aggiunta di flash o con un avvolgimento di sti-le palmer che può essere una hackle come una cac-tus chenille di dimensione adeguata. La striscia dischiuma copre il corpo solo nella parte superiore eprosegue dopo la legatura in testa lasciando sopral’occhiello dell’amo, proteso in avanti a varie ango-lazioni, il labbro che fa resistenza sul recupero.Il Gurgler è più leggero e si lancia meglio di unpopper delle stesse dimensioni, ma occorre fare at-tenzione a non usare fili troppo sottili, del restoinutili nella pesca veloce a galla, perché senza unaadeguata resistenza il labbro di schiuma durante illancio può girare come un’elica, facendo salire lespire sul finale e facendo arricciare il tippet.

la presentazioneNella pesca topwater le esche di provocazione so-no spesso destinate alla presentazione su pesci chepredano in superficie spostandosi lungo unatraiettoria più o meno prevedibile. La precisione dilancio trova qui un banco di prova, dal momento

L’attrattività del giallo è sottolineata dalla macchia rossabranchiale della hackle palmerata, che accentua la consi-stenza del corpo. La schiuma doppiata assicura il galleg-giamento anche con ami pesanti.

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MARCO SAMMICHELI E ANTONIO RINALDIN • GURGLER

che diverse pose e presentazioni possono dare ri-scontri diametralmente opposti, facendo ad esem-pio fuggire i pesci impauriti oppure provocandoun’immediata reazione di aggressione istintiva. Lecose peggiori da fare sono presentare in senso op-posto a quello dello spostamento dell’azione dipredazione, ovvero facendo correre la mosca versoi predatori o posare la mosca troppo vicina se nonproprio sulla testa dei pesci. Quel che si deve cera-re è invece una presentazione laterale con recupe-ro che suggerisca la fuga di una preda. Non semprequesto è possibile, perché dipende dalla posizionefissa di lancio. Un’alternativa efficace è quella diuna presentazione trasversale, assicurandosi di ef-fettuare la posa sufficientemente a monte della po-sizione dei pesci in movimento. Se siamo in codaai pesci in spostamento veloce occorre evitare as-solutamente di mirare le predate, perché così, oltrea posarci sopra il finale o la coda, con l’evidente di-sturbo che ne deriva, ci si trova a non avere spaziodi presentazione e a far innaturalmente muoverela preda verso il predatore. Molto meglio lanciarebene a monte e abbastanza lateralmente da co-stringere i predatori a un deciso scatto laterale perintercettare la preda potenziale.

In alto: versione in toni tipicamente saltwater, con sottolineatu-ra luminosa del flash ventrale in mylar, piatto in stringa sul cor-po e in versione twisted come base della coda.In basso: la coda del Gurgler è disposta alle più varie diversifica-zioni: qui il falcetto sintetico punta sull,accentuazione del movi-mento nella scia della turbolenza superficiale.

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MARCO SAMMICHELI E ANTONIO RINALDIN • GURGLER

• amo: Gamakatsu SP11-3L3H n. 2• filo di montaggio: giallo• coda: bucktail giallo; pearl Flashabou• corpo: 2 saddle hackles gialle + 1 saddle hackle rossa• dorso: foam giallo

1. Iniziate formando la coda con bucktail giallo miscela-to a pochi filamenti di pearl Flashabou.2. Avvolgete a palmer due saddle hackles gialle.3. Proseguite avvolgendo a palmer una saddle hacklerossa, fino ad arrivare in prossimità dell’occhiello.4. Ritagliate con due lati smussati una striscia di foamgiallo lunga poco più di due volte l’amo.5. Fissatela vicino all’occhiello e rivolta in avanti, ser-rando con un nodo di chiusura e recidendo il filo di mon-taggio.6. Dopo aver fissato il filo di montaggio alla base dellacoda, ribaltate indietro la striscia di foam. Nodo di chiu-sura e recidete ancora il filo di montaggio.7. Mettete una goccia di colla sulla legatura.8. Riposizionate il filo di montaggio in prossimità del-l’occhiello, ribaltate ancora in avanti la striscia di foam efissatela definitivamente con il nodo di chiusura. Suc-cessiva goccia di colla sulla legatura. Con le forbici reci-dete la striscia di foam lasciando una sufficiente ab-bondanza per formare la paletta...9. …che dovrà risultare ben proporzionata con la dimen-sione del corpo.10. Controllate che il foam sia ben posizionato.11. Il Gurgler è ultimato.

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Ritengo sia innegabile che negli ul-timi anni, tra tutti i sistemi di pe-sca, quello che ha avuto il maggio-re incremento del numero di pra-ticanti sia la pesca a lancio conesche artificiali, comunemente de-nominata spinning. Questa disci-

plina, infatti, si colloca sicuramente al primo postocome numero di pescatori che la pratica tra tuttequelle che vengono esercitate, con esche sia artifi-ciali che naturali. A questo grande aumento dei pe-scatori a spinning, tuttavia, non ne è purtroppo cor-risposto uno uguale in termini di peso ‘politico’ del-la categoria. Ed è un fatto su cui dobbiamo rifletteretutti noi pescatori a spinning. Avere peso politico,infatti, significa poter partecipare, da soli o in ma-niera paritetica con altre categorie di pescatori, allagestione delle acque e far pesare il proprio punto divista nella decisioni che vengono prese e nelle scelteche vengono compiute. Per arrivare a raggiungerequesto obiettivo, i pescatori a spinning non hannoaltre scelte da fare se non quella dell’associazioni-smo. Pesco a spinning dal 1972, per cui posso dire diconoscere la categoria abbastanza bene. Negli anniè sempre risultato difficile portare i pescatori a spin-ning a unirsi e a far nascere club e associazioni, conl’eccezione maggiore della pesca agonistica al bass,anche se qui la nascita di club e associazioni è age-volata dal fatto che per partecipare alle gare era ed ènecessario essere iscritti a un ente del genere. Que-sta e poche altre lodevoli eccezioni non hanno co-munque portato a far sentire il peso del mondo del-lo spinning e a far valere il suo particolare punto divista nella gestione delle acque.Di più, nel tempo altre categorie di pescatori hannocapito quanto fosse importante associarsi. Il risul-tato è sotto gli occhi di tutti. Le associazioni cherappresentano altre categorie di pescatori hannovoce in capitolo sulla gestione delle acque, mentre ipescatori a spinning, pur essendo in numero mag-giore rispetto a chi pratica altri tipi di pesca, salvorare ed encomiabili eccezioni non possono farlo. Èfondamentale dunque far crescere considerevol-mente il numero di club e associazioni che ci rap-presenta. Visto che la stragrande maggioranza dicoloro che negli ultimi anni hanno contribuito a faraumentare il numero dei pescatori a spinning èrappresentata da giovani e giovanissimi sono fidu-

PPeessccii e pescatoriFABRIZIO CERBONI [ [email protected]]

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Pesci ee ppeessccaattoorrii

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FABRIZIO CERBONI • PESCI E PESCATORI

nostri mari, siano stati completamente risolti. Na-turalmente non è così. Anzi in molti casi la situa-zione si è addirittura aggravata. È il caso allora ditornare a parlarne assiduamente e di prendere co-scienza del fatto che la lotta all’inquinamento e al-l’alterazione ambientale deve essere alla base diqualunque politica di gestione delle acque. Se nonprendiamo coscienza di questo, tutte le altre tema-tiche rischiano di diventare ininfluenti ai fini del-l’incremento della fauna ittica.

catch and releaseLo sviluppo che questa pratica ha avuto nel nostropaese è cosa apprezzabile e tutti quanti dobbiamoauspicarci che continui ad averlo. Così come dob-biamo valutare positivamente l’aumento delle zo-

cioso che questo possa avvenire. Le nuove genera-zioni, infatti, dimostrano a mio avviso di averemaggiore attenzione rispetto alle tematiche relati-ve alla gestione delle acque di quanta ne avevano leprecedenti.Detto questo, vorrei entrare nel merito di alcuniargomenti inerenti la gestione delle acque e la re-golamentazione della pesca.

inquinamentoe alterazione ambientaleDa alcuni anni a questa parte, questi due argomen-ti vengono trattati molto poco da coloro che scri-vono di pesca nel nostro paese. Sembra quasi che,con un colpo di bacchetta magica, i problemi rela-tivi, che affliggono sia le nostre acque interne che i

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ne no kill presenti in vari ecosistemi, dove è possi-bile pescare anche a spinning. Detto questo, però,dobbiamo aver ben chiaro che la diffusione di que-sta pratica è da considerare positiva più per la ‘cre-scita’ etica dei pescatori italiani che per l’incre-mento dei pesci presenti nelle nostre acque. Nonvoglio certo negare i benefici che la diffusione diquesta pratica porta alla fauna ittica, ma con al-trettanta franchezza sostengo che per avere un au-tentico incremento della fauna ittica le strade dapercorrere sono altre.

ripopolamentiOggi come oggi, se da una parte vogliamo incre-mentare la fauna ittica presente nei nostri ecosiste-mi e dall’altra vogliamo aiutare specie che hanno

grosse difficoltà o addirittura sono a rischio estin-zione non possiamo prescindere dal dare un aiutoalla natura tramite l’incremento dei ripopolamenti,da effettuare sempre e comunque con materiale diprima qualità che, una volta introdotto nei vari am-bienti, sia sicuramente in grado di riprodursi. Que-sto aspetto non deve essere mai sottovalutato e ac-quisisce la massima importanza quando si effettua-no ripopolamenti di specie a rischio quali lucci etrote marmorate. Ma anche per le altre trote la qua-lità dei pesci è da tenere nella massima considera-zione, perfino quando si tratta di trote pronta pe-sca. Infatti, pur trattandosi di pesci destinati a sod-disfare le ‘voglie’ dei pescatori dell’apertura, è purvero che alcune di loro si salvano per cui se sonopesci di buona qualità possono tranquillamente ri-prodursi. Perché allora per questo tipo di ripopola-mento si continuano ad usare pesci di dubbia qua-

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lità, sulla cui capacità di riprodursi nutro forti dub-bi? Anche sul metodo che vedo spesso usare perquesti ripopolamenti nutro forti dubbi. Infatti spes-so mi capita di vedo immettere molti esemplari inpoche grosse buche, mentre meglio sarebbe mette-re pochi esemplari per buca: così facendo sarebbeovviamente possibile ripopolare un tratto moltopiù lungo del corso d’acqua e, al tempo stesso, darela possibilità di salvarsi a molti più esemplari, per-ché i pescatori dell’apertura avrebbero maggiori

difficoltà ad individuare i luoghi dove sono stateimmessi. A proposito di ripopolamenti c’è da direche fino a oggi vengono effettuati solo nelle acqueinterne. Credo sia giunto il momento di pensareanche ad effettuarli anche in mare. Non vedrei ma-le ad esempio iniziare ad effettuare dei ripopola-menti di Spigole. Questo pesce viene regolarmenteallevato per scopi commerciali. Perché allora nonacquistarli da chi li alleva e utilizzarli per ripopola-re i nostri mari?

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FABRIZIO CERBONI • PESCI E PESCATORI

lo ha tagliato. Al contrario in acque no kill pescan-do con il finale metallico ho visto notevolmentepenalizzato il movimento di molte categorie di ar-tificiali che uso per il luccio, in particolare quelliin gomma vinilica. L’altro nodo da sciogliere ri-guarda la pesca con artificiali muniti di amo sin-golo senza ardiglione. Anche in questo caso riten-go che se vogliamo tenere in giusta considerazio-ne la salvaguardia di trote o lucci che siano e leesigenze del pescatore – che quando va a pescarevuole indurre il predatore ad attaccare il proprioartificiale, allamarlo, combatterci, portarlo a riva,slamarlo senza danneggiarlo, fotografarlo e rila-sciarlo – possiamo catturare i pesci senza correreil rischio di danneggiarli anche se al posto di unamo singolo montiamo sui nostri artificiali unamo doppio senza ardiglioni. Ciò infatti consentedi allamare meglio la preda senza correre il rischiodi cucirgli la bocca e complicare non poco la sla-matura, cosa che può capitare quando si usano ar-tificiali muniti di ancoretta.

scienzaUltimo, ma non certamente per importanza, ilrapporto tra l’associazionismo e la scienza. Riten-go infatti fondamentale che club e associazioniricerchino il confronto con la scienza e il suo ap-poggio ogni volta che intendono mettere in attoiniziative che riguardano la gestione delle acque.Non farlo può portare a compiere degli errori che,pur commessi in buona fede, possono arrecaredanni anziché portare vantaggi. Più in generale ri-tengo positivo che ogni decisione presa in materiadi gestione delle acque sia il frutto della sintesi frale esperienze e le esigenze dei pescatori da un latoe le conoscenze della scienza dall’altro. Abbiamoassistito in tal senso, negli anni, alla riuscita dinon poche ottime collaborazioni fra ittiologi e as-sociazionismo dei pescatori.

Concludo dicendo che questo articolo non ha as-solutamente la pretesa di diventare il manifestodell’associazionismo, presente o futuro, dello spin-ning nazionale. Si tratta solo di idee e suggerimen-ti, spero utili, per la salvaguardia e l’incrementodella nostra fauna ittica.

regolamentiI regolamenti nel nostro paese riguardano essen-zialmente quattro aspetti: i periodi di divieto, lamisura la misura minima trattenibile delle singolespecie, il numero dei capi che si possono trattene-re, le regole relative alla pesca nei tratti no kill.Per quanto riguarda il primo argomento ritengoche, considerando che l’Italia è un paese lungo estretto dove le variazioni climatiche da zona a zo-na sono marcate, sarebbe opportuno abolire i pe-riodi di divieto a livello nazionale per passare aquelli per aree geografiche. Aree da formare stu-diando attentamente l’idrografia della zona e il suoclima. In ogni caso nello stabilire le date di inizio efine dei periodi di divieto è doveroso ispirarsi sem-pre a criteri di maggiore salvaguardia possibile del-la fase riproduttiva delle varie specie, criterio chepurtroppo non sempre viene applicato. Potrei quiriportarvi casi di periodi di divieto stabiliti con cri-teri assai poco comprensibili, ma non sono interes-sato a fare polemica.In relazione alla misura minima ribadisco quelloche ho avuto modo di scrivere in passato sull’argo-mento. Ritengo che debba essere abolita. Per ognisingola specie occorre stabilire entro quali misurehanno le maggiori e migliori capacità riproduttive.Entro quelle misure quella specie non può esseretrattenuta.Quanto al numero di capi trattenibili ritengo chesi debbano fare delle distinzioni tra le varie specie.In ogni caso la linea guida dovrebbe essere quelladi tenere il più basso possibile il numero dei capiche è possibile trattenere, sia nelle acque interne,sia in mare.Passando infine all’ultimo argomento, il primo no-do da sciogliere ritengo sia quello inerente l’utiliz-zo o meno del cavetto d’acciaio. Attualmente nellastragrande maggioranza delle acque no kill da luc-cio è previsto il suo utilizzo. Personalmente riten-go che se nel fare i regolamenti teniamo nella giu-sta considerazione le esigenze di salvaguardia del-l’esocide e le tecniche del pescatore possiamo an-che decidere di non rendere obbligatorio l’uso delcavetto. In anni e anni di pesca con il finale di ny-lon, da 80 o da 100 libbre, in acque dove è consen-tito, non ho mai perso un luccio perché l’esocide

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L’ultima volta che ho visto l’a-mico Andrea è stato quindicigiorni fa. Ricordo che dopo isaluti di rito ci siamo messi aparlare del nostro argomentopreferito: l’autocostruzione.Come spesso ci succede, le no-

stre idee avevano preso strade diverse, quasi oppo-ste ma interessanti. Andrea sosteneva che un qual-siasi autocostruttore solamente di fronte a situa-zioni di pesca nuove e inaspettate inizia il suo per-corso mentale creativo e lo fa sempre in modo fis-so, condizionato, ripetitivo: prima decide quale ti-po di artificiale desidera costruire, per esempio, unminnow, un rotante, oppure uno spinnerbait, unjig o un siliconico... poi, sulla base delle difficoltà dipesca incontrate, elabora un modello di artificialecon la nuova caratteristica che dovrebbe soddisfarequell’iniziale inaspettata situazione di pesca.Io sostenevo, invece, che l’autocostruttore devesvolgere la sua attività progettuale senza schemimentali precostituiti. Di solito sono le diverse si-tuazioni di pesca che ci inducono a elaborare nuovimodelli e/o nuove variazioni sul tema, ma nonsempre è così. Almeno per me. Chiamatelo pure

UUnnaa ssccoommmmeessssaaddiiffffiicciillee

MORENO BARTOLI [ [email protected]]

‘chiodo fisso’ oppure deformazione mentale… manon posso fare a meno di vedere oltre gli oggetti ele loro funzioni. Così manici di pennello si trasfor-mano in popper e wtd, forchette, cucchiai e coltellidiventano ondulanti o metal jig. Nel corso della di-scussione, Andrea ed io portavamo nuovi argomen-ti e vari esempi a sostegno delle nostre idee. Andreanon riusciva a concepire come un qualsiasi insiemedi semplici oggetti potesse essere in grado di con-tribuire alla costruzione di una qualsiasi esca artifi-ciale mancando la condizione essenziale e assolutadi una precisa condizione di pesca. Ed è così che ènata l’idea di una scommessa: lui avrebbe scelto apiacere un tipo di artificiale tra quelli presenti in unqualsiasi negozio di pesca e mi avrebbe messo a di-sposizione una decina di centimetri di filo d’ac-ciaio, qualche pallino di piombo, un poco di legnodi samba o balsa ed io, con quindici giorni di tem-po, avrei dovuto creare un’esca utilizzando tutti glielementi a disposizione. L’unica condizione che miveniva imposta era quella di non poter usare l’artifi-ciale che Andrea avrebbe scelto nel modo classicoper cui era stato creato. Faccio un esempio: se aves-se scelto un minnow, io non avrei potuto usarlo co-me minnow, ma avrei dovuto farlo diventare altro…

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MORENO BARTOLI • UNA SCOMMESSA DIFFICILE

Trascorsi i quindici giorni e dopo la prima settima-na in cui avrei volentieri lascato perdere il tutto,vista l’esca scelta da Andrea, ho avuto l’idea che miha permesso di indirizzarmi sulla buona strada.

1. Il materiale scelto da Andrea. Nel mostrarmi gli og-getti non è riuscito a nascondere una certa soddisfazio-ne: «Sono proprio curioso di vedere cosa t’inventi… ti hopreparato un polipetto, due ami con occhiello e anellino,filo d’acciaio, piombo e un blocchetto di balsa. Non ènecessario che tu utilizzi tutti gli oggetti, ma non nepuoi usare altri in più». Certo la scelta di un octopus 3.5mi ha messo subito in crisi, dal momento che non pote-vo utilizzarlo come polipetto… E che altro uso si potevafare se non quello di polipetto? È trascorsa una setti-mana intera senza riuscire a cavare il classico ragno dalbuco, poi il satori, l’idea improvvisa e risolutrice.

2. Ho tagliato il pezzetto di legno a dimensione di 3,5 x1,5 cm facendo riferimento alle dimensioni della testadel polipetto.

3. Ho realizzato l’armatura in acciaio (diametro 1 mm)di lunghezza opportuna per essere inserita nel bloc-chetto di legno.

4. Ho sagomato la balsa riproducendo la testa dell’oc-topus con la parte più larga scavata come la bocca di unpopper. Ho piegato gli anelli dell’armatura a 90° l’uno ri-spetto all’altro e ho tagliato a misura un poco di piombocome zavorra.

5. Ho assemblato i vari elementi nell’apposita fessurarealizzata col seghetto. Li ho incollati e stuccati. Quindiho cartavetrato le eccedenze e impermeabilizzato labalsa con turapori.

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MORENO BARTOLI • UNA SCOMMESSA DIFFICILE

6. Ho capovolto a 180° i tentacoli siliconici portandolisopra la testa dell’octopus.

7. Ho inserito la balsa all’interno della testa e ho ripor-tato i tentacoli nella loro posizione naturale.

8. Per consentire all’anellino dell’armatura di fuoriusci-re dall’estremità della testa ho tagliato col trincettouna piccola porzione apicale…

9. …quindi ho tagliato i tentacoli lasciandone una picco-la porzione…

10. …con lo scopo di creare una corona di tentacoli mol-to corti.

11. Ho terminato le operazioni della mia ricetta co-struttiva posizionando un amo con la punta rivolta ver-so l’alto.

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MORENO BARTOLI • UNA SCOMMESSA DIFFICILE

L’esca che mi avrebbe fatto vincere la scommessacon Andrea era terminata: il polipetto si era tra-sformato in un piccolo popper. Per dimostrare chefosse un’esca valida sotto tutti i punti di vista e cheoltre ad avere un aspetto estetico valido e un buongalleggiamento fosse anche catturante, ho fattoun’uscita sul Serchio alla ricerca di qualche cave-dano in vena di collaborazione. Sotto uno dei tantirami sporgenti sull’acqua, lungo il filo della cor-rente, all’ombra, ho trovato un simpatico amichet-to che, giusto il tempo di due o tre foto, è stato ri-lasciato come amo fare sempre più spesso seguen-do il mio ‘Catch, Don’t Touch & Release’.

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Precisissime a tutte le lunghezze, sono costruite con latecnologia Konnetic. Tutte in quattro pezzi colore rossoMagma. Disponibili in dodici modelli dalla lenza 4 allalenza 11, tutte in quattro pezzi.Caratteristiche:• canne adatte sia in freshwater che saltwater;• azione ultra veloce;• tecnologia Konnetic;• color rosso magma;• legature in rosso ruggine con ligature di finitura in co-

lor peltro;• stripping guide fuji in ceramica;• passanti rinforzati;• fodero in tessuto nero con ricami in rosso magma;• tubo in alluminio color rosso fuoco con tappi neri;versioni dalla lenza 4-6:• portamulinello in legno di cocobolo e componeni in al-

luminio nero;• manico in sughero portoghese di altissimi qualità for-

ma half wells;versioni dalla lenza 7-11:• portamulinello nero in alluminio anodizzato;• manico Full-wells con calciolo da combattimento.Dalla lenza 4 alla 11, in 14 modelli. Prezzi da 672 euro.Disponibili anche nella versione a due mani e switch seil controllo e la distanza sono il vostro target. in Cinquemodelli a due mani: 12’6” lenza 6, 7 o 8; 14’ lenza 9; 15’lenza 10.Quattro modelli switch, tutti 11’9”, lenza 6, 7, 8, 9.Prezzi da 740 euro.Disponibili da Garue, distributore per l’Italia, via del Tor-chio 14, Milano, 3472556660, www.garue.it ,www.garueshop.com, oppure in tutti i punti vendita au-torizzati Sage che trovi sul sito www.sageflyfish.com.

ultraveloci, per fresh e salt water

SAGE METHOD

Non siamo diventati lanciatori esperti solo per poterlodire. Ci siamo allenati sul fiume e sul prato per giorninon per lanciare lontano, ma per prendere più pesci epiù spesso. Abbiamo pagato il prezzo dell’allenamento edella costanza e questo ci ha portato a mettere la no-stra mosca dove non arrivano altri. Le canne ultravelocisono sempre state parte del successo e le nuoveMethod sono ancora più veloci, precise. Per lanciare nelvento mosche voluminose, si caricano con facilità perlunghissimi lanci.

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un nuovissimo mulinello in magnesio

QUANTUM TOUR PTI MAG

La nota casa americana già nelle passate stagioni hasorpreso il mercato lanciando l’ambizioso progetto EXO,un nuovo avveniristico concetto di mulinello che ha let-teralmente entusiasmato il mercato internazionale nelsettore mulinelli rotanti da casting. Sull’onda di questosuccesso, Quantum ha voluto impressionare ancor di piùla propria schiera di affezionati clienti, lanciando il pri-mo modello della sua storia realizzato in magnesio. Gra-zie a un’attenta fase di progettazione, gli ingegneriamericani sono riusciti a sviluppare un mulinello ultra-leggero che superasse totalmente ogni eventuale in-conveniente evidenziato in passato da altri mulinellirealizzati in magnesio. Grazie a una speciale lega ultra-resistente rivestita con un trattamento rinforzanteesclusivo, questi fantastici gioielli garantiscono la per-fetta resistenza all’abrasione e alla corrosione. Ovvia-mente il tutto in un mulinello ultralight: solo 151 g dipeso, mai a discapito delle incredibili performance, tipi-che di tutti i prodotti di alta gamma Quantum Perfor-mance Tuned.In sintesi: Magnetic Cast Control, 10 cuscinetti a sferain acciaio inox, frizione CSC a dischi in carbonio e cera-

mica, antiritorno infinito, ingranaggi rinforzati, guida filoin titanio, manovella ultraleggera Skeleton design, flip-ping switch.Disponibili da gennaio 2014 in due diverse versioni, re-cupero 7.0:1 e 6.3:1. Distribuiti in esclusiva per l’Italiada Old Captain srl, via Varese 47, 21052 Busto Arsizio(VA), tel . 0331/382420, fax 0331/381063,www.oldcaptain.it, [email protected].

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proposte da Carson per lo spinning

CANNE UNIQUE SPECIALIST

L’azienda torinese Carson, sempre attenta nel proporrecanne valide per varie tipologie di spinning, sia per chisi avvale del natante, sia per chi lancia abitualmentedalla riva di laghi e fiumi, evidenzia nel nuovo catalogo2013/2014 la serie Unique Specialist, in due sezioni einnesto a spigot. Totalmente assemblata in alto modu-lo, questa pregevole serie di canne consta di cinque dif-ferenti proposte, da quelle idonee a uno spinning legge-ro dalla barca (1,65 e 1,80 m per cavedani, bass e persi-ci reali) con grammatura di lancio da 5 a 15 g, sino adarrivare a una 2,70 m con potenza di lancio da 15 a 40g, ideale per aspi in fiume, trote e altri predatori di buo-na stazza. La classica 2,40 m vanta un range d’azionevasto, sia per i laghetti privati che per le acque libere dicanali, fiumi ecc. a corrente moderata. Le canne monta-no anelli in titanio/sic con portamulinello anatomico avite, montato su un manico in sughero assolutamentenaturale. Per ulteriori informazioni: Carson, tel.011/4501668, www.carson.it, [email protected] (GiorgioMontagna).

da Pozzolini Fly Fishing

MULINELLO CLASSIC 34

La Pozzolini Fly Fishing completa la gamma dei mulinellida mosca con un modello per la pesca freshwater concode leggere. Il nuovo mulinello Classic 34 è molto leg-gero e perfetto per essere abbinato alle nuove cannePozzolini in tre e quattro pezzi per code leggere. Muli-nello con bobina e disegno tradizionali, interamente ri-cavato da pieno di alluminio aeronautico, è anodizzatocolor argento e ha una funzionale frizione a cricchetto.La bobina, leggermente sovradimensionata, può essere

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parzialmente riempita con del foam, qualora si intendautilizzarla con code del 2 o del 3, senza incorrere nel fa-stidioso fenomeno dell’arricciamento dovuto alla memo-ria, peraltro sempre più rara nelle code moderne di buo-na qualità e senza dover utilizzare un più pesante mo-dello large arbour. Diametro 75 mm, peso 98 g, prezzo120 euro.Pozzolini Fly Fishing by A. Pozzolini, Via Trento 2a,25014 Castenedolo, tel ./fax 030/2131002,www.pozzolinifly.com, [email protected].

Dock’n’Stock, St.Croix Trout Series, Lew’s ecc.

T2 DISTRIBUTION NEWS

La stagione autunnale è definitivamente arrivata e conessa sono in arrivo anche molte novità di T2 Distribu-tion dedicate alla pesca a light game, tipica di questastagione. Il nuovissimo Dock’n’Stock è un filo in nylon ri-coperto in fluorocarbon studiatoappositamente per il light ga-me in acqua sia dolce chesalata. L’elasticità è stataappositamente studiataper essere abbinata al-l’utilizzo con canne ingrafite ad azione fasted extra fast. L’alta visi-blità consente di inter-cettare abboccate legge-re, mentre il rivestimento influorocarbon dona alta resi-stenza e la morbidezza consentelanci molto lunghi. Made in Japan, è imbobinato a spireparallele ed è provvisto di un marker a 75 metri per evi-tare sprechi di filo.Da St.Croix sono invece in arrivo le cinque canne checompongono la nuovissima Trout Series. Azioni fast oextra fast, potenze light o ultra light e prezzo ultra-competitivo, montano anelli Pac Bay Minima più leggeridel 20-30% rispetto ad anelli normalmente installati sucanne di questo tipo. La grafite SCII è abbinata a grafitead altissimo modulo SCVI. I cinque anni di garanzia com-pletano le caratteristiche di questo prodotto che saràdisponibile nei negozi a partire da novembre 2013.Lew’s amplia e rivoluziona il proprio parco mulinelli daspinning introducendo il Tournament HS in quattro ver-sioni. Dal look aggressivo, utilizzabile in acqua sia dolceche salata, con dieci cuscinetti e archetto maggiorato, si

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pone come un mulinello dall’appeal unico dato che ilprezzo consigliato di vendita è sotto i 100 euro. Rivolu-zione anche nei modelli Speed Spin e Laser Speed Spin,che acquisiscono la sigla G2 a testimonianza della rivo-luzione di componentistica e progettuale che li riguarda.Incremento nelle performance dovute a cambiamenti dipignone, frizione e rotore hanno fatto sì che questi mu-linelli siano di una nuova generazione ma mantenganoil rapporto qualità prezzo tipico di Lew’s.Di prossima introduzione anche Damiki DT-SCO 40, unpiccolo crank di 40 mm adatto a trota e cavedani, ilJoker 65 SP e l’AXE Serpent 75 SP, due piccoli jerk mul-tiuso che potranno essere usati con soddisfazione tan-to in acqua dolce quanto in acqua salata.Per informazioni sui prodotti e marchi commercializzatida T2 Distribution vi preghiamo di contattare il distribu-tore all’indirizzo mail [email protected].

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l’evoluzione dei mulinelli da spinning

SHIMANO AR-C AERO CI4+ 4000XG

Il lancio del nuovo Stella SW ha un po’ oscurato l’uscitadi questo nuovo e interessante mulinello, che per molteaspetti rappresenta un punto di partenza per una nuovafilosofia applicata ai mulinelli da spinning a frizione an-teriore. L’Aero è infatti secondo molti l’evoluzione di unmini-mulinello da surfcasting, che Shimano ha volutoimpreziosire applicando una serie di tecnologie che sitrovano applicate solo sui mulinelli di alta fascia e ren-dendolo estremamente leggero, molto probabilmente ilmulinello più leggero in assoluto di questa fascia (255g) grazie all’impiego del Ci4+, un brevetto ormai collau-dato ampiamente su numerosi mulinelli, nato dall’espe-rienza di Shimano nel ciclismo agonistico (il Ci4 nascecome componente delle forcelle delle bici da corsa), cheunisce leggerezza ed estrema robustezza allo stessotempo. La cosmetica è molto sobria, ma allo stesso tem-po elegante, caratterizzata da un color carbonio con in-serti metallici e manovella con impugnatura classica.Tutti i mulinelli Aero sfruttano la meccanica X-Ship, chefornisce fluidità e un eccellente trasferimento di poten-za dalla manovella al rotore, anche sotto forte stress. Ilmulinello monta inoltre sei cuscinetti schermati A-RB eun cuscinetto a rulli, che garantiscono la massima po-tenza e una prestazione fluida. Per quanto riguarda in-vece il sistema di lancio, l’Aero usa un’oscillazione Ae-rowrap II e una bobina AR-C per prestazioni di lancioperfette. In particolare quest’ultima risulta decisamentemaggiorata rispetto a un tradizionale modello da spin-ning di pari fascia, particolare che aumenta notevol-mente la capacità di lancio del mulinello, che è insiemealla leggerezza il vero fiore all’occhiello di questo pro-dotto innovativo. L’Aero, infatti, è una vera e propria

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macchina da lancio e i risultati, comparandolo con muli-nelli anche di alta fascia in casa Shimano, sono verifica-bili subito sul campo. È stato prodotto in una sola taglia,4000, ma con due differenti ratio, la prima standard(4.8:1), più adatta a recuperi lenti e a un utilizzo più ‘in-vernale’, e una XG ad alta velocità (6.2:1), che lo ponealla pari di mulinelli come lo Stella e il Twin Power percapacità di recupero e quindi per un utilizzo spiccata-mente estivo, con topwater e per la ricerca di prede ve-loci come lampughe, tunnidi minori e altri pelagici. Pen-sate che la versione XG ha un recovery rate di 111 cm,qualcosa di davvero importante per chi pratica questotipo di pesca. Infine, la leggerezza in questo caso non èsinonimo di fragilità o di scarsa potenza: l’Aero ha unafrizione con un Drag max poco inferiore alle 20 lbs, ov-vero ben 9 chili, altro aspetto da non sottovalutare nel-la scelta di un mulinello da spinning.La prova in pesca ha confermato le tre caratteristichegià notate a un primo esame: estrema capacità di lancio,recupero davvero impressionante e una frizione checonsente di gestire prede anche di taglia discreta senzatroppi patemi d’animo. Il mulinello è coperto da una ga-ranzia di due anni che è possibile estendere a tre regi-strandosi sul portale www.shimanofishnetwork.it, doveda qualche mese è possibile consultare i vari expert Shi-mano per domande ed eventuali dubbi sui prodotti. Percompletezza, inoltre, includo il link a una breve presen-tazione video fatta da Shimano Australia, naturalmentein l ingua inglese, davvero molto interessante:www.youtube.com/watch?v=_M-xdikqfoY#t=21.Caratteristiche:• Shielded A-RB Bearings• Cold Forged Aluminium Gear• manovella singola in alluminio lavorato• CI4+ Frame• archetto monopezzo• Maintenance Port• Waterproof drag• Rigid support drag• Super Stopper II• Dyna-Balance• Power Roller• Floating Shaft IIPer ulteriori informazioni è possibile contattare: Shima-no Italy Fishing, tel. 0331/742 711, www.shimano.com,www.shimanofishnetwork.it. (Antonio Varcasia)

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tive può essere utilizzato praticamente in tutte le spe-cialità dello spinning diventando l’esca eclettica per ec-cellenza. Per la sua particolare forma compatta questoartificiale non ha presenza di zavorre mobili, ma solodue piccoli pesi rettangolari fissi posti prima e dopo l’a-nello dell’ancoretta centrale e subito sopra l’armaturapassante in acciaio. Il perfetto equilibrio dell’intero pro-getto, ottenuto dopo le maniacali fasi di messa a puntoda parte dei progettisti e dello staff Seaspin, ha donatoall’esca un nuoto accattivante e vario a seconda dei mo-di di utilizzo, con proprietà di lancio veramente impen-sabili in un sistema a pesi fissi come questo.Vediamo nel dettaglio quali sono i principali modi di uti-lizzo. Se recuperato uniformemente a canna bassa Ja-nas compie un tragitto ad esse stretta, ‘rollando’ sul suoasse verticale. Quando, invece, imprimiamo delle accele-razioni decise con il mulinello, l’esca compie una traiet-toria lineare aumentando notevolmente la componentedi rollio. Alternando il recupero lineare, più o meno velo-ce, a jerkate ampie, l’artificiale sbanda e ‘spancia’ uscen-do dal tragitto standard ed emettendo flash luminosi inbase anche alla sua livrea e all’intensità di luce presen-te. Altro aspetto fortemente ricercato in fase di proget-tazione è l’accentuato rollio in fase di discesa e non re-cupero che favorito dal lento affondamento rendonoquesta esca molto valida in tutte situazioni di ‘mangian-za’. Infine, è possibile farlo affondare a nostro piacimen-to: richiamandolo a jerkate dal basso verso l’alto e alter-nando a pause più o meno lunghe, Janas compirà unatraiettoria ‘a dente di sega’ come un metal jig.Analizzati i vari modi di impiego possiamo a maggiorragione affermare – e con certezza – che siamo di fron-te a un artificiale veramente completo, rivolto a tutti ipredatori marini quali serra, lecce, barracuda, spigole,

da Pozzolini nuove code e nuovi finali

SUPERCAST SPEEDLINE

Code Supercast Speedline. Code di alta qualità fabbrica-te negli USA su specifico disegno e destinate al lancioad alta velocità. Queste le principali caratteristiche.Front taper più lungo e punte più sottili per reggere lan-ci ad alta velocità senza soraccaricarichi e sbandamenti:il particolare profilo della coda facilita la formazione diloop più stretti con presentazioni più delicate, agevo-lando nel contempo lanci curvi e sottovetta in quantopiù facilmente controllabile. Grande scorrevolezza emorbidezza. Assoluta mancanza di memoria anche allebasse temperature. Ottime doti di galleggiamento e didurata. Disponibile dalla DT2F alla DT5F e WF4 allaWF9F. Prezzo: 56 euro.

Da abbinare alle code i nuovi finali Professional Super-dry, trafilati con conicità differenziata con profilo similea quelli a nodi, con eccezionali doti di trasmissione del-l’energia, bassa memoria meccanica, molto morbidi econtrollabili. Misure da 9’ , 12’ e 14’ con punte dalla 3 al-la 7X. Prezzi a partire da 4,30 euro.Pozzolini Fly Fishing by A. Pozzolini, Via Trento 2a,25014 Castenedolo, tel ./fax 030/2131002,www.pozzolinifly.com, [email protected].

l’atteso nuovo lipless dell’azienda sarda

SEASPIN JANAS

Nel già vasto parco esche di casa Seaspin non potevamancare un nuovo artificiale appartenente alla catego-ria dei lipless/jig minnow. Lo Janas rappresenta senzadubbio il concetto di pesca a spinning più moderna edevoluta, nel quale il lanciatore può animare il proprio ar-tificiale come meglio crede in base allo spot, alle condi-zioni ambientali e ai propri gusti personali. Dal corposchiacciato a medaglia che ricorda in qualche modo laclassica preda di sottocosta (sarago, occhiata, salpa,menola, sparlotto), lo Janas, che in dialetto sardo signifi-ca ‘fata’, grazie alle sue caratteristiche tecnico-costrut-

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dentici, palamite, alletterati e tonni. La dotazione di se-rie prevede l’utilizzo di due ancorine Seaspin Très 3X#4, ma lo abbiamo provato con successo anche condue ami singoli Gàmu #2/0; nel caso lo si voglia far ‘as-saggiare’ al tonno rosso, consigliamo di montare unsingolo amo in coda #3/0 - #4/0 dal ‘filo’ sufficiente-mente adeguato. Per il futuro è prevista anche la ver-sione più piccola, Janas 70, che peserà all’incirca 14 g.Riassumiamo le caratteristiche. Lunghezza: 107 mm;peso: 27 g; ancorine: n. 2 Seaspin Très 3X #4; colora-zioni: GLWG, PNK, SAR, AGU, MUL, TRB, GST, GSTR,GBA, ACC, BAR, ALR. Beh, se non credete ancora allefate provate lo Janas e cambierete idea! Per ulterioriinformazioni : Utopia Tackle, tel . 070/844099,www.utopiatackle.com, www.seaspin.com. (FrancescoPaolini)

DM120, il primo darter della casa italiana

NEWS MOLIX

Approfittando della relativa tregua di fine anno e in at-tesa di presentare le numerose novità per il 2014, Mo-lix sforna un’esca che mancava dal proprio catalogo eche era molto attesa dagli appassionati, il DM120, pri-mo darter della casa italiana. Sin dalle prove iniziali conil prototipo nel 2012 quest’artificiale aveva dimostratole sue qualità in pesca, confermate dalla versione defi-nitiva che ha preso tutti di sprovvista, con risultati ec-cellenti in condizioni molto difficili. Com’è tipico di que-sto tipo di esche, si lancia benissimo anche con ventocontrario o raffiche laterali e offre un nuoto diverso daquello che possiamo riscontrare nei classici minnow conpaletta. Recuperato in modo regolare, nuota con un mo-vimento seducente, senza emettere alte frequenze,mentre jerkato produce ampie sbandate. Il DM120 pesa11,5 g ed è lungo 12 cm.Grandi novità nei colori di alcuni degli artificiali più cono-sciuti e venduti della Molix: ci sono sei colori inediti per ilJugolo Casting Jig, che includono #93 Holo Shad, #94Metallic Purple e SW25 Dorado, prima non disponibili, eversioni aggiornate del Rosa, adesso SW27Crazy Pink,dello SW26 Bianco, anche lui un po’ Crazy... White e delSardina, inserendo il conosciutissimo SW19 Real Sarda.

Anche lo SB117 espan-de la linea colori contre livree assolutamen-te inedite, che sicura-mente faranno tenden-za nel futuro; al mo-mento, rappresentanouna forte scommessadella Molix per confer-mare la personalità del-le proprie scelte, sianell’ambito del design sia in quello delle livree. La sele-zione arriva quindi a sette colorazioni, con l’aggiunta diSW28 Blue MarineShad, SW29 MackerelHolo Fin, SW30 PearlWhite Holo Stripe.Non poteva mancareun rinnovamento nellalinea di una delle escheMolix più vendute, ilFinder Jerk 150. Ancheper lui tre nuove ‘cami-cie’, #73 Ghost French Pearl, colore straordinario e unodei più venduti in assoluto, #93 MX Holo Shad e #106Purple Albino Holo.

Una notizia che sicu-ramente farà piacereagli appassionati dellapesca del black bass edegli importanti tour-nament americani èche Mike ‘Ike’ Iaconelliha deciso di abbinareil suo nome a quello diMolix Frog, Supernatoe Supernato Baby,adottando così questedue esche che negliStati Uniti stannoconseguendo un gransuccesso sia tra i lpubblico sia tra i me-dia, che le hanno re-censite positivamentenei web specializzaticome per esempioTackle Tour.

Per ulteriori informazioni: Pro Tackles, tel. 051/887919,www.molixfishing.com.

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con Warm Jacket e Hydro Design

YAMASHITA EGI OH-K

Ogni volta Yamashita ci sorprende. Come in ogni setto-re, le aziende leader devono essere sempre un passoavanti alle altre, il che significa grossi investimenti e ri-cerca. Dopo aver ideato e diffuso nuove tecniche per lacattura dei cefalopodi, come il Tataki e il Naory, stu-diando per anni la biologia e il comportamento di questiaffascinanti abitanti dei nostri mari in tutte le stagionie condizioni, quando proprio tutto sembrava già statoinventato, Yamashita propone il nuovissimo EGI OH-K. Ksta per King, il re tra tutti gli Egi. Destinato ai pescatoriche vogliono il meglio del meglio. Nel modello K trovia-mo tutta la tecnologia e le prestazioni che al momentoè possibile esprimere: il Warm Jacket (già presente nelmodello Live e ora anche sui nuovi Naory) e il nuovoconcetto Hydro Design. Dopo aver intuito e scopertoche i calamari, oltre alla ben nota ottima capacità visiva,posseggono anche una ‘visione termica’, riescono cioè ariconoscere una preda vera dalla sua leggerissima emis-sione di calore, i progettisti di Yamashita hanno dotatole proprie esche di un tessuto in grado di mantenereuna temperatura leggermente più elevata rispetto al-l’ambiente. Il Warm Jacket ‘mima’ una vera preda e i ca-lamari e le seppie, grazie alla loro vista agli infrarossi,

attaccheranno l’esca conminor diffidenza. A volteperò il loro grado di attivitàè molto basso e le condizio-ni di pesca sono davverodifficili. In questi casi a farela differenza sarà la perfet-ta stabilità del nostro Egi.Un’azione di affondamentonaturale equivale infatti a

un maggior numero di at-tacchi e al tal fine è statoconcepito l’Hydro Design.• Hydro Body: il corpo del-l’EGI-K in sezione risultapentagonale, con la partesottostante appiattita(unico sul mercato) per au-mentarne la portanza equindi la stabilità mentreaffonda.• Hydro Fin: una pinnettastabilizzatrice è presentesotto la coda con la funzione di mantenere l’angolo dicaduta (che deve essere di 45 gradi) e di eliminare qual-siasi rollio o movimento non necessario nell’affonda-mento.• Hydro Tin Sinker: la zavorra del jig non è realizzata inpiombo, molto nocivo per l’ambiente e già vietato inmolti stati. Possiede due fori per un perfetto tuning del-l’Egi. È possibile allargarli per alleggerire o inserirci pesoaggiuntivo per aumentarne la velocità di affondamento.Hydro Eyes: gli occhi sono appiattiti sulla testa in mododa aumentare l’idrodinamicità e l’azione di darting. Lacolorazione dell’occhio è un capolavoro e rappresentaun doppio richiamo. L’iride è fosforescente (glow) e lapupilla è riflettente i raggi UV, perciò l’occhio sarà parti-colarmente visibile in tutte le condizioni, sia di giornoche di notte.• G-Flash: tutti gli Egi-K possiedono una linea lateralealtamente riflettente che richiama in tutte le condizionidi luce.Altro punto di forza di questo artificiale è la doppia co-roncina in coda, affilatissima, e con capacità di ferratafavorevole maggiorata, ottenuta con una maggioreapertura degli aghi in quella dietro.L’Egi OH-K è disponibile in 15 nuove colorazioni e in tremisure: 2,5, 3,0 e 3,5, pesanti rispettivamente 11, 16 e22 g. La misura 2,5 ha una velocità di affondamento pa-ri a 5-5,5 sec/m, perciò piuttosto lenta, le misure 3,0 e3,5 la classica 3-3,5 sec/m. Il King degli Egi vi aspetta inanteprima solo in pochissimi negozi in Europa... Per ul-teriori informazioni: Blue Springs, tel. 0422/634083,www.bluesprings.it, [email protected]. (Stefano Corsi)

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il prossimo numero,gennaio-febbraio 2014,

sarà in edicola.Ti aspettiamo!

Continua a frequentare il nostro sitowww.lapescamoscaespinning.itper essere sempre aggiornato

sui nuovi contenuti disponibilie i nostri portali

www.lapescamoscanews.ite www.lapescaspinningnews.it

per leggere tutte le nuove notizie,appena ci vengono comunicate.

E non mancare l’appuntamentocon i prossimi eventicui saremo presenti:

Trofeo BisenzioPrato 30 novembre - 1 dicembre 2013

Pescare showVicenza 8-9 febbraio 2014

Shat Sel & Fraise, Skeleton, Swat Shad

NOVITÀ DELALANDE

Fra le numerose novità della Delalande importate daMajora Intelligent Fishing, che tanti consensi hanno tro-vato nel nostro paese, presentiamo qui tre artificiali.Delalande Shat Sel & Fraise. Gli Strawberry Acid Lu-

res vengono creati conmaterie prime preimpre-gnate di sale e aromi natu-rali. Questo procedimentoaumenta la flessibilità del-l’artificiale e nel contempoanche la resistenza agli as-salti dei pesci, dal momen-to che la combinazione disale + aroma si diffonde inuna scia che attira irresi-stibilmente il predatore.Lunghi 5 cm, sono disponi-bili in tre colori.

Delalande Skeleton. La forma esclusiva dello Skeletongli permette una notevole mobilità con piccole sollecita-zioni nella pesca a striscio e in verticale.Utilizzato con teste micro o sabot, attiraa colpo sicuro i predatori d’acqua dolce edi mare. Disponibile in sei colorazioni, da 5e 8 cm.

Delalande Swat Shad. Vivace e reale come i pesci vividal nuoto stretto e guizzante, il Delalande Swat Shadha incavi predisposti al montaggio texas con teste arti-colate o teste modello ‘Ange’. Si presta al flipping e allapesca in verticale. Disponibile in quattro colorazioni, da11 cm.Per ulteriori informazioni: Majora Intelligent Fishing, tel.02/95364376, www.majorafishing.com.

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importati da Old Captain

SMITH TOBIIKA

Sono finalmente arrivate in Italia le ultime fantastichecreazioni di casa Smith, la nota casa giapponese leadermondiale per la progettazione e realizzazione di artifi-ciali e canne per lo spinning freshwater e saltwater.Grazie alla lungimiranza della Old Captain srl, la Smith èstata il primo marchio a diffondere in Italia la pesca aspinning al tonno rosso e anche questa volta ha volutostupire la nutrita schiera di affezionati pescatori con unartificiale pencil dalla qualità e dalle prestazioni supe-riori. Il nuovo Tobiika è realizzato in resina ABS ad altis-sima resistenza con una leggera trasparenza che evi-denzia l’armatura passante in acciaio inox di generosodiametro, in grado, quindi, di resistere senza compro-messi ad attacchi vigorosi e combattimenti estremi conil re dei mari. È disponibile in Italia in due versioni,sinking (69 g) e floating (56 g), entrambe nella misuradi 14 cm. Fornito già armato con due ancorette OwnerST-66 #1/0, può essere facilmente personalizzato perinsidiare il tonno rosso sostituendole con generosi amisingoli e split ring rinforzati. La pronunciata coda, cheimita il profilo di un calamaro, facilita la flessibilità dina-mica dell’artificiale in acqua, oltre che stabilizzarlo inaria durante il lancio, permettendo di raggiungere di-stanze considerevoli. Animato con jerkate vigorose, pro-duce il classico movimento wobbling e rolling estrema-mente adescante per i grossi tonni.Sono distribuiti in esclusiva per l’Italia da Old Captain srle in vendita presso i migliori negozi e siti web specializ-zati. Per ulteriori informazioni: Old Captain srl, via Vare-se 47, 21052 Busto Arsizio (VA), tel. 0331/382420, fax0331/381063, www.oldcaptain.it, [email protected].

un accessorio di alta tecnologia

STONFO ROTODUBBING ELITE

Nel progettare questo accessorio, si trattava di pensareun prodotto innovativo che unisse alle caratteristichedi impiego, ormai comuni a tutti i modelli che si trovanoin commercio, qualcosa in più che rendesse questo stru-mento maggiormente pratico nell’utilizzo. E ancora unavolta la Stonfo ha colto nel segno, con un accessorio

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che viene prodotto secondo lo standarddi alta tecnologia ormai consolidato intutti i prodotti di questa ditta. Il Rotodub-bing Elite unisce a un elegante design ac-corgimenti tecnici di eccezionale funzio-nalità. L’impugnatura e le parti di lavorosono costruite in acciaio inox, mentre ilvolantino di rotazione è in metallo tratta-to. La rotazione, assai fluida, è garantitada un microcuscinetto di alta precisione.L’apparato di aggancio del filato è forma-to da un supporto a ‘V’ in filo di acciaioinox normalizzato, avente un’aperturache consente di ottenere un’asola suffi-ciente a realizzare ogni tipo di dubbing.La testina che porta il supporto a ‘V’ èsnodata, il che permette di avvolgere direttamente ildubbing, una volta completato, senza bisogno di trasfe-rirlo su una qualsiasi pinza per hackles.Inoltre, lo snodo è frizionato in mo-do tale che una volta terminato ildubbing la testina rimane suf-ficientemente inclinata danon permetterne lo svolgi-mento qualora si dovesseroeffettuare altre operazioni.Utilizzandolo, insomma, ci sirende conto di essere di frontea un prodotto veramente super-lativo e di grande funzionalità.Per ulteriori informazioni: Stonfo, tel.055/8739615, www.stonfo.com, [email protected].

belle e tecniche

REDINGTON ELITE PROWLER

Chi l’ha detto che le scarpe da waders devono per forzaessere brutte? I nuovi scarponi Redington hanno tutte lecaratteristiche tecniche attuali, trazione, comfort, legge-rezza, durata, ma costano meno e sono più belle… Con cin-que kit di lacci differenti in cinque colori, tutti possono cu-stomizzare il proprio stile. Da vedere e provare. Disponibilicon due tipi di suole: gomma antisdrucciolo (Sticky WalnutRubber) e feltro (Felt). Entrambe accettano i chiodi.

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Caratteristiche:• asole/anelli ultra duri ad alta resistenza;• tomaia in pelle con rinforzi in gomma preformata per

durata;• maglia in nylon di rinforzo usata dappertutto;• tutte le cuciture sono doppie rinforzate;• copri punte/alluce rinforzati;• arco plantare interno;• suola intermedia interna in sughero sintetico;• suole in modellata in poliuretano;• suole a impronta larga per maggior trazione e durata.Misure dalla 9 alla 13. Prezzo 175 euro.Disponibili da Garue, distributore per l’Italia, via del Tor-chio 14, Milano, 3472556660, www.garue.it ,www.garueshop.com, oppure in tutti i punti vendita au-torizzati Sage che trovi sul sito www.sageflyfish.com.

in due colorazioni

AQUA FLASH

Flash è il nuovo occhiale della linea Polar Plus della col-lezione Aqua 2014, un modello classico con sistema dilente a vista, ottima protezione laterale e montatura innylon TR90. Caratterizzato da un design avvolgente,questo occhiale offre un’ampiezza visiva eccezionale. Digrande dimensione, si adatta molto bene al viso, è parti-colarmente confortevole per un uso prolungato e puòessere portato anche per molte ore dimenticandosi diaverlo addosso. I particolari in gomma posizionati sulponte naso e i terminale delle aste permettono una per-fetta aderenza al viso anche in condizioni di movimen-to. Il Flash pesa solo 22 g; utilizza lenti base 8, dallaforma rettangolare, nella misura 70 mm / 42 mm, men-tre la lunghezza delle aste è di 125 mm (si tratta dun-que di un modello dalla calzata avvolgente, ideale pervisi di media-grande dimensione). Disegnato per l’utiliz-zo nella pratica della pesca sportiva, è ideale anche perun uso generico.

Viene proposto in due colori di montatura: il grigio scurosatinato (Dark Grey Matt) per il cliente classico degli oc-chiali Aqua e il nuovo colore argento perlato (Pearl Grey)per un pubblico più giovane. Viene proposto esclusiva-mente con lenti in nylon PPX, disponibili in quattro di-versi colori: giallo, rose copper, grigio, specchio blue. Nel-le prime tre colorazioni il prezzo è di 110 euro, mentrecon lo specchio blue il Flash costa 120 euro.Per maggiori informazioni: Aqua - Performing Sport Po-larized Sunglasses by Kabo s.r.l., Via Lasagna 5, Parma,www.aquasunglasses.com, tel. 0521/272048, [email protected].

prodotti dalla ditta Stonfo

STENDIFINALI E PULISCI-INGRASSA CODA

È indubbio che la Stonfo riesce a mantenere la sua ele-vata qualità produttiva sia nel realizzare articoli com-plessi nei quali è richiesto un impegno tecnologico di al-to livello, sia nel mettere a punto piccoli accessori, ap-parentemente meno impegnativi. È il caso di questi duepiccoli attrezzi di grande utilità per i pescatori a mosca.A chi non è capitato di trovarsi, al momento di iniziare alanciare, con fastidiose spire sul finale, specialmentenella parte di maggiordiametro e di cercareinutilmente di stenderlo?Purtroppo il permaneredelle spire sul finale pre-giudica irrimediabilmen-te la corretta distensionedello stesso nella faseterminale del lancio con iproblemi che ne conse-guono. In commercio sitrovano vari modelli distendifinali più o menofunzionali. Lo stendifinalidella Stonfo (art. 611) èstato studiato in ognisingolo particolare perottenere un corretto uti-lizzo e un perfetto rialli-neamento del finale inogni suo diametro. Rea-

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lizzato in un materiale plastico speciale, ottenuto perstampaggio, ha una forma anatomica che è stata stu-diata per dosare in modo corretto la pressione a secon-da del diametro del nylon. Due guancette in gommaspeciale garantiscono un giusto attrito senza pregiudi-care la struttura del finale e un piccolo occhiello nellaparte posteriore permette di agganciarlo a un qualsiasiportaoggetti del gilet.

Passiamo ora all’art. 616,un pulisci-ingrassa coda.Identico nella forma distampaggio e nel materia-

le che costituisce le due se-mi-valve all’articolo precedente,

differisce nel colore e logicamentenelle guancette interne, realizzate queste

in puro feltro di lana. Il pulisci-ingrassa codaadempie a più funzioni di primaria importanza per il

buon mantenimento e uso della coda di topo. Spalmandoi feltri con l’apposito Fly line grease e passando la codaall’interno, prima di iniziare a pescare, basterà esercitareuna leggera pressione per ottenere l’eliminazione dellespire di memoria, degli eventuali residui di sporco e uningrassaggio uniforme della coda. Questo migliorerà ilgalleggiamento della coda e nello stesso tempo consen-tirà di ottenere shooting più lunghi e veloci.Le prove effettuate su entrambi i prodotti hanno datorisultati veramente soddisfacenti. Si tratta di accessoridi piccole dimensioni che ogni pescatore dovrebberoportare con sé nel gilet da pesca.Per ulteriori informazioni: Stonfo, tel. 055/8739615,www.stonfo.com, [email protected].

con marchio ‘Il Filibustiere’

IL PIRATA

A chi ama insidiare i predatori delle nostre acque inter-ne impiegando l’ondulante, non sarà fuggita la notiziache si possono oggi reperire dei nuovi artificiali, deno-minati ‘Il Pirata’, assemblati a doppia foglia, dunque ap-pesantiti, che sfruttano le vibrazioni dei due strati so-vrapposti emanando onde sonore accattivanti. I duestrati sono uniti semplicemente con anellini, di affidabi-lità provata sul campo con pesci di qualche chilo. Mentrela foglia superiore colorata è in ottone, quella inferioreè in acciaio inox Aisi 316L. Molte sono le opportunità diimpiegare tali esche, disponibili in una vasta gamma dicolori, con tinte unite ma anche con accattivanti sfuma-ture, per utilizzarli in acque sia trasparenti che velate.Montano tutti ancorette scure VMC. Possono essereprovati in acque ferme e a corrente moderata, senza di-menticare il vasto panorama delle acque private dei la-ghetti. Il marchio registrato ‘Il Filibustiere’ fa capire chesi tratta di prodotti rigorosamente made in Italy. Per im-magini e ulteriori informazioni: www.ilfilibustiere.com,tel. 340/0519111. (Giorgio Montagna)

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Alvaro Masseini,In Mongolia. Viag-gio in un paesenella bufera dellamodernità, Edizio-ni Pescare Viag-giando 2013, 200pp., 25 euro.

«Questo lavoro nonha nessuna pretesadi completezza rispetto a un paese immenso, con unalunga storia e composto da almeno cinque ecosistemi: ildeserto del Gobi a sud, la taiga siberiana a nord, gli alti-piani dell’Arkangaj al centro, le grandi steppe e zone pa-lustri del Khentii ad est e le zone montagnose degli Al-tai a ovest. La Mongolia è un paese in rapida trasforma-zione dove il mondo che l’ha caratterizzata, quello deipastori nomadi un tempo anche guerrieri, che costitui-vano fino a pochi anni fa la maggioranza della popola-zione e con la loro attività pastorizia erano la prima vo-ce del reddito del paese, sono in netta contrazione ri-spetto a un processo accelerato di urbanizzazione sti-molato da due fattori forti, destinati a durare nel tempo:l’apertura di miniere di metalli preziosi e strategici e igrandi cambiamenti climatici».Questa volta per Alvaro lo stimolo al viaggio è stato co-stituito, oltre che dal desiderio di tornare a pescare amosca pesci selvatici in mezzo ad aquile e mandrie erra-tiche di yak e cavalli, dalla scoperta che dal comune diMagione sul Trasimeno, a pochi chilometri da dove vive,il frate francescano Giovanni di Pian di Carpine era parti-to nel 1245, su commissione di papa Innocenzo IV, allavolta di Lione e da qui per Karacorum, compiendo a piedie a cavallo quasi ventimila chilometri in due anni e mez-zo. L’autore, insieme ad altri due compagni di viaggio, neripercorre in parte le tracce «attraversando boscaglie ealtopiani, discendendo fiumi remoti pescando trote e te-moli artici per alimentarsi, contattando da vicino la vitaquotidiana dei nomadi nelle loro tende di feltro bianco ele loro mandrie eternamente in movimento».I l volume deve ilsuo interesse inparti eguali alla bel-lezza delle numero-sissime immaginiche lo compongonoe alla piacevolezzadella narrazione,che non è solo re-port di viaggio marispecchia ancora una volta la grande capacità dell’auto-re di sottolineare e far riflettere sui cambiamenti socialiin atto e sull’importanza di vivere e documentare finchépossibile la sopravvivenza di tradizioni e di situazioniambientali sempre più a rischio. Il volume sarà disponi-bile dal 15 novembre in alcuni negozi specializzati, se-gnalati sul sito www.alvaromasseini.it.

recensione

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cose, ma è il nostro giocattolo e ci piace. La presenza dinumerose scuole di lancio dimostra che molti pescatorihanno piacere di apprendere la tecnica per poter ap-prezzare la pesca anche sotto questo aspetto. Ti garan-tisco che non solo la mia scuola ma anche le altre af-frontano l’argomento della divulgazione del lancio inmaniera molto professionale senza guadagnare un soloeuro da questo, semplicemente per passione. Certo sul-le scuole spesso si ironizza, per la loro maniera talvoltacavillosa di procedere, tendente a sviscerare in dettagliin modo esasperato. Ma anche nella costruzione dellemosche vengono talvolta prese discussioni infinite perun pelo in più o una sfumatura leggermente diversa, ep-pure è più raro che si polemizzi sull’argomento.Ma voglio rispondere in maniera diretta alla tua doman-da: ritengo che la maggior parte dei lanci sia importanteper pescare meglio e in maniera più soddisfacente. Al-cuni (pochi) servono a poco, altri potrebbero essere ese-guiti in modo più semplice, ma, ripeto, talvolta ci piacecomplicarci la vita; l’importante è che tutto questo, co-struzione compresa, ci faccia divertire. Ti saluto, FT.

Ciao Fosco, mi chiamo Carlo, ho 37 anni e ti scrivo daBologna. Pesco a mosca da circa 12 anni, principalmen-te a secca, molto saltuariamente a sommersa e ninfa.Gli ambienti che frequento sono piuttosto vari: vannodal piccolo torrente dell’Appennino al grande fiume.Non sono un patito del lancio, ma credo di cavarmelaabbastanza bene e seppure a volte con qualche diffi-coltà (come del resto credo tutti) i miei pesci li prendo.Quello che ti chiedo riflette una mia curiosità, senzanessuna altra motivazione che quella di conoscere latua opinione al riguardo. Ti faccio questa domanda per-ché so che ami il lancio e lo stai portando avanti datantissimi anni; ritengo quindi che tu mi possa rispon-dere in maniera obiettiva, senza posizioni di parte. Se-condo te nell’attuale stato di cose per quanto riguardail parco dei lanci propagandati da tante persone e scuo-le (so che sei direttore tecnico di una di queste) sonotutti necessari per pescare in maniera soddisfacente,oppure la maggior parte di questi, o alcuni, non servonoassolutamente a niente? Ti saluto e ti ringrazio, Carlo.

Ciao Carlo, interpreto senz’altro la tua domanda in ma-niera positiva e sono contento che tu me l’abbia posta.Negli anni ’80 il lancio non veniva assolutamente presoin considerazione: si preferiva dire «se non ci arrivo vadodall’altra parte del fiume», oppure «se non riesco a pren-dere quel pesce vado su un altro», «se non riesco a evi-tare il dragaggio prendo una canna più lunga, così bastaallungare il braccio». Ma proprio a partire da quel periodoil lancio ha cominciato ad assumere sempre più impor-tanza, costringendo i pescatori a mosca a considerarlo inmodo nuovo. Ci siamo resi conto che non bastava sem-plicemente buttare in qualche modo la mosca in acqua,ma bisognava depositarla in maniera corretta per far sìche l’artificiale si comportasse come un insetto vero. Pia-no piano sono stati messi a punto lanci atti a risolveredeterminate situazioni in pesca; denominati ‘lanci parti-colari’, nascevano dall’osservazione di qualcuno, mecompreso, al fine di codificare una successione di movi-menti da compiere per far sì che l’artificiale si posasse inacqua in una determinata maniera, per ottenere la posavoluta. Si trattava infatti di accorgimenti tecnici che per-mettevano di pescare meglio e con più soddisfazione.In tutte le attività sportive la maggiore soddisfazione siottiene quando si riesce a fare una cosa al limite dellenostre possibilità: ognuno di noi ha un suo limite perso-nale e quando questo viene superato ci sentiamo soddi-sfatti, appagati. È vero, a volte esasperiamo un poco le

ciao foscoRISPONDE FOSCO TORRINI

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4/2013 MOSCA e SPINNING • 159

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