LA PREISTORIAIN SARDEGNA

Il tempo delle comunità umane dal X al II millennio a.C.

a cura di

Tatiana CossuCarlo Lugliè

LA PREISTORIAIN SARDEGNA

Il tempo delle comunità umane dal X al II millennio a.C.

Il tempo delle comunità umane dal X al II millennio a.C.

Una storia millenariaX-II millennio a.C.

IL TEMPO11 Introduzione

Tatiana Cossu, Carlo Lugliè12 Tempi e culture

Tatiana Cossu16 Il Paleolitico in Sardegna: una questione aperta

Carlo Lugliè18 Le forme socio-economiche della preistoria

Mauro Perra

L’UOMO NELL’AMBIENTE23 L’ambiente in Sardegna prima dell’uomo

Daniel Zoboli, Gian Luigi Pillola30 L’uomo e il sistema vegetale nel Mediterraneo

Ferran Antolin32 L’uomo e il sistema vegetale in Sardegna

Mariano Ucchesu35 L’uomo e gli animali in Sardegna

Barbara Wilkens

Dalla predazione alla produzione: storia di un cambiamento epocaleX-V millennio a.C.

INSEDIAMENTI E TERRITORIO43 La neolitizzazione, il Mediterraneo occidentale, la Sardegna

Carlo Lugliè50 Mobilità e affinità di gruppo, interazioni, reti di scambio

Carlo Lugliè

UN’ECONOMIA DI SUSSISTENZA55 Dal cacciatore al contadino; allevamento, caccia e pesca

Carlo Lugliè62 Lavorare la terra

Laura Fanti65 La navigazione d’altura

Ignazio Sanna68 Le risorse minerarie regionali nel sistema tecnico neolitico

Carlo Lugliè

APPROFONDIMENTO73 Il vetro nero e la sorgente del Monte Arci

Carlo Lugliè76 Lavorare la pietra

Barbara Melosu82 Il sistema di produzione dell’ossidiana tra VI e V millennio a.C.

Carlo Lugliè86 Lavorare l’argilla

Laura Fanti92 La lavorazione del legno in Europa

Mario Mineo97 Tessiture e intrecci

Mario Mineo99 Dall’animale al manufatto. La produzione in materie dure animali

Laura Manca

SOCIETÀ, RITI E SIMBOLI103 Il mondo dei morti nelle società di predazione e di produzione dell’Isola

Carlo Lugliè

Indice

© 2020 ILISSO EDIZIONI - Nuorowww.ilisso.it

ISBN 978-88-6202-388-7

CULTURA, STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA SARDEGNAcollana diretta da Tatiana Cossu

La preistoria in Sardegna. Il tempo delle comunità umane dal X al II millennio a.C.Il tempo dei nuraghi. La Sardegna dal XVIII all’VIII secolo a.C.Il tempo dei Fenici. Incontri in Sardegna dall’VIII al III secolo a.C.

Coordinamento editoriale: Anna Pau

Si ringrazia per la preziosa e imprescindibile collaborazione il Polo Museale della Sarde-gna, e la direzione e il personale del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari; del MuseoNazionale “G.A. Sanna” di Sassari; del Museo Archeologico Nazionale “G. Asproni” diNuoro; del Museo Archeologico “G. Marongiu” di Cabras; del Civico Museo Archeologico“Villa Sulcis” di Carbonia; del Civico Museo Archeologico “Sa Domu Nosta” di Senorbì;del Museo Archeologico Comunale di Dorgali; del Museo delle Civiltà – Preistorico Et-nografico “Luigi Pigorini” di Roma; del Museo Archeologico di Santadi; del Menhir Mu-seum di Laconi; del Civico Museo Archeologico “Genna Maria” di Villanovaforru; del Ci-vico Museo “Villa Abbas” di Sardara; del Museo Archeologico e Paleobotanico di Perfugas;del Civico Museo Archeologico di Bonorva; del Museo Sardo di Geologia e Paleontologia“Domenico Lovisato” di Cagliari; del Museo dei Paleoambienti Sulcitani “E.A. Martel” diCarbonia; del Museo dell’Ossidiana di Pau; del LASP – Laboratorio di Antichità Sarde ePaletnologia dell’Università degli Studi di Cagliari; del Laboratorio di Antichità Sarde ePaletnologia dell’Università degli Studi di Sassari.

Un sentito ringraziamento va inoltre per la costante collaborazione alla SoprintendenteMaura Picciau e al personale della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggioper la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna e alla So-printendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, al-l’Università degli Studi di Cagliari e all’Università degli Studi di Sassari.

“L’uomo e il sistema vegetale nel Mediterraneo” di F. Antolin è stato tradotto dall’ingleseda Carlo Lugliè; “Megalitismo europeo e mediterraneo” e “Il fenomeno europeo delCampaniforme” di J. Guilaine sono stati tradotti dal francese da NSC srl.

Le tavole illustrate n. 19, 22-23, 28, 30, 174-175, 215, 217, 238, 400, sono state apposita-mente realizzate per questo volume da Tom Björklund, e fanno parte dell’Archivio Ilisso.

Referenze fotografiche:Afferiscono all’Archivio Ilisso Edizioni: le n. 2, 54-55, 66-67, 70, 75-77, 100-102, 107-110, 122-125, 129-130, 133, 135, 137-138, 140, 157-159, 163-165, 228-230, 234-237, 253-264, 266-267, 269-271, 274, 284-285, 290-297, 315-318, 347, 351-352, 363, 401, 404, 435-439, 441-443 (foto Marco Ceraglia); le n. 3-4, 53, 62-65, 68, 71-73, 85-86, 98-99, 103-105,112, 116-118, 120, 131-132, 134, 136, 141-142, 149-152, 154, 156, 160-161, 166-167, 171-173, 178, 183, 194-197, 201-206, 208-209, 218-227, 367-371, 373, 375, 379-380, 383-385,406, 414, 422-434, 445, 447 (foto Pietro Paolo Pinna); le n. 20, 56, 74, 94-96, 106, 143-146, 153, 155, 168-170, 181, 207, 242-243, 275-283, 300-301, 377, 381, 386, 389-391, 415,440, 446 (foto Pierpaolo Tuveri); le n. 11, 148, 241, 244, 268, 289 (foto Nelly Dietzel); len. 364, 366 (foto Antonio Fois).

Afferiscono agli archivi privati: le n. 1, 6, 26, 139, 147, 193, 344-346, 353-360, 372 (fotoNicola Castangia); le n. 24-25, 27, 29, 33-40, 42-52, 57-60, 78-81, 84, 87-93, 97, 111,113-115, 119, 121, 126-129, 184-192, 198-199, 239, 298-299, 302-309, 374, 376 (fotoCarlo Lugliè); le n. 5, 231-233, 265, 272-273, 286-288, 310-314, 319-342, 348-349, 402(foto Marcello Puddu e Alma Lombardi); le n. 361-362 (foto Giuseppe Pirisinu); la n. 41(foto Domenico Ruju); la n. 343 (foto Franco Stefano Ruju); le n. 387-388, 392-399, 412-413, 416-418 (foto Fabio Nieddu); la n. 240 (foto Giancarlo Deplano); le n. 407-411, 444(foto Mauro Perra); la n. 216 (foto Tatiana Cossu).Le n. 82-83, 179-180, 182, 245-247, 249-252, sono dell’Archivio della SoprintendenzaArcheologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le provincedi Oristano e Sud Sardegna.

Grafica e impaginazione: Ilisso Edizioni

Stampa: Lito Terrazzi

È vietata ogni ulteriore riproduzione e duplicazione.

272 La necropoli di Anghelu RujuGiuseppa Tanda

RITI, CULTI E SIMBOLI277 Pratiche cultuali e attività domestiche nel santuario di Monte d’Accoddi

Maria Grazia Melis283 La raffigurazione umana femminile al tramonto del Neolitico

Carlo Lugliè

APPROFONDIMENTO288 La statuetta di Turriga

Carlo Lugliè292 Le domus de janas decorate

Giuseppa Tanda

APPROFONDIMENTI317 La necropoli di Sa Pala Larga

Luisanna Usai320 La domus de janas Mandra Antine III

Giuseppa Tanda323 L’uso dell’ocra rossa e di altri pigmenti colorati

Barbara Melosu324 La statuaria antropomorfa e la sua simbologia

Mauro Perra

APPROFONDIMENTI331 Le statue menhir di Laconi

Giorgio Murru336 I menhir di Biru ’e Concas

Luisanna Usai

SOCIETÀ E VITA QUOTIDIANA339 Contatti e scambi, oltre alla pietra e ai metalli

Fulvia Lo Schiavo344 Gli ornamenti e l’apparenza sociale

Valentina Puddu347 Distinzioni di genere e ruoli della donna

Tatiana Cossu354 L’alimentazione di origine animale

Barbara Wilkens357 La ricostruzione del comportamento alimentare: il contributo degli isotopi stabili

Luca Lai361 Patologie e conoscenze mediche

Francesca Candilio, Alessandra Sperduti

I mutamenti culturali dall’Età del Rame alla Prima Età del BronzoIII-II millennio a.C.UN MONDO FRAMMENTATO367 Il fenomeno europeo del Campaniforme

Jean Guilaine373 Il Campaniforme in Sardegna

Fabio Nieddu

APPROFONDIMENTI384 La tomba dei vasi tetrapodi di Santu Pedru

Angela Antona390 La tomba ipogeico-megalitica di Murisiddi

Mauro Perra392 La tomba ipogeico-megalitica di Bingia ’e Monti

Mauro Perra395 La metallurgia, dall’Età del Rame alla Prima Età del Bronzo

Fulvia Lo Schiavo400 Gli ornamenti

Valentina Puddu

VERSO UNA NUOVA SOCIETÀ407 Paesaggi in trasformazione: la Sardegna fra il III e il II millennio a.C.

Mauro Perra413 I Segni del Potere

Fulvia Lo Schiavo

419 Bibliografia

APPROFONDIMENTI108 La necropoli neolitica di Cuccuru is Arrius

Carlo Lugliè112 La necropoli di Su Forru de is Sinzurreddus

Carlo Lugliè114 La necropoli di Li Muri

Angela Antona118 Contenere, cuocere, conservare: l’uso delle ceramiche

Laura Fanti122 Ornarsi per comunicare. L’identità sociale e gli oggetti di prestigio

Valentina Puddu126 Simbolismo e autorappresentazione umana agli albori dell’agricoltura

Carlo Lugliè

Verso la complessità socialeIV-III millennio a.C.IL TEMPO E LA STORIA137 Megalitismo europeo e mediterraneo

Jean Guilaine145 Il megalitismo in Sardegna

Riccardo Cicilloni159 La tradizione neolitica. Trasformazioni tecnologiche, economiche e sociali

tra il IV e il III millennio a.C.Maria Grazia Melis

168 La cultura di Monte Claro Anna Depalmas

GLI INSEDIAMENTI177 L’uomo, il villaggio e lo spazio naturale: da un modello condiviso delle risorse

naturali alla competitività territorialeMaria Grazia Melis

APPROFONDIMENTO182 Il villaggio neo-eneolitico di Su Coddu-Canelles

Maria Rosaria Manunza

NUOVE TECNOLOGIE, NUOVI PRODOTTI187 La produzione di manufatti in pietra scheggiata nel IV-III millennio a.C.

Carlo Lugliè, Barbara Melosu

APPROFONDIMENTO192 La pietra levigata nel Neolitico Finale e nell’Età del Rame

Carlo Lugliè194 Le origini e la diffusione della metallurgia nel Mediterraneo occidentale

Mark Pearce198 Le prime esperienze di metallurgia in Sardegna

Mark Pearce203 Dalla zappa all’aratro. L’evoluzione delle pratiche agricole

Maria Grazia Melis206 La trasformazione dell’argilla. Tradizione e innovazione tra IV e III millennio a.C.

Maria Grazia Melis216 Intrecci e tessuti. La trasformazione e l’uso delle fibre vegetali e animali

Maria Grazia Melis

IL MONDO DEI MORTI223 Tombe e riti funerari

Riccardo Cicilloni

APPROFONDIMENTI234 La necropoli di Pranu Mutteddu

Carlo Lugliè238 La necropoli Monte Claro

Maria Rosaria Manunza240 La tomba di Bau su Matutzu

Maria Rosaria Manunza244 Le domus de janas

Giuseppa Tanda

APPROFONDIMENTI264 La necropoli di Montessu

Riccardo Cicilloni

La prima metallurgia in Iran è documentata nel sito di Tal-i-Iblis. Qui la riduzione deiminerali di rame ha inizio nella seconda metàdel VI oppure nella prima metà del V millennioa.C. ed è documentata da frammenti dicrogioli, di minerale di rame e da carboni. Le nostre prime testimonianze per l’estrazionedei minerali di rame in Europa sono databilialla seconda metà del VI millennio a.C. Infatti la coltivazione della miniera di Rudna Glava(Serbia) è datata al radiocarbonio al 5490/5320-4740/4570 a.C., mentre le prime testimonianzedi riduzione di minerali di rame sembranoverificarsi un po’ più tardi, all’inizio del Vmillennio a.C., nell’abitato serbo di Belovode(5000-4650 a.C. ca.). In questo insediamento,assegnabile alla cultura di Vinca, la riduzionedel rame è documentata dalla presenza di scorie di fusione, di frammenti di minerale e da una goccia di rame; la metallurgia Vincasembrerebbe svilupparsi autonomamente, nel contesto di un’avanzata conoscenza dellapirotecnologia. In ogni caso, la coevaproduzione di vaghi in malachite a Belovodedimostra che non tutti i minerali di rameestratti in miniera fossero destinati allaproduzione del metallo, e le analisi isotopiche di oggetti in rame della Serbia e della Bulgarianon hanno finora rivelato l’impiego di rameproveniente dalla miniera di Rudna Glava per la produzione di manufatti preistorici. L’utilizzopre-metallurgico del rame nativo e dei mineralidi rame per la produzione di vaghi, di ami dapesca e di lesine è testimoniato anche in Europasud-orientale fin dal Neolitico Antico.La grande scala della prima metallurgia deiBalcani è illustrata da statistiche significative. È stata stimata, infatti, in 4,7 tonnellate circa di manufatti in rame provenienti dall’Europameridionale e dall’Ungheria e databili all’etàneolitica e del Rame, che corrisponderebbero a circa 4300 manufatti. Questo indica che ilrame circolava in grande quantità nei Balcani e in area danubiana (specialmente seconsideriamo che le evidenze giunte a noi, acausa delle perdite, del riciclaggio del metallo, e della casualità dei ritrovamenti archeologici,

È convenzione archeologica concepire la storiaumana in termini di fasi evolutive – Età dellaPietra, del Rame, del Bronzo e del Ferro –,intese come caratterizzate da tecnologie semprepiù avanzate. La scoperta della metallurgia e ilpassaggio dal Neolitico all’Età del Rame nonsegnano però necessariamente un passaggio a uno stadio tecnologico migliore, perché iprimi strumenti metallici non sono in veritàfunzionalmente superiori a quelli in pietra.Secondo alcuni studiosi, il rame serve comemarcatore di status in quanto meno diffuso in natura della selce e di difficile lavorazione, e visto che la metallurgia richiede artigianispecializzati, è stato suggerito che essa avessestimolato l’emergenza di società complesse,organizzate gerarchicamente. Altri studiosiinvece contestano questa lettura, specialmentesulla base delle evidenze per l’Iberia, dove lametallurgia non pare legata a status o avere un ruolo economico importante.

La prima metallurgiaIl rame nativo (ovvero rame che affiora in stato metallico) e alcuni suoi minerali comel’azzurrite e la malachite sono stati usati sin dalIX millennio a.C. in Anatolia e nel Levante perfabbricare oggetti di adorno e piccoli strumenticome lesine, ma venivano trattati come unapietra qualunque e perciò non possonotestimoniare la scoperta della metallurgia,intesa come trasformazione di minerali inmetallo o come la fusione e modellazione diquesto in matrici grazie all’applicazione dipirotecnologia ad alta temperatura. Lametallurgia come tecnologia infatti nasce più tardi, nel VI-V millennio a.C., e alcunistudiosi reputano che sia talmente difficileimpadronirsi delle tecniche metallurgiche che bisognerebbe ipotizzare sia stata scopertauna sola volta nel Vecchio Mondo, nel VicinoOriente, da cui si sarebbe diffusa al restodell’Asia, dell’Europa e dell’Africa. Altripensano che i dati a disposizione indichino che la scoperta sia avvenuta quasicontemporaneamente in vari luoghi, nell’Iran,nei Balcani e forse anche in Iberia.

Le origini e la diffusione della metallurgia nel Mediterraneo occidentaleMark Pearce

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datati sono conosciuti da Bannia-Palazzine di Sopra (Fiume Veneto), Alba-Scuola G. Rodari e Fossacesia-capanna 1. L’analisidegli isotopi di piombo permette di fare ipotesi sulla provenienza di manufatti metallici, e un recente studio suggerisce chealcune lesine del IV millennio a.C. rinvenute in Italia settentrionale siano state prodotte con rame balcanico, il che confermerebbe che l’origine della metallurgia italiana ènell’Europa sud-orientale.All’inizio del IV millennio (4000-3800 a.C. ca.)si ritrova nell’Italia nord-orientale un tipo diasce ben conosciuto anche nel Carso, nelle Alpiorientali e nella regione medio danubiana e delbacino carpatico: l’ascia tipo Bocca Lorenza, un altro indizio che confermerebbe i legami tra i primi manufatti metallici dell’Italia e laproduzione metallurgica dell’Europa orientale.Quanto all’Europa occidentale, la più anticaminiera del rame finora conosciuta si trova in Liguria, a Monte Loreto (CastiglioneChiavarese), dove due date radiocarbonicheindicano che la coltivazione della minieracomincia già nel 3950-3700 a.C. circa, mentrela vicina miniera di Libiola (Sestri Levante)viene datata al 3500-3100 a.C. circa. Le vene del minerale di rame venivano estrattemediante l’impiego del fuoco (una tecnicadetta Feuersetz, che sfrutta le differenze tra ilcoefficiente di espansione del minerale e dellaroccia incassante) e di mazzuoli litici. La cernita avveniva nei pressi della miniera ma le fasi di riduzione del minerale in ramenon sembrano essere documentate. Alla Grottadella Monica (Sant’Agata di Èsaro), invece, èattestata l’estrazione di minerali da utilizzarecome pigmenti: goetite nel tardo V e nellaprima metà del IV millennio, e poi i minerali di rame, in primo luogo la malachite, nel corsodel IV millennio a.C. È verosimile che altreminiere, sia in Italia che in altri paesi, sianoaltrettanto o anche più antiche, ma molte sono state pesantemente sconvolte da unaplurisecolare attività di estrazione, rendendomolto difficile l’individuazione di tracce dicoltivazione preistorica.Intorno al 3700 a.C. è ravvisabile in Italia una serie di cambiamenti sociali e le armi in rame sono presenti nei corredi tombali,verosimilmente come marcatori di statussociale; ha inizio così l’Età del Rame (dettaanche Eneolitico o Calcolitico). La lavorazionedel metallo diventa più comune ed ètestimoniata all’interno degli insediamenti,

rappresentano solo una piccola parte deimanufatti che circolavano originariamente).L’ipotesi di una scoperta della metallurgia inSpagna in contemporanea a quelle balcaniche e iraniane è molto più controversa. Le evidenzesono labili ma, nell’opinione di chi scrive,convincenti. Un coccio con tracce di scorie di fusione è stato rinvenuto a Cerro Virtud(Almería) in uno strato neolitico, datato alradiocarbonio al 4910-4460 a.C. Il luogo delritrovamento è prossimo a un affioramento di rame e una lesina rinvenuta nella Grotta La Cocina (Valencia) ha un contestostratigrafico compatibile con la data di CerroVirtud, ma dopo queste poche testimonianzec’è uno iato di circa mille anni nelle evidenzeper la metallurgia nella penisola iberica. Se c’è stata davvero una scoperta dellametallurgia nella Spagna meridionale nellaprima metà del V millennio, sembra sia rimastasenza seguito immediato e non pare abbiaavuto conseguenze di portata storica.

La prima metallurgia in Italia continentaleÈ verosimile che la conoscenza dellametallurgia arrivi in Italia dalla penisolabalcanica durante il corso del V millennio a.C. I primi manufatti in rame che compaiono inItalia sono probabilmente un gruppo di ascepiatte di forma molto arcaica, che hannoparalleli in area balcanica e carpatica; alcune di esse assomigliano ad asce in pietra levigata.Purtroppo sono tutte senza un contestoarcheologico, che ci permetterebbe di datarlecon sicurezza, ma sarebbero assegnabili allaseconda metà del V millennio; sono distribuitenella Valpadana centrale e nell’Italia centraletirrenica.Le prime evidenze per la pratica dellametallurgia nel territorio nazionale sonofornite dal sito di Botteghino (Parma), dove un frammento di crogiolo e delle scorie difusione sono datati con il radiocarbonio al4300 a.C. circa. Questi resti rimangono inattesa di una convalida analitica ma la scopertatroverebbe conferma nel sito di Brixlegg nellavalle dell’Inn (Austria), dove le evidenze per lariduzione del minerale di rame fahlerzsembrano associate a materiale della culturaMünchshöfener datato al 4500-4160 a.C. circa.Anche le resine in rame circolavano già in Italianella seconda metà del V millennio e servivanoforse per la scheggiatura “a ritocco piatto” deipugnali in selce. Due lesine sono state infattirinvenute a Botteghino e altri esemplari ben

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della penisola (Zambujal, Leceia, Vila Nova de São Pedro). La riduzione del mineraleavveniva in crogioli aperti e oltre a frammentidi minerale, scorie e scarti di fusione, sonoconosciuti altri attrezzi della metallurgia(mortai, mazzuoli litici e matrici).L’importanza della metallurgia nella societàiberica del III millennio è piuttosto dibattuta.Essa non sembra giocare un ruolo importantenell’economia di insediamenti comeAlmizaraque o Los Millares e la produzionesembra limitarsi a soddisfare il fabbisognolocale. È probabile che non fosse la base delpotere delle élite, ma la presenza di manufattiin metallo in tombe megalitiche assieme aoggetti di provenienza esotica o difabbricazione complessa suggerisce l’impiegodel rame per segnalare lo status degli inumati.

La diffusione del rame nel MediterraneooccidentaleA dispetto di un modello evoluzionistico dello sviluppo tecnologico, la diffusione dellametallurgia nel Mediterraneo occidentale non è immediata. Pare addirittura che nonostante la scoperta precoce della metallurgia in Iberia la nuova tecnologia non abbia attecchito,verosimilmente o perché i suoi vantaggi non erano percepiti, oppure perché il nuovomateriale non trovava una collocazione socialeo ideologica nella società locale. La metallurgiaentra velocemente a far parte del contestosociale ed economico dell’Italia settentrionale ecentrale, ma nelle isole, in Francia meridionalee in Iberia, la sua diffusione è invece più lenta.

Nota bibliograficaUn’utile rassegna sulle origini della metallurgia e lefasi pre-metallurgiche è data da ROBERTS, THORNTON,PIGOTT 2009. Per la prima metallurgia in Iran si veda:FRAME 2012; per i Balcani: PERNICKA, ET AL. 1993;PERNICKA, ET AL. 1997; BORIC 2009; KIENLIN 2010;RADIVOJEVIC, ET AL. 2010; per l’Iberia: RUIZ-TABOADA,MONTERO-RUIZ 1999. Per la diffusione dellametallurgia, si veda per l’Italia: MAGGI, PEARCE 2005;PEARCE 2007, pp. 37-52, 62-71; DOLFINI 2013; DOLFINI

2014b; PEARCE 2015; ARTIOLI, ET AL. 2020, pp. 4-9;DOLFINI, ANGELINI, ARTIOLI 2020; per la Corsica:CAMPS 1988; PEARCE 2013; per la Sicilia e per Malta:GIARDINO 1997; DOLFINI 2014a, p. 477; per le IsoleBaleari: SALVÀ SIMONET 2018; SALVÀ SIMONET, PERELLÓ

MATEO, LLULL ESTARELLAS 2018, pp. 69-75; per laFrancia meridionale: AMBERT 1998; AMBERT, CAROZZA,LÉCHELON 1998; AMBERT, ET AL. 2009; MILLE, CAROZZA

2009; per l’Iberia: MONTERO-RUIZ 1994; MONTERO-RUIZ, RODRÍGUEZ DE LA ESPERANZA 2004; BARTELHEIM

2007; KUNST 2013; ROVIRA, MONTERO-RUIZ 2013;BARTELHEIM, PEARCE 2015.

litici. La cernita e la riduzione del mineraleavveniva nel riparo sotto roccia Pinilière pressola miniera e la sottostante località, La Cabannedes Clausis. La miniera di Saint-Véran è a soli 3 km dall’attuale confine con l’Italia e, viste le incisioni sulle rocce locali che raffiguranopugnali di tipo Remedello, tipici della pianurapadana, non è impossibile che i minatoriprovenissero dal versante italiano delle Alpi.Armi in rame, molte delle quali di tipo italiano,sono raffigurate nelle incisioni rupestri diMonte Bego, sempre nelle Alpi Marittime.I manufatti in rame della Linguadoca degli inizi del III millennio a.C., che compaionoprevalentemente in tombe nei distretti minerari,sono soprattutto di taglia piccola, epredominano gli oggetti di adorno; gli strumentimetallici infatti non rimpiazzano quelli inpietra. La produzione metallurgica della minieradi Al Claus sembra di poca entità, occasionale edi natura quasi domestica, mentre quella diCabrières è più sostanziale; la produzione e ladistribuzione dei manufatti metallici comunquepare essere limitata alla scala regionale.

La diffusione della metallurgia in IberiaCome abbiamo visto, dopo una primasperimentazione la metallurgia sembra sparire dall’Iberia per un migliaio di anni,ricomparendo soltanto nel III millennio a.C.Questo è molto strano, dato che la penisola èpiuttosto ricca di risorse minerarie.In tombe dell’Età del Rame dell’Andalusia nelcontesto della cultura di Los Millares del IIImillennio a.C. sono stati rinvenuti oggetti inmetallo. Nelle tombe e negli abitati i manufattiin rame sono rappresentati da pochi pezzi;sono di norma fabbricati in rame puro ma una percentuale significativa mostra un tenoredi arsenico dell’1-10%. L’oro è raro. I manufattiin rame constano di strumenti e armi ma sonorari gli oggetti di adorno, suggerendo che forseil metallo non avesse un ruolo importante nelle tombe come marcatore di prestigio.Le prime miniere conosciute in Iberiasembrano essere quelle di Mocissos eAngerinha nel Portogallo meridionale, datate al radiocarbonio al III millennio a.C., i cuiminerali, i carbonati di rame (malachite eazzurrite) hanno un alto tenore di arsenico.La lavorazione del rame è documentata incontesti abitativi, come dimostrano alcuniinsediamenti del Meridione (Los Millares,Almizaraque, La Pijotilla, Cabezo Juré,Valencina de la Concepción) e dell’Occidente

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cemetery” (2500-1500 a.C.), è conosciutosoltanto un vago in pietra con intarsi in oro di datazione incerta. Questo quadro è didifficile spiegazione, ma potrebbe indicare che la nuova tecnologia non venisse accettataper qualche motivo ideologico o sociale.A differenza delle altre grandi isolemediterranee, le Baleari sono state colonizzatesoltanto nella seconda metà del III millennio e leprime testimonianze di metallurgia sono databilialla fine del III o agli inizi del II millennio a.C.

La prima metallurgia nella Francia mediterraneaIl primo utilizzo di manufatti in rame e lacomparsa della metallurgia sembrano avvenirenel Midi della Francia più tardi che in Italia,intorno al tardo IV/inizi III millennio a.C. Le prime testimonianze sono però a occidentedel Rodano, in Linguadoca, dove ci sonoaffioramenti di rame presso il marginemeridionale del Massiccio Centrale, anziché in Provenza, più vicina al territorio italiano.L’estrazione e la lavorazione dei minerali di rame sono documentate nel distretto minerariodi Cabrières. Come in Liguria, a Cabrières, latecnica di estrazione del minerale – la tetraedrite– prevedeva l’uso del fuoco (Feuersetz) e dimazzuoli litici. Il rame prodotto ha impurità diarsenico e argento e sembra largamente diffusoin contesti dell’Età del Rame della Linguadoca.L’estrazione del rame è testimoniata anchepresso la miniera di Bouco-Payrol (da mazzuoli litici e da ceramica databile all’Età del Rame, o forse del Bronzo), mentre lariduzione di solfuri di rame presso Al Claus(datata al 2470-2200 a.C. ca.) indicherebbe la coltivazione della calcopirite locale.Mancano date radiocarboniche per i manufattiin rame più antichi della Provenza, a orientedel Rodano, ma i primi oggetti metallici, comeil pugnale tipo Remedello rinvenuto a Orgon,potrebbero essere importazioni dall’Italia.Sembra che sia solo nella seconda metà del III millennio a.C. che i manufatti in ramediventino comuni in Provenza. Nelle Alpimarittime, alcune tombe con manufatti inrame, datate alla seconda metà del IV millennioa.C., mostrano verosimilmente l’influenza dipratiche e di ideologie di provenienza italiana.La coltivazione di bornite, un solfuro ricco inrame, è documentata nella seconda metà del IImillennio a Saint-Véran, nelle Alpi Marittime.La tecnica di estrazione prevedeva l’uso delfuoco e sono attestati puntelli in legno estrumenti in corno di capro oltre a mazzuoli

come a Neto-via Verga (Sesto Fiorentino) dove una lesina, un crogiolo, una scoria e uno o più forni metallurgici sono stati rinvenuti in orizzonte 5, databile al 3710-3370 a.C. circa,e a San Carlo-cava Solvay (San Vincenzo) da frammenti di crogioli e di ugelli (tuyères),scorie di riduzione e gocce di metallo e dimetallina databili al 3490-3100 a.C. circa.Anche se il rame è il metallo più usato – tantoche dà il nome alla prima età dei metalli – ne venivano utilizzati anche altri, specialmentein Italia centro-tirrenica. Vaghi in antimonio,probabilmente prodotto da stibnite locale, sono testimoniati nella tomba 21 di Ponte San Pietro, 3640-3370 a.C. circa, e nella tomba 23 di Selvicciola (Ischia di Castro),3750-3530 a.C. circa. Anche l’argento compare in contesti dell’Età del Rame dell’Italia centro-tirrenica, ad esempio nellamedesima tomba 23 della necropoli dellaSelvicciola, e le prime analisi degli isotopi delpiombo sembrano indicare una provenienzasarda, dal Sulcis-Iglesiente.L’analisi degli isotopi del piombo permette la ricostruzione della circolazione del rame el’identificazione della probabile provenienzadel metallo usato per produrre i manufattianalizzati; la tecnica ha palesato, ad esempio,che il rame adoperato per fabbricare l’ascia diÖtzi, la mummia del Similaun databile al 3200a.C. circa, verosimilmente proveniva dallaToscana. Inoltre, uno studio di 20 manufatti del IV-III millennio rinvenuti in Italia centraleha dimostrato che la maggior parte è prodotta con rame toscano, mentre alcuni manufattisarebbero compatibili con una provenienza daminiere delle Alpi occidentali e del MassiccioCentrale. La cosa più sorprendente di questoquadro della circolazione del metallo è che non sembra esserci traccia del rame ben piùvicino delle miniere liguri!

La prima metallurgia nelle isoleLo sviluppo della metallurgia in Sardegna èoggetto di un capitolo a parte in questo volume,mentre la prima lavorazione del metallo inCorsica è testimoniata da scorie di fusione,frammenti di rame, di un ugello e di crogiolirinvenuti in una fossa presso l’abitato di TerrinaIV (Aléria, Haute-Corse), dove una serie di 13determinazioni radiocarboniche suggerisconoche l’abitato dati al 3250-2400 a.C.I manufatti in metallo sono estremamente rari in Sicilia per tutta l’Età del Rame mentre, a Malta, prima del periodo detto “Tarxien

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