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LA PREVENZIONE LA PREVENZIONE CONTRO GLI ATTI CRIMINOSI CONTRO GLI ATTI CRIMINOSI
NELLE ATTIVITANELLE ATTIVITA’’A RISCHIO DI INCIDENTE A RISCHIO DI INCIDENTE
RILEVANTERILEVANTE
ISA - Roma 23 novembre 2005Michele MessinaResponsabile Dip. Prevenzione e Sicurezza - ANIA
TERRORISMO E CRIMINALITA’TERRORISMO E CRIMINALITA’
Trieste, 4 agosto 1972
Nel deposito costiero SIOT un attentato dinamitardo viene attuato alle ore 03:15 e interessa, contemporaneamente, 3 serbatoi di petrolio grezzo (1 da 50.000 m3 e 2 da 80.000 m3).
Fortunatamente, una quarta carica di esplosivo posta in corrispondenza di un quarto serbatoio da 80.000 m3 non sortisce alcun effetto.
TERRORISMO E CRIMINALITA’TERRORISMO E CRIMINALITA’
Piemonte, anno 1980
Una carica di tritolo posta nella parte inferiore di una sfera di GPL, di un grande deposito di gas, provoca uno squarcio nel serbatoio, con fuoriuscita del gas econseguente incendio.
Non viene registrata, fortunatamente, alcuna esplosione del GPL né effetto domino alle sfere di gas limitrofe.
TERRORISMO E CRIMINALITA’TERRORISMO E CRIMINALITA’
Napoli - Gianturco, anno 1985.
Alcuni serbatoi ubicati nell’area depositi di carburante dell’AGIP vengono distrutti da un incendio, presumibilmente, intenzionale.
Tolosa, 21 settembre 2001
Una esplosione in uno stabilimento petrolchimico provoca almeno 22 morti.Gravissimi danni alla città.
TERRORISMO E CRIMINALITA’TERRORISMO E CRIMINALITA’
Torino, anno 2003
Un dipendente provoca intenzionalmente un incendio all’interno di uno stabilimento per la raffinazione degli olii minerali.L’impianto industriale viene completamente distrutto dal fuoco.
TERRORISMO E CRIMINALITA’TERRORISMO E CRIMINALITA’
Roma, 22 luglio 2004
Ignoti appiccano il fuoco all’interno degli studi cinematografici ex De Laurentis. Danni ingenti e per fortuna nessun ferito.
TERRORISMO E CRIMINALITA’TERRORISMO E CRIMINALITA’
Busalla, 1 settembre 2005Improvvisamente divampa un disastroso incendio all’interno della raffineria, situata a breve distanza dall’autostrada A7 (GE-MI).L’incendio viene spento in circa 4 ora dalle squadre di Vigili del Fuoco intervenute.L’ufficio di PG del C.do Prov.le V.V.F. di Genova avvia le indagini per accertare le cause del sinistro.
TERRORISMO E CRIMINALITA’TERRORISMO E CRIMINALITA’
INCENDI PRESUNTI DOLOSI:
• In Italia sono in media il 35% del totale incendi di un anno.
• Gli incendi fraudolenti a danno delle assicurazioni sono circa il 20% del totale di quelli intenzionali.
TERRORISMO E CRIMINALITA’TERRORISMO E CRIMINALITA’
⇒Il profilo di rischio in azienda è un fattore dinamico (anche in assenza di eventi dannosi) dovuto ad ampliamenti, mutamenti dei processi produttivi, turn over del personale, tensioni sindacali, situazioni politiche e sociali ecc.
⇒L’assicurazione, seppure è una leva importante, non può essere l’unico strumento per gestire il rischio.
⇒Alcuni rischi: es. strategici / finanziari / operativi rimangono, in buona parte, a carico dell’imprenditore.
⇒Il profilo di rischio in azienda è un fattore dinamico (anche in assenza di eventi dannosi) dovuto ad ampliamenti, mutamenti dei processi produttivi, turn over del personale, tensioni sindacali, situazioni politiche e sociali ecc.
⇒L’assicurazione, seppure è una leva importante, non può essere l’unico strumento per gestire il rischio.
⇒Alcuni rischi: es. strategici / finanziari / operativi rimangono, in buona parte, a carico dell’imprenditore.
LA GESTIONE DEL RISCHIO IN AZIENDALA GESTIONE DEL RISCHIO IN AZIENDA
Il concetto di “protezione aziendale”:
L’impresa deve proteggere i fattori produttivi materiali e immateriali di cui dispone, ovvero deve salvaguardare gli elementi fondamentali che sono alla base dei processi di creazione del valore.
Il concetto di “protezione aziendale”:
L’impresa deve proteggere i fattori produttivi materiali e immateriali di cui dispone, ovvero deve salvaguardare gli elementi fondamentali che sono alla base dei processi di creazione del valore.
LA GESTIONE DEL RISCHIO IN AZIENDALA GESTIONE DEL RISCHIO IN AZIENDA
Gli obiettivi della “protezione aziendale”:
⇒ Salvaguardia del patrimonio aziendale (risorse umane e mezzi di produzione).
⇒Garanzia di continuita’/operatività(continuita’ dei processi di creazione di ricchezza).
Gli obiettivi della “protezione aziendale”:
⇒ Salvaguardia del patrimonio aziendale (risorse umane e mezzi di produzione).
⇒Garanzia di continuita’/operatività(continuita’ dei processi di creazione di ricchezza).
LA GESTIONE DEL RISCHIO IN AZIENDALA GESTIONE DEL RISCHIO IN AZIENDA
“Risk Management”:
gestione integrata dei rischi identificati in azienda
mediante eliminazione, riduzione, trasferimento e
controllo degli stessi.
“Risk Management”:
gestione integrata dei rischi identificati in azienda
mediante eliminazione, riduzione, trasferimento e
controllo degli stessi.
LA GESTIONE DEL RISCHIO IN AZIENDALA GESTIONE DEL RISCHIO IN AZIENDA
Sicurezza dei rischi industriali e di quelli a rischio di incidente rilevante: un nuovo approccio, “la sicurezza integrata”
• Analisi e valutazione di tutti i potenziali rischi (incendio, esplosione, instrusione a scopo diattentato, manomissione e sabotaggio esogeno ed endogeno, rischio ambientale ecc.) che possonocoinvolgere gli impianti di produzione, di processo e di stoccaggio
• Prevenzione degli infortuni e igiene sul lavoro (safety)
• Importanza della manutenzione nelle attività industriali e in quelle a rischio di incidente rilevante
• Criteri di valutazione del rischio d’incendio (accidentale e intenzionale)
• Prevenzione e protezione contro gli incendi e le esplosioni (compartimentazioni; impianti dirivelazione incendio, gas, impianti di spegnimento; agenti estinguenti; evacuazione fumi di
combustione ecc.)
• Sperimentazione di eventi di incendio in ambiente confinato (fire engineering)
• Sicurezza contro gli attacchi criminosi endogeni ed esogeni (difese fisiche, impianti antintrusione,videosorveglianza-TVCC, controllo accessi ecc. )
• Sicurezza ambientale (emissioni in aria, acqua e suolo, gestione dei rifiuti)
• Piani di emergenza e altri strumenti di controllo del rischio industriale
• Verifiche ispettive sui sistemi di gestione della sicurezza: criteri e modalità di conduzione.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
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VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Per valutare il grado di sicurezza dell’insediamento contro il rischio di azioni criminose, occorre, in sostanza:
• determinare il livello di esposizione dell’insediamento;• stimare le probabilità di accadimento del sinistro;• calcolare la massima potenziale ampiezza di danno;• analizzare i dati statistici relativi ai sinistri del settore;• conoscere la dinamica degli eventi (fire investigation).
NOZIONI DI CARATTERE GENERALE
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
• Valutare l’ubicazione dell’insediamento industriale e le sue caratteristiche costruttive
• Esaminare le relazioni tecniche, i rapporti di sicurezza, le certificazioni, le procedure, il grado di esposizione ad un attacco criminoso ecc.
• Ispezionare accuratamente i reparti di lavorazione, le aree di stoccaggio, gli impianti di processo, gli uffici riservati, iCED, le zone di attività delle ditte esterne, le aree circostanti i fabbricati e quelle nascoste;
• Controllare la robustezza delle recinzioni, dei mezzi di chiusura e delle riferme;
• Verificare la corretta installazione e l’efficienza degli impianti di prevenzione e protezione attiva esistenti.
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VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Ubicazione:• residenziale; periferica; industriale; isolata.
Vicinanza di strade:• secondarie; tangenziali; statali; autostrade.
Illuminazione:• buona; insufficiente; inesistente.
Zona:• ad elevato rischio di: criminalità; conflittualità sociale.
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VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Fabbricato:• tipo, struttura e altezza delle recinzioni esterne;
caratteristiche delle strutture murarie perimetrali; presenza di superfici vetrate; altezza dal suolo dei piani praticabili; possibilità di scalata; ecc.
Mezzi di chiusura:• robustezza di porte e portoni e relative serrature; presenza
di finestre poste ad altezza d’uomo; presenza di lucernari e vetrate; inferriate; avvolgibili (plastica, legno, metallo ?); ecc.
Riferme e serrature:• catenacci manuali; serrature meccaniche (a chiave a
mappa, a cilindro, a combinazione); riferme elettriche con telecomando; serrature elettroniche codificate, lucchetti semplici e corazzati; ecc.
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NOZIONI DI CARATTERE GENERALE
METODOLOGIE DI PREVENZIONE
Rendere più lungo possibile il tempo di attacco
al criminale
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METODOLOGIE DI PREVENZIONE
TEMPO DI ATTACCO
Tempo che impiega il criminale per superare le difese meccaniche con gli attrezzi a sua disposizione, dipende da:- sua abilità ed esperienza;- mezzi di attacco utilizzati;- condizioni ambientali;- caratteristiche delle difese passive (meccaniche).
TEMPO DI FUGA
Tempo impiegato per allontanarsi dal luogo dell’attentato e far perdere le sue tracce.
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METODOLOGIE DI PREVENZIONE
TEMPO DI REAZIONEIntercorre dal momento in cui il segnale di allarme intrusione giunge presso la centrale di telesorveglianza al momento in cui viene attivato l’intervento armato sul posto.
TEMPO DI ARRIVO
E’ il tempo impiegato dalla pattuglia di guardie armate perraggiungere il luogo interessato dall’evento criminoso.
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METODOLOGIE DI PREVENZIONE
• TEMPO DI ATTACCO +• TEMPO DI FUGA• TEMPO DI ATTACCO +• TEMPO DI FUGA TEMPO DI
INCURSIONE=
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METODOLOGIE DI PREVENZIONE
• TEMPO DI REAZIONE + • TEMPO DI ARRIVO• TEMPO DI REAZIONE + • TEMPO DI ARRIVO TEMPO DI
INTERVENTO=
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METODOLOGIE DI PREVENZIONE
TEMPO DIINCURSIONETEMPO DI
INCURSIONETEMPO DI
INTERVENTOTEMPO DI
INTERVENTO
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METODOLOGIE DI PREVENZIONE
• Difese passive (meccaniche)• Difese elettroniche (segnali di allarme)• Prevenzione e protezione antincendio• Procedure e comportamenti• Audit di corretta applicazione delle procedure• Organizzazione e gestione della sicurezza
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SICUREZZA=
INTEGRAZIONE DI
Il sistema di sicurezza anticrimine, di base, deve essere costituito da:
• Difese fisiche (robuste recinzioni, mezzi di chiusura antieffrazione, mezzi di custodia (per dati e valori), vetri stratificati, serrature di sicurezza)
• Impianti di rilevazione e allarme antintrusione/antimanomissione
• Impianti di segnalazione aggressione/rapina/minaccia
• Sistemi di videosorveglianza e TVCC
• Sistemi di selezione e controllo degli accessi (lettori di badge codificati, lettori biometrici, ecc.)
………opportunamente integrati e compatibili tra loro.
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METODOLOGIE DI PREVENZIONEMETODOLOGIE DI PREVENZIONE
Classificazione dei vetri stratificati antieffrazione
Devono resistere all’energia di colpi ripetuti di singola energia cinetica pari a 150 Joule portati da una mazza/ascia (altezza = 1.52 m, massa = 10 kg).La norma UNI EN 356 prevede 3 classi di resistenza:
A Energia complessiva 2400 J - 16 colpi
B Energia complessiva 4000 J - 26 colpi
C Energia complessiva 6000 J - 40 colpi
SERRATURE:Sono composte essenzialmente da:
- il corpo costituente la serratura vera e propria;- il catenaccio mobile, che consente il fissaggio del
serramento al telaio - la chiave ovvero il dispositivo atto ad aprire o a
chiudere la serratura stessa.Caratterizzano una serratura di sicurezza:- il numero di combinazioni;- la possibilità più o meno semplice di riprodurre la chiave (profilo);
- la protezione antimanipolazione, cioè la capacità della serratura di resistere agli attacchi non distruttivi condotti con strumenti quali grimaldelli, endeoscopi e simili;
- le protezioni antistrappo e antitrapano.
REQUISITI DEGLI IMPIANTI DI ALLARMEREQUISITI DEGLI IMPIANTI DI ALLARME
Requisiti di base:
• progetto di protezione perimetrale + volumetrica;• dichiarazione di conformità alla regola d’arte (rif. norme
CEI 79-3); • certificazione IMQ (non obbligatoria ma consigliata anche
per un’adeguata valorizzazione assicurativa);
• contratto di manutenzione (ordinaria-straordinaria);• registratore eventi (black-box).
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Requisiti di sicurezza di un buon impianto di allarme antintrusione a norme CEI 79-3
• Protezione perimetrale esterna con rivelatori lineari posti in prossimità delle recinzioni.
• Protezione con rivelatori di illecita apertura e antieffrazione di cancelli, portoni e porte U.S., finestre ad altezza d’uomo, inferriate, lucernari.
• Protezione mediante rivelatori volumetrici dei viali circostanti i fabbricati e delle aree in cui sono presenti gli impianti di processo, dei recinti di stoccaggio, dei varchi d’ingresso, nonché interna agli edifici: nei corridoi di transito, nei magazzini, negli uffici riservati, nei CED, ecc.
• Protezione contro le manomissioni dei rivelatori e delle linee di interconnessione dell’impianto.
• Qualità del progetto (professionista abilitato), dei componenti (certificazione IMQ) e dell’installazione (installatori qualificati e registrati IMQ).
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Requisiti di sicurezza di un buon impianto di allarme antintrusione a norme CEI 79-3
Gli impianti di allarme antintrusione devono essere:
• provvisti di memoria elettronica di eventi (black-box);• comandati da dispositivi a codice (PIN) di elevata
sicurezza;• collegati con centrali di telesorveglianza per mezzo di
linee telefoniche o reti dati (es. ISDN, ADSL, HDSL, fibra ottica, Ethernet, ecc.) protette contro i sabotaggi;
• integrati, preferibilmente, con impianti di TVCC locale e di videosorveglianza remota.
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INGEGNERIA DELLA SICUREZZA
Elementi che caratterizzano un buon sistema di sicurezza:
• Affidabilità: garanzia che il sistema assolva alle sue funzioni• Disponibilità: intervallo di tempo in cui il sistema risulta
funzionante
• Probabilità di intervento: risposta alla sollecitazione derivante dalla rilevazione di un determinato evento (es. apertura porta, effrazione parete, movimento in area protetta da rivelatore volumetrico ecc.)
• Ridondanza: diversificazione e duplicazione dei componenti vitali del sistema
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NORMATIVA
LEGGE 1° marzo 1968, n° 186 (Gazzetta ufficiale n. 77 del 23 marzo 1968)Disposizioni concernenti la produzione di materiali,apparecchiature, macchinari, installazioni e impianti elettrici ed elettronici.
Art. 1 - Tutti i materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere realizzati e costruiti a regola d’arte.
Art. 2 - I materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici realizzatisecondo le norme del comitato elettrotecnico italiano (CEI) si considerano costruiti a regola d’arte.
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LEGGE 5 marzo 1990, n° 46 (confluita nel DPR 380/2001)Norme per la sicurezza degli impianti (Gazzetta ufficiale n. 59 del 12 marzo 1990)
Art. 7 Installazione degli impianti:
Le imprese sono tenute ad eseguire gli impianti a regola d’arte utilizzando allo scopo materiali parimenti costruiti a regola d’arte. I materiali costruiti secondo le norme tecniche di sicurezza dell’UNI e del CEI nonché nel rispetto di quanto prescritto dalla legislazione tecnica vigente, si considerano costruiti a regola d’arte.
NORMATIVA
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Il sistema di sicurezza deve essere gestito e controllato da centrale di telesorveglianza avente i requisiti organizzativi contenuti nella norma UNI 11068, mediante:
• inviatore telefonico (con scheda cellulare) di messaggi/dati (via linea commutata) verso FF.OO. e/o responsabili;
• ricetrasmettitore radio collegato con centrale operativa di istituto di vigilanza;
• collegamento su linea dedicata o rete dati con centrale di telesorveglianza presidiata (interna al sito o remota);
• interrogazione per il controllo di efficienza di linea.
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GESTIONE DELLA SICUREZZA
….deve essere effettuata l’interrogazione periodica da centrale operativa per:
• verificare la piena efficienza di linea;• conoscere lo stato dell’impianto (presenza di alimentazione
elettrica, eventuali allarmi, anomalie, ecc.);• verificare il corretto inserimento dell’impianto, in base alla
sua programmazione temporale.N.B.
I servizi di telesorveglianza forniti da società esterne devono essere definiti in apposito contratto che preveda specifiche procedure di sicurezza concordate con la committente, clausole di responsabilità per l’Ente prestatore del servizio, nonché adeguate coperture assicurative di responsabilitàcivile.
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GESTIONE DELLA SICUREZZA
IL LIVELLO DI ROBUSTEZZA DI UN SISTEMA
DI DIFESA ANTICRIMINE È PARI A QUELLO
DEL SUO ANELLO PIÙ DEBOLE
IL LIVELLO DI ROBUSTEZZA DI UN SISTEMA
DI DIFESA ANTICRIMINE È PARI A QUELLO
DEL SUO ANELLO PIÙ DEBOLE
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Il sistema di gestione della sicurezza (art.7 del D.Lgs.334/99) deve prevedere:• Organizzazione e personale (Team della sicurezza)
• Identificazione e valutazione di tutti i rischi
• Controllo operativo
• Modifiche e progettazione
• Pianificazione di emergenza
• Controllo delle prestazioni
• Controllo e revisione
La prevenzione e la protezione da atti criminosiLa prevenzione e la protezione da atti criminosiSISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA
Nel sistema di gestione della sicurezza (art. 7 del D.Lgs. 334/99),riguardo all’organizzazione del personale, il gestore delle attività R.I.R. deve:
• Allocare le risorse necessarie (umane, organizzative,finanziarie e strumentali)
• Assegnare ruoli, mansioni e responsabilità
• Definire le interfacce (assicurare flussi dall’alto al basso e viceversa)
• Definire i requisiti di formazione, informazione e addestramento (anche in riferimento al D.M. 16.3.98)
• Assicurare il mantenimento della qualificazione professionale e della capacità operativa.
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SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA
Altri sistemi di controllo anticrimine e antiattentato
“Sniffer”portatile antiesplosivo
Scanner “posta sicura” rivela tutti i dispositivi detonanti
Termocamera portatile Metal-detector portatile
Sistemi di videosorveglianza
La loro funzione è quella di tenere sotto controllo visivoh 24 le zone critiche esposte al rischio di intrusione per scopi criminali.
Devono rilevare la presenza di oggetti abbandonati nell’area protetta.
Devono poter generare una segnalazione di allarme(motion detection).
Devono essere provvisti di unità di registrazione digitale delle immagini.
Devono coesistere con gli impianti di allarme antintrusionee con quelli di controllo e selezione degli accessi.
I sistemi di videosorveglianza e TVCC, in conclusione.devono prevedere:
• Telecamere ad alta definizione poste lungo la recinzioneesterna; nei locali più esposti al rischio d’intrusione; neicorridoi di passaggio; in prossimità degli ingressi(esternied interni).
• Monitor di controllo installati presso postazioni localipresidiate(posto di guardia, ufficio sicurezza, portineria).
• Collegamento con centrali remote di telesorveglianza.
• Unità di videoregistrazione digitale in loco
• Gruppo di alimentazione elettrica di riserva.
• Idoneo impianto di illuminazione.
…perché proteggersi?1) Sappiamo che il rischio non è mai nullo, per definizione.
Accidentalità e atti dolosi sono possibili e a volte molto probabili. 2) Nel caso dei rischi industriali rilevanti tali eventi possono
causare danni ingenti, non soltanto all’insediamento colpito, ma anche alla popolazione e all’ambiente circostanti.
…pertanto occorre:• la predisposizione di un progetto di sistema integrato di
sicurezza poiché le misure anticrimine e quelle antincendio adottate singolarmente potrebbero risultare insufficienti contro attacchi criminosi ben organizzati;
• la collaborazione congiunta degli specialisti di “safety” e di “security”
CONCLUSIONI