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La programmazione dei fondi strutturali ue 2014 -2020 Relazione di Daniele Ferrocino

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La programmazione dei fondi strutturali ue 2014 -2020strutturali ue 2014 -2020

Relazione di Daniele Ferrocino

Struttura della relazione:

• Pillole sul funzionamento dell’Ue e sul suo bilancio;

• Strategia Europa 2020;

• L’avvio della programmazione in Italia (le proposte del Ministro Fabrizio Barca).

Pillole sul funzionamento dell’Ue e sul suo bilancio

Le decisioni a livello di Unione europea vengono prese da diverse istituzioni dell’UE, ossia:

• il Parlamento europeo, che rappresenta i cittadini dell'UE ed è eletto direttamente da essi;

• il Consiglio europeo, che è costituito dai capi di Stato o di governo degli Stati membri dell’UE;

• il Consiglio dell’Unione europea, che rappresenta i governi degli Stati membri dell’UE;

• la Commissione europea, che rappresenta gli interessi generali dell'Unione.

Il triangolo legislativo:

Il Consiglio europeo definisce le priorità e gliorientamenti politici generali dell’UE, senzatuttavia esercitare funzioni legislative. Ingenerale, è la Commissione europea a proporregenerale, è la Commissione europea a proporrenuove leggi, che sono quindi adottate dalParlamento europeo e dal Consiglio dell’UE. GliStati membri e la Commissione provvedono poiad attuare tali nuove leggi.

Oltre al «triangolo» istituzionale, esistono alcuni organi consultivi. Questi organi sono:

• il Comitato economico e sociale europeo, che rappresenta gruppi della società civile quali datori di lavoro, sindacati e gruppi di interesse sociale;

• il Comitato delle regioni, che dà voce alle autorità regionali e locali;

• È possibile inoltre consultare altre istituzioni e altri organismi allorché una proposta ricade nella loro sfera d’interesse o di competenza. Per esempio, la Banca centrale europea auspica di essere consultata in merito a proposte di carattere economico o finanziario.

Il Bilancio dell’UE:

• Il bilancio annuale dell’Unione europea (UE) equivale a circa l’1 % della ricchezza nazionale dell’UE, un importo pro capite per cittadino UE pari all’incirca a 244 euro.

• Gli interventi e i progetti finanziati dal bilancio UE rispecchiano le priorità stabilite dall’Unione in un determinato rispecchiano le priorità stabilite dall’Unione in un determinato momento. Essi sono raggruppati in grandi categorie di spesa (i cosiddetti «capitoli») e in base a 31 diverse aree d’intervento.

• Il bilancio UE finanzia interventi e progetti in settori nei quali tutti gli Stati membri hanno deciso di agire nell’ambito dell’Unione, e questo perché, in determinati campi, è possibile massimizzare i risultati e ridurre le spese unendo le forze.

Il principio di sussidiarietà nell’UE:

Esistono tuttavia aree d’intervento in cui gli Stati membri hanno preferito non intervenire a livello dell’UE; ad esempio, la previdenza sociale, le pensioni, la sanità o l’istruzione sono tutti settori finanziati dai bilanci nazionali, regionali o locali. Grazie al «principio di sussidiarietà» l’Unione interviene soltanto se e «principio di sussidiarietà» l’Unione interviene soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono, a motivo della portata o degli effetti dell’azione in questione, essere conseguiti meglio a livello di Unione.

La destinazione delle risorse del bilancio UE:

Le procedure di adozione del bilancio europeo:

• La Commissione, il Parlamento e il Consiglio svolgono ruoli diversi e hanno diverse competenze nell’iter decisionale del bilancio.

• L’iter comincia con l’adozione del quadro finanziario pluriennale da parte del Consiglio, previo parere favorevole del Parlamento europeo espresso a maggioranza dei parlamentari.maggioranza dei parlamentari.

• Il quadro finanziario pluriennale, che copre almeno cinque anni, stabilisce per ogni capitolo i limiti massimi annui (noti come «massimali») che i bilanci devono rispettare di anno in anno.

• Si tratta pertanto di uno strumento in grado di garantire al tempo stesso una programmazione di spesa di lungo termine e la flessibilità del bilancio.

• Il quadro finanziario pluriennale attualmente in vigore copre un periodo di sette anni, dal 2007 al 2013, mentre quello in discussione attualmente copre il periodo 2014-2020.

Il quadro finanziario pluriennale:

• La Commissione redige una proposta di partenza che sottopone al Consiglio ed al Parlamento;

• Il Consiglio adotta una posizione sulla proposta della Commissione, con eventuali emendamenti, e trasmette il Commissione, con eventuali emendamenti, e trasmette il testo al Parlamento;

• Il Parlamento può adottare il testo del Consiglio oppure respingerlo con osservazioni e/o emendamenti;

• Se il Consiglio non accetta le indicazioni del Parlamento, si adottano le così dette procedure di conciliazione.

Responsabilità della gestione del bilancio UE:

• La Commissione europea è responsabile in ultima istanza dell’esecuzione del bilancio.

• Nella pratica, il bilancio UE viene speso in larga parte (76 % circa) nell’ambito della larga parte (76 % circa) nell’ambito della cosiddetta gestione condivisa, in virtù alla quale sono le autorità degli Stati membri, e non i servizi della Commissione, a gestire le spese.

La gestione dei fondi nel 2010:

Garanzie sulle gestioni finanziarie:

• Un insieme di pesi e contrappesi garantisce che i fondi in questione siano gestiti correttamente e nel rispetto delle norme in vigore.

• I fondi UE devono essere impiegati nel rispetto del • I fondi UE devono essere impiegati nel rispetto del principio della sana gestione finanziaria. Detto più semplicemente, coloro che assicurano la gestione dei fondi devono adoperarsi per garantire che il denaro speso sia utilizzato nel modo più proficuo. A tal fine occorre rispettare rigorosamente tutte le norme ed eseguire controlli regolari per verificare la sana gestione.

Proposta della Commissione europea per il quadro finanziario pluriennale 2014-2020:

Il quadro finanziario pluriennale (QFP, ex « prospettive finanziarie ») non costituisce il bilancio dell’Unione europea per un periodo di sette anni: si tratta di un meccanismo volto a garantire che la spesa dell’UE sia prevedibile e allo stesso tempo soggetta a una rigorosa disciplina di bilancio. Il QFP definisce gli importi massimi (« massimali ») disponibili per ciascuno dei principali settori di spesa (« rubriche ») del bilancio per ciascuno dei principali settori di spesa (« rubriche ») del bilancio dell’Unione. Nell’ambito di questo quadro, il Parlamento europeo e il Consiglio, che rappresentano l’ « autorità di bilancio » dell’Unione, devono concordare ogni anno il bilancio per l’anno successivo. In realtà, il bilancio annuale adottato è sempre inferiore al massimale complessivo del quadro finanziario pluriennale. Il QFP di fatto fissa le priorità politiche per gli anni a venire e pertanto costituisce un quadro

politico oltre che di bilancio (« in quali settori l’UE dovrebbe investire

di più o di meno in futuro?»).

La torta proposta dalla Commissione per il 2014-2020:

Lo stato della procedura (1):

La Repubblica 08 marzo

Vertice Ue, raggiunto l'accordo sul bilancio.

Migliora il saldo dell'Italia, 3 mld alle Regioni

La proposta di Van Rompuy prevede un tetto complessivo di spesa di 960 miliardi di euro per gli impegni e 908,4 per i pagamenti effettivi. Da Roma

500 milioni in meno all'anno. Calano i contributi alla crescita, salgono i fondi per la coesione. Monti:

"Risultato soddisfacente“.

Lo stato della procedura (2):Il mandato del Parlamento per negoziare il bilancio

pluriennale dell'Unione europea per il periodo 2014-2020 con la presidenza irlandese è stato approvato mercoledì. II Parlamento respinge le

conclusioni del Consiglio europeo dell'8 febbraio conclusioni del Consiglio europeo dell'8 febbraio così come presentate. I deputati chiedono un

bilancio più flessibile ed efficiente.

La risoluzione - preparata dai capigruppo di PPE, S&D, ALDE, Verdi e GUE/NGL - è stata adottata con

506 voti a favore, 161contrari e 23 astensioni.

Prossime tappe:

• I negoziati informali dovrebbero tradursi in un regolamento che stabilisce il Quadro finanziario pluriennale, per il quale è necessaria l'approvazione del Parlamento, e un accordo interistituzionale tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.Commissione.

• Il Parlamento sta negoziando, in parallelo, le basi giuridiche per i vari programmi comunitari, da decidere in codecisione da Parlamento e Consiglio. In caso di mancato accordo, si applicheranno i massimali previsti dal QFP per il 2013, al netto dell'inflazione, a partire dal 2014.

Gli strumenti di raccordo fra le politiche dell’UE e quelle degli Stati membri:

• Il semestre europeo:

– È un processo che, sulla base di un’analisi dettagliata dei programmi di riforme strutturali ed economiche di ciascun paese, si concretizza con le “raccomandazioni” che l’UE rivolge agli Stati membri per i successivi 12-18 mesi.12-18 mesi.

• I Position papers:

– Rappresentano la base del negoziato con gli Stati membri per la predisposizione dell'Accordo di Partenariato e dei Programmi cofinanziati dai Fondi QSC. Il documento illustra le principali sfide che dovranno essere affrontate e contiene già primi elementi di orientamento su alcuni aspetti di rilievo strategico ed organizzativo.

Il Semestre Europeo (1):

• Inizia verso la fine dell’anno (novembre-dicembre) con l’adozione da parte della Commissione dell’analisi annuale della crescita (AGS) che definisce le priorità per l’anno successivo in materia di promozione della crescita e della occupazione;occupazione;

• Prosegue a marzo quando i capi di Stato e di Governo definiscono gli orientamenti dell’UE per le politiche nazionali. Partendo dall’AGS il Consiglio Europeo fa il punto sulla situazione macroeconomica generale, sui progressi registrati per i 5 obiettivi quantitativi dell’UE, i progressi registrati nelle iniziative prioritarie della strategia, sugli orientamenti strategici su aspetti macroeconomici, di bilancio e riguardanti le riforme strutturali e le misure di stimolo alla crescita.

Il Semestre Europeo (2):

• Ad aprile gli Stati membri presentano i propri piani per il risanamento delle finanze (programmi di stabilità o convergenza) e le riforme e misure che intendono adottare per conseguire una crescita intelligente, sostenibile e solidale (PROGRAMMI NAZIONALI DI RIFORMA);(PROGRAMMI NAZIONALI DI RIFORMA);

• A maggio/giugno la Commissione valuta questi programmi e rivolge a ciascun paese una serie di raccomandazioni. Il Consiglio Europeo valuta e approva tali raccomandazioni (prima che gli Stati membri approvino i bilanci preventivi per l’anno successivo).

Il position paper per l’Italia:• in primo luogo, occorre migliorare l'ambiente competitivo, ossia creare le

condizioni per un favorevole sviluppo delle attività economiche. Da questo punto di vista, la Commissione sottolinea come l'Italia si collochi in posizioni di retroguardia per quanto riguarda la facilità "fare impresa". La capacità istituzionale ed amministrativa dell'Italia rappresentano elementi di debolezza che occorre rimuovere al fine di garantire una più efficace implementazione degli strumenti cofinanziati dall'UE;

occorre inoltre sviluppare un sistema di infrastrutture più efficiente e, • occorre inoltre sviluppare un sistema di infrastrutture più efficiente e, complementarmente, assicurare una gestione più sostenibile delle risorse naturali;

• una delle più evidenti difficoltà che l'Italia (e non solo) deve affrontare riguarda l'allargamento della base occupazionale e l'inclusione sociale, nonché il miglioramento della qualità del capitale umano. Una particolare attenzione dovrà essere rivolta ai giovani ed alle donne, la cui partecipazione al mercato del lavoro

si mantiene ancora su valori molto bassi;

• infine, è necessario sostenere un miglioramento della qualità, dell'efficienza e dell'efficacia della pubblica amministrazione, su cui la Commissione si sofferma in più parti del documento.

STRATEGIA EUROPA 2020

Priorità - La strategia Europa 2020 mira a una crescita che sia:

• INTELLIGENTE, grazie a investimenti più efficaci nell'istruzione, la ricerca e l'innovazione;

SOSTENIBILE, grazie alla decisa scelta a favore • SOSTENIBILE, grazie alla decisa scelta a favore di un'economia a basse emissioni di CO2 e della competitività dell'industria;

• SOLIDALE, ossia focalizzata sulla creazione di posti di lavoro e la riduzione della povertà.

La strategia s'impernia su cinque ambiziosi obiettivi riguardanti:

• l'occupazione;

• la ricerca;

• l'istruzione,• l'istruzione,

• la riduzione della povertà;

• i cambiamenti climatici/l'energia.

Perché la strategia Europa 2020 dia i frutti sperati, è stato istituito un forte ed efficace sistema di governo dell'economia per coordinare le azioni a livello UE e a livello nazionale.

I 5 obiettivi che l'UE è chiamata a raggiungere entro il 2020:

• Occupazione: innalzamento al 75% del tasso di occupazione (per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni)

• R&S: aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del PIL dell'UE

• Cambiamenti climatici e sostenibilità energetica: riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili; aumento del 20% dell'efficienza energetica

• Istruzione: Riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10%; aumento al 40% dei 30-34enni con un'istruzione universitaria

• Lotta alla povertà e all'emarginazione: almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno

Caratteristica degli obiettivi:

• Danno un'idea generale di quali debbano essere i parametri chiave dell'UE nel 2020.

• Sono tradotti in obiettivi nazionali in modo da consentire a ciascuno Stato membro di verificare i propri progressi.

Non comportano una ripartizione dei compiti perché si tratta di obiettivi • Non comportano una ripartizione dei compiti perché si tratta di obiettivi comuni da conseguire insieme a livello sia nazionale che europeo.

• Sono interconnessi e di reciproca utilità (progressi nel campo dell'istruzione contribuiscono a migliorare le prospettive professionali e a ridurre la povertà; più R&S/innovazione ed un uso più efficiente delle risorse ci rendono più competitivi e creano nuovi posti di lavoro; investire nelle tecnologie pulite serve a combattere i cambiamenti climatici e contemporaneamente a creare nuove opportunità commerciali e di lavoro).

Iniziative prioritarie:

• Per stimolare la crescita e l'occupazione l'Europa ha individuato 7 iniziative prioritarie. Nell'ambito di ciascuna iniziativa, le amministrazioni europee e nazionali saranno chiamate a coordinare gli sforzi affinché risultino più efficaci. La maggior parte delle iniziative sono state presentate dalla Commissione nel corso del 2010. Le 7 iniziative prioritarie concernono:2010. Le 7 iniziative prioritarie concernono:

1. la crescita intelligente: 3 iniziative prioritarie;

2. la crescita sostenibile: 2 iniziative prioritarie;

3. la crescita solidale: 2 iniziative prioritarie.

Crescita intelligente significa migliorare le prestazioni dell'UE nei seguenti campi:

• istruzione (incoraggiare le persone ad apprendere, studiare ed aggiornare le loro competenze)

• ricerca/innovazione (creazione di nuovi prodotti/servizi in grado di stimolare la crescita e prodotti/servizi in grado di stimolare la crescita e l'occupazione per affrontare le sfide della società)

• società digitale (uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione)

Le tre iniziative prioritarie per la crescita intelligente:

• Agenda digitale europea: Creare un mercato unico del digitale basato su Internet ad alta e altissima velocità e su applicazioni interoperabili (entro il 2013: accesso alla banda larga per tutti; entro il 2020: accesso per tutti a velocità di Internet nettamente superiori -30 Mbp o più- entro il 2020: almeno il 50% delle famiglie europee con connessioni Internet di oltre 100 Mbp).

Unione dell’innovazione: riorientare la politica in materia di R&S e innovazione • Unione dell’innovazione: riorientare la politica in materia di R&S e innovazione alle principali sfide della nostra società come i cambiamenti climatici, l'energia e l'uso efficiente delle risorse, la salute e l'evoluzione demografica e rafforzare tutti gli anelli della catena dell'innovazione, dalla ricerca più teorica alla commercializzazione.

• Youth on the move: aiutare gli studenti e apprendisti a studiare all'estero, attrezzare i giovani a competere sul mercato del lavoro migliorare le prestazioni e l'attrattiva internazionale delle università europee, migliorare i livelli di istruzione e formazione (eccellenza accademica, pari opportunità).

Crescita sostenibile: per un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più

competitiva, significa:• costruire un'economia a basse emissioni di CO2 più competitiva, capace di

sfruttare le risorse in modo efficiente e sostenibile

• tutelare l'ambiente, ridurre le emissioni e prevenire la perdita di biodiversità

servirsi del ruolo guida dell'Europa per sviluppare nuove tecnologie e • servirsi del ruolo guida dell'Europa per sviluppare nuove tecnologie e metodi di produzione verdi

• introdurre reti elettriche intelligenti ed efficienti

• sfruttare le reti su scala europea per conferire alle nostre imprese (specie le piccole aziende industriali) un ulteriore vantaggio competitivo

• migliorare l'ambiente in cui operano le imprese, in particolare le piccole e medie (PMI)

• aiutare i consumatori a fare delle scelte informate.

Le due iniziative prioritarie per la crescita sostenibile

• Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse: Per sostenere il passaggio verso un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di CO2, occorre scindere la crescita economica dall'uso delle risorse e dell'energia: 1) riducendo le emissioni di CO2, 2) promuovendo una maggiore sicurezza energetica, 3) riducendo l'intensità in termini di risorse di ciò che usiamo e consumiamo.

• Una politica industriale per l'era della globalizzazione: L'UE ha bisogno di una politica industriale che aiuti le imprese, specie quelle piccole, a far fronte alla globalizzazione, alla crisi economica e al passaggio verso un'economia a basse emissioni di CO2: 1) sostenendo l'imprenditoria, per rendere le imprese europee più robuste e competitive, 2) prendendo in considerazione tutti gli elementi della catena del valore, che sta diventando sempre più internazionale, dall'accesso alle materie prime al servizio di assistenza alla clientela.

Una tale politica può essere elaborata soltanto in stretta collaborazione con le imprese, i sindacati, il mondo accademico, le ONG e le associazioni dei consumatori.

Crescita solidale: un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione economica,

sociale e territoriale significa:• aumentare il tasso di occupazione dell'UE con un numero

maggiore di lavori più qualificati, specie per donne, giovani e lavoratori più anziani

• aiutare le persone di ogni età a prevedere e gestire il cambiamento investendo in competenze e formazione cambiamento investendo in competenze e formazione

• modernizzare i mercati del lavoro e i sistemi previdenziali

• garantire che i benefici della crescita raggiungano tutte le parti dell'UE

Le due iniziative prioritarie per la crescita solidale

• Agenda per nuove competenze e nuovi lavori : 1) per i singoli: aiutare le persone ad acquisire nuove competenze, adeguarsi ad un mercato del lavoro in continua evoluzione e cambiare proficuamente carriera professionale; 2) per la collettività: modernizzare i mercati del lavoro per aumentare i livelli di occupazione, ridurre la disoccupazione, accrescere la produttività del lavoro e garantire la sostenibilità dei nostri modelli sociali.

• Piattaforma europea contro la povertà : 1) garantire la coesione economica, sociale e territoriale; 2) garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei poveri ed emarginati, aiutandoli a vivere in modo dignitoso e a partecipare attivamente alla società; 3) prevedere un sostegno per aiutare le persone ad integrarsi nelle comunità in cui vivono, ottenere una formazione, trovare un lavoro e avere accesso alle prestazioni sociali.

Anche le politiche e i fondi per lo sviluppo regionale sostengono la crescita solidale riducendo le disparità tra le diverse regioni e facendo sì che i vantaggi della crescita raggiungano tutte le aree dell'UE.

L’avvio della programmazione in Italia:

• Le proposte del Ministro BarcaLe proposte del Ministro Barca

Per poter accedere alle risorse dei fondi strutturali UE, l’Italia deve

predisporre due documenti:1. Un Accordo di Partenariato;

2. I programmi operativi.I programmi operativi.

Per la redazione di tali documenti il Ministro Barca ha avviato un percorso di confronto che sta coinvolgendo Amministrazioni centrali, le Regioni, le Associazioni rappresentative degli Enti Locali, insieme agli altri esponenti del Partenariato istituzionale e del Partenariato economico e sociale, questi ultimi individuati in base al criterio della rappresentanza e della rilevanza rispetto ai temi della programmazione, nonché il mondo della cultura e i cittadini a cui viene dato il modo di partecipare, secondo il metodo di “valutazione pubblica aperta”. Le proposte finali una volta elaborate, saranno portate alla Conferenza Unificata per l’intesa e, successivamente, all’approvazione del CIPE, per i profili di competenza e la formalizzazione del mandato all’interlocuzione formale con la Commissione europea.

Le proposte:

• Non puntano a definire un “piano strategico” (che sarà di competenza del prossimo Governo);

• Indicano invece il “come spendere” sulla base di una valutazione pubblica aperta; valutazione pubblica aperta;

• Intendono scardinare le “trappole del non-sviluppo” (sia attorno a equilibri di arretratezza, come nel Mezzogiorno, sia attorno a un blocco della produttività, come nel Centro-Nord).

Le proposte elaborate dal Ministro Barca prevedono:

• 7 innovazioni di metodo;

• 3 opzioni strategiche riferite a:

– Mezzogiorno;– Mezzogiorno;

– Città;

– Aree interne;

• Obiettivi per le 11 aree tematiche individuate per l’intera Unione Europea.

Le trappole del non-sviluppo:

Sono il risultato di scelte consapevoli delle classi dirigenti locali e

nazionali. Tali scelte sono dettate dalla convenienza a estrarre un beneficio certo dalla conservazione dell’esistente – giovani non istruiti, accessibilità inadeguate, imprese inefficienti assistite, barriere amministrative all’entrata, ambiente non tutelato, bandi di gara e progetti mal fatti – anziché competere per un beneficio incerto in un progetti mal fatti – anziché competere per un beneficio incerto in un contesto innovativo e in crescita – dove i giovani sono competenti, l’accessibilità buona, le imprese inefficienti acquisite da quelle efficienti, l’entrata è facile, l’ambiente è tutelato, bandi di gara competitivi e progetti ben fatti attraggono l’offerta dei migliori. In altri

termini, l’azione pubblica è di cattiva qualità non per l’incapacità

delle classi dirigenti che ne sono responsabili, ma per la loro espressa

volontà.

Le innovazioni di metodo, dunque:

• Mirano a creare per tutti i cittadini opportunità di vita, lavoro e impresa che dipendano il meno possibile da condizioni e luogo di nascita;

• Puntano ad evitare di fare affluire i fondi nelle mani di • Puntano ad evitare di fare affluire i fondi nelle mani di

chi è responsabile dell’arretratezza e della

conservazione;

• Cercano invece di aprire varchi per gli innovatori sia nei

beni pubblici prodotti, sia nel modo in cui li si produce.

1a innovazione di metodo: RISULTATI ATTESI

Nella programmazione operativa, gli obiettivi stabiliti saranno definiti sotto forma di risultati attesi che si intende attuare in termini di qualità di vita delle persone e/o di opportunità delle imprese. I risultati attesi saranno in genere misurati da uno o più “indicatori di risultato”, la cui misurazione, con tempi prestabiliti, sarà parte integrante e condizionante degli impregni del programma. A questi indicatori saranno associati valori obiettivo (target). programma. A questi indicatori saranno associati valori obiettivo (target). L’esperienza italiana degli “obiettivi di servizio” indica la realizzabilità di questa innovazione. Lo conferma la sua estensione sistematica nel Piano Azione Coesione. L’esplicitazione e misurabilità dei risultati attesi consentirà di rendere evidenti le finalità degli interventi, di promuovere per le infrastrutture la definizione di piani di esercizio, di dare un pungolo forte agli amministratori per la loro azione, e soprattutto di fornire a cittadini e alle

loro organizzazioni un metro per la verifica dell’azione pubblica e per

l’esercizio della propria pressione. Consentirà, infine, alla valutazione di impatto di avere una base di riferimento.

2a innovazione di metodo: AZIONII programmi operativi faranno seguire alla indicazione dei risultati attesi quella delle azioni con cui conseguirli. Anche questa, che pare un’ovvietà, è in realtà un’innovazione se – come dovrà essere perché siano approvati – i programmi operativi conterranno indicazioni non generiche, ma circostanziate delle azioni che si intendono finanziare: liste di interventi infrastrutturali con riferimento al loro stato di progettazione; tipologie di servizi da finanziare con i criteri per assegnare i fondi; misure per la concessione di agevolazioni, con la individuazione ex ante delle procedure e concessione di agevolazioni, con la individuazione ex ante delle procedure e della tempistica per la definizione di bandi/avvisi; progetti complessi di valorizzazione di aree territoriali con l’esplicitazione di modalità innovative di selezione degli interventi più rispondenti ai bisogni territoriali (es. concorsi di idee, stimolo alla domanda pubblica, etc.). In virtù di questa caratteristica,

all’approvazione dei programmi operativi non seguirà, come in passato,

l’avvio di un confronto su “cosa effettivamente fare” per riempire di

contenuto concreto vaghe indicazioni, ma l’attuazione delle decisioni già

assunte.

3a innovazione di metodo: TEMPI PREVISTI E SORVEGLIATI

Le due innovazioni precedenti ne consentono una terza: quella di “prendere sul serio l’attuazione e i suoi tempi”. La scarsa attenzione all’attuazione e al “tempo” è uno dei principali mali dell’azione pubblica in Italia, con effetti particolarmente gravi nel caso degli investimenti per lo sviluppo. Per rompere con questa tradizione, i Programmi Operativi assoceranno a ogni azione i suoi tempi previsti di attuazione. Tali tempi saranno tradotti in previsioni tempi previsti di attuazione. Tali tempi saranno tradotti in previsioni novennali dei flussi di pagamento – l’orizzonte temporale della spesa dei programmi comunitari - che consentiranno una programmazione ordinata, coerente con gli obiettivi di finanza pubblica. A questo sistema previsivo, che consentirà modalità sistematiche (non estemporanee) di revisione delle previsioni, corrisponderà un forte sistema centrale di sorveglianza, rendendo sistematiche le “campagne dei sopralluoghi” realizzate nel 2012 dall’Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica.

4a innovazione di metodo: APERTURA

Le precedenti tre innovazioni non sarebbero efficaci senza due altri requisiti: trasparenza e apertura delle informazioni che quelle innovazioni producono; e rafforzamento delle possibilità di

mobilitazione dei soggetti interessati e del partenariato. Per quanto riguarda la trasparenza e l’apertura, le informazioni verranno rese disponibili secondo formati unificati, nazionali, in modo al tempo disponibili secondo formati unificati, nazionali, in modo al tempo stesso comprensibile e scaricabile per usi di ogni genere, sulla falsariga del prototipo “OpenCoesione” [http://www.OpenCoesione.gov.it/] introdotto nel 2012. È questa la condizione affinché i cittadini, singoli

o organizzati, possano esercitare una pressione sugli amministratori,

spronandoli a far bene. E affinché l’attività di monitoraggio sia di

qualità. Alla trasparenza concorrono anche il sistema di sopralluoghi di cui si è detto (punto 3) e le innovazioni del sistema di monitoraggio.

5a innovazione di metodo: PARTENARIATO MOBILITATO

Il principio europeo del partenariato non è una novità, ma a esso dovrà essere data vera attuazione, sia estendendolo alla fase discendente

della programmazione (al disegno dei bandi in primo luogo), sia

coinvolgendo nella “valutazione pubblica aperta”, oltre alle parti

economiche e sociali, tutti i soggetti che dalle azioni che sono

potenzialmente influenzati o che alle azioni possano dare un potenzialmente influenzati o che alle azioni possano dare un

contributo di conoscenza. Alcuni principi di riferimento si ritrovano nel “Codice di condotta europea nel partenariato”, predisposto dalla Commissione europea [http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docoffic/working/strategic_framework/swd_2012_106_en.pdf]. La mobilitazione per ogni intervento anche dei soggetti detentori delle conoscenze rilevanti, sarà soddisfatta indicando in ogni programma i “centri di competenza”

rilevanti e il modo in cui essi sono coinvolti.

6a innovazione di metodo: LA VALUTAZIONE DI IMPATTO

La valutazione non è certo una novità per i programmi dei Fondi strutturali, ma deve salire di rango nello strumentario delle decisioni politiche. In primo luogo, sarà consolidata l’organizzazione istituzionale dedicata – i Nuclei di valutazione – costruita negli ultimi due cicli di programmazione, mettendola maggiormente al servizio delle

domande del partenariato e dei beneficiari ultimi. In secondo luogo sarà data centralità e impulso alla valutazione di impatto, ossia alla valutazione del se, in quale

misura ed eventualmente per quali soggetti, le azioni adottate abbiano misura ed eventualmente per quali soggetti, le azioni adottate abbiano

effettivamente effetti per la qualità di vita delle persone e/o le opportunità delle

imprese. Esplicitare i risultati attesi orienterà il focus della valutazione di impatto, qualunque sia il metodo adottato. L’avvio della valutazione d’impatto contemporaneamente all’attività di programmazione, contribuirà a inserire la valutazione e i suoi esiti nelle scelte e confronto sulle azioni pubbliche. Esprimere

risultati attesi e azioni puntuali a un tempo consente e impone di definire la

domanda di valutazione e la ricerca sugli effetti/impatti del programma e sul ruolo

avuto dai suoi protagonisti, mentre l’esito di tale analisi può alimentare in modo

significativo il processo generale di “valutazione pubblica aperta”.

7a innovazione di metodo: FORTE PRESIDIO NAZIONALE

Sia l’esperienza italiana, sia il ruolo che la riflessione sullo sviluppo assegna al centro come “destabilizzatore di trappole di non-sviluppo”, suggeriscono un rafforzamento del presidio nazionale. Rifuggendo da pericolose tentazioni neo-centraliste che negano il principio europeo di sussidiarietà, è utile realizzare tre innovazioni: consolidare la natura non-contrattabile delle “regole del gioco” che saranno approvate nell’Accordo di partenariato (una volta concluso il confronto aperto da questo documento); prevedere il lancio volta concluso il confronto aperto da questo documento); prevedere il lancio da parte nazionale di azioni di co-progettazione strategica territoriale in aree selezionate sulla base dei prototipi già avviati con il Piano Azione Coesione; rafforzare il presidio assicurato dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica, trasformandone l’organizzazione in modo più consono all’esercizio delle funzioni di coordinamento e affiancamento dei programmi della politica di coesione (Agenzia). Sarà inoltre necessario, nel confronto, sottoporre a valutazione attenta la possibilità che il centro assuma più ampi ruoli di gestione dei programmi operativi, senza che le scelte del passato –specie quando rivelatesi inefficaci – precostituiscano l’esito del confronto.

Le innovazioni vengono declinate sulle 11 aree tematiche individuate dall’UE:

• Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione;

• Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione;

• Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura,

• Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio;

• Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e la gestione dei rischi;

• Tutelare l’ambiente e l’uso efficiente delle risorse;

• Promuovere sistemi di trasporto sostenibili e eliminare le strozzature delle principali infrastrutture di rete;

• Promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori;

• Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà;

• Investire nelle competenze, nell’istruzione e nell’apprendimento permanente;

Dalle 11 aree tematiche Barca fa emergere quattro missioni/obiettivo (in cui è possibile tradurre lo “slogan”

europeo per il 2020 di uno sviluppo sostenibile, inclusivo e intelligente):

• Lavoro, competitività dei sistemi produttivi e innovazione;

• Valorizzazione, gestione e tutela dell’ambiente;

• Qualità della vita e inclusione sociale;• Qualità della vita e inclusione sociale;

• Istruzione, formazione e competenze.

Tali 4 missioni/obiettivo sono rilevanti anche perché hanno la base per la costituzione di 4 tavoli di interlocuzione con il partenariato economico sociale finalizzati alla redazione dei documenti di programmazione e della proposta di accordo di partenariato.

Tali obiettivi/missioni vanno poi incrociati con le tre opzioni

strategiche:

• Mezzogiorno;• Mezzogiorno;

• Città;

• Aree Interne.

1a opzione strategica: IL MEZZOGIORNO (1)

È indispensabile muovere dai due deficit che caratterizzano l’area in modo diffuso, anche se con intensità differenziata al proprio interno, e di cui il documento richiama i dati essenziali:

1. un deficit di cittadinanza: dalla sicurezza personale, alla legalità, alla giustizia, all’istruzione, alla qualità dell’aria e dell’acqua, al trasporto giustizia, all’istruzione, alla qualità dell’aria e dell’acqua, al trasporto pubblico, alla cura di infanzia e anziani, alla rete digitale;

2. un deficit di attività produttiva privata, in primo luogo manifatturiera, ma anche agricola, commerciale e di servizi del welfare – diciamo “industriale”, a indicare non il settore ma il metodo di produzione organizzato e a forte contenuto innovativo, che può dare risposte alla necessità di aumento dell’occupazione.

1a opzione strategica: IL MEZZOGIORNO (2)

• Primo, nessun risultato potrà essere conseguito in modo pieno e permanente se l’intera massa delle risorse ordinarie pubbliche impiegate nel Sud non verrà utilizzata secondo la logica territoriale e le sette innovazioni (soprattutto per quanto riguarda scuola, sicurezza, sanità, giustizia, servizio ferroviario).

• Secondo, si dovrà distinguere con chiarezza fra azioni rivolte all’inclusione sociale

e azioni rivolte alla crescita: la confusione fra i due obiettivi ne ha in passato e azioni rivolte alla crescita: la confusione fra i due obiettivi ne ha in passato frenato il conseguimento e ha aperto la strada alle classi dirigenti conservatrici.

• Terzo, la concentrazione delle risorse a sostegno della tutela dei diritti di

cittadinanza deve essere assai forte e diffusa sul territorio, proseguendo per alcuni anni nella pratica di compensazione della carenza di fondi ordinari (ma ciò dovrà avere luogo in base a un “patto”, che includa il partenariato e i cittadini, che preveda la progressiva crescita delle risorse ordinarie nella seconda fase del periodo di programmazione).

• Quarto, il resto delle risorse sarà destinato a valorizzare e sviluppare la base

“industriale” – manifatturiera, agro-alimentare e terziaria – concentrando le azioni nei territori dove massimo può essere il rendimento.

2a opzione strategica:LE CITTÀ (1):

• considerare le città come “città funzionali”;

• distinguere tra grandi città/aree metropolitane, città medie e sistemi di piccoli comuni;medie e sistemi di piccoli comuni;

• puntare sulla “rete delle grandi città metropolitane” per rafforzare la competitività dell’Europa;

• rafforzare la cooperazione e co-decisione tra diversi livelli di governo.

2a opzione strategica:LE CITTÀ (2):

• ridisegnare e modernizzare i servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città;

• sviluppare pratiche e progettazione per l’inclusione sociale per i segmenti di popolazione più fragili e per sociale per i segmenti di popolazione più fragili e per aree e quartieri disagiati;

• rafforzare la capacità delle città di potenziare segmenti locali pregiati di filiere produttive globali.

3a opzione strategica:LE AREE INTERNE (1)

La forte diversificazione naturale, climatica e culturale del territorio e il suo accentuato policentrismo costituiscono un tratto distintivo dell’Italia che offre opportunità di sviluppo solo assai parzialmente sfruttate. Questi aspetti assumono particolare rilievo nelle “aree interne”, ossia in quella parte del Paese – circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione - distante da centri di e poco meno di un quarto della popolazione - distante da centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma al tempo stesso dotata di risorse che mancano alle aree centrali, “rugosa”, con problemi demografici ma al tempo stesso fortemente policentrica e con elevato potenziale di attrazione. A queste aree interne è opportuno valutare se destinare nella programmazione 2014-2020 una particolare strategia di intervento.

3a opzione strategica:LE AREE INTERNE (2)

1. Tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti affidandogliene la cura. Intervenire in modo sporadico ed emergenziale sui suoli e sulle risorse fisiche territoriali comporta costi assai cospicui, anche umani. La messa in sicurezza diventa efficiente solo in presenza di una popolazione residente nel territorio.

2. Promuovere la diversità naturale e culturale e il policentrismo aprendo all’esterno. La duplice diversità naturale e poi frutto dell’azione umana delle aree interne è ricchezza del Paese, ma richiede un modello economico e sociale coeso, che sappia assicurare modelli Paese, ma richiede un modello economico e sociale coeso, che sappia assicurare modelli di vita nelle aree interne competitivi con quelli offerti dalle aree urbane e sia aperto ai contributi esterni.

3. Rilanciare lo sviluppo e il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate. Fra tutela del territorio e della sicurezza degli abitanti e promozione delle diversità e sviluppo esiste una relazione biunivoca: i primi offrono opportunità forti al secondo; ma solo se c’è il secondo la popolazione troverà attraente e conveniente vivere in questi territori e potrà quindi assicurare manutenzione e promozione della diversità. Una valorizzazione adeguata delle aree interne può consentire nuove, significative opportunità di produzione e di lavoro. Così come un disegno efficiente delle piattaforme dello stato sociale - prima di tutto della salute e dell’istruzione – è necessario per consentire a un tempo migliori servizi per tutti - e quindi attrattività dei luoghi - e minori costi.

Focus - Inclusione sociale e lotta alla povertà (1):

Il concetto di “inclusione sociale”, affermatosi a livello comunitario, comprende l'accesso di tutti i cittadini alle risorse di base, ai servizi sociali, al mercato del lavoro e ai diritti necessari “per partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale, e per godere di un tenore di vita e di un benessere, considerati normali nella società in cui vivono”. La definizione può essere operativizzata intendendo per inclusione sociale il superamento, per la essere operativizzata intendendo per inclusione sociale il superamento, per la più grande quota di persone possibile (in generale o per gruppi), di livelli di servizio socialmente accettabile nelle molteplici dimensioni di vita: istruzione, sicurezza, salute, abitazione, ambiente, rispetto di sé, etc. Tra tali dimensioni c’è anche il “reddito”, rispetto al quale è possibile identificare il concetto di “povertà”: la indisponibilità di risorse economiche che consentano di accedere almeno in parte ai beni e servizi necessari per l’esercizio dei diritti di cittadinanza.

Focus - Inclusione sociale e lotta alla povertà (2):

• La necessità di intervenire preventivamente a sostegno delle persone e delle famiglie in occasione di eventi quali la perdita del lavoro o la dissoluzione del nucleo familiare, che rimanda a politiche rivolte alla generalità della popolazione in riferimento al rafforzamento del sistema degli ammortizzatori sociali e al sostegno alla famiglia.

• La necessità di interventi di carattere preventivo a sostegno delle persone straniere con particolare riferimento alla fase iniziale del loro insediamento nel Paese e a sostegno delle persone in uscita da istituti, strutture di detenzione o case di cura.istituti, strutture di detenzione o case di cura.

• Una sfida particolare riguarda inoltre l’intervento sulle persone meno giovani senza dimora. Il 20% delle persone senza dimora intervistate ha più di 55 anni e in particolare il 5% supera i 65 anni.

• Interventi particolari dovranno riguardare la tutela della salute. Il 16% delle persone senza dimora ha sperimentato l’insorgere di una malattia, mentre il 10% circa delle persone senza dimora non interloquisce con servizi per problemi legati a limitazioni fisiche o disabilità evidenti e/o problemi di dipendenza.

• Nelle aree dove la presenza pervasiva della criminalità organizzata continua a impedire l’esercizio dei diritti di cittadinanza e la libertà d’impresa, un contributo importante può venire dai progetti di riutilizzo dei beni confiscati, anche al fine della promozione dell’economia sociale.

Focus - Inclusione sociale e lotta alla povertà: RISULTATI ATTESI

• Incremento degli interventi di inclusione attiva rivolti a fasce maggiormente vulnerabili e a rischio di discriminazione;

• Realizzazione di sperimentali di innovazione sociale nell’ambito dell’integrazione fra sussidi economici e servizi valutabili in modo rigoroso;

Sviluppo della collaborazione in rete tra i servizi dei comuni, quelli della • Sviluppo della collaborazione in rete tra i servizi dei comuni, quelli della salute, quelli per l’impiego e la scuola;

• Promuovere imprenditoria/occupazione sociale da parte dei soggetti non profit;

• Interventi sperimentali per l’integrazione fra strutture socio-sanitarie, misure di sostegno alle persone senza dimora ed infrastrutturazioni abitative;

• Riduzione del numero delle persone senza dimora provenienti da istituti (case di cura, detenzione, ecc.) ……

Focus - Inclusione sociale e lotta alla povertà: PARTENARIATO MOBILITATO

• Ambiti – Distretti sociali e socio sanitari

• Amministrazioni locali

• Amministrazioni Pubbliche che erogano prestazioni sociali

• Associazioni del terzo settore

• Associazioni di categoria

• Centri per l’Impiego • Centri per l’Impiego

• Comuni

• Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

• Italia Lavoro

• Dipartimento Politiche per la Famiglia – PDCM

• Dipartimento Pari Opportunità

• Consigliera Nazionale di Parità

• Min. della Salute

• Min. delle Infrastrutture e dei Trasporti

• Istat

• Unità sanitarie locali

Grazie per l’attenzione

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www.coesioneterritoriale.gov.it

www. ec.europa.eu

www.dps.tesoro.it

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